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“L` approccio positivo” al punto prossimo
“L’ approccio positivo” al punto prossimo Estratto da un evento del ciclo formativo ECM dell'Istituto B. Zaccagnini di Bologna Salvatore Dattola, optometrista F.C.O.V.D. - Formatore ECM Istituto B. Zaccagnini, Bologna Prima di addentrarci in quello che è l’approccio comportamentale per la prescrizione di lenti positive al punto prossimo, consideriamo quali sono le fasi del problema visivo che un individuo affronta e che lo spingono a presentarsi nei nostri studi. Il problema visivo L’impiego di Patterns al Punto Prossimo, porta nel tempo a: - Riduzione del Campo Visivo periferico - Riduzione della Visione Stereoscopica - Riduzione di Motricità Generale ed Oculare - Fissità di Accomodazione e Convergenza - Postura Inadeguata - Continua Concentrazione per la ricerca di significati. Non è la distanza di lavoro la causa del problema visivo, ma la continua concentrazione in un campo ristretto e su di un piano bidimensionale (soprattutto oggi con l’avvento del VDT). Secondo l’Optometria Funzionale, i problemi hanno come eziologia lo stress sulla struttura biochimica dell’individuo. Eliminando o riducendo la fonte di stress si ottiene la soluzione al problema. I fattori che portano allo sviluppo di un problema visivo sono la predisposizione ereditaria, la dieta, l’esposizione ambientale e le richieste sociali e familiari. Lo stress visivo È generato dalla discrepanza tra la localizzazione e l’identificazione; più discrepanza esiste, più stress è verificabile. Quando interviene uno stress, l’organismo “restringe il proprio ambiente”, deve quindi possedere riserve di libertà di movimento per poter conti- dossier nuare ad operare con efficacia. L’impegno visivo aumenta l’attenzione, stimola il S. N. Simpatico, dilata la pupilla, allontana l’accomodazione dal piano di sguardo ed è tutto ciò che in quel preciso momento non ci serve. L’accomodazione viene richiamata per trascinamento della convergenza (condizione più Esoforica); tutte le persone che stanno divenendo miopi mostrano un Lag accomodativo ampio. Lo stress è la risposta individuale dell’organismo rispetto allo stimolo; può essere positivo, vissuto attivamente (Eustress), oppure può essere negativo e subito passivamente (Distress). Le risposte metaboliche sono simili nelle due tipologie di stress, nel primo caso avremo però un apprendimento, che nel secondo non avviene. Si ha un aumento del glucosio nel sangue, una maggior contrazione muscolare e sudorazione. Come già accennato precedentemente, si ha un’attivazione del S. N. Simpatico; Il S. N. Parasimpatico deve riportare l’equilibrio, tende cioè a rimediare la situazione. Che cambia è il livello energetico, cioè quanta energia è indispensabile per riottenere l’equilibrio. Per l’Optometria Funzionale è l’attenzione e l’obbligatoria ricerca di significato a causare lo stress e non la distanza prossimale. Skeffington sottolineava appunto che il problema (stress) non derivava dal fatto che l’oggetto osservato è tenuto vicino, ma è dovuto all’inaccettabilità biologica di mantenere l’impegno visivo. trasmetterla per ereditarietà e deve essere per la maggior parte appresa. Noi siamo in primo luogo interessati ai processi adattivi che avvengono nella persona, ma non dobbiamo ignorare la natura delle richieste che l’ambiente esercita sull’individuo. Mutamenti delle funzioni avvengono in risposta ad uno stress sia esterno che interno. Di fronte ad uno stress, l’individuo può evitarlo, evitando la situazione stressante con il risultato di perdita di rendimento, oppure alterare la sua funzione per venire a patti con lo stress, sviluppando deviazioni oculari misurabili con i test optometrici. Più sarà intenso lo stress e più rapidamente avverranno i cambiamenti che sosterranno il mutato behavior con l’abitudine, l’organizzazione ed alla fine anche con la struttura. L’organismo con il tempo si costruirà un adattamento nelle abitudini e nei tessuti rendendo questo adattamento sempre più difficile da rimuovere o invertire. Darell Boyd Harmon qualificò tre stadi: 1) neurale (funzionale) es. deterioramenti B2-1, B2-2, B2-3. 2) neuro-muscolare (funzionale-strutturale) es. B2-4, B2-5. 3) muscolare (strutturale) es. B2-6, B2-7. Neurale: il soggetto si comporta “come se” fosse miope (o astigmatico), la postura più ravvicinata lo testimonia. Se abbandona l’impegno tutto torna normale; avvengono annebbiamenti transitori da lontano, ma le retinoscopie dimostrano valori più positivi sul vicino. Stadi del problema visivo La necessità di adattamento è minima in un ambiente stabile, l’adattabilità necessaria può essere trasmessa ereditariamente. Quando l’ambiente diviene più complesso o più mutevole, l’organismo in esso vivente deve possedere una maggiore adattabilità per sostenere la vita; con l’aumento di tali necessità, il più complesso organismo non soltanto produce un più ampio e variabile behavior (funzione), ma i suoi più elaborati sistemi forniscono i mezzi per certi apprendimenti. Più complesse sono le domande dell’ambiente più deve essere variabile la funzione per poter far fronte a tale ambiente. Più la funzione è variabile e meno è possibile Neuro-muscolare: si intravedono modifiche refrattive, non basta più interrompere l’attività anomala, bisogna trattare il caso. Gli annebbiamenti si manifestano più spesso anche se le strutture non sono ancora intaccate. Muscolare: si hanno distorsioni strutturali refrattive (miopia o astigmatismo), muscolari (astenopia), a carico del sistema nervoso centrale (problemi di rendimento). Adattamento Uno studio effettuato da Blouin nel 1991 rias- OPTOMETRIA 14 sume schematicamente le conseguenze della compressione visivo-cognitivo-comportamentale protratta nel tempo: - Una persona su cinque non avrà conseguenze - Due persone su cinque mostreranno nel tempo un adattamento sviluppando un problema visivo come miopia o astigmatismo. - Due persone su cinque non mostreranno un adattamento ma risulteranno significativamente meno efficienti come rendimento visivo, manifestando sintomi astenopici durante il lavoro cognitivo al p.p. Quel che risulta limitata è la parte simbolica, cioè il conseguimento visivo; si ha una perdita nella dimensione interpretativa del vedere. Modifica dell’ambiente lavorativo per ridurre lo stress visivo - Eliminazione del contrasto sbagliato (banchi): impiegando colorazioni idonee, in cui la riflessione e l’assorbimento siano simili (es. colori verdino o azzurro). Inoltre è importante controllare la saturazione del colore: - tinta viva = saturata - tinta pallida = desaturata. - Illuminazione opportuna (luce esterna ed artificiale): la luce esterna non deve essere diretta, deve cadere fuori dalla posizione dei banchi all’interno della classe. È richiesta una presenza media di 500 lux, quando la luce naturale scarseggia, importante che la luce artificiale compensi la carenza. - Dinamica dei colori: a livello del soffitto, la tinteggiatura deve riflettere circa l’85%, man mano si scende la tinta devrebbe divenire meno riflettente con valori del 50-55%. - Controllo della postura (leggio + sedia e banco regolabili per distanza di Harmon): il banco deve essere regolabile sia in altezza che in inclinazione, un’inclinazione del 20% del piano è in grado di ridurre fino al 40% lo stress visivo. Per monitorare l’inclinazione laterale della testa utile l’impiego dello stecco insegna postura. La sedia deve possedere un poggia piedi e deve essere regolabile sia in altezza che nell’inclinazione dello schienale. In ambiente tradizionale, il 53% rilevava deficienza visiva a distanza; dopo la riorganizzazione, solo il 18% dei casi manifestava l’annebbiamento (Harmon 1950). Per quanto concerne il modo di sedere, è consigliabile appoggiare a terra entrambi i piedi, sostenendo con le cosce il peso del corpo; meglio tenere la base della spina dorsale contro lo schienale e appoggiare le braccia sul banco. L’inclinazione ottimale del capo rispetto alla scrivania durante la lettura o la scrittura è di 10-20°. Durante la lettura è buona norma tenere il testo parallelo al piano del viso, grazie appunto ad un leggio mantenendo la distanza di Harmon ed utilizzando la luce in modo uniforme e posta lateralmente (mai diretta verso gli occhi). Per la scrittura, la mano non dominante solitamente viene posizionata nella parte alta del foglio per mantenerlo fermo, con l’angolazione superiore del foglio tenuta verso sinistra per i destrorsi e verso destra per i mancini. La penna o la matita è consigliabile siano man- OPTOMETRIA 15 dossier Lo stecco insegna postura. tenute con le sole tre dita deputate alla scrittura, ovvero pollice indice e medio, ad una distanza dalla punta della penna di circa 2 cm per poter vedere agevolmente ciò che si sta scrivendo. nare un valore forico corretto e si adatta su valori esoforici oppure su alti valori exoforici. In pratica nel primo caso non riesce a contrastare l’eccessiva azione in convergenza creatasi sotto impegno visivo, mentre nel secondo caso la reazione avviene ma risulta eccessiva a tal punto da ripristinare valori consistenti di exoforia. dossier Visione al videoterminale - La parte alta del video va posizionata al di sotto della linea degli occhi, questo permette un’escursione visiva oltre lo schermo per spaziare lontano e di mantenere lo sguardo verso il basso durante il lavoro visivo, condizione più abituale per il sistema. - Importante impiegare scrivanie che abbiano una certa profondità per permettere di poter inserire computer, tastiera ed eventuale materiale cartaceo tutti in linea, in modo da permettere lo scanning oculare dal basso in alto e viceversa lungo la linea mediana. - Ogni tre minuti circa, utile fissare un punto a distanza per rilassare l’accomodazione e la centratura. - Sbattere le palpebre ogni 3-5 secondi; l’attenzione rivolta al monitor spesso inibisce l’ammiccamento e ciò causa una ridotta produzione di nuova lacrima, con conseguente maggiore sensazione di secchezza oculare. Teorie optometriche: Modello tradizionale (strutturale) È basato sulla scienza medica degli ultimi due secoli, mira alla compensazione della malattia (difetto), considerando la singola parte anatomica colpita; non considera la visione come funzione legata a tutto l’organismo. Enfatizza il bulbo oculare come organo terminale del processo visivo, misura solo lo stato refrattivo del soggetto. La visione è essenzialmente incapace di modifiche ambientali, essendo geneticamente predeterminata. La struttura ammette dei cambiamenti nei comportamenti visivi ed anche negli errori refrattivi, ma solo se tali cambi siano “maturazionali”. Attua la rieducazione per il ripristino di grossolane anomalie della visione quando possibile, attua la chirurgia quando il trattamento non risolve. Misura unicamente l’imput visivo; non ritiene l’allenamento visivo possibile a livello accomodativo in quanto reputa l’accomodazione innervata solo dal S. N. Parasimpatico. Propone lo sforzo come la causa dei disturbi di affaticamento visivo. Considera i 10/10 come condizione ottimale, in pratica considera l’occhio come una macchina fotografica, la normalità è testimoniata dallo stato di Emmetropia ed Ortoforia. Sviluppo del problema visivo Il problema visivo non dipende dallo sforzo muscolare, perché come abbiamo visto l’occhio è dotato di una muscolatura estrinseca ben al di sopra della richiesta; la ragione risiede nella concentrazione per la ricerca di significato in un’area ristretta (piani bidimensionali) al punto prossimo. Comunque tutte le attività che riducono il campo visivo, ad esempio guardare la TV a luce spenta, inducono una maggior azione accomodativa con un maggior dispendio di energia. La reazione che avviene come conseguenza dello stress visivo prevede inizialmente una disorganizzazione del sistema il quale cerca poi di riorganizzarsi fino ad ottenere una stabilizzazione. Nel caso delle Forie esistono due tipi di reazione da parte del sistema visivo: - Tipica: sotto impegno visivo, si passa prima ad ortoforia, poi ad esoforia; terminato il compito visivo l’organismo torna a ripristinare una bassa exoforia di base. - Atipica: il sistema non è in grado di ripristi- Modello funzionale Il sistema funzionale nacque spontaneamente dal confronto clinico fra optometrista e paziente quando i sistemi tradizionali risultavano inadeguati. È orientato alla diagnosi e prevenzione, più orientato alla causa e meno al sintomo. Questo modello si è sviluppato grazie a contributi multidisciplinari (fisiologia, psicologia). L’accomodazione non è mai statica, non coincide OPTOMETRIA 16 mai con la distanza di fissazione (Lag); il muscolo ciliare compie continuamente micromovimenti di aggiustamento. È rilassata al Dark Focus Accomodation (misurata al buio con optometro ad infrarossi). La risposta Simpatica è più lenta rispetto a quella Parasimpatica, permane però più a lungo: tempo di latenza maggiore. La fisiologia non ha mai dimostrato l’affaticamento della muscolatura liscia legata al sistema nervoso autonomo; la visione comincia nella retina, ma è ben lungi dall’essere finita lì. Sappiamo che l’immagine retinica ipotetica non è a fuoco, noi non vediamo la nostra immagine retinica, ma vediamo grazie alla nostra immagine retinica; l’immagine che vediamo è data dal cervello grazie agli impulsi nervosi provenienti dalla retina. La prescrizione è indirizzata non solo alla compensazione, ma principalmente alla prevenzione e al miglioramento del rendimento visivo della persona. Non considera i 10/10 come situazione ottimale, lo stato visivo ottimale contempla una leggera Ipermetropia (0.50/0.75) ed una leggera Exoforia (0.5X a distanza, 6X per vicino). dai Centri Nervosi Superiori. L’origine di problemi visivi dipende dal comportamento visivo erroneo che deriva dallo stress al punto prossimo imposto all’uomo dall’impegno socio-economico, oppure da interferenze sullo sviluppo visuo-motorio nei primi anni di vita. Comportamentale: è il termine usato per definire quell’optometrista che, per mezzo di lenti, prismi o visual training, influenza il comportamento dell’essere umano (A.J. Kirschner). Il tradizionalista prescrive sulla base dell’unica scelta di compensare il vizio refrattivo, il comportamentale prescrive sulla base “dell’ultima possibilità”; la correzione del vizio refrattivo avviene solo se l’adattamento visivo risulta conclamato ed irreversibile. Modello comportamentale Considera l’individuo nel suo insieme (scienza olistica), è diretto al miglioramento della performance complessiva. La teoria è progettata e strutturata per migliorare il comportamento visivo. L’approccio è basato sulla percezione visiva, e poiché il sistema visivo coordina tutte le attività controllate della risposta visiva, le lenti possono cambiare la coordinazione corporea e gli schemi di ragionamento. Secondo questa branca del modello funzionale, i problemi visivi sono frutto di uno sviluppo inadeguato o insufficiente del sistema o dei sottosistemi coinvolti, oppure sono causati da una risposta adattiva dell’organismo a condizioni di stress, che nel tempo produce somatizzazioni funzionalmente ed organicamente osservabili. Il modello comportamentale misura l’output, ovvero la risposta visiva. Non considera l’occhio come organo di senso ma unicamente come recettore, influenzabile peraltro Mal di testa oculare Alcuni mal di testa hanno inizio quando la persona si alza dal letto e scompaiono poche ore dopo, e sono poco correlabili alla visione; altri compaiono più tardi nella giornata e sono associati all’uso degli occhi. Piccoli errori di refrazione quali l’ipermetropia, l’astigmatismo, la presbiopia precoce e la miopia ipercorretta portano a mal di testa per il tentativo da parte del soggetto di compensare la condizione refrattiva. L’affaticamento impiegato per ottenere un’acutezza visiva ottimale, causa crampi ai muscoli facciali e orbicolari con conseguente mialgia (dolore muscolare). Il mal di testa può essere legato a situazioni come l’insufficienza di convergenza e a forie consistenti, oppure a duzioni poco compensate. Il sintomo ricorrente è quello di un senso OPTOMETRIA 17 dossier Sintomi associati a richiesta di positivo al p.p. - Fotofobia - Mal di testa soprattutto frontale e sopra gli occhi - Astenopia - Annebbiamento al p.p. - Parole che si accavallano - Concentrazione ridotta al p.p. - Ridotta comprensione - Abbandono dell’impegno visivo al p.p. - Lentezza di esecuzione dell’impegno - Bruciore e lacrimazione - Revip corto dossier di trazione fra gli occhi, con possibile diplopia e annebbiamento. L’abbagliamento, la luce eccessiva, la luce insufficiente, portano a spasmi ciliari ed hanno come conseguenza il dolore. Una differenza di difetto marcata fra i due occhi può condurre alla soppressione, mentre una piccola differenza può produrre mal di testa per difficoltà di fusione, scarsa stereopsi, fatica oculare ecc. Dieta non corretta, insufficienza di riposo, mancanza di aria fresca, abuso di alcol, caffè e tabacco tendono ad affaticare il SNC e di conseguenza i centri visivi, tanto da produrre astenopia e mal di testa. Alcuni fattori psicologici come conflitti, frustrazioni, preoccupazioni hanno effetto sul SNC e possono quindi generare il mal di testa. Nel caso di errori di refrazione non corretti, il mal di testa è localizzato frontalmente, nel caso di astigmatismo può essere localizzato temporalmente. Il dolore proveniente dai muscoli extraoculari, il muscolo ciliare, lo sfintere dell’iride viene riferito alle aree frontali ed occipitali; la struttura interessata si suppone sia il 5° nervo cranico. Nel caso di nevrastenia è al vertice del capo, nell’insufficienza di convergenza, forie verticali od alte forie orizzontali è in zona occipitale. Stereopsi Il test indaga sulla percezione della profondità o stereopsi, si impiegano di solito test polarizzati come quello della Mosca Titmus, o il RandomDot test. Quello generalmente più impiegato è il test della Mosca Titmus. Si impiegano degli occhiali polarizzati con orientamento della polarizzazione differente di 90° tra un occhio e l’altro in modo tale da creare un effetto tridimensionale. Il test è composto dalla figura della mosca molto grande, da tre file di animali e da nove quadranti contenenti degli anelli (anelli di Wirt). Durante il test è importante che il soggetto in esame percepisca almeno tutti gli anelli di Wirt, perché significherebbe che il suo grado di stereopsi è di 40” d’arco. In realtà il test è riduttivo in quanto la stereopsi standard va ben oltre questo valore; indicativamente lo possiamo accettare, però va valutata anche la velocità di esecuzione. Un valore medio è di 20” d’arco, ma è possibile ottenere una stereoacuità anche di 2-5” d’arco (S. Super). Situazioni di estrema lentezza nella percezione della profondità delle figure indica certamente problemi nella stereopsi. Fissazioni (saccadi) Prima di specificare le fasi del test, ricordiamo alcune nozioni relative alla fisiologia della saccade. Velocità: 200-400 gradi/secondo Durata: 50-100 millisecondi Il movimento saccadico comincia dopo circa 200 millisecondi; il ritardo è così ripartito: 50 millisecondi a livello retinico, 150 millisecondi è il tempo di elaborazione del circuito motorio. Durante la saccade abbiamo un’inibizione foveale, e questo fenomeno avviene 200 millisecondi prima di muovere gli occhi, durante tutto il movimento, ed ultimato il movimento, l’inibizione permane ancora per 50-120 millisecondi. Il test impiegato per valutare in modo grossolano la fissazione oculare, si attua con materiale estremamente facile da reperire; per ottenere un’accuratezza maggiore è preferibile impiegare il Macular Integrity Tester. Un’altro strumento estremamente più sofisticato è l’Eye Track, il quale permette grazie all’ausilio I test preliminari Acuità visiva Si esegue come primo test, impiegando la correzione abitualmente in uso sia per lontano che per vicino. Impiegando un occlusore, si misura il visus per ogni occhio, prima a distanza, e poi da vicino tramite la tabella ridotta di Snellen. Se l’acuità visiva a distanza risulta inferiore agli 8/10, si impiega il foro stenopeico per verificare se l’abbassamento di visus è dovuto ad un problema refrattivo, oppure se è imputabile ad un problema patologico. Se attraverso il foro stenopeico, si nota un incremento di visus vicino allo standard dei 10/10 significa che il problema è refrattivo, se viceversa non si ottengono miglioramenti è consigliabile inviare il soggetto dall’oculista per verificare la causa del suo ridotto visus. OPTOMETRIA 18 di un computer di monitorare il movimento di scansione oculare, riconoscendo piccole anomalie a carico del sistema. Per il test di base, si impiegano due mire, poste a circa 30° fra loro (circa 15 cm), ad una distanza prossimale rispetto al soggetto. La distanza fra le due mire non deve superare queste dimensioni, altrimenti è normale per il soggetto in esame un coinvolgimento di movimento della testa quando effettua la fissazione. Nel caso di fissazione prolungata, può manifestarsi una scomparsa momentanea del punto di fissazione; questo particolare scotoma intermittente è fisiologico. La fissazione è il tentativo da parte dell’organismo di mettere la visione centrale “al posto” della visione periferica. Se la relazione centrale-periferica del campo è inadeguata e disorganizzata diviene un impegno difficile; spesso incontriamo un’attività di fissazione frenetica e poco efficiente. Uno dei primi requisiti per delle fissazioni accurate è sapere dov’è la mira nel campo visivo, in tal senso è determinante la localizzazione spaziale del soggetto. Se la pattern di errore è consistente, bisognerà considerare una carenza nella localizzazione spaziale, se l’errore non è molto consistente potremo considerare solo una carente destrezza oculare. Spendiamo due parole a proposito dei riflessi di fissazione REM (rapid eye movement) i quali accompagnano il sogno; un soggetto sogna durante 1/4 del tempo del suo sonno, di questo quarto, 5 sono i periodi di sogno durante la notte, e sono più frequenti e lunghi alla fine della notte. Per l’implementazione del test, si chiede di fissare alternativamente una mira e poi l’altra a tempo, iniziando con una scansione sul piano orizzontale, poi sul piano verticale, infine sul piano diagonale a destra ed a sinistra. È un test eseguibile sia monocularmente che binocularmente; nel secondo caso è possibile anche provare la precisione nei salti di fissazione lungo il piano Z (mire poste una vicina e l’altra ad una distanza intermedia). I target più impiegati sono le sfere di Wolf (sfere metalliche di colore cromato o dorato del diametro di circa 1 cm), oppure i Light Trainer (luci di particolare frequenza le quali permettono anche un feed-back soggettivo di controllo dell’esecuzione). Inseguimenti (pursuit) Il tempo di elaborazione è di circa 50 millisecondi, la velocità di pochi gradi/secondo. I pursuit sono più automatici delle saccadi e durante il pursuit non vi è soppressione foveale, ma un continuo percettivo sotto il controllo cognitivo. Gli inseguimenti divengono saccadi quando la velocità del target è eccessiva o vi sono traiettorie imprevedibili. Capacità di immobilità attiva: per essere efficiente e produttivo un sistema d’azione deve avere uno stadio di non-azione. Questa specifica abilità contribuisce alle azioni oculari che osserviamo negli inseguimenti; ogni persona riesce a muovere al meglio gli occhi se sa come “tenerli fermi” (fissi sulla mira). La lente Positiva, spesso viene impiegata durante gli inseguimenti visivi in quanto amplia il campo visivo centrale rendendolo più periferico ed OPTOMETRIA 19 dossier Occhi e lettura: Gli occhi si spostano da sinistra a destra attraverso movimenti progressivi, regressivi e di ritorno. Progressivi, sono i più numerosi con una velocità angolare media di 150° al secondo. Regressivi, vanno in direzione opposta, sono più rari (20%) risultano meno ampi ed aumentano se il testo è più difficoltoso o il lettore è più inesperto. Di ritorno, per passare alla riga successiva si impiega circa 65 millisecondi per una larghezza di pagina standard. Durante le saccadi non è possibile raccogliere informazioni; durante le pause di fissazione, le quali hanno una durata media di 0,25 secondi in un lettore esperto si estrapolano le informazioni dal testo. L’area di fissazione, dipende dalle dimensioni maculari e copre circa 6-8 caratteri per volta. I bambini che cominciano a leggere compiono di media 3 fissazioni al secondo contro le 4 fissazioni di uno studente universitario. Il numero di fissazioni è simile, ma il rendimento è molto diverso, infatti per un brano di 100 parole un lettore giovane compie di media 183 fissazioni mentre uno studente universitario ne compie 75. Significativa inoltre la continua diminuzione del numero di movimenti saccadici regressivi. dossier estende il numero di recettori foveali coinvolti. Rotator: permette l’attivazione di tutti e 12 i muscoli extraoculari; secondo l’OEP, prima di eseguire il Visual Training è utile mettere il paziente di fronte al rotator 3 minuti per occhio al fine di “pulire i circuiti”. Per lo strumento è più importante riuscire ad impiegare pochi giri al minuto, piuttosto che eccessive velocità di rotazione del disco. I muscoli oculomotori possono produrre una trazione che va dai 500 ai 1050 grammi; il movimento degli occhi necessita di circa 10 grammi, pertanto coinvolge solo l’1-2% delle abilità. Inefficienze del sistema visivo vengono compensate dalle masse muscolari più resistenti (collospalle). Come mira per il test possiamo impiegare sia una sfera di Wolf che un Light Trainer. Mentre il soggetto in esame, mantiene la sua attenzione visiva sulla mira, si compiono movimenti della stessa sul piano orizzontale, verticale ed obliquo. Per ultimo, si compiono delle rotazioni in senso orario ed antiorario, partendo da un raggio ampio a scalare, al fine di richiedere un’inseguimento oculare sempre più fine. Il test è implementabile sia monocularmente che binocularmente; praticare la fase monoculare però, in questo test, come per il test precedentemente descritto, ci informa di eventuali differenze di rendimento oculare nei due occhi. di recupero, ottenuto quando entrambi gli occhi riescono ad allinearsi nuovamente alla mira, che da doppia che era ritorna singola. Cover test unilaterale Serve per evidenziare uno stato tropico, scongiurare la presenza di una fissazione anomala di uno dei due occhi. Si esegue facendo fissare una mira all’esaminato e coprendo uno dei due occhi, osservando il movimento di quello scoperto. Se il recupero avviene dalla tempia verso il naso vi sarà exotropia, se il recupero avviene dal naso verso la tempia vi sarà esotropia, se non vi è alcun recupero significa che entrambi gli occhi sono fissanti sulla mira. Eseguita l’indagine su un occhio si passa all’altro, si esegue sia per distanza che al punto prossimo. Piccoli recuperi dell’occhio sono difficilmente valutabili ad occhio nudo da parte dell’esaminatore. È più facile mettere in risalto il movimento effettuando il test ad una distanza prossimale, cioè inserendo una richiesta di vergenza positiva. Per misurare l’entità prismatica della deviazione si impiegano i prismi di Berens, incrementandone il potere fino a quando il soggetto ottiene la fusione o si nota un movimento inverso di recupero. Cover test alternante Una volta stabilito che non vi siano stati tropici a carico del sistema visivo, si procede con questa tecnica che permette di mettere in risalto situazioni di foria non riscontrabili se non attraverso una dissociazione della visione binoculare. Occludiamo un occhio e poi lo scopriamo, verificando il movimento di recupero eventuale dell’occhio appena scoperto: se il movimento di recupero avviene dalla tempia verso il naso saremo in presenza di exoforia; se viceversa il recupero avviene dal naso verso la tempia saremo in presenza di esoforia; se l’occhio rimane fissante senza alcun movimento apparente si etichetta come ortoforia, anche se di fatto piccole quantità di foria 1/2-1 dt prismatica difficilmente sono visibili. Punto prossimo di convergenza Test binoculare da eseguire con entrambi gli occhi aperti, possibilmente con lo sguardo non in posizione primaria, ma verso il basso come avviene quando si legge. Questo test valuta la contrazione massima in convergenza, ponendo una mira ad una distanza di circa 30-40 cm ed avvicinandola progressivamente fino a che essa non venga percepita doppia oppure che uno dei due occhi abbandoni la fissazione. Come mira si può impiegare la sfera di Wolf, oppure un led luminoso (meglio della luce puntiforme in quanto evita l’abbagliamento), oppure l’N.P.I. I valori del test sono quello di rottura che avviene quando si ha uno sdoppiamento della mira oppure quando uno dei due occhi devia verso l’esterno (generalmente l’occhio non dominante) e Definiamo altre possibili condizioni foriche: Iperforia = condizione nella quale dopo la rottura della fusione uno dei due assi visivi si dirige OPTOMETRIA 20 cartoncino bianco con un foro al centro di 2.5 cm e con dei caratteri di 5/10 attorno, chiamato tabella di Farmer. Si inseriscono 2-3 dt su entrambi gli occhi e, mentre l’esaminato fissa le lettere si esegue una scansione con fascio verticale del retinoscopio sul piano orizzontale corneale. Generalmente avendo inserito un certo valore positivo è normale riscontrare un’ombra discorde. Si scalerà il valore positivo fino a che troveremo il punto neutro oppure si manterrà come valore la prima lente che manifesta un’ombra concorde. Poi in seconda analisi si ispeziona e neutralizza l’altro meridiano come per la retinoscopia a distanza. Si affina sia il valore sferico che quello cilindrico: il fine è di confrontare la retinoscopia al p.p. con la retinoscopia a distanza. Esistono molti tipi di retinoscopie dinamiche, questo citato è il test somministrato durante l’analisi visiva OEP. È un test molto attendibile ed è indicativo dello stato refrattivo e/o funzionale oggettivo dell’esaminato durante un impegno prossimale. Il test porta ad ottenere un valore generalmente molto positivo; l’impegno visivo infatti non è eccessivo perché, durante l’esecuzione del test vengono impiegati caratteri relativamente grandi per il target, e la luce ambiente è buona, per cui il sistema accomodativo può funzionare al meglio. Esistono altri target per le retinoscopie dinamiche, ad esempio la “T” di Bastien, ma per convenzione impiegheremo il #5 dei 21 punti OEP. È importante che lo sguardo dell’esaminato sia in linea il più possibile con il target per evitare variazioni diottriche nel dato rilevato, soprattutto quando si ha a che fare con pupille grandi; H.T.Pie di Pechino (Cina) esaminando un campione di 50 soggetti rilevò una differenza media vicina alle 2.00 dt con picchi di anche 4.50 dt nell’ottica centro periferica di pupille dilatate da 8 a 9 mm (Streff ). Tipi di riflessi: Sono state codificate 4 categorie, definite in base alla qualità e distribuzione della luce. Mantenendo fermo sul centro della pupilla il retinoscopio, i quattro tipi di riflessi sono: Tipo 1 - Pupilla totalmente illuminata, resa ancora più brillante da un puntino luminoso cen- #2 Cheratometria È molto utile durante la refrazione per determinare quanta componente astigmatica rispetto a quella riscontrata è imputabile alla cornea e quanta ai mezzi oculari interni. #5 Retinoscopia dinamica per vicino Differisce dal test precedente soprattutto per la distanza operativa, che essendo ridotta, porta ad una azione energetica in convergenza ed accomodazione maggiore rispetto al #4 (retinoscopia a distanza). Dalla retinoscopia dinamica otteniamo misure che definiscono il modo in cui agisce il sistema visivo di un individuo quando cambia non soltanto la distanza di attenzione, ma anche la richiesta visiva. L’illuminazione è normale, il test si esegue a 50 cm binocularmente, impiegando come target un OPTOMETRIA 21 dossier più in alto del piano dell’altro. Ipoforia = condizione nella quale dopo la rottura della fusione, uno dei due assi visivi si dirige più in basso del piano dell’altro. L’iperforia di un occhio corrisponde all’ipoforia dell’altro occhio. Eseguita l’indagine su di un occhio si passa ad esaminare l’altro, il test si esegue sia per lontano che per vicino. Entrambi questi test non permettono un’indagine facile del movimento di recupero degli occhi, questo problema si potrebbe ovviare in parte ingrandendo l’immagine degli occhi dell’esaminato. Attraverso l’interpupillometro digitale è possibile vedere meglio il movimento di recupero in quanto il sistema ottico dello strumento permette un ingrandimento maggiore rispetto ad una visione ad occhio nudo. Occludendo un occhio e poi l’altro è subito possibile verificare un recupero di fissazione, e se si eccettua una leggera componente di convergenza psichica dovuta al fatto che il soggetto è costretto a guardare attraverso uno strumento, lo strumento stesso può essere impiegato per eseguire il cover test. Unico limite è che di fatto, impiegando uno strumento, si viene a creare una condizione meno naturale del test. dossier trale; minima riduzione di luminosità dal centro al bordo della pupilla. Tipo 2 - Pupilla ancora totalmente illuminata, ma si nota una riduzione dal centro al bordo che risultano notevolmente diversi in luminosità con un ben definito gradiente. Tipo 3 - Centro luminoso, ma bordo pupillare scuro con accentuato gradiente di luminosità. Per un clinico esperto, questo tipo di riflesso è spesso associato ad una ipermetropia abbastanza alta, che tuttavia può anche non presentarsi. Tipo 4 - Il bordo della pupilla è più luminoso della zona centrale. Si tratta di una situazione contraria ai tipi descritti precedentemente; questo tipo di riflesso è spesso associato alla miopia ed è più prevalente in caso di pupille di diametro grande. meglio le linee in quanto sarà costretto a fare i conti con due focali e non più una e la sua identificazione risulta meno efficiente. Attraverso il valore sferico positivo, abbiamo miopizzato il soggetto, e grazie al cilindro crociato negativo con asse a 90°, otteniamo che la focale verticale risulta più vicina alla retina, così da essere percepita meglio. Si chiede al soggetto di riferire guardando un reticolo per volta se percepisce più scure, più marcate, più nere le righe verticali oppure le righe orizzontali. Si scala valore positivo fino al raggiungimento di un’uguaglianza percettiva di entrambe, oppure si tiene come valore positivo, l’ultimo che permette di percepire ancora più nere le righe verticali. Questo test soggettivo al punto prossimo ci indica la lente che permette la focalizzazione più vicina al piano retinico, i cilindri crociati creano infatti un astigmatismo artificiale che sdoppia la focale prima puntiforme in due focali verticale e orizzontale separate fra loro e posizionate in modo tale rispetto al piano retinico che la più vicina delle due viene percepita più nera e più a fuoco rispetto all’altra. Agendo sul valore sferico, sposteremo avanti o indietro entrambe le focali fino a renderle circa equidistanti dal piano immagine: è questa la condizione in cui il soggetto percepisce entrambe le mire simili. Rendendo netti i valori dei #14A e #14B si verifica la presenza o meno di un Lag accomodativo che, se si presenta più alto di un valore di circa +0.50 dt, indica una possibile situazione di stress visivo; infatti negli stadi iniziali di stress, il Lag accomodativo tende ad espandersi, quando invece il sistema visivo comincia ad adattarsi tende a restringersi fino a divenire talvolta negativo. #14A Cilindri crociati dissociati Questo test è stato introdotto in quanto il potere della lente prescrivibile può essere differente fra il lontano ed il vicino, il che non ha necessariamente nulla a che fare con la presbiopia; la condizione può evidenziarsi a qualsiasi età, quando l’impatto culturale abbia prodotto una risposta distorta. Si esegue a 40cm, in entrambi la luce ambiente deve essere diminuita per ridurre l’azione accomodativa, nonché il problema dell’interferenza cromatica che in parte può manifestarsi anche con bassa illuminazione. Quando si interpone il cilindro crociato, si produce un intervallo di Sturm del tutto inabituale che accentua la cromaticità dell’occhio. Guardando il reticolo del test infatti, molti soggetti riferiscono di vedere dei colori anziché la differenza di intensità delle linee. La mira è formata da un reticolo di linee verticali e orizzontali, che pone una minima richiesta di significato, al fine di ridurre al minimo “l’effetto costrittivo” indotto dallo stress. Si aggiunge positivo al valore del #7 di circa 2.00 dt, si posizionano i cilindri crociati di +/0.50 su entrambi gli occhi inserendo prismi di 4 dt Base UP su 1 occhio e 4 dt Base DOWN sull’altro occhio per fare percepire due reticoli di linee simultaneamente. Anche l’astigmatismo artificiale indotto ha lo scopo di evitare che il soggetto discrimini al #15A Foria dei c.c. dissociati L’illuminazione va mantenuta bassa, come target si lascia il reticolo di righe verticali ed orizzontali. Si inseriscono 6 dt prismatiche base Alta sull’occhio destro e 15 dt prismatiche base IN sull’occhio sinistro. Facendo osservare il reticolo in basso dei due, si chiede al soggetto di riferirci quando l’altro reticolo si allinea in verticale. OPTOMETRIA 22 Il valore riscontrato se a base interna indica Exoforia, se a base esterna indica Esoforia; un valore esattamente a zero indica Ortoforia. #14B Cilindri crociati fusi In luce ambiente sempre ridotta, ed impiegando lo stesso target, si tolgono i prismi, portando entrambi gli occhi in fusione; si lasciano inseriti i cilindri crociati, e si domanda sempre quali tra le linee verticali od orizzontali il soggetto percepisce più marcate, più nere, più scure. Se non è subito ottenibile la fusione, è necessario indurla impiegando una serie di espedienti: 1- Muovendo la mira, spesso si produce il recupero. 2- Chiedere al soggetto di toccare la mira; è stupefacente vedere quanto spesso l’individuo non abbia idea di dove è situata la mira nello spazio. Attraverso un aiuto tattile viene ripristinato anche il contatto visivo e quindi la fusione. 3- Aumentare l’illuminazione ambiente. 4- Togliere i cilindri crociati, ottenere la fusione e poi rinserirli; a volte il valore astigmatico e la dimensione ridotta della lente disturbano la fusione. 5- Far allontanare lo sguardo del soggetto dallo strumento per permettere alla persona di ritornare nel mondo spaziale al quale è abituata; ottenuta la fusione si effettua il test. 6- Come ultima risorsa è possibile compensare la diplopia attraverso un prisma, successivamente lo si riduce fino a zero prima di toglierlo. Una volta ottenuta la fusione, se l’esaminato riferisce ancora di vedere più scure le linee verticali, si procede alla riduzione del valore positivo fino alla parità o alla prima lente nel forottero che permette di percepire più scure le righe orizzontali. I due test 14A e 14B resi netti, servono a determinare quanto positivo può essere aggiunto al punto prossimo prima che si cominci a danneggiare la discriminazione visiva. #19 Ampiezza analitica Si esegue binocularmente a 33cm con buona illuminazione ambientale per permettere al sistema accomodativo di funzionare al meglio, si impiega l’ottotipo di Snellen ridotto a 0.62 per tale distanza. La classica ampiezza di Donders non rispondeva alla domanda che ci si pone e cioè che grado esiste di libertà nelle relazioni interne fra identificazione e centraggio. Si fa leggere il soggetto e quando questi riferisce una visione annebbiata o una fatica eccessiva per mantenere a fuoco le lettere, il dato va registrato. L’annebbiamento deve risultare accentuato ma non totale. In entrambe le situazioni (visione annebbiata o fastidio visivo) il paziente non sarà comunque in grado di sostenere visivamente l’impegno in maniera accettabile, per cui i valori riscontrabili sono sottoscrivibili. Il test stima il grado di mismatch esistente fra accomodazione e convergenza che può essere tollerato senza perdita di informazione quando l’accomodazione viene stimolata da lenti negative. Nei bambini ci si aspetta valori più alti delle 5 dt standard, la giovane età dovrebbe permettere un’ampiezza e flessibilità accomodativa più ampia. Secondo le indicazioni OEP la domanda più corretta dovrebbe essere la seguente: “avvertimi quando percepirai le parole annebbiate o sentirai fastidio tale da non voler continuare a leggere”; se il soggetto attraverso una visione annebbiata può ancora leggere, quale rendimento e comprensione visiva otterrà se è troppo concentrato a focalizzare correttamente le lettere? Impiegando così tante energie solo per mantenere la messa a fuoco, avrà meno energie da dedicare alla comprensione di ciò che legge. L’ampiezza del #19 è uno studio della capacità di continuare a decodificare mentre avviene uno spostamento forzato della focalizzazione. #15B Foria indotta dai c.c. fusi In luce ambiente normale, come per la foria a distanza, impiegando questa volta come target una colonna di lettere, ad una distanza di 40 cm, si inseriscono 6 dt prismatiche Base UP su un occhio e 15 dt prismatiche Base IN sull’altro. Si scala valore prismatico Base IN fino a quando OPTOMETRIA 23 dossier il soggetto riferisce di percepire le due colonne di lettere allineate in verticale. Il valore prismatico rimasto sul forottero se risulta a base interna, denota exoforia, se a base esterna esoforia. Forie associate al #20 e #21 (#20F e #21F): - #20F: dopo avere effettuato il #20, misurare la foria attraverso le lenti inserite, le quali permettono ancora l’identificazione della colonna di lettere se pur percepite annebbiate; consiste in pratica nella lente prima al totale annebbiamento. La risposta sarà indirizzata verso l’esoforia. - #21F: stesso procedimento; in questo caso le lenti aggiunte nel forottero saranno positive e non negative come per il #20F e la risposta forica tenderà all’exoforia. si esegue attraverso la sua correzione abituale ed in condizioni di illuminazione normale. Come target si impiega una chart circolare che è possibile attaccare al retinoscopio e va tenuta a 50 cm dal paziente (meglio l’impiego del fascio di luce a spot). dossier Calcolo dei netti Il valore netto indica quanto valore positivo è accettabile senza che il sistema venga alterato. È il massimo positivo prescrivibile per vicino. Non si tratta di limiti assoluti, ma essendo il nostro scopo quello di trovare una lente sicura, cioè quella che non supera le patterns di funzionamento che l’individuo si è costruito e con le quali ha imparato a vivere, è necessario scegliere la lente entro questi limiti. I netti per vicino rappresentano i limiti di flessibilità che l’individuo si è costruito. Al valore trovato sul forottero va tolto il valore del Lag, ricavabile incrociando sulla tabella foria in exo relativa al test effettuato (colonna verticale) e il valore dell’ampiezza analitica della persona (colonna orizzontale). Lag: È la differenza fra lo stimolo accomodativo e la risposta accomodativa; la discrepanza fra piano accomodativo e piano di centratura. Più è ampio lo spazio e più stress visivo è riscontrabile. Fissando direttamente il target, il soggetto in esame è molto in linea con il fascio di luce del retinoscopio, e questo rende il dato ottenuto libero da eventuali aberrazioni ottiche. Mentre il soggetto guarda con entrambi gli occhi, si osserva il riflesso di uno dei due occhi e si cerca di neutralizzare il riflesso con delle lenti attraverso l’impiego di un Flipper. È importante che le lenti permangano davanti all’occhio un periodo di tempo molto breve, perché è provato scientificamente che il tempo medio di reazione ad uno stimolo accomodativo è di circa 0.36 secondi, pertanto misurando entro un tempo di 0.5 secondi si riesce a non interferire con la condizione abituale dell’esaminato. Clinicamente è comunque accettabile impiegare meno di 2 secondi per la misurazione, senza che questo causi disturbi nella risposta accomodativa. Il valore diottrico che neutralizza il riflesso retinoscopico determina l’estensione del Lag accomodativo. Generalmente sono due le lenti che danno il riflesso neutro; si sceglie quella che mostra il riflesso più brillante. Un valore normale è situato intorno alle +0.50/+0.75 dt. Nei bambini il valore risulta meno positivo di circa 0.25. Situazioni di valori eccessivamente positivi sono riconducibili spesso a situazioni Mem Retinoscopy (Monocular Estimation Method) È un test molto attendibile per valutare la necessità di lenti positive per vicino, oltretutto misura la risposta visiva in una situazione abituale e cioè durante la lettura di un testo scritto. Viene introdotta nel 1960 da Haynes, ed è il metodo più impiegato per le ricerche cliniche. La tecnica è ritenuta attendibile, e può essere paragonabile a misurazioni oggettive effettuate con refrattometri laser o ad infrarosso. L’esecuzione avviene senza forottero e senza lenti; solo nel caso il soggetto porti una RX, la OPTOMETRIA 24 di insufficienza accomodativa o ad eccesso di convergenza. nella quale non esistono variabili di razza, esiste solo una razza originale. La ricerca verteva sulla presenza di miopia: Alcuni fattori indicativi della necessità di prescrizione al punto prossimo - Tendenza iniziale alla miopia - Tendenza iniziale all’astigmatismo - Sviluppo iniziale di anisometropia - Soppressione - Ridotta stereopsi - Ampiezza analitica ridotta - Insufficienza di convergenza PADRI (nonni) -------10%------ 1° Generazione FIGLI (padri) -------25%------ 2° Generazione NIPOTI -------80%------ 3° Generazione Questi risultati sono stati ottenuti senza modifiche consistenti nel patrimonio genetico (non possono essere i geni, la causa è ambientale). Ricerche che confermano la componente ambientale della miopia Harmon Darell Boyd: tra il 1938 ed il 1948 esaminò 160.000 scolari di 4000 classi per evidenziare l’effetto nocivo delle tensioni indotte dall’ambiente scolastico sulla visione. Dopo 5 anni il 65% dei bambini misurava un difetto di postura e l’80% difetti oculari, quando all’origine solo il 20% possedeva un difetto di vista. Regole prescrittive generali Skeffington, Appel e Streff indicarono tre direttive per quanto concerne la scelta della lente compensatrice: 1- Il potere della lente sia il più possibile vicino alla condizione sferica. 2- Il potere delle lenti nei due occhi sia il più possibile vicino all’uguaglianza. 3- Il potere della lente rappresenti il minimo aiuto compensatore con il quale l’individuo possa funzionare. L’accettazione di un valore positivo non significa che tutto quel valore deve essere necessariamente prescritto, non proibisce in alcuni casi di impie- Ricerca condotta a Singapore: nella comunità di Singapore è stata effettuata una ricerca per stabilire il ruolo dell’ambiente nell’insorgenza della miopia. Singapore è una comunità conservatrice OPTOMETRIA 25 dossier Lenti Bifocali e progressione miopica: in uno studio di Oakley e Young intitolato “Bifocal control of miopia” sono state esaminate 450 persone di razza bianca, suddivise in due gruppi. Un gruppo di controllo a cui furono prescritte lenti monofocali con leggera sottocorrezione ed un gruppo sperimentale a cui vennero date lenti bifocali con leggera sottocorrezione per lontano ed un’addizione tale da spostare il miope verso un valore positivo al punto prossimo. Al termine dello studio, il gruppo di controllo evidenziò un aumento di tasso di -0.52 dt all’anno, mentre il gruppo sperimentale con le bifocali evidenziò un tasso di aumento pari a 0.03 dt all’anno. Il modello dei due autori comprendeva: - Sottocorrezione a distanza di 0.50 dt - Possibilmente un’addizione che ponga il soggetto in positivo da vicino da +0.75 a 1.00 dt, il che può rappresentare anche sino a +2.50 sulla correzione per lontano - Segmento bifocale a metà pupilla. Teoria funzionale o ambientale: considera la miopia come uno dei possibili adattamenti dell’organismo per far fronte allo stress indotto dall’impegno visivo al punto prossimo (ambiente lavorativo). Secondo Skeffington, la miopia inizia sui 6-7 anni quando cioè inizia la scolarità; sembra che l’evento sia collegato con la lettura silente; questa miopia si definisce acquisita o avventizia. Il dato fu confermato da Getman il quale notò durante la retinoscopia cognitiva, che mantenendo costante la distanza di lettura, i dati retinoscopici variavano al variare del grado di difficoltà dell’impegno visivo proposto. L’accomodazione aumenta per “letture difficili” e porta l’organismo ad esplorare una situazione miopica, uno spostamento verso la miopia, con valori variabili a seconda dell’età, dell’ereditarietà, delle esperienze ambientali e della postura corporea ecc. dossier garne di più, o in alcuni casi di dover ridurre la quantità. Le lenti saranno accettate più facilmente quanto più precoce sarà la loro prescrizione nella prima fase di adattamento. Una risposta caratteristica all’obbligo prossimale sono l’alto valore positivo ad annebbiamento e la tendenza a salire delle vergenze base out to blur. Nel secondo periodo l’organismo ha raggiunto un miglior equilibrio e diviene meno facile che le lenti arrechino vantaggio, talvolta possono risultare anche svantaggiose per l’individuo. Quanto più un organismo visivamente compromesso avrà raggiunto un equilibrio spaziale senza aiuto di lenti, tanto più l’optometrista dovrà essere prudente nella prescrizione. La prescrizione di lenti costituisce essenzialmente un metodo per reintegrare un equilibrio spaziale. un particolare tipo di retinoscopia poteva approssimare il potere diottrico critico. Il ritmo legato alle onde alfa è più marcato nella regione occipitale del cervello dove si trovano i centri visivi. Quest’onda domina il tracciato dell’EEG (elettroencefalogramma) quando il soggetto è a riposo. L’onda alfa persiste quando il soggetto osserva uno schermo uniformemente illuminato; se sullo schermo appare un nuovo stimolo, l’onda alfa scompare (benché possa persistere in alcune persone). Anche una lente che fornisce un’immagine floue, fa riapparire le onde alfa. In un lavoro di Harmon, attraverso un filmato effettuato nel laboratorio del Radiological Group di Austin (Texas) si dimostra come cambi la postura sotto l’effetto delle lenti positive. Nel momento in cui applichiamo le lenti positive, comincia a ridursi la tensione dei muscoli della schiena, scompaiono le oscillazioni di testa e collo; la pressione del sangue, il comportamento respiratorio e la reazione galvanica della pelle tendono a tornare normali. Senza lenti, l’attività fisiologica minima si verifica quando l’individuo assume la stessa postura e distanza prodotte dalle lenti ottimali. Gli studi sperimentali confermano che le lenti positive favoriscono la performance al p.p. e riducono l’attività fisiologica. È però dimostrato da Harmon e Pierce che esiste un potere diottrico critico per una performance ottimale ed uno sforzo fisico minimo. Se l’oggetto viene visto più lontano, il tono dell’organismo cambia, si riduce l’attività fisiologica e diminuisce lo stress visivo. La lente positiva aumenta la distribuzione della luce sulla retina, diminuendone l’intensità, favorendo l’attività del SNC perché vengono coinvolti più recettori. Fin dagli anni 30 uno degli slogan fu: per ridurre l’exoforia, prescrivere lenti positive; solitamente quando il positivo riduce l’exoforia (se medio-alta) è indice di organizzazione attraverso la nuova correzione. Non prescrivere mai un positivo che aumenti l’exo, ed attenzione al positivo che aumenta un’eso quando tutti gli altri dati dell’analisi confermano la necessità di precauzione. Lenti e Prismi modificano l’imput luminoso, l’integrazione, l’output ed il feedback. La lente positiva Nel 1939 il 67% di tutte le lenti da vista vendute erano positive ed il 33% negative; nel 1968 il 34% delle lenti erano positive ed il 66% negative (la stima del 1968 non considera i soggetti corretti con Lac, per cui il dato delle lenti negative vendute risulterebbe ancora più alto). Le teorie dell’OEP hanno sempre sottolineato che per l’organismo umano vivente, il valore di una lente consiste nella rilocalizzazione spaziale prodotta da tale lente. La lente posta davanti all’occhio altera l’INPUT è vero, ma il suo reale valore per l’organismo sarà la variazione di OUTPUT. Se l’uso dell’occhiale è stato costante, il mondo visivo spaziale è stato costruito attraverso l’effetto di quelle lenti e l’output sarà sviluppato in conseguenza della distribuzione luminosa sulla retina prodotta dal suo potere; la decodificazione a sua volta, sarà stata sviluppata partendo da quella distribuzione della luce. Esiste una relazione funzionale fra attività fisiologica e potere della lente. Attraverso uno studio, Pierce scelse 4 elementi indicatori di attività fisiologica: tasso cardiaco, risposta elettromiografica, tasso respiratorio e livello di resistenza basale della pelle. Il potere con il quale si produceva minore attività fisiologica corrispondeva al valore positivo rilevato attraverso l’analisi dei 21 punti; secondo Greenspan OPTOMETRIA 26 Bibliografia Controlli con prescrizione - Lettura - Stereopsi - Mc Donald Card con e senza RX - Feeling Tone - - Valori che devono migliorare - Stereopsi - Postura: distanza più vicina alla distanza di Harmon; se più corta, diffidare dell’efficacia delle lenti - Rendimento visivo - Percezione periferica attraverso la Mc Donald Card: scopo delle lenti positive è di estendere il campo visivo centrale rendendolo più periferico, aumentare la quantità di informazione processata per unità di tempo. - Feeling Tone: “le lettere appaiono più grandi”, “sento gli occhi più rilassati”, “vedo meglio, è più facile” sono tutte sensazioni positive per la prescrizione. - A.J. Kirshner. Il Visual Training Integrativo, SOE 1995 A. Selderman, S. Schneider. The Athletic eye, 1995 A.M. Skeffington. Optometria Clinica 1, SOE 1992 Armand R. Bastien. The behavioral Examination visuo e psicomotricity-SOE Armand R. Bastien. Effetto di Lenti e Movimento sul comportamento, sulle strutture e sul rendimento, SOE 1995 Charles Margach. Behavioral Optometry, SOE 1985 Charles Margach, Jane Carmichael. Optometric regimens, SOE 1993 Claude Valenti. A Modern approach to Visual Training, SOE 1991 Claudio Zanoni. L’analisi Visiva dei 21 punti, 1993 Claudio Zanoni. Un modello di esame per la compensazione di ametropie con ridotta ampiezza analitica, 1993 Corso di Montreal. Patologia e Neurologia Oculare. Sez. III, SOE Corso di Montreal. Strumenti Optometrici. Sez. IV, SOE Corso di Montreal. Psicologia, Psicopatologia della visione, Optometria psicosomatica. Sez. V, SOE Corso di Montreal. Optometria Clinica. Sez. VI, SOE Corso di Montreal. Visual Training. Sez. VII, SOE Corso di Montreal. La Visione del Bambino. Sez. VIII, SOE Corso di Montreal. Ottica Fisiologica. Sez. IX, SOE Corso di Montreal. Letteratura. Sez. X, SOE Daniel Woolf. La funzione visiva, teoria e pratica. SOE 1990 Dinamiche della Visione, SOE 1991 Domenico Intellisano. Training Oculomotorio, AdO-Easv-OEP 1996 Donald J. Getz, Robert M. Wold. Vision Therapy, VTC 1995 Earl P. Schmitt. guidelines for Clinical Testing Lens prescribing and vision care, OEP 1996 Editha Ong, Kenneth J. Ciuffreda. Accomodation nearwork and Myopia,OEP 1997 Elliot B. Forrest. Psicobiologia della funzione visiva, SOE 1993 Elliot B. Forrest. Visione e Stress, AdO-Easv 1993 Francesco Boschetti. Esperienze sull’applicazione dei Prismi Gemellati,1994 Functional Optometry. Emmetropization Process, SOE. ceco 31 Functional Optometry. Binocularization Process, SOE. ceco 32 George C. Slade. Modern Clinical Optometry, OEP 1972 George C. Slade. Optometria Clinica 5, SOE Gerald N. Getman. A behavioral model of Vision, SOE 1989 Germano Manganelli. Anatomia-Fisiologia-Neurologia Oculare, Acofis 1980 Gianni Rehak. Optometria pratica, SOE 1986 Greg Gilman. Aspetti comportamentali e funzionali della visione, SOE 1983 Gregory Kitchener. Enhancing sport performance, SOE Hans G. Furth, Harry Wachs. Il pensiero va a scuola, Giunti Barbera 1977 Harold Wiener, Vision in the Classroom. SOE Homer H.Hendrickson. Introduction to Developmental Vision, SOE 1990 Introduction to Functional Optometry, SOE. ceco 30 Introduction to Functional Optometry, SOE. ceco 33 Jean Paul Blouin, The Black Book of the year 2000, OEP 1991 J. D. Spooner. Anatomia Oculare, SOE 1972 John R. Griffin. Le Anomalie Binoculari, SOE 1979 OPTOMETRIA 27 dossier Lenti afocali Quando non è possibile procedere alla prescrizione di lenti positive per vicino, esistono altri sistemi che permettono di aiutare il sistema visivo. Uno di questi sistemi, consiste nella prescrizione di lenti afocali, le quali permettono di diffondere meglio la luce all’interno dell’occhio, con un effetto simile alla lente positiva, con la differenza che queste ultime sono accettate anche da quei soggetti che non presentano dei netti positivi per vicino. Sono lenti neutre, costruite con uno spessore particolare, generalmente le lenti afocali vengono colorate con tinte leggere, per ottenere anche un contrasto migliore. - - Robert B. Sanet, Linda Z. Sanet. Valutazione e Trattamento Optometrico di Strabismo ed Ambliopia, AdO 1999 - Roberto Pregliasco. Problemi Fusionali, AdO-Easv-OEP 1996 - Rossana Bardini. Analisi e Trattamento dei problemi visivi in Optometria Comportamentale, SOE 1989 - Rossana Bardini. La Funzione Visiva nell’analisi Optometrica, SOE 1986 - Sam H.Horner Jr. Lenses and Prisms in Visual Training, SOE 1990 - Sol Tannenbaum. Optometria Clinica e procedure pratiche. SOE 1973 - The best of Skeffington. The operational concept behind the analytical examination, SOE 1994 - S.K. Lesser. Basic procedures for Analytical testing. SOE 1993 - Stanley Crossman. Disfunzioni Visive, 1994 - Ugo Frescura. Dinamiche della Visione, SOE - Ugo Frescura. La Retinoscopia Cognitiva, SOE - Ugo Frescura. Prismi Gemellati Verticali, SOE - Visual Thinking for Problem Solving, OEP 1997 - Vittorio Roncagli. Dall’esame Visivo all’analisi Optometrica, AdO/easv 1995 - Vittorio Roncagli. Educazione ed Allenamento dell’ Efficenza Visiva AdO, Easv, OEP 1996 - Vittorio Roncagli. Funzione Visiva e Vertigini, EASV 1998 - Vittorio Roncagli. La sequenza Analitica, AdO-Easv-OEP 1996 - Vittorio Roncagli. Le Retinoscopie Dinamiche, AdO-Easv-OEP 1998 - Vittorio Roncagli, Domenico Intellisano. Optometric Vision Training AdO, Easv, OEP 1996 - Vittorio Roncagli. Training Accomodativo, AdO-Easv-OEP 1996 dossier - John Streff, Cognitive Retinoscopy. SOE 1987 J. Trotter. L’occhio, SOE Leo Manas. L’analisi visiva, SOE 1965 Leonard C. Emery. Optometria Clinica 2, SOE 1988 Liane Rice. Developmental Visual Training, SOE 1989 Martin H. Birnbaum. Valutazione e Trattamento delle Disfunzioni Binoculari e Visuo-Percettivo-Motorie, 1997 Mauro Faini. L’esame Optometrico Preliminare, Acofis 1987 M. Scheiman, B. Wick. Clinical Management of Binocular Vision J.B. Lippincott C. 1994 Nicole Lapierre. Ambliopia, SOE OEP Behavioral aspects of vision care. Patients with special needs, 1998 OEP Behavioral aspects of vision care. Working with seniors, 1998 OEP Vision Therapy. Nonstrabismic vergence problems, 1997 OEP Vision Therapy. Visual Thinking for problem solving, 1997 Pierre-Marie Gagey, Bernard Weber. Posturologia, Ed. Marrapese 1997 Robert B. Sanet. Enhancing Visual Performance, SOE 1989 Robert B. Sanet. L’approccio comportamentale ai problemi visivi, AdO1998 Robert B. Sanet, Linda Z. Sanet. Procedure Oculomotorie, AdO1998 Robert B. Sanet, Linda Z. Sanet. Procedure Accomodative, AdO 1998 Robert B. Sanet, Linda Z. Sanet. Procedure Binoculari, AdO 1998 Robert B. Sanet, Linda Z. Sanet. Valutazione e Trattamento Optometrico delle Disfunzioni Visuo-Percettive, AdO 1999 Robert B. Sanet. Valutazione delle Disfunzioni Visuo-Percettive, AdO 1999 OPTOMETRIA 28 TAVOLA LAG - SALVATORE DATTOLA F.C.O.V.D. 5.00 4.75 4.50 4.25 4.00 3.75 3.50 3.25 3.00 2.75 2.50 2.25 2.00 1.75 1.50 1.25 1.00 0.75 0.50 0.25 _______________________________________________________________________________________________________________________ 1X 5 0.12 0.11 0.10 0.10 0.09 0.09 0.08 0.07 0.07 0.06 0.06 0.05 0.04 0.04 0.03 0.03 0.02 0.01 0.01 0.00 15A 0.16 0.15 0.14 0.13 0.12 0.12 0.11 0.10 0.09 0.08 0.08 0.07 0.06 0.05 0.04 0.04 0.03 0.02 0.01 0.00 15B 0.11 0.10 0.09 0.09 0.08 0.08 0.07 0.07 0.06 0.06 0.05 0.04 0.04 0.03 0.03 0.02 0.02 0.01 0.01 0.00 _______________________________________________________________________________________________________________________ 2X 5 0.25 0.23 0.22 0.21 0.20 0.18 0.17 0.16 0.15 0.13 0.12 0.11 0.10 0.08 0.07 0.06 0.05 0.03 0.02 0.01 15A 0.33 0.31 0.29 0.28 0.26 0.24 0.23 0.21 0.19 0.18 0.16 0.14 0.13 0.11 0.09 0.08 0.06 0.04 0.03 0.01 15B 0.22 0.20 0.19 0.18 0.17 0.16 0.15 0.14 0.13 0.12 0.11 0.09 0.08 0.07 0.06 0.05 0.04 0.03 0.02 0.01 _______________________________________________________________________________________________________________________ 3X 5 0.37 0.35 0.33 0.31 0.29 0.27 0.25 0.24 0.22 0.20 0.18 0.16 0.14 0.12 0.11 0.09 0.07 0.05 0.03 0.01 15A 0.50 0.47 0.45 0.42 0.40 0.37 0.35 0.32 0.30 0.27 0.25 0.22 0.20 0.17 0.15 0.12 0.10 0.07 0.05 0.02 15B 0.33 0.31 0.29 0.28 0.26 0.24 0.23 0.21 0.19 0.18 0.16 0.14 0.13 0.11 0.09 0.08 0.06 0.04 0.03 0.01 _______________________________________________________________________________________________________________________ 4X 5 0.50 0.47 0.45 0.42 0.40 0.37 0.35 0.32 0.30 0.27 0.25 0.22 0.20 0.17 0.15 0.12 0.10 0.07 0.05 0.02 15A 0.66 0.62 0.59 0.56 0.52 0.49 0.46 0.42 0.39 0.36 0.33 0.29 0.26 0.23 0.19 0.16 0.13 0.09 0.06 0.03 15B 0.44 0.41 0.39 0.37 0.35 0.33 0.30 0.28 0.26 0.24 0.22 0.19 0.17 0.15 0.13 0.11 0.08 0.06 0.04 0.02 _______________________________________________________________________________________________________________________ 5X 5 0.62 0.58 0.55 0.52 0.49 0.46 0.43 0.40 0.37 0.34 0.31 0.27 0.24 0.21 0.18 0.15 0.12 0.09 0.06 0.03 15A 0.83 0.78 0.74 0.70 0.66 0.62 0.58 0.53 0.49 0.45 0.41 0.37 0.33 0.29 0.24 0.20 0.16 0.12 0.08 0.04 15B 0.55 0.52 0.49 0.46 0.44 0.41 0.38 0.35 0.33 0.30 0.27 0.24 0.22 0.19 0.16 0.13 0.11 0.08 0.05 0.02 _______________________________________________________________________________________________________________________ 6X 5 0.75 0.71 0.67 0.63 0.60 0.56 0.52 0.48 0.45 0.41 0.37 0.33 0.30 0.26 0.22 0.18 0.15 0.11 0.07 0.03 15A 1.00 0.95 0.90 0.85 0.80 0.75 0.70 0.65 0.60 0.55 0.50 0.45 0.40 0.35 0.30 0.25 0.20 0.15 0.10 0.05 15B 0.66 0.62 0.59 0.56 0.52 0.49 0.46 0.42 0.39 0.36 0.33 0.29 0.26 0.23 0.19 0.16 0.13 0.09 0.06 0.03 _______________________________________________________________________________________________________________________ 7X 5 0.87 0.82 .078 0.73 0.69 0.65 0.60 0.56 0.52 0.47 0.43 0.39 0.34 0.30 0.26 0.21 0.17 0.13 0.08 0.04 15A 1.16 1.10 1.04 0.98 0.92 0.87 0.81 0.75 0.69 0.63 0.58 0.52 0.46 0.40 0.34 0.29 0.23 0.17 0.11 0.05 15B 0.77 0.73 0.69 0.65 0.61 0.57 0.53 0.50 0.46 0.42 0.38 0.34 0.30 0.26 0.23 0.19 0.15 0.11 0.07 0.03 _______________________________________________________________________________________________________________________ 8X 5 1.00 0.95 0.90 0.85 0.80 0.75 0.70 0.65 0.60 0.55 0.50 0.45 0.40 0.35 0.30 0.25 0.20 0.15 0.10 0.05 15A 1.33 1.26 1.19 1.13 1.06 0.99 0.93 0.86 0.79 0.73 0.66 0.59 0.53 0.46 0.39 0.33 0.26 0.19 0.13 0.06 15B 0.88 0.83 0.79 0.74 0.70 0.66 0.61 0.57 0.52 0.48 0.44 0.39 0.35 0.30 0.26 0.22 0.17 0.13 0.08 0.04 _______________________________________________________________________________________________________________________ 9X 5 1.12 1.06 1.00 0.95 0.89 0.84 0.78 0.72 0.67 0.61 0.56 0.50 0.44 0.39 0.33 0.28 0.22 0.16 0.11 0.05 15A 1.50 1.42 1.35 1.27 1.20 1.12 1.05 0.97 0.90 0.82 0.75 0.67 0.60 0.52 0.45 0.37 0.30 0.22 0.15 0.07 15B 1.00 0.95 0.90 0.85 0.80 0.75 0.70 0.65 0.60 0.55 0.50 0.45 0.40 0.35 0.30 0.25 0.20 0.15 0.10 0.05 _______________________________________________________________________________________________________________________ 10X 5 1.25 1.18 1.12 1.06 1.00 0.93 0.87 0.81 0.75 0.68 0.62 0.56 0.50 0.43 0.37 0.31 0.25 0.18 0.12 0.06 15A 1.66 1.57 1.49 1.41 1.32 1.24 1.16 1.07 0.99 0.91 0.83 0.74 0.66 0.58 0.49 0.41 0.33 0.24 0.16 0.08 15B 1.11 1.05 0.99 0.94 0.88 0.83 0.77 0.72 0.66 0.61 0.55 0.49 0.44 0.38 0.33 0.27 0.22 0.16 0.11 0.05 _______________________________________________________________________________________________________________________ 11X 5 1.37 1.30 1.23 1.16 1.09 1.02 0.95 0.89 0.82 0.75 0.68 0.61 0.54 0.47 0.41 0.34 0.27 0.20 0.13 0.06 15A 1.83 1.73 1.64 1.55 1.46 1.37 1.28 1.18 1.09 1.00 0.91 0.82 0.73 0.64 0.54 0.45 0.36 0.27 0.18 0.09 15B 1.22 1.15 1.09 1.03 0.97 0.91 0.85 0.79 0.73 0.67 0.61 0.54 0.48 0.42 0.36 0.30 0.24 0.18 0.12 0.06 _______________________________________________________________________________________________________________________ 12X 5 1.50 1.42 1.35 1.27 1.20 1.12 1.05 0.97 0.90 0.82 0.75 0.67 0.60 0.52 0.45 0.37 0.30 0.22 0.15 0.07 15A 2.00 1.90 1.80 1.70 1.60 1.50 1.40 1.30 1.20 1.10 1.00 0.90 0.80 0.70 0.60 0.50 0.40 0.30 0.20 0.10 15B 1.33 1.26 1.19 1.13 1.06 0.99 0.93 0.86 0.79 0.73 0.66 0.59 0.53 0.46 0.39 0.33 0.26 0.19 0.13 0.06 _______________________________________________________________________________________________________________________ 1.62 1.53 1.45 1.37 1.29 1.21 1.13 1.05 0.97 0.89 0.81 0.72 0.64 0.56 0.48 0.40 0.32 0.24 0.16 0.08 15A 2.16 2.05 1.94 1.83 1.72 1.62 1.51 1.40 1.29 1.18 1.08 0.97 0.86 0.75 0.64 0.54 0.43 0.32 0.21 0.10 15B 1.44 1.36 1.29 1.22 1.15 1.08 1.00 0.93 0.86 0.79 0.72 0.64 0.57 0.50 0.43 0.36 0.28 0.21 0.14 0.07 _______________________________________________________________________________________________________________________ 14X 5 1.75 1.66 1.57 1.48 1.40 1.31 1.22 1.13 1.05 0.96 0.87 0.78 0.70 0.61 0.52 0.43 0.35 0.26 0.17 0.08 15A 2.33 2.21 2.09 1.98 1.86 1.74 1.63 1.51 1.39 1.28 1.16 1.04 0.93 0.81 0.69 0.58 0.46 0.34 0.23 0.11 15B 1.55 1.47 1.39 1.31 1.24 1.16 1.08 1.00 0.93 0.85 0.77 0.69 0.62 0.54 0.46 0.38 0.31 0.23 0.15 0.07 _______________________________________________________________________________________________________________________ 15X 5 1.87 1.77 1.68 1.58 1.49 1.40 1.30 1.21 1.12 1.02 0.93 0.84 0.74 0.65 0.56 0.46 0.37 0.28 0.18 0.09 15A 2.50 2.37 2.25 2.12 2.00 1.87 1.75 1.62 1.50 1.37 1.25 1.12 1.00 0.87 0.75 0.62 0.50 0.37 0.25 0.12 15B 1.66 1.57 1.49 1.41 1.32 1.24 1.16 1.07 0.99 0.91 0.83 0.74 0.66 0.58 0.49 0.41 0.33 0.24 0.16 0.08 _______________________________________________________________________________________________________________________ OPTOMETRIA 29 dossier 13X 5