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Giornali_files/Articolo cena di beneficenza Mithra
Il Comune restituisce le « Solidarietà | Nel ricordo di Claudio Semeraro Notte da tutto esaurito al Liberty per «Mithra» e il popolo Karen Il salone delle Feste del Grand Hotel Liberty di Riva ha ospitato la cena di beneficenza dell’associazione onlus “Mithra”. Organizzata in collaborazione con “l’Uomo libero” del presidente Walter Pilo, padrona di casa con il noto esercente è stata Cinzia Fanigliulo, moglie di Claudio Semeraro (nella foto Cinzia Fanigliulo e Walter Pilo). Tutto esaurito, con oltre 300 persone che hanno risposto alla “chiamata” della signora Semeraro e dei volontari delle due associazioni, per una serata che si è rivelata, alla prova dei fatti, davvero “perfetta”. All’inizio è stato mostrato un video con le immagini delle missioni svolte in Myanmar, l’ex Birmania. In particolare il ricavato della cena e della lotteria che si è svolta a fine serata, è stato destinato a favore dell’orfanatrofio “Hsa Thoo Lei”, una casa d’accoglienza per bambini profughi di etnia Karen che si trova nella cittadina di Mae Sot, nel nord della Thailandia a pochi chilometri dal confine con il Myanmar. La casa accoglie oggi circa 200 giovani Karen di età compresa tra i tre e i 18 anni d’età, molti dei quali hanno visto morire i propri genitori durante gli attacchi del regime militare birmano. Anni di guerra e repressione che hanno costretto migliaia di persone ad abbandonare tutto, nella sofferenza per evitare la morte, la violenza dei militari e i lavori forzati. Purtroppo la mancanza di fondi da parte di cinque organizzazioni internazionali, da gennaio 2012 ha lasciato questo orfanatrofio senza aiuti, ed allora ecco che Cinzia, recentemente in Myanmar con la mamma di Claudio Semeraro ed altri volontari, ha deciso di dare una mano per portare cibo, medicine, vestiti e quant’altro possa alleviare la loro indigenza. Denaro compreso che serve anche a pagare le maestre per la loro istruzione. L’associazione Mithra (www.mithraonlus.com) può essere aiutata sempre con donazioni in denaro o altro contattando i volontari. Basta visitare il sito web, scrivere una mail o visitare la pagina Facebook digitando nell’apposita stringa di ricerca “Mithra onlus”. I riferimenti bancari per un sostengo concreto sono: Cassa Rurale Alto Garda, IBAN IT 40 K 08016 35320 000002303452. E’ possibile donare anche il 5 x 1000 con la dichiarazione dei redditi inserendo il codice 93019840227. Ieri mattina è stata la volta di Palazzo Riccamboni, angolo via Florida-via Cerere, in pieno centro. Oggi si replica in via Longa, zona S. Alessandro. Perso il primo round in tribunale, il Comune di Riva ha dovuto suo malgrado restituire agli eredi di don Pacifico Riccamboni le «chiavi» dei beni di cui era entrato in possesso (e di cui mantiene la proprietà) nel momento in cui il consiglio comunale nel 2009 voto la soppressione della fondazione Riccamboni. Un atto giudicato «radicalmente nullo» dal giudice civile del tribunale di Rovereto Luca Perilli che esattamente un mese fa ne ha disposto il sequestro e ha nominato nella persona di Marisa Riccamboni (discendente dei primi beneficiari) custode giudiziario dei beni stessi in attesa della discussione di merito che gli stessi eredi avvieranno nelle prossime settimane. Al sequestro disposto dal giudice civile, ieri mattina di buon’ora è stato dato seguito concreto con la consegna delle chiavi dell’immobile di via Florida da parte della segretaria comunale Lorenza Moresco alla stessa signora Marisa Riccamboni, accompagnata dal figlio Diego Uber, esperto di fondazioni e lui stesso erede Riccamboni. Con loro, come richiede la legge, l’ufficiale giudiziario del tribunale di Rovereto. E oggi si replica in via Longa. La proprietà resta in capo a Palazzo Pretorio, almeno fino a quando la giustizia non deciderà nel merito del contendere. E la cosa rischia di trascinarsi per anni, non tanto per i tempi di decisione dei primi due gradi d’appello (tribunale di Rovereto e corte d’appello di Trento in secondo grado) quanto per quelli che rischia di dover sopportare nel momento in cui approderà alla Cassazione. Perché gli eredi Riccamboni sono decisi ad