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EMORRAGIE CEREBRALI
Neurochirurgia 31 ottobre 2002 h 13.30-15.30 Prof. Gaini Sbobinatore: Chiara Pastori COMMENTO INTRODUTTIVO DEL PROF. GAINI: Le tre lezioni che vi fanno i neurochirurghi servono soltanto per darvi quelle informazioni necessarie su malattie che richiedono il più delle volte il bypassare l’altro specialista nel nostro campo che è il neurologo. La differenza tra neurologo e neurochirurgo, anche se i neurologi ci considerano dei manovali, è che noi abbiamo un’arma terapeutica in più che loro non hanno che è quella di saper far andar le mani. Gli argomenti che vi tratteremo saranno: 1) le emorrragie cerebrali; 2) l’ipertensione endocranica e i tumori cerebrali, i tumori non ve li faccio in particolare ve li andate a leggere sul libro, vi serve più avere un inquadramento clinico dei processi espansivi intracranici in senso lato; 3) un pochino di patologia mielo-radicolare con l’ottica che soprattutto quella radicolare che è coabitazione con gli ortopedici- se è di natura neurologica è leggermente diversa da quella culturalmente statica che hanno gli ortopedici. EMORRAGIE CEREBRALI Che cosa caratterizza un episodio neurologico acuto? Quello che comunemente viene chiamato ictus cerebri , “ictus” vuol dire colpo e così viene definito comunemente un evento improvviso. Avrete visto in PS o comunque vi capiterà di vedere la diagnosi di ictus equivalente a lesione ischemica: è un errore, perché nell’ambito di disturbi vascolari responsabili di un ictus, il 96% del totale, abbiamo l’80% che sono eventi ischemici e un 20 % che sono eventi emorragici. Quindi la presunzione di fare diagnosi di ischemia o di emorragia cerebrale solo esclusivamente sul piano clinico è molto pesante. La diagnosi di certezza si fa con la TAC, se vediamo bianco c’è del sangue se vediamo nero c’è stata l’ischemia. Nell’ambito degli eventi acuti bisogna tener presente che ci sono delle possibilità di origine non vascolare (4%): per esempio una prima crisi epilettica, una prima perché se uno ha già avuto un episodio critico la seconda non ha più carattere ictale perché è una malattia nota. Dell’ischemia vi parlerà il neurologo anche se oggi il neurochirurgo a riguardo avrebbe molto da dire. Nell’ambito degli episodi emorragici abbiamo: 1) emorragie intracerebrali; 2) emorragia subaracnoidea; 3) emorragia subdurale ed epidurale (molto raro che avvengano spontaneamente) EMORRAGIA SUBARACNOIDEA ( ESA) Faccio prima l’emorragia subaracnoidea perché è la più complessa e la più difficile da identificare per i medici di base, tutt’oggi la percentuale di errori si aggira intorno al 25%. Non è poco, noi avevamo fatto un’analisi vent’anni fa sugli errori e non è cambiato assolutamente nulla. Per emorragia subaracnoidea intendiamo un versamento improvviso di sangue nel liquor cerebrospinale. Ovviamente questo presuppone che uno conosca l’anatomia delle vie liquorali. Le vie liquorali sono rappresentate dal sistema ventricolare, dalla sua estensione sulla convessità degli emisferi cerebrali e del cervelletto e inferiormente nello spazio subaracnoideo spinale. Il sistema ventricolare è composto da due ventricoli laterali (1° e 2° ) che si collegano al terzo ventricolo tramite i forami di Monro, questo comunica col quarto tramite l’acquedotto di Silvio, il quarto a sua volta comunica con la cisterna Magna e con le cisterne dell’angolo ponto-cerebellare tramite i due forami di Luschka e il forame di Magendie ( pronunciato con la g dura perché era tedesco ). Lo spazio subaracnoideo spinale agli effetti della fisiopatololgia è importante perché è un sistema più elastico di quello cerebrale, questo gli permette di svolgere una funzione di compensazione. Ogni qual volta vi sia un aumento della pressione endocranica il primo immediato controllo viene 1 fatto con l’espulsione del liquor dal cranio verso lo spazio subaracnoideo spinale. Se non ci fosse questo meccanismo di compensazione, ogni volta che abbiamo la tosse ci verrebbe mal di testa. Di solito l’e. subaracnoidea avviene per un qualche fatto all’interno del cranio, però ci possono essere delle emorragie subaracnoidee anche a partenza spinale. DATI STORICI Nel 1813 troviamo la prima descrizione di emorragia subaracnoidea, confermata dai dati anatomopatologici. Alla fine dell’ ‘800 Mister Quinke (1872), che è quello dell’edema di Quinke, ha introdotto la puntura lombare. Figuratevi che costui è stato il primo a descrivere una forma di ipertensione endocranica benigna facendo una rachicentesi. Egli notava un aumento della pressione del liquor , faceva diagnosi ovviamente di tumore cerebrale, poi si accorse che questi soggetti comunque vivevano a lungo per cui arrivò alla conclusione che questi avevano ipertensione endocranica ma ad andamento benigno. Nel 1933 venne fatta la prima diagnosi angiografica di aneurisma cerebrale con la tecnica di Moniz. Il mezzo di contrasto usato in quegli anni era l’aria. L’aria introdotta per via arteriosa non crea danno, si frammenta talmente nel microcircolo che quando arriva al polmone è già praticamente riassorbita. Il mio maestro ancora negli anni ’50 faceva la diagnosi con l’aria in neurochirurgia, sia per via vascolare, sia con la pneumoencefalografia, sostituendo il liquor con l’aria iniettata per via locale ( si toglieva liquor e si iniettava aria, così i ventricoli venivano disegnati da una bolla nera –perché l'aria è trasparente-). Da quando ho cominciato questo mestiere e per 10 aa, abbiamo fatto la diagnostica con la pneumoencefalografia perché la TAC non esisteva ancora da noi. La valutazione della presenza dei processi passivi veniva fatta indirettamente in base alle impronte e agli scostamenti del sistema ventricolare. Oggi con la TAC vediamo direttamente sia l’immagine del sistema ventricolare sia la patologia. Ma voi avete idea da quale tecnologia è venuta fuori la TAC? La TAC è nata dallo studio di trasmissione delle immagini quando c’è stato lo sbarco sulla luna. Da questo è nata la traformazione di impulsi radiogeni in immagini ad impulsi luminosi a densità variabile. La sezione della ditta che ha fatto questi studi, che era l’ ANI , quella che faceva i dischi dei Beatles , ha investito talmente tanto negli studi e nella ricerca che è fallita, con beneplacito delle ditte concorrenti. Nel 1933 è stato fatto il primo intervento chirurgico diretto su aneurisma cerebrale. Al 1971 risale la prima diagnosi mediante TAC Nel 1974 compaiono i primi trattamenti per via endovascolare. EPIDEMIOLOGIA Esiste una diversa incidenza dell’ESA e della patologia che principalmente la sostiene, gli aneurismi cerebrali, associata alla razza. Nazione Giappone Finlandia Danimarca Svezia USA Olanda /104ab 20 19,4 13,2 13,0 11,6 7,9 2 Vedete come i giapponesi e i finlandesi abbiano un’ incidenza decisamente molto più alta rispetto al resto del mondo. Questi dati vanno presi sempre con una certa cautela perché dipende dalle relazioni epidemiologiche e in Italia non siamo particolarmente forti, come valore di incidenza ci avviciniamo abbastanza agli standard europei . Perché Svezia e Finlandia pur confinanti hanno incidenze così diverse? Evidentemente non hanno avuto degli scambi di popolazione, questo è facilmente comprensibile perché sono divisi dai ghiacci. Sul versante animale, anche la rabbia per lo stesso motivo c’è in Finlandia ma non in Svezia. STORIA NATURALE DELL’ ESA Morte: - immediata o entro 3gg : 35-40% ( è un evento che tende ad aumentare se l’evento emorragico non è il primo ma il secondo il terzo o il quarto. ) Sono quelli che muoiono acutamente e quelli che hanno un coma grave che non riescono a superare. - entro 6 settimane : 20-25 % - da 6 settimane a 1 anno: 5% Alla fine vedete che di questa malattia si muore rapidamente, la mortalità globale entro un aa è del 60-70%. Fattori prognostici principali: 1) Risanguinamento 2) Vasospasmo 1) RISANGUINAMENTO Il risanguinamento entro 48 h è abbastanza contenuto ( 5% ) , però aumenta progressivamente a due settimane, fino ad un mese. Il momento più rischioso per il risanguinamento è intorno al 21° gg perché è il tempo in cui la fibrinolisi, che sta lisando il coagulo che ha tappato l’emorragia, ha maggior forza. Time entro 48 h entro 2 sett entro 1 mese entro 1 aa 5% 24% 33% 48% Mi raccomando stiamo parlando di risanguinamento dopo chiusura, non andate mai dai neurochirurghi, come fanno certi medici di base, a dire che avete paura che l’emorragia non si sia fermata e che il pz muoia dissanguato. L’emorragia si tampona altrimenti il pz muore ma per compressione, non per il sanguinamento, la testa non è come la “panza”. 2) VASOSPASMO La malattia emorragica paradossalmente può presentarsi come malattia ischemica. Sapete quanti articoli sono stati scritti solo negli ultimi 10 mesi sul vasospasmo ? 180. Il vasospasmo è la risposta in senso vasocostrittorio dell’albero vascolare cerebrale ad una serie di prodotti di degradazione del sangue nel liquor. Qui c’è di tutto, qualsiasi cosa uno va a cercare o è aumentato o è diminuito, purtroppo con tutte le analisi che facciamo in realtà molto probabilmente rileviamo indici di malattia ma non i fattori causali. I 2/3 dei pz con ESA sviluppano vasospasmo – può essere +/- grave, interessare più vasi, essere focalizzato o distrettuale- in 1/3 assume significato clinico che va dalla comparsa di deficit neurologici fino alla morte. Si sono usati tutti i farmaci possibili, l’unica terapia che sembra qualche volta dimostrarsi efficace è quella delle 3 H cioè: aumento della pressione, aumento dell’ematocrito (Ht) per tentare con 3 l’aumento della massa circolante di vincere la resistenza che progressivamente aumenta col vasospasmo. I morti per vasospasmo sono circa il 25% . CAUSE DI ESA • Aneurismi cerebrali • Malformazioni congenite artero-venose • ESA sine materia • (post trauma ) La causa principale sono gli aneurismi cerebrali; secondo ci possono essere delle malformazioni vascolari congenite, quelle che molto più comunemente magari avrete sentito definire come angiomi, angiomi non sono perché la desinenza –oma implica una patologia di tipo neoplastico contrariamente a quanto qui si verifica per cui è più corretto chiamarle malformazioni arterovenose. Queste possono essere più o meno complesse ma sempre caratterizzate dal fatto che manca il distretto capillare, per cui la pressione che si viene ad esercitare nella componente venosa della malformazione, è più alta rispetto a quella per cui la vena è nata; col passare degli anni la vena può andare incontro a rottura e generare così un‘emorragia subaracnoidea e/o intraparenchimale, ciò strettamente correlato alla posizione della malformazione. Esiste poi una terza possibilità che è un’ ESA sine materia, questo perché gli studi neuro-radiologici che facciamo non sono in grado di evidenziare una causa anatomica responsabile dell’episodio emorragico. Ovviamente quando ciò si verifica dovremo ricercare tutte le possibili cause collaterali responsabili di un episodio emorragico che partono dalla banalissima ipertensione arteriosa a tutte le cause di coagulopatie ecc. Quindi la ricerca di una causa sistemica dell’episodio. A latere esiste anche l’ ESA post-traumatica : uno picchia il testone e ha un versamento di sangue. COME E’ FATTO UN ANEURISMA Tradizionalmente, sui sacri testi, si dice che l’aneurisma è una malformazione congenita. In realtà congenito non è l’aneurisma ma congenita è l’alterazione della membrana muscolare. Su questa parete vascolare arteriosa incompleta si sviluppa l’aneurisma cioè una dilatazione progressiva a causa di effetti emodinamici e della pulsatilità del sangue . Questo succede prevalentemente in corrispondenza delle biforcazioni dei grossi vasi, dove un difetto embriogenetico può causare questa alterazione della muscolare. Dal punto di vista anatomico l’aneurisma ha un fondo, così si chiama la parte alta della calotta dell’aneurisma, una base e poi dove si continua col vaso abbiamo una porzione che chiamiamo colletto se lo si guarda dal p.di v. del neurochirurgo, cioè dall’esterno, e complesso ostio-basale se come il radiologo lo vediamo dall’interno. Il fondo è la parte sottoposta alle maggiori forze di pulsatilità per cui è la zona che più facilmente si rompe. Infatti il 95 % delle rotture avviene all’apice e il restante 5% avviene a livello del colletto. Si ha come uno slaminamento dell’intima a livello dell’aneurisma soprattutto a livello del colletto, qui si possono anche formare calcificazioni che potrebbero essere protettive dalla rottura anche se per il chirurgo che lì va ad agire per escludere l’aneurisma dal circolo non è il massimo ( noi chiudiamo con specie di pinzettine come quelle che mettete voi nei capelli, se c’è una calcificazione i due lembi della nostra pinzettina non si chiudono completamente a causa del calcio per cui il colletto non viene strozzato e il sangue continua ad entrare esponendi il pz di nuovo al rischio ). Gli aneurismi, anche se raramente, possono diventare enormi:a questo punto la sintomatologia non sarà più quella acuta dell’ESA ma quella progressiva 4 di un evento espansivo con ipertensione endocranica. Vi sono anche aneurismi che hanno un’evoluzione particolare della loro crescita perché c’è una progressiva trombizzazione all’interno e proliferazione endoteliale con la formazione di tasche che possono essere anche dure e difficili da trattare. E’ importante non confondersi con gli aneurismi addominali: hanno un’eziopatogenesi e una fisiopatologia completamente diversa, gli a.addominali sono tutti su base arteriosclerotica questi sono su base di tipo malformativo. COSA SUCCEDE QUANDO SI VERIFICA EPISODIO EMORRAGICO Abbiamo due fenomeni: 1) eventi all’interno del cranio 2) eventi sistemici, conseguenza di ciò che è successo all’interno del cranio 1) EVENTI ALL’INTERNO DEL CRANIO 1-AUMENTO P intracranica ( PIC ): la pressione intracranica che si raggiunge quando c’è la rottura dell’aneurisma è prossima a quella arteriosa diastolica perché i due sistemi ( liquorsangue )si equilibrano alla P superiore. La pressione intracranica normale del liquor è di 10-15 cmH2O in posizione sdraiata, in posizione seduta bisogna aggiungere la P idrostatica (circa 4550 mmHg a seconda dell’altezza). La PIC viene misurata con la rachicentesi. La rachicentesi di solito si fa a livello lombare perché lì non troviamo più midollo. Una volta che abbiamo disinfettato la pelle, abbiamo messo l’ago, togliamo il mandrino per vedere se siamo dentro e poi lo reinfiliamo perché abbiamo da fare ancora una serie di cose. Si fanno manovre tipo Valsalva o compressione addominale, per misurare la pressione di partenza (questo perché si misura come delta). La pressione che misuriamo può essere aumentata o anche diminuita (per esempio quando uno ha una perdita di liquor, o in persone che spesso soffrono di cefalea che hanno un’ipotensione endocranica essenziale ). L’ipotensione liquorale può essere anche una complicanza temporanea della rachicentesi, ci sono soggetti soprattutto giovani che possono presentare mal di testa per i 15-20 gg successivi. Solo dal buchino fatto dall’ago alcuni possono perdere fino a 200-250 cc di liquor al giorno e si raccoglie tutto attorno al sacco durale. Dal p.di v. terapeutico in questo caso consiglieremo in primis di stare sdraiati, così eliminiamo l’effetto della colonna, e di bere. Se non basta si può “fare dei liquidi” . Attenzione non daremo la fisiologica che è isotonica-isoelettrolitica ma la glucosata ( il 5% di glucosio è mezzo cucchiaino ) che è ipotonica. Ricordiamoci che nel nostro organismo l’acqua è legata a Na e K, gli elettroliti. Noi dobbiamo cercare di aumentare la quantità di liquido cerebrospinale: se noi diamo una isotonica il Na mi trattiene l’acqua all’interno del circolo e mi impedisce un tentativo di formazione di liquor ; quindi ho bisogno dell’acqua libera e l’acqua libera è la glucosata perché non ha elettroliti all’interno. ASPETTO DEL LIQUOR: il liquor normale è “acqua di roccia” limpido, incolore. Ma può essere anche citrino, xantocromico (= giallo, ma giallo non si può dire e ancora peggio “color vino bianco” ). Dal punto di vista della limpidezza può anche essere opalescente: ci fa orientare verso una reazione meningea infettiva (nelle meningiti batteriche ma ! non in tutte, per es. nella m. da TBC è limpido e incolore! ). Se è rosso: c’è dentro sangue; quale problema vi dovete porre? Dovete verificare se è sangue misto a liquor , se è sangue e basta perchè nella puntura avete beccato un plesso venoso peridurale, se è liquor sporcato di sangue di un plesso durante il prelievo. Come si risolve? Per prima cosa bisogna sapere che il sangue riversato nel liquor per un’emorragia non coagula, perchè il liquor ha un pH leggermente diverso da quello del sangue, si distribuisce uniformemente colorando a seconda della quantità, come il vino con l’acqua. Per capire se è puro o misto si mette una goccia del prelevato su una garza, poi come la 5 goccia di vino sulla tovaglia fa un alone +/- ampio a seconda di quanto era allungato così le nostra goccia tenderà a non presentare alone se è sangue puro e viceversa a presentarlo bello bianco se è contenuto anche liquor. Accanto a questo ci vuole l’esperienza, ma se uno ha il dubbio è un metodo banale e immediato. Cosa si può fare celermente da un punto di vista strumentale se si hanno ancora dei dubbi ( questo anche nel caso in cui si abbia il sospetto di una ESA avvenuta due tre gg prima con al momento una TAC negativa e fatta la rachicentesi si ritrovi liquor ematico e si abbia comunque dubbio di manovra )? Si può mettere a centrifugare il prelevato. Si divide in forma corpuscolata precipitata sul fondo e in supernatante. Ci sono due possibilità: supernatante limpido è sangue da manovra ; supernatante rosato o più frequentemente xantocromico positivo per sangue da ESA perché i globuli rossi sono andati incontro a rottura, c’è una degradazione della parte corpuscolata , l’emoglobina degrada, non è più rossa ma diventa gialla e il liquor diventa xantocromico. Se è così è segno che lui aveva avuto un ESA una settimana prima e che voi adesso avete inquinato il liquor con le vostre manovre. Dovete imparare ad essere critici anche nei confronti di quello che facciamo, perché se avete una convinzione dobbiamo dimostrare che così è o non è. Se fosse opalescente… un esame colturale costa poco. La rachicentesi comunque benchè sia un atto invasivo va sempre tenuta presente ogni qual volta voi sospettiate un ESA. E’ chiaro che quando avete un malato con questo sospetto gli fate tutti gli accertamenti non invasivi, però se il sospetto vi rimane dovete fare la rachicentesi. Questo perché sono soprattutto quelli che hanno avuto episodi di emorragia minore a sfuggire alla diagnosi, ma costoro sono anche quelli che , se correttamente diagnosticati e trattati hanno una prognosi più favorevole. Ricordatevi che in questa malattia in circa il 50-60 % degli ammalati c’è un episodio di allarme, cioè un mini-sanguinamento che precede di una settimana o 10 gg l’evento maggiore. Se noi peschiamo questi mini-sanguinamenti li diagnostichiamo e li trattiamo in quella fase, il rischio di avere dei cadaveri o dei “ ruderi “ si riduce a 1-2%. Sale al 20-22% quando le emorragie sono state di maggiore entità. 2-RIDUZIONE DEL CBF : a seconda dell’entità del sanguinamento, l’entità è strettamente correlata alla durata (NB: parliamo di centesimi-decimi di secondo !!!). La durata condiziona una serie di risposte intracraniche nel senso di una diminuzione del flusso ematico. Se l’aumento della P intracranica dura 10 decimi di sec è diverso che se ne durasse 40 ; si ha una progressiva diminuzione del flusso ematico cerebrale fino ad un eventuale arresto. Nel momento in cui al livello del liquor c’è una pressione identica a quella diastolica sistemica non c’è più circolo. Il cervello, lui poverino, si difende ed è qui che la malattia emorragica diventa ischemica. Il cervello si difende cercando di DIMINUIRE IL CONSUMO DI O2 , il metabolismo cerebrale si può ridurre fino ad 1/3 del normale. Si innescano quindi meccanismi inizialmente di compenso poi quando ad un certo punto il cervello non ce la fa più e vediamo che la DIFFERENZA ARTERO-VENOSA DI O2 che era aumentata DIMINUISCE all’estremo; il cervello non capta più perché è morto. Vediamo cosa succede in tre fasi ingravescenti che vanno a condizionare lo stato clinico del pz. LIVELLO 1: EMORRAGIA MODESTA L’incremento della PIC è di breve durata, il tamponamento avviene per emostasi locale, cioè nella sede in cui è avvenuto il sanguinamento. La riduzione del CBF è anch’essa di breve durata per cui non si hanno ne’ danni ischemici cerebrali ne’, in genere, perdita di coscienza. L’ammalato sente il mal di testa per l’aumento della PIC ma non avendo alterazioni dei flussi cerebrali non ha perdita di coscienza. Comunque una certa riduzione del metabolismo cerebrale si instaura sempre, è la prima forma di difesa endogena che ha il cervello. Se perdura diventa morbosa perché il metabolismo cerebrale è prevalentemente glicidico, quindi se non 6 consumiamo gli zuccheri si accumulano, si accumula l’acido lattico e il cervello comincia a dare segni di impazienza. LIVELLO 2: EMORRAGIA PIU’ PROLUNGATA L’incremento della PIC arriva sino alla P diastolica , l’emostasi non è più locale attiva ma avviene per tamponamento, la PIC=PA diastolica per cui non c’è più passaggio di flusso. In quella frazione in cui non c’è più passaggio di flusso ovviamente la prima cosa che succede è la perdita di coscienza; il metabolismo si riduce. L’arresto di circolo responsabile del danno ischemico cerebrale induce un EDEMA delle strutture che può essere di 2 genesi : edema vasogenico e edema citotossico. L’edema vasogenico viene perché con la sofferenza delle cellule delle strutture vascolari si ha perdita di liquidi e proteine che causa l’imbibizione del tessuto extra cellulare, alterazione delle strutture cellulari gliali prima ( perché a livello della glia avvengono tutti i fenomeni che nel resto dell’organismo avvengono a livello extra-cellulare, extra-vasale e del mesenchima ) e nervose poi. Quindi le nostre cellule vanno incontro prima ad un danno di tipo ischemico con alterazione della membrana, penetrazione di sodio indipendentemente all’interno della cellula che richiama H2O, sofferenza cellulare, edema citotossico. Il meccanismo di compenso più semplice e veloce di questo aumento della pressione, anche per cercare di difendere il cervello dalla persistenza dell’ipertensione endocranica, è, come dicevamo prima, il passaggio di liquor nello spazio subaracnoideo spinale. In questa fase la PIC rimane comunque al di sopra della norma, se fate la rachicentesi trovate una P di 30-35 cmH2O , ovviamente i flussi sono diminuiti perché tanto più aumenta la P della massa cerebrale – vedremo poi parlando della ipertensione endocranica quali sono i meccanismi sia di diminuzione sia di compenso- più va a riflettersi sul sistema vascolare, tanto diminuiscono i flussi. LIVELLO 3: EMORRAGIA PROLUNGATA La forma più grave in sostanza riprende tutti i concetti che abbiamo detto fino adesso. Il cervello si difende a spada tratta riducendo ulteriormente il suo metabolismo, le possibilità di edema aumentano progressivamente, l’edema di per sé è fattore ulteriormente ischemizzante, c’è acidosi, la PIC aumenta in modo sproporzionato, i flussi cerebrali di pari pari diminuiscono. Oltre tutto in genere questi casi sono quelli in cui l’emorragia maggiore ha determinato anche l’inondamento endo-ventricolare o addirittura intraparenchimale, c’è sangue nei ventricoli e nel parenchima e quindi un aumento massivo del contenuto intracranico; c’è anche una diminuzione della risposta fisiologica del passaggio del liquor allo spazio subaracnoideo spinale perché è impedito da un ostacolo di tipo meccanico. 7 LIVELLO 1 Modesto di breve durata della PIC Metab a 2/3 Emostasi per Tamponamento Locale Modesta e temporanea CBF No alteraz. stato coscienza. durante ESA Disaccoppiamento CBF/CMR O2 AVDO2 ridotta LIVELLO 2 Incremento PIC fino a PA diastolica Metab a 2/3 del basale Emostasi per tamponamento intracranico EDEMA VASOGENICO Danno ischemico cell endot Arresto circolo Perdita coscienza EDEMA CELLULARE Insuff pompa Na-K ACIDOSI Passaggio di liquor nello spazio subarac .spinale Disaccoppiamento CBF/CMR O2 AVDO2 ridotta PIC > normale CBF < normale 8 LIVELLO 3 Aumento prolungato della PIC fino a PA diastolica Metab a 1/3 del basale Sangue nei ventricoli e nel parenchima Ostacolo meccanico al compenso nello spazio subarac spinale EDEMA VASOGENICO Danno ischemico cell endot Arresto circolo Perdita coscienza EDEMA CELLULARE Insuff pompa Na-K ACIDOSI Passaggio di liquor nello spazio subarac. spinale Disaccoppiamento CBF/CMR O2 AVDO2 ridotta PIC>>>normale CBF<<<normale 2 ) EVENTI A LIVELLO SISTEMICO: Sono importanti perché possono intervenire fattori estremamente confondenti nella diagnosi. 1-MODIFICAZIONI ECG: inversione del tratto ST La riduzione del CBF implica un aumento del lavoro cardiaco che pompa pensando che se la PA aumenta, aumenta anche il flusso cerebrale. I sacri testi dicono che l’ipertensione endocranica si accompagna a ipotensione arteriosa, è vero sì ma prima di morire!! Nella sua forma di difesa il sistema nervoso comanda prima al sistema di pompaggio una fase lievitativa, “ Dai, dai, cerchiamo di mandargli su sangue a spron battuto!!”. Siccome l’ammalato arriva che sta male, magari ha anche una compromissione dello stato di coscienza, non riferisce di aver avuto mal di testa, la prima cosa che gli fanno in PS è un ECG : inversione ST = diagnosi di ischemia cardiaca. Ma: non c’è alterazione parametri biochimici, no alterazione delle CK, troponina. L’inversione di ST è da imputare a un’ipocinesia da sforzosfiancamento a livello del setto e della punta con ipossia relativa. E’ l’ipocinesia cardiaca che determina poi la fase discendente e causa l’ipotensione riportata dai libri. 9 Se l’ammalato arriva sveglio riferisce il mal di testa ( viene descritto come forte, improvviso, se insorge progressivamente è cefalea – occhio a farselo descrivere bene spt se il pz soffre di cefalee ricorrenti) si accende la lampadina. Domanda:Come distinguere il pz con ischemia cardiaca da quello con ESA? Purtroppo il discorso è che bisogna pensarci; la medicina pratica è come andare a fare la spesa al supermercato, uno deve ricordarsi tutto, quando si fa l’elenco della spesa uno prima mette il pane, il latte, la pasta, la carne, la banana, e solo in fondo il caviale; è chiaro che se uno parte subito a comprare il caviale quando arriva in fondo non ha più soldi per il pane e il latte. Parimenti noi in PS quando arriva un soggetto con una determinata sintomatologia, immediatamente, dobbiamo avere davanti a noi un elenco delle possibili diagnosi per quella malattia, ovviamente deve confermarle o escluderle in base a tutta una serie di parametri e non può partire che dalla incidenza statistica della malattia. Purtroppo il mal di testa è un sintomo talmente diffuso che anche un bambino di 7 aa ne ha già avuto esperienza, quindi bisogna iniziare a fare tutta una serie di domande sulla insorgenza, sulla durata, se c’è compresenza di febbre, cioè bisogna allargare il numero degli indizi in base alle nostre conoscenze e cercare di indirizzare il nostro comportamento sulle mille strade che abbiamo davanti. E’ difficile fare il medico, non è semplice ( grazie! ). Il problema di quel 20% di errori di cui parlavo all’inizio è legato al fatto che quei colleghi non ci hanno pensato. Se hai una cefalea devi avere a 360° tutte le possibili cause di cefalee, se te ne mancano 10 magari sei fregato ed è fregato l’ammalato. 2-EDEMA POLMONARE: la patogenesi è duplice. E’ sia di tipo neurogeno, legato alla ipertensione endocranica , quindi un ingorgo da vasodilatazione e mancato controllo del sistema neurovegetativo; sia dall’altra parte anche dalla ipofunzione cardiaca che si può associare a questo tipo di malattia. 3- MODIFICAZIONI PRESSORIE: - ipertensione arteriosa: si chiama anche riflesso Cushing perché c’è alla base una ipersecrezione di ACTH che induce l’aumento pressorio - ipotensione arteriosa: è fondamentalmente legata alla ipofunzione cardiaca ( 4 )- MODIFICAZIONI IDRO-ELETTROLITICHE: non sono particolarmente frequenti, si ritrovano soprattutto quando c’è un coinvolgimento dell’asse ipotalamo-ipofisario. Considerato che una delle sedi di sanguinamento per rottura di aneurismi è la comunicante anteriore che è estremamente vicina all’ipotalamo, possiamo capire come variazioni di pressioni locali possano influenzare l’ipotalamo e i suoi prodotti. Il risultato delle alterazioni è perdita di Na, iposodiemia e quindi aggravamento di tutti quei fenomeni di edema cerebrale che sono tipici già di questa malattia. CLASSIFICAZIONE ESA in base a sintomi neurologici (di HUNT & HESS ) Purtroppo per fare la diagnosi non c’è molto. L’ammalato ha come caratteristica la cefalea a carattere improvviso che riferisce molto forte – e qui già entra la variabile individuale di tolleranza al dolore -; qualche volta l’aumento acuto della PIC si associa a vomito. 10 Distinguiamo 5 classi o gradi: by Hunt & Hess I^ stato neurologico normale Cefalea modesta e modico rigor nucalis II^ cefalea da moderata a grave, rigor nucalis Non segni neurologici focali o di lato III^ Sonnolenza, confusione Deficit focale lieve IV^ Stupor persistente o semicoma Iniziale rigidità decerebrata e disturbi vegetativi V^ Coma profondo Rigidità decerebrata Grado I: il pz è in uno stato neurologico normale, ha una cefalea che si è attenuata perché il sanguinamento è stato modesto, il sangue essendo poco non ha dato una irritazione meningea particolare. Il rigor nucalis o meningismo dell’ESA compare solo dopo 24 h, perché è espressione di irritazione meningea chimica, è una meningite chimica. Quindi un segno importante che vi deve far sospettare è l’assenza del rigor, perché se lo troviamo o i sintomi dell’episodio acuto sono riferiti dal pz risalenti a 24 h prima o siamo di fronte non a un’ ESA ma ad una meningite infettiva. Il meningismo sarà tanto più grave quanto maggiore è stato il sanguinamento. Grado II: la cefalea aumenta , aumenta il meningismo, non ci sono deficit focali salvo quelli che possono essere imputati ad un disturbo di nervi cranici. Il nervo cranico più facilmente compromesso è il III ( oculomotore ) ma non come segno di impegno, cioè di ernia transtentoriale, ma come stimolazione di un aneurisma di una sede tipica che è l’aneurisma della carotide a livello della comunicante posteriore. Questo aneurisma va ad insinuarsi sotto il margine libero del tentorio dove c’è il III nervo cranico, quando sanguina lo irrita per cui viene una oftalmoplegia, cioè il deficit completo del III nervo cranico: midriasi, ptosi, impossibilità ai movimenti oculari verso l’alto, verso il basso e lateralmente. Quindi compressione focale dell’aneurisma ma non un segno di impegno. Grado III: il pz è confuso e può avere anche una emiparesi perché può avere associato un ematoma itraparenchimale. L’aneurisma tipico che da questa lesione è quello della cerebrale media . L’ematoma intraparenchimale avviene più facilmente perché la c.media decorre al fondo della scissura di Silvio e quindi è in profondità rispetto agli aneurismi del circolo del Willis che sono nelle cisterne della base . La valle silviana è delimitata dal cervello a dx e a sn, quando l’aneurisma sanguina disrompe l’aracnoide, disrompe la pia e fa l’ematoma che non può scaricarsi nel liquor perché la valle silviana è abbastanza chiusa. L’ematoma causa sofferenza o di tipo disfunzione emorragica o di tipo ischemico. Grado IV e V : il pz è in coma per cui non si capisce più niente. Quando faremo il coma vedremo come si farà ad obiettivare il deficit neurologico del coma. Il concetto di base è che si testa la sensibilità e la risposta al dolore. In base alle risposte che abbiamo possiamo stabilire un livello di coma più o meno profondo. La manovra algogena più forte è il pizzicare il capezzolo a dx e a sn, soprattutto nelle fanciulle si tende a non fare e ad utilizzare la compressione a livello sternale. Come si fa ad es. a vedere un deficit del 7° nervo cranico in un pz in coma ? Non ha la tipica espressione del pz vigile; si fa il “morso del cavallo”: bisogna stimolare facendo pressione coi pollici dal basso sull’angolo mandibolare bilateralmente in contemporanea, questa manovra è molto dolorosa, il pz tenta di digrignare i denti e si vede l’eventuale deficit. Quindi vedete che l’obiettività neurologica e la storia clinica non sono molto ricche, l’unica cosa è pensarci. Non vi posso dire altre cose su questa malattia, sui libri se ne leggono di tutti i colori perché nel libro si cerca di mettere tutte le info inerenti quella malattia. Esistono per esempio gli ANEURISMI PARALITICI: sono aneurismi che danno una sintomatologia neurologica deficitaria in assenza di sanguinamento. Per es. l’aneurisma della comunicante post può esordire come un 11 deficit del III nervo cranico improvviso senza cefalea o altro; perché ? C’è un improvvisa dilatazione dell’aneurisma senza rottura, c’è irritazione del III con deficit conseguente. Questo per noi è il momento più efficace in cui possiamo intervenire perché operiamo l’aneurisma a freddo, se lo lasciamo lì dopo una settimana sanguina e il problema diventa più grave. Per operare è impo lo studio TAC abbinato allo studio angiografico. TERAPIA: Nel trattamento di questa malattia abbiamo 3 paletti che sono rappresentati dai momenti di rischio o per insorgenza di vasospasmo o per il risanguinamento. All’inizio abbiamo già visto un primo paletto costituito da quel 5% che risanguina entro le 24h; un altro paletto è rappresentato dal vasospasmo che nella sua curva gaussiana ha un max di incidenza attorno al 7° gg , abbiamo poi il rischio di risanguinamento pre-tardivo che è quello della fibrinolisi al 21° gg . Noi ci dobbiamo muovere qui in mezzo perché se per es operiamo l’ammalato nel momento in cui il rischio di vasospasmo è maggiore non gli facciamo un piacere perché le manipolazioni possono aggravare questo fatto.L’atteggiamento più diffuso è di operare prima del 7° giorno così gli togliamo il rischio di risanguinamento; non riusciamo a togliere però quello di vasospasmo anche se forse in qualche modo lo influenziamo perchè aprendo le cisterne e tirando via quel sangue che c’è intorno ai vasi facciamo un po’ di pulizia e magari vengono prodotte meno sostanze responsabili del vasospasmo. Se non si è potuto prima del 7°, si operano appena dopo, dobbiamo comunque operare prima del 21°. Tra tutti questi paletti, quando l’ammalato arriva, se non ha le complicanze sistemiche, gli controlliamo la PIC con le metodiche mediche o chirurgiche che sono a nostra disposizione, lo operiamo così che una volta che gli abbiamo tolto il rischio di risanguinamento gli abbiamo dato almeno il 50% di probabilità di sopravvivere. Sul resto purtroppo la medicina non ha ancora risolto il problema. 12