Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la
by user
Comments
Transcript
Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la
Il processo di protezione e inclusione sociale a livello comunitario ISSN 1830-5423 Risultati degli studi sulle politiche – 10 Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile Nell’Unione europea (UE), il 19 % dei bambini è a rischio di povertà. In alcuni paesi, più di un bambino su quattro è sottoposto a privazioni e situazioni di povertà, e in quasi tutti i paesi il loro rischio di povertà è superiore a quello del resto della popolazione. I bambini che crescono in condizioni di povertà ed esclusione sociale hanno minori probabilità, rispetto agli altri bambini, di ottenere buoni risultati scolastici, godere di buona salute o trovare, successivamente, un buon lavoro. Possono entrare nel circolo vizioso dell’esclusione sociale che, alla fine, tramanda il problema da una generazione all’altra. È per questi motivi che l’UE e i suoi Stati membri stanno mettendo fra le massime priorità la lotta contro la povertà infantile. Ai primi del 2006, il Consiglio europeo di primavera si è impegnato ad «adottare le misure necessarie per ridurre in modo rapido e significativo la povertà infantile, offrendo a tutti i bambini pari opportunità a prescindere dal loro ambiente sociale». Nel 2008, il comitato per la protezione sociale (1) ha pubblicato una relazione (2) sulla povertà infantile nella quale ha fornito una diagnosi delle cause principali della povertà infantile in ciascun paese. La relazione indica altresì 15 raccomandazioni per migliorare il monitoraggio e la valutazione delle situazioni di povertà e benessere dei bambini. Perché abbiamo la povertà infantile Tendenza nella povertà infantile Quasi il 25 % dei 78 milioni di cittadini UE che vivono al di sotto della soglia di povertà sono bambini. Al 2005, il 19 % della popolazione fra gli 0 e i 17 anni era a rischio di povertà in 27 Stati membri dell’UE, a fronte di un 16 % relativo alla popolazione complessiva. In quasi tutti i paesi UE, i bambini corrono pertanto un rischio di povertà maggiore rispetto alle altre fasce di popolazione. Nel periodo dal 1996 al 2001, la povertà infantile è rimasta stabile sul 19-20 % (dati relativi all’UE-15) mentre si registrava una diminuzione per la popolazione complessiva (dal 17 % al 15 %). Da una relazione dell’OCSE emerge che, dal 1995 al 2005, la povertà infantile è stata ridotta solamente in Austria, Regno Unito, Spagna e Ungheria (3). (1) Il comitato per la protezione sociale è formato da un gruppo di funzionari di alto livello istituito nel 2000 come strumento per agevolare la cooperazione fra la Commissione europea e gli Stati membri in merito alla modernizzazione e al miglioramento dei sistemi di protezione sociale. (2) « Child Poverty and Well-being in the EU: Current Status and Way Forward», Lussemburgo, Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 2008. (3) «What works best in reducing child poverty?», OCSE, 2007. Commissione europea Come si misura la povertà L’UE adotta la seguente definizione relativa di povertà: «la parte di persone con un reddito disponibile inferiore al 60 % della media nazionale». La povertà infantile è minore in Danimarca e Finlandia (entrambe con un 10 % di bambini a rischio di povertà). In quasi la metà dei paesi UE, tuttavia, i dati per i bambini a rischio di povertà sono superiori al 20 %, e raggiungono il 25 % in Romania, il 27 % in Lettonia e il 29 % in Polonia. Solamente pochi paesi possono vantare tassi di povertà infantile equivalenti o inferiori a quelli della povertà in generale: Belgio, Danimarca, Germania, Cipro, Slovenia e Finlandia. Nell’UE, gli standard di vita dei bambini «poveri» variano sensibilmente. In 11 dei 15 «vecchi» Stati membri, il reddito mensile al di sotto del quale si ritiene che una famiglia con 2 adulti e 2 bambini sia a rischio di povertà va da 1 500 a 2 400 euro, mentre è inferiore a 500 euro in 9 dei 12 «nuovi» Stati membri. La differenza rimane sostanziale persino se adeguata alla disparità di condizioni di vita: in Lussemburgo la soglia di reddito è di 3 000 euro, dodici volte più alta dei 250 euro della Romania, ossia il paese con la soglia di reddito più bassa. Percentuali a rischio di povertà di bambini (0-17) e popolazione complessiva, 2006 30 % della popolazione interessata 25 20 15 10 5 0 Bambini (0-17) Totale EU-25 DK FI CY DE SI FR NL BE AT SE BG CZ SK MT EE LU PT IE EL ES UK IT LT RO HU LV PL Fonte: EU-SILC (2006); anno di reddito 2005; tranne Regno Unito (UK) (anno di reddito 2006) e Irlanda (IE) (periodo di riferimento mobile del reddito 2005/2006); Bulgaria (BG): indagine nazionale 2006 sui bilanci di famiglia. 2 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile I principali fattori determinanti della povertà infantile: caratteristiche della famiglia, situazione dei genitori sul mercato del lavoro, efficacia degli interventi del governo Caratteristiche della famiglia: sono principalmente a rischio i bambini che vivono in famiglie numerose o monoparentali. Le dimensioni, la composizione e le caratteristiche (età, livello d’istruzione dei genitori) della famiglia in cui cresce un bambino influiscono sulla situazione economica del bambino. I bambini in famiglie monoparentali o numerose tendono a correre maggiori rischi di povertà. Nell’UE, il 22 % dei bambini poveri vive in famiglie con un solo genitore, e il 25 % in famiglie numerose. Il 13 % dei bambini dell’UE vive con un solo genitore, e di questi 1 su 3 è a rischio di povertà. Nel 90 % dei casi, il genitore è la madre, ma le cause principali che determinano questa situazione (nascita al di fuori del vincolo matrimoniale, separazione) variano da paese a paese. Oltre il 20 % dei bambini vive in famiglie di tre figli o più, e corre mediamente il rischio di povertà nel 25 % dei casi. Le famiglie numerose sono meno comuni nei paesi meridionali e in alcuni paesi orientali, come Grecia, Spagna e Slovenia, ma in questi paesi tende a essere maggiore (circa il 30 %) il rischio di povertà per i bambini che vivono in questa tipologia di famiglie. Nel Benelux e nei paesi nordici si ha un’opposta tendenza: le famiglie numerose sono più comuni (26-33 % del totale) ma il rischio di povertà è inferiore. Anche i bambini che crescono in famiglie di migranti o minoranze incontrano più difficoltà degli altri bambini, e lo stesso succede se uno o entrambi i genitori sono portatori di un’inabilità o fanno abuso di narcotici. Età e istruzione: I bambini con genitori di età inferiore a 30 anni corrono un rischio di povertà molto più alto di quelli che vivono con genitori più anziani: il 27 % quando la madre ha meno di 30 anni, a fronte del 19 % se l’età della madre è compresa fra 30 e 39 e del 16 % se ha 40-49 anni. Il motivo è che i genitori giovani tendono a guadagnare di meno: il reddito da lavoro aumenta notevolmente con il progredire dell’età, fino ai 55 anni circa. Inoltre, i giovani subiscono più frequentemente situazioni di disoccupazione. Anche il livello di istruzione dei genitori determina il rischio, poiché incide sulla situazione dei genitori sul mercato del lavoro, sul loro reddito e sulle possibilità dei bambini di riuscire a scuola. Nessuno dei genitori del 30 % dei bambini poveri ha raggiunto un livello di istruzione secondaria (a fronte del 16 % relativo a tutti i bambini). La percentuale di bambini con genitori scarsamente qualificati va da poco meno del 10 % in quasi la metà degli Stati membri fino al 65 % di Malta e Portogallo. Da ultimo, e questo vale per tutte le famiglie, la capacità di vivere in maniera indipendente dipende dall’accesso al mercato del lavoro (e cioè di guadagnare dal proprio lavoro), dall’accessibilità degli alloggi, dai trasferimenti sociali e da servizi quali la custodia dei bambini. Situazione occupazionale: Il reddito da lavoro è di norma la principale fonte di entrate per le famiglie. Pertanto, la situazione occupazionale dei genitori è un importante fattore determinante della povertà. La disoccupazione rappresenta il principale rischio di povertà (62 %) per le famiglie con figli, quando uno o entrambi i genitori sono senza lavoro. Quasi il 10 % di tutti i bambini nell’UE-25 vive in famiglie nelle quali nessun adulto ha un lavoro. Questa situazione non è migliorata quasi per nulla, dal 2000, nonostante un generale miglioramento dei mercati del lavoro europei. La disoccupazione colpisce maggiormente i nuclei monoparentali a causa delle maggiori difficoltà a conciliare il lavoro con la vita familiare. Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 3 Il rischio di povertà, però, non risparmia nemmeno i bambini i cui genitori lavorano. Il 13 % dei bambini vive in famiglie con genitori che hanno un lavoro eppure non riescono a guadagnare a sufficienza per rimanere al di sopra della soglia di povertà. Questa percentuale di povertà «pur lavorando», supera addirittura il 20 % in Spagna, Polonia e Portogallo. La capacità dei genitori di ricavare un reddito adeguato dal lavoro dipende dal livello dei guadagni e dal tempo dedicato al lavoro: lavoro per uno o entrambi i genitori, tempo pieno o parziale, continuità durante l’anno o interruzioni lavorative. La povertà nell’occupazione deriva da lacune del mercato del lavoro come i posti di lavoro precari, basse remunerazioni e lavoro part-time involontario, nonché da particolari strutture familiari (per esempio, numero insufficiente di adulti che lavorano in relazione al numero delle persone a carico). Nelle famiglie in cui lavorano entrambi i genitori, il rischio di povertà scende al 7 % (media UE). Le famiglie in cui guadagna una sola persona (che siano monoparentali o con entrambi i genitori) sono più esposte al rischio di povertà. Il modello con due persone che guadagnano è prevalente per i due terzi dei bambini nell’UE. In media, nell’UE, un genitore che lavora part-time non aumenta il rischio di povertà dei bambini che vivono con entrambi i genitori. L’impatto del lavoro part-time sul reddito familiare dipende dal livello delle qualifiche, dal numero di ore lavorate e dall’accessibilità a servizi di custodia dei bambini e di altri servizi di sostegno per i genitori. Nei paesi che spendono di più per le prestazioni sociali (ad esclusione delle pensioni) si ha una tendenza a percentuali inferiori di povertà infantile (con l’eccezione di Cipro e Slovenia) e viceversa. Mediamente, nell’UE, i trasferimenti sociali attenuano del 44 % la povertà infantile. Le prestazioni mirate specificamente ai bambini hanno il massimo impatto sulla povertà infantile. In Germania, Cipro, Austria e Finlandia, i benefici per le famiglie riducono di un terzo, o più, il rischio di povertà dei bambini. Le differenze nei risultati finali di povertà infantile, tuttavia, derivano in parte dai livelli estremamente diversi di rischio di povertà legata al reddito di mercato e, di conseguenza, dipendono dall’incidenza della disoccupazione e della povertà nell’occupazione in tali paesi. La fornitura di servizi affidabili per la custodia dei bambini è importantissima per migliorare la situazione occupazionale delle famiglie. Anche in questo caso la situazione differisce sensibilmente all’interno dell’UE, soprattutto per i bambini di età inferiore a 2 anni. Per chi percepisce redditi bassi, i costi dell’assistenza all’infanzia sono un onere notevole, sia per il secondo percettore di reddito sia per un genitore single che inizia a lavorare. Prestazioni degli Stati membri Gli Stati membri dell’UE sono stati sottoposti a valutazione in base alle performance nella lotta contro la povertà infantile nell’insieme e riguardo ai suoi tre principali fattori: vita in famiglie con adulti disoccupati, vita in famiglie a rischio di povertà nell’occupazione, impatto dei trasferimenti sociali sulla povertà infantile. Intervento dei governi Il sostegno dei governi ha una funzione importante per contrastare la povertà infantile. Un’ampia gamma di provvedimenti governativi influisce sul tenore di vita delle famiglie con figli. I sistemi fiscali e di benefici sostengono direttamente il reddito delle famiglie, per esempio garantendo un reddito minimo a quelle prive di occupazione retribuita (indennità di disoccupazione, assistenza sociale, assegni per assistenza a disabili) o integrando il reddito di tutte le famiglie con figli, a prescindere dalla situazione occupazionale. Sono importanti anche le politiche in materia di istruzione (istruzione scolastica gratuita in età precoce, lunghezza della giornata scolastica), salute (accesso a servizi gratuiti per i bambini), alloggio e servizi di custodia dei bambini. 4 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile GRUPPO D GRUPPO C GRUPPO B GRUPPO A Tabella 1 : Risultati relativi dei paesi in merito al rischio di povertà infantile e ai principali fattori determinanti di tale rischio Risultati del rischio di povertà infantile Disoccupazione: bambini che vivono in famiglie con adulti senza lavoro Povertà nell’occupazione: bambini che vivono in famiglie nelle quali vi sono lavoratori poveri Impatto dei trasferimenti sociali (prestazioni monetarie escluse pensioni) sulla povertà infantile AT + + ++ ++ CY +++ + +++ + DK +++ + +++ ++ FI +++ ++ +++ +++ NL + + + + SE + (++) ++ ++ SI ++ +++ +++ ++ BE + -- +++ + CZ - -- + + DE ++ -- +++ +++ EE -- -- + - FR ++ - ++ ++ IE - --- + + SK - --- + + HU --- --- - + MT - -- -- - UK -- --- -- + EL -- +++ -- --- ES --- + --- --- IT --- ++ --- -- LT --- + -- -- LU -- +++ -- + LV --- - -- -- PL --- - -- -- PT -- + -- -- Fonte: Relazione del CPS su povertà e benessere dei bambini; dati aggiornati al 2006 (LU escluso dall’analisi). I paesi sono stati raggruppati in funzione delle principali difficoltà che si trovano ad affrontare (riguardo alle quali presentano il punteggio «-» più elevato). Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 5 Come ottenere i migliori risultati nella lotta contro la povertà infantile La povertà infantile è il risultato di complesse interazioni fra disoccupazione, povertà nell’occupazione e impatto dei trasferimenti. I paesi che ottengono i migliori risultati sono quelli che hanno le migliori prestazioni su tutti i fronti, grazie a una combinazione di strategie tese a facilitare l’accesso all’occupazione e a servizi abilitanti ( per esempio, assistenza all’infanzia) con sostegno al reddito. Gruppo A: comprende Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Slovenia, Paesi Bassi e Svezia. Questi paesi hanno basse percentuali di povertà infantile grazie a una combinazione di buone prestazioni sul mercato del lavoro da parte dei genitori e di efficaci strategie per i trasferimenti sociali. I paesi nordici hanno ottenuto questi risultati nonostante un’elevata percentuale di famiglie monoparentali: in questo caso sono stati fondamentali i servizi di custodia dei bambini. A Cipro, i trasferimenti sociali sono scarsi, ma l’effetto negativo è attenuato da forti strutture familiari. Gruppo B: Belgio, Repubblica ceca, Germania, Estonia, Francia, Irlanda e Repubblica slovacca, che compongono questo gruppo, hanno ottenuto risultati abbastanza buoni, al di sotto della media del rischio di povertà. La preoccupazione principale, in questi paesi, è l’elevato numero di bambini che vivono in famiglie con adulti disoccupati, situazione che interessa almeno l’8 % dei bambini. Per contro, le famiglie con adulti che lavorano presentano livelli di povertà inferiori a quelli degli altri paesi UE. Germania e Francia sono riuscite a limitare il rischio di povertà infantile grazie a trasferimenti sociali efficaci e relativamente elevati, ma tutti i paesi del gruppo B devono migliorare l’accesso all’occupazione. Gruppo C: i paesi di questo gruppo, Malta, Regno Unito e Ungheria, hanno ottenuto risultati nella media, o appena al di sotto, dovuti a elevati livelli di disoccupazione o di povertà nell’occupazione presso i genitori. Nel Regno Unito, la disoccupazione riguarda essenzialmente i genitori single, mentre negli altri paesi colpisce soprattutto le coppie con figli. I problemi principali sono la scarsa intensità del lavoro (per esempio, lavoro part-time) e le basse retribuzioni. Nel Re- gno Unito e in Ungheria si cerca di attenuare parte del rischio mediante benefici sociali, mentre a Malta sono le forti strutture familiari a tutelare i bambini. Gruppo D: Grecia, Italia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Spagna registrano livelli relativamente alti di povertà infantile. Un numero basso di bambini vive in famiglie con adulti disoccupati, ma vi sono altissime percentuali di lavoratori poveri nelle famiglie. I principali fattori di questa povertà nell’occupazione, in questi paesi, sono la scarsa intensità del lavoro e la bassa retribuzione. Anche il livello e l’efficienza della spesa sociale sono scarsi, fra i più bassi nell’UE. Le strutture familiari e la solidarietà intergenerazionale svolgono un ruolo essenziale nell’attenuare questi effetti negativi. L’approccio di maggior successo La povertà infantile — e i provvedimenti per attenuarla — è il risultato di complesse interazioni fra strutture dei nuclei familiari, condizioni del mercato del lavoro, sostegno del governo e altri fattori ancora. Le politiche di maggiore successo, di conseguenza, sono quelle che riescono ad affrontare la povertà infantile su più fronti. In più, i paesi che ottengono i risultati migliori sono quelli che sono riusciti a combinare in modo efficace un approccio universale (per esempio, sostegno al reddito di famiglie con figli) con misure mirate ai gruppi più vulnerabili (per esempio, servizi di custodia dei bambini nelle aree degradate). Questi paesi, inoltre, affrontano la povertà infantile su tutti i fronti, combinando segnatamente politiche che agevolano l’accesso al mercato del lavoro e a vari servizi (istruzione, sanità) con il sostegno al reddito. 6 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile Politiche per prevenire e affrontare la povertà infantile La povertà infantile è un elemento particolare delle politiche di eliminazione della povertà ed esclusione sociale per due ragioni: 1) i bambini sono uno dei gruppi più vulnerabili della società; 2) affrontare la povertà infantile significa spezzare il ciclo che tramanda la povertà da una generazione alla successiva, e di conseguenza contribuire a ridurre la povertà generale. Gli Stati membri hanno adottato varie politiche, e tra queste le più efficaci sono quelle che uniscono il sostegno universale a tutti i bambini a politiche mirate ai più vulnerabili. Garantire risorse sufficienti alle famiglie Sostegno al reddito delle famiglie Tutti i paesi UE concedono, in qualche misura, un sostegno al reddito delle famiglie con figli. I sistemi fiscali e di benefici ridistribuiscono le entrate alle famiglie in vari modi, per esempio meccanismi che tengono conto della composizione familiare (agevolazioni fiscali, separazione dei redditi ecc.), prestazioni in denaro (assegni familiari, indennità di disoccupazione ecc.) e in natura (accesso a servizi gratuiti ecc.). Quasi tutti i paesi uniscono prestazioni universali e mirate. Le prestazioni universali sono ripartite fra tutte le famiglie con figli e spesso sono determinate in funzione delle dimensioni della famiglia. Vantaggi principali di questi meccanismi: aiutano a creare un ambiente favorevole nelle famiglie con figli, non sono discriminatori e non sono soppressi se i genitori trovano lavoro. Le prestazioni mirate sostengono le famiglie più vulnerabili (famiglie con basso reddito, monoparentali, numerose, con figli disabili ecc.). Hanno lo scopo di ridistribuire i trasferimenti sociali ai gruppi più bisognosi. Nel caso di famiglie con basso reddito, tuttavia, possono però rappresentare un disincentivo a trovare lavoro o a lavorare di più. Alcuni provvedimenti specifici possono ovviare a questi «effetti trappola» per i genitori. Anche altre prestazioni sociali sostengono il reddito familiare e i loro livelli possono dipendere talvolta dal numero di figli nel nucleo familiare: indennità di disoccupazione, alloggi di edilizia popolare, reddito di base garantito, salari minimi ecc. Le prestazioni familiari, mediamente, rappresentano circa la metà delle prestazioni complessive in denaro distribuite alle famiglie con figli, e comprendono sostegno al reddito durante il congedo per maternità e assegni familiari tesi a compensare parzialmente i costi derivanti dai figli (4). (4) D ocumento di accompagnamento alla «Relazione congiunta sulla protezione sociale e l’inclusione sociale 2008», Bruxelles 2008. Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 7 Rischio di povertà infantile prima e dopo i trasferimenti sociali 50 Prima dei trasferimenti sociali (tranne le pensioni) Dopo i trasferimenti sociali 45 % di tutti i bambini 40 35 30 25 20 15 10 5 0 EU-25 BE BG CZ DK DE EE IE EL ES FR IT CY LV LT LU HU MT NL AT PL PT SI SK FI SE UK Fonte: EU-SILC (2006); anno di reddito 2005; tranne Regno Unito (UK) (anno di reddito 2006) e Irlanda (IE) (periodo di riferimento mobile del reddito 2005/2006); Bulgaria (BG): indagine nazionale 2006 sui bilanci di famiglia Fornitura di prestazioni in natura Molti Stati membri sostengono le famiglie tramite servizi gratuiti o a costo ridotto. Questi servizi sono universali o mirati alle famiglie più bisognose. Alcuni servizi sono mirati direttamente ai bambini (per esempio, mediante assistenza sanitaria preventiva nelle scuole, mensa scolastica o attività ricreative), altri sono diretti alle famiglie (per esempio, attraverso gli alloggi dell’edilizia popolare). I più efficaci sono in genere i servizi integrati. Migliore integrazione dei genitori nel mercato del lavoro Quasi tutti gli Stati membri promuovono meccanismi per migliorare la partecipazione dei genitori al mercato del lavoro, integrando il sostegno al reddito familiare. Fra i provvedimenti adottati abbiamo misure compensative del reddito (riduzioni fiscali o prestazioni in denaro per i lavoratori che percepiscono salari bassi) e accesso gratuito o sovvenzionato alle strutture di custodia dei bambini (per garantire ai genitori il tempo di svolgere un lavoro retribuito, cercare lavoro o seguire corsi di formazione). Anche i programmi di formazione e qualificazione aiutano i genitori a entrare nel mercato del lavoro, o a rientrarvi dopo un’interruzione. Questi provvedimenti possono riguardare specifiche categorie di genitori, quali genitori single, disoccupati, in famiglie con adulti disoccupati, in famiglie dove rappresentano la seconda fonte di reddito. Tutti i paesi evidenziano l’importanza del giusto equilibrio fra lavoro e vita familiare. È fondamentale rendere accessibili le strutture di custodia dei bambini. Alcuni paesi sottolineano la necessità di sviluppare adeguate strutture di custodia dei bambini, sia per quelli in età prescolastica che in generale per le ore successive all’uscita da scuola. Gli Stati membri hanno adottato misure quali l’incremento dei servizi di queste strutture, a livello quantitativo (per esempio, maggiore disponibilità di assistenza istituzionale ambulatoriale) e qualitativo (per esempio, personale più numeroso e più qualificato, promozione di standard di qualità). Alcuni paesi assicurano ai genitori una migliore scelta, sostenendo una più ampia gamma di meccanismi di assistenza. Altri paesi concedono 8 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile sostegno a meccanismi flessibili e on-demand di custodia dei bambini (per esempio, assistenza all’infanzia 24 ore su 24, 7 giorni su 7) per affrontare la questione degli orari di lavoro atipici e le specifiche esigenze di chi è in cerca di lavoro. In Finlandia, ogni bambino gode del diritto individuale all’assistenza ambulatoriale municipale prima dell’età scolastica (-7) a prescindere dal reddito dei genitori e dalla loro situazione occupazionale. L’assistenza è gratuita per le famiglie a basso reddito. Importantissima anche l’estensione di accordi lavorativi favorevoli alla vita familiare. Per esempio, i genitori possono essere scoraggiati dall’accettare un lavoro che comporti un orario di lavoro atipico. Gli orari di lavoro flessibili e gli accordi in materia di congedi facilitano ai genitori il compito di trovare un equilibrio fra vita professionale e vita familiare. L’efficacia del congedo parentale dipende da due fattori: durata ottimale e retribuzione o no del congedo. Un congedo troppo breve non consente facilmente di riconciliare vita professionale e vita privata, mentre un’interruzione troppo lunga può avere conseguenze negative sulle prospettive del genitore di rientrare nel mercato del lavoro o sulle condizioni in base alle quali potrà trovare un nuovo lavoro. Numerosi paesi prevedono misure che coinvolgono i datori di lavoro (in collaborazione con i sindacati) nella fornitura di strutture aziendali/convenzionate per la custodia dei figli e nella definizione di orari di lavoro flessibili. Sostegno allo sviluppo dei bambini stanno aumentando gli stanziamenti dedicati all’istruzione prescolastica (IE, UK, IT) al fine di aumentare la fornitura di servizi educativi nelle aree urbane o rurali degradate. Altri hanno fissato obiettivi per incrementare il numero di posti disponibili e il numero di insegnanti nell’istruzione prescolastica. L’aumento del numero di posti e gli interventi precoci sono strumenti che servono a garantire pari opportunità nel resto della futura carriera scola stica di un bambino. L’attenzione sul periodo prescolastico è inoltre strettamente correlata con la capacità dei genitori di lavorare: aumentando la disponibilità e l’accesso alle strutture di custodia dei bambini, i genitori godono di una maggiore libertà di entrare nel mercato del lavoro. Prevenzione dell’abbandono scolastico precoce: I giovani che abbandonano precocemente la scuola vanno incontro a un alto rischio di esclusione dal mercato del lavoro, di precarietà e di occupazione scarsamente qualificata. L’abbandono scolastico precoce è un problema sociale molto diffuso, non solo presso bambini e giovani svantaggiati, ma anche fra i ragazzi di più alta estrazione sociale. Il difficile passaggio alla scuola secondaria e l’incapacità delle famiglie di prendersi correttamente cura dei propri figli sono due delle cause che spingono bambini e giovani a lasciare la scuola. Al fine di ridurre il rischio di povertà infantile, è essenziale fare in modo che un bambino cresca con il massimo delle opportunità durante il periodo dell’infanzia e della gioventù. Gli Stati membri hanno definito politiche tese a sostenere e tutelare i bambini nel loro sviluppo. Le iniziative rivolte a questa categoria di ragazzi dovrebbero incentrarsi sulla qualità dei servizi didattici offerti, e sulla loro capacità di adeguarsi alle sfide della società moderna. Occorre una stretta interazione fra le diverse parti coinvolte (insegnanti, assistenti sociali, medici specialisti e famiglie) nonché un approccio su misura per le situazioni e le esigenze individuali. Interventi precoci: I fatti indicano che l’istruzione prescolastica può essere molto importante e compensare gli svantaggi socioeconomici delle famiglie, aprendo così la strada a un futuro sviluppo proficuo del bambino. Alcuni paesi Alcune delle misure attuate riguardano il sostegno didattico agli studenti in difficoltà, l’integrazione di sistemi lavorativi e scolastici, strutture educative al di fuori della scuola e cooperazione fra famiglie. Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 9 Consulenza ai genitori Al fine di creare un buon ambiente per i bambini, è necessario sostenere le famiglie nel loro ruolo di genitori. Molti paesi, di conseguenza, sostengono anche servizi di consulenza genitoriale, la cui finalità è di promuovere un ambiente sicuro nel quale i bambini possono crescere e svilupparsi. Assistenza sanitaria: I bambini nati da famiglie a basso reddito hanno maggiori probabilità di avere successivamente cattive condizioni di salute, poiché non accedono regolarmente ai servizi medico-sanitari. Le politiche, pertanto, sono mirate a garantire pari opportunità di accesso all’assistenza sanitaria per i bambini, i giovani e le loro famiglie. Numerosi Stati membri hanno varato iniziative innovative, comprendenti assistenza preventiva (per esempio, regolari controlli per i bambini), reparti maternità e pediatrici gratuiti, nonché consulenti sanitari nelle scuole per eseguire vaccinazioni, assicurare cure dentistiche, fornire consigli di natura psicologica, fornire informazioni sull’abuso di sostanze stupefacenti, contribuire alla salute e all’educazione sessuale e promuovere buone abitudini alimentari. Per garantire il successo di queste iniziative, però, occorre superare gli ostacoli finanziari e molti paesi stanno elaborando metodi per sormontare quelli non coperti dall’assicurazione sanitaria. I servizi medico-sanitari incontrano però anche ostacoli di tipo non finanziario, quali per esempio la mancanza di informazione sui servizi disponibili, le barriere culturali o la disparità di competenza professionale fra le regioni. Persino laddove i servizi sono universali, occorrono sempre strategie per promuovere un accesso efficace, poiché spesso le persone vulnerabili, se non sono guidate e ben informate, non ricorrono ai servizi a disposizione. Alloggio: Sono sempre più le famiglie con problemi di alloggio, e questo ovviamente si ripercuote negativamente sulla salute, il benessere e lo sviluppo dei figli. Molti bambini vivono in abitazioni inadeguate o addirittura insalubri. Pertanto, sono necessarie strategie per ovviare alla carenza di alloggi e agli aumenti dei prezzi delle abitazioni in affitto e in vendita. Eliminare le baraccopoli, sovvenzionare maggiormente gli alloggi dell’edilizia popolare e utilizzare il territorio con maggiore efficacia sono priorità chiave di numerosi paesi. Sono in corso di elaborazione strategie per evitare che i bambini siano allontanati dalle proprie abitazioni (Svezia) o per ridurre il numero di famiglie che vivono in alloggi provvisori (Regno Unito). Alcuni degli obiettivi prioritari: garantire un rifugio non condizionato ai ragazzi di strada o alle famiglie con figli prive di alloggio, sviluppare l’edilizia popolare laddove la domanda è superiore alla fornitura, promuovere la diversità sociale per evitare la formazione di aree di esclusione, agevolare la fluidità del mercato degli affitti. Interventi mirati per i bambini e le famiglie più vulnerabili Ragazzi in affidamento e bambini disabili È sempre più accettato il fatto che l’affidamento sia preferibile alla sistemazione in istituto, in quanto i ragazzi possono fruire di un ambiente più stabile, stimolante e simile a quello di una famiglia. Occorre pertanto reclutare più genitori affidatari e garantire la qualità del loro servizio, in modo che i ragazzi non debbano cambiare periodicamente casa e famiglia. Vengono altresì adottate politiche incentrate sull’after-care, per preparare i ragazzi a una vita indipendente, a entrare nel mondo del lavoro o dell’istruzione continua una volta diventati adulti. Quasi tutti gli Stati membri assicurano sostegno e assistenza finanziaria alle famiglie con bambini disabili, anche mediante strutture specialistiche per la riabilitazione e l’educazione. È tuttavia posto l’accento anche sulla necessità di consentire ai ragazzi con disabilità di fruire delle strutture generali, segnatamente facendo in modo che le strutture destinate all’assistenza ai ragazzi «normali» siano aperte anche ai ragazzi con esigenze speciali. 10 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile I bambini e le famiglie in aree degradate (per esempio, periferie urbane in degrado e zone rurali spopolate) sono a più alto rischio di povertà. L’istruzione e la rivitalizzazione urbana o rurale vengono pertanto adottate come importanti strategie a lungo termine. Le famiglie di immigranti o appartenenti a minoranze etniche hanno diritto alle stesse misure adottate per ogni altra famiglia. Nondimeno, talvolta è necessario un approccio maggiormente mirato per garantire l’inclusione sociale: per esempio, per i rom in Repubblica slovacca, i bambini turchi e rom in Bulgaria, i migranti in Irlanda e i bambini dei richiedenti asilo. Spesso, i provvedimenti specifici a sostegno delle famiglie di immigranti sono incentrati sul miglioramento dell’integrazione (anche tramite l’apprendimento della lingua). Altri bambini e famiglie in situazioni particolarmente vulnerabili glie che vivono in alloggi provvisori o decisamente inadeguati, famiglie dichiarate incapaci di provvedere ai propri figli. In queste situazioni, gli Stati membri tendono a ricercare misure preventive tese a minimizzare i rischi (quali abbandono dei figli o loro allontanamento dalla casa). Per questi gruppi è fondamentale che i servizi sociali siano perfettamente all’altezza; tali servizi operano con maggiore efficacia se possono fruire di adeguati finanziamenti e se adottano un approccio integrato. Rafforzamento della governance per un maggiore impatto sulla povertà infantile Le politiche devono rispecchiare la natura pluridimensionale della povertà e dell’esclusione, e devono garantire i servizi esattamente dove servono, cioè sul campo. Per conseguire tale scopo è importante adottare un approccio integrato e coordinato per l’attuazione delle politiche di inclusione sociale. Questa categoria comprende bambini a rischio di abusi o violenze, ragazzi di strada, giovani delinquenti, tossicodipendenti, fami- La convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia ha contribuito ad aumentare la sensibilizzazione sull’importanza dei diritti dei bambini. In effetti, diversi Stati membri ora tutelano i diritti dei bambini mediante normative o decisioni amministrative. In quasi tutti i paesi, tuttavia, è necessario catalizzare ancor più sinergie fra le strategie di lotta alla povertà e le politiche dei diritti dei bambini. I diritti ai servizi e a un livello qualitativo minimo devono ancora essere messi a punto in numerosi Stati membri. Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 11 KE-30-08-592-IT-N Per ulteriori informazioni Nel sito web della Commissione europea dedicato alla protezione e all’integrazione sociale è possibile trovare il testo integrale della relazione: http://ec.europa.eu/employment_social/spsi/child_poverty_en.htm#childpoverty Né la Commissione europea né alcuna persona che agisca a nome della Commissione europea è responsabile dell’uso che dovesse essere fatto delle informazioni contenute nella presente pubblicazione. © Comunità europee, 2008 Riproduzione autorizzata con citazione della fonte. DOI 10.2767/46007