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«IO, NELLA TANA DEGLI UOMINI BOMBA»

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«IO, NELLA TANA DEGLI UOMINI BOMBA»
www.panorama.it
ESCLUSIVO
9 770553 109000
Panorama ha inviato una giornalista islamica
nel quartiere di Bruxelles dove sono cresciuti
e si sono nascosti i terroristi che hanno colpito
Belgio e Francia. Ecco il mondo ostile e quello
tormentato che ha visto a Molenbeek.
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«IO,
NELLA
TANA DEGLI
UOMINI
BOMBA»
Molenbeek, Bruxelles, 26 marzo 2016:
la giornalista di origini siriane
Asmae Dachan durante
il suo reportage nella capitale belga.
ISSN 977-0553109000
Austria, Belgio, Francia, Spagna, Portogallo 5,70 Euro; Germania 7,00 Euro; U.K. 4,40 GBP; Svizzera 6,30 CHF; Svezia 55,50 Sek; Svizzera C.T. 6,00 CHF; U.S.A. (via aerea New York) 9,50 USD, Canada 10,00 Cad - P.I. SpA - Sped. in A.P. - D.L. 353/03 art.1, comma 1, DCB Verona
6 aprile 2016 | Anno LIV - N.14 (2601) | Giornale 3,00 euro
© 2016 Twentieth Century Fox Home Entertainment LLC. All Rights Reserved.
“Academy Award®” and “Oscar®” are the registered trademarks
and service marks of the Academy of Motion Picture Arts and Sciences.
STEVEN SPIELBERG FIRMA UN
PANORAMA + DVD E 15,90
1957: l’FBI cattura una spia sovietica a Brooklyn. Un legale statunitense dovrà affrontare un’incredibile impresa: negoziare in modo
pacifico il suo scambio a Berlino Est condue cittadini americani. Steven Spielberg è l’autore di un capolavoro, ispirato a una vicenda
vera. Ottimi gli interpreti: Tom Hanks e Mark Rylance, premio Oscar© come miglior attore non protagonista.
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Genova, una città che si nasconde
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Editoriale
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SCENARI
ITALIA
Il bonus ai 18enni? Non pervenuto
Quanto ci costeRai
Repetti torna in pista grazie a Verdini
Il Csm naviga (e si perde) nei milioni
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In copertina: foto di Timothy Fadek/Redux/Contrasto
ECONOMIA
Ilva: una missione (quasi) impossibile
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Bizzi, il nostro uomo all’Avana
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Quell’inutile demagogia sull’olio tunisino 28
MONDO
Per Hillary spunta un «santo» alleato
Niente sale, siamo newyorkesi
L’India è sempre più digital
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FRONTIERE
Meningite, lo strano caso della Toscana
Lo sportello lunare degli oggetti perduti
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CULTURA
La città che rinasce ad arte
Lessico famigliare comunista
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Panorama | 6 aprile 2016
Noi presidi, ridotti
ad aggiustare i rubinetti
Le riforme sull’autonomia scolastica (volute dal
ministro Stefania Giannini) dovevano trasformarli
in manager moderni. Ma la burocrazia li costringe
a occuparsi di altro: rubinetti che perdono, gomme
da cambiare e aiuole da sistemare. Così i presidi
2.0 finiscono hanno sempre meno tempo per
dedicarsi ai ragazzi. Mentre i fondi scarseggiano
e una scuola su quattro è senza guida. Senza
contare che anche l’autorità anticorruzione
e i tribunali possono trasformarsi in nemici.
Viaggio nel malcontento dei dirigenti
scolastici italiani. Che ora hanno lanciato
una petizione su Internet per provare
a cambiare le cose.
Per commentare #labuonascuola
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6 aprile 2016
Allegati a questo numero di Panorama trovate Flair
e Portfolio, uno speciale dedicato al risparmio. Gli
abbonati (versione cartacea e/o digitale) potranno
sfogliarli online all’indirizzo www.panorama.it/
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telefonata da tutta Italia per telefoni fissi: 0,12 euro + Iva al minuto
senza scatto alla risposta; per cellulari costi in funzione dell’operatore.
FATTI
Pupo
senza veli
Tre giorni a Molenbeek
Israele, come si vive con l’Isis al confine
La malamministrazione Pd
Il crac Etruria è salato, ora chi pagherà?
Una voragine chiamata Inps
L’insostenibile lentezza dei tagli
La «buona scuola»? Deve arrangiarsi
il preside tuttofare
Il ponte degli sprechi
Le donne e gli uomini di Pupo
Tu umano, io di più
Rischiamo di delegare alle macchine
anche la nostra coscienza
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Ha amato donne,
uomini, travestiti
(«chi capita,
capita»), ma è se
stesso che ama
più di ogni cosa.
Si sente il leader di
una famiglia superallargata che definisce
«un clan di tipo mafioso». E tra i suoi tanti fan
c’è anche un prete che, da anni, tenta
di convertirlo. Un Pupo inedito (come
il suo cd che arriva dopo 11 anni di digiuno)
si racconta a Panorama.
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Per commentare #pupo
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LINK
L’era dei robot sapiens
È già realtà. Ci sono computer e robot dotati di intelligenza
artificiale che possono apprendere, autoapprendere
e migliorarsi. Senza gli umani. Presto, oltre a pensare,
proveranno sentimenti.
Uno scenario affascinante
e inquietante. Alcuni
scienziati capitanati
da Stephen Hawking
ritengono che «i computer
prenderanno il potere.
E l’uomo sarà una
specie a rischio».
Per commentare
##artificialintelligence
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Il lato noir del rock in mostra
La nuova vita dei quartieri a luci rosse
Tre interni da vedere
Nel futuro con un occhio alla preistoria
Quella volta che Jacqueline Kennedy ...
Zitti tutti: il maghetto sta tornando
Questa di Cristiano è la storia vera
Io, donna fedele nei secoli
È l’ora dei grandi classici
Storia di un vecchio di gran moda
Periscopio
Incipit
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EDITORIALE
di Giorgio Mulè
L’ALLARME È ALTISSIMO, MANCANO LE RISPOSTE
L
e cronache delle indagini successive agli attentati a Bruxelles ci confermano quanto scriviamo da molto tempo. E cioè che i terroristi e i loro fiancheggiatori non ricorrono a chissà
quali sofisticati sistemi per pianificare le loro azioni: semplicemente vivono come noi e in
mezzo a noi. Si mimetizzano nelle nostre città, viaggiano e si incontrano facendosi scudo di alcune nostre conquiste come la libertà di comunicare o di spostarci da uno Stato
all’altro. Sfruttano le falle di un apparato di prevenzione sfilacciato, farraginoso, incapace
di connettersi per mettere a fattore comune le informazioni sensibili. Prendere coscienza
di tutto questo significa fare un passo indietro per adeguarci al principio di realtà che con
i suoi morti sparsi per l’Europa ci dice come oramai sia ineludibile ripensare al modello di
sicurezza. Il cancro è tra noi, non ha la forma di un manipolo di infiltrati ma la grandezza
di una metastasi della quale non conosciamo la reale portata: sappiamo però che il male,
questo grande male, ha imparato perfettamente a evitare gli antidoti della prevenzione e
a utilizzare i suoi buchi neri.
Cullarsi nell’affermazione apodittica che «in Italia siamo
LA TUA OPINIONE
al sicuro» e che «da noi non può succedere un’altra Bruxelles»
È UN FATTO
è da irresponsabili. Le stragi di questi anni ci dicono con tragica
L’accordo con la Turchia
chiarezza che viviamo una catastrofe universale che non conosce
dimostra che la Merkel
si è già pentita
né longitudine né latitudine: si colpisce in Pakistan e in Belgio,
dell’apertura totale
in Tunisia e in Francia, nelle Filippine e in Danimarca. Ovunque.
ai profughi. Renzi lo ha
Perché, scusate se ripeto una banalità, nel mirino non c’è uno
firmato, forse in cambio
di un po’ di flessibilità sulla
Stato ma la nostra idea di civiltà. Siamo quindi un obiettivo al pari
spesa, e ora l’unica porta
degli altri Paesi ed è il momento di iniziare seppur tardivamente
aperta è la Sicilia. Una
a ripensare alla radice le modalità di convivenza. Le frontiere,
follia di cui dovrà rendere
conto agli italiani. Tanto
innanzitutto. Senza il ricorso ai facili populismi dei muri da
più ora che appare chiaro
costruire, c’è la necessità di istituire controlli rigorosi presso
come sui quei barconi non
qualsiasi imbarco o transito internazionale: aeroporti, navi, treni,
ci siano solo profughi,
ma fanatici che sognano
dogane automobilistiche. Così come è giunto il tempo di bandire
di tagliarci la testa.
la retorica e predisporre una politica dell’accoglienza dei migranti
Gianni Semeraro
attraverso una effettiva e certa identificazione di chi viene recuperato in mare. Abbiamo già numerosissimi casi di delinquenti
travestiti da profughi, compresi soldati e predicatori di odio sbarcati e accolti con troppa
facilità. Oggi siamo alla vigilia di un nuova ondata di arrivi di proporzioni epocali: siamo
davvero decisi a evitare di metterci in casa potenziali terroristi?
Sappiamo perfettamente che non esiste né potrà mai esistere la certezza di essere
al sicuro. La responsabilità di chi governa dovrebbe passare però dall’analisi degli errori
commessi fino a oggi e dall’elevatissimo grado di minaccia che incombe sull’Italia. Sono
tre le direttrici su cui agire: controlli alle frontiere, sul territorio, azioni militari nelle zone
dominate dall’Isis. Dopo le stragi in Belgio abbiamo pensato di cavarcela con il solito
armamentario: qualche poliziotto in più negli aeroporti, due o tre scorte in aggiunta e un
paio di vertici. Pensare di essere infallibili e illudersi di cloroformizzare la paura con dosi
rassicuranti di retorica non servirà. A ogni azione dovrebbe corrispondere una reazione.
A oggi questa reazione non è pervenuta.
n
© RIPRODUZIONE RISERVATA
6 aprile 2016 | Panorama
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V
di Bruno Morchio
ivo a Genova da sempre e
continuo a chiedermi dove si
nasconda la sua anima, l’identità
profonda, quella che si potrebbe
chiamare la sua vocazione.
E mi domando se non sia il
desiderio di strapparle questo
segreto che mi spinge a continuare a scrivere. Da Nervi
a Voltri si allunga una lingua di
terra coperta di cemento, trenta
chilometri che si chiamano Pra,
Pegli, Sestri, Sampierdarena,
Sturla, Quarto, Quinto. I suoi abitanti
parlano una lingua che si va perdendo,
la quale nei diversi luoghi presenta
tratti e accenti tipici e inconfondibili,
e ancora oggi, a distanza di quasi un
secolo dall’unificazione amministrativa, quando vanno in centro dicono:
vado a Genova. Il fulcro economico
e produttivo nel tempo si è spostato,
passando dal porto vecchio, il cuore
pulsante della Repubblica marinara,
al Ponente e alla val Polcevera degli
Ansaldo, delle fabbriche siderurgiche
e meccaniche, della cantieristica
e delle nuove tecnologie. Anche il porto
commerciale si è sviluppato verso
occidente, lasciando il Mandraccio ai
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Panorama | 6 aprile 2016
UNA CITTÀ
CHE SI NASCONDE
Genova si allunga per 30 chilometri lungo il mare,
da Quarto fino a Pra. Ma per scoprirne l’anima
bisogna entrare nei caruggi che dal mercato
di piazza Cavour salgono fino al Palazzo Ducale.
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