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Reagire all`impoverimento culturale

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Reagire all`impoverimento culturale
POVERTÀ
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Affinché il 2010 sia un successo per tutti dobbiamo fare in modo
che tra gli obiettivi da raggiungere ci sia anche quello di combattere contro l'impoverimento culturale dei cittadini e dei Paesi
europei. L'Anno europeo della lotta contro la povertà e l'esclusione sociale, infatti, non può essere realizzato solo a livello
materiale poiché esiste una stretta connessione tra la nuova
economia e il ruolo che hanno le conoscenze e i processi di alfabettizzazione.
di Antonio Nanni, coordinatore Ufficio studi ACLI
Nella foto:
Antonio Nanni
Come si ricorderà, ben dieci anni fa, nel 2000, al
Consiglio di Lisbona si decise che entro il 2010
l'Unione europea avrebbe dovuto a trasformarsi
in una "economia basata sulla conoscenza" per
diventare più competitiva e dinamica e per essere
in grado di realizzare una crescita economica e
una maggiore coesione sociale.
È evidente che nel tempo della globalizzazione le
forme materiali della povertà come la fame, i senzatetto, la disoccupazione, le migrazioni, il bisogno di assistenza sanitaria... abbiano una maggiore visibilità a livello sociale e mediatico. Ma non
possiamo sottovalutare la preoccupante diffusione delle "povertà spirituali".
Quando infatti si parla di impoverimento culturale ci si riferisce al mondo della conoscenza, dei
saperi, dell'alfabetizzazione di base, dei titoli di
studio, delle competenze comunicative e relazionali. A ciò si aggiungono i simboli culturali e religiosi.
Oggi, nella polis globale l'esclusione sociale passa
anche attraverso l'incapacità di parlare più lingue
o di utilizzare i nuovi mezzi di informazione e
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il dialogo I/10
comunicazione, dal computer a internet. Forse la
forma trasversale e planetaria più grave di impoverimento culturale nel nostro tempo si chiama
"digital divide". Questa espressione, "frattura digitale", "designa in generale le forti disuguaglianze
nell'accesso a internet e nella capacità di utilizzare
in modo efficace le risorse culturali del Web, che
esistono sia tra i paesi sia all'interno di ciascuno di
essi. A livello internazionale poi tali disuguaglianze sono abissali" (Luciano Gallino).
Il problema riguarda soprattutto gli adulti ma
anche le nuove generazioni, per questo la scuola e
la formazione permanente diventano fondamentali. L'obbligo scolastico e la lotta all'evasione scolastica sono due elementi irrinunciabili di politica
educativa.
Invece la realtà continua ad essere preoccupante.
Secondo dati recenti, ad esempio, in Italia solo il
20% della popolazione adulta ha gli strumenti
adatti per orientarsi nella società complessa di
oggi ed i livelli di cultura della popolazione continuano a rimanere insoddisfacenti. Stando ai dati
Istat, inoltre, "nell'80% delle famiglie italiane non
entra né un libro, né un giornale: i genitori seguono a malapena i loro figli alle elementari, mentre
si trovano disorientati nel percorso scolastico successivo".
Senza contare le "sacche di regressione verso l'analfabetismo". Si comprendono allora le ragioni
per cui nel 2006 l'UNESCO e la Commissione
Europea abbiano dato il via al progetto MENTOR, un programma che riunisce esperti e professionisti della cosiddetta media education per
mettere a fuoco strategie di educazione ai media.
Questi, infatti, devono diventare alleati dei cittadini e della famiglia, non dei nemici.
Anche la Chiesa in questi ultimi anni sta facendo
una grande apertura verso le nuove tecnologie
della comunicazione. Benedetto XVI incoraggia
tutti a "promuovere una cultura del rispetto, del
dialogo e dell'amicizia" nel mondo emergente
delle "reti digitali", dalle quali nessuno deve essere escluso. Il mondo di domani sarà sempre più
caratterizzato dalla cybercultura e dai network
sociali.
È anche in questo modo che si può rafforzare l'inclusione sociale nella società della conoscenza.
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