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FIRENZE, PALAZZO STROZZI
22 SETTEMBRE 2012-27 GENNAIO 2013
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SPECIALI DIDASCALIE PER FAMIGLIE E BAMBINI
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Sermius maximili, moena, norum nonsil hictemuspio,
sente vius; nostercerfex seropop ublicae quoniquem,
notisquid dii probsenatus se in tam publius, se con tri
coerisq uodicat, obus fitabus, videtor tidetima, factorte,
nos ficaed caturemque inati iae intem is imust cupio
te hilicaet, orum niquons ignaribuntis sa num deris
cuperfi caudenihilis Catiusa vene iusa
In tutta la mostra ci sono didascalie speciali
che invitano le famiglie a guardare l’Italia
con gli occhi di chi è cresciuto negli anni Trenta.
MONOPOLI DELL’ARTE Vedrai le famiglie usare
questa speciale “valigia”, piena di attività pensate
per tutte le età. Prendine una al Punto Info,
al primo piano, e “gioca” in mostra lanciando
un dado. La restituirai a fine visita. Puoi anche fare
la tua intervista radiofonica!
LE CARTE D’ARTE Esplora una selezione di opere in
mostra con le carte, da collezionare, che suggeriscono
attività da fare in mostra e a casa.
IL KIT DISEGNO Durante il percorso in mostra
disegna sul blocco la tua versione tutta speciale
delle opere esposte. Chiedi, al Punto Info al primo
piano un kit disegno (è gratis) da usare e restituire
alla fine della visita.
IL SEGNALIBRO Esplora la relazione tra le opere
e gli scritti degli artisti del tempo. Cerca lo speciale
simbolo del libro... poi vai in Sala Lettura
e cerca il titolo relativo!
4
5
LA VIA ITALIANA
ALLA MODERNITÀ
CENTRI
E SCUOLE
Nell’Italia degli anni Trenta, durante il fascismo, si
combatte una battaglia artistica di grande vivacità,
che vede schierati tutti gli stili e tutte le tendenze,
dal classicismo al futurismo, dall’espressionismo
all’astrattismo, dall’arte monumentale alla pittura
da salotto. La scena è arricchita e complicata
dall’emergere del design e della comunicazione
di massa: i manifesti, la radio e il cinema.
La mostra invita a esplorare il decennio precostituite
senza pregiudizi, basandosi su dati ed elementi storici
il più possibile oggettivi. Si sono indossati gli occhiali
degli anni Trenta per capire, privilegiando opere allora
effettivamente viste e discusse, sulla stampa, nelle
mostre internazionali, nazionali e sindacali, in gallerie
private di punta, con un’effettiva incisività sulla
cultura visiva e sul dibattito artistico del tempo.
Aprono la rassegna opere dei “maestri”, raccolte
secondo i principali centri artistici, mentre le ricerche
dei “giovani” documentano l’emergere di stili e
linguaggi inediti. Il percorso prosegue con gli artisti
in viaggio e il confronto con Parigi e Berlino; l’arte
monumentale e pubblica; la polemica antimodernista
da parte del tradizionalismo più reazionario. La
mostra esplora anche il design, prospettando scenari
di un futuro segnato dall’idea e dalla pratica della
riproducibilità di immagini e oggetti, chiudendosi
con Firenze, e con il momento in cui il paese entra
in guerra a fianco della Germania.
I protagonisti degli Anni Trenta sono presentati
attraverso i centri artistici che fanno scuola in Italia:
il gruppo di Milano, dove spiccano Sironi, Martini
e Carrà; Firenze, cui si può collegare anche il bolognese
Morandi; Roma, divisa tra classicismi e realismi;
la raffinata Torino di Casorati, che guarda anche
alla Francia, e infine Trieste, che rappresenta una
situazione di confine aperta alla mitteleuropa.
Molte delle opere presentate furono esposte nelle
mostre dell’epoca: il sistema artistico, organizzato
dallo Stato fascista, prevedeva al livello più elevato
le Biennali di Venezia, a carattere internazionale,
che permettevano di conoscere il panorama europeo.
La migliore produzione nazionale era invece accolta
dalle Quadriennali romane, che costituivano uno
dei terminali delle Sindacali, legate alla produzione
artistica regionale e provinciale, mentre le Triennali
milanesi erano dedicate ad architettura e arti applicate.
I curatori
6
7
1.01
1.03
(Sassari 1885-Milano 1961)
(Treviso 1889-Milano 1947)
MARIO SIRONI
La famiglia
1932 (?)
olio su tela
FAI - Fondo Ambiente Italiano
Il dipinto è uno dei lavori su tela
di maggiori dimensioni di Sironi.
Nei tardi anni Venti e nei primi
anni Trenta l’artista si concentra
sui temi del lavoro e della famiglia,
ambientando le figure in un
atemporale paesaggio rupestre,
recuperando compattezza nelle
forme e utilizzando una cromia
smaltata che rinvia alla pittura
del Tre e Quattrocento.
Donna al sole
1930
terracotta da stampo
Collezione privata
1.02
La I Quadriennale del 1931, dove
sono esposte sette sculture in una
sala a lui dedicata, rappresenta per
Martini la prima grande affermazione
nazionale. Donna al sole è realizzata
nello studio-forno allestito a Vado
Ligure nello stabilimento dell’Ilva
Refrattari, dove l’artista può
modellare e cuocere terrecotte di
grandi dimensioni. Della scultura
esistono esemplari in terracotta,
pietra, gesso e bronzo; quello esposto
proviene dalla collezione fiorentina di
Alessandro Contini Bonacossi.
(Milano 1868-1931)
1.04
ADOLFO WILDT
Arturo Ferrarin
1929
marmo con dorature
Collezione privata
Il ritratto di Arturo Ferrarin –
all’apice della popolarità dopo
la trasvolata Italia-Brasile – è
desunto dal calco in cera del volto
dell’aviatore: Wildt, il cui Mussolini
era diventato un’icona del regime,
trasforma Ferrarin in un’effige
ieratica dal sapore funerario,
funzionale all’iconografia fascista
dell’eroe. L’astrazione del retro
dorato sarà fondamentale per alcuni
suoi allievi, come Fontana e Melotti.
8
ARTURO MARTINI
ACHILLE FUNI
(Virgilio Socrate Funi; Ferrara
1890-Appiano Gentile 1972)
Malinconia
1930
olio su tela
Milano, Museo del Novecento
Partecipe sin dall’inizio del progetto
“Novecento” di Margherita Sarfatti,
dal 1926 l’artista giunge a una
figurazione incentrata sulla revisione
dei maestri del Rinascimento.
Plasticità e sintesi vengono ricercate
attraverso la modulazione dei toni,
unendo la ricerca di monumentalità
a un tratto rapido e a una nuova
morbidezza cromatica.
9
1.05
1.07
(Quargnento 1881-Milano1966)
(Pergine Valsugana 1892Parigi 1931)
CARLO CARRÀ
Pescatori
1935
olio su tela
Milano, Museo del Novecento
Iniziato nel 1929 in Versilia, il
quadro viene concluso nel 1935 a
Milano. Il colore chiaro e diffuso
richiama l’esperienza dell’affresco,
che l’artista sperimenta nel 1933
per la V Triennale di Milano. Due
pescatori si stagliano su una sua
tipica marina, animata da onde
increspate, solcate da una barca
dalla vela antica: un quadro di
grande sintesi plastica e studiata
solidità d’impostazione.
1.06
GIGIOTTI ZANINI
(Luigi Zanini; Vigo di Fassa
1893-Gargnano sul Garda 1962)
Natura morta
1932
olio su tavola
Milano, Museo del Novecento
Nei primi anni Trenta Zanini si
inserisce nella cerchia di Margherita
Sarfatti, prendendo parte alle mostre
del gruppo Novecento. L’artista
trentino ha spesso dipinto nature
morte inserite nella strombatura di
una finestra aperta su un paesaggio:
nello spazio, organizzato attraverso
un’attenta costruzione prospettica,
gli attrezzi dell’architetto e del
pittore sono accostati a strumenti
musicali.
10
TULLIO GARBARI
Il trionfo di san Tommaso
1931
olio su tela
Rovereto, MART - Museo di arte
moderna e contemporanea di
Trento e Rovereto, Provincia
Autonoma di Trento
Il trionfo rappresenta un omaggio al
pensiero tomista del filosofo Jacques
Maritain, che Garbari sperava di
incontrare a Parigi, dove lo colse la
morte. La vocazione, la riflessione
filosofica, l’estasi e glorificazione del
santo sono riunite in una composizione
affollata: a partire dal basso i
pensatori dell’antichità e gli uomini
di fede, Tommaso circondato dagli
Evangelisti e la Trinità con Maria.
1.08
FRANCESCO DE ROCCHI
(Saronno 1902-Milano 1978)
Figura del concerto
1931
olio su tavola
Milano, collezione privata
Figura del concerto è la prima
opera in cui De Rocchi svolge il
tema dell’angelo musicante, inteso
come metafora di armonia e ordine
cosmico, in seguito uno dei suoi
soggetti religiosi più frequenti. La
suggestione dei maestri senesi del
Trecento si fonde con il ricordo del
coro angelico dipinto da Gaudenzio
Ferrari nel santuario della Beata
Vergine dei Miracoli di Saronno, città
natale dell’artista.
11
1.09
1.11
(Milano 1898-Desio 1952)
(Brisighella 1899-Firenze 1934)
ANGELO DEL BON
Lo schermidore
1934
olio su tela
Sesto San Giovanni, collezione
privata
Del Bon partecipò al movimento
lombardo detto “chiarismo”,
caratterizzato dalla ricerca di
una scioltezza di tratto e dalla
trasparenza e leggerezza della
tavolozza. Lo schermidore non è
raffigurato al culmine dell’azione,
ma seduto su una sedia di paglia,
ben lontano sia dal vitalistico
dinamismo degli atleti futuristi, sia
dalla monumentale grandezza dei
novecentisti.
1.10
ARTURO TOSI
(Busto Arsizio 1871-Milano 1956)
Schilpario. La vecchia fornace
1932
olio su tela
Eredi Tosi
Schilpario fa parte di una serie
di dipinti dedicati alle Prealpi
bergamasche, fra i luoghi più cari al
pittore. Tosi osserva la natura, studia
i soggetti en plein air, ma rielabora
le opere in studio, dove definisce
strutture e colori e stabilisce le
prospettive. Ne risulta un’immagine
filtrata e meditata, dove le finezze
cromatiche si combinano a
un’esemplare sintesi delle forme.
12
ACHILLE LEGA
Antiche mura
1932
olio su tela
Firenze, Galleria d’arte moderna
di Palazzo Pitti
Dopo la giovanile adesione al
Futurismo, Lega si avvicina al
gruppo Novecento. La solidità
formale deriva dallo studio di Soffici
e Carrà, ma l’artista conserva una
connotazione del tutto personale. Il
dipinto appartiene alla fase finale
della sua produzione, nella quale
si concentra sul paesaggio toscano
colto negli aspetti più quotidiani e
popolari.
1.12
LORENZO VIANI
(Viareggio 1882-Ostia 1936)
Georgica
1929
olio su tavola
Venezia, Fondazione Musei
Civici di Venezia, Galleria
Internazionale d’Arte Moderna
di Ca’ Pesaro
Fin dagli esordi Viani fonde accenti
espressionisti, tematiche sociali ed
echi del Duecento e Trecento toscani,
attraverso una pittura scarna e
ruvida su supporti poveri, funzionale
alla narrazione di un mondo di
emarginati e diseredati. La darsena
di Viareggio diventa un luogo mitico,
il fondale su cui si muovono le figure
che ricorrono nei suoi quadri: donne,
pescatori, coppie di buoi.
13
1.13
1.15
(Firenze 1895-Ivrea, 1957)
(Bologna 1890-1964)
OTTONE ROSAI
I muratori (Operai)
1933
olio su cartone
Udine, Galleria d’arte moderna,
Collezione Astaldi
Dopo anni di difficoltà economiche
e la rottura con Soffici, nel 1932
Rosai abbandona la bottega di
mobiliere in via Toscanella ereditata
dal padre, trasferendosi in un casotto
del dazio fuori città. L’artista si
concentra su edifici e abitanti dei
borghi popolari, studiati in disegni
dal vero e riproposti attraverso
una personale rivisitazione del
Quattrocento toscano.
1.14
ARDENGO SOFFICI
(Rignano sull’Arno 1879Forte dei Marmi 1964)
Donna recante un piatto
(Contadina)
1932
affresco riportato su tela
Milano, Museo del Novecento
Nei primi anni Trenta Soffici realizza
opere ad affresco, poi strappate
e trasferite su tela applicata
su pannelli. In questi dipinti
l’artista privilegia una dimensione
quotidiana, collegabile al recupero
della tradizione masaccesca e del
Quattrocento fiorentino, evitando
l’effetto di monumentalità perseguito
invece, utilizzando la stessa tecnica,
da Sironi o Carrà.
14
GIORGIO MORANDI
Natura morta
1929 circa
olio su tela
Collezione privata
Gli oggetti, allineati in sequenza
orizzontale, appaiono come attori
su una scena; la gamma cromatica
bassa e cupa è interrotta solo dalla
nota vivace del vaso dal collo blu.
Nel 1930, la stima di cui gode negli
ambienti intellettuali e ufficiali
procura a Morandi la cattedra di
incisione all’Accademia di Bologna
“per chiara fama”.
1.16
FELICE CARENA
(Cumiana 1879-Venezia 1966)
Estate (L’amaca)
1933
olio su tela
Torino, Gam - Galleria d’Arte
Moderna e Contemporanea
Raggiunta un’ampia notorietà, nel
1933 l’artista è nominato membro
dell’Accademia d’Italia, prestigiosa
istituzione culturale fascista
inaugurata quattro anni prima e
composta da sessanta membri a vita.
La rilettura degli impressionisti e di
Courbet s’innesta in Carena su un
costante recupero della tradizione
pittorica e su un ricco cromatismo,
elemento fondamentale del suo stile.
15
1.17
1.19
(Roma 1897-1963)
(Foiano della Chiana
1899-Petrignano del Lago 1982)
ANTONIO DONGHI
Donna al caffè
1931
olio su tela
Venezia, Fondazione Musei
Civici di Venezia, Galleria
Internazionale d’Arte Moderna
di Ca’ Pesaro
Emerso nella prima metà degli
anni Venti nel clima romano del
cosiddetto Realismo magico, Donghi
presenta tele statiche, in cui scene
di genere dal sapore metafisico si
uniscono, con effetto straniante,
a minuzia analitica e astrazione
sintetica, in un binomio tra realismo
e surreale immobilità.
1.18
FRANCESCO DI COCCO
(Roma 1900-1989)
Fantasia
1929
olio su tela
Roma, Archivio Di Cocco
Fantasia risente del rapporto del
pittore con l’arte antica e presenta
riferimenti a Giotto e Bellini, ma
anche ai Tre filosofi di Giorgione.
Questo dipinto è evocato infatti dal
colore, dalla posizione delle figure
e dalla disposizione rispetto al
paesaggio, chiuso da un lato da un
elemento naturale e aperto verso lo
sfondo dall’altro.
16
GISBERTO CERACCHINI
I guardiani
1932
olio su tela
Venezia, Fondazione Musei
Civici di Venezia, Galleria
Internazionale d’Arte Moderna
di Ca’ Pesaro
Esposto alla Biennale di Venezia
del 1932, I guardiani testimonia
la fase di Ceracchini in cui il senso
religioso emerge nel raccoglimento
delle scene bucoliche e campestri
e la natura assume un’intonazione
idilliaca. Ceracchini blocca
e semplifica i volumi dei corpi e degli
oggetti, delineati da contorni precisi
e colori freddi, in scene immerse
in atmosfere rarefatte.
1.20
ENRICO PAULUCCI
(Genova 1901-Torino 1999)
Villa Pace
1930
olio su tela
Genova, Galleria d’Arte Moderna
La prima mostra dei Sei di Torino
– una denominazione che riuniva,
all’ombra di Casorati, Paulucci,
Menzio, Boswell, Chessa, Galante e
Levi – ebbe luogo nel gennaio 1929
e la consacrazione ufficiale giunse
nel 1930 alla Biennale. Villa Pace
è un paesaggio mediterraneo di
matrice cézanniana inserito nella
lineare cornice voluta da Paulucci.
17
1.21
1.23
(Tempio Pausania 1899Torino 1979)
(Novara 1883-Torino 1963)
FRANCESCO MENZIO
Corridore podista
1930
olio su tela
Roma, Galleria Nazionale d’Arte
Moderna
Dopo gli esordi a Torino nell’orbita
di Casorati, Menzio si trasferisce
a Parigi dove conosce la lezione di
Modigliani, degli impressionisti e dei
fauves. Le opere del gruppo dei Sei
di Torino, avviato nel 1929, fanno
molto discutere l’anno successivo
alla XVII Biennale, dove il Corridore
viene esposto. Il vaso verde dal
profilo ondulato è un riferimento a
Matisse, che Menzio inserisce anche
in altri ritratti.
1.22
GIGI CHESSA
(Torino 1898-1935)
Figura con cappello
(Ragazza in bianco, Figura n. 1)
1930
olio su tela
Firenze, Galleria d’arte moderna
di Palazzo Pitti
Chessa, attivo anche nel campo delle
arti applicate e della scenografia,
prende parte dal 1929 all’esperienza
dei Sei di Torino. L’anno successivo il
gruppo è presente alla Biennale, dove
viene esposta questa figura con abito
alla moda e cappellino a cloche.
Assimilata la lezione dei fauves e
di Modigliani, l’artista elabora una
figurazione semplificata, modellata
attraverso le variazioni tonali.
18
FELICE CASORATI
Aprile (La toeletta; Primavera)
1929-1930
olio su tela
Milano, Museo del Novecento
Intorno al 1930 un nuovo
dialogo con impressionismo e
postimpressionismo sostituisce in
Casorati la linearità, il classicismo e
il nitore alla Piero della Francesca
degli anni precedenti. Un nuovo
colore sereno e luminoso e una
materia pittorica sciolta si uniscono
ai modi tipici dell’artista: le forzature
prospettiche, il nudo femminile, la
presenza di oggetti d’uso quotidiano.
1.24
MARISA MORI
(Firenze 1900-1985)
Maschere e giocattoli
1935
olio su cartone
Zurigo, collezione privata.
Courtesy of MDP & Associati,
Lugano
Il dipinto esemplifica sia l’influenza
del futurismo – cui l’artista aderisce
nel 1932 e che si esprime nel
cromatismo, nella materia pastosa
e ricca e nel dinamismo – sia
l’insegnamento di Casorati, del
quale riprende il rigore compositivo,
oltre che il soggetto delle maschere.
Queste rivelano anche gli interessi di
Marisa Mori, che si dedicò al teatro,
al cinema e alla scenografia.
19
1.25
1.27
(Trieste 1891-Biberach
an der Riss 1944)
(Trieste 1899-1964)
ARTURO NATHAN
Statua naufragata
1930
olio su tela
Trieste, Museo Revoltella, Galleria
d’arte moderna
Nel 1925 e di nuovo nel 1930
Nathan (ebreo triestino di
origine britannica) incontra
Giorgio de Chirico, da cui deriva
e originalmente elabora temi
quali spiagge, cavalli, statue,
ruderi, utilizzando tonalità cupe e
trasferendoli su spiagge nordiche,
in scenari permeati da un senso di
sgomento e abbandono.
CARLO SBISÀ
Il palombaro
(Ritratto di Umberto Nordio)
1931
olio su tela
Trieste, Museo Revoltella, Galleria
d’arte moderna, Deposito Regione
Friuli Venezia Giulia
Nei primi anni Trenta Sbisà dipinge
ritratti di amici – a mezzo busto
e accompagnati dagli strumenti
della loro attività – che incarnano
una professione. Umberto Nordio,
protagonista della cultura
architettonica triestina, è raffigurato
come palombaro. Il pittore rivisita il
“ritratto alla finestra” di ascendenza
rinascimentale, molto apprezzato in
ambito novecentista.
1.26
VITTORIO BOLAFFIO
(Gorizia 1883-Trieste 1931)
Trittico del porto (Lo scaricatore,
Sulla tolda, Il boccaporto)
1929-1931
olio su tela
Trieste, Museo Revoltella, Galleria
d’arte moderna
Negli ultimi anni di vita Bolaffio
progetta un ciclo di quadri che
avrebbe voluto collocare in
un’osteria del quartiere, per cantare
il lavoro e gli uomini. Questo trittico,
che doveva costituire la parte
centrale e superiore del ciclo, è tra i
pochi elementi ultimati. La stesura,
portata avanti attraverso continui
ripensamenti, imita la consistenza
dell’affresco.
20
21
GIOVANI
E “IRREALISTI”
Il carattere cosmopolita dell’arte italiana del periodo
si coglie soprattutto in pittori e scultori delle
generazioni più giovani, aperti a suggestioni europee
e internazionali. I loro principali centri di riferimento
sono Milano e Roma, dotati ciascuno di una propria
specificità ma legati da fitte reti di scambi e influenze
reciproche, e funzionanti da poli d’attrazione per
artisti provenienti da tutta Italia. Così a Milano
trova il trampolino di lancio il gruppo dei siciliani,
guidato da Guttuso, che espone nella Galleria del
Milione allacciando rapporti sia con i giovani attivi nel
capoluogo lombardo – principalmente Sassu e Birolli –
sia con i romani, innanzitutto Cagli.
Alcuni artisti delle nuove generazioni si esprimono in
termini non naturalistici, non imitativi della realtà:
sono i futuristi e gli astrattisti, che parte della critica
del tempo accomuna nella categoria degli “irrealisti”.
2.01
ALIGI SASSU
(Milano 1912-Pollença 2000)
I Dioscuri
1931
olio su tela
Chieti, Museo Barbella,
Collezione Alfredo
e Teresita Paglione
Dioscuri, Argonauti, giocatori di
dadi, calciatori e ciclisti sono tra i
soggetti di una serie di dipinti detta
degli “uomini rossi”, principale e
più conosciuto tema di Aligi Sassu
nei primi anni Trenta. Dominante
cromatica antinaturalistica e
maniera pittorica “primordiale” sono
in netta opposizione alla poetica del
gruppo Novecento.
2.02
RENATO BIROLLI
(Verona 1905-Milano 1959)
I giocatori di polo
1933
olio su tela
Roma, GNAM - Galleria Nazionale
d’Arte Moderna e Contemporanea
Il soggetto, inconsueto per la società
e l’arte italiana, potrebbe essere stato
desunto da una fotografia pubblicata
su “L’Ambrosiano”, dove Birolli
lavorava come correttore di bozze.
L’artista era attratto da istantanee
di cronaca e riproduzioni di opere
d’arte, che collezionava nello
studio e impiegava, talvolta, come
suggerimenti per la pittura.
22
23
2.03
2.05
(Pistoia 1901-Viareggio 1980)
(Faenza 1909-Roma 1981)
MARINO MARINI
Il nuotatore
1932
legno scolpito e intagliato
Firenze, Museo Marino Marini
Il Nuotatore rivela l’influenza
esercitata nei primi anni Trenta su
Marini da Ernesto De Fiori e Arturo
Martini, ma anche il suo interesse
per l’arte etrusca, egizia e soprattutto
romana. Utilizzando il legno
(materiale povero e antiaccademico
per eccellenza), l’artista accentua
i caratteri individuali del giovane,
tagliando le forme in maniera netta e
semplificata.
2.04
LUCIO FONTANA
(Rosario de Santa Fé 1899Varese 1968)
Campione olimpico
(Atleta in attesa)
1932
gesso colorato
Bologna, Collezioni d’arte
e di storia della Fondazione
Cassa di Risparmio in Bologna
Tornato a Milano dall’Argentina,
Fontana si distacca sia dalla
lezione del maestro Wildt, sia dalla
monumentalità neoquattrocentesca
di gusto novecentista. Nel Campione,
ritratto del fiorettista abruzzese
Ciro Verratti, Fontana, in parallelo
con i primi esperimenti astratti,
lavora a una scultura che privilegia
il modellato sulla costruzione
e utilizza espressivamente il colore.
24
FRANCO GENTILINI
Giovani in riva al mare
1934
tempera su tela
Roma, Galleria d’Arte Moderna
di Roma Capitale
La tela segna il momento di
maggior avvicinamento dell’artista
alla pittura di Cagli, esponente
della Scuola romana che guarda
al mito come fonte d’ispirazione.
Giovani in riva al mare è
improntato all’arcaismo derivato
dalla formazione di Gentilini
sulle riproduzioni delle opere
di Giotto, Paolo Uccello e Piero
della Francesca. Prospettiva, luce,
geometria e senso dello spazio
permeano il dipinto.
2.06
CORRADO CAGLI
(Ancona 1910-Roma 1976)
I neofiti
1934
tempera encaustica su tavola
Roma, collezione privata
Grande sperimentatore, Cagli si
cimenta, oltre che con la pittura
da cavalletto, con ceramica e pittura
murale, utilizzando qui la tecnica
pompeiana della tempera encaustica.
La ripresa dell’antico si traduce,
oltre che in una composizione
di stampo rinascimentale, nella
citazione di figure del Quattrocento
italiano, come il personaggio
a sinistra, ispirato dal Battesimo
di Piero della Francesca.
25
2.07
2.09
(Gino Bonichi; Macerata 1904Arco 1933)
(Roma 1899-1975)
SCIPIONE
La piovra (I molluschi; Pierina
è arrivata in una grande città)
1929
olio su tavola
Macerata, Fondazione Carima Museo Palazzo Ricci
La piovra fa parte di una serie di
nature morte dipinte da Scipione
a Roma dopo l’estate del 1929,
quando la malattia polmonare che
lo affligge, e lo porterà alla morte in
sanatorio, sembra recedere. Queste
opere – accomunate dal soggetto e
dalla visione dall’alto – sono rese
in una pittura fluida, cui l’uso del
rosso e del nero conferisce risultati
sontuosi.
FAUSTO PIRANDELLO
Oggetti
1937
olio su tavola
Roma, GNAM - Galleria Nazionale
d’Arte Moderna e Contemporanea
Pirandello – che comincia a
interessarsi al genere durante il
soggiorno parigino, sotto l’influenza
di Picasso, Braque, Gris e degli
Italiens de Paris – dai primi anni
Trenta sostituisce all’espressione
“natura morta” il titolo ricorrente
Oggetti. Cose povere, accostate
secondo una logica puramente
pittorica, sono rese con una
tavolozza composta prevalentemente
di terre e ocra.
2.10
2.08
RENATO GUTTUSO
(Bagheria 1911-Roma 1987)
Ritratto del chirurgo Guglielmo
Pasqualino
1935
olio su compensato
Palermo, collezione privata
La figura del chirurgo palermitano
Guglielmo Pasqualino – marito
della pittrice Lia Noto, con la quale
Guttuso aveva fondato il Gruppo
dei Quattro, insieme agli scultori
Giovanni Barbera e Nino Franchina
– sembra fondersi, in un vortice, con
lo spazio circostante. La maschera è
allusione alla mascherina operatoria,
ma anche all’espressionismo di
Ensor, nella cui pittura è motivo
ricorrente.
26
MARIO MAFAI
(Roma 1902-1965)
Demolizione dei Borghi
1939
olio su tela
Roma, GNAM - Galleria Nazionale
d’Arte Moderna e Contemporanea
Il gruppo delle Demolizioni, cui
Mafai lavora dal 1936, è ispirato
dagli sventramenti urbanistici avviati
a Roma dal regime fascista nella
zona dell’Augusteo, nella “spina”
dei Borghi (l’isolato compreso tra il
Tevere e piazza San Pietro, abbattuto
per aprire via della Conciliazione) e
intorno al Colosseo (per la creazione
di via dell’Impero, oggi dei Fori
Imperiali), quando anche la casa
dell’artista viene distrutta.
27
2.11
2.13
(Bagheria 1911-Roma 1987)
(Palermo 1909-1998)
RENATO GUTTUSO
Amici nello studio (Ritratto di
Guttuso, Franchina, Barbera nello
studio di Corso Pisani a Palermo)
1935
olio su tavola
Collezione privata
Guttuso si è raffigurato in primo
piano, con gli amici Nino Franchina,
a sinistra, e Giovanni Barbera,
nello studio palermitano in cui
i due scultori conducevano una
vita bohèmienne. Forse l’opera, di
sapore intimistico, è stata realizzata
in seguito alla morte prematura di
Barbera, avvenuta proprio nel 1935.
2.12
PIPPO RIZZO
(Corleone 1897-Palermo 1964)
Il nomade
1929
olio su tela
Palermo, Galleria d’Arte Moderna
“Empedocle Restivo”
L’opera, realizzata nell’anno in
cui il pittore diviene Segretario del
Sindacato Regionale Fascista di Belle
Arti di Sicilia, si colloca nel momento
del suo passaggio dal futurismo al
Novecento. Il ritratto dell’amico
Guido Cesareo, che si staglia in
atteggiamento spavaldo davanti a
un treno, pur rivelando la matrice
futurista, sfuma nei modi della
cartellonistica déco del periodo.
28
LIA PASQUALINO NOTO
L’infermiera
1931
olio su tavola
Palermo, Galleria d’Arte Moderna
“Empedocle Restivo”
In questa fase iniziale l’artista
risente della lezione di Casorati
nell’impianto architettonico dai
contorni netti, nei toni algidi e nella
costruzione fortemente geometrica.
Questi caratteri cominciano a
modificarsi dal 1932, quando la
pittrice è tra i fondatori del Gruppo
dei Quattro, sostenitori di una
modernizzazione dell’arte italiana
attraverso un linguaggio che si
oppone alla tradizione novecentista.
2.14
GIOVANNI BARBERA
(Palermo 1909-1935)
Donna seduta
1934-1935
terracotta colorata
Palermo, Galleria d’Arte Moderna
“Empedocle Restivo”
Donna seduta è una delle ultime
sculture eseguite dall’artista prima
della morte, sopraggiunta a ventisei
anni. Esponente del Gruppo dei
Quattro, Barbera connota la sua
opera di forti accenti lirici, attraverso
un linguaggio che filtra e interpreta
l’influenza di Arturo Martini.
La figura è improntata a un deciso
gusto per l’arcaismo, di carattere
antiretorico e antimonumentale.
29
2.15
2.17
(Rovereto 1901-Milano 1986)
(Como 1898-1987)
FAUSTO MELOTTI
La cena in Emmaus
1933
gesso
Collezione privata
Questa Cena va inquadrata fra i
tentativi di rinnovamento dell’arte
sacra fra le due guerre. Melotti
nei primi anni Trenta rimedita
la lezione di “Valori Plastici” e
del primitivismo di Carrà, che si
manifesta nel trattamento grafico
delle superfici, nella resa dei volti,
negli arti tubolari, nel precario
equilibrio spaziale e nella prospettiva
ribaltata della tavola.
2.16
Composizione G.R.U. 35/B
(Composizione n. 85)
1937
olio su cartone
Como, Pinacoteca Civica
Protagonista dell’astrattismo
lombardo degli anni Trenta e
dell’intensa collaborazione tra pittori
e architetti che caratterizza la scena
artistica comasca, Radice mantiene
spesso un richiamo al reale anche
nei lavori astratti. Le Composizioni
G.R.U., una delle tante sigle, non
tutte sciolte, utilizzate nei titoli per
distinguere i dipinti, risalgono al
1937.
IVANHOE GAMBINI
2.18
Josephine Baker
1929
tempera a spruzzo con aerografo
su carta
Eredi Gambini
(Monte Vidon Corrado 1894-1958)
Castello in aria
1936
tecnica mista su tela
Rovereto, MART - Museo di arte
moderna e contemporanea di
Trento e Rovereto, Collezione
Augusto e Francesca Giovanardi
(Busto Arsizio 1904-1992)
L’autore si è ispirato all’affiche della
Baker del 1927, opera di Michel
Gyarmathy, per le Folies Bergères
di cui utilizza i motivi delle piume,
e alle litografie di Paul Colin da
cui riprende il costume di banane
disegnato espressamente per la
ballerina da Paul Seltenhammer.
Gambini coglie la Baker scatenata
nel charleston della sua Danse
sauvage e introduce, sulla sinistra,
anche il partner della diva.
30
MARIO RADICE
OSVALDO LICINI
Nel 1931 Licini abbandona le prime
suggestioni futuriste e la riflessione
su Morandi e passa a una ricerca
astratta che propone per la prima
volta nel 1935, alla II Quadriennale.
L’opera viene sfregiata da vandali
nel 1936 durante una mostra: a
questo episodio sembra risalire il
motivo verticale biforcato nero,
utilizzato per coprire parte dello
sfregio.
31
2.19
2.21
(Igalo 1910-Milano 2000)
(Modena 1894-Roma 1956)
TULLIO CRALI
Vite orizzontale
1938
olio su compensato
Roma, Galleria d’Arte Moderna di
Roma Capitale
Per questa aeropittura Crali si basa
sulle proprie esperienze di volo,
fornendo una visione soggettiva
che accentua il coinvolgimento
emotivo. La città è resa attraverso
una prospettiva colta dalla carlinga
del velivolo, complicata dall’effetto
ottico di avvitamento che sembra
trascinare l’abitato verso l’alto, in
uno spazio in cui le nuvole si aprono
lasciando filtrare squarci di luce.
ENRICO PRAMPOLINI
Analogie cosmiche
(Apparizione cosmica)
1930
olio su compensato
Venezia, Fondazione Musei
Civici Veneziani, Galleria
Internazionale d’Arte Moderna
di Ca’ Pesaro
La figura femminile di Analogie
cosmiche è fortemente stilizzata,
e conserva solo gli elementi
caratterizzanti della donna: i seni e il
ventre, che genera una sfera simile a
un pianeta. L’opera è un’aeropittura
basata su una rielaborazione
immaginativa personale, lontana da
intenti illustrativi.
2.20
OSVALDO PERUZZI
(Milano 1907-Livorno 2004)
Aeropittura
1934
olio su cartone
Roma, Galleria d’Arte Moderna di
Roma Capitale
Osvaldo Peruzzi realizza l’opera
nel 1934, due anni dopo l’adesione
al gruppo futurista. La tendenza
aeropittorica era stata ufficializzata
con la pubblicazione del Manifesto,
da parte di Marinetti, nel 1929. Il
dipinto evidenzia come la formazione
“macchinista” di Peruzzi si combini
con una dimensione lirica, costante
nel suo linguaggio pittorico.
32
33
ARTISTI
IN VIAGGIO
La cultura artistica italiana intrattiene relazioni con
realtà straniere, in particolare con la Francia, dove
la colonia dei cosiddetti Italiens de Paris (de Chirico,
Savinio, Campigli, Tozzi, de Pisis, Severini e Paresce),
pur raccogliendo suggestioni locali, porta quella
“classicità” italiana da molti ammirata e imitata. Meno
noti i rapporti con la Germania, per quanto Gabriele
Mucchi ricopra un significativo ruolo di collegamento
tra il contesto milanese e quello berlinese. Al contrario,
il viaggio in Italia o l’influenza dell’arte italiana
sull’opera di artisti come la tedesca Jenny Wiegmann,
il francese Cheyssial, l’inglese Halliday, produce lavori
che raccontano il Paese con linguaggi aggiornati, ma
ancora in parte legati al passato.
34
3.01
MARIO TOZZI
(Fossombrone 1895Saint-Jean-du-Gard 1979)
Figure e architetture
1929
olio su tela
Berna, Kunstmuseum Bern,
Staat Bern
Mario Tozzi negli anni Venti è tra i
fondatori, insieme a Campigli, de
Chirico, de Pisis, Paresce, Savinio
e Severini, del Gruppo dei Sette,
prima incarnazione degli Italiens
de Paris. Nella sua pittura, in
cui si congiungono inquietudini
metafisiche e plasticità novecentista,
il tema dell’artista e della modella
è ricorrente, espresso con un’aura
di classicità che dialoga con le
architetture moderne.
35
3.02
3.04
(Max Ihlenfeldt; Berlino 1895Saint Tropez 1971)
(Mosca 1902-Roma 1971)
MASSIMO CAMPIGLI
Gli zingari
1928
olio su tela
Rovereto, MART - Museo di arte
moderna e contemporanea di
Trento e Rovereto, Collezione
Augusto e Francesca Giovanardi
Il dipinto appartiene a un ciclo che
unisce le suggestioni della visita
alle collezioni etrusche del Museo
di Villa Giulia a Roma con quelle di
un soggiorno in Romania. Il soggetto
richiama le attività arcaiche degli
zingari – allevamento dei cavalli,
chiromanzia e ceramica – attraverso
espliciti riferimenti alla moderna
pittura europea: dalle Arianne
di de Chirico al tema picassiano
del ragazzo nudo a cavallo.
3.03
RENATO PARESCE
(Carouge 1886-Parigi 1937)
Statua
1929
olio su tela
Milano, Museo del Novecento
Fisico, pittore autodidatta e
giornalista, nel 1928 Paresce, che
a Parigi frequenta la cerchia degli
artisti di Montparnasse e lavora come
corrispondente per “La Stampa”,
partecipa all’esperienza degli
Italiens de Paris. Nel suo linguaggio
suggestioni metafisiche si fondono
con la nostalgia per un repertorio
classico di statue, arcate cieche, muri
sconnessi e quinte architettoniche.
36
VINICIO PALADINI
Complesso onirico n. 1
1932
olio su tela
Collezione privata
Raro caso di futurista antifascista,
Paladini – architetto, artista,
scenografo e bozzettista pubblicitario
– si misura sin da giovane con i
centri artistici internazionali: Vienna,
New York, Parigi. In Complesso
onirico n. 1 il dialogo muto tra
l’audace nudo di schiena e il gesso
di un Antinoo intreccia surrealismo
e allusioni alla Nuova Oggettività
tedesca.
3.05
ALBERTO SAVINIO
(Andrea de Chirico; Atene 1891Firenze 1952)
Partenza del figliol prodigo
1932
tempera su carta
Santomato di Pistoia, Collezione
Gori - Fattoria di Celle
Stabilitosi a Parigi, l’eclettico Savinio
nel 1930 crea i primi “uomini
con teste bestiali”, composti come
collages: la donna con la testa di
pellicano nasce da una fotografia
della madre, seduta, secondo
l’iconografia ottocentesca di coppia,
accanto al padre in piedi; questi,
a sua volta, è ritratto inserendo
una testa di giraffa su una figura
maschile desunta dalla Geschichte
der Costüme.
37
3.06
3.08
(Volos 1888-Roma 1978)
(Luigi Tibertelli; Ferrara 1896Milano 1956)
GIORGIO DE CHIRICO
Canzone meridionale
1930 circa
olio su tela
Firenze, Galleria d’arte moderna
di Palazzo Pitti
Di nuovo a Parigi dal 1925, de
Chirico torna ai manichini, già
tipici del periodo ferrarese: nella
Canzone meridionale la figura che
suona la chitarra porta in grembo
un sole splendente e una candida
costruzione, ricordo dell’infanzia in
Grecia. Il dipinto è stato presentato
alla mostra dell’artista, allestita nel
1932 dall’antiquario Luigi Bellini
nella galleria di Palazzo Ferroni a
Firenze.
FILIPPO DE PISIS
Soldatino francese
(Soldato nello studio)
1937
olio su tela
Cortina d’Ampezzo, Museo d’Arte
Moderna “Mario Rimoldi” delle
Regole d’Ampezzo
Fin dagli esordi, nei primi anni
Venti, il ritratto occupa uno spazio
importante nella produzione di de
Pisis. I soggetti preferiti sono amici,
familiari, conoscenti e tipi umani:
adolescenti, mendicanti, soldati. Il
giovane in divisa è raffigurato nella
casa parigina, sovraccarica di arredi e
quadri, in cui de Pisis aveva stabilito
la propria residenza dal 1930.
3.07
CARLO LEVI
3.09
Ritratto di de Pisis col pappagallo
1933
olio su tela
Roma, Fondazione Carlo Levi
(Parigi 1907-1997)
(Torino 1902-Roma 1975)
Il tema del ritratto, centrale nella
produzione di Levi, permette di
risalire alle sue amicizie: questo di
de Pisis testimonia le frequentazioni
degli Italiens de Paris. L’eccentrica
personalità del pittore ferrarese
viene restituita tramite medaglie,
monocolo, orecchino, anelli sopra
il guanto di pelle, cravatta a pois,
fiore sul risvolto della giacca e dal
pappagallo Cocò appollaiato sulla
spalla.
38
GEORGES CHEYSSIAL
Bagno al Ponte Milvio
1936
olio su tela
Boulogne-Billancourt, Collection
du M-A30 Musée des Années 30
L’opera è stata eseguita durante
il soggiorno romano di Cheyssial,
vincitore di una borsa di studio
– il Grand Prix de Rome – nel
1932. In Italia Cheyssial subisce
l’influenza di Masaccio, evidente nella
definizione plastica dei nudi, ma per
la composizione si ispira a Poussin,
rivisto attraverso la Baignade di
Seurat. Il dipinto è impostato su studi
dal vero poi rielaborati in studio.
39
3.10
3.12
(Liverpool 1902-1984)
(Berlino 1895-1969)
EDWARD IRVINE
HALLIDAY
Hypnos, dio del sonno
1928
olio su tela
Liss Fine Art
San Giovanni Battista (?)
anni Trenta
terracotta, cemento e sabbia
Zeno Birolli
Hypnos, eseguito per la casa
dell’imprenditore Sir Benjamin
Johnson a Woolton, rappresenta il
dio greco del sonno che, con la sua
presenza, fa cadere addormentati
i contadini nella campagna
romana. Dipinta in Italia durante il
soggiorno-premio di tre anni della
British School, vinto da Halliday
nel 1925, l’opera fa parte di un
gruppo di lavori di destinazione
parietale, a tematica mitologica.
Già sulla tomba del padre di
Renato Birolli, la scultura – che
probabilmente raffigura san
Giovanni Battista – venne staccata
dal monumento e trasferita
nella casa milanese del pittore.
Jenny Wiegmann, artista tedesca
convertitasi al cattolicesimo, che
dal 1931 condivise vita professionale
e privata di Gabriele Mucchi, ha
nelle sue opere frequenti riferimenti
all’iconografia sacra.
3.11
3.13
(Torino 1899-Milano 2002)
(Roma 1884San Paolo del Brasile 1945)
GABRIELE MUCCHI
Maschere
1930
olio su tela
Collezione privata
Maschere, dipinto da Mucchi in
Germania all’inizio del 1930 e poi
portato a Parigi nel 1931, potrebbe
rappresentare una festa in maschera
organizzata nello studio berlinese
dello scultore Ernesto De Fiori. Il
riferimento è anche alla passione di
Mucchi per il teatro contemporaneo e
a uno dei cinque bozzetti eseguiti per
Nostra Dea di Massimo Bontempelli.
40
JENNY
WIEGMANN MUCCHI
ERNESTO DE FIORI
Il fuggitivo (Fliehender)
1934
bronzo
Berlino, Staatliche Museen
zu Berlin, Nationalgalerie
Ernesto De Fiori affronta
esclusivamente il ritratto
(soprattutto nella forma del busto)
e il nudo femminile e maschile, di
solito stante e colto in azioni appena
accennate. Il fuggitivo sviluppa il suo
interesse per la restituzione dell’idea
di movimento. Scultore apprezzato,
ma isolato, nel 1914 De Fiori si
trasferisce a Berlino e nel 1936 in
Brasile, prima a Rio de Janeiro e poi
a San Paolo.
41
ARTE
PUBBLICA
L’idea di arte come veicolo di comunicazione di
massa, capace di trasmettere messaggi politici, è uno
dei grandi temi degli anni Trenta. Nel 1933 Sironi
pubblica il Manifesto della pittura murale, e allo stesso
tema la V Triennale di Milano dedica i suoi nuovissimi
spazi espositivi; da quell’anno nasce l’idea dell’artista
che condivide l’ideologia del fascismo, comunicandone
i contenuti attraverso opere (pitture, sculture,
bassorilievi, mosaici), collocate in spazi pubblici
(stazioni, uffici, postali, palazzi di giustizia), che
devono potersi rivolgere a tutti. Queste grandi imprese
decorative, inscindibilmente collegate alle architetture,
e dunque inamovibili, sono rappresentate da una scelta
di bozzetti e disegni preparatorî di protagonisti
della scena artistica italiana: Sironi, Severini, Funi,
Martini, Fontana.
42
4.01
LUCIO FONTANA
(Rosario de Santa Fé 1899Varese 1968)
Il fiocinatore (Pescatore di fiocina;
Pescatore)
1934
gesso colorato, oro, argento,
bianco e nero
Parma, CSAC, Università
di Parma, sezione arte
Nel maggio 1934 quest’opera vince
– tra le polemiche, perché l’autore
ha da poco superato i trentacinque
anni stabiliti dal bando – il primo
premio al concorso Tantardini per
giovani scultori lombardi, che ha
come tema le statue decorative per
la fontana di un mercato del pesce
a Milano. L’artista, in quegli anni
ancora essenzialmente scultore,
ottiene un risultato astratto, al
di là dell’apparente naturalismo,
attraverso l’uso del colore oro.
43
4.02
4.04
(Quargnento 1881-Milano 1966)
(Sassari 1885-Milano 1961)
CARLO CARRÀ
Figura femminile che esce dalla
tomba
1938-1939
carboncino su carta da spolvero
incollata su tela
Milano, Museo del Novecento
Carrà è tra gli artisti che realizzano le
decorazioni del Palazzo di Giustizia
di Milano su progetto di Marcello
Piacentini. Gli affreschi, essendo
destinati a spazi pubblici, hanno
un impianto semplice, che rinvia
alla tradizione rinascimentale, come
attesta questo disegno quadrettato
per il Giudizio universale, di evidente
derivazione quattrocentesca.
4.03
ACHILLE FUNI
(Virgilio Socrate Funi; Ferrara
1890-Appiano Gentile 1972)
Il mito di Fetonte
1936
pastelli colorati e carboncino
su carta intelata
Milano, collezione privata.
Courtesy Studio d’Arte
Nicoletta Colombo
Tra i protagonisti del dibattito sulla
rinascita della “grande decorazione”,
Funi è impegnato dal 1930 in
numerosi cantieri, tra cui la sala
della Consulta del Palazzo Comunale
di Ferrara. Il ciclo di affreschi,
commissionato dall’amico ferrarese
Italo Balbo, rievoca i fasti e i miti
della città: Fetonte, in questo cartone
preparatorio, viene scagliato da Zeus
nell’Eridano, l’odierno Po.
44
MARIO SIRONI
La Giustizia e la Legge (cartone
per il mosaico L’Italia corporativa)
1936-1937
tecnica mista su carta da spolvero
(riportata su tela)
Collezione privata
Il mosaico L’Italia corporativa, di
cui si espone un cartone autografo,
è una delle opere più complesse tra
quelle di Sironi su vasta scala e a
destinazione pubblica. Concepito
per la VI Triennale di Milano del
1936, poté esservi esposto solo in
parte e venne presentato per la
prima volta nella sua interezza al
Padiglione Italiano all’Esposizione
Internazionale di Parigi del 1937.
4.05
ARTURO MARTINI
(Treviso 1889-Milano 1947)
Testa di Vittoria
1937-1938
marmo bardiglio
Treviso, Musei Civici
Negli anni della rinascita della
“grande decorazione” e del massimo
sforzo propagandistico del regime,
Martini riceve numerose commissioni
pubbliche. La Testa è la replica
di un frammento del gruppo degli
Eroi della Giustizia corporativa,
monumentale altorilievo per il nuovo
Palazzo di Giustizia milanese, di cui
realizza il gesso, seguendone poi la
traduzione in marmo a Carrara.
45
4.06-4.07-4.08
GINO SEVERINI
(Cortona 1883-Parigi 1966)
CONTRASTI
Bozzetto generale dell’intervento
sul Viale del Monolite per il Foro
Italico (prima versione)
1937
tempera e biacca su cartoncino
Roma, Romana Severini Brunori
Atleti e natura morta per il Foro
Italico (lato sinistro del Viale
del Monolite)
Atleti e cronometro per il Foro
Italico (lato destro del Viale
del Monolite)
1937
tempera e matita su cartoncino
Roma, Romana Severini Brunori
Per il Foro Mussolini a Roma
(dal 1943 Foro Italico), Severini
riceve dall’architetto Luigi Moretti
l’incarico per due cicli di mosaici: il
bozzetto centrale fissa la prima idea,
poi molto modificata, dell’intervento
complessivo, gli altri due
rappresentano la versione definitiva
dei riquadri del viale del Monolite.
46
Dibattiti e conflittualità, in campo artistico, vedono
intrecciarsi ragioni estetiche e ideologiche. Il contrasto
tra modernità e tradizione si acuisce, sfociando,
quando la situazione politica internazionale si
radicalizza, nella drammatica questione dell’“arte
degenerata”, che la Germania ufficializza in termini
di scontro aperto. A Monaco vengono inaugurate,
nel 1937, due mostre di segno opposto: a quella di
Entartete Kunst, in cui sono presentate le opere delle
avanguardie, requisite nei musei tedeschi e vietate dal
regime nazista, fa da contraltare la Grande esposizione
d’arte tedesca, con dipinti e sculture che celebrano, in
forme tradizionali, il popolo germanico e il potere del
Reich. In Italia il contrasto, esploso con le leggi razziali
del 1938, si riflette, intorno al 1940, nel conflitto tra
il “reazionario” Premio Cremona, voluto dal gerarca
Roberto Farinacci, caratterizzato dalla glorificazione
del fascismo attraverso opere illustrative, e il Premio
Bergamo, modernamente provocatorio in alcune
proposte, che aveva il sostegno di Giuseppe Bottai,
Ministro dell’Educazione Nazionale.
47
5.01
5.03
(Berlino 1893-1959)
(Untermhaus 1891-Singen 1969)
GEORGE GROSZ
Dopo l’interrogatorio
[Nach der Befragung]
1935
acquerello, pennino di bambù
e penna
New York, Dr. and Mrs. Jerome
and Elizabeth Levy
Quando realizza quest’opera Grosz è
da due anni negli Stati Uniti mentre in
patria la sua produzione è sequestrata
e distrutta. Nella visione ravvicinata
i particolari – sangue, occhiali rotti,
oggetti usati per la tortura, pantaloni
strappati, stivali dei poliziotti,
manganello – spostano il significato
della scena dal fatto specifico all’orrore
generalizzato di quegli anni.
OTTO DIX
Coppia di amanti [Liebespaar]
1925-1926
acquerello, gouache e inchiostro
di china su disegno a matita
colorata
New York, Dr. and Mrs. Jerome
and Elizabeth Levy
Il tema degli amanti ricorre nella
pittura di Dix degli anni Venti:
quando è una “coppia disuguale”,
dall’erotismo al limite dell’osceno
si giunge al tema della decadenza
fisica che si fa allegoria di morte.
Dopo la presa di potere nazista le
opere di Dix sono sequestrate dai
musei tedeschi e in parte esposte alla
mostra Entartete Kunst che si apre
nel 1937 a Monaco.
5.02
OTTO DIX
(Untermhaus 1891-Singen 1969)
Dedicato ai sadici [Sadisten
gewidmet]
1922
acquerello, matita, penna
e inchiostro nero su carta
New York, Dr. and Mrs. Jerome
and Elizabeth Levy
Il tema del sadismo, evocato dal
titolo e ricorrente in Dix, si intreccia
all’iconografia della prostituta
e, per le pose, a soggetti legati al
mondo del circo, frequenti nelle sue
opere del 1922. La crudezza della
rappresentazione del corpo femminile
è agli antipodi del classicismo
artefatto con cui la figura della donna
sarebbe stata idealizzata nel decennio
seguente dalla pittura nazista.
48
49
5.04
5.05-5.06
(Bremen 1892-Varnhalt 1959)
(Ancona 1910-Roma 1976)
ADOLF ZIEGLER
I quattro elementi
[Die vier Elemente]: Terra
e Acqua, Fuoco, Aria
ante 1937
tela
Monaco di Baviera, Bayerische
Staatsgemäldesammlungen Pinakothek der Moderne
La grande allegoria, l’opera
moderna più riprodotta nella
Germania nazista, ebbe un ruolo
importante nella Grosse Deutsche
Kunstausstellung di Monaco del
1937, che celebrava la nuova e pura
arte nazionale, e fu ritenuta tanto
significativa da essere collocata
sopra un camino del Führerbau
di Monaco. Consigliere artistico
di Hitler, nei suoi nudi femminili,
Ziegler dà forma agli ideali razziali
del nazismo.
CORRADO CAGLI
Veduta di Roma I Veduta di Roma II
(Trionfo di Roma, Veduta allegorica
di Roma)
1937
tempera encaustica su tavola
tamburata
Roma, collezione privata
Le tavole fanno parte di un ciclo,
eseguito per il Padiglione Italiano
all’Exposition di Parigi del 1937,
giudicato poco celebrativo e
irrispettoso della “romanità”:
Galeazzo Ciano ne ordinò, invano,
la distruzione, anticipando il
cambiamento di clima politico legato
alle leggi razziali del 1938, quando
Cagli dovette trasferirsi a Parigi e
poi a New York. Queste due vedute
oniriche di Roma derivano da un
montaggio di celebri edifici della città
non solo imperiale ma anche papalina,
mescolati a comuni abitazioni.
5.07
RENATO BIROLLI
(Verona 1905-Milano 1959)
Il Caos
1936
olio su tela
Milano, Collezione G. Iannaccone
50
Pubblicato sulla terza pagina di “Il
Tevere” del 24-25 novembre del 1938
come esempio del carattere degenerato
di un’arte «straniera, bolscevizzante
e giudaica», Il Caos fu scelto per il
titolo e l’aspetto espressionista. Ma
nell’attacco a Birolli dovette pesare
anche il sospetto di antifascismo:
infatti, nel 1937 l’artista era stato
incarcerato, rischiando il confino. 51
5.08
5.10
(Rosario de Santa Fé
1899-Varese 1968)
(Como 1901-1957)
LUCIO FONTANA
Scultura astratta
1934 (anni Cinquanta)
ferro colorato su base in bronzo
Torino, Gam - Galleria d’Arte
Moderna e Contemporanea
Per il Fontana degli anni Trenta,
sperimentatore lontano da ogni
logica di opposizione tra astratto e
figurativo, le opere che trasformano
la scultura in un disegno nello spazio
rappresentano una possibilità di
arricchimento. L’artista si inserisce
nella ricerca plastica europea
d’avanguardia e le sue sculture
astratte vengono esposte in una
personale nel 1935 alla galleria
milanese del Milione.
5.09
FAUSTO MELOTTI
(Rovereto 1901-Milano 1986)
Scultura n. 11
1934 (1960 circa)
bronzo
Milano, Marta Melotti
Melotti, appassionato di musica,
trasferisce in scultura i principi
dell’armonia e del contrappunto e
si inserisce nel dibattito sull’arte
astratta. Entrato a far parte del
gruppo gravitante intorno alla
Galleria del Milione, nel 1935 vi
inaugura la sua prima personale:
diciotto sculture pensate come
“disegni nello spazio” e realizzate
con materiali trattati in modo allora
inconsueto.
52
MANLIO RHO
Composizione 43
1936
tempera su cartone
Collezione privata
Tra il 1933 e il 1934 l’artista
lavora alle sue prime opere astratte,
inaugurando il proprio percorso
non figurativo nell’ambito del
cosiddetto Gruppo Como. Avido
lettore di riviste straniere, Rho, che
lavora prima presso il Regio Istituto
Nazionale di Setificio e poi alla
Tessitura Serica Aliverti e Stecchini
di Como, aggiorna la propria
cultura visiva unendo l’interesse
professionale a quello artistico.
5.11
GINO GHIRINGHELLI
(Virginio Ghiringhelli; Milano
1898-San Vito di Cremia 1964)
Composizione n. 7
1934
olio su tela
Rovereto, MART - Museo di arte
moderna e contemporanea di
Trento e Rovereto, VAF-Stiftung
Dopo la formazione a Brera, nel
novembre 1930 Ghiringhelli, insieme
al fratello Peppino, fonda la Galleria
del Milione. Dal 1933 lavora alle
prime opere astratte e nel ’34 redige
una Dichiarazione in cui manifesta
l’aspirazione a una dimensione
classica, a un equilibrio geometrico,
individuato nei ritmi dell’architettura
antica e di quella razionalista,
nonché nelle proporzioni dei maestri
rinascimentali.
53
TELESIO INTERLANDI
(Chiaramonte Gulfi 1894-Roma
1965)
Un’autorevole testimonianza
a carico dell’arte “moderna”.
Straniera, bolscevizzante
e giudaica
“Il Tevere”, giovedì 24-venerdì 25
novembre 1938, n. 23
MiBAC- Biblioteca nazionale
centrale Firenze
Nel novembre 1938, in
concomitanza con l’emanazione
da parte del Consiglio dei Ministri
delle leggi per la difesa della razza,
questo articolo di Telesio Interlandi
etichetta come degenerate le opere
dei metafisici Carrà e de Chirico,
dell’espressionista Birolli, degli
astrattisti Fontana, Ghiringhelli,
Reggiani, Rho, degli architetti
razionalisti Lingeri e Terragni e di
Corrado Cagli. Si percepisce l’ombra
del razzismo hitleriano, che aveva
prodotto a Monaco la mostra di “arte
degenerata”.
5.12
MAURO REGGIANI
(Nonantola 1897-Milano 1980)
Composizione
1934
olio su tela
Rovereto, MART - Museo di arte
moderna e contemporanea di
Trento e Rovereto, VAF-Stiftung
Reggiani, giunto a Milano nel 1925,
si stacca gradualmente dai modelli
novecentisti e, meditando sulle
lezioni cézanniana e cubista grazie
a due soggiorni a Parigi, mette a
punto le prime prove astratte fra il
1933 e il ’34. L’artista rivela ancora
una sensibilità spaziale, cromatica e
linguistica pienamente riferibile al
cubismo sintetico e al vocabolario
visivo tipico della natura morta.
5.13
LUCIANO RICCHETTI
(Piacenza 1897-1977)
Madre e figlio (frammento di
In ascolto)
1939
olio su tela
Piacenza, Galleria d’Arte
Moderna Ricci Oddi
Nel 1939 Ricchetti partecipò,
vincendolo, al Premio Cremona
(dedicato al tema «In ascolto di
un discorso del Duce») con una
grande tela ambientata in un interno
contadino. Nel 1945 il dipinto fu
distrutto in spregio al fascismo e
si salvarono solo Madre e figlio e
pochi altri frammenti. La semplicità
rurale, la saldezza plastica e la forza
emotiva richiamano certe Madonne
del Rinascimento.
54
55
5.14
5.16
(Genova 1880Anticoli Corrado 1955)
(Alessandria 1902-Milano 1987)
Figura
1942
olio su tela
Archivio Cristoforo De Amicis
PIETRO GAUDENZI
Il grano
1940 circa
pittura murale su intonaco
applicato a masonite
Cremona, Sistema Museale della
Città di Cremona - Museo Civico
“Ala Ponzone”
Nel 1940 Gaudenzi partecipa
alla seconda edizione del Premio
Cremona (sul tema la «Battaglia del
Grano») vincendo il primo premio. Il
«novecentismo fascista: forte, vigoroso,
epico» auspicato da Farinacci si
traduce nell’opera di Gaudenzi in una
composizione magniloquente, che
guarda alla monumentalità classica
della pittura rinascimentale, anche
nell’inconsueto formato del polittico.
5.15
RENATO GUTTUSO
(Bagheria 1911-Roma 1987)
Studio per la “Crocifissione”
1940
tempera e olio su carta intelata
Roma, collezione privata
Nel 1942, in occasione del IV Premio
Bergamo, Guttuso espone una
delle opere più emblematiche della
prima maturità, la Crocifissione,
che suscita polemiche specialmente
per l’impianto prospettico, con
Cristo in parte coperto da uno dei
ladroni. Questo disegno è il primo
studio per la grande tela, che
Guttuso concepisce in un interno
claustrofobico, per richiamare i
supplizi contemporanei.
56
CRISTOFORO DE AMICIS
L’opera è presentata nel 1942 alla
quarta edizione del Premio Bergamo.
In questo ritratto della moglie De
Amicis rivela l’equilibrio raggiunto:
a Van Gogh è riconducibile
la pennellata libera e il taglio
dell’immagine (ma si avverte
anche l’eco di Cézanne), mentre la
posa e la carta da parati ricordano
Matisse. Ma l’artista, in una visione
personale e originale, guarda anche
al chiarismo lombardo.
5.17
AFRO BASALDELLA
(Udine 1912-Zurigo 1976)
Il seggiolone (La sedia)
1942
olio su tela
Collezione privata. Courtesy
Fondazione Archivio Afro
L’opera è tra le vincitrici della quarta
edizione del Premio Bergamo del
1942, ultima della manifestazione
bergamasca. Evidente il rimando a
La sedia di Gauguin di Van Gogh,
richiamato anche dalla qualità
materica della pennellata, mentre
il colore di matrice veneta e la
deformazione dei contorni mostrano
l’adesione ai modi dei pittori della
Scuola romana presenti al Premio
Bergamo.
57
5.18
5.18
(Viareggio 1910-1992)
(Lecco 1910-Milano 1992)
MARIO MARCUCCI
Ritratto
1932
olio su tela
Collezione privata
L’edizione del 1941 del Premio
Bergamo vede introdotto il tema
libero per il concorso, che mantiene
comunque due premi principali
destinati al paesaggio e alla figura:
proprio quest’ultimo viene assegnato,
non senza polemiche, a questo
Ritratto. La pittura di Marcucci,
autodidatta di origini popolari, fatta
di raschiature e velature, riesce
a restituire la realtà interiore dei
soggetti raffigurati.
ENNIO MORLOTTI
Natura morta
1941
olio su tela
Torino, Gam - Galleria d’Arte
Moderna e Contemporanea
Nel 1941, alla terza edizione del
Premio Bergamo, questa Natura
morta si aggiudica uno dei dieci
premi di secondo grado. Il dipinto fa
parte di una serie di nature morte di
Morlotti in cui la composizione rivela
riferimenti a Morandi e suggestioni
metafisiche, mentre l’intensa
matericità del colore, mantenuto
sobrio e abbassato, appare legata
alla riflessione sull’opera di Picasso.
5.19
GIUSEPPE MIGNECO
(Messina 1908-Milano 1997)
Pastori dell’isola
1940
olio su tela
Roma, GNAM - Galleria Nazionale
d’Arte Moderna e Contemporanea
Pastori dell’isola viene presentato
alla seconda edizione del Premio
Bergamo, che vede premiate opere
delle tendenze artistiche più libere
e nuove, come quelle riferibili al
gruppo milanese di Corrente, di
cui fa parte Migneco, e alla Scuola
romana. I modi dell’artista sono
improntati a una violenza espressiva
e a una deformazione formale che
richiama il linguaggio di Van Gogh.
58
59
IL DESIGN
E LE ARTI
APPLICATE
Specifica degli anni Trenta è la diffusione della
riproduzione meccanica di immagini e oggetti; altro
grande mutamento è la massificazione della vita
sociale, della comunicazione e dei comportamenti, che
implica, dal punto di vista delle arti applicate, l’idea e
la pratica della standardizzazione. I manufatti esposti
sono riconducibili alla dialettica tra moltiplicazione
dell’arte e oggetto unico, ancora artigianale e
spesso di lusso. L’intreccio di invenzione artistica e
riproducibilità è tipica dei vasi e delle ceramiche, che
non di rado sono pezzi unici di alta qualità artistica.
La tendenza alla produzione in serie è soprattutto
rappresentata dalle sedute (le nuove sedie tubolari)
e dall’illuminazione (le lampade razionaliste).
Le abitazioni “razionali” sono evocate da fotografie
storiche delle due Triennali più importanti di quegli
anni: del 1933 e del 1936. Il montaggio di brevi
sequenze di film d’epoca intende restituire – attraverso
le sue ricostruzioni di interni moderni – gli ambienti
della vita quotidiana del tempo.
6.01-6.04
GIUSEPPE PAGANO
(Parenzo 1896-Mauthausen
1945)
Sedia SIAM
1930-1931
tubo metallico e legno
Torino, Galleria Cristiani
AGNOLDOMENICO PICA
(Padova 1907-Milano 1990)
Sedia
1933
acciaio e legno
Milano, Castello Sforzesco,
Civiche Raccolte d’Arte Applicata
GABRIELE MUCCHI
(Torino 1899-Milano 2002)
Sedia impilabile modello S5
1936
acciaio cromato e compensato
Genova, Wolfsoniana –
Fondazione regionale per la
Cultura e lo Spettacolo
GIUSEPPE TERRAGNI
(Meda 1904-Como 1943)
Tre sedie per l’asilo Sant’Elia
(Sedia 427; Sedia 412; Sedia
Lariana)
1936-1937
tubolare metallico e legno
Como, Pinacoteca Civica
60
61
6.05-6.08
6.11-6.16
(Tullio Mazzotti;
Albisola 1899-1971)
(Trieste 1900-Monfalcone 1971)
TULLIO D’ALBISOLA
Vaso Amori-Fiori
1929
terracotta invetriata
Milano, Castello Sforzesco,
Civiche Raccolte d’Arte Applicata
Fiasca con decorazione a foglie
di nocciolo
1930
terraglia
Milano, Castello Sforzesco,
Civiche Raccolte d’Arte Applicata
TULLIO D’ALBISOLA
GIOVANNI GARIBOLDI
(Tullio Mazzotti;
Albisola 1899-1971)
Vaso Streghe
1929
terracotta invetriata
Milano, Castello Sforzesco,
Civiche Raccolte d’Arte Applicata
62
GUIDO ANDLOVITZ
(Milano 1908-1971)
Vaso
1938-1942
terraglia
Collezione privata
63
GUIDO ANDLOVITZ
(Trieste 1900-Monfalcone 1971)
Vaso con decori marini
1930
terraglia
Milano, Castello Sforzesco,
Civiche raccolte d’Arte Applicata
RICHARD-GINORI
su disegno di GIO PONTI
(Milano 1891-1979)
Vaso con decoro “La sirena
prolifica”
1929-1930
maiolica dipinta a mano
Sesto Fiorentino, Museo RichardGinori della Manifattura
di Doccia
64
OSCAR TORLASCO
Coppa per i Littoriali dello Sport
ante 1936
argento
Milano, Castello Sforzesco,
Civiche Raccolte d’Arte Applicate
VETRERIE S.A.L.I.R.
Vaso saluto romano
1936
vetro con figure incise
Milano, Castello Sforzesco,
Civiche Raccolte d’Arte Applicata
65
6.09-6.10
6.17-6.20
(Rosario de Santa Fé 1899Varese 1968)
(Rovereto 1896-Milano 1982)
LUCIO FONTANA
Granchio
1936-1937
grès
Collezione privata
SALVATORE FANCELLO
LUCIANO BALDESSARI
Luminator. Prototipo di
lampada da terra
1929
ferro acciaioso cromato, legno
Milano, Comune di Milano,
CASVA - Centro di Alti Studi
sulle Arti Visive, Fondo Luciano
Baldessarri
(Dorgali 1916-Bregu Rapit 1941)
Polpo
1938-1939
ceramica smaltata e riflessata
Collezione privata
RICHARD-GINORI
su disegno di GIO PONTI
(Milano 1891-1979)
Coppa con decoro “Trionfo
della Morte”
1930 circa
porcellana e oro segnato con
punta d’agata
Sesto Fiorentino, Museo RichardGinori della Manifattura di Doccia
RICHARD-GINORI
su disegno di GIO PONTI
(Milano 1891-1979)
Urna con coperchio con decoro
“Trionfo dell’Amore”
1930 circa
porcellana e oro segnato con
punta d’agata
Sesto Fiorentino, Museo RichardGinori della Manifattura di Doccia
66
PIETRO CHIESA
(Milano 1892-Paris 1948)
Luminator
1933
ottone verniciato
Milano, Aria d’Italia
PIETRO CHIESA
(Milano 1892-Paris 1948)
Lampada da terra a coppette
orientabili
1936
vetro e metallo
Collezione privata
FRANCO ALBINI
(Robbiate 1905-Milano 1977)
Lampada Mitragliera
1940
ottone e alluminio
Milano, Fondazione Franco Albini
67
6.21-6.30
V TRIENNALE,
MILANO, 1933
La Triennale di Milano, Archivio
Fotografico (Foto Crimella)
La mostra dell’abitazione alla V
Triennale di Milano, nel 1933,
costituisce una sorta di palestra delle
idee dei giovani architetti razionalisti
italiani. Le case-padiglione,
completamente arredate secondo
il gusto moderno, propongono un
rapporto stretto e diretto tra arredo
e architettura, esemplificando
avanzate ricerche di organizzazione
degli spazi e l’applicazione di nuovi
materiali.
6.31-6.40
VI TRIENNALE,
MILANO, 1936
La Triennale di Milano, Archivio
Fotografico (Foto Crimella)
La riflessione sull’abitazione
contemporanea rimane fondamentale
anche nel 1936, alla VI Triennale.
Il problema dell’arredamento è visto
dalle équipe di architetti in relazione
con la produzione industriale, per
soluzioni in linea con i concetti
di mobili-tipo per ambienti-tipo.
Serialità e intercambiabilità
dell’arredo diventano le condizioni
necessarie perché una casa possa
definirsi moderna.
68
Sala radio
«ABBASSA
LA TUA RADIO,
PER FAVOR»
Il 6 ottobre 1924, alle nove di sera, un concerto
inaugura la prima trasmissione radiofonica italiana:
ha così inizio l’epopea della radio, destinata a incidere
su vita, mentalità e abitudini del Paese. Il fascismo
ne comprende la potenzialità comunicativa, poiché
«fa leggere anche chi non legge», e nel 1928 nasce
l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche, E.I.A.R.,
organismo pubblico che dà voce al regime. Alla fine
degli anni Trenta una famiglia su cinque possiede
un apparecchio, ma la radio viene ascoltata anche
nelle case del fascio, nelle scuole, nei bar, e nelle piazze
vengono predisposti altoparlanti per trasmettere
i discorsi del duce:
uno straordinario
strumento di
propaganda, la cui
finalità è confermata
dallo stile declamatorio
degli annunciatori.
La radio è comunque
percepita dalla
popolazione soprattutto
come mezzo di
evasione: la rivista
I Quattro Moschettieri,
in onda dal 1934 al
1937, la musica da
ballo e le cronache sportive sono fra le trasmissioni
di maggior successo. Con l’applicazione delle leggi
razziali, nel 1938, agli ebrei è vietato il possesso
di apparecchi trasmittenti.
69
TRACCE AUDIO
IN SALA RADIO
6 OTTOBRE 1924
Prima trasmissione radiofonica italiana
1931
Carlo Buti, Signorinella
1938
“Effetto uccellino”: sigla apertura programmi radiofonici
Tito Schipa, Vivere
1934-1935
1938
I 4 moschettieri
Trio Lescano, Ma le gambe
18 DICEMBRE 1935
1939
Oro alla Patria
Gilberto Mazzi, Mille lire al mese
9 MAGGIO 1936
1940
Proclamazione dell’Impero
Alberto Rabagliati, Quando la Radio
2 MARZO 1939
1939
Elezione di papa Pio XII, Eugenio Pacelli
Renzo Mori, Maramao perché sei morto
1939
1932
Discorso di re Vittorio Emanuele III al Senato
10 GIUGNO 1940
Dichiarazione di guerra
Tino Rossi, Parlami d’amore Mariù
(da Gli uomini che mascalzoni)
1935
Carlo Buti, Faccetta nera
Si ringraziano per le tracce audio Istituto Centrale
per i Beni Sonori e Audiovisivi - RAI Teche
70
71
BENVENUTI
A RADIO PALAZZO
STROZZI!
FIRENZE
Palazzo Strozzi crede nell’“ascolto visibile”, e questa
è un’occasione perfetta per far sentire la tua voce,
e aiutarci a creare un archivio dei ricordi dei nostri
visitatori.
Se la luce rossa che indica “siamo in onda” è spenta,
entra tranquillamente, siediti e intervista i tuoi amici o
la tua famiglia. Quando sei pronto a registrare, premi
il tasto rosso e vedrai accendersi la luce che indica “siamo in onda”. Quando hai finito premi di nuovo il tasto
e la luce si spenge. La tua intervista verrà scaricata
in automatico e ogni settimana le migliori interviste
saranno trasmesse nella Sala Radio. Può anche darsi
che la tua intervista venga inserita in un programma
radiofonico.
Ecco qualche suggerimento per le domande:
1. Che cosa ti faceva piangere quando eri piccolo?
2. Ho provato una felicità immensa quella volta che...
3. «la nonna mi diceva sempre…»
4. Racconta che cos’hai in tasca.
Ricorda che anche altri hanno voglia di far sentire
la propria voce, per questo ti preghiamo di limitarti
a tre minuti di intervista. L’orologio a muro ti dirà
quando il tempo sta per scadere!
A Firenze gli anni Trenta sono un’epoca
di straordinario fermento e vivacità, in cui nascono
riviste culturali quali “Solaria”, “Il Selvaggio”,
“Il Frontespizio”, “Letteratura” e “Campo di Marte”,
che incarnano posizioni anche fortemente contrapposte
su temi letterari, artistici, musicali e architettonici.
Anche all’interno delle stesse riviste il dibattito è
serrato, in un confronto aperto fra pittori, musicisti
e letterati, quali Montale, direttore del Gabinetto
Vieusseux dal 1929 al 1938. Fondamentali riflessioni
sono dedicate dagli artisti alla figura umana, in bilico
fra eredità rinascimentali e presenze internazionali,
da Hildebrand a Berenson a de Chirico. Il Maggio
Musicale Fiorentino è presente attraverso il riferimento
a uno spettacolo emblematico della condizione
dell’uomo moderno: Volo di notte di Luigi Dallapiccola,
andato in scena il 18 maggio 1940, a meno di un mese
dalla drammatica entrata in guerra dell’Italia.
Avviso: Con la registrazione di una favola al telefono viene
automaticamente concessa alla Fondazione palazzo Strozzi
autorizzazione ad un possibile futuro riutilizzo in tutto
od in parte e/o trasmissione da parte della stessa Fondazione
Palazzo Strozzi di quanto registrato, nonchè liberatoria alla
stessa Fondazione per un eventuale riutilizzo/trasmissione.
72
73
7.01
7.03
(Pescia 1875-Firenze 1933)
(Firenze 1898-1960)
Nel luglio 1930 l’architetto Marcello
Piacentini invitò Andreotti a
realizzare un gruppo scultoreo per il
mausoleo che, ad Acqui Terme, stava
edificando per i coniugi Ottolenghi.
La scelta del tema di Orfeo –
simbolo di spirituale fratellanza nel
nome della musica – rimanda al
desiderio di Andreotti di instaurare
un dialogo fra le arti.
Numerosi i ritratti che Peyron
dedica ad amici intellettuali: quello
di Eugenio Montale è inserito
in un ampio paesaggio marino,
espressione visiva dei versi Ossi di
seppia, pubblicati nel 1925. Nella
luce diffusa e senza ombre risaltano
gli oggetti-simbolo del linguaggio
del poeta: l’agave, l’osso di seppia,
il mare nella sua distesa luminosa e
desolata.
LIBERO ANDREOTTI
Orfeo che canta
1931
bronzo
Genova, Galleria d’Arte Moderna
7.02
Ritratto del poeta Montale
1932
olio su tela
Grassina, Pier Francesco Vallecchi
GUIDO PEYRON
7.04
Gli amici nell’atelier
1928
olio su tavola
Firenze, Galleria d’arte moderna
di Palazzo Pitti
(Anagni 1900-Firenze 1992)
(Firenze 1898-1960)
Sull’esempio francese delle riunioni
di amici nello studio dell’artista,
l’opera restituisce il clima culturale
fiorentino dei tardi anni Venti.
La musica è al centro, con Luigi
Dallapiccola e Odoardo Zappulli
che suona il violoncello; gli sono
accanto lo scrittore Arturo Loria con
gli occhiali, il conte Walfredo della
Gherardesca di profilo, e quattro
pittori: Vieri Freccia col cappello,
Felice Carena barbuto, Gianni
Vagnetti nell’angolo in alto a destra,
e Peyron stesso col cane.
74
GUIDO PEYRON
GIOVANNI COLACICCHI
Il faro di Monille Point
(Crepuscolo australe)
1935
olio su tela
Firenze, collezione privata
Nel 1935, spinto da inquietudini
sentimentali, Colacicchi decide di
lasciare Firenze per il Sud Africa.
A Città del Capo prende alloggio in
una casa presso un faro, la cui mole,
in silenzioso rapporto con l’orizzonte
marino, esercita su di lui una forte
attrazione. Il dipinto viene spedito
via nave alla Biennale del 1936.
75
7.05
7.07
(Firenze 1888-Meudon 1971)
(Cumiana 1879-Venezia 1966)
ALBERTO MAGNELLI
Le Grand voilier (Le Voilier noir)
1928
olio su tela
Firenze, Galleria d’arte moderna
di Palazzo Pitti
Alla fine degli anni Venti Magnelli,
che ha conosciuto le avanguardie
a Parigi (Apollinaire e Picasso,
oltre a de Chirico, Léger e Matisse),
avverte il richiamo della tradizione
figurativa italiana, ravvisabile nella
serie dei Velieri, protagonisti – con
la loro presenza immota in paesaggi
essenziali, dalle forme geometrizzate
e dai colori puri – di numerose tele
fra il 1928 e il ’29.
7.06
RAM
(Ruggero Alfredo Michahelles;
Firenze 1898-1976)
L’Ile de Cythère I
1933
olio su compensato
Amelia Michahelles
Nato in un’agiata famiglia
cosmopolita, Ram – come il fratello
maggiore Ernesto, in arte Thayaht, e
la sorella Cristina, scultrice – cresce
in un ambiente aggiornato e colto.
In Francia frequenta gli atelier
di Maurice Denis, Otton Friesz,
Alexandre Jacovleff, e conosce gli
Italiens de Paris, soprattutto de
Chirico, che sarà poi di frequente suo
ospite a Firenze.
76
FELICE CARENA
Il terrazzo
1929
olio su compensato
Udine, Galleria d’arte moderna
Nel 1924 Carena è nominato
titolare della cattedra di Pittura
all’Accademia di Belle Arti di
Firenze, di cui diverrà in seguito
direttore. In città la riflessione su
Cézanne, a motivo della presenza
delle collezioni Fabbri e Loeser,
era costante, anche da parte dei
giovani legati a “Solaria” e al gruppo
del Novecento Toscano, al quale
aderirà il maturo Carena.
7.08
GUIDO PEYRON
(Firenze 1898-1960)
Conversari
1930
olio su tavola
Collezione privata
Eseguita nel 1930, durante il
secondo soggiorno parigino
dell’artista, la natura morta appare
in sintonia con opere degli Italiens
de Paris, come quelle di de Pisis, cui
rinvia il tono sospeso ed evocativo
di matrice metafisica. Incongruità
del titolo e attitudine a intravedere
squarci nella realtà, avvicinano
l’artista all’universo di Montale.
77
7.09
7.11
(Mola di Bari 1900Firenze 1966)
(Roma 1886-Firenze 1963)
ONOFRIO MARTINELLI
Ulalume
1936
olio su tela
Collezione Nicola Martinelli
Ulalume, ispirata alla poesia di
Edgar Allan Poe sull’amore perduto,
è stata realizzata nello studio
dell’amico Giovanni Colacicchi
mentre questi si trovava in Sud
Africa. L’opera è composta di
fiori, alghe e radici che Colacicchi
spediva a Firenze alla pittrice Flavia
Arlotta, divenuta poi sua moglie, e a
Martinelli.
ANTONIO MARAINI
Ricordo di Atene (Ionica, Dorica,
Corinzia)
1932
marmo pentelico
Firenze, Banca CR Firenze
La stele fu eseguita adoperando un
blocco di marmo fatto venire dalla
Grecia, in seguito a un viaggio in
cui Maraini aveva visitato i luoghi
sacri allo spirito occidentale. Il
doppio titolo indica i caratteri che
sottintende: l’uno stilistico, espresso
attraverso il riferimento ai tre ordini
architettonici, l’altro umano ed
estetico, identificato in una Grecia
sentita come emblema e modello di
bellezza e libertà.
7.10
GIOVANNI COLACICCHI
(Anagni 1900-Firenze 1992)
Natura morta della protea
1937
olio su tela
Collezione Cavallini Sgarbi
Dipinta alla fine del 1937, dopo il
ritorno dal Sud Africa, la Natura
morta della protea riprende, anche
per la presenza del fiore esotico, il
tema delle opere eseguite l’anno
precedente da Martinelli e da Flavia
Arlotta, istituendo con esse un
dialogo. In queste tele gli oggetti
sono da intendere in senso poetico e
simbolico, non naturalistico.
78
7.12
GIOVANNI COLACICCHI
(Anagni 1900-Firenze 1992)
Fine d’estate
1932
olio su tela
Firenze, Galleria d’arte moderna
di Palazzo Pitti
L’opera, eseguita ad Anagni
nell’estate del 1932, seppur
concepita con la struttura di
un antico fregio, partecipa di
un’inquietudine tutta moderna.
L’allusione dei nudi è ai “neofiti” di
Masaccio e Piero della Francesca,
mentre il temporale incombente e la
corsa dei cavalli bradi alludono al
contrasto con le forze della natura.
79
7.13
7.15
(Mola di Bari 1900Firenze 1966)
(Ernesto Michahelles;
Firenze 1893-Marina
di Pietrasanta 1959)
ONOFRIO MARTINELLI
Composizione di nudi
1938
olio su tela
Puglia Promozione Agenzia
Regionale del Turismo
Dipinta a Firenze nel 1938, la tela
segna il momento più alto della
comunione di idee fra Martinelli
e Colacicchi, contraddistinto dal
lavoro comune sul tema della
composizione di figure: un’amicizia
divenuta vero e proprio sodalizio.
Nel dipinto affiorano ricordi dalla
scultura antica, ma anche da
Michelangelo, Piero della Francesca
e Signorelli.
THAYAHT
Tuffo
1932
gesso patinato, base in metallo
Rovereto, MART - Museo di arte
moderna e contemporanea di
Trento e Rovereto, Deposito CLM
Collezione Seeber
Nel 1932 la scultura, appena
realizzata, viene esposta alla
Biennale veneziana, e nel 1936
scelta per partecipare alle selezioni
delle opere da presentare a Berlino
in occasione della XI Olimpiade.
Quando viene rifiutata a causa delle
dimensioni eccessive, l’artista si offre
di eseguirne una versione ridotta.
7.14
RAM
(Ruggero Alfredo Michahelles;
Firenze 1898-1976)
Industria
1931
olio su tavola
Collezione privata
Fra il 1927 e il 1931 Ram esegue un
gruppo di opere in cui il tema della
modernità si associa ad atmosfere
sospese; nello stesso 1931, insieme
al fratello Thayaht, aderisce
al Gruppo Futurista Toscano.
Un’immagine come Industria
sintetizza efficacemente i caratteri
del Secondo futurismo, impegnato a
tradurre in forme plastiche i simboli
della vita moderna.
80
7.16
BACCIO MARIA BACCI
(Firenze 1888-1974)
Bozzetti per “Volo di notte” di
Luigi Dallapiccola: Quadro I,
Scena ultima
1939-1940
tempera e matita su cartoncino
Firenze, Teatro del Maggio
Musicale Fiorentino - Fondazione,
Archivio Storico
Nei bozzetti per l’opera Volo di notte,
eseguita per il Maggio Musicale del
1940, complice la musica dell’amico
Luigi Dallapiccola e la sua riduzione
dal racconto di Saint’Exupéry, Bacci
– per illustrare la moderna odissea
del pilota Fabién – crea una scena
in cui fa convivere poesia e tecnica.
81
7.17
7.19
(Rignano sull’Arno 1879Forte dei Marmi 1964)
(Firenze 1895-Ivrea 1957)
ARDENGO SOFFICI
La processione
1933
affresco staccato su tela incollata
su supporto in compensato
Firenze, Galleria d’arte moderna
di Palazzo Pitti
Fra il 1932 e il 1934, con l’aiuto
del giovane amico Quinto Martini,
Soffici si dedica all’“affresco da
cavalletto”, talora riportato su
tavola: un deciso e consapevole
recupero di una tecnica tradizionale
italiana, e ancor più toscana.
OTTONE ROSAI
Paesaggio
1933
olio su tela
Collezione privata
L’opera è fra i capisaldi
di una delle stagioni più ricche
e intense della piena maturità
di Rosai. Il rapporto fra facciate
delle case, finestre scure
che le bucano, luminosità
della composizione, culmina
nella massa di alberi sullo sfondo,
con le punte toccate dal sole.
7.20
7.18
ROMANO ROMANELLI
(Firenze 1882-1968)
Ritratto di Ardengo Soffici
1929
bronzo
Milano, Museo del Novecento
Sul finire degli anni Venti Romanelli
esegue un gruppo di ritratti di amici
artisti e intellettuali – Giovanni
Papini, Domenico Giuliotti, Ardengo
Soffici – nello stile “etruscoromano”. Dell’arte etrusca viene
fornita un’interpretazione energica
e costruttiva, in linea con un
linguaggio severo, semplificato e in
accordo con la tradizione italiana.
82
OTTONE ROSAI
(Firenze 1895-Ivrea 1957)
Interno con figure (Osteria)
1935
olio su compensato
Prato, Farsettiarte
Le notevoli dimensioni di
quest’opera e la data, 1935, hanno
fatto ipotizzare che l’osteria fosse tra
i soggetti pensati per la decorazione
del buffet della Stazione di Firenze,
per cui Rosai realizza quello stesso
anno due paesaggi di ampio formato,
tuttora in loco. Il quadro è sintesi di
personaggi e motivi cari in quegli
anni all’artista.
83
7.21
7.23
(Giacomo Manzoni;
Bergamo 1908-Roma 1991)
(Viareggio 1882-Ostia 1936)
GIACOMO MANZÙ
David
1938
bronzo
Roma, GNAM - Galleria Nazionale
d’Arte Moderna e Contemporanea
Uno stesso sentimento sembra
ispirare sia i quattro David eseguiti
da Manzù fra il 1936 e il 1938,
sia le pagine che Piero Bargellini
dedica al soggetto, demolendone
l’immagine di eroe proposto dal
Rinascimento. Il giovane, esile e
malinconico, presentato in una posa
non vittoriosa, diventa protagonista
di una nuova visione dell’uomo,
resa poi attuale dalla tragedia della
guerra.
LORENZO VIANI
Processione del Corpus Domini
a Fregionaja
1934
tecnica mista (olio, carboncino,
carta carbone, tintura di iodio)
su compensato marino
Collezione privata
Nell’ottobre del 1933, spinto
dall’asma e dai guai politici, Viani
si trasferisce per dieci mesi in
esilio volontario nel manicomio di
Nozzano, dove ritrae gli internati.
Una scelta di opere viene esposta
nella monografica organizzata a
Viareggio nell’estate del ’34: tra
queste la Processione, che raffigura
l’occasione in cui ai malati era
consentito, una sola volta l’anno,
di uscire dalla clinica.
7.22
LORENZO VIANI
(Viareggio 1882-Ostia 1936)
Bovi, marmi e mambrucche
1932
olio su compensato
Viareggio, Courtesy Società
di Belle Arti
Esposta alla Biennale del 1932,
l’opera appartiene all’ultima
stagione di Viani, dopo il naufragio
degli ideali anarchici e l’isolamento
crescente dovuto ai difficili rapporti
con il fascismo. L’unione del
tema della darsena con quello del
lavoro, rappresentato dal carro –
mambrucche in dialetto viareggino
– tirato dai buoi, carico dei blocchi
di marmo, ritornerà nei pannelli
per la stazione di Viareggio.
84
85
CRONOLOGIA
SI
SULIS,
VIVERRA?
SINTETICA
Si sulis,
viverra?
Vali, Catus
sa consules
28
OTTOBRE
1922:
Marciaorentiliena,
su Roma. Militanti
delne
publis
ati sendeps,
Cateriam
inprehenatis
caellem
PartitoiaNazionale
Fascista,
guidato
da Mussolini,
si
hos
intia verso
dis tuam
tam ut rivendicando
face nestrac igna,
maxim
hoc
dirigono
la capitale
dal re
la guida
tusquidemus,
imo et Catquam
P. Usdi
senducitum,
politica. L’anniversario
diventaest?
il punto
riferimento
quam
me deessimum
Si ta l’era
ex nest
vivehebatere
per il conto
degli anniaur.
secondo
fascista,
indicato
nertea
re, quam
ina nonsus, nondam manum factod
in numeri
romani.
diussus fectum seniqua mentem orum supplic aelartere
dercesis
adhusciis
inclus;
nonsisuloc
remod
auror
10
GIUGNO
1934:erLa
Nazionale
italiana
di calcio
hos C.ilVivatudes
erit nos,a ne
optis Multoraecret Catque
vince
primo mondiale
Roma.
hebemus abem optia quam ut veremura nonsuntem
nimmove,
dit 1935:
ocupios,L’Italia
C. Urbite
alissimpost
Serri3 OTTOBRE
attacca
l’imperoL.d’Etiopia
timmo
tebatio rtimus,
tes virisqu amquem vatio
senza dichiarazione
di nonc
guerra.
uteatus. Mulegernium publiss iliurev iviribe ssincus
volus
etinatqua dertuam
Econsulii
pribefa
18 NOVEMBRE
1935: Ininprist?
conseguenza
dell’attacco,
ceruntimo
consus
convemquit
atumeri
la
Società delle
Nazioni
infligge Cupior
sanzioniquid
economiche.
butem.
Il
regime avvia una politica economica basata
Ignare is perum publin vituus? int.
sull’autarchia.
Solin tus essum aucto adhuit, quondum dium pote consust
ionsultuus
fuit Proclamazione
di seremurnu cone
con se nonditam
9 MAGGIO
1936:
dell’Impero
a
mo
idemdella
ituaconquista
cont? Tatius,
omnihillerei
is, octandiis.
seguito
dell’Etiopia:
si forma
l’Africa
Sermius
moena, norum nonsil hictemuspio,
Orientalemaximili,
Italiana (A.O.I).
sente vius; nostercerfex seropop ublicae quoniquem,
notisquid
dii probsenatus
in tamcivile
publius,
se con tri
LUGLIO 1936:
Scoppia laseguerra
spagnola.
coerisq uodicat,
fitabus,
videtor
tidetima, factorte,
Germania
e Italiaobus
inviano
truppe
a supporto
nosFrancisco
ficaed caturemque
di
Franco. inati iae intem is imust cupio
te hilicaet, orum niquons ignaribuntis sa num deris
cuperfi
caudenihilis
Catiusa
vene iusa
1°-16 AGOSTO
1936:
Olimpiadi
di Berlino.
9 MAGGIO 1938: Visita di Hitler
e Mussolini a Firenze.
19 GIUGNO 1938: La Nazionale italiana di calcio
vince il secondo mondiale a Parigi.
14 LUGLIO-17 NOVEMBRE 1938: Emanazione
delle Leggi razziali.
1° APRILE 1939: La Guerra civile spagnola
si conclude con la vittoria del generale Franco
e l’instaurazione di una dittatura.
1 SETTEMBRE 1939: La Germania invade
la Polonia, provocando lo scoppio della Seconda
guerra mondiale.
27 APRILE 1940: Si inaugura,
a restauro appena ultimato,
la Mostra del Cinquecento Toscano in Palazzo Strozzi.
10 GIUGNO 1940: L’Italia entra in guerra a fianco
della Germania, contro Francia e Inghilterra.
28 OTTOBRE 1940: L’Italia invade la Grecia.
Seconda visita di Hitler a Firenze insieme a Mussolini.
19 LUGLIO 1937: A Monaco di Baviera
si inaugura la mostra Entartete Kunst.
12 MARZO 1938: La Germania nazista si annette
l’Austria con l’Anschluss.
86
87
MOVIMENTI
ARTISTICI
AEROPITTURA. Si sviluppa
negli anni Venti nell’ambito
del secondo futurismo, ma il
manifesto programmatico, del
1929, viene pubblicato solo
nel 1931. L’aeropittura vuole
esprimere il mito della macchina e
della modernità, comunicando le
sensazioni dinamiche del volo.
ARTE DEGENERATA. Nella
Germania nazista vengono
bollate come entartete Kunst,
“arte degenerata”, le espressioni
artistiche moderne che riflettono
valori contrari alle concezioni del
regime. Entartete Kunst è il titolo
della mostra, inaugurata nel 1937
a Monaco, in cui sono presentate
le opere delle avanguardie,
requisite nei musei tedeschi e
vietate dal regime.
ARTE METAFISICA. Guillaume
Apollinaire è il primo, nel 1913,
a definire “metafisici” i dipinti
di Giorgio de Chirico: per questo
artista scopo dell’arte non è
dipingere ciò che si vede, ma far
vedere ciò che non si può vedere.
Si sceglie di rappresentare le cose
non per come appaiono ma per
ciò che significano. Con questa
rivoluzione concettuale si aprono
88
ESPRESSIONISMO. I
le porte della pittura alla memoria
personale e alle immagini del
profondo.
ASTRATTISMO. Consiste
in una semplificazione e
stilizzazione delle forme che
elimina la rappresentazione,
mettendo in primo piano ciò che
la pittura comunica sul piano
delle sensazioni. L’arte perde
il compito di rappresentare la
realtà (svolto dalla fotografia, dal
cinema e dalla stampa), mentre
deve trasmettere una rivoluzione
dello spirito, e dunque qualsiasi
riferimento alla percezione
comune e al mondo materiale va
eliminata. L’arte perde il compito
di “rappresentare” o “raccontare”,
ponendosi come puro veicolo
espressivo.
CHIARISMO. Termine coniato
nel 1935 dal critico Leonardo
Borgese, con riferimento ad alcuni
giovani pittori lombardi che
lavorano a una pittura dai colori
chiari e dal segno leggero e intriso
di luce, ottenuta dipingendo su
una base di bianco ancora umida.
movimenti espressionisti non
hanno un unico ceppo, ma tanti
focolai dispersi soprattutto
nell’Europa del Nord. Comune
l’esigenza di esprimere attraverso
la pittura stati d’animo più
che oggetti e fenomeni della
visione, contrapponendosi
a quella – indifferente sul
piano delle emozioni – propria
dell’impressionismo.
FAUVISMO. Da fauves, bestie
selvagge, espressione francese
adottata – inizialmente in senso
dispregiativo – per un gruppo
d’artisti che tiene la propria
collettiva al Salon d’Automne
di Parigi del 1905. Il primo a
utilizzare il termine è il critico
Louis Vauxcelles, che definisce
la sala in cui espongono come
una “cage aux fauves” cioè una
“gabbia delle belve”, per la
“selvaggia” violenza espressiva
del colore, steso in tonalità pure.
FUTURISMO. Nasce come
movimento letterario, le cui
premesse vengono redatte dal
poeta Filippo Tommaso Marinetti
nel 1909. Gli artisti cercano di
immettere nelle loro opere la
forza del movimento e vogliono
mostrano la velocità e lo scontro
di forze. Il Secondo futurismo
(dal 1929 al 1938) si lega al
regime fascista.
NOVECENTO. Il gruppo,
fondato da sette artisti tra
cui Sironi e Funi, si forma a
Milano nel 1922: li accomuna la
volontà di “ritorno all’ordine”
dopo le sperimentazioni delle
avanguardie. La prima mostra –
di cui è ispiratrice e organizzatrice
Margherita Sarfatti, vicina a
Mussolini – si tiene alla Galleria
Pesaro nel 1923.
REALISMO MAGICO.
La definizione, coniata nel 1925
da Franz Roh, indica le correnti
pittoriche europee che tra la
prima guerra mondiale e gli
anni ’30 optano per un realismo
capace, per la scelta dei soggetti
e la sua precisione, di suggerire
una seconda vita delle cose
oltre la loro pura visibilità. Gli
oggetti sono raffigurati con un
naturalismo fotografico ma, per
l’aggiunta di elementi paradossali,
trasmettono un senso di irrealtà,
infondendo nel quotidiano
qualcosa di misterioso.
SURREALISMO. Termine
inventato dal poeta Guillaume
Apollinaire nel 1917 per
descrivere il balletto Parade e
adottato poi in un senso nuovo
dallo scrittore André Breton nel
1924. Il surrealismo si propone
come attitudine mentale e
filosofia di vita: il punto centrale
è l’accettazione di ogni aspetto
dell’irrazionale. La prima mostra
si tiene alla Galleria Pierre di
Parigi nel 1925.
VALORI PLASTICI. La rivista –
edita a Roma dal novembre
del 1918 in due edizioni, italiana
e francese – diretta da Mario
Broglio, ha rappresentato per
la cultura internazionale una
riflessione sulle avanguardie.
89
ESPRESSIONI DEGLI ANNI
TRENTA
AVANGUARDISTA: Durante il
fascismo designava il ragazzo
dai 14 ai 18 anni (dal 1943
ai 17 anni) inquadrato nelle
organizzazioni giovanili
(Opera Nazionale Balilla prima,
Gioventù italiana del Littorio
dal 1937).
AMBARADAN: Amba Aradam
è un massiccio etiopico nei cui
pressi ebbe luogo una battaglia
tra italiani e abissini nel 1936.
Alcune tribù locali cambiavano
continuamente alleati (qualche
volta con gli italiani altre con
gli abissini); gli italiani, tornati
in patria, per indicare una
situazione caotica, cominciarono
a dire: «come ad Amba Aradam»,
«è un’Amba Aradam». Le due
parole si sono poi fuse in una
sola.
BALILLA: Soprannome del
ragazzo che nel 1746 accese la
scintilla dell’insurrezione che
cacciò gli Austriaci da Genova.
A lui, simbolo di patriottismo, il
regime fascista dedicò l’Opera
Nazionale Balilla, organizzazione
giovanile che raccoglieva i
ragazzi dagli 8 ai 14 anni,
fondata nel 1926. A 11 anni si
diventata Balilla moschettiere.
CHI SI FERMA È PERDUTO:
Mussolini, Genova, 14 maggio
1938.
DATEVI ALL’IPPICA: Invito
che si rivolge a una persona
considerata incapace di
affrontare un certo compito. Nel
1931 il gerarca Achille Starace
arrivò con un’ora di ritardo a
un convegno di medicina; di
fronte all’irritazione dei medici,
si giustificò affermando che non
avrebbe potuto rinunciare alla
sua cavalcata quotidiana ed
esortando gli ascoltatori a uno
stile di vita meno intellettuale e
più fascista.
È L’ARATRO CHE TRACCIA
IL SOLCO, MA È LA SPADA
CHE LO DIFENDE: Mussolini,
discorso per l’inaugurazione
della Provincia di Littoria, il 18
dicembre 1934.
Eja, Eja, Alalà!: Grido di guerra,
coniato nel 1918 da Gabriele
D’Annunzio come alternativa
all’esterofilo “hip, hip, hurra!”,
in seguito adottato dal fascismo.
GIOVENTÙ ITALIANA
DEL LITTORIO (G.I.L.):
Organizzazione giovanile fascista
fondata il 29 ottobre 1937
con lo scopo di accrescere la
preparazione spirituale, sportiva
e militare dei ragazzi italiani
fondata sui principi dell’ideologia
del regime. Vi confluì l’Opera
Nazionale Balilla.
FIGLIO E FIGLIA DELLA
LUPA: Dal 1933 vi si era iscritti
automaticamente all’ingresso
alla scuola elementare. Riuniva i
bambini di 6-7 anni. Le uniformi
maschili furono create dal pittore
Mario Pompei: fez in lana nera,
camicia nera con cinturone
bianco che raccoglieva le bretelle,
pantaloni grigio-verdi.
GIOVANE ITALIANA: Giovane
fra i 14 e i 18 anni iscritta alla
organizzazione giovanile. La
divisa era composta da camicetta
bianca e gonna nera.
LIBRO E MOSCHETTO /
FASCISTA PERFETTO:
Coniato da Mussolini.
90
MARCIARE PER NON
MARCIRE: Coniato forse da
Filippo Tommaso Marinetti
durante la prima guerra
mondiale, ripreso poi dai fasci
di combattimento.
MIN.CUL.POP.:
Ministero della
Cultura Popolare, istituito il
22 maggio 1937 col compito di
controllo e organizzazione della
propaganda del fascismo.
ME NE FREGO: Attribuito a
Gabriele D’Annunzio, e utilizzato
nel corso della prima guerra
mondiale, trae origine dalla
scritta che un soldato ferito si
fece apporre sulle bende, come
segno di abnegazione alla Patria.
Ripreso dal fascismo.
NOI TIREREMO DRITTO:
Mussolini, Toma, Palazzo
Venezia, 8 settembre 1935.
ORBACE: Tessuto in lana
di colore scuro (sottoposto
a follatura che ne provoca
l’infeltrimento, rendendolo
impermeabile), utilizzato per le
divise della “Milizia Volontaria
per la Sicurezza Nazionale (le
cosiddette “camicie nere”) e
per le organizzazioni giovanili.
Durante l’autarchia ne venne
incrementato l’uso, tanto che il
termine, da solo, può alludere
all’epoca e all’ideologia.
PICCOLA ITALIANA:
Una ragazza tra i 9 e i 13 anni,
iscritta alla organizzazione
giovanile.
91
PERFIDA ALBIONE: Allocuzione,
già in uso nel XVII secolo con
riferimento all’Inghilterra,
riutilizzata da Mussolini.
POPOLO DAI CINQUE PASTI:
Riferito all’Inghilterra e utilizzato
per la prima volta da Mussolini il
9 ottobre 1919.
Sabato fascista: Istituito nel
1935 da Mussolini, il sabato
fascista interrompeva la giornata
lavorativa del sabato alle tredici,
in modo che il pomeriggio
venisse dedicato ad attività
paramilitari e ginniche.
VELINA: Il Min.Cul.Pop. aveva
l’incarico di controllare ogni
pubblicazione, diffondendo i
cosiddetti “ordini di stampa”,
dattilografati su carta velina.
VINCERE, E VINCEREMO:
Mussolini, annuncio della
dichiarazione di guerra, 10
giugno 1940.
Scopri come inviare il modo
di dire, la frase, la parola –
con la spiegazione – su www.
palazzostrozzi.org/espressioni.
I più interessanti verranno
inseriti ogni mese, con il nome
dell’autore, sul pannello in
mostra e sul sito.
92
Testi
Ludovica Sebregondi
Coordinamento editoriale
Ludovica Sebregondi
Elena Bottinelli
Progetto grafico
RovaiWeber Design
La pubblicazione riunisce i testi
esplicativi della mostra
Anni Trenta
Arti in Italia oltre il fascismo
Firenze, Palazzo Strozzi
22 settembre 2012
27 gennaio 2013
a cura di Antonello Negri con
Silvia Bignami, Paolo Rusconi,
Giorgio Zanchetti e Susanna
Ragionieri per la sezione Firenze
Sotto l’Alto Patronato
del Presidente
della Repubblica Italiana
Con il patrocinio di
Ministero per i Beni e le Attività
Culturali
Promossa e organizzata da
Fondazione Palazzo Strozzi
Ministero per i Beni e le Attività
Culturali
Soprintendenza PSAE e per
il Polo Museale della città di
Firenze
con
Comune di Firenze
Provincia di Firenze
Camera di Commercio di Firenze
Associazione Partners Palazzo
Strozzi
e
Regione Toscana
Main Sponsor
Banca CR Firenze
93
FONDAZIONE PALAZZO STROZZI - PIAZZA STROZZI, 50123 FIRENZE
WWW.PALAZZOSTROZZI.ORG
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