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FIRENZE, PALAZZO STROZZI 22 SETTEMBRE 2012-27 GENNAIO 2013 FATTI GUIDARE SI SULIS, VIVERRA? SPECIALI DIDASCALIE PER FAMIGLIE E BAMBINI Si Vali,La Catus sa consules LAsulis, SALAviverra? LETTURA Salaorentiliena, Lettura permette ai ne publis ia ati sendeps, Cateriam caellem visitatori di prendersi una pausainprehenatis e di approfondire hos intia dis tuam Vi tam face nestrac maxim hoc la loro esperienza. si ut può trovare unaigna, selezione tusquidemus, imo et Catquam est? P. Usintrodotti senducitum, di opere del periodo, compresi fumetti, per quam mevolta deessimum Si anni ta exTrenta. nest vivehebatere la prima in Italiaaur. negli I riflettori nertea re, quam ina nonsus, nondam manumMunari factod sono puntati su due italiani illustri – Bruno diussus mentem supplic e Giannifectum Rodariseniqua – entrambi attiviorum prima e dopoaelartere dercesis adhusciis inclus; nonsisuloc remod auror la Seconda guerra er mondiale. hos C. Vivatudes erit nos, ne optis Multoraecret Catque hebemus quam ut veremura nonsuntem LA SALA abem RADIOoptia I visitatori possono ascoltarvi alcuni nimmove, ocupios, C. Urbite alissimpost L. Serriprogrammidit radio dell’epoca e registrare le proprie timmo tebatio nonc tesstudio virisquradiofonico. amquem vatio interviste in unrtimus, vero e proprio uteatus. Mulegernium publiss verrà iliurevutilizzata iviribe ssincus Una selezione delle interviste per creare volus etinatqua dertuam una trasmissione su Radioinprist? PalazzoEconsulii Strozzi. pribefa ceruntimo consus convemquit Cupior quid atumeri butem. “CHIEDIMI” Il personale con il distintivo speciale Ignare is perum int.di più sulla mostra, “Chiedimi” può publin aiutartivituus? a saperne Solin essum aucto adhuit, quondum anchetus nella tua lingua: se hai bisogno di dium saperepote consust ionsultuus di seremurnu cone con se nonditam qualcosa chiedi fuit a loro. mo idem itua cont? Tatius, omnihillerei is, octandiis. Sermius maximili, moena, norum nonsil hictemuspio, sente vius; nostercerfex seropop ublicae quoniquem, notisquid dii probsenatus se in tam publius, se con tri coerisq uodicat, obus fitabus, videtor tidetima, factorte, nos ficaed caturemque inati iae intem is imust cupio te hilicaet, orum niquons ignaribuntis sa num deris cuperfi caudenihilis Catiusa vene iusa In tutta la mostra ci sono didascalie speciali che invitano le famiglie a guardare l’Italia con gli occhi di chi è cresciuto negli anni Trenta. MONOPOLI DELL’ARTE Vedrai le famiglie usare questa speciale “valigia”, piena di attività pensate per tutte le età. Prendine una al Punto Info, al primo piano, e “gioca” in mostra lanciando un dado. La restituirai a fine visita. Puoi anche fare la tua intervista radiofonica! LE CARTE D’ARTE Esplora una selezione di opere in mostra con le carte, da collezionare, che suggeriscono attività da fare in mostra e a casa. IL KIT DISEGNO Durante il percorso in mostra disegna sul blocco la tua versione tutta speciale delle opere esposte. Chiedi, al Punto Info al primo piano un kit disegno (è gratis) da usare e restituire alla fine della visita. IL SEGNALIBRO Esplora la relazione tra le opere e gli scritti degli artisti del tempo. Cerca lo speciale simbolo del libro... poi vai in Sala Lettura e cerca il titolo relativo! 4 5 LA VIA ITALIANA ALLA MODERNITÀ CENTRI E SCUOLE Nell’Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si combatte una battaglia artistica di grande vivacità, che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze, dal classicismo al futurismo, dall’espressionismo all’astrattismo, dall’arte monumentale alla pittura da salotto. La scena è arricchita e complicata dall’emergere del design e della comunicazione di massa: i manifesti, la radio e il cinema. La mostra invita a esplorare il decennio precostituite senza pregiudizi, basandosi su dati ed elementi storici il più possibile oggettivi. Si sono indossati gli occhiali degli anni Trenta per capire, privilegiando opere allora effettivamente viste e discusse, sulla stampa, nelle mostre internazionali, nazionali e sindacali, in gallerie private di punta, con un’effettiva incisività sulla cultura visiva e sul dibattito artistico del tempo. Aprono la rassegna opere dei “maestri”, raccolte secondo i principali centri artistici, mentre le ricerche dei “giovani” documentano l’emergere di stili e linguaggi inediti. Il percorso prosegue con gli artisti in viaggio e il confronto con Parigi e Berlino; l’arte monumentale e pubblica; la polemica antimodernista da parte del tradizionalismo più reazionario. La mostra esplora anche il design, prospettando scenari di un futuro segnato dall’idea e dalla pratica della riproducibilità di immagini e oggetti, chiudendosi con Firenze, e con il momento in cui il paese entra in guerra a fianco della Germania. I protagonisti degli Anni Trenta sono presentati attraverso i centri artistici che fanno scuola in Italia: il gruppo di Milano, dove spiccano Sironi, Martini e Carrà; Firenze, cui si può collegare anche il bolognese Morandi; Roma, divisa tra classicismi e realismi; la raffinata Torino di Casorati, che guarda anche alla Francia, e infine Trieste, che rappresenta una situazione di confine aperta alla mitteleuropa. Molte delle opere presentate furono esposte nelle mostre dell’epoca: il sistema artistico, organizzato dallo Stato fascista, prevedeva al livello più elevato le Biennali di Venezia, a carattere internazionale, che permettevano di conoscere il panorama europeo. La migliore produzione nazionale era invece accolta dalle Quadriennali romane, che costituivano uno dei terminali delle Sindacali, legate alla produzione artistica regionale e provinciale, mentre le Triennali milanesi erano dedicate ad architettura e arti applicate. I curatori 6 7 1.01 1.03 (Sassari 1885-Milano 1961) (Treviso 1889-Milano 1947) MARIO SIRONI La famiglia 1932 (?) olio su tela FAI - Fondo Ambiente Italiano Il dipinto è uno dei lavori su tela di maggiori dimensioni di Sironi. Nei tardi anni Venti e nei primi anni Trenta l’artista si concentra sui temi del lavoro e della famiglia, ambientando le figure in un atemporale paesaggio rupestre, recuperando compattezza nelle forme e utilizzando una cromia smaltata che rinvia alla pittura del Tre e Quattrocento. Donna al sole 1930 terracotta da stampo Collezione privata 1.02 La I Quadriennale del 1931, dove sono esposte sette sculture in una sala a lui dedicata, rappresenta per Martini la prima grande affermazione nazionale. Donna al sole è realizzata nello studio-forno allestito a Vado Ligure nello stabilimento dell’Ilva Refrattari, dove l’artista può modellare e cuocere terrecotte di grandi dimensioni. Della scultura esistono esemplari in terracotta, pietra, gesso e bronzo; quello esposto proviene dalla collezione fiorentina di Alessandro Contini Bonacossi. (Milano 1868-1931) 1.04 ADOLFO WILDT Arturo Ferrarin 1929 marmo con dorature Collezione privata Il ritratto di Arturo Ferrarin – all’apice della popolarità dopo la trasvolata Italia-Brasile – è desunto dal calco in cera del volto dell’aviatore: Wildt, il cui Mussolini era diventato un’icona del regime, trasforma Ferrarin in un’effige ieratica dal sapore funerario, funzionale all’iconografia fascista dell’eroe. L’astrazione del retro dorato sarà fondamentale per alcuni suoi allievi, come Fontana e Melotti. 8 ARTURO MARTINI ACHILLE FUNI (Virgilio Socrate Funi; Ferrara 1890-Appiano Gentile 1972) Malinconia 1930 olio su tela Milano, Museo del Novecento Partecipe sin dall’inizio del progetto “Novecento” di Margherita Sarfatti, dal 1926 l’artista giunge a una figurazione incentrata sulla revisione dei maestri del Rinascimento. Plasticità e sintesi vengono ricercate attraverso la modulazione dei toni, unendo la ricerca di monumentalità a un tratto rapido e a una nuova morbidezza cromatica. 9 1.05 1.07 (Quargnento 1881-Milano1966) (Pergine Valsugana 1892Parigi 1931) CARLO CARRÀ Pescatori 1935 olio su tela Milano, Museo del Novecento Iniziato nel 1929 in Versilia, il quadro viene concluso nel 1935 a Milano. Il colore chiaro e diffuso richiama l’esperienza dell’affresco, che l’artista sperimenta nel 1933 per la V Triennale di Milano. Due pescatori si stagliano su una sua tipica marina, animata da onde increspate, solcate da una barca dalla vela antica: un quadro di grande sintesi plastica e studiata solidità d’impostazione. 1.06 GIGIOTTI ZANINI (Luigi Zanini; Vigo di Fassa 1893-Gargnano sul Garda 1962) Natura morta 1932 olio su tavola Milano, Museo del Novecento Nei primi anni Trenta Zanini si inserisce nella cerchia di Margherita Sarfatti, prendendo parte alle mostre del gruppo Novecento. L’artista trentino ha spesso dipinto nature morte inserite nella strombatura di una finestra aperta su un paesaggio: nello spazio, organizzato attraverso un’attenta costruzione prospettica, gli attrezzi dell’architetto e del pittore sono accostati a strumenti musicali. 10 TULLIO GARBARI Il trionfo di san Tommaso 1931 olio su tela Rovereto, MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Provincia Autonoma di Trento Il trionfo rappresenta un omaggio al pensiero tomista del filosofo Jacques Maritain, che Garbari sperava di incontrare a Parigi, dove lo colse la morte. La vocazione, la riflessione filosofica, l’estasi e glorificazione del santo sono riunite in una composizione affollata: a partire dal basso i pensatori dell’antichità e gli uomini di fede, Tommaso circondato dagli Evangelisti e la Trinità con Maria. 1.08 FRANCESCO DE ROCCHI (Saronno 1902-Milano 1978) Figura del concerto 1931 olio su tavola Milano, collezione privata Figura del concerto è la prima opera in cui De Rocchi svolge il tema dell’angelo musicante, inteso come metafora di armonia e ordine cosmico, in seguito uno dei suoi soggetti religiosi più frequenti. La suggestione dei maestri senesi del Trecento si fonde con il ricordo del coro angelico dipinto da Gaudenzio Ferrari nel santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno, città natale dell’artista. 11 1.09 1.11 (Milano 1898-Desio 1952) (Brisighella 1899-Firenze 1934) ANGELO DEL BON Lo schermidore 1934 olio su tela Sesto San Giovanni, collezione privata Del Bon partecipò al movimento lombardo detto “chiarismo”, caratterizzato dalla ricerca di una scioltezza di tratto e dalla trasparenza e leggerezza della tavolozza. Lo schermidore non è raffigurato al culmine dell’azione, ma seduto su una sedia di paglia, ben lontano sia dal vitalistico dinamismo degli atleti futuristi, sia dalla monumentale grandezza dei novecentisti. 1.10 ARTURO TOSI (Busto Arsizio 1871-Milano 1956) Schilpario. La vecchia fornace 1932 olio su tela Eredi Tosi Schilpario fa parte di una serie di dipinti dedicati alle Prealpi bergamasche, fra i luoghi più cari al pittore. Tosi osserva la natura, studia i soggetti en plein air, ma rielabora le opere in studio, dove definisce strutture e colori e stabilisce le prospettive. Ne risulta un’immagine filtrata e meditata, dove le finezze cromatiche si combinano a un’esemplare sintesi delle forme. 12 ACHILLE LEGA Antiche mura 1932 olio su tela Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti Dopo la giovanile adesione al Futurismo, Lega si avvicina al gruppo Novecento. La solidità formale deriva dallo studio di Soffici e Carrà, ma l’artista conserva una connotazione del tutto personale. Il dipinto appartiene alla fase finale della sua produzione, nella quale si concentra sul paesaggio toscano colto negli aspetti più quotidiani e popolari. 1.12 LORENZO VIANI (Viareggio 1882-Ostia 1936) Georgica 1929 olio su tavola Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro Fin dagli esordi Viani fonde accenti espressionisti, tematiche sociali ed echi del Duecento e Trecento toscani, attraverso una pittura scarna e ruvida su supporti poveri, funzionale alla narrazione di un mondo di emarginati e diseredati. La darsena di Viareggio diventa un luogo mitico, il fondale su cui si muovono le figure che ricorrono nei suoi quadri: donne, pescatori, coppie di buoi. 13 1.13 1.15 (Firenze 1895-Ivrea, 1957) (Bologna 1890-1964) OTTONE ROSAI I muratori (Operai) 1933 olio su cartone Udine, Galleria d’arte moderna, Collezione Astaldi Dopo anni di difficoltà economiche e la rottura con Soffici, nel 1932 Rosai abbandona la bottega di mobiliere in via Toscanella ereditata dal padre, trasferendosi in un casotto del dazio fuori città. L’artista si concentra su edifici e abitanti dei borghi popolari, studiati in disegni dal vero e riproposti attraverso una personale rivisitazione del Quattrocento toscano. 1.14 ARDENGO SOFFICI (Rignano sull’Arno 1879Forte dei Marmi 1964) Donna recante un piatto (Contadina) 1932 affresco riportato su tela Milano, Museo del Novecento Nei primi anni Trenta Soffici realizza opere ad affresco, poi strappate e trasferite su tela applicata su pannelli. In questi dipinti l’artista privilegia una dimensione quotidiana, collegabile al recupero della tradizione masaccesca e del Quattrocento fiorentino, evitando l’effetto di monumentalità perseguito invece, utilizzando la stessa tecnica, da Sironi o Carrà. 14 GIORGIO MORANDI Natura morta 1929 circa olio su tela Collezione privata Gli oggetti, allineati in sequenza orizzontale, appaiono come attori su una scena; la gamma cromatica bassa e cupa è interrotta solo dalla nota vivace del vaso dal collo blu. Nel 1930, la stima di cui gode negli ambienti intellettuali e ufficiali procura a Morandi la cattedra di incisione all’Accademia di Bologna “per chiara fama”. 1.16 FELICE CARENA (Cumiana 1879-Venezia 1966) Estate (L’amaca) 1933 olio su tela Torino, Gam - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Raggiunta un’ampia notorietà, nel 1933 l’artista è nominato membro dell’Accademia d’Italia, prestigiosa istituzione culturale fascista inaugurata quattro anni prima e composta da sessanta membri a vita. La rilettura degli impressionisti e di Courbet s’innesta in Carena su un costante recupero della tradizione pittorica e su un ricco cromatismo, elemento fondamentale del suo stile. 15 1.17 1.19 (Roma 1897-1963) (Foiano della Chiana 1899-Petrignano del Lago 1982) ANTONIO DONGHI Donna al caffè 1931 olio su tela Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro Emerso nella prima metà degli anni Venti nel clima romano del cosiddetto Realismo magico, Donghi presenta tele statiche, in cui scene di genere dal sapore metafisico si uniscono, con effetto straniante, a minuzia analitica e astrazione sintetica, in un binomio tra realismo e surreale immobilità. 1.18 FRANCESCO DI COCCO (Roma 1900-1989) Fantasia 1929 olio su tela Roma, Archivio Di Cocco Fantasia risente del rapporto del pittore con l’arte antica e presenta riferimenti a Giotto e Bellini, ma anche ai Tre filosofi di Giorgione. Questo dipinto è evocato infatti dal colore, dalla posizione delle figure e dalla disposizione rispetto al paesaggio, chiuso da un lato da un elemento naturale e aperto verso lo sfondo dall’altro. 16 GISBERTO CERACCHINI I guardiani 1932 olio su tela Venezia, Fondazione Musei Civici di Venezia, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro Esposto alla Biennale di Venezia del 1932, I guardiani testimonia la fase di Ceracchini in cui il senso religioso emerge nel raccoglimento delle scene bucoliche e campestri e la natura assume un’intonazione idilliaca. Ceracchini blocca e semplifica i volumi dei corpi e degli oggetti, delineati da contorni precisi e colori freddi, in scene immerse in atmosfere rarefatte. 1.20 ENRICO PAULUCCI (Genova 1901-Torino 1999) Villa Pace 1930 olio su tela Genova, Galleria d’Arte Moderna La prima mostra dei Sei di Torino – una denominazione che riuniva, all’ombra di Casorati, Paulucci, Menzio, Boswell, Chessa, Galante e Levi – ebbe luogo nel gennaio 1929 e la consacrazione ufficiale giunse nel 1930 alla Biennale. Villa Pace è un paesaggio mediterraneo di matrice cézanniana inserito nella lineare cornice voluta da Paulucci. 17 1.21 1.23 (Tempio Pausania 1899Torino 1979) (Novara 1883-Torino 1963) FRANCESCO MENZIO Corridore podista 1930 olio su tela Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna Dopo gli esordi a Torino nell’orbita di Casorati, Menzio si trasferisce a Parigi dove conosce la lezione di Modigliani, degli impressionisti e dei fauves. Le opere del gruppo dei Sei di Torino, avviato nel 1929, fanno molto discutere l’anno successivo alla XVII Biennale, dove il Corridore viene esposto. Il vaso verde dal profilo ondulato è un riferimento a Matisse, che Menzio inserisce anche in altri ritratti. 1.22 GIGI CHESSA (Torino 1898-1935) Figura con cappello (Ragazza in bianco, Figura n. 1) 1930 olio su tela Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti Chessa, attivo anche nel campo delle arti applicate e della scenografia, prende parte dal 1929 all’esperienza dei Sei di Torino. L’anno successivo il gruppo è presente alla Biennale, dove viene esposta questa figura con abito alla moda e cappellino a cloche. Assimilata la lezione dei fauves e di Modigliani, l’artista elabora una figurazione semplificata, modellata attraverso le variazioni tonali. 18 FELICE CASORATI Aprile (La toeletta; Primavera) 1929-1930 olio su tela Milano, Museo del Novecento Intorno al 1930 un nuovo dialogo con impressionismo e postimpressionismo sostituisce in Casorati la linearità, il classicismo e il nitore alla Piero della Francesca degli anni precedenti. Un nuovo colore sereno e luminoso e una materia pittorica sciolta si uniscono ai modi tipici dell’artista: le forzature prospettiche, il nudo femminile, la presenza di oggetti d’uso quotidiano. 1.24 MARISA MORI (Firenze 1900-1985) Maschere e giocattoli 1935 olio su cartone Zurigo, collezione privata. Courtesy of MDP & Associati, Lugano Il dipinto esemplifica sia l’influenza del futurismo – cui l’artista aderisce nel 1932 e che si esprime nel cromatismo, nella materia pastosa e ricca e nel dinamismo – sia l’insegnamento di Casorati, del quale riprende il rigore compositivo, oltre che il soggetto delle maschere. Queste rivelano anche gli interessi di Marisa Mori, che si dedicò al teatro, al cinema e alla scenografia. 19 1.25 1.27 (Trieste 1891-Biberach an der Riss 1944) (Trieste 1899-1964) ARTURO NATHAN Statua naufragata 1930 olio su tela Trieste, Museo Revoltella, Galleria d’arte moderna Nel 1925 e di nuovo nel 1930 Nathan (ebreo triestino di origine britannica) incontra Giorgio de Chirico, da cui deriva e originalmente elabora temi quali spiagge, cavalli, statue, ruderi, utilizzando tonalità cupe e trasferendoli su spiagge nordiche, in scenari permeati da un senso di sgomento e abbandono. CARLO SBISÀ Il palombaro (Ritratto di Umberto Nordio) 1931 olio su tela Trieste, Museo Revoltella, Galleria d’arte moderna, Deposito Regione Friuli Venezia Giulia Nei primi anni Trenta Sbisà dipinge ritratti di amici – a mezzo busto e accompagnati dagli strumenti della loro attività – che incarnano una professione. Umberto Nordio, protagonista della cultura architettonica triestina, è raffigurato come palombaro. Il pittore rivisita il “ritratto alla finestra” di ascendenza rinascimentale, molto apprezzato in ambito novecentista. 1.26 VITTORIO BOLAFFIO (Gorizia 1883-Trieste 1931) Trittico del porto (Lo scaricatore, Sulla tolda, Il boccaporto) 1929-1931 olio su tela Trieste, Museo Revoltella, Galleria d’arte moderna Negli ultimi anni di vita Bolaffio progetta un ciclo di quadri che avrebbe voluto collocare in un’osteria del quartiere, per cantare il lavoro e gli uomini. Questo trittico, che doveva costituire la parte centrale e superiore del ciclo, è tra i pochi elementi ultimati. La stesura, portata avanti attraverso continui ripensamenti, imita la consistenza dell’affresco. 20 21 GIOVANI E “IRREALISTI” Il carattere cosmopolita dell’arte italiana del periodo si coglie soprattutto in pittori e scultori delle generazioni più giovani, aperti a suggestioni europee e internazionali. I loro principali centri di riferimento sono Milano e Roma, dotati ciascuno di una propria specificità ma legati da fitte reti di scambi e influenze reciproche, e funzionanti da poli d’attrazione per artisti provenienti da tutta Italia. Così a Milano trova il trampolino di lancio il gruppo dei siciliani, guidato da Guttuso, che espone nella Galleria del Milione allacciando rapporti sia con i giovani attivi nel capoluogo lombardo – principalmente Sassu e Birolli – sia con i romani, innanzitutto Cagli. Alcuni artisti delle nuove generazioni si esprimono in termini non naturalistici, non imitativi della realtà: sono i futuristi e gli astrattisti, che parte della critica del tempo accomuna nella categoria degli “irrealisti”. 2.01 ALIGI SASSU (Milano 1912-Pollença 2000) I Dioscuri 1931 olio su tela Chieti, Museo Barbella, Collezione Alfredo e Teresita Paglione Dioscuri, Argonauti, giocatori di dadi, calciatori e ciclisti sono tra i soggetti di una serie di dipinti detta degli “uomini rossi”, principale e più conosciuto tema di Aligi Sassu nei primi anni Trenta. Dominante cromatica antinaturalistica e maniera pittorica “primordiale” sono in netta opposizione alla poetica del gruppo Novecento. 2.02 RENATO BIROLLI (Verona 1905-Milano 1959) I giocatori di polo 1933 olio su tela Roma, GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Il soggetto, inconsueto per la società e l’arte italiana, potrebbe essere stato desunto da una fotografia pubblicata su “L’Ambrosiano”, dove Birolli lavorava come correttore di bozze. L’artista era attratto da istantanee di cronaca e riproduzioni di opere d’arte, che collezionava nello studio e impiegava, talvolta, come suggerimenti per la pittura. 22 23 2.03 2.05 (Pistoia 1901-Viareggio 1980) (Faenza 1909-Roma 1981) MARINO MARINI Il nuotatore 1932 legno scolpito e intagliato Firenze, Museo Marino Marini Il Nuotatore rivela l’influenza esercitata nei primi anni Trenta su Marini da Ernesto De Fiori e Arturo Martini, ma anche il suo interesse per l’arte etrusca, egizia e soprattutto romana. Utilizzando il legno (materiale povero e antiaccademico per eccellenza), l’artista accentua i caratteri individuali del giovane, tagliando le forme in maniera netta e semplificata. 2.04 LUCIO FONTANA (Rosario de Santa Fé 1899Varese 1968) Campione olimpico (Atleta in attesa) 1932 gesso colorato Bologna, Collezioni d’arte e di storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna Tornato a Milano dall’Argentina, Fontana si distacca sia dalla lezione del maestro Wildt, sia dalla monumentalità neoquattrocentesca di gusto novecentista. Nel Campione, ritratto del fiorettista abruzzese Ciro Verratti, Fontana, in parallelo con i primi esperimenti astratti, lavora a una scultura che privilegia il modellato sulla costruzione e utilizza espressivamente il colore. 24 FRANCO GENTILINI Giovani in riva al mare 1934 tempera su tela Roma, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale La tela segna il momento di maggior avvicinamento dell’artista alla pittura di Cagli, esponente della Scuola romana che guarda al mito come fonte d’ispirazione. Giovani in riva al mare è improntato all’arcaismo derivato dalla formazione di Gentilini sulle riproduzioni delle opere di Giotto, Paolo Uccello e Piero della Francesca. Prospettiva, luce, geometria e senso dello spazio permeano il dipinto. 2.06 CORRADO CAGLI (Ancona 1910-Roma 1976) I neofiti 1934 tempera encaustica su tavola Roma, collezione privata Grande sperimentatore, Cagli si cimenta, oltre che con la pittura da cavalletto, con ceramica e pittura murale, utilizzando qui la tecnica pompeiana della tempera encaustica. La ripresa dell’antico si traduce, oltre che in una composizione di stampo rinascimentale, nella citazione di figure del Quattrocento italiano, come il personaggio a sinistra, ispirato dal Battesimo di Piero della Francesca. 25 2.07 2.09 (Gino Bonichi; Macerata 1904Arco 1933) (Roma 1899-1975) SCIPIONE La piovra (I molluschi; Pierina è arrivata in una grande città) 1929 olio su tavola Macerata, Fondazione Carima Museo Palazzo Ricci La piovra fa parte di una serie di nature morte dipinte da Scipione a Roma dopo l’estate del 1929, quando la malattia polmonare che lo affligge, e lo porterà alla morte in sanatorio, sembra recedere. Queste opere – accomunate dal soggetto e dalla visione dall’alto – sono rese in una pittura fluida, cui l’uso del rosso e del nero conferisce risultati sontuosi. FAUSTO PIRANDELLO Oggetti 1937 olio su tavola Roma, GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Pirandello – che comincia a interessarsi al genere durante il soggiorno parigino, sotto l’influenza di Picasso, Braque, Gris e degli Italiens de Paris – dai primi anni Trenta sostituisce all’espressione “natura morta” il titolo ricorrente Oggetti. Cose povere, accostate secondo una logica puramente pittorica, sono rese con una tavolozza composta prevalentemente di terre e ocra. 2.10 2.08 RENATO GUTTUSO (Bagheria 1911-Roma 1987) Ritratto del chirurgo Guglielmo Pasqualino 1935 olio su compensato Palermo, collezione privata La figura del chirurgo palermitano Guglielmo Pasqualino – marito della pittrice Lia Noto, con la quale Guttuso aveva fondato il Gruppo dei Quattro, insieme agli scultori Giovanni Barbera e Nino Franchina – sembra fondersi, in un vortice, con lo spazio circostante. La maschera è allusione alla mascherina operatoria, ma anche all’espressionismo di Ensor, nella cui pittura è motivo ricorrente. 26 MARIO MAFAI (Roma 1902-1965) Demolizione dei Borghi 1939 olio su tela Roma, GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Il gruppo delle Demolizioni, cui Mafai lavora dal 1936, è ispirato dagli sventramenti urbanistici avviati a Roma dal regime fascista nella zona dell’Augusteo, nella “spina” dei Borghi (l’isolato compreso tra il Tevere e piazza San Pietro, abbattuto per aprire via della Conciliazione) e intorno al Colosseo (per la creazione di via dell’Impero, oggi dei Fori Imperiali), quando anche la casa dell’artista viene distrutta. 27 2.11 2.13 (Bagheria 1911-Roma 1987) (Palermo 1909-1998) RENATO GUTTUSO Amici nello studio (Ritratto di Guttuso, Franchina, Barbera nello studio di Corso Pisani a Palermo) 1935 olio su tavola Collezione privata Guttuso si è raffigurato in primo piano, con gli amici Nino Franchina, a sinistra, e Giovanni Barbera, nello studio palermitano in cui i due scultori conducevano una vita bohèmienne. Forse l’opera, di sapore intimistico, è stata realizzata in seguito alla morte prematura di Barbera, avvenuta proprio nel 1935. 2.12 PIPPO RIZZO (Corleone 1897-Palermo 1964) Il nomade 1929 olio su tela Palermo, Galleria d’Arte Moderna “Empedocle Restivo” L’opera, realizzata nell’anno in cui il pittore diviene Segretario del Sindacato Regionale Fascista di Belle Arti di Sicilia, si colloca nel momento del suo passaggio dal futurismo al Novecento. Il ritratto dell’amico Guido Cesareo, che si staglia in atteggiamento spavaldo davanti a un treno, pur rivelando la matrice futurista, sfuma nei modi della cartellonistica déco del periodo. 28 LIA PASQUALINO NOTO L’infermiera 1931 olio su tavola Palermo, Galleria d’Arte Moderna “Empedocle Restivo” In questa fase iniziale l’artista risente della lezione di Casorati nell’impianto architettonico dai contorni netti, nei toni algidi e nella costruzione fortemente geometrica. Questi caratteri cominciano a modificarsi dal 1932, quando la pittrice è tra i fondatori del Gruppo dei Quattro, sostenitori di una modernizzazione dell’arte italiana attraverso un linguaggio che si oppone alla tradizione novecentista. 2.14 GIOVANNI BARBERA (Palermo 1909-1935) Donna seduta 1934-1935 terracotta colorata Palermo, Galleria d’Arte Moderna “Empedocle Restivo” Donna seduta è una delle ultime sculture eseguite dall’artista prima della morte, sopraggiunta a ventisei anni. Esponente del Gruppo dei Quattro, Barbera connota la sua opera di forti accenti lirici, attraverso un linguaggio che filtra e interpreta l’influenza di Arturo Martini. La figura è improntata a un deciso gusto per l’arcaismo, di carattere antiretorico e antimonumentale. 29 2.15 2.17 (Rovereto 1901-Milano 1986) (Como 1898-1987) FAUSTO MELOTTI La cena in Emmaus 1933 gesso Collezione privata Questa Cena va inquadrata fra i tentativi di rinnovamento dell’arte sacra fra le due guerre. Melotti nei primi anni Trenta rimedita la lezione di “Valori Plastici” e del primitivismo di Carrà, che si manifesta nel trattamento grafico delle superfici, nella resa dei volti, negli arti tubolari, nel precario equilibrio spaziale e nella prospettiva ribaltata della tavola. 2.16 Composizione G.R.U. 35/B (Composizione n. 85) 1937 olio su cartone Como, Pinacoteca Civica Protagonista dell’astrattismo lombardo degli anni Trenta e dell’intensa collaborazione tra pittori e architetti che caratterizza la scena artistica comasca, Radice mantiene spesso un richiamo al reale anche nei lavori astratti. Le Composizioni G.R.U., una delle tante sigle, non tutte sciolte, utilizzate nei titoli per distinguere i dipinti, risalgono al 1937. IVANHOE GAMBINI 2.18 Josephine Baker 1929 tempera a spruzzo con aerografo su carta Eredi Gambini (Monte Vidon Corrado 1894-1958) Castello in aria 1936 tecnica mista su tela Rovereto, MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Augusto e Francesca Giovanardi (Busto Arsizio 1904-1992) L’autore si è ispirato all’affiche della Baker del 1927, opera di Michel Gyarmathy, per le Folies Bergères di cui utilizza i motivi delle piume, e alle litografie di Paul Colin da cui riprende il costume di banane disegnato espressamente per la ballerina da Paul Seltenhammer. Gambini coglie la Baker scatenata nel charleston della sua Danse sauvage e introduce, sulla sinistra, anche il partner della diva. 30 MARIO RADICE OSVALDO LICINI Nel 1931 Licini abbandona le prime suggestioni futuriste e la riflessione su Morandi e passa a una ricerca astratta che propone per la prima volta nel 1935, alla II Quadriennale. L’opera viene sfregiata da vandali nel 1936 durante una mostra: a questo episodio sembra risalire il motivo verticale biforcato nero, utilizzato per coprire parte dello sfregio. 31 2.19 2.21 (Igalo 1910-Milano 2000) (Modena 1894-Roma 1956) TULLIO CRALI Vite orizzontale 1938 olio su compensato Roma, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale Per questa aeropittura Crali si basa sulle proprie esperienze di volo, fornendo una visione soggettiva che accentua il coinvolgimento emotivo. La città è resa attraverso una prospettiva colta dalla carlinga del velivolo, complicata dall’effetto ottico di avvitamento che sembra trascinare l’abitato verso l’alto, in uno spazio in cui le nuvole si aprono lasciando filtrare squarci di luce. ENRICO PRAMPOLINI Analogie cosmiche (Apparizione cosmica) 1930 olio su compensato Venezia, Fondazione Musei Civici Veneziani, Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro La figura femminile di Analogie cosmiche è fortemente stilizzata, e conserva solo gli elementi caratterizzanti della donna: i seni e il ventre, che genera una sfera simile a un pianeta. L’opera è un’aeropittura basata su una rielaborazione immaginativa personale, lontana da intenti illustrativi. 2.20 OSVALDO PERUZZI (Milano 1907-Livorno 2004) Aeropittura 1934 olio su cartone Roma, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale Osvaldo Peruzzi realizza l’opera nel 1934, due anni dopo l’adesione al gruppo futurista. La tendenza aeropittorica era stata ufficializzata con la pubblicazione del Manifesto, da parte di Marinetti, nel 1929. Il dipinto evidenzia come la formazione “macchinista” di Peruzzi si combini con una dimensione lirica, costante nel suo linguaggio pittorico. 32 33 ARTISTI IN VIAGGIO La cultura artistica italiana intrattiene relazioni con realtà straniere, in particolare con la Francia, dove la colonia dei cosiddetti Italiens de Paris (de Chirico, Savinio, Campigli, Tozzi, de Pisis, Severini e Paresce), pur raccogliendo suggestioni locali, porta quella “classicità” italiana da molti ammirata e imitata. Meno noti i rapporti con la Germania, per quanto Gabriele Mucchi ricopra un significativo ruolo di collegamento tra il contesto milanese e quello berlinese. Al contrario, il viaggio in Italia o l’influenza dell’arte italiana sull’opera di artisti come la tedesca Jenny Wiegmann, il francese Cheyssial, l’inglese Halliday, produce lavori che raccontano il Paese con linguaggi aggiornati, ma ancora in parte legati al passato. 34 3.01 MARIO TOZZI (Fossombrone 1895Saint-Jean-du-Gard 1979) Figure e architetture 1929 olio su tela Berna, Kunstmuseum Bern, Staat Bern Mario Tozzi negli anni Venti è tra i fondatori, insieme a Campigli, de Chirico, de Pisis, Paresce, Savinio e Severini, del Gruppo dei Sette, prima incarnazione degli Italiens de Paris. Nella sua pittura, in cui si congiungono inquietudini metafisiche e plasticità novecentista, il tema dell’artista e della modella è ricorrente, espresso con un’aura di classicità che dialoga con le architetture moderne. 35 3.02 3.04 (Max Ihlenfeldt; Berlino 1895Saint Tropez 1971) (Mosca 1902-Roma 1971) MASSIMO CAMPIGLI Gli zingari 1928 olio su tela Rovereto, MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Collezione Augusto e Francesca Giovanardi Il dipinto appartiene a un ciclo che unisce le suggestioni della visita alle collezioni etrusche del Museo di Villa Giulia a Roma con quelle di un soggiorno in Romania. Il soggetto richiama le attività arcaiche degli zingari – allevamento dei cavalli, chiromanzia e ceramica – attraverso espliciti riferimenti alla moderna pittura europea: dalle Arianne di de Chirico al tema picassiano del ragazzo nudo a cavallo. 3.03 RENATO PARESCE (Carouge 1886-Parigi 1937) Statua 1929 olio su tela Milano, Museo del Novecento Fisico, pittore autodidatta e giornalista, nel 1928 Paresce, che a Parigi frequenta la cerchia degli artisti di Montparnasse e lavora come corrispondente per “La Stampa”, partecipa all’esperienza degli Italiens de Paris. Nel suo linguaggio suggestioni metafisiche si fondono con la nostalgia per un repertorio classico di statue, arcate cieche, muri sconnessi e quinte architettoniche. 36 VINICIO PALADINI Complesso onirico n. 1 1932 olio su tela Collezione privata Raro caso di futurista antifascista, Paladini – architetto, artista, scenografo e bozzettista pubblicitario – si misura sin da giovane con i centri artistici internazionali: Vienna, New York, Parigi. In Complesso onirico n. 1 il dialogo muto tra l’audace nudo di schiena e il gesso di un Antinoo intreccia surrealismo e allusioni alla Nuova Oggettività tedesca. 3.05 ALBERTO SAVINIO (Andrea de Chirico; Atene 1891Firenze 1952) Partenza del figliol prodigo 1932 tempera su carta Santomato di Pistoia, Collezione Gori - Fattoria di Celle Stabilitosi a Parigi, l’eclettico Savinio nel 1930 crea i primi “uomini con teste bestiali”, composti come collages: la donna con la testa di pellicano nasce da una fotografia della madre, seduta, secondo l’iconografia ottocentesca di coppia, accanto al padre in piedi; questi, a sua volta, è ritratto inserendo una testa di giraffa su una figura maschile desunta dalla Geschichte der Costüme. 37 3.06 3.08 (Volos 1888-Roma 1978) (Luigi Tibertelli; Ferrara 1896Milano 1956) GIORGIO DE CHIRICO Canzone meridionale 1930 circa olio su tela Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti Di nuovo a Parigi dal 1925, de Chirico torna ai manichini, già tipici del periodo ferrarese: nella Canzone meridionale la figura che suona la chitarra porta in grembo un sole splendente e una candida costruzione, ricordo dell’infanzia in Grecia. Il dipinto è stato presentato alla mostra dell’artista, allestita nel 1932 dall’antiquario Luigi Bellini nella galleria di Palazzo Ferroni a Firenze. FILIPPO DE PISIS Soldatino francese (Soldato nello studio) 1937 olio su tela Cortina d’Ampezzo, Museo d’Arte Moderna “Mario Rimoldi” delle Regole d’Ampezzo Fin dagli esordi, nei primi anni Venti, il ritratto occupa uno spazio importante nella produzione di de Pisis. I soggetti preferiti sono amici, familiari, conoscenti e tipi umani: adolescenti, mendicanti, soldati. Il giovane in divisa è raffigurato nella casa parigina, sovraccarica di arredi e quadri, in cui de Pisis aveva stabilito la propria residenza dal 1930. 3.07 CARLO LEVI 3.09 Ritratto di de Pisis col pappagallo 1933 olio su tela Roma, Fondazione Carlo Levi (Parigi 1907-1997) (Torino 1902-Roma 1975) Il tema del ritratto, centrale nella produzione di Levi, permette di risalire alle sue amicizie: questo di de Pisis testimonia le frequentazioni degli Italiens de Paris. L’eccentrica personalità del pittore ferrarese viene restituita tramite medaglie, monocolo, orecchino, anelli sopra il guanto di pelle, cravatta a pois, fiore sul risvolto della giacca e dal pappagallo Cocò appollaiato sulla spalla. 38 GEORGES CHEYSSIAL Bagno al Ponte Milvio 1936 olio su tela Boulogne-Billancourt, Collection du M-A30 Musée des Années 30 L’opera è stata eseguita durante il soggiorno romano di Cheyssial, vincitore di una borsa di studio – il Grand Prix de Rome – nel 1932. In Italia Cheyssial subisce l’influenza di Masaccio, evidente nella definizione plastica dei nudi, ma per la composizione si ispira a Poussin, rivisto attraverso la Baignade di Seurat. Il dipinto è impostato su studi dal vero poi rielaborati in studio. 39 3.10 3.12 (Liverpool 1902-1984) (Berlino 1895-1969) EDWARD IRVINE HALLIDAY Hypnos, dio del sonno 1928 olio su tela Liss Fine Art San Giovanni Battista (?) anni Trenta terracotta, cemento e sabbia Zeno Birolli Hypnos, eseguito per la casa dell’imprenditore Sir Benjamin Johnson a Woolton, rappresenta il dio greco del sonno che, con la sua presenza, fa cadere addormentati i contadini nella campagna romana. Dipinta in Italia durante il soggiorno-premio di tre anni della British School, vinto da Halliday nel 1925, l’opera fa parte di un gruppo di lavori di destinazione parietale, a tematica mitologica. Già sulla tomba del padre di Renato Birolli, la scultura – che probabilmente raffigura san Giovanni Battista – venne staccata dal monumento e trasferita nella casa milanese del pittore. Jenny Wiegmann, artista tedesca convertitasi al cattolicesimo, che dal 1931 condivise vita professionale e privata di Gabriele Mucchi, ha nelle sue opere frequenti riferimenti all’iconografia sacra. 3.11 3.13 (Torino 1899-Milano 2002) (Roma 1884San Paolo del Brasile 1945) GABRIELE MUCCHI Maschere 1930 olio su tela Collezione privata Maschere, dipinto da Mucchi in Germania all’inizio del 1930 e poi portato a Parigi nel 1931, potrebbe rappresentare una festa in maschera organizzata nello studio berlinese dello scultore Ernesto De Fiori. Il riferimento è anche alla passione di Mucchi per il teatro contemporaneo e a uno dei cinque bozzetti eseguiti per Nostra Dea di Massimo Bontempelli. 40 JENNY WIEGMANN MUCCHI ERNESTO DE FIORI Il fuggitivo (Fliehender) 1934 bronzo Berlino, Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie Ernesto De Fiori affronta esclusivamente il ritratto (soprattutto nella forma del busto) e il nudo femminile e maschile, di solito stante e colto in azioni appena accennate. Il fuggitivo sviluppa il suo interesse per la restituzione dell’idea di movimento. Scultore apprezzato, ma isolato, nel 1914 De Fiori si trasferisce a Berlino e nel 1936 in Brasile, prima a Rio de Janeiro e poi a San Paolo. 41 ARTE PUBBLICA L’idea di arte come veicolo di comunicazione di massa, capace di trasmettere messaggi politici, è uno dei grandi temi degli anni Trenta. Nel 1933 Sironi pubblica il Manifesto della pittura murale, e allo stesso tema la V Triennale di Milano dedica i suoi nuovissimi spazi espositivi; da quell’anno nasce l’idea dell’artista che condivide l’ideologia del fascismo, comunicandone i contenuti attraverso opere (pitture, sculture, bassorilievi, mosaici), collocate in spazi pubblici (stazioni, uffici, postali, palazzi di giustizia), che devono potersi rivolgere a tutti. Queste grandi imprese decorative, inscindibilmente collegate alle architetture, e dunque inamovibili, sono rappresentate da una scelta di bozzetti e disegni preparatorî di protagonisti della scena artistica italiana: Sironi, Severini, Funi, Martini, Fontana. 42 4.01 LUCIO FONTANA (Rosario de Santa Fé 1899Varese 1968) Il fiocinatore (Pescatore di fiocina; Pescatore) 1934 gesso colorato, oro, argento, bianco e nero Parma, CSAC, Università di Parma, sezione arte Nel maggio 1934 quest’opera vince – tra le polemiche, perché l’autore ha da poco superato i trentacinque anni stabiliti dal bando – il primo premio al concorso Tantardini per giovani scultori lombardi, che ha come tema le statue decorative per la fontana di un mercato del pesce a Milano. L’artista, in quegli anni ancora essenzialmente scultore, ottiene un risultato astratto, al di là dell’apparente naturalismo, attraverso l’uso del colore oro. 43 4.02 4.04 (Quargnento 1881-Milano 1966) (Sassari 1885-Milano 1961) CARLO CARRÀ Figura femminile che esce dalla tomba 1938-1939 carboncino su carta da spolvero incollata su tela Milano, Museo del Novecento Carrà è tra gli artisti che realizzano le decorazioni del Palazzo di Giustizia di Milano su progetto di Marcello Piacentini. Gli affreschi, essendo destinati a spazi pubblici, hanno un impianto semplice, che rinvia alla tradizione rinascimentale, come attesta questo disegno quadrettato per il Giudizio universale, di evidente derivazione quattrocentesca. 4.03 ACHILLE FUNI (Virgilio Socrate Funi; Ferrara 1890-Appiano Gentile 1972) Il mito di Fetonte 1936 pastelli colorati e carboncino su carta intelata Milano, collezione privata. Courtesy Studio d’Arte Nicoletta Colombo Tra i protagonisti del dibattito sulla rinascita della “grande decorazione”, Funi è impegnato dal 1930 in numerosi cantieri, tra cui la sala della Consulta del Palazzo Comunale di Ferrara. Il ciclo di affreschi, commissionato dall’amico ferrarese Italo Balbo, rievoca i fasti e i miti della città: Fetonte, in questo cartone preparatorio, viene scagliato da Zeus nell’Eridano, l’odierno Po. 44 MARIO SIRONI La Giustizia e la Legge (cartone per il mosaico L’Italia corporativa) 1936-1937 tecnica mista su carta da spolvero (riportata su tela) Collezione privata Il mosaico L’Italia corporativa, di cui si espone un cartone autografo, è una delle opere più complesse tra quelle di Sironi su vasta scala e a destinazione pubblica. Concepito per la VI Triennale di Milano del 1936, poté esservi esposto solo in parte e venne presentato per la prima volta nella sua interezza al Padiglione Italiano all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1937. 4.05 ARTURO MARTINI (Treviso 1889-Milano 1947) Testa di Vittoria 1937-1938 marmo bardiglio Treviso, Musei Civici Negli anni della rinascita della “grande decorazione” e del massimo sforzo propagandistico del regime, Martini riceve numerose commissioni pubbliche. La Testa è la replica di un frammento del gruppo degli Eroi della Giustizia corporativa, monumentale altorilievo per il nuovo Palazzo di Giustizia milanese, di cui realizza il gesso, seguendone poi la traduzione in marmo a Carrara. 45 4.06-4.07-4.08 GINO SEVERINI (Cortona 1883-Parigi 1966) CONTRASTI Bozzetto generale dell’intervento sul Viale del Monolite per il Foro Italico (prima versione) 1937 tempera e biacca su cartoncino Roma, Romana Severini Brunori Atleti e natura morta per il Foro Italico (lato sinistro del Viale del Monolite) Atleti e cronometro per il Foro Italico (lato destro del Viale del Monolite) 1937 tempera e matita su cartoncino Roma, Romana Severini Brunori Per il Foro Mussolini a Roma (dal 1943 Foro Italico), Severini riceve dall’architetto Luigi Moretti l’incarico per due cicli di mosaici: il bozzetto centrale fissa la prima idea, poi molto modificata, dell’intervento complessivo, gli altri due rappresentano la versione definitiva dei riquadri del viale del Monolite. 46 Dibattiti e conflittualità, in campo artistico, vedono intrecciarsi ragioni estetiche e ideologiche. Il contrasto tra modernità e tradizione si acuisce, sfociando, quando la situazione politica internazionale si radicalizza, nella drammatica questione dell’“arte degenerata”, che la Germania ufficializza in termini di scontro aperto. A Monaco vengono inaugurate, nel 1937, due mostre di segno opposto: a quella di Entartete Kunst, in cui sono presentate le opere delle avanguardie, requisite nei musei tedeschi e vietate dal regime nazista, fa da contraltare la Grande esposizione d’arte tedesca, con dipinti e sculture che celebrano, in forme tradizionali, il popolo germanico e il potere del Reich. In Italia il contrasto, esploso con le leggi razziali del 1938, si riflette, intorno al 1940, nel conflitto tra il “reazionario” Premio Cremona, voluto dal gerarca Roberto Farinacci, caratterizzato dalla glorificazione del fascismo attraverso opere illustrative, e il Premio Bergamo, modernamente provocatorio in alcune proposte, che aveva il sostegno di Giuseppe Bottai, Ministro dell’Educazione Nazionale. 47 5.01 5.03 (Berlino 1893-1959) (Untermhaus 1891-Singen 1969) GEORGE GROSZ Dopo l’interrogatorio [Nach der Befragung] 1935 acquerello, pennino di bambù e penna New York, Dr. and Mrs. Jerome and Elizabeth Levy Quando realizza quest’opera Grosz è da due anni negli Stati Uniti mentre in patria la sua produzione è sequestrata e distrutta. Nella visione ravvicinata i particolari – sangue, occhiali rotti, oggetti usati per la tortura, pantaloni strappati, stivali dei poliziotti, manganello – spostano il significato della scena dal fatto specifico all’orrore generalizzato di quegli anni. OTTO DIX Coppia di amanti [Liebespaar] 1925-1926 acquerello, gouache e inchiostro di china su disegno a matita colorata New York, Dr. and Mrs. Jerome and Elizabeth Levy Il tema degli amanti ricorre nella pittura di Dix degli anni Venti: quando è una “coppia disuguale”, dall’erotismo al limite dell’osceno si giunge al tema della decadenza fisica che si fa allegoria di morte. Dopo la presa di potere nazista le opere di Dix sono sequestrate dai musei tedeschi e in parte esposte alla mostra Entartete Kunst che si apre nel 1937 a Monaco. 5.02 OTTO DIX (Untermhaus 1891-Singen 1969) Dedicato ai sadici [Sadisten gewidmet] 1922 acquerello, matita, penna e inchiostro nero su carta New York, Dr. and Mrs. Jerome and Elizabeth Levy Il tema del sadismo, evocato dal titolo e ricorrente in Dix, si intreccia all’iconografia della prostituta e, per le pose, a soggetti legati al mondo del circo, frequenti nelle sue opere del 1922. La crudezza della rappresentazione del corpo femminile è agli antipodi del classicismo artefatto con cui la figura della donna sarebbe stata idealizzata nel decennio seguente dalla pittura nazista. 48 49 5.04 5.05-5.06 (Bremen 1892-Varnhalt 1959) (Ancona 1910-Roma 1976) ADOLF ZIEGLER I quattro elementi [Die vier Elemente]: Terra e Acqua, Fuoco, Aria ante 1937 tela Monaco di Baviera, Bayerische Staatsgemäldesammlungen Pinakothek der Moderne La grande allegoria, l’opera moderna più riprodotta nella Germania nazista, ebbe un ruolo importante nella Grosse Deutsche Kunstausstellung di Monaco del 1937, che celebrava la nuova e pura arte nazionale, e fu ritenuta tanto significativa da essere collocata sopra un camino del Führerbau di Monaco. Consigliere artistico di Hitler, nei suoi nudi femminili, Ziegler dà forma agli ideali razziali del nazismo. CORRADO CAGLI Veduta di Roma I Veduta di Roma II (Trionfo di Roma, Veduta allegorica di Roma) 1937 tempera encaustica su tavola tamburata Roma, collezione privata Le tavole fanno parte di un ciclo, eseguito per il Padiglione Italiano all’Exposition di Parigi del 1937, giudicato poco celebrativo e irrispettoso della “romanità”: Galeazzo Ciano ne ordinò, invano, la distruzione, anticipando il cambiamento di clima politico legato alle leggi razziali del 1938, quando Cagli dovette trasferirsi a Parigi e poi a New York. Queste due vedute oniriche di Roma derivano da un montaggio di celebri edifici della città non solo imperiale ma anche papalina, mescolati a comuni abitazioni. 5.07 RENATO BIROLLI (Verona 1905-Milano 1959) Il Caos 1936 olio su tela Milano, Collezione G. Iannaccone 50 Pubblicato sulla terza pagina di “Il Tevere” del 24-25 novembre del 1938 come esempio del carattere degenerato di un’arte «straniera, bolscevizzante e giudaica», Il Caos fu scelto per il titolo e l’aspetto espressionista. Ma nell’attacco a Birolli dovette pesare anche il sospetto di antifascismo: infatti, nel 1937 l’artista era stato incarcerato, rischiando il confino. 51 5.08 5.10 (Rosario de Santa Fé 1899-Varese 1968) (Como 1901-1957) LUCIO FONTANA Scultura astratta 1934 (anni Cinquanta) ferro colorato su base in bronzo Torino, Gam - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Per il Fontana degli anni Trenta, sperimentatore lontano da ogni logica di opposizione tra astratto e figurativo, le opere che trasformano la scultura in un disegno nello spazio rappresentano una possibilità di arricchimento. L’artista si inserisce nella ricerca plastica europea d’avanguardia e le sue sculture astratte vengono esposte in una personale nel 1935 alla galleria milanese del Milione. 5.09 FAUSTO MELOTTI (Rovereto 1901-Milano 1986) Scultura n. 11 1934 (1960 circa) bronzo Milano, Marta Melotti Melotti, appassionato di musica, trasferisce in scultura i principi dell’armonia e del contrappunto e si inserisce nel dibattito sull’arte astratta. Entrato a far parte del gruppo gravitante intorno alla Galleria del Milione, nel 1935 vi inaugura la sua prima personale: diciotto sculture pensate come “disegni nello spazio” e realizzate con materiali trattati in modo allora inconsueto. 52 MANLIO RHO Composizione 43 1936 tempera su cartone Collezione privata Tra il 1933 e il 1934 l’artista lavora alle sue prime opere astratte, inaugurando il proprio percorso non figurativo nell’ambito del cosiddetto Gruppo Como. Avido lettore di riviste straniere, Rho, che lavora prima presso il Regio Istituto Nazionale di Setificio e poi alla Tessitura Serica Aliverti e Stecchini di Como, aggiorna la propria cultura visiva unendo l’interesse professionale a quello artistico. 5.11 GINO GHIRINGHELLI (Virginio Ghiringhelli; Milano 1898-San Vito di Cremia 1964) Composizione n. 7 1934 olio su tela Rovereto, MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, VAF-Stiftung Dopo la formazione a Brera, nel novembre 1930 Ghiringhelli, insieme al fratello Peppino, fonda la Galleria del Milione. Dal 1933 lavora alle prime opere astratte e nel ’34 redige una Dichiarazione in cui manifesta l’aspirazione a una dimensione classica, a un equilibrio geometrico, individuato nei ritmi dell’architettura antica e di quella razionalista, nonché nelle proporzioni dei maestri rinascimentali. 53 TELESIO INTERLANDI (Chiaramonte Gulfi 1894-Roma 1965) Un’autorevole testimonianza a carico dell’arte “moderna”. Straniera, bolscevizzante e giudaica “Il Tevere”, giovedì 24-venerdì 25 novembre 1938, n. 23 MiBAC- Biblioteca nazionale centrale Firenze Nel novembre 1938, in concomitanza con l’emanazione da parte del Consiglio dei Ministri delle leggi per la difesa della razza, questo articolo di Telesio Interlandi etichetta come degenerate le opere dei metafisici Carrà e de Chirico, dell’espressionista Birolli, degli astrattisti Fontana, Ghiringhelli, Reggiani, Rho, degli architetti razionalisti Lingeri e Terragni e di Corrado Cagli. Si percepisce l’ombra del razzismo hitleriano, che aveva prodotto a Monaco la mostra di “arte degenerata”. 5.12 MAURO REGGIANI (Nonantola 1897-Milano 1980) Composizione 1934 olio su tela Rovereto, MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, VAF-Stiftung Reggiani, giunto a Milano nel 1925, si stacca gradualmente dai modelli novecentisti e, meditando sulle lezioni cézanniana e cubista grazie a due soggiorni a Parigi, mette a punto le prime prove astratte fra il 1933 e il ’34. L’artista rivela ancora una sensibilità spaziale, cromatica e linguistica pienamente riferibile al cubismo sintetico e al vocabolario visivo tipico della natura morta. 5.13 LUCIANO RICCHETTI (Piacenza 1897-1977) Madre e figlio (frammento di In ascolto) 1939 olio su tela Piacenza, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi Nel 1939 Ricchetti partecipò, vincendolo, al Premio Cremona (dedicato al tema «In ascolto di un discorso del Duce») con una grande tela ambientata in un interno contadino. Nel 1945 il dipinto fu distrutto in spregio al fascismo e si salvarono solo Madre e figlio e pochi altri frammenti. La semplicità rurale, la saldezza plastica e la forza emotiva richiamano certe Madonne del Rinascimento. 54 55 5.14 5.16 (Genova 1880Anticoli Corrado 1955) (Alessandria 1902-Milano 1987) Figura 1942 olio su tela Archivio Cristoforo De Amicis PIETRO GAUDENZI Il grano 1940 circa pittura murale su intonaco applicato a masonite Cremona, Sistema Museale della Città di Cremona - Museo Civico “Ala Ponzone” Nel 1940 Gaudenzi partecipa alla seconda edizione del Premio Cremona (sul tema la «Battaglia del Grano») vincendo il primo premio. Il «novecentismo fascista: forte, vigoroso, epico» auspicato da Farinacci si traduce nell’opera di Gaudenzi in una composizione magniloquente, che guarda alla monumentalità classica della pittura rinascimentale, anche nell’inconsueto formato del polittico. 5.15 RENATO GUTTUSO (Bagheria 1911-Roma 1987) Studio per la “Crocifissione” 1940 tempera e olio su carta intelata Roma, collezione privata Nel 1942, in occasione del IV Premio Bergamo, Guttuso espone una delle opere più emblematiche della prima maturità, la Crocifissione, che suscita polemiche specialmente per l’impianto prospettico, con Cristo in parte coperto da uno dei ladroni. Questo disegno è il primo studio per la grande tela, che Guttuso concepisce in un interno claustrofobico, per richiamare i supplizi contemporanei. 56 CRISTOFORO DE AMICIS L’opera è presentata nel 1942 alla quarta edizione del Premio Bergamo. In questo ritratto della moglie De Amicis rivela l’equilibrio raggiunto: a Van Gogh è riconducibile la pennellata libera e il taglio dell’immagine (ma si avverte anche l’eco di Cézanne), mentre la posa e la carta da parati ricordano Matisse. Ma l’artista, in una visione personale e originale, guarda anche al chiarismo lombardo. 5.17 AFRO BASALDELLA (Udine 1912-Zurigo 1976) Il seggiolone (La sedia) 1942 olio su tela Collezione privata. Courtesy Fondazione Archivio Afro L’opera è tra le vincitrici della quarta edizione del Premio Bergamo del 1942, ultima della manifestazione bergamasca. Evidente il rimando a La sedia di Gauguin di Van Gogh, richiamato anche dalla qualità materica della pennellata, mentre il colore di matrice veneta e la deformazione dei contorni mostrano l’adesione ai modi dei pittori della Scuola romana presenti al Premio Bergamo. 57 5.18 5.18 (Viareggio 1910-1992) (Lecco 1910-Milano 1992) MARIO MARCUCCI Ritratto 1932 olio su tela Collezione privata L’edizione del 1941 del Premio Bergamo vede introdotto il tema libero per il concorso, che mantiene comunque due premi principali destinati al paesaggio e alla figura: proprio quest’ultimo viene assegnato, non senza polemiche, a questo Ritratto. La pittura di Marcucci, autodidatta di origini popolari, fatta di raschiature e velature, riesce a restituire la realtà interiore dei soggetti raffigurati. ENNIO MORLOTTI Natura morta 1941 olio su tela Torino, Gam - Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Nel 1941, alla terza edizione del Premio Bergamo, questa Natura morta si aggiudica uno dei dieci premi di secondo grado. Il dipinto fa parte di una serie di nature morte di Morlotti in cui la composizione rivela riferimenti a Morandi e suggestioni metafisiche, mentre l’intensa matericità del colore, mantenuto sobrio e abbassato, appare legata alla riflessione sull’opera di Picasso. 5.19 GIUSEPPE MIGNECO (Messina 1908-Milano 1997) Pastori dell’isola 1940 olio su tela Roma, GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Pastori dell’isola viene presentato alla seconda edizione del Premio Bergamo, che vede premiate opere delle tendenze artistiche più libere e nuove, come quelle riferibili al gruppo milanese di Corrente, di cui fa parte Migneco, e alla Scuola romana. I modi dell’artista sono improntati a una violenza espressiva e a una deformazione formale che richiama il linguaggio di Van Gogh. 58 59 IL DESIGN E LE ARTI APPLICATE Specifica degli anni Trenta è la diffusione della riproduzione meccanica di immagini e oggetti; altro grande mutamento è la massificazione della vita sociale, della comunicazione e dei comportamenti, che implica, dal punto di vista delle arti applicate, l’idea e la pratica della standardizzazione. I manufatti esposti sono riconducibili alla dialettica tra moltiplicazione dell’arte e oggetto unico, ancora artigianale e spesso di lusso. L’intreccio di invenzione artistica e riproducibilità è tipica dei vasi e delle ceramiche, che non di rado sono pezzi unici di alta qualità artistica. La tendenza alla produzione in serie è soprattutto rappresentata dalle sedute (le nuove sedie tubolari) e dall’illuminazione (le lampade razionaliste). Le abitazioni “razionali” sono evocate da fotografie storiche delle due Triennali più importanti di quegli anni: del 1933 e del 1936. Il montaggio di brevi sequenze di film d’epoca intende restituire – attraverso le sue ricostruzioni di interni moderni – gli ambienti della vita quotidiana del tempo. 6.01-6.04 GIUSEPPE PAGANO (Parenzo 1896-Mauthausen 1945) Sedia SIAM 1930-1931 tubo metallico e legno Torino, Galleria Cristiani AGNOLDOMENICO PICA (Padova 1907-Milano 1990) Sedia 1933 acciaio e legno Milano, Castello Sforzesco, Civiche Raccolte d’Arte Applicata GABRIELE MUCCHI (Torino 1899-Milano 2002) Sedia impilabile modello S5 1936 acciaio cromato e compensato Genova, Wolfsoniana – Fondazione regionale per la Cultura e lo Spettacolo GIUSEPPE TERRAGNI (Meda 1904-Como 1943) Tre sedie per l’asilo Sant’Elia (Sedia 427; Sedia 412; Sedia Lariana) 1936-1937 tubolare metallico e legno Como, Pinacoteca Civica 60 61 6.05-6.08 6.11-6.16 (Tullio Mazzotti; Albisola 1899-1971) (Trieste 1900-Monfalcone 1971) TULLIO D’ALBISOLA Vaso Amori-Fiori 1929 terracotta invetriata Milano, Castello Sforzesco, Civiche Raccolte d’Arte Applicata Fiasca con decorazione a foglie di nocciolo 1930 terraglia Milano, Castello Sforzesco, Civiche Raccolte d’Arte Applicata TULLIO D’ALBISOLA GIOVANNI GARIBOLDI (Tullio Mazzotti; Albisola 1899-1971) Vaso Streghe 1929 terracotta invetriata Milano, Castello Sforzesco, Civiche Raccolte d’Arte Applicata 62 GUIDO ANDLOVITZ (Milano 1908-1971) Vaso 1938-1942 terraglia Collezione privata 63 GUIDO ANDLOVITZ (Trieste 1900-Monfalcone 1971) Vaso con decori marini 1930 terraglia Milano, Castello Sforzesco, Civiche raccolte d’Arte Applicata RICHARD-GINORI su disegno di GIO PONTI (Milano 1891-1979) Vaso con decoro “La sirena prolifica” 1929-1930 maiolica dipinta a mano Sesto Fiorentino, Museo RichardGinori della Manifattura di Doccia 64 OSCAR TORLASCO Coppa per i Littoriali dello Sport ante 1936 argento Milano, Castello Sforzesco, Civiche Raccolte d’Arte Applicate VETRERIE S.A.L.I.R. Vaso saluto romano 1936 vetro con figure incise Milano, Castello Sforzesco, Civiche Raccolte d’Arte Applicata 65 6.09-6.10 6.17-6.20 (Rosario de Santa Fé 1899Varese 1968) (Rovereto 1896-Milano 1982) LUCIO FONTANA Granchio 1936-1937 grès Collezione privata SALVATORE FANCELLO LUCIANO BALDESSARI Luminator. Prototipo di lampada da terra 1929 ferro acciaioso cromato, legno Milano, Comune di Milano, CASVA - Centro di Alti Studi sulle Arti Visive, Fondo Luciano Baldessarri (Dorgali 1916-Bregu Rapit 1941) Polpo 1938-1939 ceramica smaltata e riflessata Collezione privata RICHARD-GINORI su disegno di GIO PONTI (Milano 1891-1979) Coppa con decoro “Trionfo della Morte” 1930 circa porcellana e oro segnato con punta d’agata Sesto Fiorentino, Museo RichardGinori della Manifattura di Doccia RICHARD-GINORI su disegno di GIO PONTI (Milano 1891-1979) Urna con coperchio con decoro “Trionfo dell’Amore” 1930 circa porcellana e oro segnato con punta d’agata Sesto Fiorentino, Museo RichardGinori della Manifattura di Doccia 66 PIETRO CHIESA (Milano 1892-Paris 1948) Luminator 1933 ottone verniciato Milano, Aria d’Italia PIETRO CHIESA (Milano 1892-Paris 1948) Lampada da terra a coppette orientabili 1936 vetro e metallo Collezione privata FRANCO ALBINI (Robbiate 1905-Milano 1977) Lampada Mitragliera 1940 ottone e alluminio Milano, Fondazione Franco Albini 67 6.21-6.30 V TRIENNALE, MILANO, 1933 La Triennale di Milano, Archivio Fotografico (Foto Crimella) La mostra dell’abitazione alla V Triennale di Milano, nel 1933, costituisce una sorta di palestra delle idee dei giovani architetti razionalisti italiani. Le case-padiglione, completamente arredate secondo il gusto moderno, propongono un rapporto stretto e diretto tra arredo e architettura, esemplificando avanzate ricerche di organizzazione degli spazi e l’applicazione di nuovi materiali. 6.31-6.40 VI TRIENNALE, MILANO, 1936 La Triennale di Milano, Archivio Fotografico (Foto Crimella) La riflessione sull’abitazione contemporanea rimane fondamentale anche nel 1936, alla VI Triennale. Il problema dell’arredamento è visto dalle équipe di architetti in relazione con la produzione industriale, per soluzioni in linea con i concetti di mobili-tipo per ambienti-tipo. Serialità e intercambiabilità dell’arredo diventano le condizioni necessarie perché una casa possa definirsi moderna. 68 Sala radio «ABBASSA LA TUA RADIO, PER FAVOR» Il 6 ottobre 1924, alle nove di sera, un concerto inaugura la prima trasmissione radiofonica italiana: ha così inizio l’epopea della radio, destinata a incidere su vita, mentalità e abitudini del Paese. Il fascismo ne comprende la potenzialità comunicativa, poiché «fa leggere anche chi non legge», e nel 1928 nasce l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, E.I.A.R., organismo pubblico che dà voce al regime. Alla fine degli anni Trenta una famiglia su cinque possiede un apparecchio, ma la radio viene ascoltata anche nelle case del fascio, nelle scuole, nei bar, e nelle piazze vengono predisposti altoparlanti per trasmettere i discorsi del duce: uno straordinario strumento di propaganda, la cui finalità è confermata dallo stile declamatorio degli annunciatori. La radio è comunque percepita dalla popolazione soprattutto come mezzo di evasione: la rivista I Quattro Moschettieri, in onda dal 1934 al 1937, la musica da ballo e le cronache sportive sono fra le trasmissioni di maggior successo. Con l’applicazione delle leggi razziali, nel 1938, agli ebrei è vietato il possesso di apparecchi trasmittenti. 69 TRACCE AUDIO IN SALA RADIO 6 OTTOBRE 1924 Prima trasmissione radiofonica italiana 1931 Carlo Buti, Signorinella 1938 “Effetto uccellino”: sigla apertura programmi radiofonici Tito Schipa, Vivere 1934-1935 1938 I 4 moschettieri Trio Lescano, Ma le gambe 18 DICEMBRE 1935 1939 Oro alla Patria Gilberto Mazzi, Mille lire al mese 9 MAGGIO 1936 1940 Proclamazione dell’Impero Alberto Rabagliati, Quando la Radio 2 MARZO 1939 1939 Elezione di papa Pio XII, Eugenio Pacelli Renzo Mori, Maramao perché sei morto 1939 1932 Discorso di re Vittorio Emanuele III al Senato 10 GIUGNO 1940 Dichiarazione di guerra Tino Rossi, Parlami d’amore Mariù (da Gli uomini che mascalzoni) 1935 Carlo Buti, Faccetta nera Si ringraziano per le tracce audio Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi - RAI Teche 70 71 BENVENUTI A RADIO PALAZZO STROZZI! FIRENZE Palazzo Strozzi crede nell’“ascolto visibile”, e questa è un’occasione perfetta per far sentire la tua voce, e aiutarci a creare un archivio dei ricordi dei nostri visitatori. Se la luce rossa che indica “siamo in onda” è spenta, entra tranquillamente, siediti e intervista i tuoi amici o la tua famiglia. Quando sei pronto a registrare, premi il tasto rosso e vedrai accendersi la luce che indica “siamo in onda”. Quando hai finito premi di nuovo il tasto e la luce si spenge. La tua intervista verrà scaricata in automatico e ogni settimana le migliori interviste saranno trasmesse nella Sala Radio. Può anche darsi che la tua intervista venga inserita in un programma radiofonico. Ecco qualche suggerimento per le domande: 1. Che cosa ti faceva piangere quando eri piccolo? 2. Ho provato una felicità immensa quella volta che... 3. «la nonna mi diceva sempre…» 4. Racconta che cos’hai in tasca. Ricorda che anche altri hanno voglia di far sentire la propria voce, per questo ti preghiamo di limitarti a tre minuti di intervista. L’orologio a muro ti dirà quando il tempo sta per scadere! A Firenze gli anni Trenta sono un’epoca di straordinario fermento e vivacità, in cui nascono riviste culturali quali “Solaria”, “Il Selvaggio”, “Il Frontespizio”, “Letteratura” e “Campo di Marte”, che incarnano posizioni anche fortemente contrapposte su temi letterari, artistici, musicali e architettonici. Anche all’interno delle stesse riviste il dibattito è serrato, in un confronto aperto fra pittori, musicisti e letterati, quali Montale, direttore del Gabinetto Vieusseux dal 1929 al 1938. Fondamentali riflessioni sono dedicate dagli artisti alla figura umana, in bilico fra eredità rinascimentali e presenze internazionali, da Hildebrand a Berenson a de Chirico. Il Maggio Musicale Fiorentino è presente attraverso il riferimento a uno spettacolo emblematico della condizione dell’uomo moderno: Volo di notte di Luigi Dallapiccola, andato in scena il 18 maggio 1940, a meno di un mese dalla drammatica entrata in guerra dell’Italia. Avviso: Con la registrazione di una favola al telefono viene automaticamente concessa alla Fondazione palazzo Strozzi autorizzazione ad un possibile futuro riutilizzo in tutto od in parte e/o trasmissione da parte della stessa Fondazione Palazzo Strozzi di quanto registrato, nonchè liberatoria alla stessa Fondazione per un eventuale riutilizzo/trasmissione. 72 73 7.01 7.03 (Pescia 1875-Firenze 1933) (Firenze 1898-1960) Nel luglio 1930 l’architetto Marcello Piacentini invitò Andreotti a realizzare un gruppo scultoreo per il mausoleo che, ad Acqui Terme, stava edificando per i coniugi Ottolenghi. La scelta del tema di Orfeo – simbolo di spirituale fratellanza nel nome della musica – rimanda al desiderio di Andreotti di instaurare un dialogo fra le arti. Numerosi i ritratti che Peyron dedica ad amici intellettuali: quello di Eugenio Montale è inserito in un ampio paesaggio marino, espressione visiva dei versi Ossi di seppia, pubblicati nel 1925. Nella luce diffusa e senza ombre risaltano gli oggetti-simbolo del linguaggio del poeta: l’agave, l’osso di seppia, il mare nella sua distesa luminosa e desolata. LIBERO ANDREOTTI Orfeo che canta 1931 bronzo Genova, Galleria d’Arte Moderna 7.02 Ritratto del poeta Montale 1932 olio su tela Grassina, Pier Francesco Vallecchi GUIDO PEYRON 7.04 Gli amici nell’atelier 1928 olio su tavola Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti (Anagni 1900-Firenze 1992) (Firenze 1898-1960) Sull’esempio francese delle riunioni di amici nello studio dell’artista, l’opera restituisce il clima culturale fiorentino dei tardi anni Venti. La musica è al centro, con Luigi Dallapiccola e Odoardo Zappulli che suona il violoncello; gli sono accanto lo scrittore Arturo Loria con gli occhiali, il conte Walfredo della Gherardesca di profilo, e quattro pittori: Vieri Freccia col cappello, Felice Carena barbuto, Gianni Vagnetti nell’angolo in alto a destra, e Peyron stesso col cane. 74 GUIDO PEYRON GIOVANNI COLACICCHI Il faro di Monille Point (Crepuscolo australe) 1935 olio su tela Firenze, collezione privata Nel 1935, spinto da inquietudini sentimentali, Colacicchi decide di lasciare Firenze per il Sud Africa. A Città del Capo prende alloggio in una casa presso un faro, la cui mole, in silenzioso rapporto con l’orizzonte marino, esercita su di lui una forte attrazione. Il dipinto viene spedito via nave alla Biennale del 1936. 75 7.05 7.07 (Firenze 1888-Meudon 1971) (Cumiana 1879-Venezia 1966) ALBERTO MAGNELLI Le Grand voilier (Le Voilier noir) 1928 olio su tela Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti Alla fine degli anni Venti Magnelli, che ha conosciuto le avanguardie a Parigi (Apollinaire e Picasso, oltre a de Chirico, Léger e Matisse), avverte il richiamo della tradizione figurativa italiana, ravvisabile nella serie dei Velieri, protagonisti – con la loro presenza immota in paesaggi essenziali, dalle forme geometrizzate e dai colori puri – di numerose tele fra il 1928 e il ’29. 7.06 RAM (Ruggero Alfredo Michahelles; Firenze 1898-1976) L’Ile de Cythère I 1933 olio su compensato Amelia Michahelles Nato in un’agiata famiglia cosmopolita, Ram – come il fratello maggiore Ernesto, in arte Thayaht, e la sorella Cristina, scultrice – cresce in un ambiente aggiornato e colto. In Francia frequenta gli atelier di Maurice Denis, Otton Friesz, Alexandre Jacovleff, e conosce gli Italiens de Paris, soprattutto de Chirico, che sarà poi di frequente suo ospite a Firenze. 76 FELICE CARENA Il terrazzo 1929 olio su compensato Udine, Galleria d’arte moderna Nel 1924 Carena è nominato titolare della cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze, di cui diverrà in seguito direttore. In città la riflessione su Cézanne, a motivo della presenza delle collezioni Fabbri e Loeser, era costante, anche da parte dei giovani legati a “Solaria” e al gruppo del Novecento Toscano, al quale aderirà il maturo Carena. 7.08 GUIDO PEYRON (Firenze 1898-1960) Conversari 1930 olio su tavola Collezione privata Eseguita nel 1930, durante il secondo soggiorno parigino dell’artista, la natura morta appare in sintonia con opere degli Italiens de Paris, come quelle di de Pisis, cui rinvia il tono sospeso ed evocativo di matrice metafisica. Incongruità del titolo e attitudine a intravedere squarci nella realtà, avvicinano l’artista all’universo di Montale. 77 7.09 7.11 (Mola di Bari 1900Firenze 1966) (Roma 1886-Firenze 1963) ONOFRIO MARTINELLI Ulalume 1936 olio su tela Collezione Nicola Martinelli Ulalume, ispirata alla poesia di Edgar Allan Poe sull’amore perduto, è stata realizzata nello studio dell’amico Giovanni Colacicchi mentre questi si trovava in Sud Africa. L’opera è composta di fiori, alghe e radici che Colacicchi spediva a Firenze alla pittrice Flavia Arlotta, divenuta poi sua moglie, e a Martinelli. ANTONIO MARAINI Ricordo di Atene (Ionica, Dorica, Corinzia) 1932 marmo pentelico Firenze, Banca CR Firenze La stele fu eseguita adoperando un blocco di marmo fatto venire dalla Grecia, in seguito a un viaggio in cui Maraini aveva visitato i luoghi sacri allo spirito occidentale. Il doppio titolo indica i caratteri che sottintende: l’uno stilistico, espresso attraverso il riferimento ai tre ordini architettonici, l’altro umano ed estetico, identificato in una Grecia sentita come emblema e modello di bellezza e libertà. 7.10 GIOVANNI COLACICCHI (Anagni 1900-Firenze 1992) Natura morta della protea 1937 olio su tela Collezione Cavallini Sgarbi Dipinta alla fine del 1937, dopo il ritorno dal Sud Africa, la Natura morta della protea riprende, anche per la presenza del fiore esotico, il tema delle opere eseguite l’anno precedente da Martinelli e da Flavia Arlotta, istituendo con esse un dialogo. In queste tele gli oggetti sono da intendere in senso poetico e simbolico, non naturalistico. 78 7.12 GIOVANNI COLACICCHI (Anagni 1900-Firenze 1992) Fine d’estate 1932 olio su tela Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti L’opera, eseguita ad Anagni nell’estate del 1932, seppur concepita con la struttura di un antico fregio, partecipa di un’inquietudine tutta moderna. L’allusione dei nudi è ai “neofiti” di Masaccio e Piero della Francesca, mentre il temporale incombente e la corsa dei cavalli bradi alludono al contrasto con le forze della natura. 79 7.13 7.15 (Mola di Bari 1900Firenze 1966) (Ernesto Michahelles; Firenze 1893-Marina di Pietrasanta 1959) ONOFRIO MARTINELLI Composizione di nudi 1938 olio su tela Puglia Promozione Agenzia Regionale del Turismo Dipinta a Firenze nel 1938, la tela segna il momento più alto della comunione di idee fra Martinelli e Colacicchi, contraddistinto dal lavoro comune sul tema della composizione di figure: un’amicizia divenuta vero e proprio sodalizio. Nel dipinto affiorano ricordi dalla scultura antica, ma anche da Michelangelo, Piero della Francesca e Signorelli. THAYAHT Tuffo 1932 gesso patinato, base in metallo Rovereto, MART - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Deposito CLM Collezione Seeber Nel 1932 la scultura, appena realizzata, viene esposta alla Biennale veneziana, e nel 1936 scelta per partecipare alle selezioni delle opere da presentare a Berlino in occasione della XI Olimpiade. Quando viene rifiutata a causa delle dimensioni eccessive, l’artista si offre di eseguirne una versione ridotta. 7.14 RAM (Ruggero Alfredo Michahelles; Firenze 1898-1976) Industria 1931 olio su tavola Collezione privata Fra il 1927 e il 1931 Ram esegue un gruppo di opere in cui il tema della modernità si associa ad atmosfere sospese; nello stesso 1931, insieme al fratello Thayaht, aderisce al Gruppo Futurista Toscano. Un’immagine come Industria sintetizza efficacemente i caratteri del Secondo futurismo, impegnato a tradurre in forme plastiche i simboli della vita moderna. 80 7.16 BACCIO MARIA BACCI (Firenze 1888-1974) Bozzetti per “Volo di notte” di Luigi Dallapiccola: Quadro I, Scena ultima 1939-1940 tempera e matita su cartoncino Firenze, Teatro del Maggio Musicale Fiorentino - Fondazione, Archivio Storico Nei bozzetti per l’opera Volo di notte, eseguita per il Maggio Musicale del 1940, complice la musica dell’amico Luigi Dallapiccola e la sua riduzione dal racconto di Saint’Exupéry, Bacci – per illustrare la moderna odissea del pilota Fabién – crea una scena in cui fa convivere poesia e tecnica. 81 7.17 7.19 (Rignano sull’Arno 1879Forte dei Marmi 1964) (Firenze 1895-Ivrea 1957) ARDENGO SOFFICI La processione 1933 affresco staccato su tela incollata su supporto in compensato Firenze, Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti Fra il 1932 e il 1934, con l’aiuto del giovane amico Quinto Martini, Soffici si dedica all’“affresco da cavalletto”, talora riportato su tavola: un deciso e consapevole recupero di una tecnica tradizionale italiana, e ancor più toscana. OTTONE ROSAI Paesaggio 1933 olio su tela Collezione privata L’opera è fra i capisaldi di una delle stagioni più ricche e intense della piena maturità di Rosai. Il rapporto fra facciate delle case, finestre scure che le bucano, luminosità della composizione, culmina nella massa di alberi sullo sfondo, con le punte toccate dal sole. 7.20 7.18 ROMANO ROMANELLI (Firenze 1882-1968) Ritratto di Ardengo Soffici 1929 bronzo Milano, Museo del Novecento Sul finire degli anni Venti Romanelli esegue un gruppo di ritratti di amici artisti e intellettuali – Giovanni Papini, Domenico Giuliotti, Ardengo Soffici – nello stile “etruscoromano”. Dell’arte etrusca viene fornita un’interpretazione energica e costruttiva, in linea con un linguaggio severo, semplificato e in accordo con la tradizione italiana. 82 OTTONE ROSAI (Firenze 1895-Ivrea 1957) Interno con figure (Osteria) 1935 olio su compensato Prato, Farsettiarte Le notevoli dimensioni di quest’opera e la data, 1935, hanno fatto ipotizzare che l’osteria fosse tra i soggetti pensati per la decorazione del buffet della Stazione di Firenze, per cui Rosai realizza quello stesso anno due paesaggi di ampio formato, tuttora in loco. Il quadro è sintesi di personaggi e motivi cari in quegli anni all’artista. 83 7.21 7.23 (Giacomo Manzoni; Bergamo 1908-Roma 1991) (Viareggio 1882-Ostia 1936) GIACOMO MANZÙ David 1938 bronzo Roma, GNAM - Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea Uno stesso sentimento sembra ispirare sia i quattro David eseguiti da Manzù fra il 1936 e il 1938, sia le pagine che Piero Bargellini dedica al soggetto, demolendone l’immagine di eroe proposto dal Rinascimento. Il giovane, esile e malinconico, presentato in una posa non vittoriosa, diventa protagonista di una nuova visione dell’uomo, resa poi attuale dalla tragedia della guerra. LORENZO VIANI Processione del Corpus Domini a Fregionaja 1934 tecnica mista (olio, carboncino, carta carbone, tintura di iodio) su compensato marino Collezione privata Nell’ottobre del 1933, spinto dall’asma e dai guai politici, Viani si trasferisce per dieci mesi in esilio volontario nel manicomio di Nozzano, dove ritrae gli internati. Una scelta di opere viene esposta nella monografica organizzata a Viareggio nell’estate del ’34: tra queste la Processione, che raffigura l’occasione in cui ai malati era consentito, una sola volta l’anno, di uscire dalla clinica. 7.22 LORENZO VIANI (Viareggio 1882-Ostia 1936) Bovi, marmi e mambrucche 1932 olio su compensato Viareggio, Courtesy Società di Belle Arti Esposta alla Biennale del 1932, l’opera appartiene all’ultima stagione di Viani, dopo il naufragio degli ideali anarchici e l’isolamento crescente dovuto ai difficili rapporti con il fascismo. L’unione del tema della darsena con quello del lavoro, rappresentato dal carro – mambrucche in dialetto viareggino – tirato dai buoi, carico dei blocchi di marmo, ritornerà nei pannelli per la stazione di Viareggio. 84 85 CRONOLOGIA SI SULIS, VIVERRA? SINTETICA Si sulis, viverra? Vali, Catus sa consules 28 OTTOBRE 1922: Marciaorentiliena, su Roma. Militanti delne publis ati sendeps, Cateriam inprehenatis caellem PartitoiaNazionale Fascista, guidato da Mussolini, si hos intia verso dis tuam tam ut rivendicando face nestrac igna, maxim hoc dirigono la capitale dal re la guida tusquidemus, imo et Catquam P. Usdi senducitum, politica. L’anniversario diventaest? il punto riferimento quam me deessimum Si ta l’era ex nest vivehebatere per il conto degli anniaur. secondo fascista, indicato nertea re, quam ina nonsus, nondam manum factod in numeri romani. diussus fectum seniqua mentem orum supplic aelartere dercesis adhusciis inclus; nonsisuloc remod auror 10 GIUGNO 1934:erLa Nazionale italiana di calcio hos C.ilVivatudes erit nos,a ne optis Multoraecret Catque vince primo mondiale Roma. hebemus abem optia quam ut veremura nonsuntem nimmove, dit 1935: ocupios,L’Italia C. Urbite alissimpost Serri3 OTTOBRE attacca l’imperoL.d’Etiopia timmo tebatio rtimus, tes virisqu amquem vatio senza dichiarazione di nonc guerra. uteatus. Mulegernium publiss iliurev iviribe ssincus volus etinatqua dertuam Econsulii pribefa 18 NOVEMBRE 1935: Ininprist? conseguenza dell’attacco, ceruntimo consus convemquit atumeri la Società delle Nazioni infligge Cupior sanzioniquid economiche. butem. Il regime avvia una politica economica basata Ignare is perum publin vituus? int. sull’autarchia. Solin tus essum aucto adhuit, quondum dium pote consust ionsultuus fuit Proclamazione di seremurnu cone con se nonditam 9 MAGGIO 1936: dell’Impero a mo idemdella ituaconquista cont? Tatius, omnihillerei is, octandiis. seguito dell’Etiopia: si forma l’Africa Sermius moena, norum nonsil hictemuspio, Orientalemaximili, Italiana (A.O.I). sente vius; nostercerfex seropop ublicae quoniquem, notisquid dii probsenatus in tamcivile publius, se con tri LUGLIO 1936: Scoppia laseguerra spagnola. coerisq uodicat, fitabus, videtor tidetima, factorte, Germania e Italiaobus inviano truppe a supporto nosFrancisco ficaed caturemque di Franco. inati iae intem is imust cupio te hilicaet, orum niquons ignaribuntis sa num deris cuperfi caudenihilis Catiusa vene iusa 1°-16 AGOSTO 1936: Olimpiadi di Berlino. 9 MAGGIO 1938: Visita di Hitler e Mussolini a Firenze. 19 GIUGNO 1938: La Nazionale italiana di calcio vince il secondo mondiale a Parigi. 14 LUGLIO-17 NOVEMBRE 1938: Emanazione delle Leggi razziali. 1° APRILE 1939: La Guerra civile spagnola si conclude con la vittoria del generale Franco e l’instaurazione di una dittatura. 1 SETTEMBRE 1939: La Germania invade la Polonia, provocando lo scoppio della Seconda guerra mondiale. 27 APRILE 1940: Si inaugura, a restauro appena ultimato, la Mostra del Cinquecento Toscano in Palazzo Strozzi. 10 GIUGNO 1940: L’Italia entra in guerra a fianco della Germania, contro Francia e Inghilterra. 28 OTTOBRE 1940: L’Italia invade la Grecia. Seconda visita di Hitler a Firenze insieme a Mussolini. 19 LUGLIO 1937: A Monaco di Baviera si inaugura la mostra Entartete Kunst. 12 MARZO 1938: La Germania nazista si annette l’Austria con l’Anschluss. 86 87 MOVIMENTI ARTISTICI AEROPITTURA. Si sviluppa negli anni Venti nell’ambito del secondo futurismo, ma il manifesto programmatico, del 1929, viene pubblicato solo nel 1931. L’aeropittura vuole esprimere il mito della macchina e della modernità, comunicando le sensazioni dinamiche del volo. ARTE DEGENERATA. Nella Germania nazista vengono bollate come entartete Kunst, “arte degenerata”, le espressioni artistiche moderne che riflettono valori contrari alle concezioni del regime. Entartete Kunst è il titolo della mostra, inaugurata nel 1937 a Monaco, in cui sono presentate le opere delle avanguardie, requisite nei musei tedeschi e vietate dal regime. ARTE METAFISICA. Guillaume Apollinaire è il primo, nel 1913, a definire “metafisici” i dipinti di Giorgio de Chirico: per questo artista scopo dell’arte non è dipingere ciò che si vede, ma far vedere ciò che non si può vedere. Si sceglie di rappresentare le cose non per come appaiono ma per ciò che significano. Con questa rivoluzione concettuale si aprono 88 ESPRESSIONISMO. I le porte della pittura alla memoria personale e alle immagini del profondo. ASTRATTISMO. Consiste in una semplificazione e stilizzazione delle forme che elimina la rappresentazione, mettendo in primo piano ciò che la pittura comunica sul piano delle sensazioni. L’arte perde il compito di rappresentare la realtà (svolto dalla fotografia, dal cinema e dalla stampa), mentre deve trasmettere una rivoluzione dello spirito, e dunque qualsiasi riferimento alla percezione comune e al mondo materiale va eliminata. L’arte perde il compito di “rappresentare” o “raccontare”, ponendosi come puro veicolo espressivo. CHIARISMO. Termine coniato nel 1935 dal critico Leonardo Borgese, con riferimento ad alcuni giovani pittori lombardi che lavorano a una pittura dai colori chiari e dal segno leggero e intriso di luce, ottenuta dipingendo su una base di bianco ancora umida. movimenti espressionisti non hanno un unico ceppo, ma tanti focolai dispersi soprattutto nell’Europa del Nord. Comune l’esigenza di esprimere attraverso la pittura stati d’animo più che oggetti e fenomeni della visione, contrapponendosi a quella – indifferente sul piano delle emozioni – propria dell’impressionismo. FAUVISMO. Da fauves, bestie selvagge, espressione francese adottata – inizialmente in senso dispregiativo – per un gruppo d’artisti che tiene la propria collettiva al Salon d’Automne di Parigi del 1905. Il primo a utilizzare il termine è il critico Louis Vauxcelles, che definisce la sala in cui espongono come una “cage aux fauves” cioè una “gabbia delle belve”, per la “selvaggia” violenza espressiva del colore, steso in tonalità pure. FUTURISMO. Nasce come movimento letterario, le cui premesse vengono redatte dal poeta Filippo Tommaso Marinetti nel 1909. Gli artisti cercano di immettere nelle loro opere la forza del movimento e vogliono mostrano la velocità e lo scontro di forze. Il Secondo futurismo (dal 1929 al 1938) si lega al regime fascista. NOVECENTO. Il gruppo, fondato da sette artisti tra cui Sironi e Funi, si forma a Milano nel 1922: li accomuna la volontà di “ritorno all’ordine” dopo le sperimentazioni delle avanguardie. La prima mostra – di cui è ispiratrice e organizzatrice Margherita Sarfatti, vicina a Mussolini – si tiene alla Galleria Pesaro nel 1923. REALISMO MAGICO. La definizione, coniata nel 1925 da Franz Roh, indica le correnti pittoriche europee che tra la prima guerra mondiale e gli anni ’30 optano per un realismo capace, per la scelta dei soggetti e la sua precisione, di suggerire una seconda vita delle cose oltre la loro pura visibilità. Gli oggetti sono raffigurati con un naturalismo fotografico ma, per l’aggiunta di elementi paradossali, trasmettono un senso di irrealtà, infondendo nel quotidiano qualcosa di misterioso. SURREALISMO. Termine inventato dal poeta Guillaume Apollinaire nel 1917 per descrivere il balletto Parade e adottato poi in un senso nuovo dallo scrittore André Breton nel 1924. Il surrealismo si propone come attitudine mentale e filosofia di vita: il punto centrale è l’accettazione di ogni aspetto dell’irrazionale. La prima mostra si tiene alla Galleria Pierre di Parigi nel 1925. VALORI PLASTICI. La rivista – edita a Roma dal novembre del 1918 in due edizioni, italiana e francese – diretta da Mario Broglio, ha rappresentato per la cultura internazionale una riflessione sulle avanguardie. 89 ESPRESSIONI DEGLI ANNI TRENTA AVANGUARDISTA: Durante il fascismo designava il ragazzo dai 14 ai 18 anni (dal 1943 ai 17 anni) inquadrato nelle organizzazioni giovanili (Opera Nazionale Balilla prima, Gioventù italiana del Littorio dal 1937). AMBARADAN: Amba Aradam è un massiccio etiopico nei cui pressi ebbe luogo una battaglia tra italiani e abissini nel 1936. Alcune tribù locali cambiavano continuamente alleati (qualche volta con gli italiani altre con gli abissini); gli italiani, tornati in patria, per indicare una situazione caotica, cominciarono a dire: «come ad Amba Aradam», «è un’Amba Aradam». Le due parole si sono poi fuse in una sola. BALILLA: Soprannome del ragazzo che nel 1746 accese la scintilla dell’insurrezione che cacciò gli Austriaci da Genova. A lui, simbolo di patriottismo, il regime fascista dedicò l’Opera Nazionale Balilla, organizzazione giovanile che raccoglieva i ragazzi dagli 8 ai 14 anni, fondata nel 1926. A 11 anni si diventata Balilla moschettiere. CHI SI FERMA È PERDUTO: Mussolini, Genova, 14 maggio 1938. DATEVI ALL’IPPICA: Invito che si rivolge a una persona considerata incapace di affrontare un certo compito. Nel 1931 il gerarca Achille Starace arrivò con un’ora di ritardo a un convegno di medicina; di fronte all’irritazione dei medici, si giustificò affermando che non avrebbe potuto rinunciare alla sua cavalcata quotidiana ed esortando gli ascoltatori a uno stile di vita meno intellettuale e più fascista. È L’ARATRO CHE TRACCIA IL SOLCO, MA È LA SPADA CHE LO DIFENDE: Mussolini, discorso per l’inaugurazione della Provincia di Littoria, il 18 dicembre 1934. Eja, Eja, Alalà!: Grido di guerra, coniato nel 1918 da Gabriele D’Annunzio come alternativa all’esterofilo “hip, hip, hurra!”, in seguito adottato dal fascismo. GIOVENTÙ ITALIANA DEL LITTORIO (G.I.L.): Organizzazione giovanile fascista fondata il 29 ottobre 1937 con lo scopo di accrescere la preparazione spirituale, sportiva e militare dei ragazzi italiani fondata sui principi dell’ideologia del regime. Vi confluì l’Opera Nazionale Balilla. FIGLIO E FIGLIA DELLA LUPA: Dal 1933 vi si era iscritti automaticamente all’ingresso alla scuola elementare. Riuniva i bambini di 6-7 anni. Le uniformi maschili furono create dal pittore Mario Pompei: fez in lana nera, camicia nera con cinturone bianco che raccoglieva le bretelle, pantaloni grigio-verdi. GIOVANE ITALIANA: Giovane fra i 14 e i 18 anni iscritta alla organizzazione giovanile. La divisa era composta da camicetta bianca e gonna nera. LIBRO E MOSCHETTO / FASCISTA PERFETTO: Coniato da Mussolini. 90 MARCIARE PER NON MARCIRE: Coniato forse da Filippo Tommaso Marinetti durante la prima guerra mondiale, ripreso poi dai fasci di combattimento. MIN.CUL.POP.: Ministero della Cultura Popolare, istituito il 22 maggio 1937 col compito di controllo e organizzazione della propaganda del fascismo. ME NE FREGO: Attribuito a Gabriele D’Annunzio, e utilizzato nel corso della prima guerra mondiale, trae origine dalla scritta che un soldato ferito si fece apporre sulle bende, come segno di abnegazione alla Patria. Ripreso dal fascismo. NOI TIREREMO DRITTO: Mussolini, Toma, Palazzo Venezia, 8 settembre 1935. ORBACE: Tessuto in lana di colore scuro (sottoposto a follatura che ne provoca l’infeltrimento, rendendolo impermeabile), utilizzato per le divise della “Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (le cosiddette “camicie nere”) e per le organizzazioni giovanili. Durante l’autarchia ne venne incrementato l’uso, tanto che il termine, da solo, può alludere all’epoca e all’ideologia. PICCOLA ITALIANA: Una ragazza tra i 9 e i 13 anni, iscritta alla organizzazione giovanile. 91 PERFIDA ALBIONE: Allocuzione, già in uso nel XVII secolo con riferimento all’Inghilterra, riutilizzata da Mussolini. POPOLO DAI CINQUE PASTI: Riferito all’Inghilterra e utilizzato per la prima volta da Mussolini il 9 ottobre 1919. Sabato fascista: Istituito nel 1935 da Mussolini, il sabato fascista interrompeva la giornata lavorativa del sabato alle tredici, in modo che il pomeriggio venisse dedicato ad attività paramilitari e ginniche. VELINA: Il Min.Cul.Pop. aveva l’incarico di controllare ogni pubblicazione, diffondendo i cosiddetti “ordini di stampa”, dattilografati su carta velina. VINCERE, E VINCEREMO: Mussolini, annuncio della dichiarazione di guerra, 10 giugno 1940. Scopri come inviare il modo di dire, la frase, la parola – con la spiegazione – su www. palazzostrozzi.org/espressioni. I più interessanti verranno inseriti ogni mese, con il nome dell’autore, sul pannello in mostra e sul sito. 92 Testi Ludovica Sebregondi Coordinamento editoriale Ludovica Sebregondi Elena Bottinelli Progetto grafico RovaiWeber Design La pubblicazione riunisce i testi esplicativi della mostra Anni Trenta Arti in Italia oltre il fascismo Firenze, Palazzo Strozzi 22 settembre 2012 27 gennaio 2013 a cura di Antonello Negri con Silvia Bignami, Paolo Rusconi, Giorgio Zanchetti e Susanna Ragionieri per la sezione Firenze Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana Con il patrocinio di Ministero per i Beni e le Attività Culturali Promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze con Comune di Firenze Provincia di Firenze Camera di Commercio di Firenze Associazione Partners Palazzo Strozzi e Regione Toscana Main Sponsor Banca CR Firenze 93 FONDAZIONE PALAZZO STROZZI - PIAZZA STROZZI, 50123 FIRENZE WWW.PALAZZOSTROZZI.ORG