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cuamm: i medici che curano l`africa

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cuamm: i medici che curano l`africa
Nuova e Nostra - N° 6/2016
6
di Roberto Canobbio
CUAMM: I MEDICI CHE CURANO L’AFRICA
L’
Africa è un continente affamato,
assetato e malato. La sua povertà endemica stride ancora di più
se raffrontata all’abbondanza di materie
prime presenti sul territorio. Nazioni che
potenzialmente potrebbero godere di
soddisfacenti tenori di vita, sopravvivono
a stento, afflitte ancora oggi dai mali mai
curati del colonialismo, non di rado trasformatosi in un destabilizzante neocolonialismo economico.
conflitti tra tribù, signori della guerra,
gruppi etnici e religiosi, spesso fomentati dalle grandi potenze industriali allo
scopo di mettere le mani sui giacimenti
locali, hanno rappresentato e rappresentano tutt’oggi un flagello morale e fisico
per le popolazioni africane. Se a ciò aggiungiamo le difficoltà tipiche delle terre
dai climi estremi, alla base di carestie ed
epidemie, capiamo perché alle porte dell’Europa premono milioni di disperati
africani e mediorientali.
a soluzione dei problemi del terzo e
quarto mondo non sta solo nell’accoglienza, ma nell’esportare quantomeno
condizioni di vita dignitose. Di dimostrare solidarietà.
Per fare ciò occorre una politica estera
che, diversamente dal passato, privilegi la
collaborazione (vera non fasulla) allo
sfruttamento e la solidarietà all’affarismo.
Se l’Africa e il Medio Oriente fossero terre pacificate, ne beneficeremmo anche
noi sotto vari aspetti, non ultimo quello
della sicurezza interna. Il primo imperativo è bloccare la vendita delle armi ai Paesi aggressori o finanziatori del terrorismo.
La vendita generalizzata rischia invece di
cronicizzare l’emergenza con i pericoli
che ciò implica.
arlavamo di solidarietà. I maestri nel
portare soccorso “a domicilio” sono
senza dubbio i missionari e le missionarie.
Il loro merito principale è quello di aiutare il prossimo non solo a parole. Oltre a
questo ve n’è un altro di natura politica:
l’aver capito che le sacche di povertà
estrema vanno sanate prima possibile
perché, al contrario dei vertici del terrorismo, appartenenti alle classi sociali benestanti, i “manovali dell’orrore” vengono reclutati tra i disperati che non hanno
più nulla da perdere.
I
L
P
mondo, in media 5,9 figli per donna, ma la
mortalità materna e neonatale è altissima.
Non di rado il parto si conclude con il
decesso di entrambi, mamma e figlio. Ciò
è dovuto a una carenza medico-farmacologica spaventosa. I dottori sono soltanto
1,7 ogni 10.000 abitanti. Le ostetriche 13
ogni 10.000 mamme. Le medicine pochissime.
Per i ragazzi del Cuamm esperienze del
genere sono formative
sia sul piano professionale sia su quello umano.
Chi torna dall’Africa ha
una preparazione “sul
campo” decisamente superiore rispetto a molti
colleghi che, rimanendo
in Italia, non hanno occasione di praticare un sufficiente tirocinio negli
ospedali.
Inoltre nella scelta di andare in un continente così problematico c’è l’essenza di ciò che dovrebbe essere un medico. Non un barone che cura e salva solo chi ha il denaro per poterselo permettere, ma un uomo o una donna che ha il
dono di aiutare chi soffre, indipendentemente dai suoi averi materiali.
Lo dimostrano i magri stipendi percepiti da questi
ragazzi: in media un terzo
rispetto a quelli dei medici
che lavorano in Italia, nonostante i rischi siano ben
maggiori.
i dottori del Cuamm
spetta anche il combuon cuore dei donatori, per combatte- pito di formare personale sul posto perre patologie importanti quali aids, ebola, ché il fine ultimo è rendere le nazioni afrilebbra, malaria, tubercolosi, malnutrizio- cane autosufficienti a livello sanitario.
Un’altra utopia forse, ma è sempre mene…
Non solo. I medici del Cuamm, in genere glio provarci piuttosto che arrendersi
giovani e laici, alcuni ancora in via di spe- senza combattere. A Matany, ad esempio,
cializzazione, si stanno impegnando a a dodici ore di jeep dalla capitale ugandefondo per consentire alle donne africane se Kampala, sorge una scuola per ostetridi partorire in strutture adeguate e non che. Le diplomate vengono poi destinate
nella pericolosa penuria delle loro capan- in Sud Sudan o in Sierra Leone, dove la
carenza di strutture è ancora peggiore.
ne.
ttimo è il lavoro svolto in Uganda, Questo è lo spirito del Cuamm. Questo
nazione vittima di un tragico para- dovrebbe essere lo spirito del genere
dosso: il tasso di natalità è fra i più alti del umano.
Se la politica estera europea e statunitense negli ultimi decenni avesse avuto la
medesima lungimiranza dimostrata dai
missionari è probabile che qualche guerra sarebbe stata evitata.
n’opera meritevole in tal senso è
esercitata dal Cuamm, “Collegio
universitario aspiranti e medici missionari”, con sede a Padova.
Il Cuamm, diretto da don Dante Carraro,
(nella foto) anch’egli
medico, svolge la sua attività in alcuni fra i Paesi
più poveri dell’Africa: Angola, Etiopia, Mozambico,
Sierra Leone, Sud Sudan,
Tanzania e Uganda. È
consolante che laddove
gli eserciti dell’Europa
occidentale nei secoli
scorsi portavano il “progresso” a suon di piombo
e gas letali, ora grazie ai
“Medici con l’Africa”, così si chiamano i gruppi
operativi del Cuamm, sorgono ospedali e
presidi sanitari.
In alcuni casi si tratta degli unici baluardi
di cura e assistenza presenti nel giro di
centinaia di chilometri. La battaglia è decisamente impari. Pochi mezzi, frutto del
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