«Mobbing e sanzioni alla funzionaria che chiedeva i conti»
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«Mobbing e sanzioni alla funzionaria che chiedeva i conti»
Da La Nuova Sardegna dell’11 gennaio 2014 Le origini dell’inchiesta rievocate durante il processo Gli investigatori confermano: «Nessun rendiconto spese» «Mobbing e sanzioni alla funzionaria che chiedeva i conti» di Mauro Lissia CAGLIARI E’ il mese di febbraio del 2008 e agli uffici dei gruppi consiliari della Regione si presentano i carabinieri. Un gentilissimo capitano dell’Arma chiede ai funzionari di esibire una serie di atti che riguardano le spese del raggruppamento Insieme per la Sardegna e del gruppo misto. Si apre quel giorno un’inchiesta giudiziaria destinata forse a cambiare radicalmente la politica sarda, con 66 onorevoli ed ex onorevoli indagati per peculato aggravato, soprattutto con un effetto-domino che ha finito per mettere nella stessa scomoda situazione centinaia di consiglieri di altre regioni. A ricordare quei giorni è stato ieri mattina Mariano Natale, luogotenente della polizia giudiziaria, al processo che vede imputati diciotto rappresentanti dell’assemblea legislativa isolana accomunati dall’accusa di aver speso illegalmente i fondi destinati all’attività istituzionale dei gruppi politici. Dopo una serie che appariva infinita di false partenze, il presidente del tribunale Mauro Grandesso è riuscito a dare il via al dibattimento, presenti in aula solo sette degli imputati: Pierangelo Masia, Peppino Balia, Raimondo Ibba, Giommaria Uggias, Carmelo Cachia, Beniamino Scarpa e Maria Grazia Calligaris. Il pm Marco Cocco ha lavorato su due fronti: da una parte l’esame del teste, dall’altra le interruzioni continue dei difensori che contestavano le domande e le anticipazioni sugli atti che le risposte di Natale contenevano inevitabilmente. Fra una scaramuccia e l’altra, l’investigatore è riuscito a confermare che l’inchiesta è nata da tre esposti-denuncia presentati dalla funzionaria dei gruppi Ornella Piredda, per l’accusa vessata dal capogruppo del misto Giuseppe Atzeri - imputato per questo anche di maltrattamenti - perché chiedeva un rendiconto preciso delle spese sostenute dai consiglieri. Retrocessa al rango di funzionaria minore, trasferita dal terzo al quinto piano degli uffici, la Piredda decise che la misura era colma e che non avrebbe subìto oltre le angherie dei politici. Così a ottobre 2008 depositò in Procura il primo esposto, che finì sul tavolo dell’allora procuratore aggiunto Mario Marchetti: «La signora Piredda, che lavorava ai gruppi fin dal 1995, riferì del mobbing sui veniva sottoposta - ha spiegato Natale - ma portò in Procura documenti, in base ai quali partì un’indagine per abuso d’ufficio che riguardava la tredicesima legislatura». Gli atti acquisiti fornirono le prime conferme e presto l’inchiesta virò sull’accusa di peculato: «Accertammo che al gruppo Insieme per la Sardegna era richiesta la documentazione delle spese, al misto no. Solo due consiglieri non avevano preso soldi, Paolo Maninchedda e Peppino Balia. Sul secondo poi abbiamo fatto altri accertamenti». In quella fase l’inchiesta venne vissuta al palazzo di via Roma come una sorta di lesa maestà: il presidente del consiglio Giacomo Spissu portò al procuratore capo Mauro Mura un parere dell’ufficio legale del consiglio in cui l’avvocato Giampaolo Falchi rivendicava la piena autonomia finanziaria del Consiglio regionale, i cui gruppi sarebbero liberi di spendere a piacimento i cinque milioni e 700 mila euro che il bilancio (quello del 2007) destina per le loro attività. Un parere opposto a quello fornito nel 2004 dal costituzionalista Giammario Demuro, ricordato ieri in aula, su richiesta del gruppo di Progetto Sardegna. Il tribunale ha sentito anche la testimonianza del maresciallo della Finanza Luca Erriu. Poi il confronto accusa-difesa si è spostato sul programma delle prossime udienze: alcuni avvocati - Agostinangelo Marras, Anna Maria Busia, Francesco Macis e Mariano Delogu - hanno insistito sulla necessità di controesaminare subito i testi del pm, che a sua volta ha rivendicato il diritto di andare avanti secondo il programma. Un problema di cui è difficile capire l’importanza, che ha comunque acceso lo scontro. Il dibattimento andrà comunque avanti il 4 marzo con l’audizione di Paolo Maninchedda e del segretario del gruppo misto Angelo Sanna.