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Conclusioni di Lanfranco Senn

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Conclusioni di Lanfranco Senn
Conclusioni di Lanfranco Senn, Presidente di Gruppo CLAS
Speravo di poter guadagnare un po' di tempo per gli
interventi anche dalla sala, però mi pare che avendo
rigorosamente mantenuto i tempi fino ad adesso
valga la pena mantenerli fino alla fine e quindi concludere, con il dibattito finale che non era previsto.
È emerso uno spunto concreto, è arrivata l’idea di
discutere di una proposta, e quello che il dibattito
ha suggerito è l’esempio esatto di quello che a noi
di Gruppo CLAS piace fare. Ci piace prendere un problema reale - e quello dell'educazione è assolutamente centrale - poi ci interessa riuscire a capire
quali sono le tesi in gioco perché di fronte un problema non si può partire da un pregiudizio, ma si
deve cercare di ca-pire con studi e ricerche qual è la
situazione, quali sono e come funzionano le diverse
ipotesi, e cercare di prevederne gli effetti.
Ma come si fa a valutare se va meglio una soluzione
o l’altra (il kibbutzim o l’homeschooling) se non abbiamo le informazioni che servono per dire all'Ichino di turno, ma anche al Ministro dell'Istruzione,
o al Presidente del Consiglio, “guarda che avendo
fatto questo percorso suggeriamo questa indicazione”? Credo che siamo in una società che pretende una perfezione ex ante anche nei tentativi di
dare risposte, mentre dovremmo legittimare la possibilità di sbagliare. È chiaro che le implicazioni economico sociali degli sbagli su problemi grandi come
quelli sollevati prima sono gravi, però se continuiamo ad avere in mente soltanto il perfettismo
credo che alla fine non riusciamo ad andare avanti,
ingessiamo tutto e produciamo norme, leggi, per
spaccare il capello in ventisettemila in modo tale
che poi non ci sono ipotesi alternative. Ma non è
realistico, perché poi l'emozione e tutte le altre dimensioni umane prevalgono.
Concludo pertanto i nostri lavori ripartendo dagli
spunti di questo parterre eccezionale. Il punto a cui
volevamo arrivare era esattamente l’epigramma
che Luisa ha suggerito di mettere nel programma,
“ma dopo i quarant’anni cosa facciamo?”. In fondo
la sfida viene adesso, Michelangelo, Mosè e il Giudizio Universale; Leonardo, l’Ultima cena e La Gioconda; Dante, La Divina Commedia; Verdi, l’Aida e
l'Otello, li hanno tutti realizzati dopo i quaranta:
vuole dire che se accetti la sfida, se continui a essere
curioso della realtà e di un suo cambiamento, puoi
produrre risultati sempre più interessanti.
Vogliamo continuare a lavorare su problemi puntuali come facciamo da tempo, sulla scuola e l’educazione, sulle infrastrutture, sui trasporti, sul mercato del lavoro e sul rapporto tra formazione e mercato del lavoro, sulla valutazione delle politiche.
Non basta prendere delle decisioni, ma serve il “ciclo” di ragionamento, di interazione tra lo studio, la
politica, i risultati della politica, riprendendo sempre da capo, ristudiando le cose dall’inizio e meglio,
con una capacità di valutazione che è potenzialmente di grandissimo livello, dalle politiche europee fino al modo in cui valuti gli studenti.
Che cosa intendiamo per sfida? Io di anni non ne ho
40 ma 72, e i miei figli ormai hanno superato i quarant’anni di Gruppo CLAS, e hanno figli a loro volta,
quindi di che cosa devo preoccuparmi se non di
quale sarà il loro futuro? Devo preoccuparmi che
possano vivere bene, che stiano bene economicamente, che stiano bene di salute, che siano felici dal
punto di vista delle relazioni, del gusto della vita,
della qualità della vita. Allora, a Gruppo CLAS abbiamo ragionato e stiamo ragionando anche sul passaggio generazionale, non ci basta essere contenti e
gratificati del lavoro che abbiamo fatto, ma vogliamo trasmetterlo. In questo senso c’è un commitment, un impegno sui più giovani e son contento
che a un certo punto ad Andrea che si schermiva dicendo “ah ma di fronte a questi qui molto più importanti di me…” Michele abbia detto “no, solo più
vecchi di te”, però la sfida è che ci sia questa evoluzione generazionale.
Ultimo punto su cui voglio richiamare la vostra attenzione è che qualche volta i dibattiti come quelli
di questa mattina non lasciano traccia. Facciamo fatica a costruire su quello che ci siamo detti mentre
dovremmo sempre partire dal passo che abbiamo
già compiuto per avere la possibilità di fare quello
successivo. Questo vuol dire non buttare via la conoscenza, l’informazione, gli strumenti.
Da stamattina abbiamo messo online l’archivio storico di venticinque anni del lavoro di Gruppo CLAS,
cioè dal 1975, quando siamo nati, al 2000. Dopo il
Duemila abbiamo scelto, per il momento, di non divulgare i risultati delle ricerche, per correttezza
verso i nostri clienti, però abbiamo costruito l’archivio storico, e Roberto Zucchetti ne è stato l’anima,
in modo tale che, per i 25 anni del secolo scorso si
conoscano gli esiti del nostro lavoro, e si possa utilizzarlo per costruire su quello che abbiamo fatto.
Non è un tornare indietro, non è solo una curiosità
storica, è anche capire come si sono evolute le cose.
Io mi ricordo che una delle prime ricerche che facemmo per Assolombarda fu la costruzione di
un’analisi territoriale della Lombardia, divisa in più
parti, perché avevamo capito - era abbastanza ovvio
- che già allora il glocal era fatto in Lombardia da
tanti localismi ed era necessario far convivere questi localismi con le sfide mondiali o globali, oggi diremmo.
Oggi parliamo di “glocalismo”, ne parliamo in un
modo per certi aspetti molto più evoluto, più competente, molto più capace di tenere presente la totalità, la molteplicità dei fattori: ma abbiamo incominciato a occuparcene già alla fine degli anni Sessanta. Metteremo nel sito anche una sintesi dei lavori di oggi, perché vogliamo che si possa ragionare
sulle cose che ci hanno detto coloro che sono intervenuti.
Vi ringrazio tutti. No, ancora un’ultima cosa: che
concerne l’aperitivo che andremo a prendere ora.
Abbiamo voluto che si occupasse del catering un nostro interlocutore, è limitativo chiamarlo cliente,
l’Associazione Cometa. L’Associazione Cometa è
un’associazione di famiglie nate anni fa, a Como,
che ha sviluppato la missione dell’accoglienza. Ormai stiamo parlando di alcune migliaia di ragazzi accolti e aiutati nella loro vita, non in modo generico,
ma aiutati per esempio a imparare un mestiere, con
la formazione in vere e proprie scuole professionali,
una sul legno, una sul tessile, una di cucina. I ragazzi
che ci aiuteranno, serviranno, distribuiranno da
mangiare, hanno quindici anni, sono gli allievi del
secondo anno della scuola di cucina o di pasticceria;
spero che ci siano anche i pasticcini per finire la mattinata in gloria. Prima ho detto che “vogliamo essere persone a tutto tondo”, e allora la scelta non è
stata “prendiamo il miglior catering al minor
prezzo”, non è quello che ci interessa, ma, come
avevo detto, “prendiamo qualcuno che costruisce
una persona insieme a una cosa”….
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