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Presentazione standard di PowerPoint

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Presentazione standard di PowerPoint
Le nuove povertà
dovremmo pensare alla povertà come un morbo
che,
se non curato, provoca effetti duraturi sui percorsi delle persone,
sulle carriere scolastiche dei minori,
sulla salute psichica e fisica di chi ne è colpito.
Anche non curare la povertà è omissione di soccorso
(rapporto Caritas 2013 «false partenze»)
13 aprile silvana cremaschi
> 6 milioni di persone in «povertà assoluta»
Spesa media mensile di una famiglia, inferiore alla minima necessaria per
acquisire il paniere di beni e servizi essenziali per uno standard
considerato “minimamente accettabile” di vita (casa, alimentazione…)
Misura definita in base a: età dei componenti, composizione della famiglia,
ripartizione geografica e tipologia del comune di residenza
(da Rowntree 1901 Gran Bretagna: ipotesi «scientifica» dei bisogni minimi)
Per una famiglia di due componenti adulti in un piccolo paese del nord è
considerata pari a 984,73 euro
Nel 2013: 7.9% in Italia
1.438.000 minori (13% di tutti i minori) 888.000 anziani
5.7% al Nord
6.0% al Centro
12.6% al Sud (pari al doppio rispetto al nord)
>8 milioni di persone in «povertà relativa»
Spesa media mensile di una famiglia pari o al di sotto della spesa
media correlata agli standard di vita prevalenti all'interno di una data
comunità e comprendente bisogni che vanno al di là della semplice
sopravvivenza, dipendente dall'ambiente sociale, economico e
culturale, che quindi varia nel tempo e nello spazio: «ognuno è
povero o non povero in rapporto agli altri tra i quali vive»
Per una famiglia di due componenti adulti in un piccolo paese del nord
è considerata pari a 1.011 euro mensili
Nel 2013: 12.6% in Italia
6.0% al Nord
7.5 % al Centro
26.0% al Sud (pari al doppio della povertà assoluta al Sud)
Dall’individuale al collettivo: povertà e diseguaglianza
• La disuguaglianza è presente in forme diverse in ogni società
• La povertà interessa l’estremo inferiore della disuguaglianza e ne è la
conseguenza, ma a quale punto del continuum la disuguaglianza si
trasforma in povertà?
E’ necessario un cambiamento:
• da una concezione «individualista» della povertà … con conseguenti
scelte operative politiche orientate ad interventi «assistenziali»
individuali nei confronti delle persone considerate povere
• ad una concezione di povertà come fenomeno prodotto da
determinate dinamiche sociali fondate sulla «ingiustizia» e sulla
protezione corporativa e categoriale… con conseguenti azioni di
politica sociale anche volti a modificare i meccanismi sociali
dell’ingiustizia, della disuguaglianza e di conseguenza della povertà
il 7.6% della popolazione è «quasi povera»
• Nuove povertà: non più classe sociale omogenea e riconosciuta, ma massa
dai contorni indefiniti, frammentata ed invisibile, che non dispone di una
autorappresentazione e di una cultura propria
• Crisi: persone ad oggi inserite in una stabile vita sociale e professionale si
confrontano con precarietà e disoccupazione; aumento vulnerabilità,
aumento di fasce sociali soggette a rischio, ansia nei confronti del futuro, “si
può essere poveri pur con la casa ed il lavoro” per processi di mobilità
sociale discendenti (R. Sennet «l’uomo flessibile»)
• Un lavoratore con reddito modesto può stare meglio perché vive da solo o
perché convive con altri che hanno reddito, o può stare peggio perché è
l’unico che sostiene la famiglia o perché ha famiglia numerosa o perché si è
separato; la povertà dipende dal reddito familiare complessivo (quante
persone devono vivere con quell’introito?)
Il 28.4% della popolazione italiana è a «rischio di povertà»
Indicatori EU per l’obiettivo strategico 2020 di «emersione dalla povertà»:
• Rischio di povertà: le persone che vivono in famiglie il cui reddito equivalente
netto è inferiore al 60% di quello medio nazionale;(reddito fam. medio 2500 E)
• Grave deprivazione materiale: una famiglia che presenta almeno 4 dei seguenti 9
sintomi di deprivazione: mancanza di: telefono, tv a colori, lavatrice, automobile,
impedimenti nel consumare un pasto a base di carne o pesce ogni due giorni,
nello svolgere una vacanza di almeno una settimana fuori casa in un anno, nel
pagare regolarmente rate di mutui o affitto, nel mantenere l’appartamento
riscaldato, nel fronteggiare spese inaspettate
• Bassa intensità di lavoro: l’intensità è calcolata considerando in ogni famiglia gli
individui in età da lavoro ed il numero di mesi in cui hanno lavorato sul totale dei
mesi dell’anno; l’intensità si considera molto bassa quando è inferiore al 20%
Come cambiano le povertà in Italia
Famiglie: dalla fine degli anni 70 aumenta il numero di famiglie in
condizione di povertà (dal 18,1 al 21,7% le famiglie con 4 componenti
e dal 30,2 al 34,6% le famiglie con 5 e più componenti), vulnerabili le
coppie con due figli minori (dal 20,1 al 23,1%)
Famiglie in affitto: dalla fine degli anni 70 aumenta il numero delle
persone in affitto in condizione di povertà (dal 25% a più del 30% pari
a 1/3 delle persone in affitto). Aumenta infatti il «peso» dell’affitto sui
bilanci delle famiglie dagli anni 80 ad oggi (dal 10% a quasi il 20% del
bilancio familiare)
Minori e giovani: dalla fine degli anni 70 aumenta il numero di
bambini e ragazzi in condizioni di povertà (dal 23% al 32% di oggi)
ed un altro 20% di poveri ha tra i 18 ed i trent’anni
(centro analisi politiche pubbliche università di Modena)
come cambiano le povertà in Italia:
Anziani: tasso globale di povertà sceso dal 25% al 14% ma disuguaglianze;
quota di PIL destinata alle pensioni elevata ma pensione media bassa, per alcuni
misera. Stanno meglio i «giovani» anziani (> 65 anni), stanno peggio alcune
categorie, in particolare le donne molto anziane che vivono sole
Diseguaglianza: Sistema pensionistico retributivo e concessione in passato di
pensionamenti a persone troppo giovani; elargizione di pensioni di invalidità
non sempre giustificate; organizzazione a favore di alcune categorie
professionali, pochi «super-pensionati»
Dal1992 riforme: ridotta la generosità dei criteri di rivalutazione delle pensioni;
> numero di anni di contribuzione per accedere a pensione di anzianità; > età di
pensionamento; istituita la possibilità di fondi complementari privati;
trasformato il sistema da retributivo a contributivo
Anche i pensionati non sono tutti uguali
• 18,6 milioni di pensionati in Italia
• 11,6 milioni (63% del totale) < 1000 euro (media: 533 euro/mese)
• 5 milioni (26% del totale) tra i 1000 e i 2000 euro
• 2 milioni (11% del totale) > 2000 euro (media:2909 euro/mese)
i 2 milioni di pensionati più ricchi ricevono una pensione per cui
hanno contribuito solo per metà con il sistema retributivo
Cambiamenti nel sistema pensione:
Chi ha versato contributi da prima del ’78; percepisce una pensione
pari all’ 80 e 100% dell’ultimo salario netto
Chi ha versato contributi da dopo il 1996: percepirà circa il 50%
dell’ultimo salario netto
Indagine sulle condizioni di vita delle famiglie FVG
• campione di 2.000 famiglie in Friuli Venezia Giulia nel 2013- 14 (Fond. Brodolini)
• povertà relativa: 12% < alla media italiana, pari a 18,2% ma
> a Nord-Est (9,6%) e Nord-Ovest (11,1%).
• deprivazione materiale: 4,0% < media italiana pari a 5,8% (stabile negli anni) ma
> al Nord-Est (3,3%) e Nord-Ovest (3,5%)
• working poor: coloro che, pur lavorando, hanno un reddito equivalente netto che
li pone al di sotto della soglia di povertà, raggiunge un picco nel 2008, anno in cui
i valori si posizionano leggermente al di sopra della media italiana, per poi
mantenersi in linea con essa.
Aspetto dinamico della povertà, in regione il 25,9% di chi è uscito da una situazione
di povertà vi è ricaduto per almeno un anno nel biennio successivo.
il 30% circa delle famiglie presenta con diverse combinazioni almeno una forma di
povertà tra quelle misurate.
Europa e Italia
1992: Raccomandazione UE garanzia minima di risorse
2008: Raccomandazione UE su inclusione attiva basata su:
a)Sostegno al reddito b) Mercati lavoro inclusivi c) Servizi di qualità
Negoziazioni allargamento UE: introduzione reddito minimo
Obiettivo strategico EU 2020:
Emersione dalla povertà per 20 milioni di persone entro il 2020
Italia: Spende per la lotta alla povertà in modo poco efficace e in
misura inferiore alla media dei paesi UE
• A parità di condizioni di povertà, individui e famiglie hanno accesso a
sostegni pubblici molto diversi
• Nel nostro ordinamento (a differenza dagli altri paesi europei) non è
presente un istituto nazionale di sostegno per tutte le persone in
difficoltà economica indipendente dalla categoria: lavoro, età,
disabilità
.
Italia: misure categoriali di sostegno al reddito
• Misure di Sostegno al reddito: Assicurazione Sociale per l'Impiego,
Disoccupazione Agricola, Mini- ASpI, Indennità di mobilità, Mobilità in
deroga, Cassa Integrazione Guadagni (CIG), Cassa Integrazione
Guadagni in deroga, Prepensionamenti, Contratti di solidarietà
Pensione sociale e pensione di invalidità civile
 Vecchia social card, importo insufficiente, solo se > 65anni e < 3 anni
 Nuova social card sperimentale, introduce misure di
accompagnamento, è rivolta però solo a famiglie con almeno un
figlio minore e con una storia lavorativa e contributiva pregressa e
reddito molto basso, altri requisiti (difficoltà a esaurire il budget)
–> non tutti i disoccupati hanno diritto ad un sostegno, ma occorre
essere stati occupati per ricevere un qualche sostegno (Chiara Saraceno)

Italia: misure categoriali di sostegno al «costo» dei figli
Assegno al nucleo famigliare: riguarda solo le famiglie in cui almeno il
70% del reddito proviene da lavoro dipendente
Assegno per il terzo figlio: riguarda solo le famiglie con tre figli tutti
minorenni
Bonus bebé: riguarda solo i nuovi nati, e solo per tre anni, a
prescindere dal numero di figli presenti e del costo crescente con l'età
Detrazioni fiscali per famigliari a carico: escludono gli incapienti
80 Euro: escludono gli incapienti
→ tante misure frammentate, disuguaglianza nelle misure di sostegno
al costo dei figli e spesso esclusione di fatto dei più poveri (Chiara Saraceno)
Proposta: un sostegno al reddito per ridurre le
disuguaglianze ed aumentare l’inclusione
Misura universale e non categoriale, cioè rivolta a tutti coloro che sono al di
sotto della soglia di reddito (ISEE) individuata, in rapporto ad ampiezza della
famiglia e al costo della vita a livello territoriale
Integrata da misure di accompagnamento e integrazione sociale, individuate
secondo le caratteristiche e i bisogni di ciascun membro della famiglia
→ disponibilità al lavoro e accompagnamento al lavoro come misura di
accompagnamento per gli adulti, (ma non unica misura e non sempre)
→per i minori (ma anche per molti adulti) anche sostegno alla formazione
→associata alla disponibilità, accessibilità e qualità dei servizi di cura per
bambini ed anziani – misura di sostegno soprattutto per le donne, soprattutto
se sole con figli –
Proposta nazionale SIA: sostegno di inclusione attiva 1.
• E’ una misura di Sostegno al reddito di chi si trova in povertà garantito a tutti e
con le medesime modalità, ovunque risiedano sul territorio, che si configura
come un livello essenziale delle prestazioni
E’ UNIVERSALE
• Non condizionato dalla presenza di specifiche caratteristiche individuali o
familiari, salvo l’insufficienza di risorse economiche
• Si differenzia dagli altri trasferimenti economici esistenti nel sistema di
protezione sociale italiano, storicamente ispirati a “criteri categoriali”, con
frammentazione degli interventi (“universalismo selettivo”)
• La scelta universalistica risponde a un principio di equità, l’uguaglianza di
fronte al bisogno; importante fattore di coesione sociale, fa dipendere la
titolarità del beneficio da un principio di solidarietà condivisa dall’intera
comunità
Proposta nazionale SIA: sostegno di inclusione attiva 2.
OBIETTIVO PRIORITARIO: CONTRASTO DELLA POVERTÀ ASSOLUTA:
• rivolto a tutti i nuclei familiari poveri, composti da singoli o da più persone
• prova dei mezzi effettuata secondo criteri articolati e omogenei
• Non è quindi un “reddito di cittadinanza” universale e incondizionato
OBIETTIVO: INCLUSIONE E ATTIVAZIONE
• patto di inserimento che gli individui che appartengono al nucleo familiare
beneficiario stipulano con i servizi sociali locali e/o gli enti di inserimento lavorativo,
il rispetto dei patti è condizione per la fruizione del beneficio; il patto è differenziato
in base alle caratteristiche individuali e la realizzazione è sorvegliata a livello locale
• tre pilastri per inserimento: sostegno economico, mercati del lavoro inclusivi,
servizi personalizzati.
• Richieste (e proposte) esperienze di formazione, riqualificazione professionale,
partecipazione al mercato del lavoro,
• Valorizzato l’impegno in attività di cura verso minori e/o familiari non autosufficienti
Proposta nazionale SIA: sostegno di inclusione attiva 3.
LIVELLO DI RIFERIMENTO DELLA PRESTAZIONE
• Il costo di un «paniere» di consumo di beni e servizi di mercato e di fruizione di
beni e servizi collettivi ritenuto decoroso sulla base degli stili di vita prevalenti
• Articolato in relazione a composizione del nucleo familiare, differenze
territoriali nel costo della vita
AMMONTARE DEL CONTRIBUTO
• pari alla differenza tra il livello di riferimento considerato e le risorse
economiche del nucleo familiare misurate dal Reddito familiare complessivo (a
fini Irpef)
BASE FAMILIARE MA ATTENZIONE AL SINGOLO
• I servizi sociali locali assicurano che l’intestatario «formale» del trasferimento
garantisca che tutti i componenti del nucleo familiare fruiscano del beneficio in
base al loro bisogno e che tutti rispettino il patto.
Proposta nazionale SIA: sostegno di inclusione attiva 4.
COMPORTAMENTI DI CONSUMO: esclusione dall’ accesso al programma e/o
valutazione in fase di controllo per la presenza di consumi che rappresentano
indizi di adeguatezza o benessere economico
DURATA: In assenza di evidenti comportamenti di azzardo morale, mantenimento
della misura finché persiste lo stato di bisogno o a tempo?
• I sostenitori della temporaneità sono preoccupati di non attenuare l’impegno
manifestato dai beneficiari per migliorare la propria condizione
• Tale aspetto può però essere tenuto sotto controllo prevedendo una
riconsiderazione periodica della situazione complessiva del beneficiario
(situazione economica e adesione effettiva al patto personalizzato).
• L’accesso alla misura deve essere possibile in modo continuo durante l’anno e
non limitato a scadenze di bandi o altro.
Si può fare?
Per il SIA nazionale servono 7-8 miliardi per raggiungere circa il 6% delle famiglie
del paese, ma si prevede il riordino di:
1. misure di sostegno delle responsabilità familiari: Assegno unico per i figli,
detrazioni per familiari a carico e dell’assegno al nucleo familiare… (costo
addizionale del SIA a regime verrebbe dimezzato)
2. impegni economici di protezione sociale: pensioni di guerra indirette,
contributo di solidarietà da percettori di redditi elevati, detrazioni Irpef,
inasprimento imposizioni concorsi a premio, lotto, lotterie? (4 miliardi)
3. erogazioni in atto a contrasto della povertà: pensioni sociali e pensioni
integrate al minimo per nuclei familiari che appartengono ai due/tre decili
superiori alla condizione economica definita e misurata dall’ISEE. (2-3 miliardi)
4. Risorse erogate dai Comuni in programmi di contrasto della povertà (circa 800
milioni di euro) Parte di queste risorse potrebbe sostenere servizi per le
attività di inserimento
la povertà non è solo deprivazione economica
La povertà è fenomeno cumulativo e multidimensionale; non dipende
solo dai beni materiali ma riguarda:
• bisogni primari, relativi alla disponibilità di beni di sopravvivenza;
• bisogni secondari (salute, igiene, assistenza, scuola, etc.); la cui
soddisfazione implica la responsabilità delle istituzioni
• bisogni relazionali, relativi alla caduta dei legami comunitari ed alla
mancanza di rapporti interpersonali sul piano dell’affettività
La povertà non è solo deprivazione economica, ma è anche transmateriale, cioè si colloca tra sfera materiale e sfera dei comportamenti
sociali lavorare in primo luogo alla coesione sociale e all’inclusione,
cioè alla ricostruzione dei legami a partire dalle istituzioni economiche,
culturali, politiche e civili…
Interrompere il circolo vizioso della povertà»
La povertà si trasmette dai genitori ai figli
«il livello «cognitivo» che raggiungeranno i figli è «pre-detto» dal
numero di libri presenti in una casa….»
Ridurre le disuguaglianze nell’accesso alla cultura, nelle opportunità di
vivere esperienze positive in età evolutiva, di accedere al mondo del
lavoro e di salire la scala sociale in base ai propri interessi e alle proprie
attitudini… può cambiare la «storia naturale» della povertà…
Quindi: «anche» politiche per le pari opportunità per la cultura, la
scuola, l’istruzione, la formazione professionale, il diritto allo studio
universitario, l’inserimento lavorativo, l’accesso ai servizi sanitari, la
mobilità sociale per migliorare il proprio tenore di vita ….
Ridurre le diseguaglianze, aumentare la coesione sociale
• La politica nazionale regionale e locale «deve» assumere un impegno attivo per la
riduzione delle diseguaglianze; aspetti economici e sociali ed azioni politiche
positive per il lavoro, la casa, per l’equità nella tassazione, per la lotta alla
evasione fiscale, per la riduzione delle disparità negli stipendi (tetto per il reddito
massimo dei dirigenti a non più di X volte il reddito dei dipendenti?)… ma anche
per pari opportunità di accesso a scuola, cultura, mobilità, lavoro, tempi famiglia
lavoro, sanità … Regione: Piano Sociale, Casa, Infrastrutture, Sanità…
Ci sono anche buone prassi di cittadinanza attiva da sostenere e/o re-inventare:
• Abitare: (anziani insieme…persone in pensione e studenti universitari...)
• Alimentarsi: (cibi prossimi alla scadenza…Gruppi di Acquisto Solidale)
• Condividere: scambio di beni (passeggino, biciletta, stampelle, abbigliamento)
volontariato, banca del tempo…
• Partecipare: gruppi politici, culturali, promozione sociale, ricreativi, ecclesiali…
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