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L`aviazione dell`Imperiale e Regia Marina - kuk

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L`aviazione dell`Imperiale e Regia Marina - kuk
AVIAZIONE
L’aviazione dell’Imperiale e Regia Marina k.u.k Kriegsmarine
Mauro Antonellini
L’aeroplano, in quanto macchina volante, colpì subito la curiosità dell’opinione pubblica e fu preso in
considerazione per la sua novità. Infatti, dapprima in
Francia, poi in tutta Europa furono organizzati spettacoli d’aviazione con circuiti, raid e gare sia di velocità
che di altezza, che diedero vita a importanti eventi
mondani. I primi aviatori divennero delle celebrità e
riempirono con le loro imprese le cronache sportive
dei più diffusi rotocalchi.
All’idea di poter utilizzare l’aereo a scopi militari, gli
Stati Maggiori degli eserciti di tutto il mondo, seppur in
diversa misura, mostravano una certa riluttanza.
Solo grazie all’impegno di pochi volenterosi e lungimiranti, che capirono la potenzialità dell’aeroplano in
questo campo, iniziarono i primi tentativi di utilizzo.
Già nel 1907 in Austria ufficiali e tecnici crearono un
comitato per la promozione dell’aereo mediante la costruzione e l’acquisto di apparecchi e l’addestramento
al volo. Nel 1909 il Ministero della Guerra diede inizio
ad esperimenti e corsi di istruzione. Nel 1910, dopo
un meeting aeronautico presso il campo di WienerNeustadt alla presenza dell’imperatore Francesco
Giuseppe, il generale Conrad chiese di acquistare
apparecchi e di istruire piloti per soddisfare le esigenze dell’esercito.
Nello stesso anno la Sezione di Marina del Ministero
della Guerra dell’Austria-Ungheria decise di dotare la
propria flotta di una forza aerea e, in una conferenza indetta dal comandante ammiraglio conte Rudolf
Montecuccoli, furono stanziate ventimila corone per
procurarsi un aereo idrovolante.
Poichè l’industria nazionale non era in grado di soddisfare la richiesta della Marina e poichè per motivi di
prestigio non ci si voleva rivolgere all’estero, fu dato
l’incarico per la costruzione di un prototipo di idrovolante all’ing. Josef Mickl. Egli installò la sua officina in
un cantiere per le torpediniere nell’Arsenale di Pola e
realizzò l’idrovolante n. I tratto da un progetto di aereo
terrestre. Si impiegò oltre un anno per renderlo operativo, ma non raggiunse mai le prestazioni desiderate.
Per l’addestramento dei piloti che provenivano dal
Corpo Ufficiali della Marina si dovette ricorrere alla
scuola dell’Esercito di Wiener Neustadt che utilizzava
aeroplani terrestri del tipo Etrich Taube. Il numero di
aeroplani non era sufficiente perciò alcuni ufficiali di
marina andarono, a proprie spese, in Francia per ac36
quisire il brevetto di volo. Il primo pilota di marina che
si brevettò fu il tenente di vascello Viktor Klobučar,
seguirono poi il tenente di vascello Bozidar Macuranic
e il tenente di fregata Heinrich Huss; tutti alla scuola
di Wiener Neustadt.
Klobučar fu nominato comandante della Stazione di
Volo e di Collaudo da poco istituita ad Altura, nelle
immediate vicinanze della base navale di Pola.
In una seduta del Comitato Tecnico Marittimo, nel giugno del 1911, sotto la presidenza dell’Ammiraglio del
Porto Von Ripper, si decise la costituzione dell’Aviazione Navale e lo stanziamento di centomila corone
per ordinare idrovolanti alle industrie private nazionali. Solo le ditte Lohner e Warchalowski fornirono un
apparecchio ciascuna. Alla fine del 1911 la Stazione
di Volo e di Collaudo fu trasferita da Altura all’isola di
Santa Caterina, nella baia del porto di Pola. La superficie dell’isola fu spianata e col materiale di riporto
fu ingrandita; furono costruiti un hangar e alloggi per
ufficiali ed equipaggi. Il 23 febbraio 1912 la nuova stazione entrò in funzione. Ben presto si sviluppò un’intensa attività e venne messa a punto una pista per
eseguire prove di decollo che sarebbero dovute servire per lanciare gli aerei dal ponte delle navi da guerra.
Furono montate delle guide di lancio sulle navi Erzherzog Karl e Gäa, ma poi si dovette rinunciare a
questo progetto perchè troppo complicato e costoso.
I finanziamenti fino ad allora assegnati all’Aviazione
Navale erano stati assolutamente insufficienti. A questa situazione venne in soccorso l’Associazione per
la flotta austriaca, fondata fin dal 1904, ma divenuta
attiva solo più tardi quando l’erede al trono ne aveva
assunto il patrocinio. Si aggiunsero in seguito anche
i fondi della comunità di cittadini austriaci residenti in
Baviera e del Console Generale di Malta, Arthur Kohen von Hohenland. Con queste risorse fu possibile
ordinare due idrovolanti presso la Lohner, ma a causa
del ritardo nella consegna e delle insoddisfacenti caratteristiche degli apparecchi si decise per le forniture
di rivolgersi all’estero.
In quel periodo nel settore della progettazione aeronautica le industrie francesi erano all’avanguardia,
solo l’americano Curtiss era da considerarsi alla pari
nel campo degli idrovolanti. Nei dintorni di Parigi erano sorte numerose piccole officine dove si costruivano aeroplani e motori. Per questo motivo il tenente
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L’IMPERIALE E REGIA MARINA - KUK KRIEGSMARINE
L’idrovolante DonnetLevêque n.11 apparecchio con motore Gnome 50 Hp fotografato
a Abbazia nel 1913.
di vascello Klobučar si recò in Francia per visitare le
fabbriche di idrovolanti di Parigi, Billancourt e Issyles-Moulineaux. Il 2 dicembre 1912 il tenente di vascello Woseček e il tenente di fregata Banfield furono incaricati di andare a Parigi e ad Argeteuil, sede
della ditta Donnet-Lévêque, per esaminare diversi tipi
di idrovolanti in vista dell’acquisto. Nella visita furono
accompagnati dal pilota collaudatore della ditta francese tenente di vascello Jean Conneau noto, con lo
pseudonimo di André Beaumont, come celebre aviatore vincitore di diverse competizioni tra cui il volo
Parigi-Roma. Dalla Donnet-Lévêque furono acquistati due idrovolanti (n.8 e n.10). Successivamente anche Klobučar ritornò in Francia per l’acquisto di altri
due Donnet-Lévêque (n.11 e n.12). Il primo gennaio
1913 fu acquistato un Paulhan-Curtiss – l’americano Curtiss Flying Boat costruito su licenza dalla ditta
francese Paulhan – e nel marzo dello stesso anno fu
ordinato alla Voisin un idrovolante con galleggianti a
pattini tipo “L”.
Per considerazioni di tipo politico e industriale si volle
di nuovo passare ordini di fabbricazione all’industria
nazionale. Nell’aprile del 1913 la Motor Luftfahrzeug
Gesellschaft (MLG), ditta controllata congiuntamente
dal finanziere viennese Camillo Castiglioni e dall’industriale aeronautico Ludwig Lohner, ottenne l’incarico di progettare un nuovo idrovolante. Il lavoro fu
affidato agli ingegneri Igo Etrich, Josef Mickl e Karl
Paulal che, sulla base delle esperienze fatte con gli
idrovolanti acquistati all’estero, svilupparono un nuovo idrovolante a scafo che fu costruito presso la ditta
Jacob Lohner & Co. Così nel novembre del 1913 nacque l’E 16, che si dimostrò adatto all’impiego e fu su-
bito costruito in due serie da 11 esemplari (E 17-E 21
e E 33-E 38). La serie di questi velivoli fu identificata
con la lettera E per ricordare l’ing. Igo Etrich.
Nel gennaio 1913 intanto erano iniziati i lavori per installare una scuola di pilotaggio nell’isola di Cosada
di fronte alle isole Brioni, dato che l’aumentata attività
di addestramento aveva reso insufficiente la struttura
della base di Santa Caterina.
In questo periodo iniziarono le esercitazioni per i voli
di guerra e si effettuò il primo volo in formazione con
tre idrovolanti Donnet-Lévêque da Pola a Trieste e ritorno. Venne sperimentata anche la ricerca di mine
marine e, poichè i risultati furono superiori alle aspettative, questa attività divenne uno dei compiti principali dell’Aviazione Navale.
In seguito alla crisi serba, la Marina austro-ungarica
decise di istituire a Teodo, nel Golfo di Cattaro, una
stazione di volo per tre idrovolanti che fecero voli di
ricognizione e furono utilizzati per l’osservazione dei
tiri dell’artiglieria. Nel luglio del 1913 fu effettuato il
primo volo notturno e, nell’autunno dello stesso anno,
l’Aviazione Navale divenne parte integrante della Marina da Guerra. A capo di questa istituzione fu nominato il tenente di vascello Wenzel Woseček.
A novembre si fecero le prove di trasmissione di un
apparato radio installato su un idrovolante e si conclusero le prove di accettazione dell’E 16.
Nel 1914 la nave Mars fu assegnata come nave appoggio ai piloti; la torpediniera Tb 14 fu trasformata
come rimessa per gli idrovolanti e fu ormeggiata a
Santa Caterina. Continuarono i voli dei nuovi idrovolanti e il 2 aprile 1914 il tenente di vascello Woseček,
con l’E 17, compì il volo più lungo, da Pola a Teodo:
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AVIAZIONE
Un Donnet-Levêque sugli scivoli della stazione idrovolanti di St. Catarina
nella baia del porto di Pola.
L’ing. Josef Mickl, Maschinenbauingenieur 2. Klasse der Reserve, a
cui si deve la progettazione di alcuni tipi di idrovolanti.
Veduta della base navale di Kumbor, ai tempi della campagna contro il Montenegro dall’agosto del 1914 all’aprile
del 1915. Gli idrovolanti sono dei Lohner “E”.
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Stazione idrovolanti di Kumbor: in primo piano da sinistra gli ufficiali piloti Gottfried Banfield, Wenzel Woseček
e Konstantin Maglić.
495 km in cinque ore scarse. Per rendere gli aeroplani sempre più pronti alla guerra imminente, furono
eseguite prove di sparo da aerei in volo con pistole a
ripetizione e armi automatiche e prove di invio segnalazioni tramite specchi e lampade dagli aerei durante
voli notturni. Inoltre si effettuarono esercitazioni per
la ricerca di sommergibili che diedero esito positivo e
servirono a studiare il colore degli U-Boot per renderli
meno visibili dall’alto. L’idrovolante si preparava così
ad essere il peggiore nemico del sommergibile.
Il 20 luglio 1914, tre giorni prima dell’ultimatum alla
Serbia, partirono per raggiungere le Bocche di Cattaro il tenente di vascello Woseček, con l’E 20 imbarcato sulla nave Erzherzog Franz Ferdinand, il tenente
di fregata Maglic con l’E 18 sulla nave Radetzky e
il tenente di fregata Banfield con l’E 21 sulla Zrinyi.
Trasferiti presso la base di Teodo eseguirono voli di
ricognizione sul Lovcen, al confine col Montenegro,
affiancati da ufficiali di artiglieria in qualità di osservatori. Vennero poi inviati alla base di Kumbor dove
furono raggiunti dal tenente di vascello Ockermüller,
al quale fu affidato il comando della base.
Ben presto gli idrovolanti del tipo E, pur equipaggiati di mitragliatrici e bombe, non corrisposero più alle
aumentate esigenze di velocità, raggio d’azione e
soprattutto di armamento, così gli ingegneri Leopold
Bauer e Karl Paulal della ditta Lohner furono incaricati
di sviluppare un nuovo tipo di idrovolante.
L’11 gennaio 1915 fu effettuato il volo di consegna del
primo apparecchio della serie L (Langstreckenauflärer – ricognitore a grande raggio). Gli idrovolanti di
questa serie, dotati delle caratteristiche richieste, furono la spina dorsale dei reparti dell’Aviazione Navale austro-ungarica. Grazie ad essi, entrata in guerra
l’Italia, fin dai primi giorni l’offensiva aerea dell’Austria colpì non solo gli impianti militari e industriali
della costa orientale italiana, ma anche le città. Per
la prima volta sul fronte italiano i bombardamenti colpirono la società civile. Già il primo giorno di
guerra, il 24 maggio 1915, l’aviazione della Marina
austriaca, molto attiva ed aggressiva, contemporaneamente al grande attacco navale contro tutta la
costa adriatica, eseguì un bombardamento aereo su
Venezia. Furono colpiti forte S. Nicolò, l’arsenale e i
cacciatorpediniere ormeggiati alla riva degli schiavoni. Si dovette provvedere al potenziamento delle stazioni di idroaviazione, in modo particolare di quella
di Santa Caterina, che divenne il centro e l’arsenale
dell’Aviazione Navale. Vennero ingrandite la scuola
di Cosada e la base di Kumbor e impiantato il nuovo
scalo di Puntisella per soddisfare le aumentate esigenze operative.
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AVIAZIONE
L’idrovolante Lohner E 37 con motore Hiero da 85 hp lungo il fianco di una nave da battaglia classe Erzherzog della
Kuk Kriesmarine.
Veduta della Stazione idrovolanti di Trieste. Gli idrovolanti erano ricoverati negli hangar della
compagnia del Lloyd Triestino. Questa base fu costituita dopo l’entrata in guerra dell’Italia e
comandata per tutto il conflitto dal tenente di vascello Gottfried de Banfield.
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L’IMPERIALE E REGIA MARINA - KUK KRIEGSMARINE
L’idrovolante Lohner L 47 (equipaggio Frglt Schönberger, EF Hradina) catturato di ritorno da un’incursione su
Treviso, la notte del 18 aprile 1916 da una torpediniera italiana, 5 miglia al largo di Grado, in seguito ad un guasto
al motore. L’aereo fu esposto al pubblico e l’ingresso costava 20 centesimi; fu visitato da più di 19.000 persone e
l’incasso fu devoluto a scopi di beneficenza.
Lohner L 91 in volo sulla pianura veneta o romagnola. L’aviazione della Kuk Kriegsmarine effettuò attacchi strategici sugli impianti industriali e sulle città della costa fin dai primi giorni di guerra.
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AVIAZIONE
L’apertura del fronte italiano rese necessaria la difesa aerea della città di Trieste e delle sue installazioni
portuali quindi il viceammiraglio, barone Alfred von
Koudelka, nel giugno del 1915, per installare una stazione idrovolanti mise a disposizione alcuni capannoni dello Stabilimento Tecnico Triestino ed un approdo
nei pressi dell’Arsenale del Lloyd. Questa base, al comando della quale fu chiamato il tenente di vascello
Gottfried Banfield, che diverrà poi il principale asso
dell’Aviazione Navale austro-ungarica, nel corso della guerra assunse un ruolo di primaria importanza.
L’attività degli aviatori dell’imperiale e regia marina
si svolse con voli di ricognizione sul mare, attacchi
contro forze navali e obiettivi terrestri, ricerca e avvistamento di sbarramenti di mine.
Nel periodo che va da metà del 1916 alla metà del
1917, in seguito all’aumento dei compiti che venivano
richiesti all’aviazione, l’amministrazione della Marina
dovette ricorrere all’ordinazione di nuovi materiali, oltre che presso aziende austriache e ungheresi, anche
presso industrie tedesche. Un grosso quantitativo di
motori fu ordinato alle officine di Monaco e un numero
cospicuo di idrovolanti alle officine Hansa di Plaue. Di
questi facevano parte i nuovi modelli che sostituirono
velocemente quelli precedenti, si trattava dei nuovi
tipi Brandenburg “K”, per la ricognizione e il bombardamento e “A” per la caccia.
In seguito alla maggiore importanza assunta dall’avia-
zione venne creata una Direzione autonoma dell’idroaviazione a capo della quale fu nominato il tenente di
vascello Franz Mikuleczky, già capo della stazione di
Pola.
Di rilevante importanza fu l’utilizzo dell’arma aerea
nello scontro navale che si svolse nel canale d’Otranto il 15 maggio 1917. Una squadra austro-ungarica fu
inviata a distruggere il dispositivo, costituito da decine di pescherecci armati, che bloccava il canale per
vietare il passaggio dei sommergibili austro-tedeschi.
Durante questa operazione le formazioni navali austro-ungariche e quelle dell’Intesa (italiane, inglesi e
francesi) si dettero battaglia riportando danni reciproci. Per la prima volta gli idrovolanti, che provenivano
delle basi di Kumbor e di Durazzo, ebbero una parte
rilevante nello scontro. Non solo furono utilizzati per
la ricognizione a largo raggio, ma intervennero direttamente con lancio di bombe e raffiche di mitraglia.
Difesero le navi contro gli attacchi degli idrovolanti
della 258ª squadriglia di Brindisi e fecero servizio di
scorta antisommergibile. Inoltre eseguirono l’osservazione del tiro nel combattimento con la flotta avversaria e sventarono l’attacco di un sommergibile in
immersione che si avvicinava alle proprie navi. Anche
se nessuna delle bombe colpì l’obiettivo, gli attacchi
degli idrovolanti disturbarono in modo sensibile il fuoco dell’avversario costringendolo a manovre diversive
per evitarli.
Lohner L 59 Te con il Lschlt Demeter Konjovic nell’autunno 1915, nella base di St. Catarina.
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L’IMPERIALE E REGIA MARINA - KUK KRIEGSMARINE
Il tenente di vascello Banfield a sinistra col tenente di vascello Franz Mikuleczky.
K 366, Brandenburg W.13, nella stazione di Trieste nell’estate del 1917.
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AVIAZIONE
Idrovolante da caccia A 89, Brandenburg W.18, nella stazione di Kumbor nel marzo 1918: l’aviatore è FIMst
Reinhold Haschke.
L’idrovolante Weichmann K 154 esegue un passaggio a bassa quota sopra l’incrociatore
Novara danneggiato durante la battaglia dello stretto di Otranto il 15 maggio 1917.
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L’IMPERIALE E REGIA MARINA - KUK KRIEGSMARINE
L’idrovolante L 137 tipo T, costretto ad ammarare durante l’attacco ai monitori inglesi il 24 maggio 1917, viene
fatto segno dai colpi da 47mm del MAS 18.
Il Brandenburg K 231 alla stazione idrovolanti di Kumbor nell’agosto 1917.
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AVIAZIONE
Idrovolante da caccia A 71, Brandenburg W.18 a Puntisella nel gennaio 1918. Pilota SFr. Franz Pichl.
L’idrovolante K 383, Brandenburg W.13, catturato il 19 marzo 1918 e portato alla Stazione idrovolanti di Venezia.
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L’IMPERIALE E REGIA MARINA - KUK KRIEGSMARINE
Ancora il 24 maggio dello stesso anno, durante la decima battaglia dell’Isonzo, nell’alto Adriatico si svolse
un accanito combattimento. I monitor inglesi Earl of
Petersborought e Sir Thomas Picton scortati da torpediniere, Mas e idrovolanti della 253ª squadriglia di
Grado, appoggiarono col tiro delle loro artiglierie di
grosso calibro l’offensiva italiana sul Carso e bombardarono il campo di volo di Prosecco. Contemporaneamente intervennero nove idrovolanti della stazione
di Trieste che, suddivisi in due formazioni, attaccarono con lancio di bombe e raffiche di mitragliatrici i
monitor inglesi e le navi di scorta, mettendo a segno
una bomba su ogni monitor e due bombe sulle navi di
scorta. Gli idrovolanti austriaci dovettero subire però
la reazione dei caccia di scorta italiani e due furono
abbattuti.
L’arma aerea della Marina, già nel secondo e terzo
anno di guerra, assunse una straordinaria importanza. I velivoli dell’Alto Adriatico infatti parteciparono
con efficacia alle operazioni di appoggio contro le offensive delle forze armate italiane. Alla idroaviazione
venne inoltre assegnato l’obiettivo di rendere inutilizzabile la linea ferroviaria Padova-Cervignano e le stazioni lungo il suo percorso. Dalle basi della Dalmazia
e dell’Albania vennero effettuate operazioni di bombardamento contro impianti idraulici e centrali elettriche della Puglia, situati un buona parte nell’entroterra. Contemporaneamente furono effettuate incursioni
contro i porti, le navi in mare e i campi di volo. Furono
eseguite ricerche di campi minati e di sommergibili e
furono difesi i porti dalle incursioni aeree italiane che
diventavano ogni giorno più frequenti.
L’Aviazione Navale austro-ungarica che, all’inizio della guerra, comprendeva pochi apparecchi, alla fine
del 1918 contava 266 velivoli, nonostante l’enorme
crisi industriale in cui su dibatteva l’Impero. La sua at-
tività, al pari di tutte le altre marine che parteciparono
alla Grande Guerra, dimostrò l’assoluta importanza
tattica e strategica dell’aeroplano. Fu l’inizio dell’utilizzo della forza aerea navale componente ancora oggi
di primaria importanza per le forze armate di tutto il
mondo.
Il Fregattenleutnant Gottfried Banfield nel 1912.
Bibliografia
Banfield, de Gottfried, Der Adler von Triest. Der letzte Maria-Theresien-Ritter erzählt sein Leben, GrazWien-Köln, Verlag Styria, 1984. (tr. it. L’aquila di Trieste. L’ultimo Cavaliere di Maria Teresa narra la propria
vita, Trieste, Lint, 1984, pp. 168).
Gentilli, Roberto e Varriale Paolo, I reparti dell’aviazione italiana nella Grande Guerra, Roma, Ufficio Storico Aeronautica Militare, 1999, pp. 493.
Halpern, G. Paul, The battle of the Otranto Straits: Controlling the gateway to the Adriatic in World War I,
Bloomington and Indianapolis, Indiana University Press, 2004, pp. 187.
Hauke, Erwin - Schroeder, Walter – Tötschinger, Bernhard, Die Flugzeuge der k.u.k. Luftfahrtruppe und
Seeflieger 1914-1918, Graz, H. Weishaupt Verlag, 1997, pp. 224.
Schupita, Peter, Die k.u.k. Seelieger. Chronik und Dokumentatio der österreichisch-ungarischen Marineluftwaffe 1911-1918, Koblenz, Bernard & Graefe Verlag, 1983, pp. 264.
Sokol, Hans, Österreich-Ungarns Seekrieg 1914-1918, Wien, Amalthea, 1933, vol. 4. (tr. it. Silvio Salza e
Raffaele de Courten dell’Uff. Storico Regia Marina, La guerra marittima dell’Austria-Ungheria 1915-1918,
Roma Ist. Poligrafico dello Stato, 1931-1934, 2ª ed., Gorizia, Libreria Ed. Gorizina, 2007).
Stach, Robert, “Lohner “L” Seeflugzeuge”, in Ö F H Nachrichten, Wien, 1982.
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