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Il modello de “La Belle”(1684) Prima parte

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Il modello de “La Belle”(1684) Prima parte
Il modello de “La Belle”(1684)
Prima parte
Sergio Borghi
_______________________________________________________________ Architettura Navale____
Un modello per debuttanti?
Tratto dall’articolo di Bernard Frölich apparso sul N. 217 di Neptunia
“La Belle” e … la bestia ! Paragone, in scala 1:48, delle taglie de La Belle e del vascello tre-ponti
“Ambitieux” : la barca del Cavaliere di La Salle non è molto più importante di una scialuppa del vascello.
Alcuni anni or sono un’équipe di archeologi americani dell’Università del Texas scoprì un relitto vicino alla
foce del Mississippi e lanciò un programma di scavi sul posto. Questo relitto rappresentava i resti della
barca La Belle, piccola nave da carico ausiliaria che faceva parte della spedizione del Cavaliere di La Salle,
spedizione che doveva esplorare la foce del Mississippi.
Nel 1686, La Belle si incagliò nei bassi fondali e andò perduta. Gli archeologi texani hanno scavato il sito,
protetto da un recinto di palancole, ciò che ha permesso, dopo pompaggio, di riportare il relitto quasi a
secco. Gli americani, destinate molte risorse a questi scavi, hanno potuto recuperare molte vestigia, oggetti
diversi, parti di equipaggiamento, cannoni di bronzo, oltre a ritrovare tutta l’ossatura dello scafo della nave.
Il clamore fatto negli Stati Uniti attorno a questo relitto e all’avvenimento storico che esso rappresentava
per il patrimonio americano ha fatto uscire questa piccola nave dall’anonimato.
In queste condizioni, non c’è da stupirsi che Jean Boudriot sia stato sollecitato e che, dopo ricerche
d’archivio, abbia potuto ricostruire ciò che doveva essere questa barca.
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Il modello de “La Belle”(1684)
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Classificata nei registri della marina reale come barca lunga (barque longue), questa piccola nave è stata
costruita a Rochefort nel 1684, ma Jean Boudriot la classificherebbe piuttosto come “chatte” (gatta ?). La
ricostruzione che ne ha fatto è fondata essenzialmente sul preventivo di costruzione de La Belle e su alcuni
altri documenti. In vista di completare la monografia che ha preparato, egli ha chiesto a Bernard Frölich di
iniziare la costruzione del modello, per poter pubblicare delle foto. Egli fornì, man mano che li definiva, i
disegni ed i piani del La Belle. La serie di disegni in scala 1:48 mostra all’evidenza che si tratta di una nave
veramente piccola: 17 metri di lunghezza al galleggia mento (34 cm alla scala di 1:48).
Primi elementi di cantiere: l’insieme chiglia ruota di prua dritto di poppa scudo sono stati preparati, così
come l’ordinata maestra di cui si apprezzerà la sezione panciuta.
All’esame dei disegni, Bernard Frölich constatò che questa piccola nave era molto seducente: le forme
eleganti (malgrado la sua sezione maestra panciuta da nave da carico), dotata di un piccolo sperone con
serpi e polena (“La Belle”, sembra, facesse allusione a Mademoiselle de Fontane, da cui l’acconciatura
particolarmente ramificata della stessa polena), da eleganti servizi (in francese “bouteilles”; in effetti, dei
falsi servizi, sotto forma di pannelli decorati), uno specchio di poppa decorato da un elegante motivo con le
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insegne regali, sei cannoni (da tre libbre soltanto, senza dubbio molto difficili da mettere in opera, come si
vedrà in seguito) e infine per l’armamento, tre alberi, come i grandi vascelli, anche se la velatura rimane
molto modesta, con basses voiles, huniers, petit artimon et simple civadière. Ma, come dice un certa
pubblicità di automobili, La Belle ha “Tutto di una grande …”!
Due modelli
Che modellino mignon si poteva fare in scala 1:48 ! Sedotto, Bernard Frölich accettò.
Ma l’ambiente americano e la celebrità storica che ne erano scaturiti lo spinsero ad affrontare in più un
altro modello, in scala 1:24, poiché Jean Boudriot intendeva pubblicare entrambe le serie di piani.
Bernard Frölich decise perciò di lanciarsi nella costruzione dei due modelli in parallelo. Ma per ragioni di
facilità e opportunità, è del modello in scala 1:24 che si parla in questo articolo. La costruzione, per periodi
alternati, di due modelli a due scale differenti è una curiosa esperienza ed essa ha fatto prendere coscienza
del fatto che il modello realizzato in scala 1:24 poteva essere abbordato non da un modellista debuttante, ma
come primo modello di cantiere da chi già avesse una certa destrezza manuale e, come sempre, fosse in
possesso di cultura storica e di conoscenze indispensabili della marina dell’epoca.
Al contrario, il modello in scala 1:48 resta, secondo Bernard Frölich, di una realizzabilità un po’ delicata, in
ragione della finezza di numerosi dettagli, in particolare della decorazione e delle sculture.
Il modello in scala 1:24
Sul modello in scala 1:24 il lavoro si rivela piuttosto agevole, si ha del posto, e si ritrova su “La Belle”, con
uno scafo di 70 cm di lunghezza e con elementi dell’ossatura di 6 mm di spessore. Sebbene il modello sia
veramente completo, è tuttavia un modello relativamente semplice. L’ossatura non comporta che una
trentina di costole (ce ne sono più di 80 su un grande vascello), non c’è che un solo ponte, castello e cassero
sono minuscoli. La sistemazione della stiva è semplice, l’artiglieria molto modesta (6 cannoni e alcune
spingarde), un solo piccolo canotto, e l’armamento piuttosto leggero comprende appena poco più di
duecento bozzelli, ben poco rispetto a una fregata, che ne conta più di seicento. Nel bilancio conclusivo,
questo modello ha richiesto circa ottocento ore di lavoro, mentre ne erano state necessarie millequattrocento
per “La Belle Poule” e più del doppio per un vascello a tre ponti come l’ “Ambitieux”.
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Il cantiere è stato montato ed ha accolto l’insieme preparato, di cui si vede la parte poppiera. Il dritto di
poppa è tenuto fermo da un morsetto e l’ossatura dello scudo può essere dettagliata: la cornice del
dragante poggia al di sopra dei due estaings e tre barre vengono, all’interno, ad incastrarsi sul dritto di
poppa.
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Le prime ordinate sono installate sulla chiglia dove sono tenuti da un semplice intaglio nel madiere: si
osservi che non vi sono mezzi madieri e che l’ordinata maestra, in primo piano, comporta tre spessori a
partire dal ginocchio, ciò che assicura l’inversione dell’orientamento delle ordinate, tra la parte prodiera e
quella poppiera dell’ossatura.
La costruzione dell’ossatura
A causa della sua modesta lunghezza, la chiglia non comporta che due elementi: un pezzo lungo e il brione
(piede di ruota), assemblati per mezzo di una lunga palella (écart). La ruota di prora e il dritto di poppa sono
ciascuno in un unico pezzo. I loro assemblaggi sono rinforzati con delle guarnizioni che vengono a
raddoppiarli: nella parte anteriore, una guarnizione accoglierà, al di sopra del brione, il piede dei forcacci
(zangoni) anteriori, e si prolunga, al di là della ruota, con una controruota di prua. Alla stessa maniera, una
guarnizione e la curva del dritto di poppa accoglieranno i piedi dei forcacci posteriori. Infine un
paramezzale, intagliato al di sopra delle ventiquattro ordinate più in avanti completerà l’ossatura assiale. Lo
spessore dell’insieme chiglia ruota di prua dritto di poppa è di 7,5 mm alla scala 1:24, il paramezzale ha una
sezione di 4x10 mm.
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Le ordinate sono a doppio spessore (2x6 mm), ma non c’è doppio madiere. L’ordinata maestra è dunque
composta da un madiere unico, prolungato da due prolunghe e un ginocchio e ua prolunga su ciascun lato.
L’assemblaggio delle ordinate sulla chiglia è fatto con semplici intagli del madiere. In avanti e all’indietro i
piedi dei forcacci (5 in avanti, 7 all’indietro) sono accolti da intagli praticati nei due pezzi di guarnizione
che raddoppiano il brione e la parte posteriore della chiglia.
La battura, che bisogna preparare prima di installare le ordinate sul cantiere, presenta una disposizione
particolare. Essa è ottenuta da una diminuzione di spessore della chiglia, nella parte alta ed ha dunque un
faccia verticale, l’altra, inferiore, obliqua rispetto al piano orizzontale. Inoltre, questa battura è posizionata
in altezza in modo tale che le tavole del torello che vi si appoggia non spinga contro la base dei madieri,
lasciando libero un piccolo spazio triangolare che gioca il ruolo di canale degli anguillers: questa
particolarità è stata provata per mezzo delle vestigia del relitto, e comportava dunque del rispetto.
La poppa
L’arcaccia de La Belle non è troppo complicata. Si tratta di uno scudo detto “piatto”, in opposizione alle
poppe rotonde del XVIII secolo. L’arcaccia è dunque costituita da due estaings che fanno da montanti, dalla
cornice del dragante e da tre barre orizzontali. La cornice del dragante presenta una doppia curvatura,
mentre le tre barre non hanno che una leggera convessità trasversale. La cornice del dragante si appoggia
sulle estremità piatte dei montanti, e le barre si appoggiano, con le loro estremità laterali, alla faccia interna
dei montanti. Questi si possono considerare a curvatura semplice, e saranno tagliati direttamente in una
tavoletta anche se la loro posizione finale tiene conto di una doppia obliquità, quella dovuta all’inclinazione
dello specchio di poppa, corrispondente all’inclinazione del dritto di poppa, e quella dovuta alla convessità
trasversale dello specchio, data dalla curvatura delle barre. Questo insieme poggia su un elemento di
guarnizione che raddoppia il dritto di poppa e prolunga il ramo superiore della curva del dritto di poppa.
L’insieme dell’arcaccia potrà dunque essere installato sul dritto di poppa e sull’insieme dell’ossatura
longitudinale prima della predisposizione del cantiere.
Il cantiere
Preparati tutti gli elementi dell’ossatura, il loro assemblaggio ha bisogno di un cantiere. Questo cantiere,
classico, è costituito da una spessa tavola di base, munita di due regoli che serreranno la chiglia, di due
squadre con sistemi di fissaggio della ruota di prua da una parte e del dritto di poppa dall’altra, e di una
tavola sagomata detta “du fort”, destinata a mantenere in posizione le ordinate durante il montaggio. Nel
nostro caso la tavola sagomata è stata scelta in funzione delle forme della carena, in corrispondenza della
linea di galleggiamento. Per questo fatto, la tavola non ha curvatura e la si può prevedere un po’ spessa (nel
nostro caso, 10 mm).
Questo cantiere sarà completato, nella parte anteriore, con l’ordinata del caposesto messa al suo posto per
mezzo di una piccola sagoma supplementare fissata al livello della testa della ruota di prua, ciò che
permetterà il montaggio degli scalmi di cubia.
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Vista d’insieme del cantiere, il montaggio “in legno torto” terminato. Tutte le ordinate sono a posto,
l’arcaccia e la chiusura della prua sono eseguite, una falsa cornice di tenuta è stata fissata alla sommità
degli scalmi delle ordinate.
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Due dettagli della poppa e della prua mostrano l’installazione del cantiere per il montaggio dell’ossatura
dello specchio di poppa da una parte, degli scalmi di cubia dall’altra.
Per quanto riguarda l’ossatura della poppa, essa sarà completata con il montaggio degli scalmi di volta e di
specchio. Si ritaglieranno questi pezzi con la medesima sagoma. Sono in numero di otto, di cui sei
costituiscono una sorta di massello che, attorno all’apertura della timoniera, chiude la testa del dritto di
poppa, gli altri due liberi, tutti questi scalmi, così come i due montanti laterali, appoggiandosi alla cornice
del dragante, alla quale saranno incollati e puntati (inchiodati?). Gli scalmi dei montanti laterali sono un po’
delicati da realizzare, in ragione della doppia curvatura delle loro facce laterali. Saranno lasciate un po’ più
spesse, e si sgrosseranno con la lima le loro facce esterne per allinearle con l’andamento esterno delle
ultime ordinate, e poi si curerà la forma delle facce interne, per riportare i pezzi al loro giusto spessore.
L’insieme di questi scalmi sarà mantenuto a posto, incollando sul loro prolungamento superiore una traversa
orizzontale ritagliata e sagomata per assecondare la curvatura trasversale dello specchio di poppa. A
conclusione del lavoro, gli scalmi ritagliati saranno rettificati per ricevere il pezzo di forma più complicata
che servirà da cornice al coronamento di poppa.
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A questo stadio, lo scafo in ossatura può essere estratto dal cantiere. In realtà si è un po’ più avanti: la
levigazione interna è stata realizzata ed i supporti dei bagli del ponte sono al loro posto, visibili tra le
ordinate.
Tutte le ordinate, aggiustate e messe al loro posto, dopo aver sgrossato al meglio le loro superfici interne,
saranno tenuta insieme con una falsa cinta incollata sul prolungamento superiore degli scalmi, all’esterno.
Questa cinta sarà messa in forma (o ritagliata) per avere una certa curvatura, e sarà meglio prevederla molto
spessa (è stato utilizzato un listello d’abete di 10x3 mm di sezione). Ciò fatto si potrà estrarre il modello dal
suo cantiere e iniziare a rettificare la forma esterna dello scheletro, a meno che si preferisca dedicarsi dalla
stessa operazione all’interno dell’ossatura: è la fase più ingrata del lavoro, a causa dell’accesso scomodo.
Sistemazione della stiva
Una volta convenientemente levigato l’interno dell’ossatura, si inizierà a fissare il supporto dei bagli, dopo
averne scrupolosamente riportato la traccia. Per una volta si à preferito, prima della posa, realizzare gli
intagli destinati a ricevere le estremità dei bagli e delle lattes (assi?), lavorando sui due supporti
contemporaneamente, ciò che assicura la simmetria, a condizione di fare ben attenzione alla loro posizione
longitudinale al di fuori della posa.
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L’interno dell’ossatura, convenientemente pareggiato e levigato, ha accolto gli elementi di legame
longitudinale, il paramezzale, intagliato su ciascun madiere, ed i supporti dei bagli, già intagliati a coda di
rondine per i bagli.
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In seguito si procederà al rivestimento interno della stiva, che sarà parziale, poiché un certo numero di
strisce saranno libere per aerare l’ossatura dello scafo. Si potrà allora sagomare, aggiustare e mettere a posto
un certo numero di pezzi di rinforzo, courbes (braccioli del bompresso?) e ghirlande, così come le scasse
dei due alberi maggiori, quella di trinchetto essendo combinata con la ghirlanda più bassa (sarà bene allora
disporre della parte bassa degli alberi per poterli aggiustare nelle loro scasse). Si instalallerà ugualmente il
(tavolato del) pavimento della camera posteriore, che presenta un dislivello rispetto al ponte – il “coupis” –
pavimento che poggia su alcuni falsi bagli bloccati sul rivestimenti interno della stiva (i supporti dei bagli
del ponte sono interrotti davanti alla camera). La stiva è suddivisa in tre comparti per mezzo di paratie
trasversali che bisognerà preparare, aggiustare e montare appoggiandosi a dei bagli che sarà necessario
preparare all’occasione. La paratia centrale sarà completata dall’arcipompa, fatta di tre pannelli, e la paratia
anteriore permetterà di mettere a posto il pavimento, leggermente sopraelevato in rapporto al fondo della
stiva, la fossa delle corde?.
Stessi elementi per la parte posteriore. Si osserverà semplicemente l’interruzione dei supporti dei bagli del
ponte all’altezza del “coupis”, spostamento del ponte fatto per dare un po’ di altezza alla camera
posteriore. Verso l’alto si distinguono l’elemento di supporto dei bagli del piccolo castello e gli elementi di
ossatura della poppa, attorno all’apertura della timoneria.
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Parte centrale della stiva: il fasciame è stato posato a tribordo. Esso è stato completato solo sul fondo
mentre al di sopra due file di tavole spaziate permettono di aerare la maglia. A babordo, alcuni elementi
del fasciame sono posati, destinati a ricevere e assicurare il fissaggio delle sistemazioni della stiva. La
scassa dell’albero maestro è installata, con i cunei della parte inferiore dell’albero e sono visibili i due fori
di passaggio delle pompe attraverso l’ossatura.
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Parte anteriore della stiva: le sistemazioni continuano. Una robusta ghirlanda incrocia gli scalmi di cubia
al livello dei supporti dei bagli. Il primo baglio è stato installato, provvisoriamente, allo scopo di regolare
la posizione dell’albero di trinchetto di cui si scorge l’impianto combinato con una ghirlanda. La paratia
che separa la stiva dalla fossa delle corde è a posto, appoggiata al quarto baglio, ed è posato il piccolo
pavimento della fossa delle corde.
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Parte posteriore della stiva: la terza paratia chiude la stiva un po’ avanti al “coupis”, che va
immaginato dietro l’ultimo baglio del ponte. Il pavimento spostato in basso della camera posteriore è
visibile così come il fasciame obliquo dello scudo.
(continua II parte)
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