Rassegna Stampa - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri
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Rassegna Stampa - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri
Rassegna Stampa Venerdì 17 aprile 2015 Rassegna Stampa realizzata da SIFA Srl Servizi Integrati Finalizzati alle Aziende 20123 Milano – Via Mameli, 11 Tel. 0243990431 – Fax 0245409587 [email protected] Rassegna del 17 aprile 2015 ISTITUTO MARIO NEGRI Agi Salute: modello animale per studio insonnia fatale familiare 1 Ansa Scoperto possibile meccanismo 'insonnia fatale' 2 Aska News Salute, modello animale per studiare l'insonnia fatale familiare 3 Agiellenews 4 Corriere Della Sera.it Milano: iff, istituto mario negri, università e besta, messo a punto un modello animale per studiare la malattia Scoperto possibile meccanismo dell'insonnia fatale familiare La Stampa_it Insonnia familiare, malattia mortale. 200 casi nel mondo, 5 in italia 6 Il Secolo Xix_it Insonnia familiare, malattia mortale. 200 casi nel mondo, 5 in italia Research4life Istituto mario negri: sviluppato modello animale per rara malattia genetica 10 Quotidiano Sanitã .it Insonnia familiare fatale: una rara malattia genetica. arriva un modello animale per studiarla Morire di insonnia familiare, medico trevigiano studia il talamo 11 13 Cinquequotidiano Insonnia familiare fatale: una rara malattia genetica. arriva un modello animale per studiarla Iff, istituto mario negri, università e besta, messo a punto un modello animale per studiare la malattia Salute, per l'insonnia che uccide arriva un topo transgenico Intelligonews.it Morire di sonno non è un modo di dire: succede per insonnia familiare 16 Isinsardegna Salute: modello animale per studio insonnia fatale familiare 17 Italiasalute Nuovo studio sull'insonnia fatale familiare Andrea Sperelli 18 Medicinalive Insonnia fatale familiare, alla ricerca di una cura Valentina Cervelli 20 Meteoweb Valentina Ferrandello 21 Newshub.com Salute: insonnia fatale familiare, messo a punto un modello animale per studiare la malattia Salute: modello animale per studio insonnia fatale familiare Quotidianodiragusa.it Insonnia familiare fatale, avviato un nuovo studio 23 Today Morire d'insonnia, già 5 casi in italia: ma la scienza fa passi avanti 24 Yahoo! Salute, modello animale per studiare l'insonnia fatale familiare 26 Dottorsalute Il Farmacista Online.it Assesempione 5 Daniele Banfi 8 12 14 15 22 Salute: modello animale per studio insonnia fatale familiare (AGI) - Milano, 16 apr. - Un topo transgenico, all'interno del quale e' stato inserito una variante maligna della proteina prionica (il prione), simula le caratteristiche principali dell'insonnia fatale familiare. E' questo il nuovo modello della malattia sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università' degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. Il modello, descritto su PLOS Pathogens, permetterà' di studiare la malattia. L'insonnia fatale familiare (FFI) e' una rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. La malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilita' di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. "I primi studi effettuati sul topo modello ? ha spiegato Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all?esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, e' un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia e' ancora lunga. I ricercatori, pero', avranno la possibilità' di studiare la malattia su un animale ? e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità' del cervello ? e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. (AGI) . ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 1 SCOPERTO POSSIBILE MECCANISMO 'INSONNIA FATALE' MILANO +++ EMBARGO ALLE 20:00 +++ (ANSA) - MILANO, 16 APR - L'insonnia fatale familiare è una malattia in cui la persona non riesce più a dormire, fino a morirne. E' una rara patologia genetica che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. Ora grazie a uno studio tutto italiano c'è uno strumento in più per studiarla e comprenderne i meccanismi. Il modello della malattia è stato sviluppato in un topo transgenico dal gruppo di Roberto Chiesa dell'Istituto Mario Negri di Milano, in collaborazione con Luca Imeri dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta. "I primi studi effettuati - spiega Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo di una particolare proteina in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno". Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens e secondo i ricercatori "è un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia è ancora lunga". Gli scienziati, però, avranno la possibilità di studiare ulteriormente la malattia su un animale, "e non solo sulle cellule di laboratorio che, pur utili, non riproducono la complessità del cervello"; inoltre, potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che potrebbero in futuro essere messe a punto. Descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in diversi Paesi del mondo (tra cui Francia, Giappone, Australia, Pakistan, Cina e Stati Uniti), la malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte entro 6-24 mesi. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 2 Salute, modello animale per studiare l'insonnia fatale familiare Roma, 16 apr. (askanews) - Non si dorme più fino a morirne. E' l'insonnia fatale familiare (FFI) una rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. Descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Giappone, Australia, Pakistan, Cina e Stati Uniti, la malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. Ora c'è uno strumento in più per studiarla e comprenderne i meccanismi. Ovvero un topo transgenico in cui è stata inserita la variante maligna della proteina prionica (il prione) e che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico "Carlo Besta". "I primi studi effettuati sul topo modello - spiega Roberto Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens* ed è un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia è ancora lunga. I ricercatori, però, avranno la possibilità di studiare la malattia su un animale - e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità del cervello - e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. Red/Apa | TMNews ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 3 Milano: Iff, Istituto Mario Negri, Università e Besta, messo a punto un modello animale per studiare la malattia (AGIELLE) - Milano - Non si dorme più fino a morirne. E' l'insonnia fatale familiare (IFF) una rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. Descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Giappone, Australia, Pakistan, Cina e Stati Uniti, la malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. Ora c'è uno strumento in più per studiarla e comprenderne i meccanismi. Ovvero un topo transgenico in cui è stata inserita la variante maligna della proteina prionica (il prione) e che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'Ireos Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione Irccs Istituto Neurologico "Carlo Besta". "I primi studi effettuati sul topo modello - spiega Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Telethon, dal ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista Plos Pathogens ed è un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia è ancora lunga. I ricercatori, però, avranno la possibilità di studiare la malattia su un animale - e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità del cervello - e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. - (agiellenews.it) 17/04/2015-11:41 ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 4 Scoperto possibile meccanismo dell'insonnia fatale familiare Una rara malattia incurabile che porta il soggetto a non dormire e a morire: si guarda a una proteina grazie a topi transgenici. La ricerca di una cura diventa più facile di Redazione Salute online Un speranza per l'insonnia fatale familiare, una malattia in cui la persona non riesce più a dormire, fino a morirne: una rara patologia genetica che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. Uno studio tutto italiano è riuscito a comprenderne i meccanismi sviluppando il modello della patologia in un topo transgenico. Lo studio di una proteina Lo ha fatto il gruppo di Roberto Chiesa dell'Istituto Mario Negri di Milano, in collaborazione con Luca Imeri dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta. «I primi studi effettuati - spiega Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo di una particolare proteina in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno». Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens. Da oggi gli scienziati avranno la possibilità di studiare ulteriormente la malattia su un animale e non solo sulle cellule di laboratorio; inoltre, potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie future. La malattia rara Descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in diversi Paesi del mondo, la malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte entro 6-24 mesi. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di «chiudere occhio», a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 5 Insonnia familiare, malattia mortale. 200 casi nel mondo, 5 in Italia Misteriosa patologia degenerativa del cervello con origini genetiche: si manifesta verso i 50 anni. Allo studio un antibiotico preventivo. I meriti di un "dottor House" trevigiano 17/04/2015 DANIELE BANFI Il nome lascia poco spazio alle interpretazioni: insonnia familiare fatale, una rarissima malattia genetica che colpisce non più di 200 persone al mondo, 5 le famiglie coinvolte in Italia. Un vero e proprio mistero per la scienza scoperto da un medico di Treviso, Ignazio Roiter, che cominciò ad indagare su una serie di morti sospette. Oggi, pur rimanendo una malattia incurabile, qualcosa comincia a muoversi. La prima pietra è stata posata: i ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Milano, guidati da Roberto Chiesa con la collaborazione di Luca Imeri dell'Università Statale del capoluogo lombardo e Fabrizio Tagliavini dell'Istituto Neurologico Besta, hanno messo a punto un modello animale che consentirà lo studio approfondito della malattia. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista PLOS Pathogens. Non dormire mai L'insonnia fatale familiare è una malattia degenerativa del cervello appartenente al gruppo delle encefalopatie spongiformi. La più famosa appartenente a questa categoria è il morbo di Creutzfeldt-Jakob, la variante umana di "Mucca pazza". A causa di un difetto genetico le persone che ne soffrono presentano alterazioni strutturali di particolari proteine, chiamate prioniche, che non funzionando si accumulano a livello cerebrale. Queste, essendo resistenti alla degradazione, portano alla degenerazione selettiva di alcune zone del cervello e in particolare del talamo, una porzione di cervello che tra le tante attività regola il ciclo sonno veglia. Il risultato è facilmente intuibile. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento ma, soprattutto, l'impossibilità di "chiudere occhio". Un disturbo che comincia a manifestarsi intorno ai 50 anni e che porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I meriti maggiori vanno a Ignazio Roiter, un "dottor House" trevigiano Se oggi si è arrivati a comprendere che la malattia è di origine genetica e che è ben altro da quanto decretavano i primi referti medici lo si deve in gran parte a Ignazio Roiter. Descritta ufficialmente per la prima volta nel 1986 sulle pagine del New England Journal of Medicine la malattia ha cominciato ad essere osservata già a partire dagli Anni 70. Il merito di Roiter fu quello di non accontentarsi di quanto scritto nei referti. Osservando la morte di diverse persone all'interno della stessa famiglia il medico veneto cominciò lo studio a ritroso dell'albero genealogico familiare. Analizzando i registri di battesimo e morte riuscì a ricostruire sommariamente il tipo di ereditarietà e nel 1984, grazie all'aiuto di alcuni medici italiani, riuscì a comprendere che il difetto risiedeva nel talamo. I risultati degli esperimenti sui topi transgenici Purtroppo ad oggi la malattia non presenta alcuna cura e studiarne di possibili è sempre stato difficile a causa della mancanza di un modello animale su cui sperimentare. Ora, grazie al lavoro degli scienziati milanesi, ci sarà uno strumento in più per studiare la patologia e comprenderne i meccanismi. I ricercatori sono riusciti nell'intento di produrre un topo transgenico in cui è stata inserita la variante mutata della proteina prionica che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. «I primi studi effettuati sul modello - spiega Roberto Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 6 sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula». Grazie a questa ricerca gli scienziati avranno la possibilità di studiare la malattia su un animale - e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità del cervello - e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie. Un antibiotico ha effetti preventivi sulla malattia Al momento, pur non essendoci nulla ancora di concreto, diversi studi sembrano indicare che l'antibiotico doxociclina potrebbe avere un ruolo preventivo nello sviluppo della malattia. Ad oggi è in corso uno studio, della durata di dieci anni, che prevede la somministrazione della molecola a tutte le persone portatrici della mutazione che potrebbero sviluppare l'insonnia familiare fatale. Lo sviluppo del modello animale potrebbe però accelerare ulteriormente lo studio sul ruolo di questo semplice antibiotico nella lotta alla patologia. Twitter @danielebanfi83 ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 7 Insonnia familiare, malattia mortale. 200 casi nel mondo, 5 in Italia Daniele Banfi Il nome lascia poco spazio alle interpretazioni: insonnia familiare fatale, una rarissima malattia genetica che colpisce non più di 200 persone al mondo, 5 le famiglie coinvolte in Italia. Un vero e proprio mistero per la scienza scoperto da un medico di Treviso, Ignazio Roiter, che cominciò ad indagare su una serie di morti sospette. Oggi, pur rimanendo una malattia incurabile, qualcosa comincia a muoversi. La prima pietra è stata posata: i ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Milano, guidati da Roberto Chiesa con la collaborazione di Luca Imeri dell'Università Statale del capoluogo lombardo e Fabrizio Tagliavini dell'Istituto Neurologico Besta, hanno messo a punto un modello animale che consentirà lo studio approfondito della malattia. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista PLOS Pathogens. Non dormire mai L'insonnia fatale familiare è una malattia degenerativa del cervello appartenente al gruppo delle encefalopatie spongiformi. La più famosa appartenente a questa categoria è il morbo di Creutzfeldt-Jakob, la variante umana di "Mucca pazza". A causa di un difetto genetico le persone che ne soffrono presentano alterazioni strutturali di particolari proteine, chiamate prioniche, che non funzionando si accumulano a livello cerebrale. Queste, essendo resistenti alla degradazione, portano alla degenerazione selettiva di alcune zone del cervello e in particolare del talamo, una porzione di cervello che tra le tante attività regola il ciclo sonno veglia. Il risultato è facilmente intuibile. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento ma, soprattutto, l'impossibilità di "chiudere occhio". Un disturbo che comincia a manifestarsi intorno ai 50 anni e che porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I meriti maggiori vanno a Ignazio Roiter, un "dottor House" trevigiano Se oggi si è arrivati a comprendere che la malattia è di origine genetica e che è ben altro da quanto decretavano i primi referti medici lo si deve in gran parte a Ignazio Roiter. Descritta ufficialmente per la prima volta nel 1986 sulle pagine del New England Journal of Medicine la malattia ha cominciato ad essere osservata già a partire dagli Anni 70. Il merito di Roiter fu quello di non accontentarsi di quanto scritto nei referti. Osservando la morte di diverse persone all'interno della stessa famiglia il medico veneto cominciò lo studio a ritroso dell'albero genealogico familiare. Analizzando i registri di battesimo e morte riuscì a ricostruire sommariamente il tipo di ereditarietà e nel 1984, grazie all'aiuto di alcuni medici italiani, riuscì a comprendere che il difetto risiedeva nel talamo. I risultati degli esperimenti sui topi transgenici Purtroppo ad oggi la malattia non presenta alcuna cura e studiarne di possibili è sempre stato difficile a causa della mancanza di un modello animale su cui sperimentare. Ora, grazie al lavoro degli scienziati milanesi, ci sarà uno strumento in più per studiare la patologia e comprenderne i meccanismi. I ricercatori sono riusciti nell'intento di produrre un topo transgenico in cui è stata inserita la variante mutata della proteina prionica che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. «I primi studi effettuati sul modello - spiega Roberto Chiesa suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare 0 all'esterno della cellula». Grazie a questa ricerca gli scienziati avranno la possibilità di studiare la malattia su un animale ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 8 e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità del cervello e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie. Un antibiotico ha effetti preventivi sulla malattia Al momento, pur non essendoci nulla ancora di concreto, diversi studi sembrano indicare che l'antibiotico doxociclina potrebbe avere un ruolo preventivo nello sviluppo della malattia. Ad oggi è in corso uno studio, della durata di dieci anni, che prevede la somministrazione della molecola a tutte le persone portatrici della mutazione che potrebbero sviluppare l'insonnia familiare fatale. Lo sviluppo del modello animale potrebbe però accelerare ulteriormente lo studio sul ruolo di questo semplice antibiotico nella lotta alla patologia. Twitter @danielebanfi83 © Riproduzione riservata ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 9 Istituto Mario Negri: sviluppato modello animale per rara malattia genetica Non si dorme più fino a morirne: è l'insonnia fatale familiare (FFI), una rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. Descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Giappone, Australia, Pakistan, Cina e Stati Uniti, la malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. Ora c'è uno strumento in più per studiarla e comprenderne i meccanismi. Ovvero un topo transgenico in cui è stata inserita la variante maligna della proteina prionica (il prione) e che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico "Carlo Besta". "I primi studi effettuati sul topo modello - spiega Roberto Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens* ed è un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia è ancora lunga. I ricercatori, però, avranno la possibilità di studiare la malattia su un animale - e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità del cervello - e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. * 'Transgenic Fatai Familial Insomma Mice hidicate Prion Infectivity-Independent Mechanisms of Pathogenesis and Phenotypic Expression of Disease". Ihssane Bouybayoune, Susanna Mantovani, Federico Del Gallo, Ilaria Bertani, Elena Restelli, Liliana Comerio, Laura Tapella, Francesca Baracchi, Natalia Fernàndez-Borges, Michela Mangieri, Cinzia Bisighini, Galina V. Beznoussenk, Alessandra Paladini, Claudia Balducci, Edoardo Micotti, Gianluigi Forloni, Joaquin C astilla, Fabio Fiordaliso, Fabrizio Tagliavini, Luca Imeri, and Roberto Chiesa ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 10 Insonnia familiare fatale: una rara malattia genetica. Arriva un modello animale per studiarla Oggi, è stato messo a punto un particolare modello animale che permetterà di studiare i meccanismi alla base di questa malattia e valutare eventuali terapie. Lo studio, su PLOS Pathogens, è del Mario Negri, con l'Università Statale di Milano e il "Carlo Besta". Questo tipo di insonnia, molto rara e fatale, colpisce il cervello e causa il decesso in un arco di tempo dai 6 mesi ai 2 anni 17 A P R - L'Insonnia familiare fatale è una rara patologia, di origine genetica, che colpisce il cervello umano ed ha un esito fatale in un breve arco di tempo, compreso tra sei mesi e due anni. Oggi, un gruppo di ricerca dell'Istituto Mario Negri, in collaborazione con l'Università Statale di Milano e l'Istituto Neurologico "Carlo Besta", ha messo a punto un particolare modello animale per studiare questa malattia, ancora poco conosciuta, pubblicando i risultati del lavoro sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens. Quello che si sa dell'insonnia familiare fatale è che essa è causata da agenti patogeni di natura proteica (prioni) e che si manifesta intorno ai 50 anni di età, con sintomi che comprendono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. Oggi, i ricercatori potranno studiare la malattia non solo su cellule di laboratorio, ma disporranno di uno strumento in più: essi, infatti, hanno messo a punto un modello di topo transgenico in cui è stata inserita la variante maligna della proteina prionica (il prione) e che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico "Carlo Besta". "I primi studi effettuati sul topo modello", spiega Roberto Chiesa, "suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". In questo modo, spiegano i ricercatori, si potrà valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. Lo studio è finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 11 Morire di insonnia familiare, medico trevigiano studia il talamo Morire d'insonnia è possibile, nel caso in cui la patologia assuma contorni particolarmente gravi. Il fatto che si siano verificati già 5 casi in Italia è sufficiente a far scattare l'allarme, fortunatamente la ricerca è a buon punto. L'insonnia familiare è una malattia tanto rara quanto temibile. E soprattutto mortale. Una morte che arriva dopo atroci sofferenze. Al momento ci sono 200 accertati nel mondo, probabilmente ce ne sono di più reali. E il fatto che coinvolga 5 famiglie in I t a l i a aumenta la necessità di trovare una cura. Quello che si sa è che si tratta di una patologia degenerativa del cervello che ha origini genetiche e si manifesta intorno ai 50 anni. Ciò che sappiamo in più è per merito di un medico trevigiano, I g n a z i o Roiter, che potrebbe aver individuato da dove ha origine. I ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Milano, guidati da Roberto Chiesa con la collaborazione di Luca Imeri dell'Università Statale del capoluogo lombardo e Fabrizio Tagliavini dell'Istituto Neurologico Besta, hanno realizzato un modello animale che potrebbe essere molto utile nello studio futuro della malattia, per comprenderne le cause e individuare le terapie. L'insonnia fatale familiare è una malattia degenerativa del cervello che viene associata al gruppo delle encefalopatie spongiformi. Trarrebbe origine da alterazioni strutturali di particolari proteine, chiamate prioniche, che provocano accumuli a livello cerebrale. I danni avvengono nella zona del t a l a m o , area del cervello predisposta al ciclo sonno veglia. Va in tilt e provoca sintomi terribili come sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo. E poi c'è l'impossibilità di dormire, che in un tempo relativamente breve dai sei mesi ai due anni, porta alla morte. Diciamo relativamente perchè si tratta di un periodo fortemente caratterizzato da sofferenze. Come detto Ignazio Roiter, dottore italiano, sta approfondendo gli studi, dopo aver monitorato le cause della morte di diverse persone all'interno della stessa famiglia. Studiando le sue origini familiari, capì l'ereditarietà della patologia comprendendo che originava dal talamo. Non c'è ancora una cura ma l'antibiotico doxociclina potrebbe avere un ruolo preventivo nello sviluppo della malattia. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 12 Insonnia familiare fatale: una rara malattia genetica. Arriva un modello animale per studiarla Oggi, è stato messo a punto un particolare modello animale che permetterà di studiare i meccanismi alla base di questa malattia e valutare eventuali terapie. Lo studio, su PLOS Pathogens, è del Mario Negri, con l'Università Statale di Milano e il "Carlo Besta". Questo tipo di insonnia, molto rara e fatale, colpisce il cervello e causa il decesso in un arco di tempo dai 6 mesi ai 2 anni 17APR- L'Insonnia familiare fatale è una rara patologia, di origine genetica, che colpisce il cervello umano ed ha un esito fatale in un breve arco di tempo, compreso tra sei mesi e due anni. Oggi, un gruppo di ricerca dell'Istituto Mario Negri, in collaborazione con l'Università Statale di Milano e l'Istituto Neurologico "Carlo Besta", ha messo a punto un particolare modello animale per studiare questa malattia, ancora poco conosciuta, pubblicando i risultati del lavoro sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens. Quello che si sa dell'insonnia familiare fatale è che essa è causata da agenti patogeni di natura proteica (prioni) e che si manifesta intorno ai 50 anni di età, con sintomi che comprendono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. Oggi, i ricercatori potranno studiare la malattia non solo su cellule di laboratorio, ma disporranno di uno strumento in più: essi, infatti, hanno messo a punto un modello di topo transgenico in cui è stata inserita la variante maligna della proteina prionica (il prione) e che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico "Carlo Besta". "I primi studi effettuati sul topo modello", spiega Roberto Chiesa, "suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". In questo modo, spiegano i ricercatori, si potrà valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. Lo studio è finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 13 Iff, Istituto Mario Negri, Università e Besta, messo a punto un modello animale per studiare la malattia Pubblicato: 17 Aprile 2015 Milano - Non si dorme più fino a morirne. E' l'insonnia fatale familiare (Ffi) una rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. Descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Giappone, Australia, Pakistan, Cina e Stati Uniti, la malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. Ora c'è uno strumento in più per studiarla e comprenderne i meccanismi. Ovvero un topo transgenico in cui è stata inserita la variante maligna della proteina prionica (il prione) e che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'Ireos Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione Irccs Istituto Neurologico "Carlo Besta". "I primi studi effettuati sul topo modello spiega Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui fransi tano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Telethon, dal ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista Plos Pathogens ed è un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia è ancora lunga. I ricercatori, però, avranno la possibilità di studiare la malattia su un animale - e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità del cervello - e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. La Redazione ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 14 Salute, per l'insonnia che uccide arriva un topo transgenico Nuovo studio del centro di ricerca del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Mario Negri di Milano L'insonnia mortale può arrivare intorno ai 50 anni e uccidere entro due. Una malattia che spaventa e allarma, ma che gli scienziati stanno studiando. Un nuovo modello di studio per comprendere come funziona la insonnia fatale familiare. E' quello che ha messo a punto il gruppo di lavoro di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università' degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. Il lavoro consiste nell'inserire all'interno di un topo transgenico una variante del prione simulando così le caratteristiche della insonnia mortale, detta tecnicamente insonnia fatale familiare. Una malattia che porta alla morte in un periodo tra i sei mesi e i due anni dal suo manifestarsi. La rara malattia che colpisce il cervello non ha al momento un cura. Non dormendo, il malato perde peso, suda, ha disturbi del comportamento. Altri sintomi sono tremori, decadimento del sistema cognitivo e una completa impossibilità nel prendere sonno. Ora lo studio potrebbe dare nuova speranza per una soluzione. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 15 Morire di sonno non è un modo di dire: succede per insonnia familiare 17 aprile 2015, Micaela Del Monte L'insonnia familiare è una rarissima malattia mortale. Sono 200 i casi nel mondo, 5 le famiglie coinvolte in Italia. E' una misteriosa patologia degenerativa del cervello che ha origini genetiche e si manifesta verso i 50 anni. E forse adesso si è riusciti a scoprire le origini del male: infatti i ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Milano, guidati da Roberto Chiesa con la collaborazione di Luca Imeri dell'Università Statale del capoluogo lombardo e Fabrizio Tagliavini dell'Istituto Neurologico Besta, hanno messo a punto un modello animale che consentirà lo studio approfondito della malattia. ti L'insonnia fatale familiare è una malattia degenerativa del cervello appartenente al gruppo delle encefalopatie spongiformi. La più famosa appartenente a questa categoria è il morbo di Creutzfeldt-Jakob, la variante umana di "Mucca pazza". A causa di un difetto genetico le persone che ne soffrono presentano alterazioni strutturali di particolari proteine, chiamate prioniche, che non funzionando si accumulano a livello cerebrale. Queste, essendo resistenti alla degradazione, portano alla degenerazione selettiva di alcune zone del cervello e in particolare del talamo, una porzione di cervello che tra le tante attività regola il ciclo sonno veglia. I passi avanti fatti dalla scienza nello studio di questa malattia si devono a Ignazio Roiter, un dottore italiano. "Il merito di Roiter fu quello di non accontentarsi di quanto scritto nei referti. Osservando la morte di diverse persone all'interno della stessa famiglia il medico veneto cominciò lo studio a ritroso dell'albero genealogico familiare. Analizzando i registri di battesimo e morte riuscì a ricostruire sommariamente il tipo di ereditarietà e nel 1984, grazie all'aiuto di alcuni medici italiani, riuscì a comprendere che il difetto risiedeva nel talamo" ha dichiarato Roiter. Una cura non è stata ancora trovata ma diversi studi sembrano indicare che l'antibiotico doxociclina potrebbe avere un ruolo preventivo nello sviluppo della malattia. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 16 Salute: modello animale per studio insonnia fatale familiare (AGI) - Milano, 16 apr. - Un topo transgenico, all'interno del quale e' stato inserito una variante maligna della proteina prionica (il prione), simula le caratteristiche principali dell'insonnia fatale familiare. E' questo il nuovo modello della malattia sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università' degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. Il modello, descritto su PLOS Pathogens, permetterà' di studiare la malattia. L'insonnia fatale familiare (FFI) e' una rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. La malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo cheva da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua,tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilita' di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. "I primi studi effettuati sultopo modello ? ha spiegato Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano leproteine destinate alla membrana cellulare o all?esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, e' un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia e' ancora lunga. I ricercatori, pero', avranno la possibilità' di studiare la malattia su un animale ? e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità' del cervello ? e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. (AGI). ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 17 Nuovo studio sull'insonnia fatale familiare Messo a punto un modello animale per studiare la malattia Non si dorme più fino a morirne. È l'insonnia fatale familiare (FFI) una rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. Descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Giappone, Australia, Pakistan, Cina e Stati Uniti, la malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. Sotto accusa, spiega il dottor Ignazio Roiter, medico di Treviso che per primo intuì qualcosa di strano dietro quell'albero genealogico decimato, è è una rarissima malformazione genetica, 'parente' del morbo della mucca pazza. Legata a un difetto cromosomico che normalmente compare con una probabilità di 1 su 33 milioni, ma che per i parenti della sfortunata dinastia rappresenta una spada di Damocle pronta a colpire in un caso su 4. Nell'86 il morbo finisce sulle pagine del 'New England Journal of Medicine', e nel marzo del 2000 la sventurata famiglia veneta seppellisce il suo ultimo morto: un industriale di 47 anni deceduto dopo un'agonia ormai da copione, spiega Roiter. I discendenti di questa ennesima vittima sono in tutto 304, e 50 di loro si sono anche sottoposti a uno specifico test del DNA. Sudorazione continua, problemi motori, difficoltà a parlare e un rapido e inarrestabile dimagrimento ma, soprattutto, l'impossibilità di chiudere occhio. "Cosi' l'insonnia familiare fatale colpisce all'improvviso adulti apparentemente sani, portandoli alla morte in 6-8 mesi". Lo spiega il neurologo Alberto Albanese, della Cattolica di Milano, ricordando che proprio a un medico italiano, Elio Lugaresi, si deve la scoperta 'chiave' per comprendere questa rarissima malattia genetica, che "in Italia colpisce pochissime persone e cancella la fase profonda del sonno". Colpa di prioni (proteine impazzite) prodotti nell'organismo pervia di un'alterazione genetica, "che 'divorano' i neuroni presenti in una piccolissima area del cervello, il talamo, responsabile del ritmo sonno-veglia". Insomma, non funziona più l'interruttore che permette all'organismo di dormire. "Putroppo contro l'azione dei prioni, gli stessi responsabili del morbo della mucca pazza e della malattia di Creutzfeldt-Jakob, a nulla valgono anche i più potenti sonniferi. La malattia ancora oggi non si può contrastare - aggiunge Albanese - e porta inevitabilmente alla morte: l'organismo va in tilt". La scoperta di Lugaresi è stata importante "perché ha permesso di comprendere il meccanismo con cui la malattia uccide, un'azione dei prioni totalmente diversa - sottolinea - da quella dell'encefalopatia spongiforme". "Il tracciato elcttroencefalografico dei malati durante il sonno - aggiunge Orso Bugiani, neuropatologo dell'Istituto Besta di Milano - somiglia molto più al tracciato tipico della veglia. L'organismo cede per sfinimento. E finora, nel mondo, sono state descritte circa 25 famiglie con questa malattia". "Il prione è una proteina che abbiamo tutti — spiega Roiter —. Una mutazione del genoma la trasforma in una proteina indistruttibile che si accumula nella cellula. Quando l'accumulo diventa critico il neurone si suicida. Quella piccola parte del talamo che è colpita ha un contingente di circa 300 mila neuroni, nulla in proporzione ai miliardi che ci sono nel cervello. Eppure sono quelli critici, perché sono i semafori che fanno passare o fermano gli impulsi esterni. Se mancano quei neuroni, il messaggio è sempre verde, per cui il cervello è inondato da un flusso continuo di stimoli come durante la veglia". ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 18 Ora però c'è uno strumento in più per studiare la malattia e comprenderne i meccanismi. Ovvero un topo transgenico in cui è stata inserita la variante maligna della proteina prionica (il prione) e che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico "Carlo Besta". "I primi studi effettuati sul topo modello - spiega Roberto Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens ed è un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia è ancora lunga. I ricercatori, però, avranno la possibilità di studiare la malattia su un animale - e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità del cervello - e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. Leggi altre informazioni 16/04/2015 Andrea Sperelli ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 19 Insonnia fatale familiare, alla ricerca di una cura Valentina Cervelli 16 aprile 2015 Una possibile cura per l'insonnia fatale familiare: è questo ciò che l'Università Statale di Milano, l'Istituto Neurologico Carlo Besta e Istituto Mario Negri stanno tentando di ottenere, riproducendo all'interno di un topo transgenico quelli che sono i sintomi principali della malattia. Il processo è stato presentato all'interno di uno studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo pubblicato sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens. In pratica non si dorme più fino a morirne. E' questo in poche parole l'effetto dell'insonnia fatale famigliare: una patologia di origine genetica che colpisce il cervello e che è attualmente priva di qualsiasi cura. Essa è stata scoperta per laprima volta nel 1986 qui in Italia e riscontrata poi in altri paesi europeo e del mondo. La sua manifestazione è molto particolare: essa si presenta di solito intorno ai 50 anni e porta al decesso in un periodo che va dai 6 ai 48 mesi. I sintomi sono i seguenti: sudorazione continua tremori disturbi comportamentali decadimento cognitivo dimagrimento veloce e rapido insonnia Il non riuscire a dormire è scatenato dalla morte dei neuroni presenti nelle aree del cervello che controllano il rapporto sonno-veglia. Il modello animale messo a punto dai ricercatori italiani darà modo di studiare la malattia nello specifico per comprenderne i meccanismi. Il tutto grazie all'inserimento all'interno della cavia del prione o proteina prionica, che riproduce la malattia nella stessa. Come spiega il prof. Roberto Chiesa, tra i firmatari della ricerca: / primi studi effettuati sul topo modello suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula. Per ottenere una cura per questa malattia ci vorrà ancora del tempo: la cavia transgenica rappresenta un ottimo punto di partenza per la comprensione. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 20 Salute: insonnia fatale familiare, messo a punto un modello animale per studiare la malattia 16 aprile 2015 20:01 - Valentina Ferrandello All'Istituto Mario Negri, in collaborazione con l'Università Statale di Milano e l'Istituto Neurologico "Carlo Besta", sono state riprodotte in un topo transgenico le caratteristiche principali della rara malattia genetica tutt'ora incurabile, l'insonnia fatale familiare Non si dorme più fino a morirne. E' l'insonnia fatale familiare (FFI) una rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. Descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Giappone, Australia, Pakistan, Cina e Stati Uniti, la malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. Ora c'è uno strumento in più per studiarla e comprenderne i meccanismi. Ovvero un topo transgenico in cui è stata inserita la variante maligna della proteina prionica (il prione) e che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico "Carlo Besta". "/ primi studi effettuati sul topo modello - spiega Roberto Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Teletnon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens ed è un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia è ancora lunga. I ricercatori, però, avranno la possibilità di studiare la malattia su un animale - e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità del cervello - e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 21 SALUTE: MODELLO ANIMALE PER STUDIO INSONNIA FATALE FAMILIARE (AGI) - Milano, 16 apr. - Un topo transgenico, all'interno del quale e'stato inserito una variante maligna della proteina prionica (il prione), simula le caratteristiche principali dell'insonnia fatale familiare. E' questo il nuovo modello della malattia sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università' degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta. Il modello, descritto su PLOS Pathogens, permetterà' di studiare la malattia. L'insonnia fatale familiare (FFI) e' una rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e per cui non esiste cura. La malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilita' di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. "I primi studi effettuati sul topo modello ? ha spiegato Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all?esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, e' un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia e' ancora lunga. I ricercatori, pero', avranno la possibilità' di studiare la malattia su un animale ? e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità' del cervello ? e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 22 Insonnia familiare fatale, avviato un nuovo studio Avviato uno studio per curare e comprendere meglio l'insonnia fatale familiare. La rara patologia da prioni, di origine genetica, che colpisce il cervello e di cui ad oggi non esiste cura è stata descritta per la prima volta nel 1986 in una famiglia italiana, poi in Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Giappone, Australia, Pakistan, Cina e Stati Uniti. La malattia si manifesta intorno ai 50 anni e porta alla morte in un arco di tempo che va da sei mesi a due anni. I sintomi sono sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo e un rapido e inarrestabile dimagrimento, ma soprattutto l'impossibilità di "chiudere occhio", a causa della morte dei neuroni in quelle parti del cervello che controllano l'alternanza tra sonno e veglia. Ora c'è uno strumento in più per studiarla e comprenderne i meccanismi. Ovvero un topo transgenico in cui è stata inserita la variante maligna della proteina prionica (il prione) e che riproduce le caratteristiche principali della malattia umana. Il modello è stato sviluppato dal gruppo di Roberto Chiesa del Dipartimento di Neuroscienze dell'IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche "Mario Negri" di Milano, in collaborazione con Luca Imeri del Dipartimento di Scienze della Salute dell'Università degli Studi di Milano e con Fabrizio Tagliavini della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico "Carlo Besta". "I primi studi effettuati sul topo modello - spiega Roberto Chiesa - suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". Lo studio, finanziato daTelethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 23 Morire d'insonnia, già 5 casi in Italia: ma la scienza fa passi avanti I passi avanti fatti dalla scienza nello studio di questa malattia si devono a Ignazio Roiter, un dottore italiano Morire d'insonnia, tra terribili sofferenze. L'insonnia familiare è una rarissima malattia mortale. Sono 200 i casi nel mondo, 5 le famiglie coinvolte in Italia. E' una misteriosa patologia degenerativa del cervello che ha origini genetiche e si manifesta verso i 50 anni. Forse, grazie a un medico trevigiano, si è riusciti a scoprire le origini del male. Recentemente i ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Milano, guidati da Roberto Chiesa con la collaborazione di Luca Imeri dell'Università Statale del capoluogo lombardo e Fabrizio Tagliavini dell'Istituto Neurologico Besta, hanno messo a punto un modello animale che consentirà lo studio approfondito della malattia. La Stampa oggi dedica un lungo articolo a questa malattia. L'insonnia fatale familiare è una malattia degenerativa del cervello appartenente al gruppo delle encefalopatie spongiformi. A causa di alterazioni strutturali di particolari proteine, chiamate prioniche, si registrano accumuli a livello cerebrale. La zona del talamo, una porzione di cervello che regola il ciclo sonno veglia, non funziona più come dovrebbe e le conseguenze sono tremende: sudorazione continua, tremori, disturbi comportamentali, decadimento cognitivo, ma soprattutto l'impossibilità di dormire. Nel giro di un lasso di tempo che va dai sei mesi ai due anni si arriva alla morte. I passi avanti fatti dalla scienza nello studio di questa malattia si devono a Ignazio Roiter, un dottore italiano. i7 merito di Roiter fu duello di non accontentarsi di auanto scritto nei referti. Osservando ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 24 la morte di diverse persone all'interno della stessa famiglia il medico veneto cominciò lo studio a ritroso dell'albero genealogico familiare. Analizzando i registri di battesimo e morte riuscì a ricostruire sommariamente il tipo di ereditarietà e nel 1984, grazie all'aiuto di alcuni medici italiani, riuscì a comprendere che il difetto risiedeva nel talamo. Una cura non è stata ancora trovata ma diversi studi sembrano indicare che l'antibiotico doxociclina potrebbe avere un ruolo preventivo nello sviluppo della malattia. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 25 Salute, modello animale per studiare l'insonnia fatale familiare Roma, 16 apr. (askanews) - "I primi studi effettuati sul topo modello - spiega Roberto Chiesa suggeriscono che la causa della disfunzione e della morte dei neuroni sia l'accumulo della proteina prionica nella via secretoria, ovvero in quel compartimento all'interno della cellula in cui transitano le proteine destinate alla membrana cellulare o all'esterno della cellula". Lo studio, finanziato da Telethon, dal Ministero della Salute e da Fondazione Cariplo, è stato pubblicato sull'ultimo numero della rivista PLOS Pathogens* ed è un importante passo avanti, anche se la strada verso la cura di questa rara patologia è ancora lunga. I ricercatori, però, avranno la possibilità di studiare la malattia su un animale - e non solo sulle cellule di laboratorio che pur utili non riproducono la complessità del cervello - e potranno valutare l'efficacia di eventuali terapie che auspicabilmente verranno messe a punto. ISTITUTO MARIO NEGRI Pag. 26