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Sorgenti dell`Enna - Provincia di Bergamo
Punti di interesse vicini L’Orrido della Val Taleggio: spettacolare e lungo orrido in ingresso alla Val Taleggio, visibile dalla strada carrozzabile proveniente da San Giovanni Bianco (per approfondimenti, cfr. box “L’Orrido della Val Taleggio” - sentiero 2 “Valle Asinina Bassa”). Il poiàt a Vedeseta: poco distante dal centro di Vedeseta, è presente la ricostruzione di un antico poiàt, con la caratteristica struttura di legna e terra, che i carbonai della valle creavano per produrre il carbone attraverso la combustione controllata della legna (per approfondimenti, cfr. box “Il Poiàt” - sentiero 6 “Olmo al Brembo-Averara). I terminù: obelischi, diffusi soprattutto nella zona tra Vedeseta e Pizzino, con incise le date dei controlli che segnavano i confini tra gli Stati di Venezia (cui apparteneva il Comune di Taleggio) e Milano (cui apparteneva Vedeseta). Proseguimenti In direzione di Morterone: il sentiero prosegue verso Morterone, con punti panoramici e vista sulla gola del Torrente Remola, sulla Valle dell’Enna e sul Monte Resegone. Acer pseudoplatanus Adenostyles glabra Le sorgenti del Fiume Latte Il nome Fiume Latte è un nome pomposo per un piccolo corso d’acqua che trova però giustificazione nel modo spettacolare con il quale sgorga dalle pareti calcaree del versante destro e raggiunge poi, a salti, il fondovalle. Il breve ma ripido sentiero arriva in prossimità della sorgente che offre, oltre ad un affascinate paesaggio, una vegetazione umida montana interessante: sulla parete calcarea coprono abbondantemente muschi ed epatiche (Marchantia sp.), l’erba unta comune (Pinguicula vulgaris), la primula orecchio d’orso (Primula auricula), il raponzolo di Scheuchzer (Phyteuma scheuchzeri) e diverse felci, come l’asplenio tricomane (Asplenium trichomanes), la ruta di muro (Asplenium ruta-muraria), la lingua cervina (Phyllitis scolopendrium) e la felce dolce (Polypodium vulgare). Verso i margini della vallecola si notano la barba di capra (Aruncus dioicus), il geranio di San Roberto (Geranium robertianum), la genziana di Esculapio (Gentiana asclepiadea) e piccoli arbusti come il fiore di stecco (Daphne mezereum) e il rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus) e l’acero di monte (Acer pseudoplatanus) lasciano spazio nel fondo valle al faggio (Fagus sylvatica), accompagnato dalle erbacee uva di volpe (Paris quadrifolia), melica delle faggete (Melica nutans), cardo montano (Cirsium montanum), falsa ortica montana (Lamium galeobdolon) ed elleboro verde (Helleborus viridis). Prima della sorgente, il sentiero attra- Primula auricula versa una piccola zona umida a megaforbie, dominata in prevalenza dal farfaraccio maggiore (Petasites hybridus) e cardo montano (Cirsium monPrimula orecchia tanum). Sorgenti dell’Enna A piedi lungo il Torrente Enna Torrente Enna Tipica baita Val Taleggio Valle dell’Enna Sorgente Enna d’orso Aruncus dioicus Cirsium montanum Fonte ferrugginosa info Acero di monte Cavolaccio verde Barba di capra Cardo montano Fagus sylvatica Ostrya carpinifolia Petasites hybridus Phyllitis scolopendrium Faggio Carpino nero Farfaraccio maggiore Lingua cervina Partenza: Vedeseta presso la Piazza del Comune (820 m s.l.m.) Arrivo: Sorgente dell’Enna (1.000 m s.l.m. circa) Tempi medi di percorrenza (solo andata): 1 h e 30 min. Percorribilità: a piedi su sentiero Difficoltà: facile Acqua da bere sul percorso: sì Stagione consigliata: da marzo a novembre Sentiero 3 Il percorso Dalla piazza di Vedeseta, vicino alla chiesa ed al municipio, si scende per una stradina acciottolata e subito sulla destra si accede ad un breve pianoro, noto come cióss (dal latino clausum, ossia zona recintata), in cui si trova una stalla, esempio delle tipiche baite della Val Taleggio. Ripreso il sentiero si scende la scalinata e si curva a destra Poiàt lungo un sentiero che a mezza costa attraversa il bosco. Oltrepassato con un facile guado il Torrente Casere, si riconoscono sulla destra pendii terrazzati con muri a secco, molto diffusi fino a 40 anni fa per la coltivazione del grano; poco oltre si giunge ad un pascolo noto come Forsà de l’öle (forzatura dell’olio), toponimo probabilmente dovuto alla passata presenza di un torchio per la spremitura delle noci. Dopo pochi minuti si raggiunge un’altra tipica baita valtaleggina, nei pressi della quale si Fonte trova una fonte d’acqua cristallina. Lungo il successivo tratto pianeggiante si incontra sulla sinistra un castagno monumentale. Si prosegue poi in leggera discesa attraverso un bosco, noto con il nome di Passione, ove si vedono affioramenti di rocce dalle stratificazioni geologiche inclinate. Ci si abbassa di quota verso il Torrente Enna e si giunge all’incrocio con il sentiero che sale dal Ponte della Lavina (il punt grant). Si sale ora a fianco del torrente, le cui acque, bianche e tumultuose, si possono ammirare in un susseguirsi di salti, pozze e cascatelle e il cui fluire fragoroso sarà compagno per il resto del cammino. Si attraversa quindi il ponte sul Torrente Bordesiglia, naturale confine per il versante in sinistra orografica dell’Enna, tra le province di Bergamo e di Lecco. Nel procedere si incontra sulla sinistra una grossa sorgente d’acqua che, dopo alcuni salti, confluisce Le baite della Val Taleggio nell’Enna. Le montagne, che caratterizzano il paesaggio, Le storiche baite della Val Taleggio avevano una struttura particolare: hanno pareti calcaree quasi i tetti erano fatti con pietre spesse, le piode, che non potendo essere verticali che spiccano dritte posizionate parallelamente alla struttura del tetto, a causa dell’eccessopra il bosco ceduo, sivo peso, dovevano essere collocate orizzontalmente le une sulle aldominato dal faggio nelle tre così da scaricare il peso della copertura sulle pareti dell’edificio. Ne zone pianeggianti e dal derivava la tipica struttura del tetto molto pendente e “a gradini”. carpino nero nei versanti più ripidi e con affioramenti di Altra caratteristica era la forma a “T” delle porte: la parte inferiore rocce. Superato un altro dell’apertura era infatti ristretta dalla presenza di muretti, la cui ponte, si incontra la costruzione era forse funzionale ad evitare l’ingresso alle mandrie, deviazione per una fonte altresì a facilitare le operazioni di carico e scarico dei covoni di fieno, ferruginosa, riconoscibile dal stivati nelle baite stesse. colore rosso-arancione del Numerosi sono gli esempi di queste costruzioni ancora visibili in terreno in sua prossimità e valle, ben conservati grazie alla cura e all’impegno dei valtaleggini. dal sapore ferroso. Ripreso il Cascata sull’Enna sentiero ed oltrepassato un altro ponte si giunge alle Sorgenti dell’Enna: qui il fiume compie alcuni salti spettacolari originando la schiuma bianca, da cui prende il nome di “Fiume Latte”, e riempiendo profonde pozze adatte per rinfrescanti tuffi estivi. Si può a questo punto guadare il torrente e risalire per circa 5-10 minuti un ripido ed impegnativo sentiero, fino ad arrivare a vedere da vicino la sorgente: sotto un enorme sasso si trova la cavità da cui, con una portata considerevole, sgorga l’Enna. Ad oggi non si conosce ancora quale sia il bacino di carico della sorgente, se circoscritto alla sola Val Taleggio o se raccolga invece anche acque dalla Valle Imagna. Per la discesa si ripercorre lo stesso itinerario fino all’incrocio con il sentiero proveniente dal ponte della Lavina. Da qui si prosegue in direzione di quest’ultimo, con un itinerario che segue il corso del torrente. Si attraversano boschi di faggi, noccioli, ontani e carpini e si incontrano altri salti tumultuosi del fiume, seguiti da tratti dove invece scorre più tranquillo. Dopo aver attraversato un torrente che, in sinistra orografica si immette nell’Enna, si arriva ad un bivio. Si può procedere a destra in direzione del Ponte della Lavina, dove si trova un’area pic-nic (5 minuti dal bivio) e, quindi, ritornare sui propri passi fino all’incrocio. In alternativa si può salire subito a sinistra. Superata una ripida salita, si piega a destra e si giunge ad una baita, nei pressi del depuratore comunale. Da qui è possibile risalire attraverso prati in direzione della chiesa e ricongiungersi al sentiero iniziale poco sotto l’abitato. Il taglio del legname e la fluitazione a valle Valle dell’Enna Lungo la Valle dell’Enna si vedono cavi elettrici posati alla fine dell’Ottocento per portare energia alle fabbriche del Lecchese, laddove prima ancora vi erano altri cavi: erano i conduttori delle teleferiche usate per trasportare in paese il legno appena tagliato, essendo quella del boscaiolo una delle principali attività svolte in valle. Gli uomini erano addetti al taglio degli alberi, mentre le donne avevano il compito di riportare agli uomini le carrucole di ferro alle quali erano legati i tronchi. Una volta giunto a Vedeseta, il legname era poi condotto, tramite fluitazione, fino a San Giovanni Bianco e quindi, sempre per fluitazione, fatto procedere fino a Villa d’Almè e alla pianura. Questa tecnica prevedeva che squadre di operai (i borellai) conducessero ed accatastassero le partite di legname (le bore) presso i porti, punti attrezzati per la sosta del legname collocati lungo i principali corsi d’acqua. Poi, nei momenti di piena del torrente, che poteva essere anche accresciuta agendo con opportuni sbarramenti, questi tronchi venivano condotti a valle. V a e ll 15 1 l SP6 e 4 d Selguggia C V l o g n o h i Taiada a e ll Avolasio SP2 VEDESETA 5 B o 1 rd Borgo Sotto e s i g li o 2 3 4 nte E n Torre L V A Cavallo na G G I O E L T A Lavina Roncalli SP24 Selvano Casa Magiadello Legenda sentiero dell’acqua punto di partenza punto d’arrivo Stupada 1 2 3 4 Fracchio 1381 0 250 500 1.000 1.500 Metri 2.000 Baite tipiche Boschi di Faggio e Carpino nero Fonte ferrugginosa Sorgente del torrente Enna sentiero CAI Piazzoli Base cartografica tratta dalla “Carta Turistico-Escursionistica della Provincia di Bergamo” in corso di realizzazione a cura del Settore Tutela Risorse Naturali - Servizio Aree protette della Provincia di Bergamo.