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10 Consigli per un Personal Branding vincente

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10 Consigli per un Personal Branding vincente
10 Consigli per un Personal Branding vincente
1. AUTOVALUTAZIONE
Prima di potersi “vendere”, bisogna conoscersi. Molto più semplice di ciò che può sembrare, basta
rispondere a qualche domanda per stabilire l’effettiva coerenza tra il sé percepito e quello effettivo:

Cosa so fare?

Quali sono le competenze acquisite? E le caratteristiche peculiari?

Che ruolo si vorrebbe ricoprire?

Quali sono i pregi su cui puntare? E i difetti?
Insomma un auto-test per fare il punto del self-product da presentare. E’ importante essere obiettivi,
perché ciò renderà meno vulnerabili, ma soprattutto maggiormente credibili e affidabili agli occhi
del cliente/datore di lavoro/partner. Ricordate sempre che le bugie hanno le gambe corte!
Parole chiave: coscienza, sicurezza e consapevolezza.
2. PUNTI DI VISTA DIVERSI
Dopo aver lavorato su se stessi, si deve fare la stessa cosa con gli occhi del potenziale acquirente,
delle figure professionali con cui si è già lavorato o del team che si vorrebbe formare, evidenziando
quindi, da un lato, “perché dovrei scegliere proprio lei/lui?” e, dall’altro, “perché dovrei
consigliarla/lo?”. All’inizio sembrerà strano, ma ci si accorgerà che molte cose sul proprio conto
non le si era mai notate prima!
Anche in questo caso potrebbe aiutare seguire una scaletta di domande indicative:

Sarebbe capace di lavorare in team? E sotto stress?

Le/Gli affideresti un progetto importante?

La/Lo vedresti più come un leader o come un dipendente?

Qual è il suo approccio alla critica? E al problem solving?

Sa gestire il suo tempo?

E’ sintetica/o ed efficace?
Parole chiave: umiltà, ascolto e competenza.
3. OBIETTIVO
Superata dunque, l’auto indagine preliminare, si è pronti ad individuare e circoscrivere il
proprio obiettivo. La sua definizione permetterà di intervenire in maniera più specifica sul Personal
Branding, lavorando al fine di customizzarlo sulle opportunità e minacce del contesto di
riferimento: analisi del mercato, creazione del prodotto, confezione, prezzo, promozione.
Parole chiave: decisione, determinazione e intraprendenza
4.
MERCATO
Compresi chi siamo e dove vogliamo arrivare, ora è necessario interpretare il mercato di riferimento
nel quale si vuole andare ad insistere. Se, ad esempio, l’obiettivo fosse quello di dar vita ad una start
up legata ad una App, bisognerebbe studiare il posizionamento, il target, fare un’analisi S.W.O.T.
etc. per tracciare la migliore strategia da intraprendere. Ovviamente per ogni singolo obiettivo, la si
dovrà ricalibrare per rispondere alle situazioni specifiche. Del resto è evidente la differenza di
interlocutori se si sta parlando con un potenziale datore di lavoro o con un cliente ad esempio. E
come per i prodotti singoli, così avviene per il prodotto “se stessi” che si vuole “vendere”.
Parole chiave: ambizione, scelta e precisione.
5. PRODOTTO
Il prodotto qui, diversamente dal marketing tradizionale, sono le persone, siamo noi. Infatti è questa
la sede per capire se il lavoro fatto ai punti 1 e 2 ha funzionato o meno. L’oggetto in questione è la
sommatoria delle competenze acquisite, delle idee, dei punti di forza, delle debolezze proiettate
verso l’evoluzione che si potrà rappresentare di se stessi, quasi come un upgrade. Se si è lavorato
bene non ci saranno problemi e quello che si sarà detto di essere, effettivamente saremo.
È come se il nostro “acquirente” stesse montando una libreria dell’Ikea e, cimentandosi con fare
sospetto, scoprisse passo passo che tutto quello che aveva visto in esposizione, ora si sta
materializzando fedelmente sotto le sue mani. La libreria siamo noi con tutte le incertezze che può
suscitare un incipit ambizioso e incerto, ma, se siamo coerenti e affidabili, non ci regalerà nessuna
sorpresa, al contrario sarà l’altro a meravigliarsi.
Parole chiave: centrati, obiettivi e disponibili.
6. CONFEZIONE
“L’abito non fa il monaco”. Vero, ma oggi il tempo di avere chiarimenti, chiedere specifiche,
analizzare a fondo e indagare a lungo, sono lussi che non ci si può permettere. Ecco perché il dress
code ha un’importanza strategica ai fini della nostra presentazione, come del resto un prodotto del
Discount suscita meno appeal di uno fortemente brandizzato in un retail. Non si parla qui,
solamente dell’aspetto fisico (compresa la forma, i vestiti, la cura di se stessi, che ad ogni modo
hanno una reale valenza), ma anche di tutti quegli aspetti legati alla prossemica.
L’importanza dell’immagine è contemplata dalla stessa Teoria delle 5 V, che indica i cinque
elementi su cui focalizzarsi per un’efficace campagna marketing di se stessi:
1. Verbalità (comunicare e sapersi comunicare)
2. Vestibilità (vestirsi e sapersi vestire)
3. Visibilità
4. Vivibilità
5. Vitalità
Il riferimento diretto a Verbalità, Vestibilità e in parte a Visibilità, come elementi imprescindibili
del proprio Personal Branding, ci fa capire il valore prioritario dell’assertività (saper parlare
chiarendo i propri bisogni, senza “calpestare” gli altri), la Vestibilità contestuale e le peculiarità
individuali.
Parole chiave: carismatici, educati ed distinti.
7. PREZZO
È necessaria anche in questo caso una piccola riflessione sul rapporto che si ha con il denaro. Come
prima cosa bisogna chiedersi: “cosa rappresenta per me il denaro?” Perché questo? Perché ci sono
persone per le quali il denaro è fonte di gioia e ambizione, altre per le quali esso rappresenta un
ostacolo per il proprio lavoro, altre ancora che invece, nemmeno se ne preoccupano. Come in tutte
le cose è necessario trovare un equilibrio. Per capire meglio si può vedere quale sia in media il
“prezzo” degli altri nella cerchia dei pari e cercare di orientarsi in quella direzione per esaudire la
propria ambizione.
Il prezzo però potrebbe corrispondere anche all’ammontare complessivo di denaro che si vorrebbe
fosse investito nella nostra idea, ma anche in questo caso, l’analisi preliminare aiuterebbe nel
rintracciare la strategia più adatta.
Parole chiave: etica, coerenza e senso degli affari.
8. PROMOZIONE
Chi meglio di noi può conoscere il prodotto “noi stessi” che si sta cercando di vendere? Ormai si
conosce nel dettaglio ogni singola caratteristica, da quella più positiva a quella meno condivisa,
quindi ora inizia il divertimento! Se fino a qui, si è affrontato solamente un percorso di analisi e
affinamento del modus operandi, adesso possiamo finalmente sbizzarrirci con creatività e
intraprendenza nella comunicazione di se stessi. L’auto sponsorizzazione quindi, si distribuirà su
vari mezzi come il bigliettino da visita, l’account di LinkedIn/Facebook/Twitter, su un eventuale
blog, sulle pubbliche relazioni dei post o dal vivo, durante un workshop o attraverso un panel
dedicato, attraverso un elevator pitch, etc. ma il tutto sempre seguendo le regole precedentemente
elencate. Si parla quindi della comunicazione verbale e non, del dress code idoneo, della Visibilità
impattante, ma anche di rispetto dell’opinione altrui e del così detto “think positive”. Tutte
accortezze senza le quali anche l’idea più brillante del mondo non potrebbe nemmeno essere
avviata, per non parlare del non successo auspicato, ovvero della frustrazione derivata.
Non può esistere Personal Branding senza community off, senza una crescente attività sul lavoro
svolta online e senza lo sviluppo di un proprio network di relazioni private.
Il claim deve essere: chiari, sintetici, efficaci e memorabili.
9. ASCOLTO ATTIVO
Fondamentale per la crescita individuale, l’acquisizione di competenze e per essere ricordati come
persone piacevoli dopo un incontro o per essere presentati nuovamente al network di qualche
amico/parente/collega è l’ascolto attivo, come trattato in una delle edizioni Il Sole 24 Ore. Colpisce
infatti, e per questo viene ricordata/o colei/lui la/il quale riesce durante un incontro di qualsivoglia
natura, ad ascoltare, porre domande intelligenti e quindi pertinenti, per poi sintetizzare in poche
battute il suo punto di vista. Vero e proprio abstract della propria essenza. All’interno di ogni
rapporto comunicativo si possono ritrovare dinamiche teatrali e giochi di ruolo nei quali
l’ascoltatrice/tore attiva/o, facendo attenzione al contesto relazionale, riesce a districarsi e se
particolarmente abile, anche a dirigere come un regista l’andamento dello stesso, per volgerlo a suo
favore.
Parole chiave: attenti, attivi e propositivi.
10.
ANALISI DEI RISULTATI
Come ultimo passo verso un Personal Branding d’eccezione, c’è l’analisi ex post come verifica e
autovalutazione del lavoro svolto. Se c’è stato un colloquio sarà bene inviare una mail o
una inbox per rinforzare il ricordo e inviare i propri recapiti, altrimenti se l’incontro è avvenuto con
un potenziale partner, è da valutare la possibilità di lasciare un commento con un post all’articolo
del blog, diventarne follower su Twitter o di invitarlo al collegarsi sul proprio profilo di LinkedIn.
Questi sono solamente alcuni esempi di ciò che è possibile fare una volta tornata/o a casa, ma in
ogni caso lo scopo sarà quello di rendervi “memorabili”. Altre considerazioni che sarebbe
opportuno verificare sono: l’effettiva sinteticità, le capacità comunicative, l’atteggiamento etc., tutti
da “rivedere” per potenziarne gli effetti in caso negativo, per imparare dagli errori in maniera
costruttiva e non distruttiva, mentre in quello positivo per premiarsi e fortificare la strategia
vincente. Esatto premiarsi. Purtroppo oggi si è maestri nell’alimentare il senso di colpa, ma se si
tratta di complimentarsi, di dire “grazie” e vedere i traguardi raggiunti diventiamo tutti
improvvisamente miopi. Infatti un altro tassello fondamentale del Personal Branding risiede nella
continua formazione sia a livello professionale che relazionale, monitorando le proprie prestazioni e
le fonti più accreditate per mantenersi sempre informati su aspetti di cultura generale e settoriali.
Aggiornarsi però, non significa necessariamente “schierarsi” con i trend del momento, ma anche
poter spaziare trovando quei due o tre spunti di riflessione comuni che rendono lecito l’engagement
del/dei soggetto/i interessati durante un incontro fortuito.
FONTE: http://www.techeconomy.it/
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