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Nicole Iordan - Club per Voi

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Nicole Iordan - Club per Voi
cartonato con plancia
IL PRINCIPE
DEL PIACERE
Sono trascorsi sette anni dall’ultima volta che Dare, Marchese di
Wolverton, e Julienne Laurent, umile modista, si sono visti.
Dopo un folle amore, le loro strade si sono divise a causa
dell’infedeltà di lei. Ma quando si diffonde la notizia che
Julienne sta per tornare a Londra in vesti di attrice, Dare capisce
di non averla mai dimenticata. Così una sera si presenta in teatro
e dichiara pubblicamente di voler fare di lei la propria amante.
Julienne raccoglie la sfida: mettere in ginocchio il Marchese di
Wolverton sarà un vero divertimento…
E un irresistibile piacere.
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In copertina:
© 123RF
IL PRINCIPE DEL PIACERE
I
Nicole Iordan
I suoi meravigliosi romanzi carichi di passione hanno
fatto di Nicole Jordan una delle firme più amate.
Fra i suoi titoli pubblicati in esclusiva dal Club,
ricordiamo: Baci proibiti, Estasi, Cos’ è la passione,
Un amore un destino, Gioco di seduzione, Fin dal primo
sguardo, Un amante irresistibile e Romantica maledizione.
I
IL PRINCIPE
DEL PIACERE
i romanzi della passione
NI_Il principe del piacere_797597_ES.indd 1
24/04/12 10.54
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cartonato con plancia
IL PRINCIPE
DEL PIACERE
Sono trascorsi sette anni dall’ultima volta che Dare, Marchese di
Wolverton, e Julienne Laurent, umile modista, si sono visti.
Dopo un folle amore, le loro strade si sono divise a causa
dell’infedeltà di lei. Ma quando si diffonde la notizia che
Julienne sta per tornare a Londra in vesti di attrice, Dare capisce
di non averla mai dimenticata. Così una sera si presenta in teatro
e dichiara pubblicamente di voler fare di lei la propria amante.
Julienne raccoglie la sfida: mettere in ginocchio il Marchese di
Wolverton sarà un vero divertimento…
E un irresistibile piacere.
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In copertina:
© 123RF
IL PRINCIPE DEL PIACERE
I
Nicole Iordan
I suoi meravigliosi romanzi carichi di passione hanno
fatto di Nicole Jordan una delle firme più amate.
Fra i suoi titoli pubblicati in esclusiva dal Club,
ricordiamo: Baci proibiti, Estasi, Cos’ è la passione,
Un amore un destino, Gioco di seduzione, Fin dal primo
sguardo, Un amante irresistibile e Romantica maledizione.
I
IL PRINCIPE
DEL PIACERE
i romanzi della passione
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Prologo
Kent, Inghilterra, agosto 1807
l profumo delle rose permeava il pomeriggio estivo, ma Julienne
Laurent quasi non ci faceva caso, mentre aspettava ansiosa l’arrivo del suo amante. Che cosa poteva trattenerlo?
Con i nervi a fior di pelle, cominciò a camminare su e giù per il
villino, mentre l’ansia cresceva a ogni passo. Quel giorno Dare voleva informare il nonno del loro fidanzamento e lei temeva che l’anziano aristocratico avesse manifestato feroci obiezioni.
Sentendo finalmente un rumore di zoccoli, Julienne si avvicinò alla
finestra aperta per dare un’occhiata fuori. La modesta casetta che
usavano per i loro incontri amorosi sorgeva in mezzo a un frutteto di
ciliegi, appartata dalla strada. Alla vista dello slanciato cavallo e dell’elegante cavaliere, dimenticò per un attimo tutte le preoccupazioni.
Dare. Provò un tuffo al cuore quando lo vide, mentre un fremito
le saliva lungo le gambe. Le sembrava quasi di sentirlo muoversi
dentro di lei…
Julienne arrossì e tentò di soffocare quell’appetito che le suscitava
un senso di vergogna. Si comportava come una sgualdrina quando
c’era di mezzo Dare. Aveva sacrificato la propria innocenza alle sue
esperte arti di seduzione con scandalosa prontezza. Ma quale comune mortale avrebbe potuto resistergli?
Lo guardò balzare a terra con un agile salto e incamminarsi deciso lungo il vialetto attraverso il roseto lussureggiante. I suoi movimenti erano un misto di levigata eleganza e rude virilità in grado di
risvegliare tutti i suoi istinti femminili, mentre la sua bellezza le to-
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glieva letteralmente il fiato. Con il suo fisico slanciato e aristocratico,
i capelli chiari che scintillavano dorati al sole, era dotato di una bellezza di grande effetto.
Ma era stato il suo fascino vergognoso e la sua mente acuta a conquistare il suo cuore, piuttosto che il suo aspetto irresistibile o il suo
titolo nobiliare. Anche il suo magnetismo era fenomenale. C’era
una nota indomita in lui, una imprevedibilità che lo rendeva pericolosamente eccitante. Pure il nome, abbreviazione del suo secondo nome, Adair, gli calzava a pennello. Era chiamato così dagli
amici perché era sempre pronto a dare tutto se stesso in qualsiasi
circostanza.
Compreso con lei. L’aveva sfinita con instancabile persistenza.
Nonostante gli scrupoli e la diffidenza, lei aveva messo a repentaglio il cuore e aveva trovato l’amore tra le braccia di un subdolo libertino al quale un tempo aveva giurato di resistere.
La porta si spalancò e Jeremy Adair North, Conte di Clune, comparve sulla soglia, i suoi vivaci occhi verdi che scrutavano impazienti
il piccolo vano. Quando il suo sguardo si posò su di lei, il lampo di
passione delle loro profondità di smeraldo fu inequivocabile.
«Ti sono mancato?» domandò la sua voce bassa a sfiorarla come
velluto.
«Tantissimo.»
«Bene.»
Con tre falcate attraversò la stanza e l’abbracciò. Solo allora Julienne riconobbe la tensione che ardeva in lui. Vide il fuoco della
collera nei suoi occhi, lo avvertì nel suo tocco.
«Dare, che cosa…» cominciò lei, ma lui la interruppe.
«Non voglio parlarne.»
Lei si abbandonò tra le sue braccia, premendosi contro di lui. Le
sue mani le afferrarono i capelli mentre le sue labbra si avventavano
su quelle di lei.
Il suo impeto la colse di sorpresa. Di solito era un amante incredibilmente tenero che la faceva sentire ammirata e adorata. Eppure
la sua fame feroce suscitò un’analoga reazione in lei. Travolta dalla
vertigine della passione, dimenticò tutte le domande e si abbandonò
al suo ardente abbraccio.
Pochi istanti dopo, il suo bacio appassionato terminò ed egli rivolse le proprie attenzioni al corpo di lei. Non indossava il busto e
gli fu facile liberare i seni dal morbido corsetto di mussola. La sua
bocca rovente le succhiò i capezzoli con forza, mentre la sospingeva
all’indietro contro la porta.
Julienne ansimò, travolta da deliziose sensazioni. Senza altri preliminari, le sollevò la gonna e infilò le dita avide tra le cosce. Lei era
già bagnata.
Lo udì emettere un gemito di approvazione, poi sentì il suo sussurro arrochito, «Dio, quanto ti desidero.»
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Si aprì la patta dei pantaloni, incapace di resistere più a lungo. La
penetrò con forza e slancio; il suo corpo tremò per la forza dell’impatto. Non aveva mai dimostrato una tale urgenza primitiva, eppure
lei non protestò. Gemette di soddisfazione quando lui la riempì, eccitata oltremisura.
Lui la prese contro la porta, spingendosi dentro di lei con l’irrefrenabile forza dell’accoppiamento. Il suo appetito sessuale era
quasi frenetico, il suo fervore travolgente. Lei si avvinghiò a lui, cercando di lenire la violenza del suo desiderio, la nuda intensità del
suo bisogno, ma poi lei stessa fu catturata dall’ondata di calore, dalla
febbre bruciante. Si aggrappò a lui ansimando, i fianchi che si muovevano mentre si sforzava di accoglierlo ancora più in profondità
dentro di sé.
Lui venne in fretta. Lei avvertì i brividi che lo squassavano subito
prima che la stessa esplosione si impossessasse anche di lei. Lanciò
un grido arrochito mentre stramazzava contro di lui.
Una volta calmati gli ardori dell’amplesso, si rese conto che Dare
si era abbandonato contro di lei e la teneva bloccata contro la porta
con il proprio corpo. Aveva ancora il fiato corto e teneva la faccia
nascosta nell’incavo del suo collo.
«Mia incantevole gemma», le chiese con voce roca. «Ti ho fatto
male?»
«No», mentì lei ignorando la protesta delle sue parti femminili,
soddisfatta di assaporare i postumi della sua squisita violenza.
Alla fine lui si staccò. La prese tra le braccia e la portò fino al letto
nella stanza adiacente, dove la spogliò con le sue abituali attenzioni.
Quando anche lui fu nudo, si distese accanto lei e la prese tra le
braccia, poi chiuse gli occhi.
Per un po’ tra loro regnò il silenzio.
Julienne ardeva dal desiderio di sapere che cosa avesse scatenato
in lui quel malumore, ma non osava chiedergli se avesse parlato con
suo nonno. Alla fine però non riuscì più a resistere all’incertezza.
«Che cosa ha detto?»
Il silenzio deciso di Dare la avvilì. Il Marchese di Wolverton evidentemente non voleva che il suo unico nipote ed erede sposasse
una rifugiata francese, anche se con un pedigree di ottimo livello,
quasi pari al loro. Lei era ancora considerata una straniera da molti,
anche se viveva in Inghilterra dall’età di quattro anni.
Julienne si sollevò su un gomito per avere agio di fissare il volto
di Dare. La ruga tra i suoi occhi le disse molto più di qualunque parola. «Tuo nonno ha rifiutato di accettarmi come tua sposa, giusto?»
«Lui non ha voce in capitolo in questo», rispose Dare tetro.
Lei cercò di farsi forza per superare il senso di vuoto che si era
aperto nel suo petto. Era di nobili origini, figlia del defunto Compte de Folmont, caduto vittima della ghigliottina durante l’epoca del
Terrore in Francia. Ma era proprietaria di un negozio di cappelli, e
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l’odore del commercio che le era rimasto attaccato rendeva vana
qualunque sua aspirazione aristocratica. Tuttavia non aveva mai rimpianto come in quel momento i perduti diritti di nascita.
«Non riconoscerà il nostro matrimonio», disse lei in tono avvilito.
Dare strinse la mascella. «Ciò che desidera mio nonno per me
non significa niente.» Si sollevò e le prese dolcemente il viso tra le
mani, mentre la scrutava con i suoi occhi verdi. «Voglio che scappiamo insieme, Julienne.»
«Scappare insieme?» ripeté lei dubbiosa.
«Sì, scappare... andare altre confine... fuggire a Gretna. Il confine
scozzese è solo a tre giorni di viaggio da qui e potremmo essere sposati tra tre giorni.»
«Dare...»
«Se mi ami, verrai con me. Mi ami, mia preziosa gemma?»
L’amore che provava per lui era come un dolore dentro di lei. Tuttavia era sconvolta all’idea di ciò che poteva accadere tra Dare e suo
nonno, che in pratica era l’unica famiglia che gli restava. «Certo che
ti amo. Il mio cuore è tuo. Ma sposarci di nascosto... è un passo così
irrevocabile. Tuo nonno sarà ancora più arrabbiato se commettiamo
un gesto così avventato, non credi?»
«Immagino di sì», ribatté Dare.
«Forse sarebbe meglio dargli il tempo di abituarsi all’idea del nostro matrimonio.»
La sua risata priva di gioia le fece capire quanto fosse improbabile tale proposta. Lui scrollò la testa. «Smettila di preoccuparti
tanto per il mio dannato nonno.»
«Non è tuo nonno a preoccuparmi», ribatté Julienne, cercando
accuratamente le parole. «Sei tu, Dare. Se scappiamo a sposarci di
nascosto, un giorno potresti pentirtene. Potresti perfino arrivare a
disprezzarmi.»
Lui la guardò negli occhi, intensamente, quasi una tacita sfida.
«Questo non accadrà mai.» Rotolò su di lei e la bloccò con il proprio corpo. «So ciò che voglio, Julienne, e sei tu come mia moglie.
Per sempre. Niente potrebbe mai cambiare quello che provo per
te.»
Nonostante questa accorata dichiarazione, Julienne fu percorsa
da un improvviso brivido. Non riusciva a scacciare il presentimento
che la loro felicità non sarebbe durata.
Però preferì chiudere gli occhi e abbandonarsi all’abbraccio di
Dare, sperando con tutto il cuore che egli non dovesse mai avere
motivo di sciogliere quell’appassionato giuramento.
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Capitolo 1
Londra, marzo 1814
a luce tremolante del fuoco gettava un alone dorato sul corpo
nudo di Dare, in piedi davanti al camino, ma nessun fuoco era
in grado di scaldare il freddo che provava nel cuore. Nella sua
mente si rincorrevano i pensieri sulla bella incantatrice che lo aveva
tradito, mentre fissava il volantino che annunciava l’ultima rappresentazione al Drury Lane Theatre.
Julienne Laurent.
Non aveva bisogno del ritratto dell’attrice per ricordarne i tratti,
perché tutto di lei era impresso a fuoco nella sua memoria. Fu assalito da immagini di lei: il suo magnifico corpo inarcato nella passione.
Le membra slanciate avvinghiate a lui. I capelli fluenti come un
manto di fuoco intorno alle sue spalle. La pelle perfetta e bianchissima simile a porcellana. La sua risata, il suo sorriso. Il suo spirito arguto. Gli occhi intensi e luminosi con la loro incredibile sensualità...
Era tutto fissato nella sua memoria con una chiarezza e un nitore
ancora perfetti.
«Che sciocco sei stato», mormorò con voce arrochita nel silenzio
della camera da letto.
Dare strinse la mandibola, turbato dal fatto che l’improvvisa comparsa di Julienne a Londra avesse risvegliato emozioni che credeva
morte da tempo. Era convinto di averla dimenticata da anni. Di essersi liberato dai ricordi che lo tormentavano, dai rimpianti e dalla
solitudine che lo perseguitava.
Tuttavia, il feroce dolore che lo trafisse in quel momento gli fece
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comprendere che non si era ancora ripreso dal suo dirompente incontro con Julienne. Evidentemente il vecchio adagio era vero: il
primo amore non si scorda mai.
Non avrebbe voluto perdere il cuore per lei. All’epoca era stato
giovane e impetuoso e pieno di sé, fermamente convinto del proprio
potere di seduzione. Ma la ragazza che si era messo in mente di conquistare era diventata la donna che gli aveva insegnato l’amore. E il
tradimento.
La prima volta che aveva posato gli occhi sulla bella immigrata
francese, Dare aveva capito di desiderarla. Era giunto nel Kent in
giugno per il matrimonio di un cugino e si era stabilito a Wolverton
Hall, la tenuta del nonno nei pressi del porticciolo di Whitstable,
dove Julienne aveva il suo negozio di cappelli. C’era rimasto tutta
l’estate, impegnato a corteggiarla.
Era rimasto sorpreso da quella intensa attrazione. Aveva avuto
dozzine di donne altrettanto affascinanti, numerose storie che non
avevano mai scalfito il suo cuore. L’amore, per lui, non era mai stato
così violento e urgente come con Julienne.
L’aveva desiderata ben oltre la normale infatuazione o l’occasionale passione. Voleva possederla, e in cambio darle tutto. Il proprio
cuore, il proprio corpo, la propria anima.
All’epoca non sapeva che mentire le risultava facile come respirare.
Fu assalito dagli amari ricordi di lei, concentrati sul loro ultimo,
scioccante incontro... lo sguardo sgomento di Julienne per essere
stata scoperta tra le braccia di un altro amante; l’angoscia di lui
quando aveva compreso la profondità di quel tradimento. Finché
non l’aveva visto con i propri occhi, finché non aveva sentito Julienne ammettere la propria colpa, non aveva voluto crederci.
Dare accarezzò involontariamente il ritratto con la punta delle
dita. Il nonno aveva dichiarato che lei era l’amante del Conte di
Ivers, ma lui gli aveva riso in faccia. Dopo essersi allontanato impetuosamente alla fine dell’ennesimo violento litigio con il marchese,
Dare aveva cercato Julienne alla bottega, e qui l’aveva sorpresa con
Ivers.
Quando Ivers aveva rivelato che erano amanti da lungo tempo,
sul viso di lei era comparso soltanto un fugace lampo di pentimento,
e nessun rimorso quando lei aveva bruscamente troncato il loro fidanzamento.
La sua semplice dichiarazione aveva straziato il cuore di Dare. Il
suo atteggiamento di virginale innocenza era stato una finzione fin
dal principio, ora se ne rendeva conto. L’amore che aveva dichiarato
per lui solo un inganno.
Era riuscito a ricomporre i pezzi solo in un secondo tempo, comprendendo fino in fondo di essere stato preso in giro: Julienne desiderava ricchezze ben maggiori di quelle che lui avrebbe potuto of-
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frirle se il nonno lo avesse diseredato. Esisteva persino la possibilità
che avesse organizzato di sposarlo fin dal principio e che poi ci
avesse ripensato, quando l’ira del nonno aveva messo in discussione
l’eredità. Forse aveva persino progettato di spartirsi il bottino con
l’amante…
Quel ricordo affilato come un rasoio lo trafisse come una pugnalata.
Certo, doveva ammettere di essere stato contento di aver scoperto
la verità su di lei prima di gettare al vento il proprio futuro.
“Una arrampicatrice senza scrupoli”, l’aveva definita il nonno,
ma Dare non lo aveva ascoltato. Stupidamente si era fatto convincere dal suo aspetto virtuoso, aveva creduto che lei potesse essergli
fedele. Avrebbe dovuto capirlo prima. Del resto, anche la madre di
lui aveva avuto un numero imprecisato di amanti, gettando nel ridicolo il concetto di fedeltà. Lui aveva creduto che Julienne fosse
di un’altra pasta, ma lei lo aveva ingannato in maniera così perfetta
da non fargli sospettare niente, finché non lo aveva pugnalato alle
spalle.
Dare imprecò nuovamente sottovoce. Julienne aveva giurato di
amarlo e venerarlo, invece aveva distrutto quelle promesse con la
menzogna e il tradimento.
Chissà se ora rimpiangeva la decisione presa. Alla fine, lui aveva
ereditato il titolo di Marchese di Wolverton insieme alla vasta fortuna di famiglia, quando l’odiato nonno era morto, l’anno precedente.
Certo un’attesa di quasi un decennio sarebbe stata un periodo
troppo lungo per una incallita cacciatrice di dote. A quanto pareva,
nel frattempo si era data da fare calcando le scene con grande successo.
E senza dubbio coltivando altri amanti. Quel giorno Dare l’aveva
rivista al parco per la prima volta, mentre intratteneva uno stuolo di
pretendenti infatuati.
Quella vista lo aveva scosso profondamente, perché fino a due
giorni prima non aveva neppure saputo che fosse tornata a Londra.
Era stato fuori città per parecchie settimane, in missione, prima al
Nord e poi in Irlanda. Al suo ritorno aveva scoperto che Julienne
Laurent era l’attrazione del momento, corteggiata da una moltitudine di giovani rampolli di belle speranze. Era stata definita la nuova
gemma più brillante di Londra. Si diceva che tutti gli uomini volessero l’affascinante attrice come amante.
Nascondendo l’improvviso dolore che gli aveva tolto il respiro
quando l’aveva vista, Dare aveva riportato la propria attenzione alla
sua accompagnatrice, Lady Dunleith. Pochi momenti prima, l’incantevole vedova gli aveva rivolto un cenno dalla carrozza mentre lui attraversava a cavallo la folla radunatasi a Hyde Park come di consueto all’ora del passeggio.
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Quando si era informato con Lady Dunleith sull’ultima novità
della stagione, lei lo aveva allegramente aggiornato.
«Miss Laurent? Credo venga da York. È molto famosa, ma se lo
merita. Canta come un angelo ed è un’attrice di grande talento.
Forse non ha la classe di Mrs. Siddons, ma Edmund Kean in persona ha elogiato la sua ultima prova teatrale, quando ha interpretato
il ruolo di Desdemona nel suo Otello.»
Dare strinse la bocca. Era perfettamente d’accordo nel ritenere
Miss Laurent un’ottima attrice, anche se doveva ancora vederla sulla
scena. Durante la loro appassionata estate insieme, non aveva sospettato mai, neppure una volta, che quelle stesse dolci labbra che
gli avevano promesso amore lo avrebbero tradito con tanta crudeltà.
Lady Dunleith lo guardò divertita. «Se anche voi avete in mente
di corteggiarla, mio caro, vi consiglierei di ripensarci. Ho sentito che
è piuttosto freddina come amante.»
Dare non sapeva se la bella vedova fosse spinta a parlare così per
gelosia oppure per il caritatevole desiderio di risparmiargli un inutile sforzo. Però avrebbe potuto attestarle che si sbagliava; Julienne
Laurent era fredda come un tizzone ardente.
«In ogni caso», aggiunse Lady Dunleith in tono divertito, «Miss
Laurent ha annunciato che non sceglierà il suo protettore fino al termine della stagione. Già fioccano le scommesse per capire chi riuscirà a conquistarla.»
Di sicuro il prescelto avrebbe avuto tasche ben fornite, si disse
Dare pieno di risentimento. Le attrici spesso arrotondavano i magri
guadagni trovando ricchi patrocinatori, ma lui sapeva per dolorosa
esperienza personale che la mercenaria mademoiselle Laurent si sarebbe accontentata solo del più ricco pretendente.
La sua attenzione, tuttavia, fu catturata dal gentiluomo che stava
reclamando in quel preciso momento le attenzioni della gemma. Il
Visconte Riddingham, evidentemente, si era guadagnato il privilegio
di accompagnare Miss Laurent con il proprio calesse. Si erano fermati ed erano circondati da una mezza dozzina di ammiratori a cavallo…
«Tesoro…»
Una voce assonnata riportò bruscamente Dare al presente. Alle
sue spalle Lady Dunleith lo chiamò di nuovo. «Perché non torni a
letto?»
Con una smorfia contrariata per quell’intrusione, Dare si rese
conto all’improvviso di avere la pelle d’oca su tutto il corpo. Il
freddo della camera da letto gli ricordò come la lingua batte su un
dente dolorante, che era nudo, che aveva lasciato un caldo letto per
esaminare il volantino con il ritratto della sua ex amante.
Era lo stesso dolore che lo aveva spinto ad accompagnare a casa
la vedova Dunleith e a trascorrere la serata a soddisfare i suoi desideri carnali. Egli, tuttavia, aveva agito in maniera del tutto mecca-
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nica, con prestazioni dovute solo alla pratica. Il suo desiderio quella
notte era stato decisamente artefatto; un tentativo di esorcizzare la
passione irrequieta e i dolorosi ricordi di un’altra donna.
Da quando Julienne Laurent aveva straziato il suo cuore, Dare
aveva tentato in tutti i modi di esorcizzare il dolore. Subito dopo la
fine del suo fidanzamento, era tornato a Londra e si era tuffato a capofitto nel libertinaggio più sfrenato, diventando addirittura il capo
della Lega dell’Inferno, un famigerato club di impenitenti libertini.
Le sue imprese oltraggiose e la tenace ricerca della gratificazione
erotica avevano aggiunto nuovo fascino alla sua già nota reputazione, facendogli guadagnare il soprannome di Principe del Piacere.
Dare detestava ammettere persino con se stesso che la sua promiscuità era stata soltanto un mezzo per affogare il dolore, per mascherare il vuoto nella sua vita. Notte dopo notte cercava di perdersi in
un caldo corpo femminile per scacciare i ricordi di Julienne in un
eccesso di piacere sensuale.
Eppure, anche mentre era affondato in una donna, legato lei nel
modo più intimo possibile, si sentiva solo. Peggio, non riusciva a
smettere di desiderare il sapore di un altro corpo. Julienne continuava a tentarlo, a ossessionarlo.
Che andasse all’inferno.
Rivederla quel pomeriggio aveva riaperto la ferita che lei gli aveva
inflitto e che non era mai guarita del tutto. Lui non l’aveva ancora
dimenticata. Nonostante il tempo passato, il suo cuore si rifiutava
testardamente di abbandonare la sua ossessione.
«Dare?» lo implorò la vedova, stavolta con una nota di impazienza.
«Perdonami, tesoro», si sforzò di rispondere lui.
Appallottolò il volantino nel pugno, trattenendosi dal gettarlo nel
fuoco. C’era uno spettacolo in programma per la sera successiva,
con protagonista la celebre Julienne Laurent. Lui però doveva ancora decidere se andarci.
Avrebbe fatto meglio a tenersi il più lontano possibile da lei, si
disse. Sapeva quanto poteva essere letale. Non avrebbe mai permesso a se stesso di rendersi di nuovo vulnerabile. Si era impegnato
molto a fondo per non sentirsi di nuovo così afflitto. Tuttavia, nella
sua mente andava prendendo forma un certo progetto...
Assalito improvvisamente da un irrefrenabile bisogno di agire,
girò la testa e disse, «Purtroppo devo andare, Louisa.»
«Adesso? Ma è così tardi.»
«Non è ancora mezzanotte.»
Si rivestì in silenzio, ignorando per il momento il broncio della
voluttuosa dama nuda sul letto. Poi le andò accanto e sfoderò tutto
il proprio fascino per ottenere il suo perdono, baciandola con passione ma sfuggendo alle sue richieste di tornare presto.
Quando scese di sotto, si rese conto che la servitù s’era già riti-
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