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DiFesa Dalle Gelate tarDiVe

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DiFesa Dalle Gelate tarDiVe
DIFESA dalle gelate tardive
Nell’areale frutticolo piemontese esistono zone nelle quali il rischio di gelate primaverili è abbastanza frequente: risulta dunque utile riportare sinteticamente le indicazioni necessarie per ridurre i rischi di questo fenomeno che, in alcune annate, può
compromettere completamente la produzione.
Si ricorda che tutte le indicazioni riportate nel capitolo relativo alla difesa attiva si riferiscono esclusivamente alle gelate primaverili e non invernali contro le quali questi
mezzi sono inefficaci od addirittura dannosi.
Tipi di gelate
Dal punto di vista della loro dinamica le gelate si distintinguono in:
1. Gelata da irraggiamento: è determinata dalla veloce perdita di calore del terreno in
quanto l’aria calda, più leggera, sale agli strati superiori.
2. Gelata da avvezione: è provocata dalla repentina invasione di correnti dai quadranti settentrionali.
3. Gelata da evaporazione: meno frequente ma assai pericolosa, avviene quando la
pianta è bagnata (rugiada o pioggia) e l’umidità si abbassa velocemente (vento). In
tale situazione si ha la cessione di calore dalla pianta all’aria con rapido abbassamento di temperatura del vegetale stesso.
Negli ultimi anni, come succede quasi sempre, i tre tipi di gelata non si sono presentati
distinti tra di loro ma si sono susseguiti. Generalmente, si verifica una avvezione di
masse di aria fredda provenienti da nord-est caratterizzate da vento secco che abbassano l’umidità relativa; su questa situazione meteorologica, si innesca facilmente una
notevole stabilità dell’atmosfera e durante la notte, un’abbondante perdita di calore
(irraggiamento notturno), che abbasserà pericolosamente la temperatura al di sotto
della soglia critica.
Nei nostri areali, le gelate si manifestano in annate con primavere molto anticipate e
caratterizzate dai fenomeni di bassa umidità relativa (fenomeno abbastanza ricorrente negli ultimi 10 anni). L’inizio del periodo critico delle gelate si ha quindi alla ripresa
vegetativa ed è in questo momento che vanno quindi concentrati i maggiori sforzi.
Termini tecnici
PASSAGGIO DI STATO E CALORE LATENTE
I cambiamenti di stato interessanti l’acqua in natura sono:
3 Da vapore acqueo ad acqua (condensazione), con cessione di energia sotto forma
di calore latente circa 600 cal/g.
3 Da acqua a ghiaccio (solidificazione), con cessione di circa 80 cal/g.
3 Da vapore a ghiaccio (sublimazione), con cessione di circa 680 cal/g.
267
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
Questi passaggi producono in natura un importante rilascio di energia sotto forma
di calore, che costituisce un fondamentale meccanismo di autoregolazione naturale
dell’atmosfera con cessione o assorbimento di calore dall’ambiente; in particolare il
passaggio da acqua a ghiaccio è quello che si sfrutta nei mezzi anti-brina.
Più alta è la disponibilità d’acqua dell’atmosfera (sotto forma di vapore o di acqua liquida), più alta sarà la capacità della massa d’aria di frenare l’abbassamento termico.
INVERSIONE TERMICA
Nella dinamica di formazione della gelata, da irraggiamento notturno, si verifica regolarmente una stratificazione dell’aria fredda a partire dal terreno verso l’alto per
due motivi:
3 l’aria fredda in condizioni di stabilità barometrica, tende a portarsi in basso perché
più pesante, inoltre, l’aria stessa si adegua alla temperatura del terreno che diventa
più freddo per progressiva perdita di calore da irraggiamento notturno; si verifica
in questo modo una micro inversione termica in prossimità del suolo con temperature crescenti per diversi metri verso l’alto fino ad una altezza oltre la quale la
temperatura ritorna a decrescere od a rimanere costante. E’ quindi abbastanza frequente riscontrare danni da gelo sulla stessa pianta fino ad una certa altezza dal
terreno e nessun danno nella parte più alta della chioma. Questa micro inversione è
in genere di breve durata e può facilmente essere interrotta dall’insorgere di qualche brezza che rimescolerà lo strato di atmosfera più vicino al terreno e ristabilirà
quindi l’omogeneità di temperatura.
Sarà quindi preferibile misurare le temperature di allarme ad una altezza di 50/60
cm, valutando così fin dall’inizio se si sta verificando un’ inversione termica che è un
chiaro sintomo premonitore di gelata da irraggiamento.
3 se le condizioni di stabilità dell’aria sono durature e se la conformazione del terreno
lo facilità, si possono formare dei veri e propri laghi di aria fredda, dove il danno da
gelata sarà molto frequente e grave. In questi casi, ogni accorgimento che faciliti lo
scorrimento dell’aria ed impedisca i ristagni, come la disposizione dei filari e delle
barriere frangivento, sarà utile a ridurne il pericolo.
I metodi di difesa
DIFESA PASSIVA
Si basa su mezzi preventivi:
3 Ubicazione degli appezzamenti: esclusione delle zone “storicamente” soggette
alle gelate primaverili
3 Collocazione di barriere frangivento: evitare l’adozione di questo sistema nelle
zone soggette a ristagni d’aria (es. ai piedi di un pendio) in quanto si potrebbe
avere un peggioramento del risultato.
3 Tecniche colturali: Irrigazione per scorrimento, sfalcio del tappeto erboso, utilizzo
di specie o varietà resistenti, ecc.
268
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
DIFESA ATTIVA
I sistemi utilizzabili, per la difesa attiva dalle brinate sono diversi e seppur con le dovute differenze nessuno di questi si può dire affidabile al 100%, tant’è che può essere
presa in considerazione la possibilità di un utilizzo combinato dei vari sistemi.
GENERATORI DI CALORE (CANDELE ANTIGELO)
Si tratta di creare molti punti di riscaldamento, da 300-350 candele
per ettaro, con una distribuzione più
concentrata sui bordi tenendo conto
della direzione prevalente del vento;
presentano una azione limitata a temperature di - 4 / - 5 °C ed in assenza
di vento. Il sistema sinora utilizzato
da diverse aziende della zona, si basa
sull’utilizzo di candele di cera che vengono accese gradualmente nelle notti
di pericolo seguendo l’abbassarsi delle
temperature (Fig. 1).
Fig. 1 Difesa antigelo con candele
Allo scopo di accelerare l’operazione
di accensione si consiglia nel primo
passaggio di attivare il 50% delle candele iniziando dalle zone più estreme e completando con il passaggio successivo, l’accensione delle rimanenti.
Per velocizzare l’accensione che non è molto pratica, in genere si usa una miscela di
gasolio (70-80%) e benzina (20-30%), che viene versata sui bidoni di cera ed incendiata con una torcia od un cannello a gas. Di norma i modelli disponibili presentano una
durata di 8-12 ore: l’equivalente di 1-2 notti.
PREGI:
3Possibilità di adattare la spesa necessaria all’intensità del freddo (accenderne una su
tre per esempio).
3 Facilità di messa in opera.
3 Possibilità di spegnimento in caso di falso allarme.
DIFETTI:
3 Alto costo di gestione proprio perché sono necessarie continue sostituzioni del materiale; questo fa si che se ne sconsigli l’utilizzo in zone o su varietà molto soggette
al fenomeno delle brinate.
3 Fumosità che anche se non molto elevata, ne fa sconsigliare l’utilizzo in prossimità
dei centri urbani o delle strade.
3 Non funziona come metodo di difesa in presenza di brinate per avvezione o comunque in presenza di vento.
3 Materiale scomodo da stoccare.
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pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
MISCELATORI D’ARIA (VENTOLONI)
Costituiscono per il nostro areale una novità, anche se utilizzati da decenni in altre zone per la
verità a clima più mite del nostro (Sud Italia e
alcuni stati degli U.S.A.). Sono costituiti da grosse pale montate su una torre di circa 11 metri ed
azionate da un motore di 120-160 C.V. (Fig. 2). Il
concetto su cui si basa questo metodo è quello di
utilizzare l’aria più calda che si dovrebbe trovare
negli strati più alti e di convogliarla sul terreno.
Esistono diversi tipi di ventilatori che in genere
rispettano tutti le suddette caratteristiche costruttive e funzionano con motori diesel od a
gas con un consumo di 25-35 l/ora a seconda del
combustibile.
Un ventilatore da solo può coprire nelle condizioni ottimali una superficie massima di 3,5 etFig. 2 Ventolone a quattro pale
tari (dato Centre d’Expérimentation Fruits et Légumes - CEFEL); le case costruttrici indicano una
protezione di 6 ettari per la doppia elica (4 pale)
e 5,5 ettari per quella semplice. Questi dati sono da verificare in quanto tale capacità
varia notevolmente dalle situazioni d’impiego, ma l’utilizzo di batterie con più macchine aumenta sicuramente l’effetto.
I ricercatori francesi, sono convinti che il miglior abbinamento del generatore di vento, sia quello con sistemi di generazione del calore, come l’utilizzo di candele di cera
dislocate nell’area non interessata dall’ellisse di copertura. Non ha invece fornito benefici apprezzabili l’adozione di un unico punto generatore di calore (bruciatore) posto ai piedi o sulla sommità della ventola.
PREGI:
3 Semplicità d’ installazione.
3 Facilità d’utilizzo e gestione.
3 Costo di gestione medio.
3 Vegetali non esposti all’acqua od al fumo.
3 Poca manodopera necessaria.
DIFETTI:
3 Costo iniziale ad ettaro elevato.
3 Funziona solo su brinate lievi (-4/-4,5 °C), sempre che siano determinate da inversione termica. Poiché al momento dell’avvio della ventola si verifica un’evaporazione
alla superficie degli organi verdi che consentirebbe una gelata per evaporazione,
si consiglia di attivare l’apparecchiatura ad una temperatura mai inferiore ai 0,5 °C
e meglio se a 1°C e comunque ad almeno 3 °C oltre la soglia critica misurata con il
bulbo umido.
3 Non funzionano su tutti gli altri tipi di brinata (avvezione) che nella nostra zona
sono molto frequenti.
3 Rumorosità elevata, quindi possibili problemi vicino ai centri abitati, a questo pro270
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
posito, si consiglia ancora prima dell’installazione di assumere informazioni sulle
disposizioni comunali in riferimento alle norme contro l’inquinamento acustico per
evitare contenziosi futuri. Si tenga presente che i modelli più diffusi a 2 pale presentano in genere una rumorosità, rilevata a 100 m di distanza, di 70 decibel (dB) e
di 64 dB per quelli a 4 pale.
3 Richiede una buona conoscenza dell’ambiente e delle correnti d’aria prima
dell’installazione.
3 Per consentire una protezione totale delle parcelle bisogna prevedere la disposizione di più unità.
SISTEMI CHE UTILIZZANO L’ACQUA
Il principio fisico sfruttato per l’irrigazione antibrina diretta, è quello che si basa sulla
proprietà dell’acqua di liberare, passando dallo stato liquido allo stato solido, una notevole quantità di calore (80 cal/g). E’ soprattutto la trasformazione in ghiaccio dell’acqua che libera energia sotto forma di “calore latente” ed impedisce alla temperatura
di scendere ulteriormente.
SISTEMA DI ASPERSIONE SOPRA CHIOMA
Irrigatori a schiaffo
Il metodo universalmente più adottato e con maggiori capacità di difesa dalla brina è
attualmente l’irrigazione a pioggia sopra chioma cosiddetto ad elevato volume (Fig. 3 e 4).
Generalmente un adeguato livello di protezione, richiede da 3 a 4,5 mm/h di somministrazione di acqua sull’intera superficie (30-45 m3/h/ha), quantità che deve essere disponibile per tutta la durata dell’intervento. La precipitazione negli impianti antibrina, deve essere molto più uniforme rispetto a quella richiesta dall’irrigazione affinché
tutta la superficie riceva la quantità d’acqua prestabilita. E’ normalmente richiesto un
coefficiente di uniformità dell’impianto pari all’80% per cui, l’impianto per la protezione antigelo, deve essere fin dal principio progettato per questo scopo. Si consiglia
quindi di utilizzare irrigatori in grado di fornire tempi di rotazione piuttosto brevi (3060 secondi), è stato infatti constatato che la protezione dal gelo degli organi vegetali
è tanto migliore quanto minore è il
tempo di rotazione dell’irrigatore.
Le distanze consigliate tra gli irrigatori
per l’uso antibrina e variabili da coltura a coltura, vanno da 12x12 m, 16x15
m, 18x18 m a 20x18 m con ugelli da
3,7 a 4,5 mm di diametro.
Se per il melo ed il pero sono più che
sufficienti i suddetti apporti, per le
drupacee e l’actinidia sarà necessario
aumentarli e sicuramente rivolgersi
a quegli irrigatori dotati di tempo di
rotazione minore. Per una corretta
Fig. 3 Aspersione sovra chioma con irrigatori a
funzionalità dell’impianto antibrina
schiaffo
occorre conoscere il giusto apporto
271
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
di acqua necessario per la difesa di
ogni singola specie, e a questo scopo
sono particolarmente importanti sia
le dimensione del foro di uscita (proporzionalmente legato al quantitativo di acqua apportato) sia i tempi di
rotazione dell’irrigatore. Di seguito si
riporta una breve tabella teorica (sviluppata in ambiente artificiale) nella
quale si dimostra l’importanza sia del
quantitativo di acqua apportato, sia
del tempo di rotazione dell’irrigatore
come concorrenti diretti e proporzioFig. 4 Aspersione sovra chioma su actinidia
nali nel contenere l’abbassamento di
temperatura (Tab.1).
Nella scelta degli ugelli da utilizzare
andranno quindi privilegiati quei modelli il cui funzionamento è garantito con temperature di -8/-9 °C ed il tempo di rotazione è pari od inferiore al minuto.
Tab. 1: Correlazione fra apporto pluviometrico, velocità di rotazione degli irrigatori e
variazione della temperatura:
PIOGGIA mm/ora
TEMPO DI ROTAZIONE
DELL’IRRIGATORE
variazione Della
TEMPERATURA
1-1,5
1’30’’
4,5 °C
1,5-2
1’30’’
5,5 °C
2-2,5
2’
5,2 °C
2,5-3
2’
5,9 °C
3,5-4
1’
6,0 °C
Caratteristiche dell’impianto
Le tubazioni principali dell’impianto, le pompe ed i motori (5-10 HP/ha), devono essere
dimensionati in modo che l’intero frutteto possa essere irrigato in una sola volta; non
è infatti pensabile compiere una turnazione dell’utilizzo perché l’irrigazione deve continuare fino a che la temperatura esterna all’appezzamento trattato abbia raggiunto
una temperatura di sicurezza (in genere 0 °C). La presenza contemporanea di acqua e
ghiaccio, permette all’ambiente di mantenersi ad una temperatura di circa 0 ° C.
272
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
Gli irrigatori vanno posizionati a
quinconce (vedi schema a triangolo Fig. 5), ad un’altezza pari
o superiore a quella degli alberi
da proteggere. Gli impianti situati nelle zone più esposte al
vento vanno calcolati con criteri
diversi rispetto a quelli di zone
più coperte; sarà cioè importantissimo che l’agricoltore conosca
la provenienza dei venti freddi, soprattutto la direzione del
vento di scivolamento notturno
e l’impianto venga potenziato
di conseguenza.
Raccomandazioni
durante il
funzionamento
Fig. 5 Schema di disposizione degli irrigatori, si noti il
potenziamento dell’impianto dal lato di provenienza del
vento di scivolamento notturno (nord)
Occorre prestare molta attenzione al vento: quando la temperatura è intorno a 0 °C (situazione questa molto pericolosa) e c’è presenza di vento,
non conviene attivare subito l’impianto ma aspettare piuttosto che cessi il vento e
quindi, appena si è ristabilita la calma, aprire l’impianto.
Questo per due motivi:
1. Il vento con il suo effetto di turbolenza rimescola molto bene l’aria e quindi tende
ad annullare il fenomeno di inversione termica da irraggiamento perciò la temperatura non scenderà rapidamente sotto lo zero ma piuttosto resterà stabile.
2. Il vento potrebbe causare un ulteriore effetto negativo di raffreddamento sulla
pianta irrorata per l’effetto dell’evaporazione dell’acqua appena distribuita (ogni
grammo di acqua evaporata assorbe 600 calorie).
Occorre quindi in questo caso non essere precipitosi, tenere bene sotto controllo la
temperatura e prepararsi ad aprire l’impianto appena cessa il vento e la temperatura
riprende a scendere.
Impianti con irrigatori ad alta velocità di rotazione
Una variante moderna al suddetto sistema è rappresentata dai nuovi getti ad alta
velocità di rotazione; il loro vantaggio, almeno teorico è dato dal fatto che alzando
la velocità di rotazione si possono abbassare i quantitativi di acqua necessari; esistono
diversi modelli che vanno dislocati a distanze da 9x9 m a 11x11 m. Nella nostra zona
per il momento le prove fatte non hanno avuto risultati soddisfacenti ma questo più
per errori di costruzione dell’impianto che per colpa degli irrigatori; prove eseguite in
altre zone, hanno dato invece risultati più che soddisfacenti.
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pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
Impianto con microgetti statici o dinamici
Variate del sistema con irrigatori a schiaffo, nasce con lo scopo di risparmiare acqua.
Questo tipo di impianto, in uso in alcuni appezzamenti negli anni passati, ha dimostrato una efficienza discontinua nella prevenzione dei danni da gelata, e per questo
motivo attualmente non viene più utilizzato.
PREGI:
3Costi di impianto ridotti.
Il costo del calore prodotto è il più basso in queste situazioni.
Funziona contro tutti i tipi di brinata.
3 Risultati ottimi su melo, pero, meno costanti su pesco, susino e actinidia.
3Costo di gestione non eccessivo.
3 Su alcune colture può essere usato per l’irrigazione.
3 Tutti i costruttori di getti a schiaffo specifici per antibrina, garantiscono il funzionamento dei loro irrigatori fino alla temperatura di -8 °C.
DIFETTI:
3Necessità di disporre di elevati quantitativi di acqua.
3 Su susino i risultati non sono soddisfacenti come sulle altre colture
frutticole; in particolar modo se
l’impianto frutticolo non è gestito
correttamente (Fig. 6).
3 Necessità di curare bene il
drenaggio.
3 Necessità da parte dell’agricoltore
di conoscere bene le norme per il
Fig. 6 Cedimento strutturale a causa dell’aspersione
corretto utilizzo del sistema.
sovra chioma in un susineto mal gestito (eccessiva
3 Il sistema se mal funzionante o mal
vigoria nella parte alta della painta).
gestito, può arrecare più danni che
vantaggi.
3 Occorre molta pratica nella progettazione e nella realizzazione degli impianti.
3 Possibili problemi fitosanitari legati al forte quantitativo di acqua impiegato.
ANALISI DEI PUNTI CRITICI
Da una indagine particolareggiata dei casi in cui si sono verificati danni a seguito
dell’accensione degli impianti antibrina è emerso che non sono state seguite alcune
norme di base e precisamente:
3 Temperature di riferimento per l’accensione.
Si ribadisce che la temperatura per prevedere l’accensione deve essere quella indicata
dal termometro a bulbo umido: si tenga presente comunque che con la temperatura
inferiore a -1 °C nella vaschetta di questo termometro si formerà del ghiaccio che
falserà il dato. In pratica si consiglia di accendere l’impianto a 0.5 / 1 °C oltre la soglia
critica per quella specie.
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pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
3 Pressione di esercizio dell’impianto.
Da alcuni rilievi fatti risulta che la pressione è risultata sovente essere inferiore a 3.5
bar rispetto all’ottimale che è 4 / 4.5 bar (tale dato vale non solo presso il punto di
captazione, ma anche riferito al punto di erogazione più distante).
3 Apporto idrico inadeguato.
Il sistema classico per aspersione sovra chioma per funzionare in modo adeguato,
deve garantire un apporto idrico di 4mm/h (40m3/h/ha). Ciò deve essere verificato
attraverso misurazioni; diversamente, specie su actinidia, vi possono essere dei danni. L’anno scorso, a causa della riduzione nella disponibilità delle falde idriche, non
sempre ciò è stato mantenuto.
3 Accensione dell’impianto in presenza di vento.
Questo aspetto probabilmente non è stato tenuto sufficientemente in considerazione malgrado le ripetute raccomandazioni contenute negli avvisi. Infatti con una
presenza di vento con velocità superiore ai 3 m/s (o secondo alcuni già altre i 2m/s) si
è in una situazione detta di “avvezione” con importanti spostamenti di aria fredda:
in una tale situazione è estremamente rischioso accendere l’impianto. Oltre a questo
si dovrà sempre valutare la presenza di vento adottando sistemi di misurazione (anemometro o semplicemente con una manica a vento).
3 Sistemazione adeguata degli irrigatori.
Si è osservato in molti casi che le file perimetrali sottovento non sono state protette
a sufficienza, ciò a causa di una disposizione inadeguata dei punti d’irrigazione. I casi
più frequenti sono mancata disposizione sulla fila esterna, distanza eccessiva della
seconda fila di irrigatori che non proteggeva la fila esterna e così via, infatti le file di
bordo costituiscono un richiamo dell’aria fredda (verso l’interno del frutteto) che c’è
fuori dal sistema irrorato; sui bordi ci vuole sempre una portata più alta oppure più
irrigatori, comunque maggior bagnatura.
3 Spegnimento dell’impianto.
L’impianto può essere spento solo quando il ghiaccio formato comincia a sciogliersi
e ciò significa che il termometro (in questo caso secco), al di fuori dell’appezzamento
protetto da antibrina è superiore a 2 °C. In qualche caso qualcuno ha anticipato eccessivamente l’arresto dell’impianto!!!
3 Strumenti di controllo.
Un altro aspetto che è emerso da questa indagine riguarda la strumentazione che è
essenziale pur nella sua estrema semplicità. Infatti il termometro a bulbo umido e gli
stessi manometri che servono a verificare il buon funzionamento dell’impianto risultavano essere non rispondenti al valore reale con conseguenze facili da immaginare.
Prima del periodo di accensione si dovrà quindi provvedere alla verifica di questi dati
e nel caso, alla sostituzione della strumentazione difettosa.
3 Non corretta gestione dell’impianto che può determinare una concentrazione della
vegetazione in alto che impedisce la normale azione del congelamento dell’acqua.
3 Su actinidia è consigliabile ben valutare l’opportunità di accensione dell’impianto
se si è ancora nelle fasi più precoci (sino a gemma cotonosa) in quanto l’assenza di
vegetazione riduce l’effetto antibrina peggiorando talvolta l’entità del danno.
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pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
Tab. 2: Schema riassuntivo delle cause di mancato funzionamento o insufficiente
efficacia dell’impianto antibrina sovra-chioma
impianto
gestione
dell’impianto
Strumentazione
Accensione ritardata Inaffidabilità dei principali
Pressione insufficiente
strumenti di controllo
(l’evaporazione sottrae
(< 3.5 bar)
circa 1 °C all’ambiente) (termometri/manometri)
Apporto di acqua
insufficiente
(< a 4mm/h)
Erroneo riferimento al
Spegnimento anticipato termometro a bulbo
secco
Condizioni
ambientali
Accensione in
presenza di vento
(velocità > 3m/s)
Assenza di barriere
frangivento negli
appezzamenti più
isolati
Disposizione
inadeguata degli
irrigatori perimetrali
Velocità di rotazione
degli irrigatori
superiore a 1 giro/60”
Guasto al sistema di
pompaggio
Esaurimento della
scorta idrica
SISTEMA DI ASPERSIONE SOTTO CHIOMA
Si basa sugli stessi principi del sistema sopra chioma, ma non viene utilizzata la protezione esercitata dal ghiaccio; gli impianti osservati dal CReSO, hanno mostrato risultati soddisfacenti ma lo svantaggio di questo sistema è dato dal fatto che per un ottimo
funzionamento occorrono quantitativi di acqua superiori al sistema sopra chioma e
quindi difficilmente reperibili, soprattutto per ampi comprensori.
Per un corretto utilizzo, bisognerà utilizzare le norme già descritte per i sistemi sopra
chioma ed inoltre, visto che anche in questo caso, più si crea ghiaccio più si crea calore, bisognerà lasciare in autunno un buon manto erboso ed è buona norma lasciare
a terra i residui di potatura (Fig. 7), caso mai spostandoli verso i bordi dell’interfila in
modo da aumentare la superficie ghiacciata.
PREGI:
3 Costi di impianto ridotti.
3 L’impianto può essere usato su ogni coltura sia per l’irrigazione che per l’antibrina.
3 Esperienza di funzionamento fatta in altre zone abbastanza incoraggiante.
3 I vegetali non sono a contatto con l’acqua (salvo parti basali).
3 E’ possibile la protezione anche in presenza di vento a condizione che vengano
prese le necessarie contromisure.
276
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
DIFETTI:
3Necessità di disporre di elevati quantitativi di acqua.
3Necessità di curare bene il
drenaggio.
3 Necessità da parte dell’agricoltore
di conoscere bene le norme per il
corretto utilizzo del sistema.
3 Il sistema se mal funzionante o mal
gestito, può arrecare più danni che
vantaggi.
3 Sicuramente non ha la portata difensiva dei sistemi sopra chioma.
3Non efficace su brinate da
avvezione.
Fig. 7 Aspersione sottochioma
Come prevedere l’arrivo di una brinata
Il sistema migliore per prevedere l’arrivo di una corrente fredda e con un buon margine
di anticipo, è l’utilizzo di buone previsioni meteorologiche; a tale proposito, segnaliamo
le previsioni della regione Piemonte reperibili su Internet ai siti: www.regione.piemonte.
it o www.nimbus.it.
I grandi passi compiuti dal settore meteorologico negli ultimi anni, ci permettono infatti di sapere con una ottima attendibilità l’arrivo di correnti fredde con diversi giorni
di anticipo.
è importante eseguire un monitoraggio giornaliero delle temperature alle ore 18.00
(ora solare) con lo psicrometro (Fig. 8) allo scopo di valutare la pericolosità della
gelata.
Con la tabella psicrometrica è possibile calcolare
l’umidità relativa dell’aria ed è questo un parametro da tenere in seria considerazione; infatti
più alta è l’umidità relativa e minore sarà il pericolo di brinata: l’umidità dell’aria infatti tende a
mitigare l’abbassamento termico.
Considerando la temperatura e l’umidità, è relativamente facile prevedere le possibilità di
sviluppo della brinata e la sua pericolosità; le
osservazioni fatte da agricoltori molto attenti,
permettono infatti di dire che, nei nostri ambienti, se alle ore 18.00 il termometro a bulbo umido
segna una temperatura superiore a 10 °C, molto
difficilmente potrà verificarsi una brinata.
Fig. 8 Psicrometro
277
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
Schema utile alla rilevazione del pericolo di brinata
attraverso il controllo dei dati psicrometrici
TERMOMETRO UMIDO
16
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
15
14
13
12
TERMOMETRO
SECCO
11
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
(fonte Ctifl)
Osservate le temperature registrate dai termometri alle ore 18.00 (ora solare), si
incrociano i dati su questo schema e si otterrà:
Zona verde: gelata sicura se non interviene un annuvolamento.
Zona grigia: gelata probabile se non interviene un annuvolamento.
Zona bianca: gelata poco probabile.
Naturalmente, valori del termometro a bulbo umido superiori a 10 °C allontaneranno
progressivamente la possibilità che si verifichi una brinata.
278
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
ACCENSIONE DEGLI IMPIANTI
SISTEMA
TEMPERATURA*
POSSIBILITA’ DI
INTERRUZIONE
SPEGNIMENTO
CANDELE
> 1-2°C
SI
in caso di vento
+ 0.5°C
VENTOLONI
> 3°C
SI
+ 0.5°C
ALTO VOLUME
> 0.5°C
NO
+ 0.5°C /– 1°C
MICROGETTI
> 2°C
NO
+ 0.5°C /– 1°C
IRRIGAZIONE
SOTTOCHIOMA
> 2°C
SI
+ 0.5°C /– 1°C
IRRIGAZIONE
SOVRA CHIOMA
*Gradi, oltre la soglia critica, ai quali deve avvenire l’accensione dell’impianto
SERVIZIO DI ALLERTAMENTO ANTIBRINA
Ogni giorno, per tutto il periodo a rischio, il gruppo tecnico dell’Agenzia 4A Coldiretti,
ha attivato un servizio di allertamento per le aziende che ne fanno richiesta che prevede l’invio di SMS di allertamento per gli utenti associati.
Inoltre è disponibile un servizio di informazione continuato a cui è possibile rivolgersi
per tutto il periodo critico di gelate www.greenplanet.it
Soglie critiche di temperatura per specie e fase
fenologica
E’ noto che non esiste una soglia di temperatura critica per la pianta valida in assoluto, bensì si dovrà sempre fare riferimento, nell’ambito di una certa specie, alla fase
vegetativa in cui si trova.
Di seguito, vengono riportate le sensibilità delle diverse specie con la soglia critica
di temperatura, la temperatura in grado di provocare il 10% di danno e la perdita
completa di produzione (danno al 90%). Tali temperature sono riferite alle cultivar
maggiormente sensibili all’interno di ogni specie; si ricorda inoltre che con pianta
bagnata, la sensibilità al freddo è molto più alta. I dati riportati, sono stati valutati
nelle normali condizioni di turgore della vegetazione ed è evidente che le diverse
condizioni da stagione a stagione, possono provocare variazioni anche sensibili della
resistenza degli alberi.
LE TEMPERATURE COSI’ DEFINITE, SONO RIFERITE A MISURAZIONI EFFETTUATE CON
TERMOMETRO A BULBO UMIDO AD UNA ALTEZZA DI 1.5 M DA TERRA
279
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
MELO
FASE FENOLOGICA
DANNI 10%
DANNI 90%
-7° C
-12° C
-5° C
-9° C
-2° C
-1.5°C
(per Spur e raeburn)
-2.5° C
-4.5° C
inizio
fioritura
-2° C
-2.5° C
-4° C
piena
fioritura
-1.8° C
-2° C
-3.5° C
caduta
petali
-1.5° C
-2.2° C
-3.5° C
frutticini
-1.5° C
-2.2° C
-3.5° C
gemma
d’inverno
-15° C
rottura
gemme
-4° C
punte
verdi
mazzetti
divaricati
Stadi Fenologici secondo Fleckinger
280
SOGLIA CRITICA
-4° C
-2°C (per Spur e
Braeburn)
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
PERO
Fase fenologica
Soglia critica
Danni 10%
Danni 90%
gemma
d’inverno
-15° C
rottura
gemme
-8° C
-9.5° C
-15° C
punte
verdi
-6° C
-7° C
-12° C
mazzetti
divaricati
-3° C
-3.5° C
-6° C
inizio
fioritura
-2° C
-3° C
-5° C
piena
fioritura
-2° C
-2.5° C
-4° C.
caduta
petali
-1.5° C
-2.2° C
-4° C
-1.5° C
-2.2° C
-4° C
frutticini
Stadi Fenologici secondo Fleckinger
281
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
PESCO
FASE FENOLOGICA
DANNI 10%
DANNI 90%
gemma
d’inverno
-12° C
gemma
gonfia
-4° C
rottura
gemme
-4° C
-6.1° C
-13° C
bottoni
rosa
-3.3° C
-3.9° C
-7° C
-2.2° C.
-2.7° C
-4° C
-1.8° C
-2° C
-3.5° C
-1° C
-2.2° C
-3.5° C
-1° C
-2.2° C
-3.5° C
fioritura
caduta
petali
scamiciatura
frutticini
Stadi Fenologici secondo Baggiolini
282
SOGLIA CRITICA
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
SUSINO
FASE FENOLOGICA
SOGLIA CRITICA
DANNI 10%
DANNI 90%
gemma
d’inverno
-12° C
gemma
gonfia
-5° C
-8° C
-13° C
rottura
gemme
-3° C
-3.5° C
-5.5° C
-2° C.
-2.5° C.
-5° C.
-1° C
-2.5° C
-4° C
-1° C
-2.5° C
-4° C
-0.5° C
-2° C
-3° C
fioritura
caduta
petali
scamiciatura
frutticini
Stadi Fenologici secondo Baggiolini
283
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
ALBICOCCO
FASE FENOLOGICA
SOGLIA CRITICA
DANNI 10%
DANNI 90%
gemma
d’inverno
-12° C
gemma
gonfia
-4° C
rottura
gemme
-4.5° C
-5.5° C
-10° C
bottoni
bianchi
-3° C
-4.5° C
-8° C
-2.5° C
-3° C
-6° C
-1° C
-3° C
-5° C
-1° C
-2.5° C
-4° C
fioritura
caduta
petali
frutticini
Stadi Fenologici secondo Baggiolini
Le illustrazioni relative alle fasi fenologiche delle diverse specie sono tratte da “Gel de
Printemps” (Ctifl).
284
pratiche colturali: difesa dalle gelate tardive
ACTINIDIA
FASE FENOLOGICA
gemma
d’inverno
rottura
gemme
/gemma
cotonosa
foglie
affioranti
foglie
embricate
bottoni
fiorali
visibili
infiorescenze
separate
SOGLIA CRITICA
DANNI 10%
DANNI 90%
-3° C
-4° C
-6° C
-2.5° C
-3.5° C
-4.5° C
-0.5° C
-3° C
-3.5° C
-0.5° C
-2° C
-3° C
--14° C
0° C
285
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