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Ha costruito la casa sulla roccia

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Ha costruito la casa sulla roccia
Centro Diocesano di Pastorale Familiare
Verona
A Ritmo di Famiglia
5° incontro
“Ha costruito la casa sulla roccia” (7,24)
La famiglia vive la prova
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti …
Don Gianni Ballarini
Roberta e Piero Dalle Vedove
Debora e Michele Casella
“Dio non realizza sempre le nostre attese,
ma compie sempre le sue promesse” (Bonhoeffer)
San Fidenzio
11 Marzo 2012
Iniziamo con la preghiera
Salmo 61
Solo in Dio riposa l'anima mia:
da lui la mia salvezza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: mai potrò vacillare.
Fino a quando vi scaglierete contro un uomo,
per abbatterlo tutti insieme
come un muro cadente,
come un recinto che crolla?
Tramano solo di precipitarlo dall'alto,
godono della menzogna.
Con la bocca benedicono,
nel loro intimo maledicono.
Solo in Dio riposa l'anima mia:
da lui la mia speranza.
Lui solo è mia roccia e mia salvezza,
mia difesa: non potrò vacillare.
In Dio è la mia salvezza e la mia gloria;
il mio riparo sicuro, il mio rifugio è in Dio.
Confida in lui, o popolo, in ogni tempo;
davanti a lui aprite il vostro cuore:
nostro rifugio è Dio.
Sì, sono un soffio i figli di Adamo,
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una menzogna tutti gli uomini:
tutti insieme, posti sulla bilancia,
sono più lievi di un soffio.
Non confidate nella violenza,
non illudetevi della rapina;
alla ricchezza, anche se abbonda,
non attaccate il cuore.
Una parola ha detto Dio,
due ne ho udite:
la forza appartiene a Dio,
tua è la fedeltà, Signore;
secondo le sue opere
tu ripaghi ogni uomo.
LE SOLIDE FONDAMENTA
Se il Signore non costruisce la casa
invano faticano i costruttori.
Aiutaci a costruire la nostra casa
sulla roccia della tua Parola.
Le fatiche e i dolori
non la scalfiranno.
Le ansie e i dubbi
non l’usureranno.
La nostra casa sia scrigno
della tua Parola.
(Roberta Russo)
2
Dal Vangelo di Matteo (Mt 7, 21.24-29)
La casa sulla roccia
21
Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei
cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. 24 Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. 26 Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica,
sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
27
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande".
28
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite
del suo insegnamento: 29 egli infatti insegnava loro come uno che ha
autorità, e non come i loro scribi.
Riflessione
La parabola molto nota ci fa riflettere sulla saggezza di chi sceglie
di regolare la propria vita secondo la volontà di Dio, e la stoltezza di
chi vuole regolarsi secondo la propria.
Il desiderio di costruirsi una casa è comune ai saggi e agli stolti. La
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casa infatti è il luogo della protezione, della sicurezza, del riposo, degli affetti, della serenità, dell'amore, e tutti desiderano questi beni. È
inoltre cosa nota che costruire sulla roccia è molto più faticoso che
costruire sulla sabbia.
Costruire la casa sulla roccia significa molto semplicemente costruire su Dio. Egli è la roccia. Roccia è uno dei simboli preferiti dalla
Bibbia per parlare di Dio: "Il nostro Dio è una roccia eterna" (Is
26,4); "Egli è la Roccia, perfetta è l'opera sua" (Deut. 32,4). Come
per scavare le fondamenta per piantare la casa sulla roccia, occorre,
forza, tenacia, perseveranza, sacrificio … così per penetrare nel vero
significato della parola di Cristo bisogna avere la pazienza e la costanza di leggere, meditare, riflettere, ascoltare, confrontare le parole
del Vangelo con le altre parole, per attuarle poi nella vita.
La casa costruita sulla roccia esiste già; si tratta di entrarci! È la
Chiesa. Non, evidentemente, quella fatta di mattoni, ma quella composta dalle "pietre vive" che sono i credenti, edificati sulla "pietra angolare" che è Cristo Gesù. La casa sulla roccia è quella di cui parlava
Gesù quando diceva a Simone: "Tu sei Pietro e su questa pietra (alla
lettera, roccia) edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,18).
La casa sulla roccia è la famiglia “chiesa domestica” fondata sul
sacramento del matrimonio, dono grande di Cristo agli sposi.
Quello che accade nella costruzione di una casa materiale è simile a
quello che accade a noi quando cerchiamo di costruirci una vita in cui
ci sia sicurezza, gioia, amore, riposo, protezione nei casi avversi.
Questi beni sono ricercati da tutti, non tutti però basano la loro ricerca
sul medesimo fondamento; ora, i fondamenti possibili sono solo due:
o uno costruisce la sua vita avendo come riferimento la propria volon4
tà, oppure la costruisce avendo come riferimento la volontà di Dio.
L’ascolto è il presupposto del fare. Uno infatti agisce secondo la
parola che ha dentro. Saggio è chi edifica sulle parole di Gesù, Sapienza del Padre.
La casa non è semplicemente un luogo dove l’uomo si ripara; è
luogo di relazioni, intimità, familiarità e amore, dove ci si realizza a
immagine di Dio. La pietra è Dio stabile come la roccia. La differenza tra sapienza e stoltezza sta nel fare le parole del Signore o le proprie, nello scegliere come fondamento del proprio agire quella roccia
che è Dio, o la sabbia dei propri idoli, costruendo castelli di sabbia.
Le difficoltà e le bufere della vita, inevitabili per tutti, fino alla
strettoia finale della morte, non possono spegnere l’amore ( Ct 8,7).
Alla dogana della morte nulla passa di ciò che hai: sei ricco solo
dell’amore che hai dato.
La contrapposizione tra saggi e stolti non è sull’ascoltare, ma sul
fare! La differenza tra i credenti sta non nella fede, ma nell’amore.
Non perché non sia importante la Parola, ma perché un dire che non è
anche un fare è menzognero. La sapienza/stoltezza si definisce dal fare/non fare le parole di Gesù (Discorso della Montagna, nel quale Gesù nuovo Mosè promulga sul nuovo Sinai la nuova Legge dell’amore,
dello Spirito, del cuore, della libertà, dell’interiorità).
Chi non fa le parole di Gesù, fa altre parole. Invece di costruire su
Dio, costruisce sugli idoli. La sua esistenza è inaffidabile, costruita
sulla sabbia. Se uno non ha edificato su Dio, crolla davanti alle difficoltà. La sua vita si sfascia come una ruota i cui raggi non sono uniti
al mozzo.
Don Gianni
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Dentro la vita
Cosa significa oggi costruire la casa sulla roccia.
È una domanda che sicuramente si è già affacciata molte volte nel nostro cuore e che ancora tante volte ritornerà.
È una domanda che è doveroso porci a noi stessi non una volta soltanto, ma ogni giorno.
Costruire sulla roccia vuol dire prima di tutto costruire su Cristo e
con Cristo, perché non si tratta qui di parole vuote dette da una persona qualsiasi, ma parole dette da Gesù stesso.
Costruire su Cristo e con Cristo vuol dire costruire con Qualcuno che
ci conosce, ci ama e vuole il nostro bene.
Vuol dire costruire con Qualcuno che è sempre fedele, anche se noi
manchiamo di fedeltà.
Vuol dire costruire con Qualcuno che si china costantemente sulle
nostre ferite e non ci condanna.
Vuol dire costruire con Qualcuno su cui fondare tutti i nostri desideri, attese, sogni, ambizioni e progetti.
Vuol dire essere consapevoli che si avranno delle contrarietà, perché
un edificio costruito sulla roccia non equivale ad una costruzione sottratta al gioco delle forze naturali, iscritte nel mistero dell'uomo.
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Vuol dire di poter contare sulla consapevolezza che nei momenti difficili c'è una forza sicura su cui fare affidamento.
Costruire sulla roccia vuol dire in definitiva imparare a fidarsi di Dio,
non perché si realizzino i progetti che abbiamo in mente noi, ma piuttosto perché possiamo capire, essere docili e realizzare i progetti che
Lui ha in mente per noi
(pensieri tratti dall’omelia di Benedetto XVI tenuta in Polonia
all’incontro dei giovani nel 2006).
Piero e Roberta
La Famiglia fondata Sulla Roccia
La nostra esperienza nasce dalla scelta come sposi di non tenere
esclusivamente per noi il dono dell'amore e della reciprocità che Dio
ci ha fatto. Ad un certo punto del nostro percorso abbiamo colto che
se non avessimo condiviso il sentimento, la preziosità del nostro stare
insieme, ci saremmo spenti. Abbiamo colto il senso , poi nel sostenere
le scelte fatte di conseguenza, che l'amore condiviso non si divide ma
si moltiplica. Da questa consapevolezza è nata la nostra esperienza di
casa famiglia, ma soprattutto di famiglia che condivide. Noi non ci
sentiamo una struttura di accoglienza, ma il nucleo di una galassia di
relazioni, un ecosistema che si fonda sull'amore e sulle sue conseguenze.
In ogni momento duro della nostra vita coniugale e familiare l'elemento che ha determinato la nostra resistenza è sempre stata la consapevolezza di essere stati pensati da sempre così e che il sacramento
che ci ha unito, non è un “vincolo” ma uno “svincolo” dalla banalità
dell'egoismo.
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Il matrimonio cristiano, ci ha consacrati al bene, superando i nostri
limiti, e facendoci diventare operatori che testimoniano la tenerezza e
la dolcezza di Dio. La chiarezza di questo mandato ci rasserena nei
momenti in cui affrontiamo l'impotenza nostra dinnanzi alla sofferenza, dinnanzi alla prova. Quest'ultima non è un test per provarci nella
fede, ma una palestra per fortificarci nell'unità, con il nostro creatore,
e tra noi due, scelti e pensati da sempre insieme. La Roccia su cui noi
fondiamo quotidianamente ( possiamo parlare quindi di rifondazione
perpetua ) il nostro essere famiglia nasce da questo: “ Dio ci ha amati,
ci ha pensati così e da sempre ci ha voluti insieme per testimoniare al
mondo la sua Tenerezza”.
Le fondamenta nascono da questa certezza ma poi hanno bisogno
di una tensione, di un'elasticità che permetta alla casa di resistere agli
urti meno intensi, ma continui, che col tempo possono screpolare la
solidità dell'essere coppia e dell'essere famiglia.
Gli elementi che permettono questa “elasticità” nel nostro caso,
sono l'incontro quotidiano con Gesù attraverso la parola e attraverso
gli ultimi. Il nostro fondatore, Don Oreste Benzi, in eredità ci ha lasciato un messalino, il Pane Quotidiano, con la Parola del giorno
commentata da lui stesso, grazie ad un lavoro di ricerca e di raccolta
delle fonti e degli scritti suoi. All'inizio trovavamo difficile fermarci
per darci il tempo di masticare la Parola e metabolizzarla ... troppo
impegnati ad essere servi, ad essere fedeli operai nella vigna del Signore. Poi ci siamo resi conto che la lontananza da Gesù, dalla sua
parola, ci stava facendo diventare lentamente degli impiegati della carità, capaci ma tristemente lontani dall'annuncio, con la vita, dell'amore che Dio prova per tutti, in particolare i suoi figli più deboli, più
fragili. Questa situazione ci rendeva “rigidamente fragili”. Altra
esperienza che ci ha fatto crescere in questa elasticità, in questa duttilità del nostro essere coppia, è la condivisione diretta Questa non è
solo servizio. Questa è una camminata in compagnia, come famiglia,
come popolo verso la salvezza. Una salvezza in cui non c'è chi salva e
chi è salvato, ma ci si salva insieme. I poveri negli anni hanno scarni8
ficato il superfluo del nostro essere “due” e ci ha consolidato nell'unità. Servire non priva dell'intimità con se stessi e con Dio, ma l'intensifica.
Altro punto di garanzia di questa elasticità è l'umorismo. Una coppia che impara a divertirsi e a vivere con ironia la vita coniugale è una
coppia che ha in tasca il segreto della longevità.
Spesso per sopravvivere alla mediocrità della quotidianità, al fascino del male e alla sofferenza che sembra sovrastarci è indispensabile la capacità di sorridere, di trovare la poca luce che c'è in ogni cosa per essere quindi motore della speranza. La gioia che trabocca ha
bisogno di spinte ... una coppia che sa sorridere è un'ottima spinta.
Concludo con l'intimità dell'amore, dell'essere maschio e femmina,
di essere uomo e donna pensati per procreare ma anche per essere del
tutto “uno”. Don Oreste ci invitava a curare la nostra relazione sponsale anche nel donarsi più profondo. Anche questo aiuta ad essere del
tutto suoi nella fedeltà sacramentale e del tutto veri in quello che si
vive.
Concludiamo questa breve relazione affermando questo, in sintesi:
le fondamenta solide del nostro essere coppia nascono dalla certezza
di essere stati pensati e voluti da Dio così e Lui non può essersi sbagliato. E per certificarlo ci ha donato il sacramento che ci rende al di
sopra della limitatezza umana. Questa robustezza poi abbisogna di
stratagemmi per essere “elastica”, capace di resistere agli urti della
vita quotidiana. Questa viene permesso dalla Parola quotidiana ( la
mappa della nostra amicizia con Gesù ) e dalla condivisione diretta
che ci fa assaporare la presenza fisica di Gesù al nostro fianco per
completare la nostra liberazione, la pienezza della nostra gioia, la totalità della nostra salvezza. Infine, l'umorismo dell'amore … e la gioia
dell'intimità coniugale, che unisce nella carne e nello spirito.
Michele e Debora
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Per il dialogo di coppia e/o di gruppo
1. Quali sono le principali minacce che le famiglie si trovano ad
affrontare nella nostra società e cultura di oggi?
2. Quali sono le “prove” attuali della nostra famiglia? Come le
viviamo?
3. Come può crescere la nostra coppia nella fiducia e nella speranza a fronte delle situazioni di fatica e di sofferenza?
4. Come possiamo aiutare nostra comunità a rafforzare la speranza nel futuro?
PER L’APPROFONDIMENTO
1. Storie di vita vissuta
Da una settimana il reparto di geriatria, ala est, dell’Ospedale Civile della mia città, è diventato il mio luogo d’osservazione e di meditazione. Non per mia scelta, perché mia madre avrei desiderato non
avesse avuto bisogno di quella struttura per stare bene.
Ma l’Ospedale è luogo d’incontro, incontro con la sofferenza prima di tutto, la sofferenza dipinta sul volto dei ricoverati, quella di chi
se ne fa carico, ma è luogo d’incontro con l’amore di Dio che si manifesta nelle parole gentili degli infermieri, che, nonostante la stanchezza, a fine turno, hanno ancora la forza di sorridere e di tranquillizzare
con una carezza o una stretta di mano.
Il volto di Cristo sofferente l’ho visto in quello di mia madre, la sera del ricovero, quando la febbre impediva al sangue di affluire al
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cervello o nei lineamenti contratti di mia sorella, medico, che senza
tregua si adoperava per rianimarla.
Ho contemplato il Signore in quei volti, in quella relazione
d’amore che stava per rompersi agli occhi degli uomini. Io guardavo e
la tenerezza e il pianto hanno cancellato ogni altro pensiero che non
fosse di apertura alla grazia che Dio in quel momento mi stava donando.
Di fronte al letto di mamma, per tre giorni le mani di due anziani
coniugi hanno catturato il mio sguardo, quella di lei, inerte ma ancora
viva, nonostante i tubi e le macchine a cui era attaccata e quella di lui
perennemente poggiata sopra, mano tremante e calda di un vecchio
che non voleva staccarsi dalla sua sposa. Due novantenni con le mani intrecciate a dire che l’essere famiglia è questo: restare fedeli
alla promessa finché morte non li separi.
Nell’Ospedale ho contemplato il progetto di Dio sulla famiglia
umana e me ne sono innamorata ancora di più, ho contemplato il progetto di Dio su tutti gli uomini, chiamati a diventare famiglia, fratelli
in Cristo, figli di Dio.
Vale proprio la pena d’impegnarsi perché il Suo progetto vada a
buon fine, perché i miracoli li compie solo l’amore. E quale luogo è
più idoneo per farlo crescere e sviluppare?
Alla famiglia Dio ha dato il compito di renderlo visibile al mondo,
quando ha creato l’uomo maschio e femmina a sua immagine e somiglianza.
Voglio ringraziare il Signore perché ha avuto fiducia nella coppia,
ritenendola capace di continuare la sua opera creatrice attraverso
l’amore gratuitamente donato.
http://nuke.unfrancescano.net/Famiglia/tabid/173/Default.aspx
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2. Dalla Familiaris Consortio n. 77
Un impegno pastorale ancor più generoso, intelligente e prudente,
sull'esempio del Buon Pastore, è richiesto nei confronti di quelle famiglie che - spesso indipendentemente dalla propria volontà o premute da altre esigenze di diversa natura - si trovano ad affrontare situazioni obiettivamente difficili.
A questo proposito è necessario richiamare specialmente l'attenzione
su alcune categorie particolari, che maggiormente abbisognano non
solo di assistenza, ma di un'azione più incisiva sulla pubblica opinione e soprattutto sulle strutture culturali, economiche e giuridiche, al
fine di eliminare al massimo le cause profonde dei loro disagi.
Tali sono, ad esempio, le famiglie dei migranti per motivi di lavoro;
le famiglie di quanti sono costretti a lunghe assenze, quali, ad esempio, i militari, i naviganti, gli itineranti d'ogni tipo; le famiglie dei
carcerati, dei profughi e degli esiliati; le famiglie che nelle grande città vivono praticamente emarginate; quelle che non hanno casa; quelle
incomplete o monoparentali; le famiglie con i figli handicappati o
drogati, le famiglie di alcoolizzati; quelle sradicate dal loro ambiente
culturale e sociale o in rischio di perderlo; quelle discriminate per
motivi politici o per altre ragioni; le famiglie ideologicamente divise;
quelle che non riescono ad avere facilmente un contatto con la parrocchia; quelle che subiscono violenza o ingiusti trattamenti a motivo
della propria fede; quelle composte da coniugi minorenni; gli anziani,
non raramente costretti a vivere in solitudine e senza adeguati mezzi
di sussistenza.
In tutte queste diverse situazioni non sia mai trascurata la preghiera,
sorgente di luce e di forza ed alimento della speranza cristiana.
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Preghiera conclusiva :
Signore,
nostra roccia e fondamento,
vorremmo costruire una casa
in cui si rispecchi e cresca
la nostra unione.
Ci impegniamo a mettere, quindi,
un basamento ben solido:
il calcestruzzo dell’amore,
le pareti dell’unione.
Porte fatte di fiducia
perché non vi entri la falsità,
pavimento di allegria,
mattonelle di bontà,
intonaco di tenerezza
illuminato di amicizia;
e pitture tutte di felicità.
Le vetrate le vogliamo
fatte di buon cuore,
le tende di sorriso
così che ispirino gioia vera;
e il tetto di giustizia
per sentirci protetti da te
e solidali con chi il tetto non ce l’ha.
(Da una poesia sudamericana).
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NOTE:
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Centro Diocesano
di Pastorale Familiare Verona
Piazza San Zeno, 2 – 37123 Verona
Tel. 045 – 8034378
[email protected]
www.portalefamiglie.it
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