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Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la

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Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la
Il processo di protezione
e inclusione sociale
a livello comunitario
ISSN 1830-5423
Risultati degli studi sulle politiche – 10
Studio tematico
sui provvedimenti politici
concernenti la povertà infantile
Nell’Unione europea (UE), il 19 % dei bambini è a rischio di povertà. In alcuni
paesi, più di un bambino su quattro è sottoposto a privazioni e situazioni di povertà, e in
quasi tutti i paesi il loro rischio di povertà è superiore a quello del resto della popolazione. I bambini che crescono in condizioni di povertà ed esclusione sociale hanno minori
probabilità, rispetto agli altri bambini, di ottenere buoni risultati scolastici, godere di
buona salute o trovare, successivamente, un buon lavoro. Possono entrare nel circolo
vizioso dell’esclusione sociale che, alla fine, tramanda il problema da una generazione
all’altra. È per questi motivi che l’UE e i suoi Stati membri stanno mettendo fra le massime priorità la lotta contro la povertà infantile.
Ai primi del 2006, il Consiglio europeo di primavera si è impegnato ad «adottare le misure necessarie per ridurre in modo rapido e significativo la povertà infantile, offrendo a
tutti i bambini pari opportunità a prescindere dal loro ambiente sociale».
Nel 2008, il comitato per la protezione sociale (1) ha pubblicato una relazione (2) sulla
povertà infantile nella quale ha fornito una diagnosi delle cause principali della povertà
infantile in ciascun paese. La relazione indica altresì 15 raccomandazioni per migliorare
il monitoraggio e la valutazione delle situazioni di povertà e benessere dei bambini.
Perché abbiamo la povertà infantile
Tendenza nella povertà infantile
Quasi il 25 % dei 78 milioni di cittadini UE che vivono al di sotto della soglia di povertà sono
bambini. Al 2005, il 19 % della popolazione fra gli 0 e i 17 anni era a rischio di povertà in 27
Stati membri dell’UE, a fronte di un 16 % relativo alla popolazione complessiva. In quasi tutti
i paesi UE, i bambini corrono pertanto un rischio di povertà maggiore rispetto alle altre fasce
di popolazione.
Nel periodo dal 1996 al 2001, la povertà infantile è rimasta stabile sul 19-20 % (dati relativi all’UE-15) mentre si registrava una diminuzione per la popolazione complessiva (dal
17 % al 15 %). Da una relazione dell’OCSE emerge che, dal 1995 al 2005, la povertà
infantile è stata ridotta solamente in Austria, Regno Unito, Spagna e Ungheria (3).
(1) Il comitato per la protezione sociale è formato da un gruppo di funzionari di alto livello istituito nel 2000
come strumento per agevolare la cooperazione fra la Commissione europea e gli Stati membri in merito alla
modernizzazione e al miglioramento dei sistemi di protezione sociale.
(2) « Child Poverty and Well-being in the EU: Current Status and Way Forward», Lussemburgo, Ufficio delle
pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 2008.
(3) «What works best in reducing child poverty?», OCSE, 2007.
Commissione europea
Come si misura la povertà
L’UE adotta la seguente definizione relativa di povertà: «la parte di persone con un reddito disponibile
inferiore al 60 % della media nazionale».
La povertà infantile è minore in Danimarca e
Finlandia (entrambe con un 10 % di bambini a
rischio di povertà). In quasi la metà dei paesi UE,
tuttavia, i dati per i bambini a rischio di povertà
sono superiori al 20 %, e raggiungono il 25 % in
Romania, il 27 % in Lettonia e il 29 % in Polonia.
Solamente pochi paesi possono vantare tassi
di povertà infantile equivalenti o inferiori a quelli della povertà in generale: Belgio, Danimarca,
Germania, Cipro, Slovenia e Finlandia.
Nell’UE, gli standard di vita dei bambini «poveri»
variano sensibilmente. In 11 dei 15 «vecchi» Stati
membri, il reddito mensile al di sotto del quale si
ritiene che una famiglia con 2 adulti e 2 bambini
sia a rischio di povertà va da 1 500 a 2 400 euro,
mentre è inferiore a 500 euro in 9 dei 12 «nuovi»
Stati membri. La differenza rimane sostanziale
persino se adeguata alla disparità di condizioni
di vita: in Lussemburgo la soglia di reddito è
di 3 000 euro, dodici volte più alta dei 250 euro
della Romania, ossia il paese con la soglia di reddito più bassa.
Percentuali a rischio di povertà di bambini (0-17)
e popolazione complessiva, 2006
30
% della popolazione interessata
25
20
15
10
5
0
Bambini (0-17)
Totale
EU-25 DK FI CY DE SI FR NL BE AT SE BG CZ SK MT EE LU PT IE EL ES UK IT LT RO HU LV PL
Fonte: EU-SILC (2006); anno di reddito 2005; tranne Regno Unito (UK) (anno di reddito 2006) e Irlanda (IE)
(periodo di riferimento mobile del reddito 2005/2006); Bulgaria (BG): indagine nazionale 2006 sui bilanci di famiglia.
2 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile
I principali fattori determinanti della povertà infantile: caratteristiche
della famiglia, situazione dei genitori sul mercato del lavoro, efficacia
degli interventi del governo
Caratteristiche della famiglia: sono
principalmente a rischio i bambini
che vivono in famiglie numerose o
monoparentali.
Le dimensioni, la composizione e le caratteristiche (età, livello d’istruzione dei genitori) della famiglia in cui cresce un bambino influiscono sulla
situazione economica del bambino. I bambini in
famiglie monoparentali o numerose tendono a
correre maggiori rischi di povertà. Nell’UE, il 22 %
dei bambini poveri vive in famiglie con un solo
genitore, e il 25 % in famiglie numerose.
Il 13 % dei bambini dell’UE vive con un solo genitore, e di questi 1 su 3 è a rischio di povertà.
Nel 90 % dei casi, il genitore è la madre, ma le
cause principali che determinano questa situazione (nascita al di fuori del vincolo matrimoniale, separazione) variano da paese a paese.
Oltre il 20 % dei bambini vive in famiglie di tre figli o più, e corre mediamente il rischio di povertà
nel 25 % dei casi. Le famiglie numerose sono
meno comuni nei paesi meridionali e in alcuni
paesi orientali, come Grecia, Spagna e Slovenia, ma in questi paesi tende a essere maggiore
(circa il 30 %) il rischio di povertà per i bambini
che vivono in questa tipologia di famiglie. Nel
Benelux e nei paesi nordici si ha un’opposta
tendenza: le famiglie numerose sono più comuni (26-33 % del totale) ma il rischio di povertà è
inferiore.
Anche i bambini che crescono in famiglie di migranti o minoranze incontrano più difficoltà degli
altri bambini, e lo stesso succede se uno o entrambi i genitori sono portatori di un’inabilità o
fanno abuso di narcotici.
Età e istruzione: I bambini con genitori di età
inferiore a 30 anni corrono un rischio di povertà
molto più alto di quelli che vivono con genitori più
anziani: il 27 % quando la madre ha meno di 30 anni,
a fronte del 19 % se l’età della madre è compresa
fra 30 e 39 e del 16 % se ha 40-49 anni. Il motivo è che i genitori giovani tendono a guadagnare
di meno: il reddito da lavoro aumenta notevolmente
con il progredire dell’età, fino ai 55 anni circa. Inoltre,
i giovani subiscono più frequentemente situazioni di
disoccupazione.
Anche il livello di istruzione dei genitori determina
il rischio, poiché incide sulla situazione dei genitori
sul mercato del lavoro, sul loro reddito e sulle possibilità dei bambini di riuscire a scuola. Nessuno dei
genitori del 30 % dei bambini poveri ha raggiunto
un livello di istruzione secondaria (a fronte del 16 %
relativo a tutti i bambini). La percentuale di bambini con genitori scarsamente qualificati va da poco
meno del 10 % in quasi la metà degli Stati membri
fino al 65 % di Malta e Portogallo.
Da ultimo, e questo vale per tutte le famiglie, la capacità di vivere in maniera indipendente dipende
dall’accesso al mercato del lavoro (e cioè di guadagnare dal proprio lavoro), dall’accessibilità degli
alloggi, dai trasferimenti sociali e da servizi quali la
custodia dei bambini.
Situazione occupazionale: Il reddito da lavoro è
di norma la principale fonte di entrate per le famiglie.
Pertanto, la situazione occupazionale dei genitori è
un importante fattore determinante della povertà.
La disoccupazione rappresenta il principale rischio
di povertà (62 %) per le famiglie con figli, quando
uno o entrambi i genitori sono senza lavoro.
Quasi il 10 % di tutti i bambini nell’UE-25 vive in famiglie nelle quali nessun adulto ha un lavoro. Questa situazione non è migliorata quasi per nulla, dal
2000, nonostante un generale miglioramento dei
mercati del lavoro europei. La disoccupazione colpisce maggiormente i nuclei monoparentali a causa delle maggiori difficoltà a conciliare il lavoro
con la vita familiare.
Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 3
Il rischio di povertà, però, non risparmia nemmeno i bambini i cui genitori lavorano. Il 13 % dei
bambini vive in famiglie con genitori che hanno
un lavoro eppure non riescono a guadagnare a
sufficienza per rimanere al di sopra della soglia
di povertà. Questa percentuale di povertà «pur
lavorando», supera addirittura il 20 % in Spagna,
Polonia e Portogallo. La capacità dei genitori di
ricavare un reddito adeguato dal lavoro dipende
dal livello dei guadagni e dal tempo dedicato al
lavoro: lavoro per uno o entrambi i genitori, tempo pieno o parziale, continuità durante l’anno o
interruzioni lavorative. La povertà nell’occupazione deriva da lacune del mercato del lavoro
come i posti di lavoro precari, basse remunerazioni e lavoro part-time involontario, nonché
da particolari strutture familiari (per esempio,
numero insufficiente di adulti che lavorano in relazione al numero delle persone a carico).
Nelle famiglie in cui lavorano entrambi i genitori,
il rischio di povertà scende al 7 % (media UE).
Le famiglie in cui guadagna una sola persona
(che siano monoparentali o con entrambi i genitori) sono più esposte al rischio di povertà. Il
modello con due persone che guadagnano è
prevalente per i due terzi dei bambini nell’UE. In
media, nell’UE, un genitore che lavora part-time
non aumenta il rischio di povertà dei bambini
che vivono con entrambi i genitori. L’impatto del
lavoro part-time sul reddito familiare dipende dal
livello delle qualifiche, dal numero di ore lavorate
e dall’accessibilità a servizi di custodia dei bambini e di altri servizi di sostegno per i genitori.
Nei paesi che spendono di più per le prestazioni sociali (ad esclusione delle pensioni) si ha
una tendenza a percentuali inferiori di povertà
infantile (con l’eccezione di Cipro e Slovenia) e
viceversa. Mediamente, nell’UE, i trasferimenti
sociali attenuano del 44 % la povertà infantile.
Le prestazioni mirate specificamente ai
bambini hanno il massimo impatto sulla povertà infantile. In Germania, Cipro, Austria e Finlandia, i benefici per le famiglie riducono di un
terzo, o più, il rischio di povertà dei bambini. Le
differenze nei risultati finali di povertà infantile,
tuttavia, derivano in parte dai livelli estremamente diversi di rischio di povertà legata al reddito di
mercato e, di conseguenza, dipendono dall’incidenza della disoccupazione e della povertà
nell’occupazione in tali paesi.
La fornitura di servizi affidabili per la custodia dei bambini è importantissima per migliorare la situazione occupazionale delle famiglie.
Anche in questo caso la situazione differisce
sensibilmente all’interno dell’UE, soprattutto
per i bambini di età inferiore a 2 anni. Per chi
percepisce redditi bassi, i costi dell’assistenza
all’infanzia sono un onere notevole, sia per il secondo percettore di reddito sia per un genitore
single che inizia a lavorare.
Prestazioni degli Stati membri
Gli Stati membri dell’UE sono stati sottoposti a
valutazione in base alle performance nella lotta
contro la povertà infantile nell’insieme e riguardo
ai suoi tre principali fattori: vita in famiglie con
adulti disoccupati, vita in famiglie a rischio di povertà nell’occupazione, impatto dei trasferimenti
sociali sulla povertà infantile.
Intervento dei governi
Il sostegno dei governi ha una funzione importante per contrastare la povertà infantile. Un’ampia gamma
di provvedimenti governativi influisce sul tenore di vita delle famiglie con figli. I sistemi fiscali e di benefici
sostengono direttamente il reddito delle famiglie, per esempio garantendo un reddito minimo a quelle prive
di occupazione retribuita (indennità di disoccupazione, assistenza sociale, assegni per assistenza a disabili) o
integrando il reddito di tutte le famiglie con figli, a prescindere dalla situazione occupazionale. Sono importanti
anche le politiche in materia di istruzione (istruzione scolastica gratuita in età precoce, lunghezza della giornata
scolastica), salute (accesso a servizi gratuiti per i bambini), alloggio e servizi di custodia dei bambini.
4 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile
GRUPPO D
GRUPPO C
GRUPPO B
GRUPPO A
Tabella 1 : Risultati relativi dei paesi in merito al rischio di povertà infantile
e ai principali fattori determinanti di tale rischio
Risultati del rischio
di povertà infantile
Disoccupazione: bambini che
vivono in famiglie con adulti
senza lavoro
Povertà nell’occupazione:
bambini che vivono in
famiglie nelle quali vi sono
lavoratori poveri
Impatto dei trasferimenti
sociali (prestazioni monetarie
escluse pensioni) sulla
povertà infantile
AT
+
+
++
++
CY
+++
+
+++
+
DK
+++
+
+++
++
FI
+++
++
+++
+++
NL
+
+
+
+
SE
+
(++)
++
++
SI
++
+++
+++
++
BE
+
--
+++
+
CZ
-
--
+
+
DE
++
--
+++
+++
EE
--
--
+
-
FR
++
-
++
++
IE
-
---
+
+
SK
-
---
+
+
HU
---
---
-
+
MT
-
--
--
-
UK
--
---
--
+
EL
--
+++
--
---
ES
---
+
---
---
IT
---
++
---
--
LT
---
+
--
--
LU
--
+++
--
+
LV
---
-
--
--
PL
---
-
--
--
PT
--
+
--
--
Fonte: Relazione del CPS su povertà e benessere dei bambini; dati aggiornati al 2006 (LU escluso dall’analisi).
I paesi sono stati raggruppati in funzione delle principali difficoltà che si trovano ad affrontare (riguardo alle quali presentano il punteggio «-» più elevato).
Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 5
Come ottenere i migliori risultati nella lotta contro la povertà infantile
La povertà infantile è il risultato di complesse interazioni fra disoccupazione, povertà nell’occupazione e
impatto dei trasferimenti. I paesi che ottengono i migliori risultati sono quelli che hanno le migliori prestazioni
su tutti i fronti, grazie a una combinazione di strategie tese a facilitare l’accesso all’occupazione e a servizi
abilitanti ( per esempio, assistenza all’infanzia) con sostegno al reddito.
Gruppo A: comprende Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Slovenia, Paesi Bassi e Svezia.
Questi paesi hanno basse percentuali di povertà infantile grazie a una combinazione di buone
prestazioni sul mercato del lavoro da parte dei
genitori e di efficaci strategie per i trasferimenti
sociali. I paesi nordici hanno ottenuto questi risultati nonostante un’elevata percentuale di famiglie monoparentali: in questo caso sono stati
fondamentali i servizi di custodia dei bambini.
A Cipro, i trasferimenti sociali sono scarsi, ma
l’effetto negativo è attenuato da forti strutture
familiari.
Gruppo B: Belgio, Repubblica ceca, Germania,
Estonia, Francia, Irlanda e Repubblica slovacca,
che compongono questo gruppo, hanno ottenuto risultati abbastanza buoni, al di sotto della
media del rischio di povertà. La preoccupazione
principale, in questi paesi, è l’elevato numero di
bambini che vivono in famiglie con adulti disoccupati, situazione che interessa almeno l’8 % dei
bambini. Per contro, le famiglie con adulti che
lavorano presentano livelli di povertà infe­riori a
quelli degli altri paesi UE. Germania e Francia
sono riuscite a limitare il rischio di povertà infantile grazie a trasferimenti sociali efficaci e relativamente elevati, ma tutti i paesi del gruppo B
devono migliorare l’accesso all’occupazione.
Gruppo C: i paesi di questo gruppo, Malta, Regno Unito e Ungheria, hanno ottenuto risultati
nella media, o appena al di sotto, dovuti a elevati
livelli di disoccupazione o di povertà nell’occupazione presso i genitori. Nel Regno Unito, la
disoccupazione riguarda essenzialmente i genitori single, mentre negli altri paesi colpisce soprattutto le coppie con figli. I problemi principali
sono la scarsa intensità del lavoro (per esempio,
lavoro part-time) e le basse retribuzioni. Nel Re-
gno Unito e in Ungheria si cerca di attenuare
parte del rischio mediante benefici sociali,
mentre a Malta sono le forti strutture familiari a
tutelare i bambini.
Gruppo D: Grecia, Italia, Lituania, Lettonia,
Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Spagna
registrano livelli relativamente alti di povertà
infantile. Un numero basso di bambini vive in
famiglie con adulti disoccupati, ma vi sono
altissime percentuali di lavoratori poveri nelle
famiglie. I principali fattori di questa povertà
nell’occupazione, in questi paesi, sono la scarsa intensità del lavoro e la bassa retribuzione.
Anche il livello e l’efficienza della spesa sociale
sono scarsi, fra i più bassi nell’UE. Le strutture
familiari e la solidarietà intergenerazionale svolgono un ruolo essenziale nell’attenuare questi
effetti negativi.
L’approccio di maggior successo
La povertà infantile — e i provvedimenti per attenuarla — è il risultato di complesse interazioni fra strutture dei nuclei familiari, condizioni del
mercato del lavoro, sostegno del governo e altri
fattori ancora. Le politiche di maggiore successo, di conseguenza, sono quelle che riescono
ad affrontare la povertà infantile su più fronti. In
più, i paesi che ottengono i risultati migliori sono
quelli che sono riusciti a combinare in modo
efficace un approccio universale (per esempio,
sostegno al reddito di famiglie con figli) con misure mirate ai gruppi più vulnerabili (per esempio, servizi di custodia dei bambini nelle aree
degradate). Questi paesi, inoltre, affrontano la
povertà infantile su tutti i fronti, combinando
segnatamente politiche che agevolano l’accesso al mercato del lavoro e a vari servizi (istruzione, sanità) con il sostegno al reddito.
6 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile
Politiche per prevenire e affrontare la povertà infantile
La povertà infantile è un elemento particolare
delle politiche di eliminazione della povertà ed
esclusione sociale per due ragioni: 1) i bambini sono uno dei gruppi più vulnerabili della società; 2) affrontare la povertà infantile significa
spezzare il ciclo che tramanda la povertà da una
generazione alla successiva, e di conseguenza
contribuire a ridurre la povertà generale.
Gli Stati membri hanno adottato varie politiche,
e tra queste le più efficaci sono quelle che uniscono il sostegno universale a tutti i bambini a
politiche mirate ai più vulnerabili.
Garantire risorse sufficienti
alle famiglie
Sostegno al reddito delle famiglie
Tutti i paesi UE concedono, in qualche misura, un
sostegno al reddito delle famiglie con figli. I sistemi
fiscali e di benefici ridistribuiscono le entrate alle
famiglie in vari modi, per esempio meccanismi
che tengono conto della composizione familiare
(agevolazioni fiscali, separazione dei redditi
ecc.), prestazioni in denaro (assegni familiari,
indennità di disoccupazione ecc.) e in natura
(accesso a servizi gratuiti ecc.).
Quasi tutti i paesi uniscono prestazioni universali e mirate.
Le prestazioni universali sono ripartite fra tutte le famiglie con figli e spesso sono determinate
in funzione delle dimensioni della famiglia. Vantaggi principali di questi meccanismi: aiutano a
creare un ambiente favorevole nelle famiglie con
figli, non sono discriminatori e non sono soppressi se i genitori trovano lavoro.
Le prestazioni mirate sostengono le famiglie
più vulnerabili (famiglie con basso reddito, monoparentali, numerose, con figli disabili ecc.).
Hanno lo scopo di ridistribuire i trasferimenti
sociali ai gruppi più bisognosi. Nel caso di famiglie con basso reddito, tuttavia, possono però
rappresentare un disincentivo a trovare lavoro o
a lavorare di più. Alcuni provvedimenti specifici
possono ovviare a questi «effetti trappola» per i
genitori.
Anche altre prestazioni sociali sostengono il
reddito familiare e i loro livelli possono dipendere talvolta dal numero di figli nel nucleo familiare: indennità di disoccupazione, alloggi di edilizia
popolare, reddito di base garantito, salari minimi
ecc.
Le prestazioni familiari, mediamente, rappresentano circa la metà delle prestazioni complessive
in denaro distribuite alle famiglie con figli, e comprendono sostegno al reddito durante il congedo per maternità e assegni familiari tesi a compensare parzialmente i costi derivanti dai figli (4).
(4) D
ocumento di accompagnamento alla «Relazione congiunta
sulla protezione sociale e l’inclusione sociale 2008»,
Bruxelles 2008.
Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 7
Rischio di povertà infantile prima e dopo i trasferimenti sociali
50
Prima dei trasferimenti sociali (tranne le pensioni)
Dopo i trasferimenti sociali
45
% di tutti i bambini
40
35
30
25
20
15
10
5
0
EU-25 BE BG CZ DK DE EE IE EL ES FR IT CY LV LT LU HU MT NL AT PL PT SI SK FI SE UK
Fonte: EU-SILC (2006); anno di reddito 2005; tranne Regno Unito (UK) (anno di reddito 2006) e Irlanda (IE)
(periodo di riferimento mobile del reddito 2005/2006); Bulgaria (BG): indagine nazionale 2006 sui bilanci di famiglia
Fornitura di prestazioni in natura
Molti Stati membri sostengono le famiglie tramite servizi gratuiti o a costo ridotto. Questi servizi sono universali o mirati alle famiglie più bisognose. Alcuni servizi sono mirati direttamente ai
bambini (per esempio, mediante assistenza sanitaria preventiva nelle scuole, mensa scolastica
o attività ricreative), altri sono diretti alle famiglie
(per esempio, attraverso gli alloggi dell’edilizia
popolare). I più efficaci sono in genere i servizi
integrati.
Migliore integrazione dei genitori
nel mercato del lavoro
Quasi tutti gli Stati membri promuovono meccanismi per migliorare la partecipazione dei genitori
al mercato del lavoro, integrando il sostegno al
reddito familiare. Fra i provvedimenti adottati abbiamo misure compensative del reddito (riduzioni
fiscali o prestazioni in denaro per i lavoratori che
percepiscono salari bassi) e accesso gratuito o
sovvenzionato alle strutture di custodia dei bambini (per garantire ai genitori il tempo di svolgere
un lavoro retribuito, cercare lavoro o seguire corsi
di formazione).
Anche i programmi di formazione e qualificazione
aiutano i genitori a entrare nel mercato del lavoro,
o a rientrarvi dopo un’interruzione. Questi provvedimenti possono riguardare specifiche categorie di genitori, quali genitori single, disoccupati, in
famiglie con adulti disoccupati, in famiglie dove
rappresentano la seconda fonte di reddito.
Tutti i paesi evidenziano l’importanza del giusto
equilibrio fra lavoro e vita familiare.
È fondamentale rendere accessibili le strutture di custodia dei bambini. Alcuni paesi
sottolineano la necessità di sviluppare adeguate
strutture di custodia dei bambini, sia per quelli in età prescolastica che in generale per le ore
successive all’uscita da scuola. Gli Stati membri
hanno adottato misure quali l’incremento dei servizi di queste strutture, a livello quantitativo (per
esempio, maggiore disponibilità di assistenza istituzionale ambulatoriale) e qualitativo (per esempio, personale più numeroso e più qualificato,
promozione di standard di qualità).
Alcuni paesi assicurano ai genitori una migliore scelta, sostenendo una più ampia gamma di
meccanismi di assistenza. Altri paesi concedono
8 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile
sostegno a meccanismi flessibili e on-demand di
custodia dei bambini (per esempio, assistenza
all’infanzia 24 ore su 24, 7 giorni su 7) per affrontare la questione degli orari di lavoro atipici e le
specifiche esigenze di chi è in cerca di lavoro.
In Finlandia, ogni bambino gode del diritto individuale all’assistenza ambulatoriale municipale prima
dell’età scolastica (-7) a prescindere dal reddito dei
genitori e dalla loro situazione occupazionale. L’assistenza è gratuita per le famiglie a basso reddito.
Importantissima anche l’estensione di accordi lavorativi favorevoli alla vita familiare. Per esempio, i
genitori possono essere scoraggiati dall’accettare
un lavoro che comporti un orario di lavoro atipico.
Gli orari di lavoro flessibili e gli accordi in materia di congedi facilitano ai genitori il compito di
trovare un equilibrio fra vita professionale e vita familiare. L’efficacia del congedo parentale dipende
da due fattori: durata ottimale e retribuzione o no
del congedo. Un congedo troppo breve non consente facilmente di riconciliare vita professionale e
vita privata, mentre un’interruzione troppo lunga
può avere conseguenze negative sulle prospettive
del genitore di rientrare nel mercato del lavoro o
sulle condizioni in base alle quali potrà trovare un
nuovo lavoro. Numerosi paesi prevedono misure
che coinvolgono i datori di lavoro (in collaborazione con i sindacati) nella fornitura di strutture aziendali/convenzionate per la custodia dei figli e nella
definizione di orari di lavoro flessibili.
Sostegno allo sviluppo dei bambini
stanno aumentando gli stanziamenti dedicati
all’istruzione prescolastica (IE, UK, IT) al fine di
aumentare la fornitura di servizi educativi nelle
aree urbane o rurali degradate. Altri hanno fissato obiettivi per incrementare il numero di posti
disponibili e il numero di insegnanti nell’istruzione prescolastica.
L’aumento del numero di posti e gli interventi precoci sono strumenti che servono a garantire pari
opportunità nel resto della futura carriera scola­
stica di un bambino.
L’attenzione sul periodo prescolastico è inoltre
strettamente correlata con la capacità dei genitori di lavorare: aumentando la disponibilità e
l’accesso alle strutture di custodia dei bambini,
i genitori godono di una maggiore libertà di entrare nel mercato del lavoro.
Prevenzione dell’abbandono scolastico
precoce: I giovani che abbandonano precocemente la scuola vanno incontro a un alto rischio
di esclusione dal mercato del lavoro, di precarietà e di occupazione scarsamente qualificata.
L’abbandono scolastico precoce è un problema
sociale molto diffuso, non solo presso bambini
e giovani svantaggiati, ma anche fra i ragazzi di
più alta estrazione sociale. Il difficile passaggio
alla scuola secondaria e l’incapacità delle famiglie di prendersi correttamente cura dei propri
figli sono due delle cause che spingono bambini
e giovani a lasciare la scuola.
Al fine di ridurre il rischio di povertà infantile, è
essenziale fare in modo che un bambino cresca con il massimo delle opportunità durante
il periodo dell’infanzia e della gioventù. Gli Stati
membri hanno definito politiche tese a sostenere e tutelare i bambini nel loro sviluppo.
Le iniziative rivolte a questa categoria di ragazzi
dovrebbero incentrarsi sulla qualità dei servizi
didattici offerti, e sulla loro capacità di adeguarsi alle sfide della società moderna. Occorre una
stretta interazione fra le diverse parti coinvolte
(insegnanti, assistenti sociali, medici specialisti
e famiglie) nonché un approccio su misura per
le situazioni e le esigenze individuali.
Interventi precoci: I fatti indicano che l’istruzione prescolastica può essere molto importante e compensare gli svantaggi socioeconomici
delle famiglie, aprendo così la strada a un futuro sviluppo proficuo del bambino. Alcuni paesi
Alcune delle misure attuate riguardano il sostegno didattico agli studenti in difficoltà, l’integrazione di sistemi lavorativi e scolastici, strutture
educative al di fuori della scuola e cooperazione
fra famiglie.
Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 9
Consulenza ai genitori
Al fine di creare un buon ambiente per i bambini, è necessario sostenere le famiglie nel loro
ruolo di genitori. Molti paesi, di conseguenza,
sostengono anche servizi di consulenza genitoriale, la cui finalità è di promuovere un ambiente
sicuro nel quale i bambini possono crescere e
svilupparsi.
Assistenza sanitaria: I bambini nati da famiglie a basso reddito hanno maggiori probabilità di avere successivamente cattive condizioni
di salute, poiché non accedono regolarmente
ai servizi medico-sanitari. Le politiche, pertanto, sono mirate a garantire pari opportunità di
accesso all’assistenza sanitaria per i bambini, i
giovani e le loro famiglie.
Numerosi Stati membri hanno varato iniziative innovative, comprendenti assistenza preventiva (per
esempio, regolari controlli per i bambini), reparti
maternità e pediatrici gratuiti, nonché consulenti
sanitari nelle scuole per eseguire vaccinazioni,
assicurare cure dentistiche, fornire consigli di natura psicologica, fornire informazioni sull’abuso
di so­stanze stupefacenti, contribuire alla salute e
all’educazione sessuale e promuovere buone abitudini alimentari.
Per garantire il successo di queste iniziative, però,
occorre superare gli ostacoli finanziari e molti paesi stanno elaborando metodi per sormontare
quelli non coperti dall’assicurazione sanitaria.
I servizi medico-sanitari incontrano però anche
ostacoli di tipo non finanziario, quali per esempio
la mancanza di informazione sui servizi disponibili, le barriere culturali o la disparità di competenza professionale fra le regioni.
Persino laddove i servizi sono universali, occorrono sempre strategie per promuovere un accesso
efficace, poiché spesso le persone vulnerabili, se
non sono guidate e ben informate, non ricorrono
ai servizi a disposizione.
Alloggio: Sono sempre più le famiglie con problemi di alloggio, e questo ovviamente si ripercuote negativamente sulla salute, il benessere e
lo sviluppo dei figli. Molti bambini vivono in abitazioni inadeguate o addirittura insalubri.
Pertanto, sono necessarie strategie per ovviare alla carenza di alloggi e agli aumenti
dei prezzi delle abitazioni in affitto e in vendita. Eliminare le baraccopoli, sovvenzionare
maggiormente gli alloggi dell’edilizia popolare
e utilizzare il territorio con maggiore efficacia
sono priorità chiave di numerosi paesi. Sono
in corso di elaborazione strategie per evitare
che i bambini siano allontanati dalle proprie
abitazioni (Svezia) o per ridurre il numero di
famiglie che vivono in alloggi provvisori (Regno Unito).
Alcuni degli obiettivi prioritari: garantire un rifugio
non condizionato ai ragazzi di strada o alle famiglie
con figli prive di alloggio, sviluppare l’edilizia popolare laddove la domanda è superiore alla fornitura,
promuovere la diversità sociale per evitare la formazione di aree di esclusione, agevolare la fluidità del
mercato degli affitti.
Interventi mirati per i bambini
e le famiglie più vulnerabili
Ragazzi in affidamento e bambini
disabili
È sempre più accettato il fatto che l’affidamento sia preferibile alla sistemazione in istituto, in
quanto i ragazzi possono fruire di un ambiente più stabile, stimolante e simile a quello di
una famiglia. Occorre pertanto reclutare più
genitori affidatari e garantire la qualità del loro
servizio, in modo che i ragazzi non debbano
cambiare periodicamente casa e famiglia.
Vengono altresì adottate politiche incentrate
sull’after-care, per preparare i ragazzi a una
vita indipendente, a entrare nel mondo del lavoro o dell’istruzione continua una volta diventati adulti.
Quasi tutti gli Stati membri assicurano sostegno e assistenza finanziaria alle famiglie con
bambini disabili, anche mediante strutture
specialistiche per la riabilitazione e l’educazione. È tuttavia posto l’accento anche sulla necessità di consentire ai ragazzi con disabilità
di fruire delle strutture generali, segnatamente facendo in modo che le strutture destinate
all’assistenza ai ragazzi «normali» siano aperte
anche ai ragazzi con esigenze speciali.
10 – Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile
I bambini e le famiglie in aree degradate
(per esempio, periferie urbane in degrado e
zone rurali spopolate) sono a più alto rischio di
povertà. L’istruzione e la rivitalizzazione urbana o rurale vengono pertanto adottate come
importanti strategie a lungo termine.
Le famiglie di immigranti o appartenenti a
minoranze etniche hanno diritto alle stesse
misure adottate per ogni altra famiglia. Nondimeno, talvolta è necessario un approccio
maggiormente mirato per garantire l’inclusione
sociale: per esempio, per i rom in Repubblica
slovacca, i bambini turchi e rom in Bulgaria,
i migranti in Irlanda e i bambini dei richiedenti asilo. Spesso, i provvedimenti specifici
a sostegno delle famiglie di immigranti sono
incentrati sul miglioramento dell’integrazione
(anche tramite l’apprendimento della lingua).
Altri bambini e famiglie in situazioni
particolarmente vulnerabili
glie che vivono in alloggi provvisori o decisamente inadeguati, famiglie dichiarate incapaci
di provvedere ai propri figli. In queste situazioni, gli Stati membri tendono a ricercare misure
preventive tese a minimizzare i rischi (quali abbandono dei figli o loro allontanamento dalla
casa). Per questi gruppi è fondamentale che i
servizi sociali siano perfettamente all’altezza;
tali servizi operano con maggiore efficacia se
possono fruire di adeguati finanziamenti e se
adottano un approccio integrato.
Rafforzamento della governance
per un maggiore impatto
sulla povertà infantile
Le politiche devono rispecchiare la natura pluridimensionale della povertà e dell’esclusione,
e devono garantire i servizi esattamente dove
servono, cioè sul campo. Per conseguire tale
scopo è importante adottare un approccio integrato e coordinato per l’attuazione delle politiche di inclusione sociale.
Questa categoria comprende bambini a rischio di abusi o violenze, ragazzi di strada,
giovani delinquenti, tossicodipendenti, fami-
La convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dell’infanzia ha contribuito ad aumentare la sensibilizzazione
sull’importanza dei diritti dei bambini. In effetti, diversi Stati membri ora tutelano i diritti dei bambini mediante
normative o decisioni amministrative. In quasi tutti i paesi, tuttavia, è necessario catalizzare ancor più sinergie
fra le strategie di lotta alla povertà e le politiche dei diritti dei bambini. I diritti ai servizi e a un livello qualitativo
minimo devono ancora essere messi a punto in numerosi Stati membri.
Studio tematico sui provvedimenti politici concernenti la povertà infantile – 11
KE-30-08-592-IT-N
Per ulteriori informazioni
Nel sito web della Commissione europea dedicato alla protezione e all’integrazione sociale
è possibile trovare il testo integrale della relazione:
http://ec.europa.eu/employment_social/spsi/child_poverty_en.htm#childpoverty
Né la Commissione europea né alcuna persona che agisca a nome della Commissione
europea è responsabile dell’uso che dovesse essere fatto delle informazioni contenute
nella presente pubblicazione.
© Comunità europee, 2008
Riproduzione autorizzata con citazione della fonte.
DOI 10.2767/46007
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