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La Nuova Macroeconomia Classica e l`inefficacia della politica

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La Nuova Macroeconomia Classica e l`inefficacia della politica
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
Capitolo 12
La Nuova Macroeconomia Classica e l’inefficacia della
politica economica
Sulla scia della “rivoluzione monetarista” iniziata da Friedman - e illustrata nel
capitolo precedente - nel corso degli anni ’70 del secolo scorso si è affermata
rapidamente una scuola di pensiero che si contrappone nettamente all’approccio
keynesiano, richiamandosi apertamente alla scuola neo-classica.1 Il convincimento di
fondo è che l’economia di mercato è in grado di realizzare autonomamente il reddito di
pieno impiego, senza alcun bisogno dell’intervento dello Stato. In presenza di mercati
perfettamente funzionanti (quando lasciati a se stessi) ed in mancanza di elementi di
distorsione degli incentivi in base ai quali i soggetti economici compiono razionalmente
le proprie scelte, l’economia di mercato auto-organizzata ottiene risultati ottimali.
Secondo questo approccio, le politiche fiscali e monetarie di stampo keynesiano invece di stabilizzare l’economia - provocano instabilità macroeconomica ed hanno
effetti negativi sul funzionamento complessivo del sistema economico. L’elevata
inflazione che ha interessato molti paesi nel corso degli anni ’70, accompagnata da
perdurante recessione (la cosiddetta stagflazione) ha rappresentato – agli occhi di questa
scuola di pensiero – l’evidenza maggiore del fallimento teorico e pratico dell’approccio
keynesiano ed ha fornito la base per la crescente influenza che la Nuova
Macroeconomia Classica ha esercitato sulla teoria economica e sulla conduzione della
politica economica, in particolare a partire dalla seconda metà degli anni ’70.
1.
I fondamenti teorici della Nuova Macroeconomia Classica
Una prima critica rilevante alla teoria keynesiana riguarda l’impostazione
propria della costruzione teorica che non deriva le proprie conclusioni, e prescrizioni di
politica economica, su una coerente analisi dei comportamenti individuali e del
funzionamento dei mercati. I keynesiani non spiegano i comportamenti delle variabili
macroeconomiche (consumi, investimenti, domanda di moneta, offerta di lavoro, ecc.)
sulla base dell’analisi microeconomica delle scelte individuali e dell’operare delle forze
di mercato, e pertanto le conclusioni che essi traggono non sono fondate su un coerente
1
La denominazione “Nuova Macroeconomia Classica” riflette proprio questa impostazione, in quanto gli
economisti anglosassoni, esponenti di primo piano della NMC, definiscono come “classica” la scuola
neo-classica di fine Ottocento – inizio Novecento. Lo stesso Keynes ha usato l’espressione “economia
classica” con riferimento al pensiero della scuola neo-classica prevalente ai suoi tempi. Invece, nella
terminologia impiegata dagli economisti italiani, gli economisti “classici” sono gli economisti precedenti,
di fine Settecento – metà Ottocento, i cui principali esponenti sono Smith, Ricardo e Marx.
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
modello di analisi e non sono quindi necessariamente corrette. In particolare, la
realizzazione di un equilibrio di sottoccupazione si basa su ipotesi che hanno una debole
base microeconomica. I teorici della NMC, invece, fondano la propria teoria partendo
dall’analisi microeconomica, cioè dal comportamento ottimizzante degli individui e
delle imprese, che operano su mercati perfettamente funzionanti, con prezzi pienamente
flessibili. Il loro punto di partenza è quindi l’equilibrio economico generale di tipo
walrasiano2 nel quale:
- le decisioni sono assunte a livello decentrato da individui razionali che
massimizzano la propria funzione obiettivo;
- le scelte individuali dipendono solo dai prezzi relativi: i soggetti non soffrono di
illusione monetaria;
- tutti i mercati (uno per ogni bene e per ogni risorsa produttiva) operano in
condizioni di concorrenza perfetta;
- i prezzi dei beni e delle risorse produttive si muovono istantaneamente
rispondendo agli eccessi di domanda o di offerta sui singoli mercati, in modo da
assicurare market clearing continuo, cioè equilibrio tra domanda ed offerta su
ogni mercato.
Seguendo questa impostazione, gli economisti della NMC ricavano le funzioni
macroeconomiche dall’aggregazione delle funzioni microeconomiche dei singoli agenti,
ottenute dall’assunzione esplicita dell’assioma di razionalità nel loro comportamento.
La NMC tiene tuttavia presente che le scelte degli agenti economici sono assunte
prendendo in considerazione le condizioni economiche che si verranno a determinare
nei periodi di tempo successivi. Inoltre, i teorici della NMC assumono che l’ambiente
economico nel quale i soggetti operano sia pervaso dall’incertezza, sia cioè soggetto a
disturbi casuali non prevedibili, che possono temporaneamente rendere le scelte degli
agenti economici non ottimali ex-post, una volta cioè che i disturbi casuali si siano
realizzati.
Quest’ultimo punto ci porta ad introdurre la seconda critica, che ha investito
anche la scuola monetarista, e che riguarda il meccanismo di formazione delle
aspettative. I modelli macroeconomici precedenti assumevano l’ipotesi di aspettative
esogene (non spiegate cioè all’interno del modello economico),3 oppure impiegavano
meccanismi semplici di formazione delle aspettative, come le aspettative adattive
backward looking dei monetaristi (si veda il Capitolo 11, paragrafo 2.1). Il postulato di
2
Dall’economista francese Léon Walras che per primo ha elaborato la teoria dell’equilibrio economico
generale, una parte della quale è stata pubblicata per la prima volta nel 1874 (Eléments d’économie
politique pure, ou théorie de la richesse sociale); la seconda edizione, rivista e corretta, del libro di
Walras è del 1889, cui hanno fatto seguito, nelle edizioni successive, piccole aggiunte e cambiamenti.
L’edizione italiana, del 1974, è la traduzione condotta sulla quarta edizione francese.
3
Keynes (1937, p. …) ha affermato che la nostra conoscenza degli eventi economici futuri è “fluttuante,
vaga ed incerta”, ed intorno ad essi “non c’è alcuna base scientifica su cui fondare un qualsivoglia calcolo
probabilistico”. In sostanza, dietro le aspettative vi sono convenzioni, le cosiddette “regole del pollice”,
gli animalspirits (l’istinto), ecc., che non possono essere formalizzati in modo scientifico. Tutti i modelli
successivi che hanno preso come punto di riferimento l’analisi keynesiana (i modelli della cosiddetta
“sintesi neoclassica”) hanno adottato l’ipotesi di aspettative esogene, ad esempio nella funzione degli
investimenti e nella funzione di domanda di moneta speculativa. Cfr. Rodano (1997).
2
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
razionalità del comportamento dei soggetti economici viene esteso dagli economisti
della NMC al meccanismo di formazione delle aspettative: i soggetti economici
formano le proprie aspettative in modo razionale. Solo aspettative formate
razionalmente sono coerenti con l’assioma di razionalità degli agenti economici.
1.2 – Le aspettative razionali4
L’ipotesi di aspettative razionali implica assumere che i soggetti economici
formino le proprie aspettative utilizzando in modo efficiente tutte le informazioni
disponibili.5 Si tratta della ‘naturale’ estensione dell’assioma sulla razionalità
individuale alla raccolta e all’interpretazione dell’informazione. Gli elementi
fondamentali della formazione delle aspettative razionali sono quindi:
- gli operatori economici usano tutte le informazioni correnti disponibili e
pertinenti, e non si affidano solamente all’esperienza passata;
- le informazioni sono trattate e analizzate in modo ottimale ed efficiente al fine di
pervenire ad una stima ‘intelligente’ del valore futuro della variabile economica
rilevante.
Tra le informazioni disponibili vanno incluse anche la conoscenza del modello
di comportamento del sistema economico e del comportamento effettivo e previsto del
responsabile di politica economica, nonché la conoscenza del fatto che tutti gli altri
soggetti economici (compreso lo stesso responsabile di politica economica) hanno
accesso allo stesso insieme di informazioni (ipotesi di conoscenza comune, che fa sì che
tutti gli agenti abbiano le medesime aspettative).6 Il modello di comportamento del
sistema economico è il modello teorico rilevante, o corretto, vale a dire il modello che
permette agli agenti economici di conoscere il processo sistematico che determina la
variabile sulla quale essi devono formulare un’aspettativa.
Per omogeneità con la precedente illustrazione di aspettative adattive,
assumiamo che al tempo t − 1 i soggetti economici debbano formarsi un’aspettativa
circa il tasso di inflazione che si realizzerà al tempo t . Secondo l’ipotesi di aspettative
razionali, il tasso di inflazione atteso al tempo t può essere espresso come:
[1.1]
π te = E[π t I t −1 ]
dove E rappresenta l’aspettativa matematica (o valore atteso in senso statistico) del
valore assunto dal tasso di inflazione al tempo t, condizionata all’insieme delle
informazioni disponibili nel momento in cui la previsione viene effettuata, cioè
4
Il primo ad impiegare il concetto di aspettative razionali è stato Muth (1961), ma il suo utilizzo
sistematico è avvenuto a partire dai primi anni ’70 del secolo scorso.
5
Si tratta della “versione forte” dell’ipotesi di aspettative razionali, in cui l’aspettativa «soggettiva» degli
agenti economici coincide con l’aspettativa «oggettiva» implicata dal modello teorico; con le parole di
Muth (1961, p. …), un’aspettativa razionale è “essenzialmente uguale alla predizione della teoria
economica rilevante”. La “versione debole” dell’ipotesi delle aspettative razionali, invece, afferma che i
soggetti economici razionali formino le proprie aspettative “nel miglior modo possibile”, data
l’informazione pubblicamente disponibile.
6
Lo studente noti la differenza con l’ipotesi monetarista di una asimmetria informativa sul mercato del
lavoro tra imprese e lavoratori.
3
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
all’insieme informativo I t −1 . Il valore atteso è condizionato all’insieme informativo (e
questo è il significato della barra nella parentesi quadra dell’equazione [1.1]) nel senso
che esso è calcolato supponendo note le informazioni incluse in quell’insieme.
L’insieme informativo I t −1 comprende:
-
l’insieme di equazioni del modello che descrive, secondo la teoria economica
corretta,7 il funzionamento del sistema economico;
- i valori passati delle variabili endogene del modello teorico;
- il valore dei parametri dello stesso modello;
- le distribuzioni di probabilità degli errori casuali (espresse dalla loro media,
varianza e covarianza).
In effetti, come già richiamato, l’ambiente economico preso in considerazione
dalla NMC è un ambiente in cui è presente l’incertezza, cioè in cui sono presenti
disturbi stocastici (shocks esogeni). La presenza di disturbi casuali fa sì che le variabili
economiche siano a loro volta delle variabili casuali. Nel nostro esempio, la presenza di
disturbi stocastici fa sì che il tasso di inflazione sia una variabile casuale e non
deterministica: il suo valore dipende dalla realizzazione dei disturbi. Da qui l’impiego
del concetto di “aspettativa matematica” (o valore atteso in senso statistico) che è pari al
valore medio della variabile casuale inteso come media ponderata dei valori che la
variabile può assumere pesati per le rispettive probabilità di realizzazione. Queste
ultime sono definite dalla distribuzione di probabilità dei disturbi esogeni. L’aspettativa
matematica del tasso di inflazione è quindi pari alla media ponderata dei valori che il
tasso di inflazione può assumere come soluzione del modello economico, pesati per le
probabilità di ogni possibile soluzione.8
Le aspettative razionali, così formate, sono corrette in media: nel nostro
esempio, l’inflazione attesa è in media pari al tasso di inflazione che emerge dalla
soluzione del modello macroeconomico dell’economia.9 Ciò non significa assumere
previsione perfetta da parte dei soggetti economici; non possiamo perciò avere
[1.2]
π te = π t
Invece, quando l’economia è soggetta a disturbi casuali, la razionalità dei soggetti
economici si traduce nel fatto che gli errori di previsione non sono sistematici10 e non
7
Per gli esponenti della NMC la teoria economica corretta è quella walrasiana dell’equilibrio economico
generale.
8
In termini formali, il valore atteso del tasso di inflazione è E [π t ] =
∑
N
i =1
piπ i , dove la numerosità dei
valori che il tasso di inflazione può assumere è pari a N, π i sono i valori delle possibili soluzioni e pi
sono le probabilità associate alle diverse soluzioni.
Muth (1961, p. …) afferma: “Dato che le aspettative sono previsioni di eventi futuri, costruite sulla base
di informazioni, sono essenzialmente la stessa cosa delle previsioni della teoria economica rilevante. Le
aspettative delle imprese (o più generalmente la distribuzione delle probabilità soggettive degli eventi)
tendono ad essere distribuite per lo stesso insieme di informazioni intorno alle previsioni della teoria (o
distribuzione delle probabilità oggettive degli eventi).”
10
Se gli errori di previsione fossero sistematici, cioè se vi fosse una correlazione tra gli errori, tale
correlazione farebbe parte dell’informazione disponibile agli agenti economici ed essi potrebbero
sfruttarla per formare le loro previsioni.
9
4
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
sono collegati all’insieme informativo; quest’ultimo infatti viene pienamente utilizzato
dagli agenti economici nella formulazione dell’aspettativa. Gli errori di previsione sono
casuali, compiuti da singoli agenti o nell’aggregato, e sono legati alla presenza di shocks
esogeni cui il sistema economico è soggetto. Come verrà illustrato più
approfonditamente nel corso del capitolo, tra gli shocks esogeni vanno considerati anche
gli interventi non sistematici di politica economica (le cosiddette “sorprese” di policy).
Possiamo quindi scrivere
[1.3]
π te = π t + ε t
dove ε t è una variabile casuale della quale, come detto in precedenza, è nota la
distribuzione di probabilità. Le sue proprietà sono:
- media nulla, cioè E (ε t ) = 0 ;
-
varianza nota e finita, σ ε2 , costante nel tempo;
-
assenza di correlazione seriale con tutte le precedenti realizzazioni del disturbo:
E (ε t ε t −i ) = 0 , per ogni i ≠ 0 ;11
- assenza di correlazione con i valori assunti da altre variabili casuali.
Disturbi casuali con queste proprietà sono detti del tipo white noise. L’interpretazione
dell’equazione [1.3] è che l’inflazione attesa è pari a quella effettiva a meno di un errore
di previsione casuale di tipo white noise. Si noti che al momento della formulazione
dell’aspettativa gli agenti economici si aspettano un errore di previsione nullo, in quanto
in media l’errore di previsione è nullo: si tratta della miglior previsione possibile, quella
che in media minimizza l’errore.
L’ipotesi di aspettative razionali è profondamente diversa da quella di
aspettative adattive utilizzata dagli economisti monetaristi (si veda il Capitolo 11,
paragrafo 2.1). Secondo le aspettative adattive, gli agenti formano la propria aspettativa
del valore futuro della variabile rilevante (ad esempio, il tasso di inflazione) basandosi
soltanto sulle informazioni contenute nella serie storica (i valori passati) della stessa
variabile,trascurando altre informazioni rilevanti e disponibili. Così facendo essi
formeranno delle aspettative ripetutamente e sistematicamente errate, a meno che la
varianbile stessa non sia risultata constante per un periodo di tempo sufficientemente
lungo: infatti, per riprendere il nostro esempio, l’aspettativa del tasso di inflazione
basata sui valori passati del tasso di inflazione risulta corretta solo se i valori passati
sono uguali ai valori presenti (e futuri).
2. La curva di offerta aggregata
Le conseguenze dell’ipotesi di aspettative razionali sono molto rilevanti.
Riprendiamo la curva di offerta aggregata12 corretta per le aspettative analizzata nel
capitolo precedente, aggiungendo un disturbo casuale alla relazione, come ipotizzato dai
11
Ossia il suo valore al tempo t è indipendente dai valori da esso assunti in passato.
In questo caso, essa è ricavata mediante l’aggregazione di similari curve di offerta individuali dei
diversi produttori, secondo l’approccio dell’aggregazione di funzioni microeconomiche della NMC.
12
5
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
teorici della NMC che considerano che l’ambiente economico è caratterizzato da
incertezza. L’equazione [3.2] del Capitolo 11 diviene in questo caso
1
[2.1]
Yt = Yn + π t − π te + ψ t
α
dove ψ t è una variabile casuale del tipo white noise, le cui proprietà sono già state
(
)
illustrate. Applichiamo l’ipotesi di aspettative razionali a questa relazione
1
(π − E [π t I t −1 ]) + ψ t
α t
Poiché le aspettative razionali sono corrette in media sappiamo che gli scostamenti
dell’inflazione attesa dall’inflazione effettiva sono dati dall’errore casuale di
previsione(equazione [1.3]). Otteniamo quindi
[2.2]
Yt = Yn +
[2.3]
Yt = Yn −
1
ε +ψ t
α t
la quale implica che il reddito prodotto è sempre pari al reddito naturale, a meno del
realizzarsi di fattori casuali che determinano un errore di previsione degli operatori circa
il tasso di inflazione ( ε t ) e variazioni casuali della produzione (ψ t ). La coincidenza del
reddito prodotto con il reddito naturale avviene in media, in quanto in media gli errori
assumono valore nullo. Se calcoliamo il valore atteso dell’equazione [2.3], otteniamo
infatti:
1 
[2.4]
E [Yt ] = E[Yn ] − E  ε t  + E [ψ t ] = Yn
α 
in quanto l’aspettativa di un parametro costante e noto è uguale al parametro stesso, dal
momento che tale valore ha probabilità pari a 1 ( E [Yn ] ≡ Yn ), mentre – come abbiamo
già detto – il valore atteso degli errori di previsione white noise è pari a 0. Al realizzarsi
dei disturbi, il reddito prodotto si allontana dal reddito naturale, ma senza alcuna
relazione con il tasso di inflazione: la curva AS risulta verticale anche nel breve periodo,
e non solo nel lungo. La sua posizione nel piano sarà in media in corrispondenza del
reddito naturale; in media si realizza la stessa curva di offerta aggregata del modello
neoclassico (si veda il Capitolo 3, paragrafo 6.2). Essendo l’ambiente economico
pervaso di incertezza, la posizione effettiva della curva di offerta aggregata della NMC
dipenderà dalla realizzazione dei disturbi, collocandosi intorno al valore Yn , ma la
quantità prodotta risulta sempre indipendente dal tasso di inflazione. Sintetizzando i
 1

disturbi con un unico termine:  − ε t + ψ t  ≡ δ t , l’equazione [2.3] si semplifica in
 α

[2.5]
Yt = Yn + δ t
A titolo di esempio, riportiamo nella figura 1 la curva AS ∗ con realizzazione nulla dei
disturbi, ed una curva AS 1∗ con δ 1 > 0 .
Il risultato ottenuto contraddice però l’evidenza empirica: dal lavoro di Phillips
in poi, la relazione positiva tra tasso di inflazione e livello della produzione (e
corrispondentemente la relazione negativa tra tasso di inflazione e tasso di
disoccupazione) costituisce un fatto stilizzato dal quale le teorie economiche non
6
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
possono prescindere.13 Le ipotesi di comportamenti razionali ed ottimizzanti dei
soggetti economici, di continuo equilibrio sui mercati perfettamente concorrenziali e di
aspettative razionali implicano invece che la teoria non possa spiegare quello che lo
stesso esponente principale della NMC, Robert Lucas, ha definito il “co-movimento”
del prodotto nazionale e dei prezzi (Lucas, 1977).
AS ∗
π
0
AS 1∗
Yn
Yn + δ t
Y
Figura 1 – Curve di offerta aggregata con aspettative razionali
Non solo la curva dell’offerta aggregata risulta sempre verticale, sia nel breve
che nel lungo periodo, e quindi l’offerta è sempre indipendente dai prezzi – e, nella
versione dinamica, dal tasso di inflazione – ma si giunge ad ottenere un risultato
paradossale.
π
AS ∗
AS 2∗
π2
π∗
π1
AS 1∗
E2
E∗
E1
AD
0
Yn + δ 2 Yn
Yn + δ 1
Y
Figura 2 – Equilibrio macroeconomico con aspettative razionali
13
Nei periodi di stagflazione, abbiamo visto che questa relazione diventa diretta.
7
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
Riprendendo la figura 1 ed aggiungendovi una curva della domanda aggregata
(che sarà meglio formalizzata successivamente), osserviamo infatti che la relazione tra
prodotto e inflazione è inversa, ed è determinata dalla realizzazione casuale dei disturbi
all’offerta aggregata. La situazione è rappresentata nella figura 2, nella quale sono
riportate, oltre alla AS ∗ con realizzazione nulla dei disturbi, la AS 1∗ con realizzazione
positiva, δ 1 > 0 , e la AS 2∗ con realizzazione negativa dei disturbi stessi, δ 2 < 0 . Quando,
a causa dei disturbi, il prodotto risulta maggiore rispetto al livello naturale, il tasso di
inflazione di equilibrio è minore (punto E1 ), e viceversa. E questo risultato contraddice
ancora più nettamente i dati della realtà economica.
2.1 – La curva di offerta aggregata secondo Lucas
Gli esponenti della NMC hanno cercato di superare questa conclusione
paradossale ed insoddisfacente della propria teoria, attraverso quella che è stata
denominata “curva di offerta aggregata à la Lucas”, dal nome dell’economista che per
primo l’ha ricavata (Lucas 1972, 1973). Lucas ha proposto un modello di ciclo
economico in grado di spiegare l’osservazione empirica della relazione positiva tra
livello dei prezzi e livello di produzione come risultante da una condizione di equilibrio
di breve periodo del sistema economico.
La curva di offerta aggregata à la Lucas risulta, nel breve periodo, crescente
rispetto al livello generale dei prezzi (e quindi crescente rispetto al tasso di inflazione)
pur essendo basata sulle ipotesi di fondo proprie della NMC: tutti i prezzi sono di
equilibrio (c’è market clearing su tutti i mercati), tutti gli agenti si comportano
razionalmente, dati i loro obiettivi e le loro aspettative, le aspettative sono formate
razionalmente.
Rispetto all’analisi illustrata finora, e che ha condotto ad ottenere una curva di
offerta aggregata verticale, Lucas introduce però un ulteriore elemento: l’ipotesi di
informazione incompleta, o imperfetta, nel senso che il sistema economico è composto
da molti mercati, ma gli agenti economici possono osservare solo un ridotto insieme di
prezzi. Secondo tale ipotesi, gli agenti non sono agevolmente in grado di distinguere
chiaramente tra movimenti dei prezzi relativi e movimenti del livello generale dei
prezzi.14 Come esempio di tale contesto economico, Lucas fa ricorso alla cosiddetta
“parabola delle isole”,15 secondo la quale il sistema economico è costituito da un gran
numero di mercati sparpagliati (“le isole”). Il prodotto complessivo (o prodotto
nazionale) è dato da un bene omogeneo, prodotto da un numero molto elevato di
imprese; ma ogni impresa presente nel sistema economico può vendere il proprio
14
Ricordiamo che per ‘prezzo relativo’ si intende il rapporto tra il prezzo di un bene (o servizio) ed il
prezzo di un altro bene (o servizio), mentre il livello generale dei prezzi rappresenta una media ponderata
dei prezzi di tutti i beni (e servizi). I prezzi che entrano nel calcolo dell’indice generale dei prezzi sono i
‘prezzi assoluti’ dei beni (e servizi).
15
Originariamente proposta da Phelps (1969), un economista non appartenente alla scuola della NMC,
che descrive un’economia costituita da un gruppo di isole tra le quali i flussi di informazione sono
imperfetti perché costosi.
8
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
prodotto soltanto su un mercato (o “isola”). Data la particolare configurazione del
sistema economico, la singola impresa produttrice non è in grado di osservare tutti i
prezzi su tutti i mercati, ma soltanto il prezzo del proprio prodotto; i prezzi vigenti sugli
altri mercati divengono noti con ritardo. Poiché il livello generale dei prezzi è dato dal
prezzo medio del prodotto (si ricordi che vi è un unico bene prodotto), ciò equivale ad
affermare che l’impresa osserva con ritardo anche il livello generale dei prezzi.
Dato l’ambiente pervaso di incertezza, in ogni periodo si determinano variazioni
della domanda. Esse possono essere causate da due diversi tipi di shock:
a) uno shock dovuto al fatto che in ogni periodo la domanda si distribuisce in modo
non uniforme, casuale, tra i diversi mercati. L’ipotesi di market clearing comporta
che gli aggiustamenti rispetto alla produzione avvengono attraverso il meccanismo
del prezzo: si riscontra pertanto che su alcuni mercati (o “isole”) il prezzo sarà
maggiore di quello medio. Si verifica quindi una variazione nei prezzi relativi delle
diverse isole;
b) uno shock dovuto ad una variazione nominale della domanda aggregata (ad
esempio, per effetto di politiche economiche espansive) che interessa tutti i mercati
nella stessa misura: esso non provoca una variazione nei prezzi relativi, bensì una
variazione nel livello generale dei prezzi.
Assumiamo ora che la singola impresa osservi un aumento di prezzo sul proprio
mercato. Essa non è in grado però di osservare quello che sta accadendo ai prezzi sugli
altri mercati e quindi non è in grado di capire quale tipo di shock stia investendo il
proprio mercato. Se l’aumento di prezzo fosse limitato al proprio mercato,
significherebbe che c’è stato uno shock del primo tipo: l’aumento del prezzo relativo
segnalerebbe un temporaneo aumento della domanda sul suo mercato, e all’impresa
converrebbe accrescere la propria offerta, in modo da soddisfare la maggiore domanda
ad un prezzo maggiore, massimizzando il proprio profitto date le nuove condizioni del
mercato. Se invece l’aumento di prezzo fosse generalizzato, cioè se tutti i prezzi
variassero nella stessa misura (il che vuol dire che si è verificato uno shock del secondo
tipo), la domanda sui singoli mercati resterebbe inalterata, i prezzi relativi non si
modificherebbero ed all’impresa non converrebbe modificare la propria offerta. In
sostanza, le imprese si trovano a dover affrontare quello che è stato definito come un
problema di “estrazione del segnale” dal mercato, in quanto devono cercare di estrarre
in modo ottimale le informazioni dai segnali di prezzo; esse sono chiamate ad
interpretare la variazione dei prezzi, distinguendo tra variazioni dei prezzi relativi e
variazioni dell’indice dei prezzi.
La funzione di offerta delle imprese presenti su un mercato (o “isola”) è:
[2.6]
Yit = Yi ∗ + γ (Pit − E [Pt I t −1 ])
dove il pedice i indica il mercato i.esimo. L’equazione [2.6] indica che, quando il prezzo
sul mercato i.esimo è pari a quello medio atteso (razionalmente), la quantità prodotta
risulta pari a quella che sarebbe realizzata in assenza di shocks. Yi∗ è l’equivalente
microeconomico (sul singolo mercato) del prodotto ‘naturale’. Le imprese tengono però
conto anche di eventuali differenze tra il prezzo che si realizza sul loro mercato ed il
livello generale atteso dei prezzi. Il parametro γ > 0 misura la reazione dell’offerta alla
9
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
variazione attesa del prezzo relativo. L’equazione [2.6] afferma che se il prezzo sul
mercato i.esimo risulta maggiore (minore) di quello medio atteso, le imprese che
operano sul mercato reagiscono a quella che interpretano come una variazione del
prezzo relativo e aumentano (diminuiscono) la propria produzione. In effetti, un
disturbo che colpisca il singolo mercato (e non i mercati nel loro insieme) richiede una
risposta di tipo reale da parte di imprese razionali, con una modificazione della quantità
prodotta e offerta.
Tuttavia, una divergenza tra il prezzo del mercato i.esimo ed il valore atteso del
livello generale dei prezzi può essere dovuto anche ad una variazione non prevista (“una
sorpresa”, nella terminologia di Lucas) del livello generale dei prezzi, che fa aumentare
i prezzi su tutti i mercati nella stessa misura e non altera quindi i prezzi relativi. In
questo secondo caso, se l’impresa – che non è in grado di capire che si sta verificando
proprio questo disturbo – osserva l’aumento del prezzo sul proprio mercato e reagisce
con un aumento della produzione, commette un errore, attribuendo l’aumento del prezzo
ad uno spostamento della domanda reale a proprio vantaggio e non invece ad un
aumento della domanda nominale, che interessa in ugual misura tutti i mercati.
Questo errore è possibile anche in presenza di agenti razionali, in quanto
l’informazione disponibile al tempo t − 1 in cui si forma l’aspettativa è incompleta.16
L’impresa cerca di fare una previsione ottimale sulla base delle informazioni disponibili
nel mercato e sulla base della variabilità osservata nel passato dei prezzi relativi e del
livello generale dei prezzi. In caso di errore di previsione, non appena l’impresa si rende
conto che l’aumento del prezzo sul proprio mercato è dovuto ad un aumento del livello
generale dei prezzi, e quindi non comporta alcuna variazione nei prezzi relativi, contrae
la propria produzione al livello iniziale. La funzione di offerta sul mercato i.esimo
(equazione [2.6]) è composta da una componente “permanente”, Yi∗ , e da una
componente ciclica che dipende dalla divergenza tra i prezzi effettivi e quelli attesi,
γ (Pit − E [Pt I t −1 ]) .
Si noti che la maggiore produzione è possibile grazie ad una maggiore offerta di
lavoro. Se l’impresa osserva un aumento del prezzo del proprio prodotto e lo interpreta
come un aumento temporaneo del suo prezzo relativo,17vuole incrementare la
produzione, accrescendo la sua domanda di lavoro ed il salario nominale. Ai lavoratori
conviene aumentare la propria offerta, rinunciando ad una parte di tempo libero, perché
ogni ora di lavoro viene remunerata in misura maggiore ed interpretano l’aumento del
salario nominale come un aumento del salario reale (in effetti, essendo il salario reale un
prezzo relativo, la variazione del salario reale per i lavoratori è l’equivalente della
variazione dei prezzi relativi per l’impresa). L’aumento dell’offerta di lavoro consente
di ottenere una produzione maggiore di quella “permanente”.
16
Come già accennato, si parla in questo caso di un problema di “estrazione del segnale”: i soggetti
osservano la variazione del prezzo sul proprio mercato, ma non riescono a capire a quale tipo di shock è
imputabile questa variazione.
17
Ad esempio, per rimanere nella “parabola delle isole”, perché ritiene che una tempesta abbia distrutto la
produzione dello stesso bene su altre isole.
10
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
Aggregando tutte le funzioni di offerta delle varie imprese sui diversi mercati, si
ottiene la seguente funzione di offerta aggregata che incorpora un disturbo white noise:
[2.7]
Yt = Yn + γ (Pt − E [Pt I t −1 ]) + ω t
Nella [2.7] è presente un “co-movimento” tra reddito prodotto e livello dei prezzi, nel
senso che l’aumento del livello dei prezzi oltre il valore atteso fa crescere il reddito
prodotto oltre il suo livello ‘naturale’.
Una specificazione alternativa della funzione di offerta à la Lucas è espressa in
termini di tasso di inflazione, invece che di livello dei prezzi. La funzione che si ottiene
è proprio la [2.2] che abbiamo scritto sopra:
1
[2.8]
Yt = Yn + (π t − E [π t I t −1 ]) + ω t
α
con la specificazione che la curva di offerta aggregata può avere (temporaneamente)
pendenza positiva per l’incapacità degli agenti di distinguere chiaramente tra gli effetti
di uno shock macroeconomico che agisce su tutti i prezzi, e quindi sul tasso di
inflazione del sistema economico, ma non modifica i prezzi relativi, e quelli di uno
shock microeconomico che agisce solo sulla dinamica del prezzo di un mercato, ma non
sul tasso di inflazione complessivo.18
Nell’analisi di Lucas uno shock macroeconomico che non può essere previsto
dagli agenti economici (una “sorpresa”) induce, a causa di un errore di previsione, un
aumento del reddito prodotto al di sopra del livello ‘naturale’. L’errore di previsione è
dovuto al fatto che gli agenti economici hanno immediatamente accesso alle
informazioni circa il prezzo del proprio prodotto (o servizio lavorativo, nel caso dei
lavoratori) mentre le informazioni circa il livello aggregato dei prezzi si diffondono con
un certo ritardo. Tuttavia, poiché l’errore di previsione non è sistematico, l’aumento del
reddito prodotto è solo temporaneo, essendo legato solo all’incompletezza
dell’informazione.
Nella figura 3 rappresentiamo la curva di offerta aggregata à la Lucas – la retta
L
AS (π =π ) (lo studente presti attenzione al fatto che l’apice L fa riferimento all’analisi di
Lucas, e non al lungo periodo!) – insieme con la curva di offerta con realizzazione nulla
dei disturbi, la AS ∗ . Assumiamo di partire da una situazione iniziale rappresentata dal
punto E, in cui le aspettative razionali risultano corrette, in assenza di disturbi. Se ora si
realizza un disturbo relativo alla domanda aggregata il tasso di inflazione effettivo
risulta diverso dal tasso di inflazione atteso, dato il contesto di informazione
incompleta, e ciò determina una variazione del reddito prodotto. In tal caso la curva di
e
t
∗
18
Il “co-movimento” che emerge dalla curva di offerta aggregata à la Lucas è temporaneo, venendo a
dipendere dal ritardo di trasmissione delle informazioni tra mercati sparpagliati. Osservazioni empiriche
relative al funzionamento dei sistemi economici indicano invece una “persistenza” nella dinamica degli
aggregati economici, che comporta che le realizzazioni di ogni periodo dipendono anche da quanto
avvenuto nei periodi precedenti (la cosiddetta path dependency), ad esempio se l’errore di previsione
porta a prendere erronee decisioni di investimento, che non sono facilmente reversibili. Allo scopo di
spiegare il fenomeno della persistenza senza abbandonare le ipotesi di fondo della NMC, nelle sue stime
Lucas (1973) ha aggiunto alla funzione dell’offerta aggregata [2.8] un termine relativo allo scostamento al
tempo t − 1 del prodotto dal livello ‘naturale’: Yt = (Yn )t +
1
α
(π t − E [π t I t −1 ]) + β (Yt −1 − (Yn )t −1 ) .
11
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
offerta aggregata risulta inclinata positivamente, ed è rappresentata dalla retta AS L (π =π ) ,
e l’equilibrio temporaneo dipende dalla realizzazione dei disturbi. Nella figura 3
abbiamo ipotizzato un disturbo positivo alla domanda aggregata, che fa traslare la
domanda aggregata dalla posizione AD alla posizione AD1 . Si determina quindi un
e
t
∗
equilibrio temporaneo nel punto A, con un tasso di inflazione ed un livello di reddito
superiori a quelli che si sarebbero realizzati in media, quando la realizzazione dei
disturbi è nulla.
In conclusione, una variazione casuale della domanda aggregata (dovuto al
disturbo positivo) ha effetti reali, sia pure temporanei, in quanto provoca degli errori di
previsione da parte dei soggetti economici, a causa di carenze informative. Di rilievo il
fatto che, in assenza di disturbi, cioè in un mondo senza incertezza, l’ipotesi di
aspettative razionali equivale a quella di previsione perfetta.
La temporaneità dell’equilibrio rappresentato dal punto A della figura 3 è
spiegata dal fatto che, poiché la realizzazione del disturbo non è correlato con le
realizzazioni passate dello stesso disturbo, nel periodo successivo la retta della domanda
aggregata può trovarsi nuovamente nella posizione iniziale (se il disturbo assume valore
nullo) oppure in una qualunque posizione a destra o a sinistra della AD, entro i limiti
definiti dalla varianza del disturbo. Al contempo, la retta dell’offerta aggregata presenta
pendenza positiva solo qualora si realizzino dei disturbi alla domanda che modificano il
tasso di inflazione: di fronte a questo evento, gli agenti economici hanno difficoltà ad
individuare il tipo di disturbo che si è verificato e possono commettere un errore di
previsione, pur comportandosi razionalmente e formando le proprie aspettative in modo
razionale.
π
AS ∗
AS L (π te =π ∗ )
π1
π
A
∗
E
AD
0
Yn
Y1
AD1
Y
Figura 3 – Equilibrio macroeconomico temporaneo con aspettative razionali
In effetti, nell’esempio illustrato nella figura 3, l’aumento del reddito rispetto al
suo livello naturale non è il risultato di un intervento di politica economica, ma di errori
di previsione che sono rapidamente corretti. Tale aumento non è desiderabile, sia perché
deriva da un errore alla base delle scelte dei soggetti economici e quindi risulta ex-post
non ottimale, sia perché la variabilità del reddito intorno al suo livello di equilibrio
12
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
naturale può causare l’insorgere di un ciclo economico. Tale evento è più probabile se
all’aumento della produzione si accompagna un incremento della capacità produttiva
(attraverso investimenti in nuovi impianti) con modifiche permanenti dal lato
dell’offerta.
3. L’equilibrio macroeconomico
Le implicazioni in termini di prescrizioni di politica economica di questa scuola
di pensiero divergono profondamente sia da quelle keynesiane (come logico attendersi),
sia da quelle monetariste. In particolare, l’impiego del modello walrasiano di equilibrio
economico generale quale modello di riferimento teorico, unito all’ipotesi di aspettative
razionali, porta a negare la capacità degli interventi di politica economica di influenzare
il livello del reddito di equilibrio e l’occupazione.
Esaminiamo la questione facendo riferimento al modello AD-AS nel tasso di
inflazione con aspettative, introdotto nel capitolo precedente. Ripartiamo dall’equazione
relativa alla curva AS corretta per le aspettative già richiamata nel paragrafo precedente,
esplicitandola nel tasso di inflazione, e dalla curva della domanda aggregata nel tasso di
inflazione – equazione [3.2] del Capitolo 11. Coerentemente con l’impostazione della
NMC, assumiamo che anche la domanda aggregata possa essere interessata da un
disturbo stocastico del tipo white noise, υ t . Il modello AD-AS della NMC diventa
quindi:
[3.1]
[3.2]
π t = π te + α (Yt − Yn ) + ωt
~
π t = M t − (Yt − Yt −1 ) + υt
Il disturbo che interessa l’offerta aggregata è chiamato shock reale (ad esempio,
di tipo tecnologico), mentre il disturbo che interessa la domanda aggregata è definito
shock nominale. Nell’analisi della NMC, si assume spesso uno shock nominale che
riguarda la componente discrezionale e non sistematica della politica monetaria, cioè la
parte della politica monetaria che non viene realizzata seguendo una “regola”.19
Per determinare l’equilibrio macroeconomico della NMC, dobbiamo risolvere il
sistema dato dalle equazioni AD-AS ([3.1] e [3.2]) esprimendo le aspettative di
inflazione in modo ‘razionale’. A questo fine, ricordiamo che, secondo i teorici della
NMC, i soggetti economici conoscono il modello teorico di riferimento e sono quindi in
grado di calcolare la soluzione di equilibrio per il tasso di inflazione. Gli agenti
economici utilizzano poi questa soluzione di equilibrio per formare le proprie
aspettative, in quanto la soluzione di equilibrio è la migliore aspettativa che essi
possano formare ed è corretta a meno del verificarsi dei disturbi casuali. Il procedimento
è illustrato nell’Appendice 12.1. L’aspettativa razionale del tasso di inflazione risulta
essere pari a:
~
[3.3]
π te = Yt −1 − Yn + M te
19
Si possono tuttavia ipotizzare anche disturbi che interessino la domanda di beni o la domanda di
moneta, come già visto nel caso del modello di Poole (cfr. Capitolo 6).
13
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
Essa dipende da eventuali scostamenti del reddito del periodo precedente dal livello
‘naturale’ e dalle aspettative che i soggetti economici si formano sulla politica
monetaria effettuata dalla Banca centrale. Sostituendo tale valore nella funzione di
offerta aggregata e risolvendo poi il sistema AD-AS (equazioni [3.1] e [3.2]), si ottiene –
seguendo il procedimento illustrato nell’Appendice 12.1:
~
~
[3.4]
π t = Yt −1 − Yn + (1 − β )M te + βM t + (1 − β )(αυ t + ωt )
Appare chiaramente che il tasso di inflazione di equilibrio dipende da eventuali
scostamenti del reddito del periodo precedente dal livello ‘naturale’,20 dalla componente
sistematica della politica monetaria, dalle aspettative circa la politica monetaria e dalla
realizzazione dei disturbi relativi all’offerta ed alla domanda aggregata. Poiché anche le
aspettative circa la politica monetaria sono formate razionalmente, esse sono corrette a
meno di un disturbo casuale del tipo white noise, indicato con la variabile ϑt :
~
~
[3.5]
M te = M t + ϑt
[3.6]
Sostituendo l’equazione [3.5] nella [3.4] si ottiene:
~
π t = Yt −1 − Yn + M t + (1 − a )(αυt + ωt + ϑt )
che indica chiaramente che il tasso di inflazione di equilibrio è pari al tasso di inflazione
atteso (equazione [3.3]) a meno dei disturbi casuali che colpiscono la domanda
aggregata, l’offerta aggregata e la politica monetaria.
4.
La proposizione di inefficacia della politica economica
La proposizione di inefficacia della politica economica è il naturale corollario
dell’analisi della NMC. Essa afferma che, se le aspettative sono formate razionalmente,
le politiche economiche sistematiche (quelle che seguono una “regola”) non hanno
alcun effetto sulle variabili reali, in quanto sia la regola di politica economica, sia i
parametri della regola stessa sono noti ai soggetti economici razionali. Le uniche
politiche economiche che hanno un effetto sulle variabili reali sono quelle impreviste,
che non possono essere anticipate dagli agenti economici perché imprevedibili; tali
politiche sono anche definite “sorprese” monetarie. Nel paragrafo precedente abbiamo
visto che le aspettative di inflazione dipendono dalla politica monetaria attesa e che
quest’ultima è composta da una parte sistematica cui si aggiunge un disturbo casuale.
La proposizione di inefficacia della politica monetaria fa riferimento proprio a questa
analisi: la componente sistematica della politica monetaria non può avere effetti sul
reddito in quanto prevista dagli agenti economici. Solo la realizzazione del disturbo può
spingere gli agenti economici a compiere un errore di previsione ed a modificare
temporaneamente il reddito prodotto facendo variare il tasso di inflazione di equilibrio.
In effetti, analizzando la curva di offerta aggregata secondo Lucas (paragrafo 2.1)
abbiamo visto che si possono determinare delle situazioni nelle quali temporaneamente
20
Si tratta di un “effetto di trascinamento” legato ad un eventuale errore di previsione compiuto nel
periodo precedente.
14
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
il reddito effettivo può essere maggiore del reddito ‘naturale’, qualora il sistema
economico sia interessato da un disturbo alla domanda aggregata.
Riprendiamo il modello AD-AS nel tasso di inflazione con aspettative razionali
già utilizzato nel paragrafo precedente per verificare da che cosa dipende un eventuale
errore di previsione sul tasso di inflazione. Tale errore è misurato dalla differenza
(π t − π te ), che si ottiene sottraendo l’equazione [3.3] dalla [3.6]:
~
~
~
[4.1]
π t − π te = Yt −1 − Yn + (1 − β )M te + βM t + (1 − β )(αυt + ωt ) − Yt −1 + Yn − M te
(
)
Semplificando i termini si ottiene
~
~
[4.2]
π t − π te = β M t − M te + (1 − β )(αυt + ωt )
) (
(
)
dalla quale appare chiaramente che il tasso di inflazione effettivo è diverso dal tasso di
inflazione atteso se il tasso di crescita dell’offerta di moneta differisce da quello atteso,
oppure a seguito della realizzazione dei disturbi stocastici.
Inserendo questo risultato nell’equazione dell’offerta aggregata esplicitata nel
reddito (equazione [2.1]), che riesprimiamo come
1
[4.3]
Yt − Yn = (π t − π te ) + ω t
α
si ottiene
~
~
[4.4]
Yt − Yn = γ M t − M te + λαυ t + (1 + λ )ωt
(
1
)
1
(1 − β ) . Semplifichiamo la notazione indicando tutti i termini
α
α
relativi ai disturbi con la variabile ϕ t = λαυ t + (1 + λ )ω t . L’equazione [4.4] diventa
dove γ ≡
β e λ≡
quindi
~
~
Yt − Yn = γ M t − M te + ϕ t
(
[4.5]
)
Essa conferma che il reddito effettivo al tempo t si discosta dal reddito naturale solo se
si realizzano degli shocks non prevedibili sull’offerta o sulla domanda aggregata, oppure
per effetto di eventuali errori di previsione degli agenti economici circa la politica
attuata dalla Banca Centrale e, nello specifico, circa il tasso di crescita dell’offerta di
moneta e quindi circa il tasso di inflazione. Data l’ipotesi di aspettative razionali,
affinché si verifichi un errore di previsione, lo scarto tra il tasso effettivo ed il tasso
atteso di crescita dell’offerta di moneta non può che essere imprevisto, e deve essere
perciò dovuto solo a disturbi casuali. Ne deriva che l’aspettativa razionale che il reddito
si discosti dal suo livello ‘naturale’ è nulla.21 In media il reddito è uguale al suo livello
‘naturale’, poiché in media l’aspettativa degli agenti economici circa il tasso di
variazione dell’offerta di moneta è corretta.
La proposizione di inefficacia della politica economica è illustrata nella
figura 4, dove, partendo dall’equilibrio di stato stazionario E ∗ , è rappresentato lo
spostamento della retta della domanda aggregata in AD1 a seguito della politica
monetaria espansiva che fa aumentare il tasso di crescita dell’offerta di moneta. A tale
21
Infatti, calcolando l’aspettativa razionale dell’equazione [4.5], si ottiene proprio questo risultato:
~
~
~
~
E (Yt − Yn ) = γ E M t I t −1 − E M te I t −1 + E [ϕ t I t −1 ] = γ M te − M te + 0 = 0
([
] [
])
(
)
15
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
aumento corrisponde un immediato adeguamento delle aspettative degli agenti
economici, che fa traslare la retta dell’offerta aggregata nella posizione AS L (π =π ) . Il
sistema economico si colloca immediatamente nella nuova situazione di steady state
E ∗∗ con il reddito sempre pari al livello ‘naturale’, ma con il tasso di inflazione pari al
nuovo (maggiore) tasso di crescita dell’offerta di moneta. Da notare che, per
semplificare la rappresentazione grafica, la figura 4 considera una realizzazione nulla
dei disturbi casuali alla domanda ed all’offerta aggregata ( υ t = ω t = 0 ),22 ipotesi che è
e
t
∗∗
verificata in media.
π
AS L (π te =π ∗∗ )
AS ∗
E**
AS L (π te =π ∗ )
π ∗∗
E*
π∗
AD
0
Yn
AD1
Y
Figura 4 – L’inefficacia della politica monetaria con aspettative razionali
Si può confrontare la figura 4 con quella corrispondente del modello monetarista
(figura 9 del Capitolo 11). Per i monetaristi, le aspettative sono di tipo adattivo, e la
politica monetaria espansiva è inefficace nel lungo periodo, ma nel breve periodo è in
grado di spostare il sistema economico dall’equilibrio di steady state. Tale
allontanamento dallo stato stazionario permane fino a quando le aspettative non
risultino corrette.
Date le ipotesi alla base della teoria, il livello ‘naturale’ del reddito è il livello
ottimale derivante da condizioni di concorrenza perfetta sia sul mercato del lavoro che
sul mercato dei beni. In questo contesto, non vi sono motivi per eventuali interventi di
politica economica. D’altra parte, una politica monetaria espansiva non avrebbe alcun
effetto, neanche temporaneo, su reddito ed occupazione, ma soltanto sul tasso di
inflazione. Lo studente ricordi che questo è lo stesso risultato ottenuto dall’analisi
neoclassica (cfr. Capitolo 3, paragrafo 6): il valore aggiunto della NMC consiste
nell’aperta considerazione delle aspettative nell’analisi.
Occorre sottolineare che la proposizione di inefficacia della politica economica è
valida all’interno delle ipotesi su cui si basa il modello. In particolare, essa vale se
22
In caso contrario, ci si muoverebbe lungo la curva di offerta di Lucas AS L (π te =π ∗ ) .
16
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
l’intervento di politica monetaria è previsto dagli agenti economici. Illustriamo questo
punto facendo riferimento ad una Banca Centrale che definisce la propria politica
seguendo una “regola” di politica monetaria di tipo attivo, secondo la seguente “regola
di feedback”23
~
~
[4.6]
M t = M t −1 + λ (Yn − Yt −1 ) + ϑt
dove ϑt è un disturbo casuale del tipo white noise che riflette i possibili errori
involontari che la Banca Centrale può compiere nel cercare di raggiungere l’obiettivo di
crescita dello stock di moneta.24 La “regola” dell’equazione [4.6] stabilisce che il tasso
~
~
di variazione dell’offerta di moneta non varierà ( M t = M t −1 ) a meno che il reddito del
periodo precedente non risulti diverso rispetto a quello “naturale”. Se ci si trova in una
situazione di recessione, Yt −1 è inferiore a Yn e la Banca Centrale farà una politica
monetaria espansiva, aumentando il tasso di crescita dell’offerta di moneta rispetto al
periodo precedente. Se viceversa Yt −1 è maggiore di Yn , la Banca Centrale attuerà una
politica monetaria restrittiva. In sostanza, la Banca Centrale interviene per contrastare le
fluttuazioni del reddito e cercare di stabilizzare il reddito al suo livello ‘naturale’.
Calcoliamo l’aspettativa razionale della “regola” monetaria rappresentata
dall’equazione [4.6], ottenendo:25
~
~
[4.7]
M te = M t −1 + λ (Yn − Yt −1 )
~
~
Sottraendo l’equazione [4.7] dalla [4.6] si ottiene la differenza ( M t − M te ):
~
~
[4.8]
M t − M te = ϑt
che sostituita nella [3.12] ci dà
[4.9]
Yt − Yn = ϑt + ϕ t
dalla quale emerge che l’unica componente della politica monetaria in grado di
influenzare temporaneamente il livello del reddito è quella casuale ( ϑt ). Ma la
componente casuale della politica monetaria sfugge alla possibilità di controllo delle
autorità monetarie, e quindi non è il risultato di una scelta di politica economica.
Secondo la [4.9], la variabilità del reddito rispetto al suo livello ‘naturale’ dipende in
toto da disturbi casuali, che interessano da una parte la domanda e l’offerta aggregata, e
dall’altra la conduzione della politica monetaria. Poiché in media tali disturbi sono nulli,
in media il reddito è uguale al suo livello ‘naturale’.
Le stesse conclusioni possono essere raggiunte anche ipotizzando altre regole,
come ad esempio quella raccomandata dalla scuola monetarista, di un tasso costante e
preannunciato di crescita dell’offerta di moneta. La raccomandazione monetarista mira
ad evitare una politica monetaria eccessivamente discrezionale che disturba il sistema
23
Per una analisi più approfondita delle regole di politica economica, lo studente faccia riferimento al
successivo Capitolo 14.
24
Si ricordi che la Banca Centrale controlla la base monetaria, mentre l’offerta di moneta, e dunque anche
il suo tasso di crescita, non è pienamente sotto il suo controllo (cfr. Capitolo 6).
25
L’aspettativa razionale è calcolata come:
[
] [
]
~
~
~
E M t I t −1 = E M t −1 I t − + λ (E Yn I t −1 − E[Yt −1 ] I t −1 ) + E ϑt I t −1 = M t −1 + λ (Yn − Yt −1 )
[
]
[
]
17
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
economico, in quanto determina nel breve periodo un allontanamento del reddito e
dell’occupazione dal loro livello di equilibrio ‘naturale’.26 La proposizione di inefficacia
della politica economica non è quindi un risultato determinato dal tipo di regola
ipotizzato, ma semplicemente dal fatto che la Banca Centrale segue una qualunque
regola di politica monetaria. L’unica politica monetaria che può essere efficace
nell’influenzare il livello del reddito è infatti quella non prevedibile da parte di soggetti
economici razionali; ma, appunto, deve trattarsi di una politica monetaria erratica,
condotta al fine di sfruttare gli errori di previsione degli agenti economici. Affinché la
politica monetaria abbia effetti reali, riesca cioè ad influenzare il livello del reddito e
dell’occupazione, la Banca Centrale deve “sorprendere” i soggetti economici con una
politica imprevedibile; tale tipo di politica non può avere comunque effetti duraturi, in
quanto “sorprese” ripetute non possono più essere considerate tali dagli agenti
economici.
5.
Le implicazioni della proposizione di inefficacia della politica economica
Abbiamo visto come la proposizione di inefficacia della politica monetaria vada
intesa come incapacità della politica economica di influenzare le variabili reali; la
politica economica ha tuttavia massima efficacia nell’influenzare le variabili nominali,
ed in particolare il tasso di inflazione. Ciò ha delle conseguenze importanti qualora la
politica economica si ponga come obiettivo quello di influenzare il tasso di inflazione.
Abbiamo già analizzato questa questione, con riferimento alle politiche di disinflazione
(Capitolo 11, paragrafo 5) e del finanziamento con titoli del deficit pubblico al fine di
evitare gli effetti inflazionistici del finanziamento monetario (Capitolo 8, paragrafo 6).
Riprendiamo ora queste analisi, alla luce dell’impostazione teorica della NMC.
5.1 - La politica di disinflazione
L’esperienza storica, a partire dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo
scorso ci insegna che la politica di disinflazione perseguita da quasi tutte le Banche
Centrali dei paesi avanzati ha comportato dei costi più o meno elevati in termini di
riduzione del reddito e di aumento della disoccupazione. Nel Capitolo 11 sono stati
confrontati i costi, in termini di durata ed entità della caduta del reddito (e
dell’occupazione), di due diverse politiche di rientro dall’inflazione: la strategia
‘gradualista’ e quella della ‘doccia fredda’. Ricordiamo che nel primo caso il tasso di
inflazione si riduce lentamente e la recessione è di minore intensità, anche se essa si
protrae a lungo nel tempo, prima che il sistema economico raggiunga il nuovo equilibrio
di stato stazionario. Nel secondo caso, invece, la riduzione iniziale dell’inflazione è
26
Infatti, secondo i monetaristi, a seguito di una politica monetaria espansiva, la convergenza verso il
nuovo equilibrio di stato stazionario non è lineare (cfr. Capitolo 11, paragrafo 4), comportando
oscillazioni del livello di reddito intorno al livello “naturale” e del tasso di inflazione intorno al nuovo
livello di equilibrio.
18
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
maggiore, ma la recessione è notevole, anche se il raggiungimento del nuovo equilibrio
richiede meno tempo.
In entrambi i casi, comunque, la disinflazione comporta dei costi in termini di
effetti recessivi delle politiche adottate. Secondo l’analisi della NMC, invece, è
possibile ridurre il tasso di inflazione al livello desiderato dalla Banca Centrale senza
incorrere in alcun costo in termini di caduta del reddito e di incremento della
disoccupazione. Il ragionamento è il seguente: la Banca Centrale annuncia il proprio
obiettivo in termini di tasso di inflazione (ed il corrispondente minor tasso di crescita
dell’offerta di moneta) e gli agenti economici credono all’annuncio effettuato. Essi, che
hanno aspettative razionali, incorporano nelle proprie aspettative l’informazione che
l’annuncio fornisce e rivedono immediatamente le proprie aspettative di inflazione. Se
la Banca centrale effettivamente modifica il tasso di crescita dell’offerta di moneta
secondo quanto annunciato, non viene commesso alcun errore sistematico di previsione.
In tal modo, la manovra monetaria volta a ridurre il tasso di inflazione avrà come
conseguenza che il sistema economico si sposterà immediatamente dall’equilibrio
iniziale, con elevata inflazione, al nuovo equilibrio, con inflazione minore, senza alcuna
riduzione del reddito e dell’occupazione.
π
AS ∗
π∗
E*
π ∗∗
E**
AS L(π te =π ∗ )
AS L (π te =π ∗∗ )
AD∗
AD∗∗
0
Yn
Y
Figura 5 –Politica di disinflazione: la ‘doccia fredda’ secondo la NMC
In termini grafici, nella figura 5 rappresentiamo l’equilibrio iniziale del sistema
economico nel punto E ∗ ; dato il livello elevato del tasso di inflazione, la Banca
Centrale decide ora di attuare una politica di rientro dall’inflazione, riducendo il tasso di
~
~
crescita dell’offerta di moneta dal valore iniziale π ∗ = M ∗ al valore27 π ∗∗ = M ∗∗ .
L’annuncio del nuovo valore per il tasso di crescita dell’offerta di moneta (e pertanto
dell’obiettivo in termini di tasso di inflazione π ∗∗ ) provoca un adeguamento immediato
nelle aspettative inflazionistiche degli agenti economici che formano le proprie
27
Si ricordi che, in equilibrio di steady state, il tasso di inflazione è pari al tasso di crescita dell’offerta di
moneta (cfr. Capitolo 11, paragrafo 4).
19
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
aspettative tenendo conto di tale informazione: la retta dell’offerta aggregata “salta”in
basso, determinando il nuovo equilibrio direttamente in E ∗∗ , senza alcuna caduta,
neppure temporanea, del reddito e dell’occupazione.
Pertanto, per gli economisti della NMC la scelta tra una strategia ‘gradualista’ ed
una di ‘doccia fredda’ non si pone, in quanto la seconda presenta un costo nullo: date le
ipotesi fatte, è possibile ridurre in un colpo solo il tasso di inflazione al livello
desiderato attraverso una corrispondente riduzione del tasso di crescita dell’offerta di
moneta, senza alcun effetto di tipo reale sul sistema economico.
Questa conclusione appare però in contrasto con quanto accaduto nei primi anni
’80 del secolo scorso: come abbiamo già osservato, la disinflazione si è accompagnata
ad una riduzione del reddito e ad un aumento della disoccupazione anche nei sistemi
economici che hanno adottato (ed annunciato) drastiche politiche monetarie restrittive,
come ad esempio gli Stati Uniti ed il Regno Unito. Come “giustificazione” della
divergenza tra quanto indicato dalla teoriae quanto accaduto, i sostenitori della
proposizione di inefficacia hanno indicato la possibilità che le politiche monetarie
restrittive, per quanto annunciate, non siano state inizialmente credute da parte degli
agenti economici, che non le hanno quindi incorporate nelle loro aspettative. Per usare
le parole di Lucas in un’intervista raccolta nel volume di Snowdon e Vane (2005, p.281)
“è praticamente impossibile dire ciò che è stato o non è stato previsto in ogni episodio
specifico” di disinflazione, “cosicché gli anni ’80 non rappresentano un test definitivo”.
Queste considerazioni, tuttavia, sottolineano che l’analisi deve includere anche le
condizioni relative alla credibilità o meno degli annunci di politica economica. In
assenza di questi elementi, le conclusioni teoriche possono non trovare riscontro nella
realtà in quanto gli interventi di politica economica possono condurre a risultati diversi
da quelli previsti.
Più in generale, l’argomentazione precedente mette chiaramente in luce il
problema non solo della prevedibilità della politica economica, ma anche della sua
credibilità. Con le aspettative razionali, i soggetti economici usano tutte le informazioni
a disposizione, compresi l’eventuale “regola” monetaria e gli annunci della Banca
Centrale. Tuttavia, se l’annuncio non viene ritenuto credibile, oppure se è ritenuto
credibile solo parzialmente, le aspettative saranno diverse rispetto a quelle che si
avrebbero se l’annuncio fosse ritenuto pienamente credibile; ne segue che le
prescrizioni di politica economica indicate dalla teoria possono rivelarsi errate. Su
questo tema si tornerà nel successivo Capitolo 14.
5.2–Il modello di Sargent e Wallace
Come illustrato nel Capitolo 8, paragrafo 6, Sargent e Wallace (1981) hanno
analizzato gli effetti sul tasso di inflazione di equilibrio di una situazione in cui la Banca
centrale conduce una politica monetaria restrittiva a fini anti-inflazionistici, mentre il
governo decide autonomamente l’entità dei disavanzi pubblici. Tali disavanzi sono
finanziati tramite emissione di titoli del debito pubblico, in quanto la politica monetaria
non è accomodante, dato l’obiettivo di contenimento del tasso di inflazione. Questa
combinazione di politica economica vede la dominanza delle scelte di politica fiscale
20
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
rispetto a quelle di politica monetaria, nel senso che la Banca centrale deve operare le
proprie scelte di politica monetaria, avendo come “vincolo” le autonome scelte fiscali
del governo; essa quindi può non riuscire a raggiungere l’obiettivo che si è posta se
questo dovesse risultare incompatibile con le scelte fiscali del governo.
Come analizzato in precedenza, il modello di Sargent e Wallace, sulla base di
queste ipotesi, giunge alla conclusione che non solo la Banca centrale è in grado di
raggiungere solo temporaneamente il proprio obiettivo di minor tasso di inflazione, ma
ottiene un risultato peggiore rispetto a quello iniziale. Infatti, nel lungo periodo si
realizza un tasso di inflazione più elevato rispetto a quello che si sarebbe ottenuto con
una politica di finanziamento monetario del disavanzo.
b
b&t = 0
C
π1m
−
E
D
b
a
r
A
π0m
πt m
πt m
1 r
Figura 6 – Interazione tra politica fiscale e politica monetaria
Nella figura 6 è riportata la figura 3 del Capitolo 8. In essa sono riportate la
retta b , che rappresenta il valore massimo sostenibile del rapporto debito pubblico/PIL,
e la retta b& = 0 , che rappresenta le combinazioni debito pubblico e tassa da inflazione
t
che garantiscono la stazionarietà del rapporto debito pubblico/PIL. Si assuma che il
sistema economico si trovi inizialmente nel punto A, dove il rapporto debito
pubblico/PIL è costante, e che la Banca centrale si ponga l’obiettivo di ridurre il tasso di
inflazione al livello π1 < π 0 , riducendo corrispondentemente il tasso di crescita
dell’offerta di moneta. Il sistema economico si sposta quindi nel punto C, dove il
rapporto debito pubblico/PIL è crescente28. Se la Banca centrale mantiene fermo il tasso
di inflazione al livello π1 , il sistema economico raggiunge il punto D, oltre il quale il
finanziamento con titoli non è più praticabile: il tasso di inflazione, per garantire il
rispetto del vincolo di bilancio del settore pubblico, “salta” da π1 a π t portando il
28
Infatti, a parità di saldo primario, il minor finanziamento monetario a seguito della politica monetaria
restrittiva richiede un maggiore ricorso al finanziamento con titoli, con conseguente aumento dello stock
di debito.
21
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
sistema economico nel punto E, dove il rapporto debito pubblico/PIL è nuovamente
costante.
Tuttavia, se le aspettative degli agenti economici sono razionali, queste
conclusioni risultano modificate, nel senso che la Banca centrale non è in grado,
neppure temporaneamente, di portare il tasso di inflazione al livello π1 . Infatti i
soggetti economici possono prevedere che la Banca centrale sarà costretta in futuro
(quando il sistema economico avrà raggiunto il punto D) a rinunciare alla propria
politica antinflazionistica di contenimento del tasso di crescita dell’offerta di moneta: in
D, il tetto alla crescita del debito impone il finanziamento monetario degli ulteriori
disavanzi di bilancio. Gli agenti economici anticipano questo vincolo futuro, lo
incorporano nelle proprie aspettative di inflazione, e compiono le proprie scelte sulla
base di queste aspettative. In altre parole, poiché i soggetti economici razionali
prevedono il maggiore tasso di inflazione che la Banca centrale sarà costretta a
provocare in futuro, non credono alla politica antinflazionistica annunciata e, con il loro
comportamento, determinano la realizzazione di un maggior tasso di inflazione da
subito. In termini della figura 6, all'annuncio da parte della Banca centrale dell’obiettivo
di tasso di inflazione pari a π1 , i soggetti economici avranno aspettative di inflazione
pari a π t .
In conclusione, nel caso in cui gli agenti formino le proprie aspettative in modo
razionale, gli effetti inflazionistici del finanziamento con debito potrebbero manifestarsi
immediatamente dopo l’annuncio delle scelte di politica monetaria, giacché i soggetti
economici anticipano perfettamente la maggiore futura inflazione.29 Non solo la politica
economica annunciata e praticata dalla Banca centrale non ha efficacia sulle variabili
reali, ma in questo esempio essa non ha neppure l’effetto desiderato sulle variabili
nominali (il tasso di inflazione). Questa conclusione dipende dall’assenza di credibilità
della politica antinflazionistica, date le autonome scelte fiscali del governo.
6.
Aspetti critici della NMC
Come ampiamente analizzato nel paragrafo 1, i due elementi essenziali sui quali
si basa l’impianto teorico della NMC sono quelli relativi all’equilibrio economico
generale di tipo walrasiano e dalle aspettative razionali. Questi due elementi, assunti
contemporaneamente, implicano che il reddito e l’occupazione siano sempre al livello di
equilibrio di pieno impiego (di lungo periodo): in sostanza, viene a cadere la distinzione
analitica tra breve e lungo periodo. Infatti, la possibilità che il livello del reddito si
allontani temporaneamente da quello di equilibrio è basata solo sull’operare di sorprese
inflazionistiche connesse ad interventi non prevedibili della Banca centrale.Questo
impianto è stato oggetto di ampi dibattiti e critiche, sia sul piano teorico che su quello
dell’aderenza delle conclusioni raggiunte alle caratteristiche della realtà che si vuole
studiare ed interpretare.
29
Questo punto verrà illustrato più ampiamente nel Capitolo 14.
22
La NMC e l’inefficacia della politica economica
i)
Capitolo 12
L’evidenza empirica
Rispetto alla capacità della NMC di interpretare gli andamenti economici passati
e di prevederne l’evoluzione nel tempo, le verifiche empiriche sono state molto limitate
e con risultati ampiamente deludenti, in quanto i capisaldi della NMC sono apparsi in
contrasto con gli accadimenti reali. Per citare due esempi: nell’andamento ciclico delle
economie, le variazioni delle quantità prodotte sembrano quasi sempre precedere le
variazioni dei prezzi, e non viceversa, come postulato dalla NMC;30 le politiche
antinflazionistiche degli anni ’80, pur ampiamente annunciate, hanno provocato ampie
riduzioni del reddito edell’occupazione, sia quando attuate attraverso politiche
gradualiste, sia quando attuate attraverso la c.d. “doccia fredda”, in contrasto con la
proposizione di inefficacia della politica monetaria. Va tuttavia rilevato che, in generale,
la conferma empirica delle teorie economiche incontra una serie di difficoltà, la più
rilevante delle quali è la scarsa “robustezza” dei risultati: un risultato si dice “robusto”
quando resta invariato a fronte di una piccola modifica nelle ipotesi di partenza, nei dati
quantitativi utilizzati, nel numero delle osservazioni utilizzate, nel periodo di stima,
nelle tecniche econometriche impiegate. Non è questa la sede per addentrarsi in
questioni tecniche relative alle stime econometriche dei modelli; basti osservare che i
risultati della NMC non si adattano bene ad alcuni “fatti stilizzati” rilevanti. Tra questi:
a) la persistenza degli andamenti ciclici: a fronte di uno shock, il reddito permane a
livelli maggiori (o minori, a seconda dello shock) per più di un periodo e ritorna
allo steady state attraverso un andamento oscillatorio;
b) la variabilità della componente casuale dell’offerta di moneta, che è alla base delle
sorprese inflazionistiche, è troppo limitata per poter spiegare l’ampiezza e la
persistenza dei movimenti ciclici che si determinano nella realtà;
c) i salari reali presentano un andamento moderatamente prociclico; nell’equilibrio
temporaneo della NMC, invece, essi mostrano un andamento anticiclico (si
riducono cioè all’aumentare della produzione). In termini della figura 3, uno shock
di domanda positivo porta il sistema economico nel punto A proprio grazie ad una
riduzione del salario reale effettivo erroneamente scambiata dai lavoratori per un
aumento, a causa della sottostima del tasso di inflazione dovuta al disturbo casuale.
ii) L’impostazione teorica
Per quanto riguarda le critiche all’impostazione teorica della NMC, esse hanno
riguardato soprattutto l’assunzione dell’equilibrio economico generale di tipo
walrasiano, che implica mercati di concorrenza perfetta nei quali il meccanismo di
aggiustamento (istantaneo) tra domanda ed offerta è basato esclusivamente sulla perfetta
flessibilità dei prezzi. Ad eccezione di mercati molto particolari (come quello di Borsa
30
Proprio la difficoltà nel giustificare l’andamento ciclico delle economie ha indotto i teorici della NMC
ad abbandonare la spiegazione basata sulle sorprese inflazionistiche e sull’informazione imperfetta. La
nuova spiegazione proposta si fonda invece sul verificarsi di shock reali (sulla tecnologia, sulla
produttività, sui gusti, sulla spesa pubblica) che alterano l’equilibrio dei mercati. Questo filone teorico va
sotto il nome di “teoria dei cicli economici reali”, i cui iniziatori sono stati Kydland e Prescott (1982).
23
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
od i mercati di alcune materie prime), la perfetta flessibilità dei prezzi è un’ipotesi non
plausibile nel breve periodo: la velocità di aggiustamento dei prezzi è generalmente
finita, e quindi tale da escludere un aggiustamento istantaneo del mercato. D’altra parte,
lo stesso Walras ipotizzava che tutti i mercati funzionassero come mercati d’asta, con la
presenza di un banditore che grida tutti i prezzi e registra le domande e le offerte
provenienti dagli operatori che a quei prezzi massimizzano le loro funzioni-obiettivo;
solo in caso di equilibrio di domanda ed offerta su tutti i mercati, il banditore autorizza
gli scambi. In caso contrario, egli annuncia nuovi prezzi, riducendo quelli dei beni o
fattori per i quali vi è stato un eccesso di offerta ed aumentando quelli dei beni o fattori
per i quali vi è stato un eccesso di domanda. Ai nuovi prezzi il banditore raccoglie le
nuove domande ed offerte (sempre espresse dagli operatori in base alla
massimizzazione delle funzioni di utilità per i consumatori e del profitto per le imprese),
ed in caso gli squilibri siano ancora presenti, il processo di aggiustamento dei prezzi
annunciati continua, fino a raggiungere l’equilibrio di domanda ed offerta su tutti i
mercati contemporaneamente. In tal modo, gli scambi non avvengono mai a prezzi
diversi da quelli di market clearing, essendo sospesi fino a che non si determina un
sistema di prezzi che assicura l’equilibrio simultaneo e complessivo di domanda ed
offerta.
Tuttavia, i mercati reali normalmente non sono organizzati secondo la tecnica
dell’asta. Si può abbandonare l’ipotesi irrealistica dei mercati d’asta, ed ottenere
comunque il risultato che prezzi e salari perfettamente flessibili sono in grado di
eliminare continuamente gli squilibri di domanda ed offerta, assumendo mercati di
concorrenza perfetta nei quali si proceda ad una ricontrattazione istantanea e senza costi
ogni volta che vi è squilibrio tra domanda ed offerta. Se la velocità di aggiustamento dei
prezzi non è infinita, in quanto il processo richiede tempo, e l’eventuale ricontrattazione
non è istantanea e comporta dei costi di transazione, nel frattempo gli scambi di
mercato avvengono in assenza di equilibrio tra domanda ed offerta, a prezzi diversi da
quelli di market clearing. Ad esempio, se il salario non è istantaneamente flessibile in
presenza di disoccupazione involontaria, perché fissato in contratti di una certa durata,
vi saranno lavoratori che desidererebbero lavorare al salario reale corrente, ma non
trovano occupazione. I non occupati non percepiscono reddito e non sono quindi in
grado di domandare beni e servizi: la domanda aggregata sarà inferiore alla produzione
‘naturale’ e avremo quindi imprese che ai prezzi e ai salari correnti desidererebbero
produrre di più, ma non trovano una domanda corrispondente. In sintesi, il
funzionamento dei mercati in situazioni diverse dall’equilibrio di domanda e offerta può
risultare molto diverso da quello ipotizzato assumendo market clearing continuo.31
Inoltre, i mercati reali sono spesso caratterizzati da situazioni non concorrenziali, in cui
gli agenti economici hanno il potere di fissare il prezzo del proprio prodotto. Come sarà
illustrato nel prossimo Capitolo, in presenza di imperfezioni di mercato e di costi di
transazione e di contrattazione, che impediscono la ricontrattazione continua, la politica
31
Questo aspetto del funzionamento dei mercati, e le conseguenti implicazioni di politica economica,
sono analizzati all’interno di modelli definiti “di disequilibrio” o “di equilibrio con razionamento”.
Questo filone di analisi si è sviluppato a partire dai lavori di Clower (1965) e Leijonhufvud (1968).
24
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
economica ritorna ad avere efficacia sul livello del reddito e dell’occupazione, pur
mantenendo l’assunzione che i soggetti economici formino razionalmente le proprie
aspettative.
L’ipotesi di aspettative razionali è stata infatti accolta presso gli economisti
anche di altre scuole di pensiero ed è stata ampiamente impiegata per trattare le
aspettative nei modelli macroeconomici. Non sono tuttavia mancate alcunecritiche
rispetto alla formulazione standard, che sintetizziamo brevemente:
a) la prima riguarda le caratteristiche delle informazioni sulla cui base le aspettative
sono formate: sia il modello teorico rilevante preso in considerazione, sia l’insieme
delle informazioni devono essere uguali per tutti i soggetti economici e devono
essere istantaneamente disponibili senza costi. Solo così è possibile avere previsioni
omogenee tra gli agenti economici; poiché le previsioni incidono sulle scelte dei
soggetti, solo opinioni omogenee possono dare luogo a comportamenti non
contraddittori e determinare i risultati ipotizzati dal modello teorico;
b) sempre con riferimento alle caratteristiche delle informazioni necessarie secondo la
NMC, si sottolinea che esse richiedono che gli agenti economici conoscano e
comprendano pienamente il funzionamento del sistema economico e la
distribuzione di probabilità degli shock che colpiscono l’economia.Tuttavia, data la
complessità di funzionamento di una economia di mercato, i soggetti conoscono e
comprendono soltanto una piccola parte del sistema: secondo questi critici32gli
individui non sono in grado di compiere scelte ottimizzanti (così come intese dalla
teoria economica), ma usano le limitate informazioni a loro disposizione per
ricavarne semplici regole di comportamento che possono essere successivamente
modificate qualora emergano regole in grado di garantire performance migliori;
c) la raccolta ed elaborazione delle informazioni può richiedere del tempo: se le
informazioni sono imperfette ed incomplete, le aspettative (razionali) basate su di
esse conducono a scelte non ottimali, come del resto già evidenziato dallo stesso
Lucas. Anche se le aspettative sono errate, esse influenzano comunque le scelte
individuali ed i risultati aggregati dell’economia; tali risultati rappresentano il punto
di partenza della successiva evoluzione del sistema economico. In altri termini,
poiché le realizzazioni di ogni periodo dipendono anche da quanto avvenuto nei
periodi precedenti (la cosiddetta path dependency), può accadere che l’errore di
previsione faccia imboccare al sistema economico un sentiero diverso da quello che
sarebbe stato imboccato nell’ipotesi di aspettative corrette.33
32
Tra essi, De Grauwe (2010) che ritiene che gli agenti economici abbiano conoscenze limitate e non
comprendano l’economia nel suo complesso, ma – ognuno di loro – soltanto una piccola parte di essa.
L’idea non è nuova: Hayek (1945) sottolineava come i singoli individui hanno accesso solo ad una
piccola parte delle informazioni necessarie per comprendere il funzionamento del sistema economico; in
un’economia di mercato, proprio il mercato ha il compito di aggregare tutte le varie informazioni.
33
Ad esempio, se l’errore di previsione porta a prendere erronee decisioni di investimento, esse non sono
facilmente reversibili ed hanno effetti economici protratti nel tempo.
25
La NMC e l’inefficacia della politica economica
Capitolo 12
Appendice 12.1
Derivazione dell’equazione [3.3]
Per determinare l’equilibrio macroeconomico della NMC, esprimiamo
innanzitutto la curva della domanda aggregata [3.2] nel reddito, invece che nel tasso di
inflazione
~
Yt = Yt −1 + M t + υ t − π t
[A.1]
e sostituiamo quindi Yt nell’equazione dell’offerta aggregata [3.1], ottenendo
~
[A.2]
π t = π te + α Yt −1 + M t + υt − π t − Yn + ωt
(
)
da cui, risolvendo poi rispetto al tasso di inflazione, si ricava:
1
α
1
~
(αυt + ωt )
[A.3]
πt =
π te +
Yt −1 − Yn + M t +
1+α
1+α
1+α
Nell’equazione [A.3] la variabile endogena – il tasso di inflazione - è funzione delle
sole variabili esogene, dei parametri, della realizzazione dei disturbi casuali e
dell’aspettativa della stessa variabile endogena. Essa rappresenta la forma semi-ridotta
α
1
del modello.34 Ponendo β ≡
, (1 − β ) ≡
, otteniamo:
1+α
1+α
~
[A.4]
π t = (1 − β )π te + β Yt −1 − Yn + M t + (1 − β )(αυt + ωt )
(
(
)
)
Gli agenti economici razionali utilizzano la soluzione [A.4] del modello per calcolare il
tasso di inflazione atteso, dati i valori della variabile ritardata Yt −1 , e delle variabili Yn e
~
M t . L’aspettativa razionale del tasso di inflazione sarà:
[A.5]
[~
(
])
π te = (1 − β )E [π te I t −1 ]+ β E [Yt −1 I t −1 ] − E [Yn I t −1 ] + E M t I t −1 + (1 − β )(αE [υt I t −1 ] + E [ωt I t −1 ])
Tenendo conto che l’aspettativa razionale delle variabili esogene e delle variabili
ritardate è ovviamente pari alle variabili stesse, in quanto i loro valori sono noti e
compresi nell’insieme delle informazioni a disposizione dei soggetti economici,35 che
l’aspettativa razionale dei disturbi white noise è zero, e che l’aspettativa razionale di un
valore atteso è pari al valore atteso stesso,36 l’equazione precedente diventa
~
[A.6]
π te = (1 − β )π te + β Yt −1 − Yn + M te
(
)
che viene risolta per π te :
34
Come già illustrato nel Capitolo 5, un modello è espresso in forma ridotta quando le equazioni sono
scritte in modo che le variabili endogene sono funzione delle sole variabili esogene, dei parametri ed
eventualmente dei valori passati delle stesse variabili endogene (considerati alla stregua delle variabili
esogene, perché ormai noti). La forma semi-ridotta fa riferimento alla forma ridotta in cui sono però
presenti le aspettative delle variabili endogene.
35
Cioè E Yn I t −1 = Yn e E Yt −1 I t −1 = Yt −1 .
[
36
]
[
]
[
]
In termini formali, abbiamo che E π te I t −1 = π te .
26
La NMC e l’inefficacia della politica economica
[A.7]
Capitolo 12
~
π te = Yt −1 − Yn + M te
la quale corrisponde all’equazione [3.3] del testo.
27
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