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Il Corporate Venture Capital: una possibile via per

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Il Corporate Venture Capital: una possibile via per
Il Corporate Venture Capital:
una possibile via per innovare
e favorire la ripresa in Italia
Le aziende italiane devono profondamente innovare i loro modelli di business e l’innovazione
che, divenuta prioritaria, è molto difficile da attuare nelle organizzazioni consolidate.
L’integrazione dell’innovazione dall’esterno è fondamentale e il Corporate Venture Capital
rappresenta una leva che, se ben usata, può garantire ritorni significativi.
di Marco Morchio e Danilo Mazzara
Contesto di mercato
L’Italia è un Paese che non riesce a
mettere a reddito la propria capacità d’innovazione: nonostante siamo
un Paese che produce molta ricerca
scientifica, questa non si traduce
in brevetti né tanto meno in nuove
iniziative imprenditoriali. Se confrontiamo gli investimenti in ricerca
e sviluppo delle nostre aziende più
grandi con quelle degli altri Paesi
europei emergono dei gap significativi e, infine, osservando gli investimenti dei Venture Capital in Europa,
siamo fanalino di coda tra i mercati
più maturi.
Eppure le nuove tecnologie stanno
generando diverse opportunità, rimettendo in discussione i tradizionali modelli di business: la “sharing
economy” che fornisce “accesso”
come valida alternativa al “possesso” si espande sui diversi settori (turismo, mobilità, servizi professionali); l’internet of things i cui ambiti di
applicazione si stanno consolidando
sia nei mercati consumers che in
quelli business, la crescita dei “big
data e degli analytics” che grazie
alla migliore capacità di elaborazione delle informazioni rende più
efficiente ed efficace il processo decisionale.
In un contesto di così forte dinamismo, spiace non vedere emergere
nessun nuovo player italiano in grado di imporre con vigore la propria
innovazione sul mercato.
A conferma di quanto detto basti
pensare al numero di “Unicorni”
(aziende nate dopo il 2003 che hanno un valore di mercato superiore al
miliardo di dollari) a livello globale
sono più di 180, 29 di questi sono in
Europa, ma nessuno in Italia.
Nonostante tutto, il contesto relativo ad innovazione e start up in Italia è diventato molto più favorevole
negli ultimi anni: i recenti interventi
normativi che disciplinano start up e
PMI innovative forniscono un quadro regolamentare chiaro e offrono
vantaggi significativi a chi fa innovazione; le dotazioni pubbliche a
sostegno dell’ecosistema dell’innovazione sono aumentate e sempre
più fanno leva su strumenti di “mercato” (es. Fondo di Garanzia, Fondo
Figura 1
Incidenza dell'Italia sul totale Europa
(cfr tra vari indicatori )
Spesa per Ricerca e Sviluppo su Fatturato
(prime 1.000 Aziende per spesa in Europa)
Prodotto Interno Lordo
11,9%
Pubblicazioni Scientifiche
11,6%
Danimarca
4,1%
Svezia
4,0%
Finlandia
3,6%
Olanda
3,6%
Germania
Brevetti
1,7%
Italia
Investimenti Venture Capital
1,0%
Fonte: Elaborazioni Accenture su dati Commissione Europea ed EVCA, 2014
Copyright © 2014 Accenture All Rights Reserved.
3,6%
Francia
2,5%
2,0%
UK
1,7%
Spagna
1,6%
Fonte: Elaborazioni Accenture su dati "The 2013 EU Industrial R&D Scoreboard"
1
SPONSORED REPORT
Figura 2
"Unicorni" dettaglio in Europa
(totale=29)
"Unicorni" a livello globale
(100%=182)
Europa
29
(15,9% )
7
UK
Germania
5
Svezia
5
4
Israele
99
Nord America (54,4%)
54
(29,7%) Asia
Fonte: Elaborazioni Accenture su dati Atomico
3
Russia
2
Francia
Finlandia
1
Danimarca
1
Olanda
1
Fonte: Elaborazioni Accenture su dati Atomico
Fonte: Elaborazioni Accenture American Venture Capital Association
2
Copyright © 2014 Accenture All Rights Reserved.
di Fondi Venture Capital e Venture
Capital) rispetto al mero contributo
a fondo perduto; le aziende consolidate, infine, hanno capito che alla
tradizionale attività di Ricerca e Sviluppo devono accompagnarsi iniziative di “open innovation” e sono
sempre più attive nel promuovere
contest per nuove idee imprenditoriali e iniziative di contaminazione
con l’ecosistema dell’innovazione
(es. hackaton, training).
A dimostrazione di quanto la nostra
capacità di fare innovazione sia ancora molto apprezzata, basti pensare alla recente acquisizione della
VisLab (uno spin-off dell’Università di Parma che ha sviluppato un
sistema di guida automatizzata) da
parte di Ambarella (azienda quotata al Nasdaq attiva nel settore della
compressione video e nel processing
delle immagini) per 30 milioni di
dollari.
E’ opinione diffusa che il rilancio
dell’Italia nel panorama dell’innovazione non possa fare a meno di una
solida industria del Venture Capital
che, garantendo flussi d’investimenti
di almeno 500 milioni di euro annui,
possa fare da volano a tutto l’ecosistema dell’innovazione, consentendo alle iniziative più meritevoli il necessario apporto di capitale per fare
il tanto agognato “scale up”. In questo contesto crediamo che le aziende
tradizionali non possano stare alla
finestra e che i tempi per iniziative di
Corporate Venture Capital significative siano diventati maturi.
Il Corporate
Venture Capital
Il Corporate Venture Capital (investimento in capitale di rischio di
start up da parte di aziende consolidate attraverso un proprio veicolo)
è ormai una prassi consolidata. A
livello globale ci sono più di 1.100
Corporate Venture Capital, con una
partecipazione media ai deal di venture capital totali pari al 20%.
Il Corporate Venture, storicamente
appannaggio dei settori ICT e Life
Sciences, si sta gradualmente espandendo anche a quelli più tradizionali, dove il ruolo dell’innovazione
tecnologica è ormai diventato un
Figura 3
Investimenti Corporate Venture Capital in USA
(volumi in mln $ e incidenza su totale VC)
Investimenti Corporate Venture Capital in USA
(numero di operazioni e incidenza su totale VC)
+424%
+1.046%
6.000
5.389
5.000
25
20
4.000
11,0%
3.000
2.000
5,9%
1.000
470
Incidenza su totale VC
Investimenti Corporate Venture Capital
700
600
500
10
300
7,8%
200
148
0
2014
800
15
5
0
1995
fattore critico di successo.
A conferma di quanto detto, basti
pensare che negli Stati Uniti il volume degli investimenti dei Corporate
Venture Capital negli ultimi 20 anni
è cresciuto notevolmente; oggi vale
più del 10% degli investimenti VC
complessivi a valore e il 17% per numero di operazioni.
Come già detto, il Corporate Venture Capital si sta affermando anche su settori più tradizionali, come
evidenziato dalle recenti iniziative
lanciate da players come Walmart,
Walgreen e 7Eleven nel Retail, Citibank, American Express e BBVA nei
servizi finanziari, BMW nel settore
automotive, Patagonia nello sportswear, Ranstad nel settore dei servizi
professionali e infine Axa in quello
assicurativo, cui è seguita la pronta
risposta del Gruppo Generali.
Rispetto al Venture Capital tradizionale, il Corporate Venture Capital
non cerca soltanto un rendimento finanziario, ma soprattutto sinergie di
tipo industriale (es. sviluppo specifiche capability, scouting tecnologico
arricchimento portafoglio di offerta)
e, oltre a fornire capitali alle start
up partecipate, apporta competenze e risorse specialistiche della Casa
madre utili per accelerare il time to
market delle nuove iniziative. Mentre se confrontato con le iniziative di
Ricerca e Sviluppo interno il Corporate Venture Capital è più flessibile,
consente di investire in tecnologie
775
25
17,8%
20
15
400
10
5
100
0
0
1995
2014
Incidenza su totale VC
Investimenti Corporate Venture Capital
Fonte: Elaborazioni Accenture American Venture Capital Association
Copyright © 2014 Accenture All Rights Reserved.
3
Figura 4
Start up in portafoglio di BMW IVenture
(Selezione)
Start up
Start Up di Google Venture per settore
(100=176)
Descrizione
 Sistema di localizzazione per aiutare i
genitori a sapere dove sono i figli per
intervenire prontamente in caso di
necessità
 App che fornisce informazioni sul traffico
in tempo reale e suggerisce punti di
interesse nelle vicinanze (es. Farmacia
e Bancomat)
Life Sciences
Enterprise & Data
8,5%
35,2%
18,8%
 Marketplace online per connettere posti
auto disponibili con le persone in cerca
di parcheggiare
 Rete di ricarica elettrica globale pubblica
per collegare i conducenti di veicoli
elettrici di stazioni di ricarica.
Fonte: Elaborazioni Accenture su dati BMW IVenture
Consumer
Technology
20,5%
17,0%
Mobile
E-commerce
Fonte: Elaborazioni Accenture su dati Google Venture
4
Copyright © 2014 Accenture All Rights Reserved.
potenzialmente concorrenti e soprattutto di abbandonare più velocemente i progetti non di successo.
Ultimo elemento da non sottovalutare è che, stante l’esplosione dell’economia digitale e il progressivo
abbattimento dei tradizionali confini di settore, i Corporate Venture
Capital stanno progressivamente
ampliando il loro perimetro d‘investimento a settori attigui: BMW ha
in portafoglio start up del settore
allargato “mobilità”, Google ha un
portafoglio di start up estremamente diversificato su diversi settori,
infine Novartis e Qualcomm, recentemente, hanno lanciato un fondo
congiunto da 100 milioni di dollari
(DRX Capital) dedicato ad iniziative imprenditoriali nel settore Digital
Healthcare.
Le opportunità
per l’Italia
In Italia, i tempi per avviare iniziative di Corporate Venture Capital
significative sono maturi e le condizioni sono ottimali: il recupero del
gap d’innovazione è una priorità e
i recenti interventi normativi, come
ad esempio il Patent Box, evidenziano che questa esigenza è chiara
anche allo stakeholder pubblico.
L’attenzione che negli ultimi anni è
stata posta sulle start up ha favorito
lo sviluppo di un ecosistema florido di nuove aziende innovative che
aspettano capitali per poter scalare
velocemente i propri modelli di business. Lo scorso anno i fondi Venture Capital hanno raccolto circa
300 milioni di euro e siamo convinti
che se nelle operazioni più importanti ci fossero dei partner di natura
industriale gli investimenti si sbloccherebbero più velocemente. La
trasformazione in atto nel settore
dei Venture Capital/Incubatori italiani (diverse iniziative ancora non
sono andate a regime) consente di
attingere a competenze specialistitiche estremamente qualificate che
si stanno rendendo disponibili sul
mercato. Infine, le aziende tradizionali hanno competenze in eccesso
che potrebbero essere recuperate e
messe a reddito proficuamente se
coinvolte su nuove iniziative imprenditoriali.
Le aziende italiane che hanno le
carte in regola per lanciare un’iniziativa di Corporate Venture Capital sono tante ed essendo venuta
meno la specificità settoriale, non
ci sentiamo di escludere nessun
settore: ogni azienda fa parte di un
ecosistema di business e quindi potenzialmente è in grado di estrarne
più valore dalle sue relazioni grazie
alle nuove tecnologie digitali.
L’avvio di un’iniziativa di Corporate Venture Capital, ovviamente,
richiede un commitment di mediolungo termine (5-10 anni a seconda
del settore) e un impegno di capitale significativo (almeno 20-30
milioni di euro ); è importante far
leva su persone con competenze
specialistiche che abbiano il giusto
mindset imprenditoriale (capacità
di guardare oltre, assumersi dei rischi e anche abbandonare i progetti non profittevoli), ma allo stesso
tempo valorizzare il capitale umano della Casa madre innestando un
processo virtuoso di contaminazione che sia di stimolo per tutti (ad
esempio attraverso programmi di
Mentorship in cui le persone dell’azienda affiancano le start up per un
determinato periodo di tempo).
Infine, è necessario lo sviluppo di
un modello operativo dedicato che
includa i processi tipici del Venture Capital: quelli più critici sono il
“deal flow” (che implica un grosso
impegno per essere connessi all’ecosistema dell’innovazione), la
“due diligence” e il “closing” (rispetto a quelli standard aziendali
devono essere molto più snelli e
veloci) e chiari meccanismi di integrazione con la Casa madre affinché le priorità strategiche siano
sempre sincronizzate e le risorse
aziendali (tecnologie, competenze funzionali/settoriali, accesso al
mercato) possano essere pienamente valorizzate.
Conclusioni
Negli ultimi anni il contesto relativo a innovazione e start up in Italia è diventato più favorevole e, pur
persistendo dei gap rispetto a Paesi
più maturi, osserviamo un rinnovato spirito imprenditoriale da parte
delle nuove generazioni, in presenza di un quadro regolamentare più
chiaro e favorevole per le nuove imprese innovative. Le aziende consolidate possono fare leva su questo
ritrovato patrimonio di creatività
e imprenditorialità per riavviare la
macchina dell’innovazione in tempi
brevi e in modo più efficace.
Marco Morchio, Accenture Strategy
Lead; Danilo Mazzara, Senior Manager, Accenture Strategy.
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