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JOSE` SILVA e PHILIP MIELE

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JOSE` SILVA e PHILIP MIELE
JOSE’ SILVA e PHILIP MIELE
IL METODO
SILVA MIND
CONTROL
Manuale operativo per lo sviluppo della
mente intuitiva.
1
2
Il Metodo Silva Mind Control
Josè Silva
Philip Miele
INDICE
INTRODUZIONE ............................................................................................................... 4
1. IMPARATE AD UTILIZZARE LA VOSTRA MENTE IN MODO SPECIALE ................ 7
2. CHI È JOSÈ ................................................................................................................... 10
3. LA MEDITAZIONE ........................................................................................................ 14
4. LA MEDITAZIONE DINAMICA ................................................................................... 18
5. MIGLIORARE LA MEMORIA ...................................................................................... 22
6. LO STUDIO ACCELERATO .......................................................................................... 26
7. IL SOGNO CREATIVO .................................................................................................. 29
8. LE VOSTRE PAROLE HANNO UN GRANDE POTERE ............................................. 34
9. IL POTERE DELL'IMMAGINAZIONE ......................................................................... 39
10. USATE LA MENTE PER MIGLIORARE LA SALUTE ............................................... 44
11. UN ESERCIZIO INTIMO PER GLI INNAMORATI .................................................... 50
12. TUTTI POSSIAMO PRATICARE L’ESP ...................................................................... 54
13. FORMATE UN VOSTRO GRUPPO PER LA PRATICA .............................................. 63
14. COME AIUTARE GLI ALTRI MEDIANTE IL MIND CONTROL .............................. 66
15. ALCUNE CONSIDERAZIONI ...................................................................................... 71
16. INDICE DELLE TECNICHE ........................................................................................ 75
17. UNO PSICHIATRA CURA I PROPRI PAZIENTI CON IL MIND CONTROL ............ 76
18. CRESCE LA STIMA IN VOI STESSI ........................................................................... 85
19. IL MIND CONTROL ED IL MONDO DEGLI AFFARI ............................................... 95
20. DOVE PORTA QUESTA STRADA? .......................................................................... 100
3
INTRODUZIONE
State ora per cominciare una delle avventure che più di ogni altra produrrà
grandi cambiamenti nella vostra vita. Ogni risultato che raggiungerete sarà un
passo ulteriore che muterà in voi il modo di concepire voi stessi ed il mondo che
vi circonda. Unitamente ai vostri nuovi poteri avvertirete un senso crescente di
responsabilità, che vi consentirà di impiegarli soltanto “per migliorare il genere
umano”, (per usare un’espressione del Mind Control); né potreste usarla
diversamente, come state per apprendere.
Il capo di uno studio di progettazione urbanistica di una città del West si
richiuse nel suo studio privato lasciando la segretaria sola e agitata al suo
scrittoio: erano andati smarriti importanti progetti per un centro commerciale di
cui sarebbe stata richiesta licenza di costruzione; ed entro la settimana si sarebbe
dovuta tenere la riunione definitiva con i funzionari comunali. In altre occasioni
erano saltati posti importanti per molto meno... ma il capo sembrava quasi
indifferente di fronte ad una situazione che avrebbe indotto chiunque altro a
scenate furiose.
Invece, egli sedette al proprio tavolo. Dopo un po’ chiuse gli occhi, e restò
immobile e tranquillo: chiunque lo avesse visto avrebbe pensato che si stava
preparando a far fronte al disastro.
Trascorsi una decina di minuti, aprì gli occhi, si alzò in piedi con calma, uscì
dalla stanza e disse tranquillo alla segretaria: “Credo di averli trovati. Mi cerchi la
nota spese di giovedì scorso, quando sono stato ad Hartford. In quale ristorante
ho pranzato?”.
Telefonò al ristorante; i piani erano là!
Quel capo ufficio aveva imparato l’addestramento del Metodo Silva per il
Controllo Mentale, per risvegliare quelli che per la maggior parte di noi sono
talenti inutilizzati. Uno di questi è il recupero di ricordi smarriti che una mente
non preparata non riuscirà mai a ritrovare. Queste facoltà risvegliate stanno
facendo fare cose incredibili a più di mezzo milione di persone che hanno
imparato a utilizzarle dopo aver seguito il corso di Mind Control.
Che cosa fece esattamente quell’urbanista durante quei dieci minuti di
quiete?. Lo possiamo dedurre con precisione dalla relazione di un altro diplomato
del Corso Silva:
“Ieri alle Bermude ho vissuto un’esperienza incredibile. Entro due ore dovevo
trovarmi all’aereoporto e prendere l’aereo per New York, e non mi riusciva di
trovare il biglietto. Lo cercammo in tre per più di un’ora rovistando ogni angolo
della camera: sotto i tappeti, dietro il frigorifero. . . ovunque, in ogni angolo,
anche il più impensato; disfeci e rifeci per tre volte la valigia, ma il biglietto non
saltò fuori. Infine mi decisi a cercare un angolo tranquillo ed entrai al livello. Non
appena vi fui dentro, cercai di “vedere” il biglietto con chiarezza, come se l’avessi
avuto davanti agli occhi; e lo vidi (con la vista che creo “a livello”) in fondo ad un
armadio, in mezzo ad alcuni libri; lo si distingueva a stento. Corsi all’armadio e
trovai il biglietto, proprio come l’avevo immaginato!
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Per quelli di voi che non hanno esperienza del Mind Control tutto ciò apparirà
come qualcosa d’incredibile; poi, quando leggerete i capitoli scritti dall’ideatore
del Mind Control, vedrete di quali e quanti poteri, ancora più stupefacenti, è
capace la vostra mente. Forse ciò che più vi stupirà è la semplicità degli esercizi e
la brevità del tempo necessario per sviluppare queste capacità.
Josè Silva ha dedicato la maggior parte della sua vita adulta alla ricerca di
come può essere educata la nostra mente e di ciò che riesce a fare. Ha messo a
punto un corso della durata di 40-48 ore, che mette in grado chiunque di
ricordare cose dimenticate, di controllare il dolore, affrettare la guarigione, di
abbandonare abitudini indesiderate, di accendere l’intuizione così da permettere
al “sesto senso” di convertirsi in una facoltà creativa, preposta alla soluzione dei
problemi della nostra vita quotidiana. Inoltre, con questa pratica ci si sente
pervasi da una pace interiore carica di gioia, da un tranquillo ottimismo che si
fonda sulla prova concreta che possiamo controllare la nostra vita, e possiamo
controllarla molto di più di quanto non abbiamo mai immaginato.
Oggi, e per la prima volta, la parola stampata vi può insegnare a mettere in
pratica gran parte di ciò che insegna il corso di Mind Control. Josè Silva, per il
suo Metodo, ha attinto liberamente tanto dalle dottrine Orientali quanto da
quelle Occidentali, anche se poi il prodotto finale è essenzialmente americano. Il
corso, come lo è nel suo carattere anche l’ideatore, è prevalentemente pratico;
tutto ciò che insegna è mirato ad aiutare la gente a vivere più felicemente e più
intensamente, ora e subito.
Nei vari capitoli scritti da Silva non farete altro, passando da un esercizio
all’altro, che accumulare una serie di successi, di modo che la fiducia in voi stessi
si rinforzerà, tanto da aprirvi a sempre nuove conquiste, che oggi, se non
conoscete ancora il Mind Control, giudichereste assolutamente impossibili. Esiste
la prova scientifica che la mente umana è veramente in grado di fare “miracoli”;
per di più, possiamo rifarci alle esperienze di oltre mezzo milione di persone alle
quali il Mind Control ha trasformato la vita.
Immaginate, per esempio, di volervi servire della mente per migliorare la vostra
vista.
“Mentre seguivo il mio primo corso del Metodo Silva, mi accorsi che ai miei
occhi stava accadendo qualcosa di positivo: stavano diventando più forti. Fino a
quel momento avevo portato gli occhiali e li portavo da ben dieci anni; li avevo
messi da piccolo e continuai a portarli fino a che mi diplomai; poi, dopo una
lunga pausa, li ho rimessi intorno ai 38 anni: ogni volta che andavo dall’oculista,
questi mi diceva che l’occhio sinistro era tre volte più debole dell’altro.
I miei primi occhiali, nel 1945, li portavo per leggere, poi, nel ’48 o ‘49,
dovetti passare ai bifocali, che ogni volta dovevo cambiare con altri più forti.
Dopo il corso mi accorsi che i miei occhi erano diventati molto più forti, anche se
non potevo ancora fare a meno degli occhiali per leggere; dato che miglioravano
rapidamente, aspettai il più possibile prima di fare un nuovo controllo
dall’oculista. Intanto, tornai ai miei occhiali dei vent’anni.
Quando l’ottico mi misurò la vista, mi confermò che quei vecchi occhiali
andavano certamente meglio, e che potevo portarli fino a quando non fossero
arrivate le lenti nuove”.
Tutto ciò vi potrà sembrare sicuramente molto strano adesso, ma una volta
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letto il capitolo 10, allora sì che vedrete con esattezza come sia normale, per
coloro che hanno seguito il corso, e quanto sia facile, mettere la mente al servizio
del corpo per accelerarne la guarigione naturale. Le tecniche, come testimonia la
lettera di questa donna che è dimagrita di 12 chili in quattro mesi, sono di una
semplicità sorprendente. Questa è la lettera.
“Per prima cosa visualizzai una cornice blu e vi inquadrai un tavolo coperto di
gelati alla crema, di torte al cioccolato e cose simili: tutte cose notoriamente
ingrassanti. Poi tracciai una grossa X nera su quel tavolo, e visualizzai me stessa
in uno specchio, che mi rifletteva molto più grossa di quanto fossi in realtà.
Subito dopo visualizzai un tavolo incorniciato da una luce dorata, carico di cibi
proteici come pesce, carni bianche, e altro, e vi tracciai su un bel segno di
approvazione, e mi ripetei mentalmente che non desideravo mangiare altro che
quei cibi; inoltre udii i miei amici che mi dicevano: “Che linea fantastica hai
acquistato!”. Mi ero data anche una scadenza precisa (il che è molto importante
perché ci si prefigge un traguardo). E ci riuscii: avevo provato tante diete, in
passato, ma questo è stato l’unico metodo che abbia funzionato”.
Il Mind Control è questo: andare ad un profondo livello di meditazione, in cui
possiate addestrare la mente a lavorare attraverso il linguaggio delle immagini,
che è quello proprio della mente, rinforzato dalle parole; ed è così che si
raggiungono risultati sempre più stupefacenti, senza che se ne veda mai la fine;
questo è quanto accade a coloro che si mantengono in continuo esercizio.
Come potete vedere, questo non è un libro dei soliti. Questo è un libro che vi
porterà passo passo, e facilissimamente, anzitutto alla meditazione; poi ai molti
modi di farne uso, fino a quando, raggiunto l’ultimo gradino, sarete in grado, nel
modo più normale, di fare ciò che la stragrande maggioranza delle persone ritiene
assolutamente impossibile.
Questo libro è composto da due libri, uno dentro l’altro. Il libro esterno (cap. 1
e 2, ed i capitoli che vanno dal 17 al 20, scritti da Philip Miele) descrive la crescita
quasi esplosiva del Mind Control, ed il bene che ha fatto alle molte persone che lo
hanno appreso. Il libro interno, il cuore del libro, è la parte in cui Josè Silva parla
delle molte tecniche così come vengono insegnate ai corsi di Mind Control.
Poiché le lezioni sono esperienze di gruppo guidate da istruttori esperti, i loro
risultati sono più rapidi e spettacolari di quelli che avreste lavorando da soli. Se
però osserverete scrupolosamente le direttive di Silva e praticherete gli esercizi,
allora la vostra vita si trasformerà: non altrettanto in fretta, ma cambierà in
meglio.
Questo libro va letto in modo speciale: prima, come qualunque altro libro, va
letto dal principio alla fine, ma senza iniziare a praticare nessuno degli esercizi
descritti; poi si rileggano i capitoli dal 3 al 14 per avere un quadro più chiaro della
strada che state per percorrere; poi tornerete al capitolo 3 e ne praticherete gli
esercizi (ma solo quelli) per qualche settimana.
Quando sentirete di essere pronti, passate al capitolo 4, e così via.
Giunti al capitolo 14, sarete già esperti di tutto quello che viene insegnato al
corso. Per arricchire ancor più la vostra esperienza, potreste formare un piccolo
gruppo di amici che abbiano praticato i vostri stessi esercizi. Il capitolo 13 vi
insegna come potrete farlo.
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CAPITOLO 1
IMPARARE AD UTILIZZARE LA VOSTRA MENTE
SPECIALE.
IN MODO
Immaginatevi di entrare in contatto diretto, operativo, con una Intelligenza
Superiore, onnipresente, e poi, con immensa gioia e stupore, di scoprire che
questa Intelligenza Superiore resterà accanto a voi per sempre. Immaginate
anche che il primo approccio con questa Intelligenza sia stato un approccio così
semplice che per il resto della vostra vita non avrete più da temere di dovervene
privare: finalmente quel qualcosa di cui da sempre avevate percepito la presenza,
pur non essendo mai stato possibile raggiungere, ora è lì, ed è lì per voi: è una
Sapienza costantemente presente, è un lampo di illuminazione nel momento di
bisogno, è una presenza affettuosa e piena d’amore che opera per voi. Cosa ne
pensate? Non sarebbe un’esperienza eccezionale, un’esperienza pressappoco
simile all’estasi?
Dopo quattro giorni di addestramento al Metodo ci si sente esattamente cosi.
Finora questa esperienza è conosciuta da oltre mezzo milione di persone, le quali
hanno vissuto tutto questo; sanno che le tecniche procurano una profonda
sensazione di benessere, e poi, con la pratica, ci si abitua gradualmente ad avere
piena fiducia in questi poteri ed in queste nuove energie, ed è così che si
conquista una vita più ricca, più libera dai soliti piccoli e grandi problemi.
Ora, Josè vi spiegherà alcuni di questi metodi, in modo che possiate
cominciare ad impiegarli voi stessi. Ma prima di tutto cominciamo a vedere cosa
accade in una lezione di Mind Control.
Si inizia con una conferenza che dura mediamente un’ora e mezza.
L’Istruttore dà la definizione di Mind Control e parla dei due decenni di
ricerche che hanno portato alla sua creazione. Poi descrive in breve i modi coi
quali gli allievi potranno applicare le tecniche apprese durante il corso per
migliorare la salute, risolvere i problemi quotidiani, apprendere con maggiore
facilità nello studio, e approfondire la consapevolezza della propria interiorità.
Poi segue un intervallo di circa 20 minuti.
Durante la pausa per il caffè, gli allievi fanno conoscenza tra di loro.
La casistica tipica dei nostri corsi ci dice che gli allievi appartengono agli strati
sociali tra i più diversi: vi sono medici, segretarie d’azienda, insegnanti, autisti di
taxi, casalinghe, studenti di scuola superiore o universitari, psichiatri, preti,
pensionati. Questa è una tipica composizione della classe.
Dopo l’intervallo si prosegue con un’altra lezione di un’ora e venti minuti, che
comincia con una serie di domande e risposte, e poi si entra in argomento col
primo esercizio, che consiste nel portare lentamente l’allievo a livello mentale di
meditazione. L’istruttore spiega cosa sia uno stato di rilassamento profondo, il
quale, anche se è più profondo del sonno, è caratterizzato da una particolare
consapevolezza: si tratta infatti di uno stato di consapevolezza speciale, uno stato
che si realizza praticamente in ogni disciplina meditativa, e anche in caso di
profondo raccoglimento in preghiera. Qui non si fa uso né di droghe né di
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strumenti di “biofeedback”, ed il livello di rilassamento a cui si giunge viene
chiamato “livello Alfa”, ed il realizzarlo viene detto dagli istruttori “andare a
livello”. Durante l’esercizio l’allievo viene, con grande dolcezza, condotto “a
livello” guidato da un linguaggio estremamente semplice: la semplicità del
linguaggio è una caratteristica del Mind Control; durante le lezioni non si fa uso
né di un gergo scientifico né di parole del lontano Oriente.
Forse, alcune persone prima di arrivare al Mind Control avranno imparato e
praticato la tecnica della meditazione mediante esercizi lunghi e faticosi, e magari
si meraviglieranno nel constatare che un esercizio tanto semplice e breve (della
durata di soli trenta minuti) possa condurre allo stesso risultato per il quale erano
state necessarie settimane o mesi di faticoso esercizio.
Una delle prime cose che l’allievo si sente ripetere è: “Tu stai imparando ad
usare una maggiore parte della tua mente, e ad usarla in un modo speciale”. E’
una frase semplice, che gli allievi imparano ad interiorizzare sin dal principio. Il
suo pieno significato è assolutamente stupefacente. Ognuno di noi, senza alcuna
eccezione, possiede una mente che può essere educata con facilità ad esercitare
poteri che ogni principiante dichiara apertamente di non avere. Comincerà a
crederci solo dopo le prime esperienze.
Un’altra frase che viene spesso ripetuta agli allievi è: “Proiettatevi
mentalmente nel vostro luogo ideale di rilassamento”: esercizio, questo,
piacevole, rilassante, notevolmente vivido, che ad un tempo rinforza
l’immaginazione e conduce ad un rilassamento più profondo.
Voglio dedicare qualche parola a riguardo della “meditazione”. Nel linguaggio
corrente “meditare” significa “pensarci su”. Se per un momento mettete da parte
questo libro e vi mettete a pensare a ciò che mangerete domani, quello che state
facendo è meditazione. Invece nelle varie discipline meditative questo termine ha
un significato più specifico: significa raggiungere un determinato livello mentale.
In alcune discipline giungere a questo livello è fine a sé stesso: eliminare dalla
mente ogni pensiero conscio. E questo, come dimostrano svariati studi eseguiti
sull’argomento, produce una piacevole calma e giova molto a prevenire o alleviare
i disturbi causati dalla tensione.
Questa è meditazione, ma meditazione passiva. Il Mind Control, invece, va
molto più in là, in quanto insegna ad impiegare questo particolare livello della
mente per la soluzione di ogni problema, dal più piccolo al più grande e più
gravoso: questa è la Meditazione Dinamica, ed il suo potere è veramente
spettacolare.
Vediamo ora cosa si intende per livello Alfa. È una gamma di frequenze delle
onde cerebrali, una specie di energia elettrica prodotta dal cervello, che può
essere misurata con l’Elettroencefalografo (EEG). Le frequenze vengono misurate
in cicli per minuto secondo (CPS). Le frequenze da 14 CPS in su sono chiamate
onde Beta; da 7 a 14 CPS onde Alfa; da 4 a 7 onde Theta; e da 4 in giù sono dette
onde Delta. Quando si è ben svegli, occupati in attività quotidiane quali il lavoro o
i rapporti sociali, si è a “livello Beta”: quello della coscienza esteriore, secondo la
terminologia del Mind Control. Quando si sonnecchia, o si sogna ad occhi aperti,
o ci si sta per addormentare, ma ancora non si dorme, in questi casi si è in Alfa.
Con i termini del Mind Control si è a livello di “coscienza interiore”. Quando si
dorme si è in Alfa, Theta o Delta, e non solamente in Alfa come molti credono.
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Chi conosce il Mind Control sa entrare al livello Alfa a suo piacimento, pur
restando pienamente cosciente.
Come ci si sente a questi vari livelli mentali?
L’essere in Beta, cioè nello stato di completa coscienza, non produce alcuna
sensazione particolare: ci si può sentire fiduciosi o spaventati, affaccendati o in
ozio, interessati o annoiati; sono queste alcune delle numerosissime sensazioni
che è possibile vivere allo stato Beta. Riguardo i livelli inferiori, per la stragrande
maggioranza delle persone le possibilità sono molto limitate, perchè la vita ci ha
insegnato a “funzionare in Beta”: non in Alfa, non in Theta. A questi livelli più
profondi ci limitiamo a fantasticare, a sonnecchiare o ad addormentarci del tutto;
invece con l’addestramento del Mind Control è proprio a queste basse frequenze
che le possibilità più interessanti cominciano a moltiplicarsi oltre ogni limite.
Come scriveva Harry McKnight, Direttore associato del Silva Mind Control: “La
dimensione Alfa contiene in sé un insieme completo di facoltà percettive, del
tutto simili a quelle che si possiedono in Beta”. Questo è uno dei concetti chiave
del Mind Control.
Quando si saranno conosciute queste facoltà percettive e si sarà appreso come
impiegarle, allora si comincerà a far uso di una maggior parte della propria mente
ed in modo del tutto speciale: allora veramente si comincerà ad operare
psichicamente, comunque si vorrà, attingendo le energie dall’Intelligenza
Superiore.
Molti cercano nel Mind Control un modo per rilassarsi, per eliminare
l’insonnia e combattere il mal di testa, per studiare con profitto ed imparare a
fare quelle cose che richiedono una grande forza di volontà, quali smettere di
fumare, dimagrire, ecc. Molti vengono per questo, poi imparano molto, molto più
di questo.
Imparano che i cinque sensi (vista, udito, odorato, gusto e tatto) di cui madre
natura ci ha corredati, sono solo una parte di quelli che possediamo realmente;
gli altri (sensi o poteri che dir si voglia) un tempo erano patrimonio solo di pochi
privilegiati o di mistici che li avevano acquisiti in anni di meditazione trascorsi
isolati dal mondo. La missione del Mind Control è quella di darci gli strumenti
per risvegliare tali poteri, al fine di vivere meglio ed in piena armonia la nostra
vita.
Ciò che può significare questo risveglio, è detto con molta chiarezza da Nadine
Bertin, nel numero di Marzo 1972 della rivista “Madamoiselle”, quando dichiara:
“La civiltà della chimica, per la valorizzazione ed espansione della mente umana
ci mette a disposizione pillole, iniezioni, polverine; io invece prendo la mia
“medicina”: il Mind Control che espande la mente e ci insegna ad espanderla
sempre di più”. La denominazione “Mind Control” è giusta perché, a differenza di
droghe o pratiche ipnotiche che gestiscono la vostra vita, qui siete voi a
controllare e dirigere la vostra mente: l’espansione della mente,
l’approfondimento della conoscenza di sé stessi e l’aiuto che può essere dato al
prossimo mediante il Mind Control, hanno soltanto il limite delle nostre
limitazioni. TUTTO è possibile!. Una persona ascolta ciò che è accaduto ad altri e
all’improvviso, realizza che sta accadendo anche per lui!
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CAPITOLO 2
CHI È JOSÈ
Josè Silva, nato a Laredo, nel Texas, l’11 Agosto del 1914, rimase orfano del padre
all’età di quattro anni; sua madre si risposò e Josè, con la sorella maggiore ed un
fratello più piccolo di lui, andarono a vivere dalla nonna. Due anni più tardi
manteneva lui tutta la famiglia facendo vari lavori tra cui il lustrascarpe, il
giornalaio, ed altro ancora. Alla sera aiutava sua sorella ed il fratellino nei compiti
di scuola, mentre loro gli insegnavano a leggere e scrivere. Josè non andò mai a
scuola salvo che per insegnare; tutte le sue conoscenze le ha fatte da autodidatta.
L’occasione per emergere dalla miseria la trovò un giorno mentre aspettava il
suo turno dal barbiere: cercava qualcosa da leggere e trovò le dispense di un
corso per corrispondenza per radio-riparatori. Josè chiese la dispensa in prestito,
ma il barbiere volle solo cederla in affitto, e per di più alla condizione che Josè
sostenesse gli esami a nome dell’altro. Così ogni settimana Josè pagava un
dollaro di affitto, studiava la lezione e svolgeva il compito per conto del barbiere.
Dopo poco tempo il barbiere appese il suo diploma alla parete della bottega e
continuò a fare il barbiere; invece Josè, allora quindicenne, dall’altra parte della
città, iniziava a riparare radio. Col passare degli anni la sua attività di
radiotecnico divenne la più importante della zona, e fruttò il denaro necessario
per gli studi del fratello e della sorella, l’occorrente per sposarsi, e gli consentì
anche di finanziare con circa mezzo milione di dollari quelle ricerche, durate
venti anni, che lo hanno poi condotto al Mind Control.
Un altro uomo in possesso di diplomi, guadagnati più onestamente che non il
barbiere, fece accendere in Josè, inavvertitamente, la scintilla che diede poi il via
alle successive ricerche.
Quest’uomo era uno psicologo, che aveva il compito di esaminare gli uomini
destinati al “Signal Corp” durante la seconda guerra mondiale.
“Lei orina a letto?” - chiese a Josè, che rimase allibito.
“Le piacciono le donne?” . . . chiese a lui, che aveva tre figli, ed in futuro ne
avrebbe avuti dieci, lasciandolo costernato.
Certamente quell’uomo ne sapeva sulla mente umana più di quanto il barbiere
ne sapesse sulla radio. Allora perché quelle domande cretine? Furono quegli
interrogativi ad accendere l’interesse in Josè ed a lanciarlo in un’odissea di
ricerche scientifiche, le quali poi faranno di lui, privo di qualsiasi diploma o
attestato, uno degli studiosi più creativi del suo tempo. Freud, Adler e Jung
divennero, attraverso i loro scritti, i suoi primi maestri.
Quelle “domande cretine” assunsero un significato più profondo, e ben presto
Josè fu in grado di formulare a sé stesso una domanda precisa: “É possibile
migliorare la capacità di apprendimento di una persona, ossia il suo I.Q. (il
Quoziente di Intelligenza), tramite ipnosi, o qualche altro metodo?”. Allora si
credeva che l’I.Q. fosse una dote innata; ma Josè non ne era molto convinto.
La sua domanda non riuscì ad avere una risposta immediata, anche perché
Josè era impegnato nello studio dell’Elettronica avanzata per poter diventare
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istruttore nel Signal Corp. Quando venne congedato, sfumati i risparmi e con 200
dollari in tasca, ricominciò a rimettere in piedi il suo lavoro; entrò nello Junior
College di Laredo come insegnate part-time e coordinatore di altri tre insegnanti,
e si occupava dell’organizzazione del laboratorio di elettronica del College.
Cinque anni dopo, con la comparsa della televisione, il suo laboratorio di
riparazioni ebbe un tale impulso che Josè dovette dimettersi dall’insegnamento;
il suo laboratorio era tornato ad essere il più grande della città, tanto che il suo
orario di lavoro finiva alle nove di sera; poi tornava a casa, cenava, metteva a letto
i piccoli, e quando tutto era immerso nel silenzio, si dedicava per circa tre ore allo
studio. I suoi studi lo portarono ad una profonda conoscenza dell’ipnosi.
Ciò che apprese sull’ipnosi, ciò che sapeva di elettronica, ed alcuni brutti voti
sulle pagelle dei figli, lo riportarono a quella stessa domanda che si era posto
tempo addietro: “E' possibile migliorare l’intelligenza, e la capacità di
apprendimento, mediante un qualche particolare addestramento della mente?”.
Josè già sapeva che il cervello genera elettricità; aveva letto di esperimenti fatti
all’inizio del secolo che avevano rivelato il ritmo Alfa; la sua elettronica gli
insegnava che il circuito ideale è quello che presenta resistenza ed impedenza
minime, giacché utilizza al massimo l’energia elettrica. Se l’impedenza del
cervello venisse ridotta, questo non potrebbe lavorare meglio? Ed è possibile
ridurre tale impedenza?
Cominciò ad usare l’ipnosi per acquietare la mente dei figli, ed è così che scoprì
ciò che a molti potrebbe sembrare un paradosso: che il cervello possiede tanta più
energia quanto più viene ridotta la sua attività: più si abbassano le frequenze del
cervello, più aumentano le sue capacità di immagazzinare informazioni; ma il
problema cruciale che si poneva era di mantenere sveglia la mente a frequenze
così basse; frequenze associate piuttosto al dormiveglia ed alla fantasticheria che
non all’attività pratica.
L’ipnosi consentiva quella recettività che Josè andava cercando, però non
permetteva quel tipo di pensiero indipendente, che conduce al ragionare delle
cose ed al comprenderle. Non è sufficiente avere la mente piena di ricordi; sono
necessari anche il discernimento e la comprensione.
Josè abbandonò ben presto l’ipnosi e cominciò a sperimentare esercizi mentali
capaci di calmare il cervello e nello stesso tempo di tenerlo più sveglio e
indipendente che con l’ipnosi: in queste condizioni, abbinando miglioramento
della memoria e migliori capacità di comprensione, si sarebbero migliorati di
molto anche i valori dell’I.Q.
Gli esercizi dai quali si sviluppò il Mind Control richiedevano una
concentrazione rilassata ed una visualizzazione mentale vivace, come mezzi per
raggiungere livelli più profondi. Tali livelli, una volta raggiunti, rivelarono la loro
grande efficacia per l’apprendimento, assai superiore a quello possibile a livello
Beta. Josè ne ebbe la prova dal rendimento scolastico dei figli, che migliorò
progressivamente ed ininterrottamente nei tre anni in cui egli andò mettendo a
punto e migliorando sempre più le sue tecniche. Josè aveva tracciato un punto
molto importante, poi confermato da ricerche successive e specialmente dal
Biofeedback: egli fu il primo a dimostrare che possiamo imparare a funzionare
alle frequenze cerebrali Alfa e Theta in piena coscienza.
Ma doveva ancora venire un altro passo incredibilmente sorprendente.
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Una sera, la figlia di Josè era andata “a livello” (per dirla con l’attuale
terminologia del Mind Control) e Josè la interrogava sui suoi studi. Mentre ella
rispondeva, il padre, come soleva fare di solito, formulava mentalmente la
domanda successiva... Ma improvvisamente, in tutta tranquillità, la routine subì
un cambiamento stupefacente: la bambina rispose ad una domanda che il padre
non le aveva ancora rivolto; poi rispose ad una seconda, poi ad un’altra ancora...
Gli stava leggendo il pensiero!
Questo accadde nel 1953, quando l’ESP (Extra Sensorial Perception) stava
diventando un campo di studio rispettabile e passibile di investigazione
scientifica, soprattutto per merito delle pubblicazioni del dott. Rhine della Duke
University. Josè gli scrisse e gli comunicò che aveva addestrato sua figlia all’ESP.
Ma la risposta fu deludente. Il dott. Rhine insinuò, tanto per cominciare, che la
bambina doveva essere una psichica; e che se non era stata sottoposta ad un
esame anteriore all’esperimento, questo non poteva essere preso in
considerazione.
Nel frattempo i vicini dei Silva notarono che i voti di scuola dei figli di Josè
erano sensibilmente migliorati. Sul principio degli esperimenti si erano mostrati
sospettosi verso i tentativi di Josè di scandagliare l’ignoto, un ignoto forse
protetto da forze che era meglio non stuzzicare; tuttavia non si potevano ignorare
i successi di un uomo che operava sui suoi figli. Sarebbe stato disposto Josè ad
occuparsi anche dei loro figli?
Dopo la lettera di risposta del dott. Rhine, ciò era proprio quello che occorreva
a Josè. Se fosse riuscito ad ottenere anche da altri quanto aveva ottenuto da una
bambina, avrebbe potuto registrare la ripetitività dell’esperimento, metodologia
questa che è alla base di ogni sperimentazione scientifica.
Nei dieci anni che seguirono addestrò 39 ragazzi di Laredo, con risultati
sempre migliori, giacché con ogni soggetto migliorava ulteriormente la tecnica.
Fu così conquistato un altro primato: aveva creato un metodo, primo nella storia,
con il quale chiunque può essere addestrato all’ESP: e l’esattezza di tale tesi era
dimostrata dai 39 esperimenti, suscettibili di essere ripetuti a riprova. Occorreva
però migliorare ulteriormente il metodo.
A capo di altri tre anni, Josè mise a punto il corso che è oggi la base del
metodo. L’insegnamento richiede solamente un periodo di tempo che va dalle 40
alle 48 ore, ed è efficace sia con gli adulti che con i bambini. Finora il metodo è
stato convalidato da circa 500 mila “esperimenti”: e questa misura della
ripetibilità è tale che nessun studioso della mente la può ignorare.
Quei lunghi anni di ricerche sono stati finanziati dalla fiorente attività di Josè
nel campo dell’elettronica; non ci fu nessuna disponibilità di sovvenzioni da parte
di Università, o Fondazioni, né tanto meno da parte del Governo, per un così
insolito campo di ricerca. L’organizzazione del “Mind Control” è una fiorente
attività su base familiare i cui proventi vengono reinvestiti nel proseguimento
della ricerca scientifica ed a sostegno della crescita dell’organizzazione. Oggi ci
sono istruttori e centri di Mind Control in tutti i 50 Stati americani ed in ben 29
nazioni estere. Malgrado questo successo, Josè non è una celebrità, non è un guru
né un maestro spirituale con seguaci e discepoli. Josè è un uomo semplice, di
modi garbati, che parla con l’accento morbido, quasi spaesato, del Messicano
Nordamericano; è un uomo robusto, col viso gentile facile a corrugarsi in un
12
sorriso. A chi gli chiede che cosa abbia significato per lui il successo, Josè
risponde con un fiume di storie di successi, di cui riportiamo qui qualche
esempio: una donna scrisse all’ “Herald American” di Boston implorando qualche
aiuto per il marito tormentato dall’emicrania. Oltre a questa lettera, il giornale ne
pubblicò un’altra il giorno dopo, di un’altra persona: chiedeva anch’essa cosa
poteva fare per vincere queste frequenti emicranie. Una dottoressa rispose alle
lettere dicendo di aver sofferto anche lei di emicranie per gran parte della vita
finché, dopo aver appreso il Mind Control, le emicranie sparirono e non ne soffrì
più. “Il giorno seguente tenemmo una conferenza introduttiva, e ci credereste che
era assolutamente stipata?”.
Un altro medico, eminente psichiatra, consiglia a tutti i suoi pazienti,
sistematicamente, di imparare il Mind Control, perché il metodo stimola nel
paziente l’intuizione necessaria per risolvere i suoi problemi, che diversamente
richiederebbero un paio d’anni di terapie tradizionali.
Un gruppo di diplomati del Mind Control fondò una cooperativa di marketing,
la cui attività si svolgeva applicando le tecniche del Metodo Silva per inventare
nuovi prodotti e studiare i modi per immetterli proficuamente nel mercato. Dopo
tre anni la cooperativa disponeva già di ben 18 nuovi prodotti.
Un agente pubblicitario che, come solitamente avviene in questo campo, aveva
bisogno di un periodo di due mesi per lanciare una campagna pubblicitaria, dopo
aver appreso il Mind Control riusciva a trovare le idee necessarie al lancio del
prodotto in soli 20 minuti, e per svolgere il restante lavoro non gli occorrevano
più di due settimane.
Quattordici giocatori del Chicago White Sox dopo il corso di Silva migliorarono
tutti la loro media, e taluni in modo sorprendente.
Il marito di una donna afflitta da obesità, dopo che la moglie aveva tentato con
scarso successo ogni tipo di dieta, le suggerì di tentare con il Mind Control; ella
accettò a condizione che ci venisse anche lui. In sole sei settimane dimagrì di 9
chili, ed il marito smise di fumare.
Un professore di una scuola di farmacologia insegna ai suoi alunni tecniche del
Mind Control; dichiara: “I loro voti migliorano in ogni materia, anche se di fatto
studiano di meno e sono tutti molto più rilassati... Ora hanno tutti imparato ad
usare l’immaginazione ed io li incoraggio in questo. Dimostro loro che
l’immaginazione è valida e che in essa è contenuta una certa forma di realtà, che
può essere utilizzata”.
Anche se Josè è una persona facile al sorriso, quando si sente dire “Josè, tu mi
hai cambiato la vita!”, il suo sorriso svanisce un po’, e risponde: “No, il miracolo
non l’ho fatto io: tu lo hai fatto, la tua mente lo ha fatto”.
Nel prossimo capitolo sarà lo stesso Josè ad insegnarvi come utilizzare la
vostra mente per modificare la vostra vita.
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CAPITOLO 3
LA MEDITAZIONE
(Nota: I capitoli che vanno da questo al 16 compreso sono stati scritti da Josè Silva;
potrebbero far parte degli scritti più importanti che abbiate mai letto. Josè vi insegnerà
gli elementi fondamentali del suo corso: per ottenere il massimo dei benefici dati dal
suo corso è necessario che seguiate con la massima attenzione i consigli riportati
nell’Introduzione.)
Vi aiuterò ad apprendere la meditazione. Quando avrete imparato ad entrare in
meditazione, allora sarete ad un livello mentale in cui potrete risolvere ogni tipo
di problema. Per ora, ci occuperemo soltanto della meditazione; più tardi
affronteremo il modo per passare alla soluzione di problemi.
Poiché dovrete imparare senza l’aiuto di una guida qualificata, userò un
metodo leggermente diverso ed anche più lento del metodo che usualmente viene
seguito nei corsi; così non avrete alcuna difficoltà.
Anche se imparerete a meditare solamente, e vi fermerete a quel punto, alcuni
dei vostri problemi li avrete già risolti.
Nella meditazione accade qualcosa di molto bello: questa bellezza è la calma
infinita da cui verrete pervasi, e più approfondirete la meditazione e scenderete
nel vostro profondo, più diventerete padroni della vostra pace interiore, così forte
che nulla la potrà frantumare.
Anche il vostro corpo ne trarrà beneficio. Troverete subito che tutte le
preoccupazioni ed i sensi di colpa sono assenti, quando meditate. Uno dei pregi
della meditazione al livello Alfa è che “non potete” portate con voi i vostri sensi di
colpa, né le vostre rabbie. Se tali sentimenti dovessero intrufolarsi mentre siete a
livello, essi non faranno altro che farvi subito risalire fuori dal livello di
meditazione. Poi, col passare del tempo, si allontaneranno sempre di più, finché
un bel giorno scompariranno del tutto.
Ciò significa che le attività della mente che provocano malattie fisiche sono
state neutralizzate. Il corpo è progettato per essere sano; ha in sé i propri
meccanismi risanatori. Tali meccanismi vengono bloccati dalle menti incapaci di
controllare sé stesse. La meditazione è il primo gradino del Mind Control; già da
sola contribuirà in buona misura a liberare quei poteri di guarigione presenti nel
corpo, ed a restituirgli l’energia che le tensioni gli avevano in precedenza
logorato.
Ecco qui tutto quello che vi serve per raggiungere il livello Alfa, o livello
meditativo della mente: quando al mattino vi svegliate, andate in bagno se
necessario, e poi tornate a letto. Mettete la sveglia regolata per quindici minuti
più tardi, nel caso doveste ricadere nel sonno durante l’esercizio. Chiudete gli
occhi e guardate all’insù, dietro le palpebre, ad un angolo di circa 20 gradi (per
ragioni non ancora ben note, basta questa posizione degli occhi per indurre il
cervello a produrre onde Alfa).
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Ora, piano piano, ad intervalli di circa due secondi, contate alla rovescia da
100 a 1. Nel farlo, tenete la mente fissa su questo, e andrete in Alfa già alla prima
prova.
Nelle lezioni di Mind Control gli allievi mostrano una gran varietà di reazioni a
questa prima esperienza; spaziano tra “come è stato bello!” e “non ho sentito
assolutamente nulla”. La differenza non è tanto in ciò che è accaduto a ciascuno
di loro, quanto nella familiarità che già avevano in precedenza nei confronti di
questo livello. Questo livello, chi più e chi meno, lo conosciamo tutti. Il motivo è
che al mattino, quando ci svegliamo, rimaniamo spesso per un pò di tempo in
Alfa. Per passare dal Theta, livello del sonno, al Beta, livello della veglia, è
necessario passare per l’Alfa; e spesso indugiamo a quel livello durante l’abituale
routine dell’alzarsi dal letto al mattino. Se avete l’impressione che nel primo
esercizio non vi sia accaduto nulla di particolare, semplicemente ciò significa che
siete stati in Alfa molte altre volte in precedenza, senza che lo sapeste. In tal caso
perciò rilassatevi e basta, non mettete in dubbio l’esercizio, e proseguite.
Anche se, concentrandovi, già andate in Alfa fin dal primo tentativo, vi
occorreranno tuttavia settimane di pratica per entrare nei livelli più profondi
dell’Alfa, e passare poi nel Theta. Praticate il conteggio da 100 a 1 per dieci
mattine. Poi contate solamente da 50 a 1, quindi da 25 a 1, poi da 10 a 1, e
finalmente da 5 a 1, sempre per 10 mattine ogni volta.
Fin dalla prima volta che andate in Alfa, usate un solo metodo per uscirne:
questo vi darà un maggior grado di controllo per evitare di uscirne
involontariamente.
Il metodo che usiamo nel Mind Control consiste nel ripetere mentalmente:
“Verrò fuori lentamente mentre conto da 1 a 5, e mi sentirò completamente
sveglio e meglio di prima. Uno... due... tra poco aprirò gli occhi... tre... quattro...
cinque.., occhi aperti, sono completamente sveglio, mi sento bene, mi sento
meglio di prima”.
Fisserete dunque due routine: una per entrare a livello, l’altra per uscirne. Se
modificaste i percorsi, dovrete ripetere l’intero allenamento per imparare la
nuova versione, e questo è tutto lavoro inutile. Quando avete imparato ad entrare
nel vostro livello con il metodo del conteggio da 5 a 1 al mattino, allora sarete in
grado di andare a livello in qualsiasi momento della giornata, quando lo volete.
L’unica cosa che occorre è avere dieci o quindici minuti liberi. Vi occorrerà
solamente un po’ di addestramento aggiuntivo, per il fatto che scenderete nel
vostro livello partendo dal livello Beta, anziché da un leggero Alfa, in cui ci si
ritrova al momento del risveglio.
Sedetevi su una sedia o poltrona comoda, o su un letto, con i piedi ben poggiati
sul pavimento; se lo preferite, sedete a gambe incrociate, all’orientale, nella
posizione detta del loto. Abbandonate le mani in grembo, tenete la testa ben
diritta (equilibrata, e non ciondolante); concentratevi ora su una parte del corpo,
poi su un’altra, e rilassate così tutto il corpo. Cominciate dal piede sinistro, poi
passate alla gamba sinistra, poi al piede destro, e così via, fino ad arrivare alla
gola, al viso, agli occhi, e finalmente al cuoio capelluto. La prima volta che farete
questo vi accorgerete di quanta tensione avevate accumulato nel corpo. Ora
scegliete un punto del muro di fronte a voi, o del soffitto, localizzato in modo che
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fissandolo i vostri occhi si sollevino ad un angolo di circa 45 gradi; fissate lo
sguardo su quel punto, e tenetelo fisso finché sentite le palpebre pesanti e vi viene
voglia di chiuderle; a questo punto lasciate che cadano, stanche, sugli occhi. Ora
cominciate il vostro conto alla rovescia da 50 a 1. Fatelo per dieci giorni, poi
contate da 10 a 1 per altri dieci giorni; da allora in poi adotterete la vostra
normale routine del conto da 5 a 1. Poiché, per fare questo esercizio, non siete
vincolati al mattino, stabilite un orario per farlo regolarmente due o tre volte al
giorno circa alla stessa ora, e dedicate mediamente 15 minuti ad ogni seduta.
Una volta che avete raggiunto il vostro livello, qual’è il passo successivo?
Fin dalla prima volta, non appena avrete raggiunto il vostro livello meditativo,
dovete praticare la visualizzazione.
Questo è della massima importanza nel Mind Control; quanto meglio
imparerete a visualizzare, tanto più forte sarà la vostra capacità di “Controllare la
vostra Mente”. Il primo passo consiste nel creare una base per la visualizzazione,
uno schermo mentale. Dovrebbe essere come uno schermo da cinema, di grosse
dimensioni; però non conviene che occupi l’intero campo della visione mentale.
Questo schermo, non immaginatelo subito dietro le palpebre, bensì distaccato
da voi, ad una distanza di circa due metri.
Sopra questo schermo proietterete tutto ciò su cui vorrete concentrarvi.
Più avanti lo impiegherete per altre cose.
Una volta costruito il vostro schermo mentale, proiettatevi sopra qualcosa di
semplice e familiare, come un’arancia, o un mela. Ogni volta che andate al vostro
livello, è bene che produciate una sola immagine: potrete cambiarla nella seduta
successiva. Concentratevi su quest’immagine per renderla ogni volta più reale, a
tre dimensioni, in tutti i suoi colori, in ogni dettaglio. Non pensate ad altro.
Si è detto che il cervello è come una scimmia ubriaca che salta da una cosa
all’altra senza alcuna ragione.
E' sorprendente osservare quanto poco sappiamo comandare a questo nostro
cervello, nonostante spesso lui riesca a fare per noi cose tanto belle. Altre volte,
invece, lavora addirittura alle nostre spalle, contro di noi, per procurarci un mal
di testa, o un’orticaria, o persino un ulcera! Questo nostro cervello è uno
strumento molto potente, troppo potente perché lo si possa lasciare libero, senza
controllo. Ma una volta che avremo imparato a servirci della nostra mente per
addestrarlo, farà per noi cose strabilianti, come vedremo tra non molto.
Per il momento, portate pazienza con quell'esercizio semplice. Servendovi
della mente, addestrate il cervello ad entrare tranquillamente nel livello Alfa e a
concentrarsi esclusivamente su un immagine semplice, ogni volta in forma più
vivida. Se le prime volte altri pensieri verranno ad interferire, mostratevi
indulgenti; però fate in modo che a poco a poco, con dolcezza, se ne vadano, e
tornate all’oggetto prescelto, l’unico che deve interessarvi.
Irritarsi o lasciarsi prendere dal nervoso vi manda fuori dal livello Alfa.
Questa è la meditazione come la si pratica generalmente in tutto il mondo. Se
farete questo e null’altro, proverete anche voi ciò che William Wordsworth
chiamava “Una felice tranquillità della mente”, ed una pace interiore ogni volta
più profonda e duratura. La vivrete come un’esperienza eccitante, a mano a mano
che raggiungete livelli più profondi; poi però vi ci abituerete, ed il senso di
emozione sparirà. Quando accade ciò alcuni mollano tutto. Dimenticano che
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questo non è un “trip” (la ricerca di sensazioni insolite), ma è bensì il primo passo
di quello che può ben essere il più importante viaggio della vostra vita.
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CAPITOLO 4
LA MEDITAZIONE DINAMICA
La meditazione passiva, della quale abbiamo dianzi parlato, (e che spero stiate
per mettere in pratica) può essere realizzata in altri modi: anziché concentrarci su
una immagine visiva, ci si può concentrare su un suono (del tipo Om o Aum o
Amen) pronunciato ad alta voce o mentalmente, oppure sul ritmo del nostro
respiro.
Possiamo concentrarci su un punto di energia del corpo, o su un ritmo
monotono quale il rullare di un tamburo, o nell’ascolto di un solenne canto
gregoriano mentre contempliamo la rappresentazione maestosa di un rito
religioso. Tutti questi metodi, o una loro combinazione, hanno tutti la capacità di
portarvi a livelli mentali di profonda calma meditativa.
Però io, personalmente, preferisco portarvi a questi livelli con un conto alla
rovescia perché all’inizio occorre un po’ di concentrazione, e la concentrazione è
la chiave del successo.
Quando avrete raggiunto il vostro livello diverse volte con questo metodo, tale
metodo resterà associato nella vostra mente con il risultato positivo ed il processo
si convertirà in qualcosa di automatico.
Nel Mind Control ogni successo diventa ciò che chiamiamo “un punto di
riferimento”: basta evocare l’esperienza precedente in modo cosciente o anche
solo inconscio, la riviviamo, e proseguiamo in avanti partendo da quel punto.
Però, una volta che avete raggiunto il livello meditativo, non basta che vi
limitiate a restare in attesa che succeda qualcosa. E' bello, è tranquillizzante, e
contribuisce molto alla salute, ma questi sono risultati modesti in confronto a
tutto quello che è possibile fare. Dovete andare oltre questa meditazione passiva,
allenare la vostra mente ad attività dinamiche e organizzate (ed io sono convinto
che essa sia stata creata proprio per questo); i risultati vi stupiranno.
Sto dando molta importanza a questo punto perché ora è il momento di andare
oltre la tecnica della meditazione passiva di cui avete appena letto, ed impariamo
ad usare la meditazione in forma dinamica per risolvere problemi. Adesso potrete
rendervi conto perché è tanto importante quel semplice esercizio di visualizzare
una mela o qualunque altro oggetto voi scegliate.
Ora, prima di andare al vostro livello, pensate a qualcosa di gradevole che vi è
accaduto ieri o oggi stesso, anche se è qualcosa di banale. Ripassate brevemente il
fatto con la mente, poi entrate totalmente nel vostro livello e proiettate tutto
l’episodio sul vostro schermo mentale.
Com’era la scena? Quali suoni, quali odori, quali sensazioni provaste in quei
momenti? rivivete ogni dettaglio; vi sorprenderete e resterete stupiti nel
constatare la differenza che esiste nel vostro ricordo in Beta rispetto la memoria
Alfa: è quasi la stessa differenza che corre tra la parola “nuoto” e l’andare
veramente a nuotare.
Che valore ha tutto questo? Anzitutto, è il gradino di una scala che conduce
verso qualcosa di più grande; secondo, possiede una sua propria utilità. Ecco
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come lo potete usare: supponete di dover cercare qualcosa di vostro che non avete
veramente smarrito, ma soltanto occorrono un po’ di ricerche per poterlo
ritrovare. Per esempio, qualche volta succede con le chiavi dell’auto: le avete
lasciate sul comodino da notte, o nella borsetta, oppure sono rimaste nel
cruscotto? Se non siete sicuri di dove siano, andate al vostro livello, tornate
indietro nel tempo fino all’ultimo istante in cui le avevate ancora, e rivivete quel
momento. Poi andate avanti nel tempo, e se sono rimaste dove le avete lasciate, le
ritroverete (se invece qualcuno nel frattempo le avesse prese, il problema da
risolvere è di un altro tipo, e richiede tecniche molto più avanzate).
Immaginate uno studente che ricorda di aver sentito dal professore che
l’esame sarà mercoledì... ma quale mercoledì? Questo mercoledì, oppure il
prossimo? Lo potrà chiarire da solo, al livello Alfa.
Questi sono tipici esempi di piccoli problemi che possiamo risolvere
con questa semplice tecnica meditativa.
Ora andiamo a fare un gigantesco salto in avanti. Andiamo a collegare un
avvenimento reale con un altro immaginario, che vi piacerebbe accadesse, e
vediamo come si fa per collegare la realtà con l’immaginazione. Se seguirete
alcune semplici regole, l’avvenimento immaginario si trasformerà in realtà.
PRIMA LEGGE: Dovete “desiderare” fermamente che l’avvenimento accada
realmente. “La prima persona che vedrò domani per strada si starà soffiando il
naso”: un progetto del genere sarebbe talmente insulso ed inutile che la vostra
mente lo rifiuterà, ed è probabile che non funzioni. Però, che il “capo ufficio” sia
più gentile, che un certo cliente sia più disponibile verso quello che intendete
vendergli, o che un lavoro sgradevole riusciate a farlo in modo soddisfacente...
queste sono prospettive che possono effettivamente stimolare il nostro desiderio.
SECONDA LEGGE: Dovete “credere” che il fatto si avvererà. Se il cliente è
soprasaturo del prodotto che gli volete vendere, non potrete ragionevolmente
credere che sarà ansioso di comprare. Se non riuscite a credere, entro limiti
ragionevoli, che il fatto possa accadere, la vostra mente lavorerà in senso
contrario, al negativo.
TERZA LEGGE: Dovete “aspettarvi” che il fatto avvenga.
Questa è una legge molto sottile. Le prime due sono semplici e passive; questa
invece introduce una certa dinamica. È possibile desiderare un avvenimento,
credere che possa succedere, e tuttavia non aspettarci che avvenga veramente.
Volete che il capo ufficio domani sia più gentile? Sapete che potrebbe esserlo..,
ma potreste ancora sentirvi lontani dall’aspettarvelo. A questo punto subentra il
Mind Control e la visualizzazione efficace. Lo vedremo tra poco.
QUARTA LEGGE: Non “potete” creare un problema. Qui non parliamo del
fatto che non lo “dovete” fare, ma del fatto che non lo “potete” causare. Questa è
una legge fondamentale che controlla tutto. “Che bello sarebbe se avessi il potere
di far sì che il capo commetta un errore tanto madornale da farlo licenziare, e che
dessero a me il suo posto”.
Quando si lavora in modo dinamico a livello Alfa siamo in contatto con
l’Intelligenza Suprema, e dal suo punto di vista non sarebbe per niente “bello”
desiderare questo per il capo ufficio. Potete fare in modo che peschino in fallo il
capo ufficio e lo licenzino, ma questo lo fate esclusivamente di vostra iniziativa..,
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ed in Beta.
In Alfa semplicemente non funziona.
Se cercaste di sintonizzarvi, a livello meditativo, con qualche tipo di
intelligenza che sia disposta ad aiutarvi in un vostro disegno malvagio, questo
vostro tentativo non sortirebbe alcun risultato: è come se cercaste di sintonizzarvi
con una stazione radio che non esiste.
Alcuni mi accusano di essere una persona ingenua e ottimista riguardo questo
argomento. Migliaia di persone hanno fatto dei sorrisetti di compassione mentre
io parlavo della assoluta impossibilità di fare del male a chicchessia stando in
Alfa... finché non lo scoprono di persona. C’è già bastante male su questo pianeta,
e noi esseri umani ne abbiamo perpetrato ben più della nostra parte; però questo
lo si fa in Beta, e non in Alfa, e nemmeno in Theta, e probabilmebnte neppure in
Delta. Le mie ricerche lo hanno confermato.
Io non suggerisco mai di sciupare del tempo, però se proprio ci tenete che vi
dimostri quello che ho detto pocanzi... provate a entrare a livello e di provocare
un bel mal di testa a qualcuno. Se visualizzerete questo “accadimento” con la
vividezza necessaria, affinché accada qualcosa... qualcosa accadrà, certamente...
ma a voi. Una delle due cose, o tutte e due: voi, e non la vostra vittima, vi
procurerete il mal di capo; oppure uscirete immediatamente dal livello Alfa.
Detto questo, non ho certo risposto a tutte le domande che potreste pormi
riguardo il potenziale di bontà e di malvagità della mente. Avremo altro da dire
più avanti. Per adesso, scegliete un avvenimento che costituisca una soluzione per
un dato problema, qualcosa che desiderate, che siete convinti che possa accadere;
con l’esercizio che seguirà imparerete ad aspettarvi che si avveri.
Ecco ciò che dovete fare:
Scegliete un problema reale. Per fare un esempio, diciamo che il vostro “capo
ufficio” negli ultimi tempi sia stato di malumore. Una volta arrivati a livello,
dovrete fare tre passaggi:
1° passo: Tornate a rivivere sul vostro schermo mentale, in ogni dettaglio, un
episodio in cui si manifestò il vostro problema.
2° passo: Spingete con dolcezza quella scena fuori dal vostro schermo
mentale, verso il lato destro. Fate comparire al suo posto, sullo schermo, un’altra
scena, che accadrà domani. In quest’altra scena tutti sono attorno al capo, sono
allegri, ed il capo sta ricevendo delle buone notizie. E' evidente che adesso è di
umore migliore. Se voi sapete specificamente qual’è la causa del problema,
visualizzate la soluzione come già avvenuta. Visualizzatela con la stessa chiarezza
con la quale avete immaginato il problema.
3° passo: Ora spingete la scena fuori, sempre verso la destra del vostro
schermo mentale, e sostituitela con un’altra che farete entrare dalla sinistra; il
capo ufficio è felice, gioviale come voi sapete che può veramente esserlo. Vivete
questa scena vividamente, come se stesse accadendo davvero. Restate in questa
situazione per un po’ di tempo, come se stesse accadendo davvero, e traetene
un’impressione completa.
Poi, venite fuori dal livello contando da uno a cinque, aprite gli occhi, sarete
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ben svegli sentendovi meglio di prima. Potete essere certi di aver messo in moto
delle forze che lavoreranno per voi, indirizzate a produrre l’avvenimento che
avete progettato.
E questo funzionerà sempre, invariabilmente, senza eccezioni?
No.
Comunque, se continuate a provare, questo è ciò che vi succederà: una delle
vostre prime sedute di meditazione per risolvere problemi avrà successo. Quando
succede, chi può dire che non si trattò di una coincidenza? In fin dei conti,
l’avvenimento che avevate scelto per provare doveva essere sufficientemente
probabile, se dovevate essere convinti che potesse realizzarsi. Poi però funzionerà
una seconda volta, poi una terza... Le “coincidenze” si andranno ad accumulare
l’una sull’altra. Smettete di praticare il Mind Control e vedrete diminuire le
“coincidenze”. Riprendete a praticare e le coincidenze torneranno. Per di più,
man mano che la vostra abilità crescerà, noterete che siete ogni volta più disposto
a credere ed aspettarvi eventi sempre meno probabili. Con il tempo e con la
pratica otterrete risultati sempre più sorprendenti. Quando vi mettete a lavorare
ad un problema, iniziate con il tornare a rivivere brevemente la vostra migliore
esperienza avuta in precedenza. Quando si produrrà una esperienza ancor più
riuscita, lasciate la precedente ed utilizzate quest’ultima come punto di
riferimento. In questo modo andrete “di bene in meglio”, per dirlo con una frase
che è ricca di un significato speciale per tutti noi del Mind Control.
Tim Masters, studente universitario e tassista a Fort Lee, nel New Jersey,
mentre aspetta tra un cliente e l’altro impiega quel tempo per meditare. Quando
il lavoro è fiacco, proietta sul suo schermo mentale una soluzione: una persona
carica di valigie che vuole andare all’aereoporto Kennedy.
“Le prime volte che provai, non accadde nulla. Poi, finalmente, accadde: un
uomo carico di valigie che voleva andare al Kennedy. La volta successiva, collocai
quell’uomo sul mio schermo mentale, e provai quella sensazione che si prova
quando le cose stanno dando risultato, ed ecco apparire un altro cliente che si
recava al Kennedy: funziona davvero!
È come una raffica di buone occasioni che non smette più”.
Prima di proseguire con altri esercizi ed altre tecniche, mi permetto di
sottolineare una cosa che sicuramente vi state chiedendo: perché spostiamo le
scene da sinistra a destra sul nostro schermo mentale? A questa domanda
risponderò più avanti con maggiori dettagli.
Per adesso vi dico che i miei esperimenti hanno dimostrato che i livelli più
profondi della mente vivono il tempo come un fluire che si muove da sinistra
verso destra; in altre parole, il futuro viene percepito sulla sinistra, ed il passato
sulla destra. Siamo tentati a dire di più su questo argomento, ma prima di
approfondire questo tema abbiamo altre cose da fare.
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CAPITOLO 5
MIGLIORARE LA MEMORIA
Le tecniche per migliorare la memoria che vengono insegnate nel Mind Control
possono contribuire a ridurre l’uso che facciamo solitamente della guida
telefonica e, perché no, fare una grossa impressione sui nostri amici. Io però,
personalmente, se voglio sapere un numero di telefono, lo vado a cercare sulla
guida. Talvolta qualcuno dei diplomati del Mind Control usa davvero le sue nuove
capacità per ricordare numeri di telefono; però, come ho detto nel capitolo
precedente, per ottenere dei risultati ci deve essere il desiderio, ed il mio
desiderio di ricordare dei numeri di telefono è assai scarso. Indubbiamente, se mi
toccasse di attraversare l’intera città ogni qualvolta mi servisse un numero
telefonico, il mio desiderio sarebbe vivissimo.
E' un errore sostanziale applicare le tecniche del Mind Control per cose futili,
proprio per quella triade indispensabile per farle funzionare: desiderio, credenza,
aspettativa. Però, quanti di noi possono dire di avere una memoria buona come si
vorrebbe che fosse? Può darsi che la vostra stia già migliorando, ed in misura
insperata, se sapete già padroneggiare le tecniche descritte nei due capitoli
precedenti. La vostra nuova capacità di visualizzare e rivivere avvenimenti del
passato mentre siete a livello Alfa, si riverbera fino al Beta, di modo che è
possibile che la vostra mente stia lavorando per schemi del tutto nuovi. E senza
sforzi speciali. E ancora c’è posto per ulteriori miglioramenti.
Nelle lezioni di Mind Control facciamo un esercizio speciale di visualizzazione:
l’istruttore scrive i numeri da i a 30 su una lavagna, poi gli allievi assegnano a
ciascun numero il nome di un oggetto, (una palla di neve, dei pattini a rotelle,
degli occhiali, ecc.); l’istruttore ne scrive il nome accanto a ciascun numero, poi
volta le spalle alla lavagna, e li recita in ordine; gli allievi possono menzionare
qualsiasi parola della lista, e l’istruttore dice a che numero corrisponde.
Questo non è un gioco di prestigio da salotto; bensì una lezione di
visualizzazione. L’istruttore ha in precedenza memorizzato una parola “chiave”
per ogni numero: in tal modo ogni numero evoca l’immagine visiva
corrispondente alla parola-chiave. Chiamiamo tali immagini “ganci per la
memoria”. Quando un allievo nomina una parola, l’istruttore la combina in
qualche modo fantasioso o associativo con l’immagine corrispondente al numero
voluto. Facciamo un esempio: sappiamo che al numero 4 corrisponde la parolachiave “RE”; se l’allievo propone per il numero 4 dell’elenco la parola “palla di
neve”, l’immagine che potrei creare sarebbe quella di una palla di neve tirata sulla
corona del Re. Risulta facile creare in tal modo delle immagini combinando
insieme l’immagine corrispondente alla parola-chiave e quella proposta nella
dimostrazione. Se l’alunno chiama il numero “quattro”, l’istruttore non fa alcuna
fatica a vedere il Re colpito dalla palla di neve, ed immediatamente può mostrare
di ricordare che al numero 4 corrisponde la palla di neve. Gli allievi cominciano
ad imparare i “Ganci per la memoria” entrando a livello, mentre l’istruttore li
nomina lentamente. Così, quando in seguito faranno lo sforzo di impararli a
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memoria a livello Beta, risulterà loro più facile perché le parole sembrano già
familiari.
Mi è impossibile inserire i “ganci per la memoria” in questo libro per ragioni di
spazio, e perché vi occorrerebbe troppo tempo per mandarli a memoria. Avete già
una potente tecnica per migliorare sia la vostra visualizzazione che la vostra
memoria: lo schermo mentale.
Qualsiasi cosa voi credete di aver dimenticato, di fatto è sempre associata con
un evento. Se si tratta di un nome, l’evento corrispondente sarà il momento in cui
lo avete udito o letto; tutto quello che dovete fare, sempre che abbiate già
imparato a lavorare con lo schermo mentale, è visualizzare l’evento passato
collegato con ciò che credete di aver dimenticato, ed ecco che questo riaffiorerà.
Parlo di qualcosa che “credete” di aver dimenticato, mentre in realtà non l’avete
dimenticato in senso assoluto. Semplicemente non riuscite a ricordarlo: sussiste
una differenza significativa.
Il mondo della pubblicità ci offre un esempio a tutti familiare sulla differenza
tra memoria e ricordo. Tutti noi vediamo la pubblicità in televisione; ce n’è una
tale quantità, e sono talmente brevi che se ci chiedessero di compilare una lista di
cinque o dieci che ci sono passati sotto gli occhi nella settimana scorsa, a stento
riusciremmo a ricordarne tre o quattro, a dir tanto.
Uno degli strumenti più importanti di cui si serve la pubblicità per produrre
vendite sta nel far sì che noi “ricordiamo” il prodotto inconsciamente.
E' dubbio che noi veramente dimentichiamo qualche cosa. Il nostro cervello
conserva celate immagini collegate con tutti i fatti, anche i più banali. E quanto
più l’immagine è vivida, ed il fatto importante per noi, tanto più facilmente la
ricordiamo.
Un elettrodo che tocchi delicatamente il cervello, come si è provato nel corso di
interventi chirurgici a cervello scoperto, fa scattare nei minimi dettagli il ricordo
di una evento “dimenticato” da molto tempo, ed in un modo così vivido da
ricordare persino i suoni e gli odori. Questo accade perché si tocca il cervello, non
la mente; per quanto reali possano apparire le immagini che il cervello presenta
alla coscienza del paziente, questi sa (qualcosa glielo dice... ) che in realtà non le
sta di fatto rivivendo. Qui è la Mente che lavora, quella che sovrintende, che
interpreta; e nessun elettrodo l’ha mai potuta toccare. Quella mente che, a
differenza della punta del nostro naso, non la si trova in un luogo specifico.
Torniamo alla memoria. A qualche migliaio di chilometri dal luogo in cui vi
trovate, sta cadendo una foglia da un albero. Voi non ricorderete questo
avvenimento perché non lo avete vissuto, né ha per voi alcuna importanza.
Tuttavia, il nostro cervello registra molti più fatti di quanti ce ne possiamo
rendere conto.
Mentre ve ne state seduti a leggere questo libro, siete attraversati da migliaia
di esperienze di cui non siete consci. E quanto più siamo concentrati nelle lettura,
tanto meno ne siamo coscienti. Sono suoni e odori, immagini percepite con la
coda dell’occhio, forse la leggera molestia di una scarpa stretta, il contatto con la
sedia, la temperatura della stanza... se ne può fare un elenco senza fine. Noi
siamo consapevoli di queste sensazioni, però non ci accorgiamo di averne
coscienza; sembra una contraddizione, ma il concetto ci sarà chiaro quando
23
avremo analizzato il seguente caso di una donna sottoposta ad anestesia generale.
Durante il periodo della gravidanza la donna aveva stabilito un ottimo
rapporto con il suo ginecologo: fra loro c’era amicizia e confidenza.
Al momento del parto, la donna viene sottoposta ad anestesia totale (è questa
la prassi normale) e dà alla luce un bambino sano e robusto. Più tardi, quando
l’ostetrico va a farle visita nella sua camera d’ospedale, la trova stranamente
distaccata, quasi ostile. Né lei né il medico riescono a capire la ragione di questo
nuovo atteggiamento, ed entrambi vogliono capire cosa ne è la causa. D’accordo
decidono di scoprire, attraverso l’ipnosi, se c’è qualche ricordo nascosto che possa
spiegare il cambiamento improvviso.
Viene così sottoposta ad ipnosi e fatta regredire, a partire dalla ultima
esperienza avuta con il medico, fino ai tempi anteriori. Non dovettero andare
molto lontano: in trance profonda, invece di saltare il periodo in cui era
"incosciente" nella sala parto, riferì per filo e per segno tutto quello che il medico
e le infermiere si érano detto.
Davanti alla paziente anestetizzata, i loro discorsi spaziarono tra osservazioni
cliniche, commenti scherzosi, e altri seccati per la lentezza del parto. In quella
circostanza ella era un oggetto, non una persona; i suoi sentimenti non avevano
importanza: dopo tutto, era incosciente.
O no?!
Io metto in dubbio che in qualche momento si possa essere del tutto
incoscienti. Possiamo o no ricordare quello che sperimentiamo, però stiamo
sempre comunque sperimentando, e le esperienze lasciano una traccia indelebile
nel cervello. E questo significa forse che imparando le tecniche per la memoria
potrete ricordare il numero di questa pagina tra dieci anni? Che lo abbiate
guardato o no, il numero esiste, e lo avete visto, magari solo con la coda
dell’occhio. Però non è importante per voi, e probabilmente non lo sarà mai. Però
il nome di quella simpatica persona che avete conosciuto ad una cena la
settimana scorsa, siete in grado di ricordarlo? La prima volta che udiste il suo
nome, fu un fatto importante; sarà sufficiente che ricreiate l'avvenimento relativo
alla presentazione e ascolto del nome sul vostro Schermo Mentale (come vi ho
spiegato in precedenza), e tornerete ad udire il suo nome. Rilassatevi, andate a
livello, create lo schermo, e rivivete l’episodio. Vi occorreranno 15 o 20 minuti.
Ma abbiamo anche un altro metodo, una specie di sistema d’emergenza, che vi
porta immediatamente al livello mentale in cui richiamerete più facilmente
l’informazione.
Questo metodo implica un semplice meccanismo di scatto che, quando ve ne
sarete veramente impadroniti, aumenterà di efficacia ogni volta che lo userete;
per farlo vostro occorreranno parecchie sedute di meditazione al fine di
interiorizzare compiutamente il procedimento. Ecco quant’è semplice: basterà
unire la punta del pollice e delle prime due dita della mano (pollice con indice e
medio di una qualunque delle due mani) e la vostra mente si sintonizzerà
all’istante ad un livello più profondo. Se ci provate adesso, non succederà nulla:
non è ancora diventato un meccanismo attivatore. Affinché lo diventi, andate al
vostro livello e dite a voi stessi (in silenzio o ad alta voce): “Ogni volta che
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congiungerò le dita in questo modo - (e unite ora le dita) - per uno scopo
importante, andrò immediatamente al livello mentale adatto per compiere la cosa
che io desidero”.
Fate questo ogni giorno per una settimana almeno, usando sempre le stesse
parole. Ben presto nella vostra mente si formerà una stretta associazione tra
l’unione delle tre dita ed il raggiungimento di un efficace livello di meditazione.
Poi un giorno, in seguito, vi capiterà di cercare di ricordare qualcosa (come il
nome di una persona); il nome non salta fuori.., e più vi sforzate di ricordarlo, più
si ostinerà a non saltare fuori. Qui la volontà non è solo inutile, è addirittura un
ostacolo. Allora rilassatevi, prendete coscienza che quel nome esiste nella vostra
memoria, e che disponete di un mezzo per attivare il ricordo.
Un insegnante elementare di Denver usa normalmente lo Schermo Mentale e
la Tecnica delle Tre Dita per insegnare l’ortografia. Insegna in media venti parole
alla settimana. Per mettere gli alunni alla prova, anziché passare da una parola
all’altra e verificare come la scrivono, chiede loro di scrivere tutte le parole che
hanno studiato nella settimana; essi ricordano perfettamente le parole e come si
scrivono.., con le loro tre dita unite, vedendole sul loro Schermo Mentale.
“I più lenti - dice l’insegnante - finiscono la prova entro 15 minuti”.
Con la stessa tecnica insegna loro la tavola pitagorica fino al 12; entro due mesi
imparano ciò che mediamente richiede un intero anno scolastico.
Tim Masters, lo studente universitario-taxista di cui abbiamo parlato nel
capitolo precedente, trasporta spesso clienti che devono andare ad indirizzi di
località vicine, che egli non conosce molto bene, e della cui toponomastica ha solo
una vaga conoscenza. Ben pochi dei suoi frettolosi passeggeri sarebbero disposti
ad aspettare pazientemente mentre egli si mette a meditare prima di partire;
invece, con le tre dita unite, egli torna “a rivivere” l’ultima volta che si è recato in
quella località. Prima di frequentare il corso di Mind Control, i voti di Tim al
Tecnology Institute di New York erano tutti mediocri (classificazione “B”) ed uno
solo buono (classificazione “A”).
“Ora sono forte... un B e tutti gli altri A” - ci informa. Usa lo “Studio
Accelerato” (che tratteremo nel prossimo capitolo) e sostiene gli esami con la
tecnica delle Tre Dita.
Questa tecnica delle tre dita ha anche altri impieghi, di cui parleremo in
seguito; la usiamo in diversi modi alquanto insoliti. E' una tecnica che da secoli fa
parte di altre discipline meditative. La prossima volta che osserverete una pittura
o scultura del Lontano Oriente (uno Yoghi, con le gambe incrociate, in
meditazione), fate caso alle sue dita delle mani e vedrete che sono unite in modi
analoghi.
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CAPITOLO 6
LO STUDIO ACCELERATO
Quando abbiate assimilato le tecniche per la memoria del capitolo precedente,
sarete sulla buona strada e pronti per affontare la tappa successiva:
l’Apprendimento Accelerato.
In breve, il modo con cui procederete sarà il seguente: comincerete con
l’imparare ad entrare nel livello meditativo; poi, quando ci sarete arrivati, a
creare uno schermo mentale, che vi servirà per svariati scopi, uno dei quali è il
richiamo di informazioni. In seguito, quando vi capiterà di avere fretta, potrete
usare la tecnica delle tre dita per ottenere, tra le altre cose, anche il ricordo
istantaneo.
Una volta imparato questo, sarete pronti per apprendere nuove tecniche per
ottenere informazioni, cosa che faciliterà ancora più il ricordo.
Altra cosa altrettanto importante, questi nuovi modi di studiare faciliteranno
non solo il ricordo, bensì contribuiranno nello stesso tempo ad accelerare e
approfondire la comprensione di quanto state imparando.
Esistono due tecniche per studiare. Cominciamo dalla più semplice, anche se
non è detto che sia anche la più facile.
Quando siete in grado di padroneggiare la tecnica delle tre dita in modo così
perfetto da consentirvi di raggiungere il vostro livello all’istante, ed operare in
piena coscienza, allora potete impiegarla nell’ascolto di una conferenza o nella
lettura di un libro. Questo migliorerà al massimo valore la concentrazione, e
l’informazione si imprime allora nella memoria con più forza. Più avanti non
troverete problemi a richiamarla sia a livello Beta, sia, ancor più vividamente, a
livello Alfa. Uno studente che sostiene un esame con la tecnica delle tre dita ha
quasi l’impressione di vedere il libro su cui ha studiato, e praticamente ascolta la
voce dell’insegnante che spiegava la lezione in aula.
L’altra tecnica non è altrettanto semplice, ma sarete già pronti per essa fin
dalle prime prove di pratica del Mind Control. Possiede tutta l’efficacia
dell’apprendimento a livello Alfa, con in più il rinforzo aggiuntivo dello studio in
Beta. Vi occorrerà un registratore a cassette.
Supponiamo che dobbiate imparare un capitolo complicato di un libro di testo;
s’intende che non dovrete solo ricordarlo, ma anche capirlo. Come primo passo,
non andate in Alfa; restate al livello di coscienza esterno, in Beta. Leggete il testo
ad alta voce e registratelo. Poi entrate a livello, ascoltate la registrazione e
concentratevi sulla vostra voce che recita l’argomento. Durante i vostri primi
esercizi di Mind Control, specialmente se non avete dimestichezza con il
registratore, può succedere che torniate di colpo al livello Beta quando premete il
tasto di riproduzione, oppure che il suono della vostra voce vi renda difficile il
ritorno in Alfa, di modo che, quando siete riusciti a ritornare a livello, avete perso
parte della lezione, o tutta intera. Con la pratica avrete sempre meno probalilità
che vi succeda. Eccovi comunque alcuni suggerimenti:
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Andate a livello già con le dita piazzate sul tasto di riproduzione (vi eviterà di
dover aprire gli occhi per cercarlo).
Incaricate un’altra persona di premere il tasto ad un vostro segnale.
Usate la tecnica delle tre dita per affrettare il vostro ingresso in Alfa.
Il problema può sembrare più serio di quanto lo sia.
Effettivamente, può essere un reale segnale dei vostri progressi. Quanto più
avrete fatto progressi, tanto più il livello Alfa comincerà ad apparirvi differente...
sarà sempre più simile al Beta: e questo perché avrete imparato ad impiegarlo in
forma cosciente. Essere ben svegli ed in piena efficienza mentale quando si è in
Alfa è una speciale caratteristica del Mind Control.
Quando andate avanti nei vostri progressi e ritrovate la vecchia sensazione di
sentirvi in Alfa, vuol dire che in realtà state scendendo in un livello più profondo,
forse il Theta. Nelle lezioni del Mind Control ho visto spesso allievi operare con
successo a livello profondo, con gli occhi aperti, del tutto svegli come lo siete voi
in questo istante; e parlare con chiarezza, ponendo e rispondendo a domande, o
dicendo facezie.
Torniamo al registratore: per riconfermare quanto si è imparato, lasciate
passare qualche tempo, se possibile alcuni giorni, poi ritornate a leggere il
materiale a livello Beta e riascoltatelo al livello Alfa. A questo punto
l’informazione sarà definitivamente vostra.
Se state lavorando assieme ad altri per imparare insieme il Mind Control
attraverso questo libro, potete scambiarvi i nastri in una sorta di divisione dei
compiti onde risparmiare tempo: ciò funziona benissimo, anche se c’è un qualche
vantaggio nell’ascoltare la propria voce.
Lo Studio Accelerato e la Tecnica delle Tre Dita si sono dimostrati, per i
Diplomati di Mind Control, utili mezzi per risparmiare tempo in molti campi:
nelle vendite (specialmente nel campo delle assicurazioni), negli studi
accademici, nell’insegnamento, nel diritto, nel teatro, per dirne solo alcuni.
Un assicuratore canadese di successo non annoia più i clienti sfogliando gli
appunti della sua agenda per rispondere alle domande riguardo i complessi
problemi fiscali e immobiliari. Ha già pronta sulla punta della lingua l’enorme
serie di notizie che gli servono grazie allo studio accelerato ed alla tecnica delle
tre dita.
Un avvocato penalista di Detroit si è “liberato” dagli appunti quando riassume
un caso complicato davanti alla giuria. Registra il suo intervento e lo riascolta a
livello Alfa la sera precedente. Poi lo riascolta al mattino presto. Più tardi, quando
si presenta sicuro di sé davanti ai membri della giuria, mantiene con essi il
contatto visuale e mantiene la costante comunicazione con essi. Come risultato,
parla con più persuasività che se stesse consultando appunti, e nessuno fa caso a
quello che lui fa con le dita della sua mano sinistra.
Un cabarettista di New York fa spettacolo commentando le notizie del giorno,
e cambia perciò ogni giorno il testo; un’ora prima dello spettacolo ascolta il
nastro che si è preparato e poi si presenta pronto per venti minuti di buon
umorismo “spontaneo”.
“Prima ero solito incrociare le dita e sperare per il meglio; adesso unisco le tre
dita e so già cosa succedera... un sacco di risate”.
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E' ovvio che lo Studio Accelerato e la Tecnica delle Tre Dita sono strumenti
ideali soprattutto per gli studenti: ed è per questo che il Mind Control è stato
insegnato, a tutt’oggi, in 24 Colleges, 16 di livello universitario e 8 di livello
preliminare. Grazie a tali tecniche, migliaia di studenti studiano di meno e
imparano di più.
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CAPITOLO 7
IL SOGNO CREATIVO
Quanto siamo liberi quando sognamo! Le barriere del tempo, le limitazioni dello
spazio, le leggi della logica, le repressioni della coscienza, tutto questo sparisce, e
siamo gli dei delle nostre creazioni fugaci. Freud attribuì un’importanza capitale
ai nostri sogni, giacché ciò che noi creiamo in essi appartiene solo a noi. Gli si
attribuisce il detto: “Se capirete i sogni di un uomo, allora comprenderete
quell’uomo”.
Anche noi, nel Mind Control, prendiamo sul serio i sogni, però in modo
diverso, poiché impariamo ad impiegare la mente in un modo diverso. Freud si
occupava dei sogni che ci arrivano in forma spontanea. Non è questo il caso del
Mind Control. Concentriamo il nostro interesse a creare deliberatamente sogni
che servano a risolvere problemi specifici. Poiché programmiamo in anticipo il
tema, lo interpretiamo in modo differente... con risultati sorprendenti. Anche se
in questo modo limitiamo la spontaneità delle nostre esperienze, otteniamo però
con i sogni una importante funzione: un maggior controllo sulla nostra vita.
Quando interpretiamo un sogno che abbiamo programmato con debito
anticipo, oltre ad acquisire una visione della patologia della nostra psiche,
troviamo anche la soluzione a problemi quotidiani.
Per il Controllo dei Sogni, sono tre i passi che insegnamo, e ad ognuno
corrisponde un livello meditativo della mente.
Il primo consiste nel ricordare i nostri sogni. Molta gente dice: “Io non sogno
proprio mai”; questo non è mai la verità. Forse non ce lo ricordiamo, ma tutti noi
facciamo dei sogni.
Se si impedisce ad una persona di sognare, entro pochi giorni insorgono
disturbi mentali ed emotivi.
Quando cominciai ad indagare circa la possibile utilità dei sogni per risolvere
problemi, si era circa nel 1949, non ero affatto certo di quanto avrei scoperto.
Avevo sentito parlare, come sarà certamente capitato anche a voi, di una quantità
di storie collegate a sogni premonitori; conosciamo tutti l’episodio di Cesare
avvertito di guardarsi dalle “Idi di Marzo”, giorno in cui venne assassinato. Pure
Abramo Lincoln ebbe un sogno premonitore del suo assassinio. Se questi sogni, e
tanti altri, fossero casi accidentali non suscettibili di ripetersi, avrei sprecato il
mio tempo.
Ci fu un momento in cui mi sentii proprio convinto che stavo effettivamente
sprecando il mio tempo. Per circa quattro anni mi ero dedicato allo studio della
psicologia (Freud, Adler, Jung) e cominciavo a convincermi che più studiavo,
meno ne sapevo. Erano circa le due di notte; posai il libro che leggevo e me ne
andai a dormire, deciso a non perdere altro tempo in progetti inutili come lo
studio di quei giganti della scienza che non andavano nemmeno d’accordo tra di
loro. Avevo deciso che a partire da quel momento il mio unico lavoro sarebbe
stato l’elettronica, e nient’altro. Stavo trascurando troppo il mio lavoro, tant’è
29
vero che ero a corto di soldi.
All’incirca due ore più tardi mi risvegliai a causa di un sogno. Non si trattava di
una serie di scene, come di solito capita nei sogni: era semplicemente una luce.
La visuale del mio sogno era abbagliata dalla luce accecante del sole a
mezzogiorno, uno splendore dorato, brillante. Aprii gli occhi e mi ritrovai
nell’oscurità della mia camera. Richiusi gli occhi e vidi di nuovo quella luce. Rifeci
varie volte la prova, ed ogni volta la stessa cosa: occhi aperti, buio; occhi chiusi,
luce. Poi, alla terza o quarta volta che chiusi gli occhi, vidi tre numeri: 3-4-3. Poi
un’altra terna di numeri: 3-7-3. La volta successiva ricomparvero i primi tre
numeri, e la volta dopo i secondi tre.
Ero meno interessato ai sei numeri che non alla luce, che a poco a poco
cominciò ad affievolirsi. Fui preso da un pensiero: che forse la vita arriva alla sua
fine come un fuoco, con un ultimo repentino guizzo di fiamma. Quando mi resi
conto che non ero in punto di morte, desiderai rivedere nuovamente la luce per
cercare di studiarla; cambiai la respirazione, la posizione nel letto, il mio livello
mentale... ma senza alcun risultato. La luce continuò ad affievolirsi, fino a
svanire; il tutto nel giro di circa cinque minuti.
Chissà se quei numeri avevano un significato; rimasi sveglio per il resto della
notte sforzandomi a ricordare numeri telefonici, indirizzi, numeri di patenti:
qualsiasi cosa che potesse dare un significato a quei numeri.
Oggi è diverso, io oggi possiedo un metodo più efficace per analizzare il
significato dei sogni; allora però ero solamente alle prime fasi della mia ricerca. Il
giorno seguente, stanco per avere dormito soltanto due ore, continuai nel
tentativo di collegare quei numeri a qualcosa.
Vi racconto adesso una serie di fatti non importanti, che mi condussero a
decifrare il mistero, e, di lì, ad un importante settore del corso di Mind Control.
Ero nel mio laboratorio di elettronica, e quindici minuti prima di chiudere
venne un amico ad invitarmi a prendere un caffè. Mentre mi stava aspettando,
venne mia moglie e mi disse: “Di già che vai a prendere un caffè, perché non passi
per il quartiere messicano e mi compri un po’ di alcool per frizioni?”. Vicino al
ponte c’è proprio un negozio dove quel tipo di alcool è più a buon prezzo.
Durante il cammino raccontai il sogno al mio amico, e mentre glielo andavo
raccontando mi venne un’idea: forse i numeri che avevo sognato erano della
lotteria messicana! Passammo davanti alla ricevitoria principale della lotteria, ma
le persiane erano abbassate perché era fuori orario di apertura: pazienza, forse
era solo un’idea assurda, e proseguimmo un isolato oltre per comprare l’alcool
che serviva a mia moglie.
Mentre il commesso mi incartava la bottiglia dell’alcool, il mio amico dall’altro
lato del negozio mi chiese:
- “Qual’era il numero che cercavi?”
- “Tre-quattro-tre, tre-sette-tre” gli risposi.
- “Vieni a vedere!”.
C’era la metà di un biglietto con il numero 3-4-3!.
Ognuna delle centomila ricevitorie sparse in tutto il Messico riceve ogni mese
una serie di biglietti con gli stessi primi tre numeri. Questo negozietto era l’unico
in tutto il Messico che vendesse la serie 3-4-3. La serie 3-7-3 la si vendeva in Città
del Messico.
30
Poche settimane dopo seppi che il mio biglietto, il primo biglietto di lotteria
che avessi comprato in tutta la mia vita, aveva vinto 10.000 dollari, proprio la
somma di cui avevo tanto bisogno con urgenza. Benché esultante, disobbedii al
famoso proverbio “A caval donato non si guarda in bocca”, e analizzai con la
massima attenzione questo “cavallo” che avevo ricevuto in dono, e quello che
scoprii mi risultò di un valore di gran lunga maggiore del dono stesso. Il
messaggio che mi era giunto da questa vincita confermava la convinzione che mi
si era andata consolidando, che i miei studi erano validi. In qualche modo ero
riuscito a entrare in contatto con l’Intelligenza Suprema. Forse avevo stabilito
questo contatto molte altre volte prima d’ora, ma senza saperlo.., questa volta,
invece, lo sapevo.
Pensiamo a quante “coincidenze” apparentemente casuali mi avevano guidato
al risultato. In un momento di scoraggiamento sognai un numero in un modo
così particolare (con quella luce... ): dovevo per forza ricordarlo. Poi arriva un
amico ad invitarmi a prendere un caffè, e benché tanto stanco, accetto. Viene mia
moglie a chiedermi di comprarle l’alcool per frizioni, e questo mi conduce
all’unico posto in tutto il Messico dove era in vendita quel particolare biglietto.
Chiunque pensi che tutto questo non è altro che coincidenze, avrebbe dei
problemi a spiegare un fatto sorprendente, ma perfettamente controllabile:
quattro diplomati del Mind Control, negli Stati Uniti, hanno anch’essi vinto ad
una lotteria, usando tecniche diverse, che ho messo a punto più tardi. Essi sono:
Regina M. Fornecker, di Rockford, Illinois, e David Sikich, di Chicago, che
vinsero 300.000 dollari ciascuno; Frances Morroni, (Chicago), e John Fleming
(Buffalo-New York), che vinsero entrambi 50.000 dollari.
Non abbiamo nessuna obiezione da fare verso la parola “coincidenza”, nel
Mind Control; però gli attribuiamo un significato particolare. Quando una serie
di eventi non facili da spiegare conduce ad un risultato positivo, li si chiama
“coincidenze”. Ma se coincidenze di questo tipo portano ad un risultato negativo
vengono definite “accidenti”. Nel Mind Control impariamo a provocare
“coincidenze”. “Una pura coincidenza” è una definizione che non conosciamo.
Il sogno che mi portò a vincere alla lotteria mi convinse anche dell’esistenza
dell’Intelligenza Suprema e della possibilità che abbiamo di comunicare con essa.
Il fatto che sia successo mentre dormivo ed ero in preda ad una seria
preoccupazione riguardo il mio lavoro, non mi risulta determinante in assoluto.
Migliaia di persone hanno ricevuto messaggi in un certo modo paranormali
attraverso sogni in momenti di disperazione, o di incombente pericolo, a qualche
svolta della loro vita. La stessa Bibbia narra svariati sogni di questo tipo. Senza
dubbio, tuttavia, in quel momento il fatto che succedesse proprio a me non mi
sembrò meno di un miracolo.
Mi ricordavo dalle mie letture che Freud affermava che il sonno crea le
condizioni favorevoli alla telepatia. Per poter dare una spiegazione al mio sogno
dovevo andare ancora oltre, e supporre che il sonno crea le condizioni favorevoli
per ricevere informazioni dall’Intelligenza Suprema. Poi feci un passo ancora più
in avanti e mi chiesi se così facendo non ci mettevamo nelle condizioni di una
persona che si metta passivamente ad attendere che il telefono squilli. Non
potremmo comporre noi stessi il numero per metterci in contatto, di nostra
31
propria iniziativa, con l’Intelligenza Suprema? Io, che sono una persona religiosa,
mi chiesi: se possiamo arrivare fino a Dio attraverso la preghiera, possiamo
certamente trovare il mezzo per raggiungere l’Intelligenza Suprema (più avanti,
al capitolo 15, dove parlo di Dio e dell’ Intelligenza Suprema, vedrete che sono
due cose ben distinte).
Sì, i miei esperimenti dimostravano che possiamo entrare in contatto con
l’Intelligenza Suprema attraverso vari modi. Uno di questi è il Controllo dei
Sogni; tecnica molto semplice e facile da apprendere.
Non potrete contare su una luce brillante che vi aiuti a ricordare i vostri sogni,
però potrete contare sull’effetto cumulativo del programmarvi voi stessi, mentre
siete a livello, a ricordarli. Entrate in meditazione poco prima di addormentarvi, e
ditevi: “Voglio ricordare un sogno. Ricorderò un sogno”. Poi addormentatevi con
un taccuino e una matita a portata di mano. Quando vi svegliate, al mattino o nel
cuore della notte, annotate ciò che ricordate del sogno.
Continuate a farlo ogni notte, ed il ricordo dei sogni diventerà via via più
chiaro e più completo. Quando sarete soddisfatti di come avete sviluppato la
vostra abilità, siete pronti per il secondo passo.
Durante la meditazione, prima di addormentarvi, prendete in esame un vostro
problema che potrebbe risolversi attraverso un informazione o un consiglio.
Dovete essere certi che veramente vi interessa risolverlo, giacché domande oziose
provocano solamente risposte stupide. Poi programmatevi con queste parole:
“Voglio fare un sogno che contenga le informazioni necessarie per risolvere il
problema che ho in mente. Avrò questo sogno, lo ricorderò e lo comprenderò”.
Quando vi risveglierete, durante la notte o al mattino, rivedete il sogno che
ricordate con maggior chiarezza e cercate di comprenderne il significato.
Come ho già detto, il metodo per interpretare i sogni non è lo stesso della
tradizione freudiana: i sogni infatti ce li creiamo noi stessi deliberatamente.
Perciò, se avete domestichezza con la simbologia freudiana per l’interpretazione
dei sogni, scordatevela, se seguite gli obiettivi del Mind Control.
Provate ad immaginare come avrebbe interpretato Freud il seguente sogno: un
uomo si trova in una giungla, circondato da selvaggi che lo incalzano minacciosi,
armati di lance; le alzano e le abbassano, ed ogni lancia ha la punta fatta come
una cruna d’ago. Quando l’uomo si sveglia capisce che il sogno è la risposta ad un
problema che lo sta ossessionando: come progettare una macchina per cucire.
Poteve essere fatta in modo che l’ago salisse e scendesse, però non cuciva.., finché
il sogno non gli disse che la cruna dell’ago doveva stare sulla punta. L’uomo era
Elias Howe, l’inventore della macchina per cucire.
Un diplomato del Mind Control attribuisce al Controllo dei Sogni il merito di
avergli salvato la vita. Alla vigilia di un viaggio di sette giorni da fare in
motocicletta, si era programmato un sogno che lo preavvertisse di ogni pericolo
che avrebbe potuto incontrare. La maggior parte dei lunghi viaggi che aveva
compiuto in precedenza erano stati caratterizzati da piccole disavventure: una
volta una gomma a terra, un’altra l’ingorgo del tubo di alimentazione; nell’ultimo
viaggio, un’improvvisa nevicata.
Ebbe un sogno: era in casa di un suo amico. Servivano cena, e a lui toccò un
piatto di fagioli crudi, mentre tutti gli altri mangiavano deliziose bisteccone.
Qual’era il significato? Doveva forse astenersi dal mangiare fagioli durante il
32
viaggio? Non c’era alcun pericolo che questo succedesse, dal momento che i
fagioli non gli erano mai piaciuti, tanto meno crudi. Oppure che non era il
benvenuto in casa di quel suo amico? Certamente no, era sicuro di quell’amicizia;
inoltre, questo non aveva nulla a che fare con il suo viaggio in motocicletta.
Due giorni dopo viaggiava a tutta velocità su una superstrada di New York,
all’alba. Era un bel mattino, la strada in ottime condizioni, niente traffico, salvo
un camioncino più avanti.
Quando si avvicinò al camioncino, vide che era carico di fagioli; ricordò il
sogno e ridusse la velocità da 65 a 25 miglia all’ora; poi, in curva, ridusse ancora
la velocità fino a 15 miglia; a questo punto la ruota posteriore slittò un po’ nella
curva.., stavano cadendo fagioli dal camion! Ad una velocità più elevata lo
sbandamento sarebbe stato un incidente disastroso, forse mortale.
Ecco perché solamente voi potete interpretare i sogni che siete voi stessi a
programmare.
Con un’auto-programmazione anticipata e finalizzata all’interpretazione del
sogno, avrete già una “sensazione” circa il suo significato. Quel tipo di sensazione
spesso è il mezzo con cui il nostro subcosciente silenziosamente comunica con
noi. Con la pratica acquisterete sempre più fiducia verso queste sensazioni
programmate.
Le parole che vi ho suggerito di usare per l’auto-programmazione sono le
stesse che utilizziamo nelle lezioni di Mind Control. Potrebbero funzionare bene
anche altre parole, però nel caso che decidiate di frequentare il corso di Mind
Control, sarete già condizionati a queste, e ne avrete un’esperienza più ricca, se
avete già pronte le parole esatte al livello Alfa.
Se sarete perseveranti e pazienti nel praticare il Controllo dei Sogni, scoprirete
una delle risorse mentali più preziose. Non mettetevi razionalmente a sperare di
diventare un vincitore di lotterie; fa parte integrante del meccanismo delle
lotterie la premessa che siano pochi a vincere. Però fa parte del meccanismo della
vita il fatto che ognuno di noi può guadagnare molto più di quanto offrono le
lotterie.
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CAPITOLO 8
LE VOSTRE PAROLE HANNO UN GRANDE POTERE
Nell’introduzione abbiamo suggerito di non praticare nessun esercizio alla prima
lettura; quello che segue però è un’eccezione: provateci adesso.
Metteteci tutta la vostra immaginazione. E vediamo che cosa implica.
Immaginatevi in piedi, in mezzo alla cucina di casa vostra, e che tenete in
mano un limone appena tolto dal frigorifero. Sentite il freddo nella mano.
Studiate il suo aspetto esterno, la buccia giallognola. E' di un giallo ceroso, ai due
estremi la buccia termina in protuberanze verdognole. Schiacciatelo un po’ e
sentitene la consistenza ed il peso. Ora sollevatelo fino all’altezza del naso e
respiratene l’odore. Non c e nient’altro che abbia lo stesso odore del limone, non
è vero? Ora tagliate a metà il limone e odoratelo di nuovo. Il profumo si fa più
forte... Ora mordetelo, e lasciate che il succo vi coli nella bocca... Non c’è nulla che
abbia lo stesso sapore del limone, non è vero?
A questo punto, se avete usato bene la vostra immaginazione, avrete
l’acquolina in bocca.
Andiamo ad analizzare che cosa implica tutto questo.
Parole, “semplici parole”, hanno stimolato le vostre ghiandole salivari; parole che
neppure riflettevano una realtà, ma solo qualcosa che vi eravate immaginato.
Quando leggeste le parole riferite al limone stavate dicendo al vostro cervello che
avevate tra le mani un limone, anche se in realtà non stavate parlando sul serio. Il
vostro cervello invece vi prese in parola e disse alle ghiandole salivari:
- “Costui sta mordendo un limone; presto, lavate via il succo”.
E le ghiandole obbedirono.
La maggior parte di noi è convinta che le parole che adoperiamo riflettono dei
significati precisi, e che tale significato può essere buono o cattivo, vero o falso,
forte o debole. Questo è vero, però non è tutto; le parole non solo riflettono la
realtà, ma anche creano una realtà, quale il flusso di saliva.
Il cervello non è un interprete perspicace delle nostre intenzioni; riceve
informazioni e le registra, e poiché è incaricato di occuparsi del nostro corpo, se
gli diciamo qualcosa come “adesso mi mangio un limone”, lui subito mette in
azione le reazioni del caso.
È venuto il momento per quello che nel Mind Control chiamiamo “Ripulire la
Mente”. Non esiste alcun specifico esercizio per fare questo; semplicemente
decidere di fare molta attenzione alle parole che usiamo per attivare il nostro
cervello.
L’esercizio con il limone, che abbiamo appena fatto, è di tipo neutro;
fisicamente non ci ha fatto né male né bene.
Invece le parole che usiamo durante la giornata possono causarci
indistintamente danno o beneficio.
Quasi tutti i bambini hanno fatto qualche volta questo giochetto all’ora di
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pranzo: descrivere il cibo che stanno inghiottendo nei termini più nauseabondi
che riescono ad immaginare: il burro diventa purea di scarafaggi schiacciati,
tanto per dare uno degli esempi più pittoreschi che mi tornano in mente. Il
meccanismo del gioco consiste nel fingere di non provare alcuna nausea di fronte
a tali nuove prospettive riguardo i cibi, e spingere gli altri al di là del limite che
riescono a sopportare. Spesso il giochetto si conclude con qualcuno dei
partecipanti che perde l’appetito.
Anche da adulti spesso ci abbandoniamo a giochi del genere. Spegnamo il
nostro appetito per la vita con parole negative, e le parole, acquistando via via più
potenza con la ripetizione, a loro volta creano una vita negativa.
- “Come stai?”
- “Boh, non mi posso lamentare”, oppure
- “Non vale la pena di prendersela”
- “Non troppo male”
Come può reagire il cervello di fronte ad atteggiamenti così deprimenti?
Quando “E' un gran rompicapo verificare i resoconti di banca”, oppure “Questo
tempo mi distrugge”, penso proprio che gli psicanalisti traggano gran parte dei
loro guadagni dalle parole che usiamo. Ricordatevi che il cervello interpreta alla
lettera. Esso dice:
“Costui desidera un bel mal di testa. Molto bene, accontentiamolo”.
Ovviamente, non è che ogni volta che noi diciamo che qualcosa ci fa male,
immediatamente arriva il dolore. Lo stato naturale del corpo è la salute, e tutti i
processi vitali sono indirizzati verso la salute. Tuttavia, se continuiamo a
maltrattare le difese naturali con continue stilettate verbali, arriveremo al punto
di produrre davvero i malanni che chiediamo.
Esistono due fattori che aggiungono forza alle parole che adoperiamo: il nostro
livello mentale ed il grado di partecipazione emotiva con cui le pronunciamo. Se
diciamo: “Dio mio, che male!” con convinzione, offriamo una calorosa ospitalità
al dolore; se diciamo: “Adesso non riesco a combinare nulla!” con veemenza, la
frase si tramuta in una realtà, che aggiunge l’effetto pratico al nostro stato
d’animo.
Il Mind Control ci offre una difesa efficace contro le nostre cattive abitudini. In
Alfa ed in Theta le nostre parole accrescono la loro potenza in un modo
incredibile. Nei precedenti capitoli avete visto come sia possibile programmare i
sogni servendoci di parole semplici, oppure trasferire la stessa potenza delle
parole in un gesto come le tre dita per portarci in Alfa.
Non ho mai riso di Emile Couè, anche se oggi, in questi tempi così sofisticati,
molta gente lo fa. È famoso per una frase, che oggi può forse far sorridere come se
fosse una battuta umoristica: “Ogni giorno, in ogni modo, io sto meglio, meglio,
meglio”. Eppure queste parole hanno curato migliaia di persone, con malattie
veramente gravi! Esse non sono una battuta comica; io le rispetto e guardo al
Dott. Couè con grande considerazione, perché ho appreso cose di valore
inestimabile dal suo libro “Il dominio di sé stessi attraverso l’autosuggestione”
(New York: Samuel Weiser, 1974).
Il Dott. Couè praticò la professione di chimico per circa trent’anni a Troyes, in
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Francia, sua città natale. Dopo aver studiato l’ipnosi, e fatto esperienza con essa,
elaborò una sua psicoterapia basata sull’autosuggestione. Nel 1910 aprì una
clinica privata a Nancy, dove trattò con successo migliaia di pazienti, affetti da
reumatismi, gravi cefalee, asma, paralisi agli arti, balbuzie, malattie tubercolari,
fibromi, ulcere... una sorprendente varietà di malattie.
Sosteneva di non essere mai stato l’artefice delle guarigioni: ma che in realtà
insegnava ai pazienti l’autoguarigione. Non esiste il minimo dubbio che le
guarigioni siano avvenute realmente (sono perfettamente documentate).
Ciononostante il metodo Couè è sparito praticamente del tutto dopo la morte di
Couè, avvenuta nel 1926. Se il suo fosse stato un metodo complicato, che solo
pochi specialisti avessero potuto imparare a praticarlo, forse oggi sarebbe famoso
e diffuso. Invece è un metodo semplice. Chiunque è in grado di impararlo. E la
sua essenza e incorporata nel Mind Control.
I due principi fondamentali sono:
1. Possiamo pensare soltanto ad una cosa per volta.
2. Quando ci concentriamo su di un pensiero, esso si trasforma in una realtà,
perché il nostro corpo lo converte in azione.
Pertanto, se volete attivare i processi auto-risanatori del corpo, quegli stessi
che potrebbero forse essere bloccati da pensieri negativi (consci o inconsci),
semplicemente ripetete per venti volte di seguito: “Ogni giorno, in ogni modo, io
sto meglio, meglio, meglio”. Fate questo due volte al giorno e starete praticando il
metodo Couè.
Poiché la mia ricerca ha dimostrato che il potere delle parole si intensifica
enormemente ai livelli meditativi, ho apportato alcuni adattamenti a tale metodo.
Ai livelli Alfa o Theta diciamo: “Ogni giorno, in ogni modo, io sto meglio, meglio,
meglio”; lo diciamo una sola volta durante la seduta di meditazione. Diciamo
anche (sempre seguendo i principi di Couè): “Pensieri e suggerimenti negativi
non avranno alcuna influenza su di me, a nessun livello della mente”.
Queste due affermazioni, da sole, hanno prodotto un numero impressionante
di risultati concreti. Di particolare interesse è l’esperienza di un soldato che
improvvisamente venne spedito in Vietnam senza che potesse frequentare oltre il
primo giorno il corso di Mind Control, che aveva appena iniziato. Però ricordava
il modo di meditare, e le due affermazioni.
Fu assegnato al reparto di un sergente alcolizzato, che scelse nel nuovo
arrivato la vittima su cui riversare le sue prepotenze. Di lì a poche settimane il
malcapitato cominciò ad essere svegliato di notte da forti crisi di tosse e poi di
asma, di cui non aveva mai sofferto prima. Un accurato esame medico accertò che
il suo stato di salute era ottimo; non si capiva quindi perché si sentisse sempre
più stanco, tanto da non riuscire più a compiere in modo soddisfacente il suo
lavoro, ed attirarsi così su di sé vessazioni sempre più pesanti da parte del
sergente.
Altri soldati del suo reparto si erano dati alla droga; egli invece si rifugiò nel
Mind Control ed in quelle due affermazioni. Per sua fortuna gli era possibile
meditare tre volte al giorno, ed oggi racconta: “Dopo tre giorni ero
completamente immune dal sergente. Eseguivo i suoi ordini, però nulla di quello
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che mi diceva mi poteva toccare; in una sola settimana smisi di tossire e l’asma se
ne andò”.
Se tutto questo me lo avesse raccontato un allievo che aveva terminato
normalmente il corso, ne sarei stato compiaciuto, come sempre mi sento quando
mi vengono riferite storie di successi; però, in questo caso, il fatto che questo mi
venisse raccontato da un allievo che aveva frequentato soltanto il primo giorno,
mi colpì profondamente. Disponiamo di alcune tecniche ben più potenti per
l’autoguarigione, che vi insegnerò nei prossimi capitoli. Quello che rende
particolarmente interessante il caso di questo soldato è che egli non sapeva nulla
di queste tecniche, ma solamente le due affermazioni che aveva imparato il
primo giorno.
Le parole possiedono una sorprendente potenza anche ai livelli mentali ancor
più profondi di quelli che utilizziamo nel Mind Control.
La signora Jean Mabrey, infermiera anestesista (e anche istruttrice del Mind
Control), dell’Oklahoma, applica queste conoscenze per aiutare i suoi pazienti.
Non appena questi sono in anestesia profonda, ella sussurra al loro orecchio
istruzioni che possono accelerare il recupero, ed in alcuni casi anche salvare loro
la vita.
Durante un’operazione, quando di solito ci si attendeva una abbondante
emorragia, il chirurgo si mostrò sorpreso: si aveva appena un filo di sangue. La
Mabrey aveva sussurrato al paziente, poco prima dell’incisione: “Dì al tuo corpo
di non sanguinare”; ed aveva poi ripetuto la stessa frase ogni dieci minuti circa
durante l’intervento.
Nel corso di un altro intervento, aveva sussurrato al paziente: “Quando ti
sveglierai, sentirai che tutti coloro che fanno parte della tua vita ti vogliono bene,
e che anche tu ti vuoi bene”. La paziente era una donna tesa, che si lagnava
continuamente, che sentiva anche il più piccolo fastidio come una cosa tremenda:
tale atteggiamento avrebbe potuto compromettere la sua guarigione. Più tardi,
quando si riprese dagli effetti dell’anestesia, le era comparsa sul volto una
espressione nuova; tre mesi più tardi il chirurgo confidò alla signora Mabrey che
quella paziente, una volta tanto ansiosa, era “trasformata”: era diventata una
persona rilassata, ottimista, che si riprese rapidamente dopo l’operazione.
L’opera della signora Mabrey illustra tre delle cose che insegnamo nel Mind
Control: primo, che le parole acquistano un potere speciale ai livelli mentali
profondi; secondo, che la mente esercita sul corpo un dominio molto più forte di
quanto si creda; terzo, che noi siamo sempre coscienti, in ogni momento (come
detto al capitolo 5).
Quanti sono i genitori che entrano di fretta nella cameretta del figlioletto che
dorme, danno una veloce sistematina alla coperta, e se ne escono, mentre invece
alcune parole positive ed affettuose sussurrate al bambino lo aiuterebbero a
sentirsi più sicuro e sereno per tutto il giorno seguente?
Sono talmente numerosi gli allievi del Mind Control che dichiarano di avere
riportato miglioramenti alla salute, talvolta ancor prima di aver terminato il
corso, che una volta mi accorsi che stavo pericolosamente vicino ad avere dei guai
con la classe medica della mia città natale. Alcuni allievi raccontavano al loro
medico che certi problemi di salute glieli avevamo risolti noi del Mind Control, ed
i medici presentarono un esposto al Procuratore Distrettuale.
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Questi svolse un’indagine, e accertò che non praticavamo medicina, come
temevano i medici. Per nostra fortuna non risulta illegale che il Mind Control
faccia bene alla salute; diversamente, oggigiorno non esisterebbe l’organizzazione
del Mind Control.
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CAPITOLO 9
IL POTERE DELL’IMMAGINAZIONE
La forza della volontà, prima di raggiungere l’obiettivo, deve vincere un nemico.
Si prova a fare la prepotente, oppure, come fanno i ruffiani, cerca un accordo se le
cose si fanno difficili. Esiste però un metodo un modo più dolce e più semplice
per scuotersi di dosso le cattive abitudini: l’immaginazione. L’immaginazione
punta direttamente sull’obiettivo e consegue il risultato voluto.
È per questo motivo che nei capitoli precedenti diedi tanta importanza alla
necessità che impariate la visualizzazione piena di realismo, praticata ai livelli
profondi della mente. Se stimolate l’immaginazione con gli strumenti della
fiducia, desiderio e aspettativa, e se la addestrate a visualizzare il suo obiettivo
fino al punto che lo vedete, sentite, udite, potete assaporarlo e toccarlo, allora
otterrete ciò che desiderate.
“Quando la volontà e l’immaginazione entrano in conflitto, vince sempre
l’immaginazione”, scrisse una volta Emile Couè.
Se pensate che avete il desiderio di smettere un’abitudine nociva, è probabile
che stiate mentendo a voi stessi. Se veramente voleste abbandonare
quell’abitudine, essa scomparirebbe da sola. Quello che voi dovete in realtà
desiderare, più che proprio perdere l’abitudine di per sé, è i benefici che otterrete
nel perderla. Una volta che avrete imparato a desiderare quei benefici, vi
troverete liberati dall’abitudine non più voluta.
Il pensare ad un’abitudine, e decidere razionalmente di abbandonarla, può
finire col legarvi ancor più strettamente ad essa. È un po’ la situazione di chi si
propone di addormentarsi: la stessa fermezza della decisione finisce col tenerlo
sveglio.
Vediamo ora qual’è il sistema affinché tutto questo lavori in vostro favore.
Come esempio, prenderemo le due abitudini che gli allievi del Mind Control
riescono a vincere meglio: il mangiare troppo ed il fumare.
Se volete perdere peso, il primo passo consiste nell’analizzare il problema a
livello esteriore. Il vostro problema ha le radici nel mangiare troppo, oppure nel
non fare esercizio fisico, oppure in tutte e due le cose insieme?
Può anche darsi che il problema non sia il mangiare troppo, ma una scelta
errata dei cibi. La risposta può essere semplicemente una dieta meglio adatta alle
vostre particolari esigenze. Il vostro medico può consigliarvi in proposito.
Perché desiderate dimagrire? Siete tanto grassi da compromettere la salute, o
semplicemente vi pare che se foste più snelli sareste più attraenti? Entrambi i
motivi costituiscono una buona ragione per desiderare di dimagrire; comunque è
necessario che sappiate in anticipo qual’è il beneficio che vi aspettate di ottenere
dalla riduzione di peso.
Se già mangiate i cibi adeguati in modica quantità, se fate quel tanto di
esercizio fisico che riuscite a fare entro limiti ragionevoli, e siete solo un po’
sovrappeso, il mio consiglio sarebbe (salvo diverso parere del medico) di restare
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come siete. Infatti, l’alternativa sarebbe, tutto sommato, un trascurabile
cambiamento ottenuto a prezzo eccessivo. Inoltre, avete probabilmente nella
vostra vita problemi più importanti e migliori occasioni per mettere in pratica il
Mind Control.
Se invece siete certi di voler veramente perdere peso, e ne avete validi motivi,
allora il primo passo consisterà nell’analizzare tutti i vantaggi che ne verranno;
non però benefici generici, del tipo “avrò un aspetto migliore”, ma vantaggi veri,
in grado di coinvolgere, se possibilie, tutti i sensi. Ad esempio:
Vista: Tirate fuori una vostra fotografia di quando eravate magro come vorreste
esserlo ora.
Tatto: Immaginate la piacevole sensazione di toccarvi le braccia, sentire i
muscoli lisci, e la pancia nuovamente magra.
Gusto: Immaginatevi il sapore degli alimenti che saranno la base della vostra
nuova dieta.
Olfatto: Immaginatevi il profumo di quei nuovi cibi.
Udito: Immaginatevi cosa diranno le persone che sono importanti per voi, nel
vedervi ritornati in perfetta forma!
I cinque sensi sono importanti, ma non sono tutto, per una visualizzazione
perfetta: anche le emozioni sono importanti.
Immaginatevi anche come vi sentirete euforico e sicuro di voi quando avrete
raggiunto il peso desiderato.
Ora, quando tutto questo l’avrete ben chiaro in mente, andate a livello. Create
lo schermo mentale e proiettatevi sopra la vostra immagine, così come siete ora.
Poi fatela sparire e fate comparire dalla sinistra (dal futuro) una vostra immagine
(potrebbe essere quella della vostra vecchia fotografia) di come volete essere, e di
come sarete dopo la dieta.
Mentre mentalmente contemplate quella nuova figura, immaginate, con tutti i
possibili dettagli, ciò che proverete quando sarete magro così. Come sarà quando
vi chinerete ad allacciarvi le scarpe? Come vi sentirete nel salire le scale? E
quando potrete di nuovo indossare abiti che avete dovuto mettere via perché
troppo stretti? Come starete in costume da bagno? Prendete tutto il tempo che vi
serve per visualizzare e vivere tutte queste sensazioni. Fate ricorso a tutti e cinque
i sensi, ad uno ad uno, come vi ho suggerito prima. Quale effetto produrrete su
voi stesso con l’avere realizzato il vostro obiettivo?
Ora rivedete mentalmente la vostra dieta, non solo quello che mangerete, ma
anche la quantità; scegliete degli spuntini da fare tra un pasto e l’altro, tipo carota
cruda, o mela, o simili; dite a voi stesso che questi sono gli unici cibi di cui il
vostro corpo ha necessità, e che pertanto non vi trasmetterà stimoli di fame per
ottenere altro.
Qui finisce la vostra sedutà di meditazione.
Ripetetela due volte al giorno.
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Notate bene che nella vostra meditazione non compare una sola immagine o
pensiero in merito ai cibi che non dovete mangiare. Infatti ne mangiate troppi
perché vi piacciono; ed il solo fatto di farveli venire in mente guiderebbe la vostra
immaginazione verso direzioni proibite...
Il giornale “Mercury News” di San Josè, in un articolo apparso il 13 Ottobre
1974, riporta le parole di Alexis Smith, attrice di Hollywood:
“Il pensiero positivo funziona a meraviglia per ridurre il peso. Non bisogna
pensare mai, neppure una sola volta, a ciò che si lascia; concentratevi invece su
quello che state ottenendo”. Spesso ella si sente dire che sembra più bella adesso
di come appariva nei suoi vecchi film della Warner Brothers, che vengono ora
trasmessi per televisione. Ed attribuisce gran parte del merito al Mind Control.
“La grande differenza tra ieri ed oggi - riferisce il giornale - è che oggi sono più
equilibrata e posseggo maggior controllo su me stessa".
Nel vostro programma per calare di peso, assicuratevi di scegliere un obiettivo
ragionevole quando stabilite il peso da raggiungere; altrimenti distruggerete la
credibilità del vostro progetto. Se pesate 25 chili di troppo, non potrete
pretendere di diventare una Audrey Hepburn o un Mark Spitz nell’arco di una
settimana. Una visualizzazione del genere vi porterebbe ben pochi benefici.
È possibile che nei primi giorni vi arrivino antichi messaggi corporei, tipo il
sapore delizioso di un pasticcino. In tal caso, quando, dati i vostri impegni
giornalieri, non vi è probabilmente possibile entrare in meditazione, respirate
profondamente, unite le tre dita, e ricordatevi mentalmente, con le stesse parole
che adoperate durante la meditazione, che nella dieta c’è tutto quello che
necessita al vostro corpo, e che non avvertirete alcuno stimolo di fame. Una
fugace occhiata ad una vostra vecchia fotografia che vi ritrae con l’aspetto che
vorreste riavere, vi sarà d’aiuto.
Man mano che progredite nel vostro Controllo della Mente, in questo campo
ed in altri, tutto il vostro stato mentale ne trarrà giovamento, e questo a sua volta
contribuirà a far funzionare in modo più appropriato il corpo; aggiungendo un
piccolo aiuto mentale, il corpo cercherà con maggior piacere il suo giusto peso.
Esistono numerose varianti che potete applicare a questa tecnica, e vi
potranno venire in mente durante la meditazione. Un operaio di Omaha, durante
una seduta di meditazione, si disse: “Sentirò il desiderio di mangiare solamente i
cibi giusti per il mio corpo”, e spontaneamente si accorse di desiderare solamente
insalate e succhi di vegetali, mentre perdeva interesse verso i cibi ricchi di calorie.
Risultato: perse 20 chili in quattro mesi.
Una donna di Ames (Jowa) impiegò la stessa tecnica. Qualche giorno dopo
andò a comperare delle ciambelle: tre per i figli e tre per i loro amichetti. “Mi
scordai assolutamente di comperarne anche una per me. Quasi mi misi a
piangere: Il Mind Control stava funzionando!”.
Un contadino di Mason City (Jowa) comprò un vestito da 150 dollari che gli
stava malissimo perché di taglia troppo piccola. Non riusciva a chiudere i
pantaloni, né ad abbottonarsi la giacca.
“Il commesso pensò che fossi scemo - disse - invece con la tecnica dello
Schermo Mentale persi 23 chili in quattro mesi. Adesso il vestito sembra fatto su
misura per me".
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Non tutti i risultati sono così spettacolari. Ed è ovvio che non tutti possano
esserlo. Tuttavia, Caroline De Sandre, di Denver, e Jim Williams, che dirige
l’attività del Mind Control nella zona del Colorado, avviarono un programma
sperimentale per dimostrare l’efficacia delle tecniche del Mind Control per chi
realmente desidera dimagrire.
Caroline organizzò un gruppo sperimentale di 25 diplomati del Mind Control,
che si sarebbero riuniti una volta alla settimana per tutto un mese. Fra i 15 che
assistettero regolarmente a tutte le riunioni, la perdita media di peso fu un po’
più di due chili e mezzo. Tutti calarono di peso!
Un mese dopo, Caroline intervistò nuovamente quei 15 del gruppo, e verificò
che 7 avevano continuato a perdere peso, mentre gli altri 8 avevano conservato il
peso raggiunto prima. Però nessuno era aumentato di peso!
Non solo risultò un’esperienza priva di sacrifici, ma addirittura gradevole;
calarono di peso senza morsi di fame o altri disagi, ed in più rinforzarono le
tecniche di Mind Control che avevano acquisito.
La diminuzione di peso fu pressapoco la stessa che avrebbero potuto ottenere
seguendo qualcune delle diete considerate le più efficaci. La stessa Caroline aveva
lavorato come istruttrice in uno di quei corsi per circa un anno e mezzo, ed era
anche Direttrice aggiunta nel settore dietetico dello Swedish Medical Center di
Denver, come esperta in nutrizione e controllo del peso.
Ella prevede di proseguire con quel progetto di lavoro di gruppo, ed anche di
organizzare analoghi gruppi per fumatori.
Il fumo è un vizio talmente nocivo che, se siete un fumatore, questo preciso
momento è il più opportuno perché cominciate a trasformarvi in un ex-fumatore.
Così come abbiamo fatto per dimagrire, cominceremo a piccoli passi per dare al
corpo il tempo necessario perché riceva dalla mente istruzioni completamente
nuove.
Non occorre ripassare a livello esteriore i motivi per cui vi conviene smettere di
fumare: quei lugubri motivi vi sono sufficientemente noti. Quello che vi serve è
un elenco di benefici che ben presto vi diventerà chiaro e tangibile al punto da
stimolare il desiderio di smettere il vizio. Avrete più vitalità; i sensi fisici saranno
più acuti, assaporerete la vita con più gusto. I benefici che otterrete li conoscete
meglio voi di me, che non ho mai fumato.
Andate a livello, e vedetevi sullo schermo mentale nel momento in cui
accendete la prima sigaretta della giornata. Visualizzate voi stesso, con calma, da
quel momento fino al termine di un’ora più tardi, mentre fate tutto quello che
fate normalmente, eccetto il fumare. Se, per esempio, l’ora è dalle 7.30 alle 8.30
del mattino, ripetete a voi stessi:
“Adesso sono, e continuerà ad esserlo, un ex-fumatore tra le 7.30 e le 8.30 del
mattino. Approfitto per essere un non-fumatore per quest’ora. E' facile, e mi ci
sto abituando”.
Continuate con quest’esercizio finché vi sentite realmente a vostro agio, a
livello esterno, con la vostra prima ora di libertà dalla schiavitù della sigaretta. A
questo punto procedete con l’ora successiva, poi con una terza, e così via. Fatelo
senza fretta, dato che il procedere con velocità eccessiva può condurvi a vivere
tutto questo come una punizione del corpo: e questo non è giusto, perché è stata
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la mente, e non il corpo, ad iniziare l’abitudine. Deve pertanto essere la mente a
portarvene fuori servendosi dell’immaginazione. Elenchiamo alcuni consigli per
accelerare il giorno della liberazione definitiva:
Cambiate spesso marca di sigaretta.
Durante le ore in cui non siete ancora un ex-fumatore, chiedete a voi stesso,
ogni volta che state per accendervi una sigaretta: “La desidero realmente questa
sigaretta?”. Vi sorprenderete per quante volte la risposta risulta negativa.
Aspettate finché il desiderio non sia reale.
Se, durante le ore liberate dal vizio, il vostro corpo interviene con un apparente
“necessità” di fumare, respirate profondamente, unite le tre dita, e, usando le
stesse parole impiegate nella meditazione, ricordate a voi stessi che continuerete
ad essere un ex-fumatore per tutta quell’ora.
Potete aggiungere altre tecniche a questo metodo di base per smettere di
fumare. Un uomo di Omaha, che si fumava un pacchetto e mezzo al giorno da
otto anni, visualizzò in Alfa tutte le sigarette che si era fumato nella sua vita (un
mucchio gigantesco!). Poi lo pose in un inceneritore e lo bruciò.
Poi immaginò tutto il mucchio di sigarette che avrebbe fumato in futuro se non
avesse smesso (un altro gigantesco mucchio), e pieno di allegria andò a bruciare
anche questo nell’inceneritore. Dopo che per tante volte, in passato, aveva smesso
di fumare, per poi ricominciare, questa volta smise di fumare per sempre dopo
una sola seduta di meditazione. Non soffrì di voglie, non si mise a mangiare
troppo, non ebbe disturbi collaterali.
Purtroppo non posso dire di avere registrato altrettanti successi con il fumo
come con la riduzione di peso. Tuttavia, mi risulta che il numero degli allievi che
hanno smesso di fumare, o che hanno ridotto il numero di sigarette fumate, è
abbastanza per esortare qualunque fumatore a mettere in azione il Mind Control
per vincere l’abitudine.
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CAPITOLO 10
USATE LA MENTE PER MIGLIORARE LA SALUTE
Io trascorro circa la metà del mio tempo viaggiando da un paese all’altro per
incontrarmi con gruppi di diplomati del Mind Control e tenere conferenze.
Nell’arco di un anno incontro non dico centinaia, ma parecchie migliaia di
persone che mi informano di autoguarigioni veramente meravigliose. Per questo
ormai sono per me cosa normale. Mi stupisco per un altro motivo, mi stupisco
per il fatto che non tutti si siano resi conto dell’immenso potere che la mente
esercita sul corpo. Sono molti quelli che pensano che la guarigione psichica sia
una cosa strana ed esoterica; invece, cosa ci potrebbe essere di più strano ed
esoterico delle potenti sostanze chimiche che si ingeriscono dietro prescrizione
medica, e che con i loro effetti collaterali spesso rappresentano una minaccia per
la salute? Nell’arco di tutta la mia esperienza di guarigioni psichiche, mai ho visto
o sentito dire di un qualche effetto collaterale dannoso.
La ricerca medica sta mettendo in luce, in maniera sempre più inquietante,
quanto sia profondamente radicato il rapporto tra la mente ed il corpo. Fra tutti
gli svariati tentativi di ricerca, diversi tra di loro ed apparentemente non collegati
tra di loro, emerge con forza un’affascinante coerenza nelle scoperte. La mente
risulta svolgere un ruolo misteriosamente potente.
Se il Mind Control fosse perfetto (ancora non lo è: continuiamo ad imparare)
io credo che noi tutti possederemmo sempre, in ogni momento della nostra vita,
un corpo perfetto. Tuttavia, è indiscutibile il fatto che se ne sappia già abbastanza
per poter rinforzare con la nostra mente le forze riparatrici del corpo, con
l’obiettivo di poter combattere con maggior successo le malattie. Già i metodi
semplici di Emile Couè furono efficaci; le tecniche del Mind Control, che
includono anche quelle di Couè, agiscono con efficacia ancor maggiore.
Ovviamente, quanto più riusciremo ad acquisire capacità di autoguarigione,
tanto meno avremo bisogno di cure mediche. Tuttavia, al punto in cui siamo nello
sviluppo del Mind Control, ed al grado raggiunto di dominio delle tecniche, è
ancora presto per poter mandare in pensione la classe medica. Quello che voi
“dovete” fare è consultarli, come fareste normalmente, e seguire le loro
prescrizioni. Quello che invece “potete” fare è stupirli con la velocità con cui vi
ristabilite. A lungo andare, non vedendovi più nei loro studi, si chiederanno che
ne è stato di voi.
Molti nostri diplomati ci informano che si servono del Mind Control in casi di
emergenza per ridurre le emorragie ed il dolore fisico. Un esempio: la moglie del
signor Donald Wildowsky era in viaggio nel Texas, per accompagnare il marito ad
un congresso. Secondo quanto riportò il giornale “Bulletin”, di Norwick,
Connecticut, ella cadde in una piscina provocandosi la rottura di un timpano.
“Eravamo a chilometri di distanza dalla città, e non volevo che mio marito
fosse costretto a partire nel mezzo del còngresso, a cui teneva tanto” - ella
dichiarò, secondo quanto riferisce il giornale - “Perciò andai a livello, misi la
mano sull’orecchio, mi concentrai sulla parte dolorante e dissi: Passato, andato
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via, sparito!”.
“L’emorragia si fermò di colpo ed il dolore cessò. Quando finalmente potei
farmi vedere da un medico, questi rimase senza parole per lo stupore”.
Per l’autoguarigione, occorre seguire sei passaggi abbastanza facili.
Il primo passo consiste nell’incominciare, a livello Beta, a sentire che ci si sta
trasformando in una persona capace di amore (e che pertanto sa anche
perdonare), ed a considerare l’amore come un fine a sé stesso.
Questo probabilmente richiederà una buona purificazione mentale (vedasi il
capitolo 8).
Secondo, andate a livello. Questo fatto, da solo, costituisce un passo
fondamentale verso l’autoguarigione, in virtù del fatto che, come già accennai in
precedenza, a questo livello si neutralizza il lavoro negativo della mente (tutti i
suoi sensi di colpa e le arrabbiature), ed il corpo è lasciato libero di fare ciò per
cui la natura l’ha concepito: risanarsi da solo. Potete, è ovvio, avere dentro di voi
sentimenti di colpa, o di rabbia, però abbiamo scoperto in modo inconfutabile
che tali sensazioni si provano solamente in Beta, e che tendono a scomparire man
mano che praticate il Mind Control.
Terzo, parlate mentalmente con voi stessi riguardo il primo passo; esprimete il
vostro desiderio di riuscire a realizzare una perfetta limpidezza mentale... a far
uso di parole positive, a pensare in modo positivo, a diventare una persona che
ama e perdona.
Quarto, analizzate mentalmente la malattia che vi turba. Usate lo schermo
mentale e vedete, e sentite, la malattia. Questo passaggio deve essere breve; lo
scopo è unicamente quello di concentrare l’energia curativa nell’esatto punto ove
serve.
Quinto, cancellate rapidamente quell’immagine della malattia e vivete la
sensazione che siete completamente guarito. Sentite la libertà e l’allegria che vi
procura il fatto di essere in perfetta salute. Trattenete quest’immagine,
soffermatevi ad osservarla, sfruttatela a fondo, create la sensazione che ve la
meritate, che in questo stato di perfetta salute vi trovate in completa armonia con
il volere della natura nei vostri confronti.
Sesto, rafforzate la vostra purificazione mentale ancora una volta, e terminate
dicendo a voi stesso: “Ogni giorno, in ogni modo, io sto meglio, meglio, meglio!”.
La mia esperienza mi dice che quindici minuti sono il tempo giusto.
Ripetete l’esercizio ogni volta che vi è possibile, non meno di una volta al
giorno. In questo non esiste un “troppo”.
Consentitemi una breve digressione. E' possibile che abbiate sentito dire che la
meditazione è un ottima cosa, ma che bisogna stare attenti a non restarne
affascinati fino al punto di esagerare nel praticarla. Questo, dicono, può condurre
ad isolarsi dal mondo e ad un insano accentramento della vostra attenzione su voi
stessi. Io non so se questo sia vero oppure no: si dice questo in relazione ad altre
discipline meditative, ma non per il Mind Control.
Noi mettiamo in risalto la nostra partecipazione al mondo, e non l’isolarsi da
esso; non miriamo al trascendere i problemi pratici, né ad ignorarli, ma piuttosto
ad affrontarli a testa alta per risolverli. E non è possibile esagerare in questo.
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Ritorniamo all’autoguarigione: il primo passo non avrà mai un punto finale.
Mettetelo in pratica in Beta, in Alfa, in Theta. Vivetelo. Se sentite che durante la
giornata vi sfugge, unite per un momento le tre dita e rinforzate l’idea in forma
istantanea.
Molti nostri centri del Mind Control pubblicano dei bollettini informativi per i
loro diplomati. Essi contengono testimonianze di allievi su quanto ha fatto per
loro il Mind Control. Sono innumerevoli le narrazioni di come hanno controllato
emicranie, asma, stanchezza e ipertensione arteriosa.
Ne riporto una, che ho scelto perché l’autore è un medico.
“Sin da quando avevo circa undici anni ho sofferto di emicranie. Sulle prime si trattava di
crisi saltuarie, ed ero in grado di controllarle; ma con la crescita la situazione peggiorò,
ed alla fine cominciai a soffrire di “emicranie a grappolo” che duravano tre o quattro
giorni, con solo un paio di giorni di intervallo tra un attacco e l’altro. Un’emicrania
veramente intensa è devastante... di solito prende un lato del viso e la testa. Ci si sente
come se gli occhi venissero cacciati fuori dalle orbite. E' come essere stretti da una
morsa, e lo stomaco si torce. Talora gli attacchi vengono alleviati con farmaci speciali, a
base di vasocostrittori, che si devono prendere all’inizio della crisi, quando il dolore è
ancora tollerabile. Se il dolore invece è già cresciuto oltre misura, non c’è più nulla che lo
allevia; non c’è altro da fare che aspettare che passi. Io ero giunto al punto di dover
prendere la medicina ogni quattro ore, ed anche così il sollievo era solo parziale.
Andai da uno specialista che mi fece un esame completo per accertare che non avessi
qualche anormalità fisica o neurologica. Mi prescrisse un trattamento che già stavo
praticando; i dolori continuarono.
Una delle mie pazienti era diplomata del Mind Control, e per circa un anno continuò a
suggerirmi di frequentare il corso con lei. La mia risposta era sempre stata che non
credevo a quelle stupidaggini. Alla fine, venne l’occasione in cui la visitai mentre ero al
quarto giorno di una mia crisi di emicrania, e dovevo avere un colorito verdognolo; tanto
che ella mi disse: “Non crede sia l’ora di fare il corso di Mind Control? La prossima
settimana comincia un nuovo corso.., perché non ci viene con me?”.
Mi iscrissi al corso, frequentai coscienziosamente tutte le sere, e con successo, perché
non ebbi un solo mal di testa per tutta la settimana. La settimana dopo aver frequentato
il corso, invece, mi svegliai con un terribile mal di testa: era l’occasione per verificare se
la mia programmazione dava risultati. Feci un ciclo di rilassamento e venni fuori.., il mal
di testa era scomparso... mi sentivo benone. Era un miracolo! Cinque minuti dopo mi
ritornò il mal di testa, ancora più intenso. Non mi diedi per vinto: feci un altro ciclo, ed il
dolore scomparve momentaneamente, per tornare poco dopo. Dovetti fare dieci cicli, ma
non mi diedi per vinto e non presi la medicina. Mi dissi che ci sarei riuscito, e finalmente
l’emicrania spari.
Per un certo periodo non ebbi più mal di testa, poi riapparve sporadicamente dopo
circa tre mesi, ma non ebbi bisogno di prendere neppure un’ aspirina. Da quando ho
fatto il corso di Mind Control non più preso una sola aspirina. Funziona davvero!”.
Riportiamo un altro caso, una suora di Detroit (Michigan), Barbara Burns. Ho
scelto questo caso perché Suor Barbara ha fatto un uso veramente ingegnoso del
suo meccanismo attivatore.
Aveva portato gli occhiali per ventisette anni a causa di una miopia con
astigmatismo. Man mano che la miopia peggiorava, doveva ricorrere a lenti
sempre più forti, e questo le riduceva l’acutezza visiva a distanza.
Ad un certo punto dovette passare agli occhiali bifocali. Infine, nel Luglio 1974,
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decise di ricorrere al Mind Control. In meditazione profonda diceva a sé stessa:
“Ogni volta che sbatterò le palpebre, gli occhi si metteranno a fuoco, come
l’obiettivo di una macchina fotografica”. Se lo ripeteva in ogni sessione di
meditazione, e dopo un paio di settimane poteva vedere senza occhiali; doveva
ancora usarli solo per leggere. Andò per un controllo dal Dott. Richard Wlodyga,
oculista (ed anche diplomato del Mind Control), che le diagnosticò una leggera
deformazione della cornea. Suor Barbara incluse nella sua meditazione anche la
correzione della cornea; due settimane dopo tornò dal Dott. Wlodyga per un altro
esame.
Proseguiamo il racconto del caso con il testo della dichiarazione trasmessaci
dal Dott. Wlodyga, su richiesta di Suor Barbara.
“Ho esaminato per la prima volta Suor Barbara il 20 Agosto 1974... La visitai ancora il 26
Agosto 1975. Non aveva portato occhiali per un anno...
La paziente presenta una riduzione di miopia manifesta al punto da non necessitare
più l’uso degli occhiali”.
E' chiaro che sia il Medico con l’emicrania, sia la Suora con la miopia non
soffrivano di quelle “malattie tremende” che siamo abituati a temere. Può il Mind
Control esserci di aiuto, se ci colpisse una di quelle malattie, oppure non resta
altro da fare che sottoporci alle cure del caso e aspettare che passi il tempo?
Proviamo a prendere in esame quella che è probabilmente la malattia più
temibile di tutte: il cancro.
Forse avete letto qualcosa sul lavoro svolto dal Dott. Carl Simonton, specialista
oncologo. Marilyn Ferguson descrive parte del suo lavoro nel suo recente libro
dal titolo “The Brain Revolution”, e, nel numero di Gennaio 1976 della rivista
“Prevention Magazine”, se ne parla nell’articolo intitolato “Mind over Cancer”,
scritto da Grace Halsell. Il Dott. Simonton, che si addestrò nelle tecniche del
Mind Control, ne ha efficacemente adattate alcune per il trattamento dei suoi
pazienti.
Quando dirigeva il reparto radioterapico della Base Travis dell’Air Force,
vicino a San Francisco, il Dott. Simonton studiò un fenomeno strano, anche se
noto a tutti: il caso di persone che, senza motivi apparenti dal punto di vista
medico, guariscono dal cancro.
Quei casi vengono definiti “remissioni spontanee”, e sono in percentuale
bassissima nelle statistiche sul cancro. Il ragionamento del Dott. Simonton fu
che, se si fosse potuto scoprire la causa ditali remissioni, allora si sarebbe anche
potuto studiare come provocare tale remissione.
Scoperse che quei pazienti avevano in comune qualcosa di importantissimo:
molti di loro erano persone positive, ottimiste, e decise. In un intervento che
tenne alla Convenzione del Mind Control organizzata a Boston nel 1974, disse:
“Il fattore emotivo più importante individuato dai ricercatori circa lo sviluppo del
cancro in generale, è una perdita grave verificatasi tra i sei ed i diciotto mesi prima che il
male venga diagnosticato.
Lo dimostrano svariati studi condotti a lungo termine da parte di ricercatori tra loro
indipendenti, su gruppi sperimentali... Osserviamo che non è solo la perdita in sé che
costituisce un fattore significativo, bensì il modo con cui il soggetto reagisce a detta
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perdita. La perdita deve essere talmente grave da provocare nel paziente un senso di
abbandono e sconforto persistente. Si direbbe che in tal modo la sua resistenza di fondo
si indebolisce, e questo consente al male di svilupparsi clinicamente”.
In un altro studio realizzato alla Travis Air Force Base, riportato dalla rivista
“Journal of Transpersonal Psychology” (vol.7, num. 1, 1975) il Dott Simonton
classificò le attitudini di 152 ammalati di cancro suddividendoli in cinque
categorie, che andavano da fortemente negativo a intensamente positivo. Poi
classificò le reazioni alla terapia da eccellente fino a insufficiente. Per 20 pazienti
i risultati del trattamento risultarono eccellenti, benché per 14 di essi le
condizioni fossero tanto gravi da prevedere meno del 50 per cento di possibilità
di sopravvivere per altri 5 anni. Quello che ribaltò la bilancia a loro favore fu
l’attitudine positiva. All’altro estremo della classifica, per i 22 che ebbero scarsi
risultati dalla terapia, nessuno di essi mostrò segni di attitudine positiva.
Ciononostante, alcuni dei pazienti più positivi, quando furono dimessi e
tornarono alla loro casa, ebbero un cambio di attitudine; “E constatammo che la
malattia si aggravò in proporzione”. Divenne chiaro che il ruolo predominante,
più che la gravità del male, l’aveva l’attitudine. L'Editore della rivista Journal cita
le seguenti parole del Dott. Elmer Green, della Fondazione Menninger:
“Carl e Stephanie Simonton... stanno ottenendo risultati notevoli nel controllo
del cancro mediante l’accoppiamento della visualizzazione guidata alla
regolazione della fisiologia, con la radiologia tradizionale”.
Nel suo discorso che pronunciò a Boston il Dott. Simonton citò le parole
pronunciate nel 1959 dal Dott. Eugene Pendergrass, Presidente dell’American
Cancer Society:
“Esistono alcune prove che il progredire della malattia in generale viene
influenzato da tensioni emotive; nutro la sincera speranza che possiamo
estendere il campo delle nostre ricerche fino ad includere la ben fondata ipotesi
che dentro la nostra mente esiste un potere capace di esercitare forze in grado di
accelerare o inibire il progresso di questa malattia”.
Oggi il Dott Simonton è Direttore Medico del Cancer Counseling and Research
Center di Forth Worth, dove assieme alla collega Stephanie Mathews-Simonton
insegna ai suoi pazienti come partecipare mentalmente alla terapia.
“Vedete, ho iniziato questo lavoro basandomi sull’idea che l’attitudine del
paziente aveva un ruolo importante nella risposta a qualsiasi forma di terapia, e
poteva influire sul decorso della malattia. Esplorando tale intuizione, mi resi
conto che i concetti del Mind Control (biofeedback e meditazione) mi fornivano
gli strumenti adatti per insegnare ai pazienti ad interagire e partecipare al
proprio processo curativo. Posso dichiarare che questo, senza alcun dubbio, è lo
strumento più potente che esista in grado di fornire l’aiuto emotivo che serve al
paziente”.
Uno dei primi passi che il Dott. Simonton compie nell’istruire i suoi pazienti
consiste nello scacciare la paura. Quando inizia l’istruzione “Ci rendiamo conto
che il cancro è un normale processo che ha luogo in tutti noi; che dentro ognuno
di noi esistono cellule cancerose che danno luogo a degenerazioni maligne. Però il
corpo le riconosce e le distrugge, al pari di qualsiasi altra proteina estranea... Non
si tratta solo di eliminare le cellule estranee, dato che sviluppiamo quel tipo di
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cellule continuamente. Si tratta di fare in modo che il corpo continui a vincere la
sua eterna battaglia ed abbia il controllo dei suoi processi naturali”.
La Dottoressa Simonton disse in un suo discorso:
“La maggior parte della gente immagina il cancro come una cosa orrida, maligna,
traditrice, che si insinua di soppiatto, possiede una forza tremenda, ed una volta che si è
messo in moto non c’è più nulla che lo ferma. In realtà invece la cellula cancerosa non è
altro che una cellula normale che è impazzita... è una cellula estremamente torpida: si
riproduce con tale rapidità che spesso esaurisce le proprie risorse e si consuma. E'
debole; se la si taglia, o le si sparano radiazioni, o la si tratta con chemioterapia, si
ammala e non riesce a riprendersi. Muore.
Confrontatela ora con una cellula sana. Sappiamo che se il tessuto è sano potete
tagliarvi un dito, ed anche se non fate altro che bendarlo, il dito guarirà da solo.
Sappiamo che i tessuti sani guariscono da soli.., non divorano le proprie risorse. Così
stando le cose, fate caso alle immagini mentali che abbiamo in proposito. Risulta
evidente la forza che trasmettiamO alla malattia attraverso le nostre paure e le immagini
mentali caricate con il nostro terrore”.
Riguardo le tecniche di rilassamento e visualizzazione che essi impiegano
associate con la cobaltoterapia, la Dott.ssa Simonton disse:
“E' probabile che lo strumento più potente che possediamo sia la tecnica delle immagini
mentali. Ai pazienti che iniziano la terapia chiediamo tre cose fondamentali. Chiediamo
loro di visualizzare la malattia, di visualizzare la cura, e di visualizzare il meccanismo
immunitario del loro corpo.
Nelle nostre riunioni di gruppo parliamo di immaginare ciò che desideriamo che
avvenga, prima di essere convinti che succederà.
Sembra sia importante immaginare in questo modo.
Una delle cose essenziali, di cui parliamo, è la meditazione. Con quale frequenza
medidate? Cosa fate durante la vostra meditazione?”.
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CAPITOLO 11
UN ESERCIZIO INTIMO PER GLI INNAMORATI
Nella sua esposizione al congresso del Mind Control la Dottoressa Simonton
parlò delle tante tensioni che accumuliamo nel corso della vita, e che, se non le
affrontiamo adeguatamente, possono portare ad ammalarci.
“E' assai raro che i nostri pazienti abbiano un matrimono felice - disse quando un nostro paziente ha la fortuna di un buon matrimonio, questo
costituisce uno strumento meraviglioso con cui lavorare, ed una delle ragioni più
importanti per tenere viva la loro voglia di vivere".
Cos’è che rende felice un matrimonio? Non possiedo tutte le risposte su
quest’argomento; il mio matrimonio con mia moglie Paula è straordinariamente
buono... è stato ricco e interessante per trentasei anni, tuttavia non conosco
esattamente il motivo che lo ha reso ben riuscito. Chissà che il fatto stesso di non
saperne dare una motivazione razionale, non sia parte dei motivi che lo rendono
solido. Vi dico questo perché sia chiaro che non possiedo esperienza diretta e
personale di matrimoni infelici; di conseguenza non mi considero un esperto su
come si fa a rattoppare un matrimonio (e se sia il caso o meno di rattopparlo)
qualora sopravvenissero serie difficoltà.
Tuttavia conosco alcuni metodi per arricchire e rendere migliore un
matrimonio, quando sia il marito che la moglie lo desiderano.
Ora magari vi aspettate che cominci a parlare di sesso, dato che molti sono
convinti che esso sia la base di un buon matrimonio. Io invece credo che un buon
rapporto sessuale sia piuttosto la conseguenza di un buon matrimonio; ma di
questo parlerò più avanti.
Credo invece che la miglior base per un matrimonio sia l’intimità; ma non un
intimità che invada lo spazio strettamente personale del partner; piuttosto quella
che nasce dalla comprensione ed accettazione profonda dell’altro.
Sono sul punto di suggerirvi qualcosa di piuttosto strano; pertanto è
opportuno che prima vi spieghi alcuni antefatti.
Abbiamo già accennato all’atmosfera di armonia gioiosa che si avverte nel
finale del corso di Mind Control. Ma accade anche qualcos’altro. È qualcosa di più
sottile, ma lo si avverte chiaramente. Gli allievi che stanno per diplomarsi
provano la sensazione di essere profondamente legati l’uno all’altro. Vennero al
corso come degli estranei i cui cammini non si sarebbero probabilmente mai
incrociati, e presto si separeranno di nuovo e se ne andranno ognuno per la
propria strada. Tuttavia questa sensazione di intesa reciproca resterà, e si
risveglierà facilmente nel caso dovessero incontrarsi di nuovo.
Si ritiene che questo provenga dal fatto di aver vissuto insieme un’esperienza
profonda, di quelle che si vivono una sola volta nella vita. E' la stessa sensazione
che provano i soldati dopo che hanno vissuto insieme una intensa esperienza di
guerra. Potrebbe anche sentirla un gruppo di persone che siano rimaste per un
intero pomeriggio intrappolate in un ascensore guasto.
Questa è solo una parte della spiegazione, e forse neppure la più importante.
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E' la spiegazione che di solito si dà perché è la più ovvia. Succede anche
qualcos’altro, che cercherò di spiegare.
Durante la meditazione di gruppo, intensa e prolungata, si stabiliscono dei
contatti; le menti diventano sensibili e ricettive, aperte al soave contatto di altre
menti attraverso canali che in circostanze normali si formano solamente tra
persone che hanno trascorso insieme tutta una vita. La maggior parte delle
intimità fugaci sono superficiali e false, e ci lasciano una sensazione quasi di
disagio. Il ricordo dell’esperienza è di breve durata. Ciò non succede nel caso di
questa esperienza, poiché avviene ad un livello psichico profondo, ove permane
nel tempo.
Poiché non è una sensazione netta, bensì piuttosto sottile e confusa, non
sorprendetevi se non ne sentite parlare da qualcuno di vostra conoscenza che
abbia frequentato il corso; se provate a farne cenno, è probabile che vi risponda:
“Ah, sì: l’abbiamo sentito tutti. E' stato bellissimo!”.
Questo possiamo chiamarlo un sottoprodotto del Mind Control. Infatti il corso
non è stato strutturato per produrre queste sensazioni.
Tuttavia (e questo è la cosa strana di cui ho accennato prima), se siete una
coppia, potete utilizzare quello che già sapete a questo punto del Mind Control
per creare, in modo deliberato, una bella intimità, che in altre circostanze
potreste provare solo dopo molti anni di vita in comune. Il risultato sarà ben più
intenso e profondo di quello che provano gli allievi durante il corso.
Ecco quello che si deve fare:
1 - Scegliete mentalmente un luogo ove entrambi i partners si sentono ben a
loro agio e rilassati. Potrebbe essere una località dove avete trascorso insieme
delle vacanze, qualsiasi posto che evochi il ricordo di momenti particolarmente
piacevoli condivisi da entrambi. Può anche essere un posto dove nessuno dei due
è mai stato... lo potete creare insieme. Mai scegliere un posto dove ci sia stato uno
solo dei due: ne sarebbe turbata la simmetria dell’esperienza e diminuita la
sensazione di comunione.
2 - Sedetevi ben comodi, vicini, uno di fronte all’altro.
Rilassatevi e chiudete gli occhi.
3 - Uno dei due dirà all’altro qualcosa come:
“Conterò da dieci a uno; ad ogni numero sentirai che entri sempre più
profondamente in un piacevole livello meditativo.
Dieci... Nove.., vai più profondo... Otto... Sette... Sei... più e più profondo...
Cinque... Quattro... sempre più profondo... Tre... Due... Uno.
Ora sei rilassato, in un livello mentale gradevole e profondo. Con il tuo aiuto, ti
incontrerò a quel livello”.
4 - L’altra persona dirà:
“Conterò da dieci a uno: ad ogni numero andremo insieme in un livello
mentale più profondo. Dieci... Nove.., sentiti entrare ancor più profondo insieme
a me... Otto... Sette... Sei... insieme, più e più profondo... Cinque... Quattro...
ancor più profondo, e più vicini... Tre... Due... Uno. Ora siamo entrambi rilassati,
ad un piacevole livello della mente. Andiamo insieme ancora più profondo”.
5 - La prima persona dirà:
“Molto bene, ora andiamo più profondo, insieme. Andiamo a trasferirci
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insieme nel nostro luogo di rilassamento. Più lo riviviamo, più andiamo
profondo. Osserva il cielo...”.
6 - “Sì... è sereno, con qualche nuvola alla deriva...(ognuno di voi descriverà,
con calma e spontaneamente, la scena come gli si presenta alla mente, e che
stanno vivendo insieme: la temperatura, i colori, i suoni, ogni particolare
piacevole).
7 - Quando avrete tutti e due raggiunto un livello mentale ben profondo (non
abbiate fretta), e starete vivendo appieno il vostro luogo di rilassamento, uno dei
due dirà all’altro:
“Ciò che io desidero di più nella vita è farti felice, e solo così potrò essere felice
insieme a te”.
8 - L’altro dirà:
“Ciò che anch’io più desidero è farti felice, e solo dopo aver ottenuto questo
penserò alla mia felicità”.
9 - Lasciate passare del tempo (lungo quanto volete) di comunione silenziosa, e
poi risvegliatevi. Per alcuni l’esperienza risulta ancor più intensa se si guardano
negli occhi, tenendo la vista sfocata. Chi è esperto in meditazione può stare in
Alfa, o in Theta, con gli occhi aperti non a fuoco. Se però non vi sentite a vostro
agio, non sforzatevi a farlo.
Questo risulterà un’esperienza molto più intensa di quanto vi possiate
immaginare nel leggerlo solamente. E ve ne convincerete la prima volta che
provate a metterla in pratica; con qualche variante che potrete inventare voi
stessi, è probabile che questa esperienza diventi parte permanente della vostra
vita di coppia. Alcune parole di prudenza: la bellezza di quest’esperienza andrà
del tutto persa se non la si usa nel giusto modo. Se una delle due persone non ne
comprende lo scopo, oppure non è del tutto d’accordo sui suoi enunciati, la
comunione intima che viene da tutto questo potrebbe risultare quasi sgradevole.
Raccomando questa esperienza solamente a coppie che sono alla ricerca di una
relazione più profonda, piena e duratura.
Ognuno di noi possiede un’aura, che alcune persone sono in grado di percepire
come un campo di energia vagamente visibile che avvolge il corpo. Possiamo
imparare a percepire quest’aura. Molti diplomati, tra le facoltà che acquisiscono
in seguito al corso, ci informano di essere in grado di percepire l’aura di altre
persone. E che ognuna è personalizzata, come le impronte digitali.Quando due
persone entrano in contatto fisico, i loro campi di energia si sovrappongono.
Forma, intensità, colore e vibrazioni risultano modificati.
Questo succede nei teatri e negli autobus affollati, ed anche nei letti dove
dormono due persone. Più il contatto è frequente, più resta permanente la
modificazione dell’aura.
Nel caso di marito e moglie, questa modificazione è buona, poiché tendono a
diventare complementari. Una separazione fisica prolungata inverte il processo, e
questo, è inutile dirlo, non giova a rafforzare il vincolo del matrimonio.
La vicinanza fisica è essenziale. Io raccomando il letto matrimoniale.
Ora invece parliamo di sesso: il sesso non è un’esperienza: è una gamma
completa di possibilità. Non sto parlando di tecniche o di posizioni; mi riferisco
ad esperienze: qualità di esperienze a diverse profondità e intensità. Esiste una
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gamma di possibilità tanto vasta, come quella che esiste tra l’ebbrezza e la gioia
duratura.
Parecchie coppie consultano manuali di sesso, con ogni tipo di istruzione; e,
migliorando la tecnica di accoppiamento, sono convinti di vivere una buona
relazione di coppia. Il decidere lucidamente ogni singolo passo, che conduce al
passo successivo, tiene viva quella che potremmo definire una esperienza intensa,
al livello superficiale e cosciente del Beta.
Invece è più importante lasciarsi andare durante l’esperienza, con la mente
rilassata, fino ad un livello meditativo.
Trasformarsi in una persona psichicamente sensitiva può arricchire
immensamente un matrimonio. Anche senza uno specifico addestramento, i
matrimoni felici e duraturi possono portare al risultato di una profonda
comprensione psichica tra la coppia. Perché aspettare?
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CAPITOLO 12
TUTTI POSSIAMO PRATICARE L’ESP
E' una cosa reale l’ESP? Al giorno d’oggi tutta la gente informata concorda
nell’ammetterlo. E' stato ampiamente dimostrato, con dovizia di prove, che ci è
possibile percepire informazioni per mezzo di qualcosa di diverso dai cinque
sensi fisici. Informazioni che riguardano il passato, il presente, o il futuro; che
possono provenire da vicino o da lontano. Né il tempo, né lo spazio, né la gabbia
di Faraday, costituiscono una barriera per qualsiasi facoltà “extrasensoriale” che
operi nell’ESP.
La sigla ESP rappresenta le iniziali delle parole Extra Sensory Perception =
Percezione Extra Sensoriale. A me tale definizione non piace. Extrasensoriale
significa qualcosa di esterno, al di fuori dell’apparato sensoriale. E questo sembra
voler negare che esista un altro apparato sensoriale in aggiunta ai cinque sensi
fisici; invece è ovvio che ne esiste un altro, dal momento che percepiamo
informazioni senza servirci dei sensi che ben conosciamo. Non vi è dunque nulla
di Extrasensoriale nell’ESP. Veniamo alla parola “Percezione”. Tale definizione è
appropriata per il tipo di esperimenti condotti dal Prof. J.B. Rhine alla Duke
University, dove i soggetti percettori individuavano quale carta, delle speciali
carte usate (le carte “Zener”), era stata sorteggiata, con una frequenza di risposte
esatte talmente alta da eliminare pressoché del tutto la possibilità che si trattasse
di una coincidenza. Però, nel Mind Control, non ci limitiamo a percepire;
addirittura “proiettiamo” la nostra coscienza là dove si trova l’informazione
cercata. La parola Percezione risulta un termine troppo passivo per quello che
facciamo. Di conseguenza, nel Mind Control parliamo di “Proiezione Effettiva
Sensoriale”. Le iniziali sono le stesse, e questo sta bene, dal momento che
includiamo tutto quello che generalmente si intende con ESP, ed altro in più.
Per sperimentare l’ESP gli allievi del Mind Control non si sottopongono agli
esperimenti di individuare la carta esatta. Tali prove servono a scoprire se una
persona è uno psichico. Noi già sappiamo che tutti lo sono, perciò ci proponiamo
un obiettivo più grandioso: addestrarli ad operare a livello psichico nella vita di
tutti i giorni, ed in modi talmente eccitanti da vivere una specie di “esaltazione”
spirituale, intensa al punto che la loro vita non è più quella di prima. E questo è il
risultato che si conquista al termine di una quarantina di ore di lezioni ed
esercizi.
Addestriamo le persone in modo ormai sistematico, e con risultato garantito, a
funzionare psichicamente, e lo abbiamo già fatto alla data odierna con più di
mezzo milione di allievi.
Quando sarete padroni di tutte le tecniche che vi abbiamo finora presentato in
questo libro, sarete già molto vicini al praticare l’ESP. Sarete capaci di entrare in
livelli mentali profondi e rimanervi del tutto coscienti, e potrete visualizzare cose
e avvenimenti quasi con la stessa pienezza della realtà che ci viene trasmessa dai
cinque sensi fisici.
Nel corso di Mind Control gli allievi sono vicini a funzionare psichicamente
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verso la fine del secondo giorno; al terzo giorno operano a questo livello senza
problemi, per proiettare la loro coscienza oltre il corpo fisico.
Cominciano con un semplice esercizio di immaginazione visiva. In uno stato di
profonda meditazione si proiettano di fronte alla loro casa “immaginando” di
essere lì. Annotano accuratamente, tutto ciò che vedono prima di entrare dalla
porta principale, ed andarsi a piazzare al centro della stanza di soggiorno rivolti
verso la parete sud. Osservano l’abitazione di notte, con le luci accese, poi alla
luce del giorno, con i raggi del sole che entrano dalle finestre, e studiano tutti i
dettagli che riescono a ricordare. Poi toccano la parete sud, ed entrano dentro la
parete stessa.
Questo può sembrare strampalato, invece risulta perfettamente naturale per
quelli che hanno praticato un allenamento intensivo nel campo della
visualizzazione.
All’interno della parete vengono a trovarsi in una situazione in cui non sono
mai stati prima, cosicché "esaminano" quel loro nuovo ambiente studiandone la
luce, gli odori, la temperatura, e ne provano la solidità bussando alla parete.
Quando sono nuovamente fuori dalla parete, piazzati di fronte ad essa, ne
cambiano il colore: nera, rossa, verde, blu,
viola, poi la fanno ritornare al colore originale. Poi sollevano una sedia (che alla
dimensione di immaginazione non pesa affatto), e la studiano in contrasto con la
parete, cambiandone ancora il colore. Ripetono lo stesso procedimento con
un’anguria, un limone, un’arancia, tre banane, tre carote, ed un cespo di lattuga.
Quando questa fase è completata, è stato compiuto il primo importante passo
per spingere in secondo piano la mente logica e trasferire al primo posto la mente
immaginativa, nella quale stanno le leve di comando. Nel genere di esercizio che
vi sto descrivendo, la mente logica dice all’allievo:
“No, non dirmi che stai davvero dentro una parete, o in qualche altro posto
assurdo. Tu “sai” che questo non è possibile; sei seduto qui!”.
Invece la mente immaginativa, resa forte da una serie di esercizi di
visualizzazione, ormai è in grado di ignorare quella protesta. A mano a mano che
l’immaginazione si fa più forte, succede la medesima cosa ai nostri poteri psichici.
Infatti è la mente immaginativa quella che li contiene.
Nel corso della lezione successiva gli allievi si proiettano mentalmente
nell’interno di cubi o cilindri di metallo (acciaio, rame, ottone, e piombo), dove,
come fecero nel muro, esaminano la luce, l’odore, il colore, la temperatura e la
solidità, il tutto ad un ritmo abbastanza accelerato da evitare che la logica abbia il
tempo di interferire.
Gli allievi avanzano gradualmente da situazioni semplici a strutture più
complesse della materia, e cominciano le loro proiezioni all’interno della materia
animata, iniziando con un albero da frutta. Esaminano l’albero sul loro schermo
mentale nello scorrere delle quattro stagioni, sullo sfondo di una sequenza di
colori; poi si proiettano all’interno delle foglie e dei frutti.
Ora siamo ad un gigantesco passo in avanti: la proiezione all’interno di un
animale domestico. Gli allievi hanno avuto un tale successo nelle prove
precedenti, che a pochissimi viene in mente la domanda: “Ma questo, posso farlo
veramente?”. Del tutto sicuri di sé, studiano l’animale dal punto di vista esterno,
proiettandolo sullo sfondo del loro schermo mentale, mentre cambiano il colore
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dello sfondo; poi, con la stessa sicurezza, entrano mentalmente nel cranio e nel
vivo cervello. Dopo un certo tempo per abituarsi a trovarsi all’interno del cranio
dell’animale, riemergono per esaminarlo nuovamente dall’esterno. Poi si
concentrano sul torace; vi penetrano dentro, ad esaminare la cassa toracica, la
spina dorsale, il cuore, i polmoni, il fegato; poi di nuovo fuori, provvisti ormai di
punti di riferimento che saranno utili per il giorno che probabilmente sarà il più
sorprendente della loro vita: il quarto giorno, quando opereranno su persone
umane. Prima però sono ancora necessari alcuni passi preparatori.
Ad un livello meditativo particolarmente profondo, talora ben addentro nel
Theta, Gli allievi del Mind Control (che ora possiedono l’immaginazione ben
addestrata) si costruiscono un laboratorio, di dimensioni, forma, colori a loro
gusto. Questo laboratorio conterrà un tavolo da lavoro, una sedia, un orologio, un
calendario che può indicare qualsiasi data, passata, presente, o futura, ed anche
alcuni archivi di informazioni. Finora non c’è nulla di insolito.
Per poter comprendere meglio il passo successivo, è necessario mettere in
evidenza quanto siano distanti tra di loro il nostro apparato psichico del
linguaggio e della logica, e l’altro, che pure possediamo, delle immagini e dei
simboli. Sottolineo questo aspetto perché il passo successivo consiste
nell’equipaggiare il laboratorio con “strumenti” per correggere alla dimensione
psichica le anomalie che verranno percepite negli esseri umani esaminati il
giorno successivo. Molti di questi strumenti non assomigliano affatto a quelli che
vi è forse capitato di notare in un laboratorio reale. Si tratta di simboli altamente
strumentali... o, se lo preferite, di strumenti simbolici.
Immaginate un setaccio per filtrare le impurità del sangue; una delicata
spazzola per spazzolare via una polvere bianca (che rappresenta le incrostazioni
depositate nelle giunture in caso di artrite); lozioni o sciroppi per guarigioni
veloci; docce per lavare sentimenti di colpa; un impianto hi-fi con speciali
musiche per calmare crisi di ansia, ecc. Ogni allievo si costruisce il suo proprio
armamentario: mai che ce ne siano due uguali. Provengono dal luogo ove tutto è
possibile, quello dei livelli mentali profondi; ed un gran numero di diplomati
arriverà a rendersi conto che il lavoro che compie con quegli strumenti ha una
conseguenza in quello che chiamiamo il mondo oggettivo.
Mentre l’allievo opera con quegli strumenti, può venirsi a trovare ad avere
bisogno di qualche consiglio che lo aiuti in momenti di confusione... gli
servirebbe una “dolce vocina interiore” che lo guidi. Però per l’alunno del Mind
Control non si tratta di una vocina, ma di una voce forte e decisa, e non una sola,
addirittura due.
Evoca nel suo laboratorio due consiglieri, uno maschile ed uno femminile.
Prima di iniziare la seduta di meditazione gli si dirà di farlo, ed egli, come la
maggior parte degli allievi, si sarà già fatto in anticipo un’idea abbastanza precisa
di chi sono le persone che desidera avere come consiglieri. Invece ben di rado il
suo desiderio si realizza; non per questo ne rimane però deluso.
Un allievo aveva desiderato intensamente di potersi trovare come consigliere
Albert Einstein; invece si ritrovò un ornino con la faccia dipinta da pagliaccio, con
una pallina da ping-pong rosa al posto del naso, ed il colletto a padella tutto
pieghettato. Eppure l’ornino si rivelò una fonte di ottimi consigli pratici.
Un altro studente, Sam Merril, scrisse un articolo dedicato al Mind Control sul
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New Times (pubblicato nell’edizione del 2 Maggio 1975); egli evocò due persone
fin troppo reali come consiglieri; anche se il loro comportamento si rivelò ben
diverso dalla loro vera personalità.
Nel suo laboratorio, che era il sommergibile atomico Nautilus, scrive Merril,
“Dalla camera di decompressione venne fuori un omino con pantaloni a sbuffo e
camicia di seta. Era snello, calvo, gentile, con occhi dolci nelle occhiaie incavate.
Il mio consigliere era William Shakespeare. “Hallo” - gli dissi - ma non mi
rispose.
…Una voce metallica annunciò che stavamo per giungere a terra; William ed io
saltammo da una passerella su una spiaggia deserta...
Sulla spiaggia incontrai il mio secondo consigliere: era Sophia Loren. Era
appena tornata da una nuotata e la sua maglietta di cotone aderiva
voluttuosamente alle bellezze del corpo. Anche lei sulle prime mi ignorò, ma si
dimostrò invece assai felice di incontrare Shakespeare. I due si strinsero la mano,
poi si lasciarono cadere sulla spiaggia, e cominciarono ad agitarsi, a sussultare,
emettere gemiti, gridolini...”.
Il giorno dopo, quando venne il momento di lavorare seriamente su persone
malate, “l’orientologo” del sig. Merril gli diede il nome di una donna di 62 anni,
residente in Florida. I due consiglieri sembrarono più interessati l’uno dell’altro
che della donna; la osservarono divertiti e si allontanarono per dedicarsi a
tutt’altre cose.
I due consiglieri se n’erano andati senza dare alcun aiuto? No:…“L’addome
della donna era come scomparso; al suo posto c'era un intestino percorso da
trame rosee, che lampeggiava vivido come una lampada al neon”. L’orientologo
gli rivelò poi che la donna era ricoverata in ospedale con una grave
infiammazione intestinale: diverticolite.
I consiglieri possono diventare ben reali per i diplomati del Mind Control. Ma
chi sono? Non lo sappiamo con certezza. Forse una manifestazione
dell’immaginazione archetipa, forse la personificazione di una voce interiore,
talvolta qualcosa di più. Ciò che sappiamo è che una volta incontrati i nostri
consiglieri, quando avremo imparato ad operare assieme a loro, si crea un magico
legame e la collaborazione diventa un valore inestimabile.
Oltre quattro secoli prima di Cristo il filosofo greco Socrate aveva un
consigliere, il quale, a differenza dei nostri consiglieri del Mind Control, invece di
consigli si limitava a dargli degli avvertimenti. Come narra Platone, Socrate
dichiarò: “Fin dall’infanzia sono stato assistito da un personaggio semidivino, la
cui voce, di tanto in tanto, mi dissuadeva da qualche azione; però non mi ha mai
detto quello che dovevo fare”.
Un altro scrittore, Senofonte, attribuisce a Socrate le seguenti parole: “E finora
non ha mai sbagliato”.
Come vedrete tra poco, il diplomato del Mind Control, che si trasferisce
mentalmente nel suo laboratorio, e si affida fiducioso alla guida dei consiglieri, è
una persona che dispone di un potere immenso per fare del bene a sé e ad altre
persone. In questa fase dell’ addestramento del Mind Control questo lo si
comprende, tuttavia non lo si è ancora sperimentato.
Il giorno dopo l’aria quasi vibra per ciò che ci si aspetta.
Lo avvertono anche coloro che ripetono il corso per un ripasso delle tecniche.
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Fino a quel momento, tutto quello che l’allievo ha sperimentato lo ha vissuto solo
lui, nell’intimità della sua mente. Ora invece è giunto il momento in cui lo
metterà in pratica, in un modo che tutti gli altri potranno constatare.
Prima di questo, è ancora necessario completare due esercizi: sono entrambi
esami mentali del corpo di una persona amica, secondo una procedura molto
simile a quella usata per l’esame del corpo di un animale domestico; questa volta
però con un obiettivo molto più pratico. Una volta terminato anche questo studio,
gli allievi si combinano a due a due.
Della coppia, uno riceve il nome di “psicorientologo”, e l’altro “operatore
psichico” (“Psicorientologo” deriva da “Psicorientologia”, parola che io stesso ho
coniato per definire tutto quello che facciamo nel Mind Control: significa
semplicemente orientare la mente).
Lo psicorientologo scrive su un foglio il nome di una persona che conosce,
l’età, l’indirizzo, e la descrizione di qualche serio problema di salute che affligge
quella persona. L’operatore psichico, assistito dall’orientologo, entra a livello,
forse per la prima volta alquanto dubbioso (ma che sarà anche l’ultima), su quello
che dovrà fare.
Quando è pronto (a livello, nel suo laboratorio, con i consiglieri accanto a lui),
fa un segnale e lo psicorientologo gli dice nome, età, sesso ed indirizzo della
persone il cui nome è scritto sul biglietto. Il lavoro dell’operatore psichico
consiste nello scoprire ciò che affligge quella persona, che egli non ha mai
conosciuto, né mai sentito nominare prima. Esamina il corpo di quella persona,
dentro e fuori, in modo sistematico, come la sua immaginazione è stata
addestrata a fare, consultando i consiglieri se gli sembra il caso, e magari
“parlando” alla persona stessa che esamina.
Lo psicorientologo lo assiste, lo sollecita ad andare avanti nell’esame, lo invita
a seguitare a parlare, “come se stesse inventando”. Chi assistesse ad uno di quegli
esperimenti, udrebbe cose di questo tipo (quanto segue è la descrizione di un caso
reale):
Psicorientologo: “Il nome della persona è John Summers. Ha quarant’anni, e
vive ad Elkhart, Indiana. Uno... due... tre... John Summers, di Elkhart, Indiana, è
ora sul tuo schermo mentale. Percepiscilo, sentilo, visualizzalo, immaginalo,
crealo; tu sai che è davanti a te, è un dato di fatto che lo hai di fronte. Osserva il
suo corpo con la tua intelligenza, dal punto dove sai che c’è la sua testa, fino al
punto dove sai che ci sono i piedi, dall’alto in basso, su e giù, alla velocità di una
volta al secondo.
Mentre osservi in questo modo il suo corpo, lascia che la tua immaginazione
selezioni le zone che ti attraggono di più, man mano che ti vengono in mente. Ti
sembrerà che te lo stia inventando, comunque dimmi tutto quello che ti viene in
mente”.
Operatore psichico: “Ha la spalla destra un po’ più bassa dell’altra, un po’
spostata in avanti... Tutto il resto mi sembra a posto, eccetto forse la caviglia
sinistra... Provo a guardare dentro il torace... E tutto molto caldo... un po’ più
freddo verso destra... più freddo e più scuro... gli manca il polmone destro... Ora
torno alla caviglia... Sembra a posto, ma c’è una piccola linea bianca, a zig-zag...
gli fa male quando il clima è umido... se la deve essere rotta tempo fa... credo sia
tutto... aspetta, la mia consigliera lo sta facendo girare perché lo osservi di dietro,
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mi indica un punto dietro le orecchie... sì ci sono delle cicatrici molto profonde...
ha avuto una operazione alla regione mastoidea, molto profonda... Basta, è tutto”.
Psicorientologo: “Molto bene. Gli manca il polmone destro ed ha una cicatrice
profonda dietro le orecchie. Non ho informazioni circa la caviglia. Adesso rivivi le
sensazioni che provasti quando parlavi del polmone destro e della cicatrice dietro
le orecchie. Ripassa quelle sensazioni e tienile come punto di riferimento per la
prossima volta che lavorerai ad un altro caso”.
Dopo un po’ lo psichico ritorna in Beta, sorride, e dice:
“Hai! E' stato fantastico!”.
Sì, è proprio fantastico. Vìola tutto quello che abbiamo finora sperimentato in
questo mondo sensato. Tuttavia scene come quella che abbiamo appena descritto
diventano cosa normale. Alcuni fanno degli errori al loro primo caso, altri
sbagliano del tutto il primo, il secondo, il terzo caso; tuttavia, prima che finisca la
serata, pressoché tutti hanno centrato un numero abbastanza alto di casi, per
essere sicuri che non si tratta di “una semplice coincidenza”.., qui c’è in gioco
qualcosa di terribilmente reale.
Troppo spesso pensiamo che l’immaginazione sia una irresponsabile fabbrica
di sciocchezze. E spesso lo è. Però le opere d’arte sono il frutto di immaginazioni
addestrate; ed anche i fenomeni psichici sono il risultato di una immaginazione
addestrata in modo molto speciale. L’allievo del Mind Control, quando opera
psichicamente per la prima volta, prova la sensazione di “stare semplicemente
immaginando” quello che vede. Se smettesse di parlare la sua mente logica
potrebbe indurlo alla tentazione di ragionare su quello che sta facendo, e così
facendo comincerebbe a reprimere i suoi poteri psichici: è esattamente quello che
succede nella vita di ogni giorno.
Dopo il suo primo successo, l’allievo del Mind Control si convince che non sta
“semplicemente immaginando”. Sta immaginando ed imparando a fidarsi della
prima sensazione che gli viene in mente. E' il dono psichico che sta arrivando.
Quelle che operano in questa dimensione sono leggi perfettamente naturali. La
nostra mente non è limitata alla nostra testa: spazia ben oltre. Però, per farlo in
modo efficace, è indispensabile che sia motivata dal desiderio, stimolata dalla
fede, animata dall’aspettativa.
Al suo primo esperimento, lo studente medio non ha una forte aspettativa. Se
per caso è informato sull’argomento ed è di vedute aperte, sa perfettamente che
esiste qualcosa chiamato ESP, ma la sua intera vita gli ha “dimostrato” che l’ESP
è un potere che appartiene ad altri, non a lui. Quando scopre il contrario, quando
ottiene il suo primo successo, la sua aspettativa esplode, e si mette in moto.
Qualche ora dopo, con otto o nove casi centrati nel carniere, sarà diventato un
diplomato del Mind Control.
“Più e più volte ho visto gli allievi diagnosticare esattamente delle malattie...”,
scrisse Bud Thomas, editore della rivista Midnight, in un articolo intitolato “i
corsi di Mind Control POSSONO migliorare i vostri poteri mentali” (19 Novembre
1973). E descrive un caso a cui assistette, che riteneva particolarmente difficile
perché nessuno sapeva di quale malattia si trattasse.
Quello stesso giorno era andato a fare visita a suo figlio, ricoverato in ospedale.
Nella stanza del ragazzo c’era anche un altro paziente, di cui Thomas non
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conosceva nulla, se non il nome.
Ed ecco cosa scoprì l’operatore psichico: la gamba destra era come
“paralizzata”, braccia e spalle rigide, ed alcune vertebre erano saldate insieme a
causa di una malattia. Oltre a quello, l’uomo aveva la gola irritata e l’intestino
infiammato. Era alto circa m. 1.70, e pesava una cinquantina di chili.
Tornato all’ospedale, Thomas potè verificare che il paziente, da ragazzo, era
stato colpito da poliomielite. Era caduto dalla sedia a rotelle e si era rotto l’anca
destra, e tutte le altre cose che aveva detto l’allievo del Mind Control erano esatte,
ad eccezione della gola irritata e dell’intestino infiammato. Quelli erano i sintomi
di suo figlio.
Può capitare che quello che sembra un errore, come in questo caso, sia invece
il giusto centro nel bersaglio sbagliato. Con la pratica la mira migliora, e lo
psichico arriva anche a collegarsi con le cose, allo stesso modo che con le persone.
Dick Mazza, cantante e attore di New York, arrotonda i suoi introiti
trascrivendo a macchina manoscritti per autori ed editori. Un giorno perse un
manoscritto; disperato, chiamò un suo amico, diplomato del Mind Control,
perché lo aiutasse a ritrovarlo. L’ultima volta che si ricordava di averlo con sé era
stato quando era entrato nel piccolo auditonium di una chiesa per provare uno
spettacolo. In quel momento stava uscendo dalla chiesa un gruppo di giovani
aspiranti necrofori, che avevano celebrato una cerimonia di abilitazione alla
professione. Il manoscritto in questione era in una busta bianca, con sopra scritto
nome ed indirizzo di Dick, e la dicitura “urgente”.
Il diplomato del Mind Control ha come consigliera una anziana donna muta, il
cui aiuto consiste unicamente in cenni affermativi o di diniego fatti con la testa,
ed una specie di linguaggio fatto di cenni. L’altro consigliere invece è un uomo,
che le fa da interprete e talvolta gli dà anche qualche suo consiglio.
Il diplomato visualizzò il manoscritto, in base alla descrizione di Dick. Lo vide
in mezzo ad un mucchio di carte, sopra una enorme scrivania in pieno disordine.
“Il manoscritto è al sicuro in quel posto?”, chiese alla consigliera;
Ella fece un cenno affermativo con la testa.
“Ce l’ha qualcuno dei necrofori?”.
“NO”.
“E' sulla scrivania della chiesa?”.
“NO”.
“Me lo restituiranno presto?”.
“SI”
“Chi ce l’ha?”.
La consigliera indicò lui.
“Ce l’ho io?”, chiese.
A quel punto venne in suo soccorso il consigliere.
“Lei vuol dire che ce l’ha qualcuno della tua età. Costui ha chiesto ad una
ragazza di portargli le sue carte in ufficio perché voleva uscire con i suoi allievi
necrofori. Ora sono sulla sua scrivania. Non è il caso di preoccuparsi: quando le
vedrà, le rimanderà a Dick”.
Due giorni dopo il direttore della scuola per necrofori chiamò Dick per
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telefono, spiegandogli che nel riordinare un mucchio di documenti portati dalla
chiesa alla sua scuola, vi aveva trovato la busta di Dick, finita non si sa come in
mezzo alle sue carte.
Molti ci hanno mosso l’obiezione che i nostri esperimenti di diagnosi non sono
altro che trasmissione di pensiero (nient’altro che ...: com'è esigente certa gente!).
Il primo caso che ho narrato come esempio, è un caso reale. Ricorderete che
sembrava esserci un'esattezza: la caviglia fratturata. L’orientologo aveva potuto
confermare la cicatrice nella regione mastoide e la mancanza di un polmone (li
aveva annotati in precedenza sul suo biglietto). Invece non poteva dire nulla
riguardo la caviglia fratturata; l’unica cosa che potè dire fu:
“Non possiedo informazioni su questo”.
Più tardi, la persona in questione confermò di essersi fratturata la caviglia anni
prima, e che quando il clima era umido le dava fastidio. Trasmissione di
pensiero? Non certo come lo intendiamo normalmente; il pensiero non c'era nella
mente dell’orientologo, giacché non sapeva nulla della caviglia fratturata. E quasi
sicuramente in quel momento neanche il padrone della caviglia stava pensando a
quello.
Un altro caso: un allievo durante una diagnosi psichica disse che la donna su
cui stava investigando aveva una cicatrice all’altezza del gomito, residuo di una
frattura.
L’orientologo non aveva informazioni su quel particolare, e più tardi volle
verificare la notizia presso la donna; quella rispose che non aveva mai avuto
lesioni al gomito. Invece, qualche giorno dopo la donna accennò quel fatto a sua
madre: venne a sapere che da bambina, all’età di tre anni, si era davvero
fratturata il gomito! Anche questa è trasmissione di pensiero?
L’energia psichica che le persone emanano è molto più potente quando c’è di
mezzo la sopravvivenza. Questo spiega perché è tanto elevato il numero di ESP
spontanea in casi che implicano sciagure e morti improvvise.
Questa è la ragione per cui l’esercizio finale del nostro corso consiste nel
lavorare su persone con malattie gravi.
Il diplomato che pratica coscienziosamente lo studio della diagnosi a distanza
ed invio di energia curativa impara a percepire segnali psichici via via più sottili,
finché sarà in grado di collegarsi psichicamente con qualsiasi persona, sia che
questa si trovi in gravi difficoltà o meno. Con la pratica si diventa sempre più
sensitivi.
Fin dai primi esperimenti scopersi che i bambini manifestano abilità psichiche
con maggior facilità che gli adulti. Sono molto meno condizionati dalla
prospettiva del livello Beta riguardo ciò che è possibile e ciò che non lo è, ed il
loro senso della realtà non si è sviluppato fino al punto da avere il coraggio di dire
solamente cose che sembrano logiche.
Mentre stavamo ancora mettendo a punto le basi del corso di Mind Control,
avevamo progettato un esperimento per elaborare le strutture delle sedute di
diagnostica. Come noterete, la mia prima tecnica era alquanto diversa da quella
attuale.
Avevamo insegnato gli elementi del corso a due ragazzini, Timmy e Jimmy. Li
separai mettendoli in due stanze diverse, ciascuno assistito da un ricercatore,
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quasi precursori dello psicorientologo di oggi. Venne chiesto ad uno dei ragazzini,
Jimmy, di entrare a livello e di creare qualcosa, qualsiasi cosa, con
l’immaginazione. Nel frattempo Tommy, nell’altra stanza, entrò anch’egli a livello
e gli si chiese cosa stesse facendo Jimmy in quel momento. Jimmy aveva detto al
suo sperimentatore:
“Sto costruendo un camioncino. E' verde con le ruote rosse”.
Lo sperimentatore di Tommy gli chiese:
“Cosa sta facendo Timmy in questo momento?”.
“Sta costruendo un camioncino”. “Bene, descrivilo”.
“È verde con le ruote rosse”.
Questo è un lavoro psichico ad un livello più sottile di quello che otteniamo con
gli adulti dei nostri corsi. Ci vuole molta pratica per “diventare come un
fanciullo”.
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CAPITOLO 13
FORMATE UN VOSTRO GRUPPO PER LA PRATICA
Il mio desiderio è che mediante la lettura di questo libro voi possiate avvicinarvi il
più possibile a sviluppare le vostre abilità mentali come si fa nei corsi del Mind
Control. Questo richiederà un’applicazione lunga, costante, ma piacevole. Per
quanto riguarda gli esercizi che vi ho descritto finora, potete esercitarvi a farli da
soli. Di qui ad uno o due mesi, quando sarete diventati esperti, sarete pronti per il
làvoro di diagnosi e cura che abbiamo appena descritto. A quel punto sarà però
necessario l’aiuto di un’altra persona, per essere guidati in un modo ben preciso.
Ecco cosa dovete fare: ancor prima di iniziare il primo esercizio descritto in
questo libro, formate un gruppo di almeno sei persone affiatate tra di loro, che
intendano tutte imparare a praticare gli esercizi. Mantenetevi in contatto mentre
andate avanti nella pratica, e quando tutti sarete pronti (ossia quando tutti
saprete veramente padroneggiare le tecniche), riunitevi per cominciare le prove
di diagnostica.
Alla prima seduta dovrete dedicare l’intera giornata. Ogni persona porterà
almeno quattro schede di persone malate, contenenti nome e cognome, età, ed
indirizzo, di una persona affetta da qualche grave malattia; sull’altro lato della
scheda sarà scritta la descrizione della malattia, con più dettagli possibile: questi
risulteranno utili quando verrà il momento di verificare i risultati.
Cominciate con la proiezione all’interno dei metalli.
Siccome non disponete dei cilindretti metallici che adoperiamo nelle nostre
lezioni, potete utilizzare monete d’argento o di rame, un anello d’oro, pezzetti di
acciaio. Dovrete prima esaminare con molta attenzione ciascuno di questi oggetti;
poi, una volta entrati nel livello, rivedeteli con l’immaginazione uno alla volta,
piazzandoli mentalmente ad una certa distanza di fronte a voi, al di sopra del
livello degli occhi. Immaginate l’oggetto che ingrandisce sempre più, fino a
diventare grande come tutta la stanza; poi entrate dentro l’oggetto, e fate i vari
esami.
Fate lo stesso con frutta e vegetali, e per ultimo con qualche animale
domestico. Potrete considerare l’esercizio riuscito quando ognuno di voi avrà
provato una sensazione diversa a seconda che l’esame sia stato fatto in un oggetto
oppure in un altro. Può succedere che le impressioni che voi avete provato siano
del tutto diverse da quelle sentite dagli altri. Questo non ha importanza, ciò che
conta è la sensazione che voi provate: essa costituirà il vostro punto di
riferimento.
Non sono ancora riuscito ad elaborare un metodo per aiutarvi ad evocare i
consiglieri servendomi della parola scritta. Se in qualche modo riusciste a farlo da
soli, questo sarebbe magnifico; comunque, potete benissimo andare avanti senza
di loro, anche se il vostro progresso sarà più lento.
Per le prove di diagnosi, lavorerete in coppia, esattamente come facciamo nelle
lezioni di Mind Control. Nel Capitolo 12 troverete le parole esatte che
l’orientologo dice allo psichico per presentargli il caso. Sono esattamente le
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parole che adoperiamo nelle lezioni, e vi suggerisco di usare anche nel vostro
gruppo quelle stesse parole.
Vi ho accennato prima che dovrete operare in condizioni accuratamente
controllate. Ecco cosa voglio dire con questo:
1 - Scegliete un posto tranquillo dove non si corra il rischio di essere interrotti
o disturbati.
2 - Assicuratevi che ogni membro del gruppo conosca bene gli esercizi
contenuti in questo libro, nel giusto ordine, e che abbia imparato a farli con buoni
risultati.
3 - Mettete bene in chiaro fin dal principio che non dovranno esserci gesti di
vanteria. È probabile che qualcuno del gruppo otterrà risultati più spettacolari
degli altri.., sulle prime. Questo non significa che è “il migliore”, o che è superiore
in qualche senso; semplicemente è stato il primo ad avere successo. È però
possibile che qualcuno non ottenga alcun risultato prima della quinta o sesta
riunione; spesso però i più lenti all’inizio risultano poi essere gli psichici più
bravi.
4 - Se conoscete qualche diplomato del Mind Control, chiedetegli di unirsi al
vostro gruppo. Se ha continuato ad esercitare il suo Mind Control, vi sarà di
enorme aiuto; se ha già dimenticato qualcosa, un breve ripasso con questo libro
oppure la ripetizione del corso (che può ripetere gratuitamente quante volte
desidera), lo riporterà in forma.
5 - Quando toccherà a voi fare lo psichico, mettete da parte ogni dubbio e
gettatevi a capofitto nell’impresa. Seguite le sensazioni che vi vengono dal cuore...
tirate ad indovinare.., e sopratutto, non cercate di ragionare su quello che sentite
di aver trovato. Non dite mai “No, questo non può essere”, restando in attesa di
qualche altra impressione. Quello che vi viene in mente di getto, è quasi sempre
più esatto dell’impressione che tirate fuori con un successivo ripensamento.
Parlate in continuazione! Esaminate il corpo dalla testa ai piedi e desciverete
quello che vedete.
6 - Quando invece tocca a voi fare l’orientologo, non suggerite. Voi desiderate
che lo psichico abbia successo, però non servirà a nulla dirgli cose come: “Ritorna
al torace. Sei proprio sicuro che non abbia nulla di ammalato in quella zona?”.
Se lo psichico dice cosa inesatte, non ditegli che ciò che ha percepito è
sbagliato. Nei primi tentativi, quando è probabile che si verifichino numerosi
sbagli, quello che in realtà sta succedendo è che lo psichico si sintonizzi su altri
casi, invece di percepire quelli su cui viene indirizzato. Tale errore è
relativamente poco importante, dato che può essere corretto con un po’ di altra
pratica. Invece parole scoraggianti dette dallo psicorientologo possono bloccare il
progresso. perciò limitatevi a dire: “Non ho informazioni su questo”.
7 - Abbiate pazienza. Se oltre mezzo milione di persone come voi ci sono
riuscite, è assolutamente sicuro che anche voi si riuscirete. E' probabile che vi ci
vorrà più tempo, dal momento che lavorate da soli e con un gruppo informale;
ma in fin dei conti, che fretta c’è?
8 - Quando tutto il gruppo sarà riuscito ad avere successo nella diagnostica,
mantenete unito il gruppo, continuate a riunirvi, andate avanti insieme negli
esperimenti di diagnosi. Ogni giorno diventerete più bravi, finché sarete in grado
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di fare diagnosi lavorando da soli: diventerete ogni giorno più sensitivi verso i
sottili messaggi che si intrecciano nella vita di ogni giorno, anziché solo verso
quelli più potenti delle malattie gravi.
9 - Non servitevi mai di una persona presente come soggetto da investigare.
Oltre ad essere molto più difficile, esiste una precisa distinzione legale tra fare
diagnosi ad una persona presente, ed il farla ad una persona lontana. Nel primo
caso si tratta di pratica medica, e la legge proibisce di praticarla se non si è
legalmente autorizzati; nel secondo caso si tratta di percezione psichica, e non
presenta alcun problema legale.
10 - Qualora scoprite qualche cosa di anormale durante una vostra proiezione
psichica, non precipitatevi ad avvertire l’interessato. Questo è compito del
medico. Il vostro compito è quello di sviluppare le vostre potenzialità psichiche
per poter aiutare il prossimo a livello psichico... e nella legalità. Limitatevi a
correggere a livello psichico le anomalie che percepite. Voi state diagnosticando
mentalmente, ed allo stesso livello dovete guarire.
All’inizio di questo capitolo vi ho avvertito di non dare molta importanza al
fatto che una persona abbia successo prima, ed altri dopo. Ho imparato questa
lezione in una forma clamorosa nel 1967, quando tenni uno dei miei primi corsi.
C’era un allievo, Jim Needham, di professione istruttore di volo. Tutto procedette
bene, per lui e per gli altri allievi, fino all’ultimo giorno del corso. Tutti i casi che
provò a risolvere furono clamorosi insuccessi.
Nessuno del gruppo di trentadue allievi andò male come lui.
Jim vedeva gli altri riuscire: un successo dopo l’altro. Se ci riuscivano gli altri,
doveva per forza farcela anche lui; allora architettò un piano per poter fare
pratica a casa, con sua moglie, che aveva anch’essa frequentato il corso, assieme a
lui. La moglie ritagliava dai giornali articoli che parlavano di persone vittime di
incidenti, ed egli ogni sera andava a livello e studiava quei casi; la moglie gli
diceva nome, cognome ed indirizzo, ed egli descriveva le lesioni. Oltre a questo la
moglie gli leggeva nomi tratti dalle pagine gialle del telefono, ed egli cercava di
indovinare la professione. Passarono sei mesi di errori continui; poi venne un
successo pieno. Poi un altro, ed un altro ancora. Adesso Jim è in grado di operare
psichicamente senza entrare a livello, con la massima naturalezza, in qualsiasi
momento della vita quotidiana.
Una sera Jim era a livello Beta, come chiamiamo il livello di coscienza
esteriore, ed aiutava una classe di allievi del Mind Control nell’esercizio di
evocare i consiglieri. Gli parve di vedere un negro gigantesco, vestito di broccato e
con grossi braccialetti, che si avvicinava ad un allievo.
L’allievo lo respinse, allora si avvicinò ad un altro, e svanì nella sua aura.
Quando l’esercizio terminò, il primo allievo, una donna, disse che aveva
trovato un solo consigliere. Gliene erano comparsi due, e quello maschile era
Otello; però le incuteva timore. Il secondo allievo esclamò: “Ce l’ho io Otello! non
arrivò subito, è comparso solo verso la fine dell’esercizio”.
E' probabile che non avrete bisogno di insistere tanto a lungo come accadde a
Jim Needham (che è un caso molto raro); però, se il successo tarda a venire, non
vuoi dire che non possedete il dono dello psichismo.
Non significa nient’altro se non che il successo sta arrivando con un certo
ritardo.
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CAPITOLO 14
COME AIUTARE GLI ALTRI CON IL MIND CONTROL
Scoprire le malattie di persone che non avete mai visto né conosciuto è
certamente sorprendente; però noi non ci fermiamo a quel punto. Nel corpo in
cui noi possiamo proiettare la nostra coscienza, possiamo anche proiettare la
cura.
E' ovvio che esista una energia che interviene nella proiezione mentale, una
energia guidata dalle intenzioni della nostra mente. Se modifichiamo le nostre
intenzioni, da raccolta di informazione ad azione curativa, modificheremo anche
l’azione di quell’energia.
In quale modo vincoliamo la nostra intenzione con quell’energia, in modo tale
che essa realizzi il nostro volere?. L’intenzione, nella sua forma pura, è molto
vicina alla volontà. Come ho detto nel capitolo dedicato al controllo delle
abitudini, la volontà da sola non è di molta utilità. Nello stesso modo in cui
scopriamo anomalie per mezzo della visualizzazione, subito dopo visualizziamo le
condizioni che desideriamo stabilire, libere da anomalie. Questa è la cura
psichica. Proprio così semplice.
Per la gran parte delle guarigioni che otterrete, non sarà indispensabile che
siate padroni della tecnica diagnostica.
Potete diventare un guaritore ugualmente efficace semplicemente mediante lo
schermo mentale, usato come si fa per risolvere problemi. Anche se siete solo alle
prime tappe della meditazione e visualizzazione, potete tuttavia già ottenere
buoni risultati.
Molte possibilità che la vita ci offre si presentano spesso in un equilibrio molto
delicato.Con una leggera spinta potete fare in modo che la bilancia penda a vostro
favore.
Talvolta, indubbiamente, la bilancia è già inclinata da una parte, e ci vorrà uno
psichico più valido per raddrizzarla (valido come lo diventerete anche voi).
Tuttavia, se aspettate di diventare efficace come vorreste prima di cominciare a
realizzare guarigioni psichiche, sciupereste occasioni preziose per aiutare persone
in crisi.
Personalmente, io ho iniziato la mia attività di guaritore molto prima di avere
messo a punto il Mind Control, ed anche molto prima di avere sviluppato un
metodo ben organizzato per la guarigione. Provai un metodo dopo l’altro, con
risultati variabili; ciò che conta è che non rimasi ad aspettare: mi cimentai nelle
guarigioni ogni volta che mi si presentò l’occasione, ed ottenni un discreto
numero di successi... abbastanza, in effetti, da guadagnarmi una notevole fama di
guaritore nella zona in cui vivo, vicino alla frontiera con il Messico. Molti erano
convinti che io possedessi doni speciali, o poteri poco comuni; io invece avevo
semplicemente letto molto, e sperimentato, finché trovai il bandolo della
matassa.
Una delle mie prime guarigioni dimostra quanto erano differenti i metodi che
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usavo allora. Nel 1959 seppi del parroco di una chiesa vicina a Laredo, che da
quindici anni soffriva di dolorosi gonfiori alle ginocchia. Spesso doveva restare a
letto; ed il dolore e l’essere costretto a letto non erano l’unica afflizione del
sacerdote: gli era impossibile inginocchiarsi al momento dell’elevazione, come
prescrive il rituale della Santa Messa. L’arcivescovo gli aveva mandato una
speciale dispensa: però non possedeva dispense che liberassero il pover uomo
dalla preoccupazione di non rispettare il rituale della cerimonia sacra.
Andai a fargli visita.
“Penso di poterla aiutare - gli dissi - non sono medico, però da dodici anni mi
occupo di parapsicologia ed ho ottenuto risultati molto simili alla cura attraverso
la fede, che lei ben conosce".
Non appena pronunciai le parole “risultati molto simili alla cura attraverso la
fede”, il sacerdote assunse un’aria preoccupata, ma più per me che per lui.
Parapsicologia?
“Non ho mai sentito parlare di questa scienza. Spero che lei non si metta in
qualcosa che la Santa Chiesa disapproverebbe”.
Gli spiegai, al meglio che mi fu possibile, alcune nozioni di parapsicologia, ed i
metodi per attivare la guarigione. Nulla di quanto dicevo sembrava andare
d’accordo con la teologia di quell’uomo. Mi promise che ci avrebbe pensato su, e
che mi avrebbe chiamato presto. Però l’aria di compassione che aveva sul volto,
ed il tono incredulo della voce, mi facevano pensare che non lo avrei più rivisto.
Ero sicuro che si sarebbe messo a pregare per la mia anima, perché fossi protetto
da pericoli tanto gravi da far passare in secondo piano anche i suoi problemi
personali.
Cercai comunque di avere ancora notizie del sacerdote, ed un mese più tardi
mi ritrovai seduto a lato del suo letto.
“Josè, lei saprà che il Signore ci guida per sentieri ben strani. Qualche giorno
dopo la sua visita ricevetti una circolare che conteneva la recensione di un libro
scritto da un nostro confratello. Vi trovai un intero capitolo che parlava di
quella... parapsicologia... di cui mi ha parlato.
Adesso la comprendo un po’ meglio, e sono disposto a consentirle di provare a
lavorare su di me”.
Stetti con lui un’ora buona, gli parlai delle mie letture e di parte del lavoro a cui
mi stavo dedicando. Più stavo con lui, più quell’uomo mi piaceva. Poi, quando si
dichiarò stanco, mi accomiatai.
“Benissimo - mi disse - allora, quando cominciamo?”.
“Padre, il trattamento è già iniziato”.
“Non capisco”.
“Questa è una cosa del tutto mentale, Padre, e mentre chiacchieravamo ho già
fatto il lavoro iniziale”.
Il resto del lavoro lo feci a casa, quella stessa notte. Il mattino dopo il sacerdote
mi chiamò per telefono e con voce sorpresa e piena di gioia mi informò che quella
notte aveva avuto un grosso miglioramento.
Tre giorni dopo la mia visita poteva camminare ed inginocchiarsi, e da allora
non ha mai più avuto problemi alle ginocchia. Un miracolo?. No, un fenomeno
puramente naturale. Ora vi spiego come l’ho fatto.
Dopo un’ora di conversazione, entrambi eravamo ad un tempo attenti e
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rilassati, due condizioni favorevoli per la guarigione. Gli argomenti di cui
parlammo aumentarono la sua fiducia nella parapsicologia. Nel lavoro psichico la
fiducia è importante, come lo è la fede nella religione. Nel frattempo io cominciai
a visualizzarlo che migliorava, ed imparai ad apprezzarlo sempre più; anche
questo è altrettanto importante.
L’amore è una forza tremenda; ed io speravo che anche questo sentimento
positivo fosse presente.
Feci anche un’altra cosa, per preparare il lavoro che avrei fatto più tardi, nella
notte. Per facilitare il visualizzarlo in seguito, mentre parlavo con il sacerdote lo
studiai attentamente: il volto, l’impressione lasciata dalla sua stretta di mano, il
tono della sua voce, la sensazione generale che provavo nello stare alla sua
presenza. Questo fu il “lavoro preparatorio”.
Alcune ore dopo, quando il sacerdote stava dormendo, ed io ero ritornato a
casa mia, portai a termine il resto del lavoro. Lo feci in un modo che risulta
completamente diverso da come opero adesso. Avevo imparato che le energie
psichiche si trasmettono meglio quando è in gioco la sopravvivenza fisica, come
già vi ho accennato nel capitolo precedente. Invece di andare a livello, come farei
oggi, trattenni il respiro mentre immaginavo il sacerdote in ottima salute.
Trascorse un bel po’ di tempo, finché il mio corpo invocò aria da respirare.
Continuai imperterrito a restare aggrappato all’immagine del sacerdote in
perfetta salute. Ad un certo punto il mio cervello, in una specie di urlo psichico,
proiettò di colpo la sua energia, guidata dall’immagine disperatamente
trattenuta, esattamente nel punto in cui veniva indirizzata.
Finalmente respirai, convinto che il lavoro era fatto, e così fu. Il metodo che
impiego adesso è molto differente, molto più semplice per l’operatore, ed
altrettanto efficace.
Dovete semplicemente imparare ad impiegare lo schermo mentale con
immagini vive, e con fiducia. Ora descriverò per voi lo schema del procedimento,
passo dopo passo.
1. E' di grande aiuto, anche se non indispensabile, che conosciate le condizioni
della persona che vi accingete a curare. Potete informarvi a livello psichico,
oppure oggettivamente; la cosa non ha importanza.
2. Andate a livello meditativo, e proiettate sul vostro schermo mentale la
persona in questione così com’è: con tutti i suoi disturbi che l’affliggono.
Collocate sulla sinistra dello schermo un’altra immagine, dove state facendo
qualcosa per rimuovere il problema. Se non conoscete la persona, e non siete
ancora pronti per la diagnosi psichica, fate in modo di raccogliere informazioni
sul suo aspetto fisico per poterla visualizzare in modo il più possibile vicino alla
realtà.
3. Adesso proiettate sullo schermo, ancora più a sinistra, la chiara immagine
della persona perfettamente guarita, piena di energia e di ottimismo. Durante lo
stato di meditazione profonda si è estremamente ricettivi verso quello che si dice
a sé stessi. Questo particolare momento è di fondamentale importanza per
imprimere la convinzione che l’immagine felice è la reale condizione della
persona... Non che sta diventando reale, neppure che diventerà reale: ma che “è”
reale. Questo lo si spiega con il fatto che al livello meditativo, in Alfa o in Theta, la
mente è collegata alle “cause”; in Beta invece è più associata con gli “effetti”.
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Visualizzando con vera convinzione a livello Alfa e Theta state “causando”. Quello
che apparentemente state facendo al tempo, sostituendo “è” con “sarà”, non ha
importanza. Il tempo assume una diversa dimensione quando si è a livello.
Visualizzate i risultati desiderati come se già si fossero realizzati.
Tra le leggi dell’Universo sembra esistere una specie di legge cosmica che
garantisce ad ognuno di noi, non importa quanto siamo illustri o meno, brillanti o
maldestri, il potere di intervenire positivamente a realizzare le nostre legittime
aspirazioni per mezzo della fermezza del nostro desiderio, la nostra fede e
l’aspettativa. Questa stessa cosa già fu detta, ed in forma più appropriata, quasi
duemila anni fa, come narra San Marco nel suo Vangelo: “...Tutto ciò che chiedi
con la preghiera, se crederai di averlo già ottenuto, lo otterrai”.
Mentre visualizzate quella persona in perfetta salute, verrà un momento, un
istante molto particolare ed esaltante, in cui sentirete di aver operato quanto
basta. E' esaltante, perché si tratta di una sensazione di riuscita. Allora contate da
uno a cinque per il ritorno dal livello al Beta, “sentendovi completamente sveglio,
e meglio di prima".
Quanto più metterete in pratica questa tecnica, maggiore sarà il numero di
felici coincidenze che si verificheranno; a sua volta ciò rafforzerà la vostra fiducia,
e verranno così ancor più fantastiche coincidenze. Non appena sarete in grado di
utilizzare lo schermo mentale, potrete già cominciare ad attivare questa reazione
a catena.
Anche se le tecniche di tanti guaritori, spirituali o psichici, sono tanto diverse
l’una dall’altra, credo tuttavia che i principi in base ai quali agiscono, (ed i
risultati), siano i medesimi. I rituali di cura attraverso le fede sono diversi da una
cultura all’altra, però tendono tutti a creare lo stesso effetto: indurre un livello
mentale profondo, e rafforzare la fede e l’aspettativa.
Molti terapeuti usano metodi che li lasciano esausti.
Esauriscono la loro energia e talvolta calano di peso nel corso della seduta.
Tutto questo non è necessario. Anzi, i metodi del Mind Control hanno l’effetto
contrario. Quando arriviamo a provare la sensazione di avere raggiunto la
realizzazione del proposito, sperimentiamo una sensazione di esaltazione: e non è
una sensazione sottile, ma qualcosa di veramente intenso, che fa sì che usciamo
dal livello “sentendoci meglio di prima”. Abbiamo scoperto che curare gli altri fa
bene anche al guaritore.
Molti guaritori sono convinti di non poter curare sé stessi. Alcuni sentono che
se ci provassero perderebbero i loro “poteri”. Noi abbiamo dimostrato, tantissime
volte, che questo è falso. Così pure, molti credono che la persona da curare deve
essere presente, per la “imposizione delle mani”. Per quelli che, come noi, non
sono medici, o sacerdoti di una chiesa riconosciuta, tale pratica è illegale. E, cosa
non trascurabile, a parte la legalità della cosa, non è indispensabile. La guarigione
a distanza è efficace.
Quando analizziamo questo punto nelle lezioni di Mind Control, ci capita
talvolta di citare il passo del Vangelo relativo al servo del Centurione, che Gesù
guarì a distanza. Cristo non vide il servo, ma solo il Centurione che lo supplicò di
intervenire. “Ed in quello stesso istante, il servo fu guarito”.
Un breve commento: fate caso come nel nostro folklore, quando esprimiamo
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un desideriò, sia quando spezziamo l’osso dello sterno del pollo, oppure vediamo
una stella cadente, oppure spegnamo le candeline della torta, ci si raccomanda di
non svelare il nostro desiderio. Forse tale segretezza è qualcosa di più che uno
scherzo infantile; sono convinto che ci sia della saggezza dietro a questo. Il
conservare segreto dentro di noi il nostro desiderio, in questo caso la
visualizzazione della guarigione, sembra sia un mezzo per evitare che l’energia si
disperda, anzichè l’energia si rinforzi. E' per questa ragione che io, e come me
molti dei nostri istruttori, consigliamo ai nostri allievi di tenere per sé, nascosto
nel profondo del loro intimo, il loro lavoro di guaritori. Quando Gesù disse, dopo
una guarigione miracolosa, “Bada che nessuno lo sappia”, non chiedeva di tenerla
nascosta: aveva dei significati ben più profondi.
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CAPITOLO 15
ALCUNE CONSIDERAZIONI
I capitoli dal 3 al 15, quello che siete sul punto di leggere, sono strutturati per
imparare ad usare di più la mente, ed usarla in modo speciale, allo scopo di
aiutarvi a risolvere il genere di problemi che ci rende difficile la vita. Quello che
avete letto è il risultato di oltre trent’anni di studio e sperimentazioni. Come
potrete constatare, ho mantenuto la mia opera il più possibile pratica, forse
perché io sono nato povero, e la vita fin dal pricipio mi ha costretto a
confrontarmi con problemi pratici.
Tuttavia, lungo il mio cammino mi è venuto spontaneo proporre alcune
riflessioni riguardo le molte scoperte che man mano andavo facendo, e mi
lasciavano stupefatto. Dal momento che sono stato influenzato dalle molte letture
fatte, dalle persone erudite che hanno collaborato con me, e senza dubbio anche
dalla ricca tradizione del cristianesimo, posso vantare ben poca originalità in
questi miei pensieri.
Una delle cose che più mi hanno sorpreso fu il fatto che nulla di quanto
scopersi, di veramente efficace, sia in contrasto con le mie convinzioni religiose.
Durante molti, tragici secoli, c’è stato un difficile rapporto tra scienza e religione;
io però non ho mai avuto occasione di vivere qualche esperienza negativa a
questo proposito. Mi stupì ancor di più il constatare che le mie scoperte non
erano in conflitto con qualsiasi altra religione, e neppure con alcuna disciplina
etica. Tra i nostri entusiasti diplomati annoveriamo atei, protestanti di ogni
confessione, cattolici, ebrei, mussulmani, buddisti, indù, assieme a uomini di
scienza, ed eruditi di un’ampia gamma di discipline.
E questo, significa forse che non esistono valori propri del Mind Control?
Forse le tecniche che ho elaborato non sono né buone né cattive, come la tavola
pitagorica? Ho preannunciato che questo capitolo tratterà di riflessioni morali: ed
a questo proposito io ho alcune ferme convinzioni, che credo di poter dimostrare
anche con la logica. Permettetemi di esprimerle in forma di una specie di
catechismo:
1. L’Universo, possiede leggi sue proprie? Certamente, e la scienza le va
scoprendo una alla volta.
2. Possiamo infrangere queste leggi? No. Possiamo saltare da una finestra e
morire, o ferirci gravemente, però non si sfugge alla legge di gravità. Siamo noi a
spezzarci, non certo la legge!.
3. Può l’Universo avere coscienza di sé? Sappiamo con certezza che almeno
una sua parte può avere questa consapevolezza: noi stessi. Non è forse
ragionevole allora pensare che tutto quanto possieda tale consapevolezza?
4. L’Universo è forse indifferente della nostra sorte? Come potrebbe mai
esserlo? Siamo parte dell’Universo, ed esso reagisce assieme a noi.
5. Noi siamo fondamentalmente buoni o cattivi? Quando siamo in profondo
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contatto con noi stessi, nella meditazione, non siamo capaci di fare del male;
possiamo invece operare a procurare grandi benefici.
I miei esperimenti hanno dimostrato il punto 5: altrimenti la mia visione della
realtà sarebbe certamente diversa.
La migliore definizione che ho ascoltato riguardo la realtà, è che si tratta di un
sogno collettivo, che noi sognamo tutti insieme. Possiamo percepire solamente
sottilissimi indizi su qual’è la vera essenza della realtà. Ciò che noi percepiamo,
ed il modo in cui vediamo le cose, si dispone nelle parvenze che più ci sono
convenienti. Le cose osservate a distanza non sono realmente più piccole, e gli
oggetti solidi in realtà non sono affatto solidi.
Tutto è energia. La differenza tra un colore ed un suono, tra un raggio cosmico
ed una immagine televisiva, consiste unicamente in un diverso valore di
frequenza; oppure in quello che l’energia sta facendo e la velocità con cui lo fa.
Anche la materia è energia, in base alla famosa formula E = MC2; è energia
impegnata in qualcosa di diverso, e situata ad un altro livello. Un punto
interessante riguardo l’energia: in un mondo di opposti, dove troviamo il sopra ed
il sotto, il nero ed il bianco, il veloce ed il lento, non esiste invece nessun opposto
riguardo l’energia.
Ciò è dovuto al fatto che non esiste nulla al di fuori dell’energia, compreso voi
ed io, compresi anche i nostri pensieri. L’atto del pensare consuma e genera
energia, o, per essere più precisi, trasforma energia.
Potete ora rendervi conto sul perché scorgo una differenza minima tra un
pensiero ed una cosa.
Possono i pensieri influenzare la materia? Certo: l’energia può farlo.
Ed il tempo, è energia? Su tale quesito possiedo soltanto alcune considerazioni
in forma di ipotesi, poiché il tempo presenta una molteplicità di aspetti tanto
diversi. Se lo osserviamo sotto un certo aspetto ci sembra tutto chiaro;
considerato da un altro punto di vista appare completamente differente.
Per allacciarmi una scarpa, o per attraversare una strada, conviene pensare che
il tempo scorre in linea retta, dal passato al futuro, passando attraverso il
presente. Dobbiamo pensarlo così, se dobbiamo muoverci nelle nostre attività
quotidiane; allo stesso modo continiamo a pensare che il sole sorge e tramonta,
come se ormai da secoli la teoria copernicana non avesse mai dimostrato che in
realtà avviene il contrario. Da tale prospettiva possiamo ricordare il passato,
vivere il presente, ed intravedere qualcosa in modo indistinto, se vi guardiamo,
verso il futuro.
Invece, in un’altra prospettiva, le cose non stanno così. In Alfa e Theta
possiamo vedere sia il passato che il futuro.
Gli avvenimenti che stanno per accadere proiettano verso di noi una sorta di
ombra, che possiamo imparare a riconoscere.
Tale facoltà è nota sotto il nome di “precognizione”: termine ambiguo fino a
non molto tempo fa.
Se ai livelli Alfa e Theta possiamo scorgere il futuro in anticipo, ciò significa
che esso deve inviare in avanti un certo tipo di energia, con cui noi possiamo
sintonizzarci; e se il tempo emette qualche energia verso qualche direzione,
questo implica che esso stesso sia energia.
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Parecchi anni fa, quando ero impegnato in esperimenti di ipnosi, scopersi
qualcosa di molto strano in merito al modo con cui percepiamo il tempo.
Quando sottoposi due dei miei figli a regressione nel tempo, se il cambio di
scena dal presente al passato avveniva in modo troppo rapido, dondolavano verso
destra (mentre erano orientati con la faccia rivolta a Sud), allo stesso modo in cui,
stando su un autobus che bruscamente si mette in moto in direzione Oriente,
dondoliamo verso destra (verso Ponente).
I ragazzi provavano l’impressione che, spostandosi indietro nel tempo, si
muovevano verso la loro destra (Ponente).
Quando li proiettavo verso il futuro succedeva il contrario: dondolavano verso
sinistra (Oriente). Molti altri esperimenti che condussi successivamente con altri
soggetti confermarono questo fenomeno.
Più tardi, quando abbandonai l’ipnosi per la meditazione controllata, cercai il
metodo per muovermi avanti e indietro nel tempo in forma soggettiva. Guardavo
in direzione Est perché le discipline orientali raccomandano specificamente di
stare rivolti verso quella direzione, ed a me tale direzione sembrava buona come
qualunque altra. Successivamente mi dissi che avrei forse potuto muovermi più
liberamente nel tempo collocando il futuro alla mia sinistra ed il passato alla
destra, tenendo conto del suggerimento che mi era venuto dagli esperimenti con
l’ipnosi.
Sul nostro pianeta il sole porta il nuovo giorno dall’Oriente e lo conclude a
Ponente. Se guardavo verso Sud durante la meditazione, avrei avuto l’Oriente alla
mia sinistra ed il Ponente alla destra; in tal modo sarei stato orientato in armonia
con il flusso planetario del tempo.
Io non so se davvero ho scoperto la direzione in cui fluisce il tempo; quello che
so è che da quando cominciai a stare rivolto verso il Sud mi sono sentito meglio
orientato rispetto al tempo, e mi ci potei spostare con più facilità.
Occupiamoci ora di una questione più importante. Negli ultimi capitoli ho
spesso menzionato l’Intelligenza Suprema. Non sarà forse un modo evasivo per
riferirmi a Dio? Francamente non posso provare quanto sto per dire: parlo come
mi detta la fede. La mia risposta è no: quando parlo di Intelligenza Suprema non
sto parlando di Dio. Uso la maiuscola per tale definizione, perché provo un
grande rispetto nei suoi confronti; tuttavia non di tratta di Dio.
L’universo mostra di operare con grande efficienza, senza il benché minimo
spreco. Quando nel camminare metto un piede innanzi all’altro, non posso
credere che una delle preoccupazioni di Dio sia il fare attenzione perché io non
inciampi, né posso pensare che questo sia compito dell’Intelligenza Suprema:
sono fatti miei. Io venni programmato geneticamente perché fossi in grado di
camminare: questo fu opera di Dio. Adesso che ho imparato, dei passi successivi
sono responsabile io.
Tuttavia, ci sono passi nella vita che non sono ordinaria amministrazione, può
darsi che mi sia indispensabile disporre di informazioni che non possono essere
recepite con i normali cinque sensi, per poter prendere la decisione giusta. In tale
frangente ricorro all’Intelligenza Suprema. Altre volte ho bisogno di un consiglio
per cose di importanza trascendente. Per questo ricorro allora a Dio: recito una
preghiera.
I vari livelli di intelligenza io li vedo come una gamma continua, che va dalla
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materia inanimata alla vita vegetale, poi alla vita animale, poi al genere umano,
poi ancora più su all’Intelligenza Suprema; per ultimo a Dio. Sono convinto di
aver trovato il metodo scientifico per comunicare con ciascun livello,
dall’inanimato all’Intelligenza Suprema. Ho eseguito esperimenti in condizioni
controllate, ho comprovato i risultati mediante la ripetizione, e qualsiasi persona
che segua le istruzioni contenute in questo libro, o che frequenti il corso Mind
Control, può a sua volta riprodurli. Quasto è ciò che intendo quando dico
“scientifico”. Molto del resto è illazione o atto di fede: ma non questo.
Voglio esporvi ancora un’altra delle mie speculazioni: in tutto l’arco della
nostra storia, noi umani abbiamo recentemente concluso una tappa evolutiva.
Essa è consistita nell’evoluzione del cervello. Questa è ormai una fase conclusa:
disponiamo di tutte le cellule cerebrali che dobbiamo possedere. La fase seguente
sta già cominciando: lo sviluppo della nostra mente. Ben presto, quelle che sono
ora considerate capacità psichiche eccezionali saranno patrimonio comune di noi
tutti, come già lo sono adesso per tutti i diplomati del Mind Control, e come sarà
per i lettori che seguano passo passo le istruzioni contenute in questo libro.
Nel leggere queste mie speculazioni potete rendervi conto che io ho una
particolare visione del mondo e di ciò che costituisce la realtà. E' allora legittimo
che vi chiediate: “Ma allora i diplomati del Mind Control vengono fuori da tale
esperienza con punti di vista simili a questo?”.
La risposta è no; anzi, ben lungi. Permettetemi di farvi un esempio.
Tra coloro che seguono i miei corsi, e praticano scrupolosamente gli esercizi
del Mind Control, un numero sorprendente di essi diventa vegetariano. Harry
McKnight, il mio più stretto collaboratore, lo è diventato recentemente. Io invece
apprezzo una buona bistecca.
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CAPITOLO 16
INDICE DELLE TECNICHE
Quando avrete imparato bene tutte le tecniche che vi ho descritto, se siete come
la maggior parte dei nostri diplomati del Mind Control, potrà succedere che ne
utilizziate alcune che vi hanno dato migliori risultati, e che vi dimentichiate le
altre. Potrete facilmente recuperare quelle che avete eventualmente dimenticato
scorrendo questo elenco.
Per farvi risparmiare tempo nella ricerca delle tecniche, eccovi l’elenco di
quelle descritte tra il Capitolo 3 ed il Capitolo 11:
1. Come imparare a meditare al mattino ………………………………………..….. 14
2. Come uscire dal livello di meditazione ……………………………………..……. 15
3. Come meditare in qualsiasi ora del giorno ………………………………..…… 15
4. Il primo passo verso la visualizzazione: lo schermo mentale ………..…... 16
5. Il primo passo verso la meditazione dinamica ……………………………..….. 18
6. Come risolvere problemi mediante la meditazione ………………………..... 19
7. Come servirsi della Tecnica delle Tre Dita per il ricordo immediato ..... 24
8. I passi per il ricordo immediato …………………………………………………..... 26
9. Come ricordare i sogni ……………………………………………………..………..…. 32
10. Come sognare la soluzione di problemi ………………..………………….……. 32
11. Come liberarsi da abitudini indesiderate:
- mangiare troppo ..…………………………………………………………………….……. 39
- fumare ……..……………………………………………………………………….………….. 39
12. Come operare psichicamente ………..………………………………….………….. 40
13. Come ottenere guarigioni con gli strumenti della psiche ..…….…………. 44
14. Come guarire se stessi ……..……………………………………………….…………. 45
15. Come migliorare il proprio rapporto di coppia ..………………….………….. 50
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CAPITOLO 17
UNO PSICHIATRA CURA I PROPRI PAZIENTI CON IL MIND
CONTROL
Nei capitoli precedenti Josè ha spiegato in che cosa consiste il Mind Control, ed
ha fornito dettagliate istruzioni sul modo di impiegare gran parte di questo
metodo. Avete visto come nel Mind Control intervengano livelli di coscienza
molto profondi, e potreste chiedervi, come altri già hanno fatto, se non vi sia
qualche pericolo nell’esplorare, magari per la prima volta nella vita, le possenti
profondità della mente.
Josè ed il suo staff della Direzione dell’Organizzazione del Mind Control
assicurano che l’esperienza raccolta fino a questo momento dimostra che i
benefici dell’addestramento non si scontrano neppure minimamente con
qualsiasi tipo di ‘effetto collaterale negativo’. Per dirlo in altro modo, nessuna
delle persone che hanno frequentato il corso ha risentito di qualche disturbo.
Uno dei diplomati del Mind Control, di professione medico, ha sottoposto a
severe prove la innocuità del Mind Control. Si tratta del Dott. Clancy D.
McKenzie, eminente psichiatra e psicanalista di Filadelfia, Direttore del
‘Philadelphia Psychiatric Consultation Service’, membro dell’Amministrazione
del ‘Philadelphia Psychiatric Center’, ed anche noto professionista. Ha pure
studiato a fondo, per molto tempo, Yoga ed altre discipline nel campo della
meditazione,il Bio-feedback, e Parapsicologia.
Per approfondire le sue conoscenze in questo campo, nel 1970 si iscrisse al
corso di Mind Control. ‘Intendevo verificare se stavano realmente insegnando la
chiaroveggenza, come mi riferivano svariati miei pazienti che avevano seguito il
corso e ne avevano avuto dei benefici. Mi convinsi che stava realmente
succedendo qualcosa di psichico, e da allora ho dedicato gran parte del mio
tempo e dei miei studi ad approfondire le ricerche sull’argomento’.
Due altre cose stimolarono il suo interesse per il Mind Control: un commento
che Sigmund Freud fece verso la fine della sua attività di psicologo, e qualcosa
che successe durante il corso di Mind Control.
Freud aveva affermato che l’indirizzo più promettente per la psicoterapia del
futuro avrebbe potuto essere la mobilitazione delle energie del paziente. Ed il
Dott. McKenzie vedeva chiaramente che le persone che assistevano alle lezioni
del Mind Control usavano energie che non si erano mai rese conto di possedere.
Il Dott McKenzie notò però anche qualcos’altro durante quelle lezioni: ‘Tre
persone tra le trenta che partecipavano al corso erano emotivamente turbate, e
per una quarta la stabilità era dubbia. Qual’era la ragione? Era il corso che
precipitava la loro emotività, oppure erano già in crisi prima del corso? Ed i miei
pazienti che avevano tratto benefici dal corso, erano solo delle coincidenze
fortunate?’.
Decise che il modo più pratico per verificarlo fosse quello di sottoporre a prove
i pazienti prima e dopo il corso. La prova più efficace era quella di controllare e
seguire con la massima attenzione i soggetti più vulnerabili sotto il punto di vista
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psicologico. Insieme con il suo collega, il Dott. Lance S. Wright, Professore di
Psichiatria presso l’Universtà della Pensilvania, dette avvio ad un esperimento
controllato: per i successivi quattro anni e mezzo, 189 pazienti psichiatrici si
offrirono volontari a ricevere l’addestramento del Mind Control. Per rendere la
ricerca ancor più rigorosa, misero a fuoco uno studio più particolareggiato sui
soggetti che, nel gruppo, erano affetti da psicosi, oppure erano guariti da una
psicosi. Ce n’erano 75 casi.
In base alle osservazioni fatte sugli effetti benefici del corso nelle persone sane,
i risultati della prova non furono una sorpresa per il Dott. McKenzie ed il Dott.
Wright. Si ebbe un miglioramento generale della salute mentale in tutti i loro
pazienti. Per coloro che fossero interessati nelle statistiche e nei controlli rigorosi
che guidano gli studi scientifici, ecco alcuni dettagli: delle 75 persone con
problemi, 66 erano pazienti del Dott. McKenzie; erano il cento per cento dei suoi
pazienti psicopatici che si mostrarono disposti a seguire il corso. All’inizio dello
studio, i pazienti furono mandati al corso uno alla volta, onde poter controllare
da vicino se vi fossero effetti dannosi per sè stessi o per gli altri partecipanti.
Vennero anche mandati al corso nei periodi che il Dott. McKenzie chiamava
‘Momenti di maggiore stabilità’. In seguito scoprì che poteva mandare i pazienti
anche nei loro periodi di minore stabilità; quattro di essi fecero il corso mentre
pativano crisi allucinatorie. Più tardi ancora mandò tranquillamente i suoi
pazienti mentre erano in crisi, a gruppi di sei o più.
In base al programma del suo studio, sottopose i suoi pazienti a controlli prima
e dopo il corso, per verificare quali cambiamenti si potevano produrre. L’esame,
che viene chiamato ‘Experiential World Inventory’, consiste in 400 domande
formulate per misurare quale percezione della realtà abbia il paziente; assomiglia
in qualche modo al famoso test delle macchie di Rorschach, però in forma scritta.
Le differenze riscontrate prima e dopo il corso furono impressionanti: 36 pazienti
mostrarono un miglioramento sorprendente riguardo la loro percezione della
realtà, 21 rimasero praticamente come prima, ed uno diede qualche segno di
peggioramento.
La persona che sembrò peggiorare era un paziente catatonico schizofrenico di
29 anni, che per la prima volta nella sua vita provò a smettere di prendere
medicine e cominciò a frequentare ragazze. ‘Sotto il profilo clinico - osservò il
Dott. McKenzie - dopo il trattamento aveva più energie emotive e dei punti di
vista più ottimisti. Tuttavia, il fatto di cominciare ad uscire con delle ragazze gli
provocò un conflitto, e due settimane dopo il corso tornò a dar segni di
alterazioni. Tuttavia non fu necessario ricoverarlo’.
Tutti questi pazienti erano stati sottoposti a psicoterapia, alcuni per un anno o
più, e questo diede al Dott. McKenzie una eccellente opportunità per verificare
quali cambiamenti clinici effettivi avvenivano dopo il corso. Ecco alcune delle sue
osservazioni:
Un paziente di 30 anni, schizofrenico, era ossessionato dall’idea di aver
ricevuto telepaticamente l’ordine, molti anni prima, di assassinare qualcuno. Per
fortuna, non aveva mai trovato la vittima predestinata.
Durante le sedute di terapia che seguirono il corso fu in grado per la prima
volta di auto-analizzare le proprie allucinazioni. La sua energia emotiva migliorò
notevolmente, e ne ebbe una visione più ottimista della vita. Poco tempo dopo fu
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in grado di ritornare a scuola, e laurearsi. ‘Se fu in grado di fare tutto ciò, lo deve
unicamente al corso’ - fu la spiegazione del Dott. McKenzie.
Su 28 pazienti che soffrivano di varie forme di depressione (involutiva,
psicotica, schizo-affettiva, e maniaco-depressiva), 26 trassero utili miglioramenti
dal corso. Gli altri due, che avevano dichiarato di sentirsi più depressi di prima,
mostrarono però migliori risultati con il questionario, e furono in grado, per la
prima volta, di affrontare problemi che non erano mai stati in grado di risolvere.
Una ragazza di 21 anni era decisa a volersi suicidare, e si trovava al primo
stadio di una psicosi acuta. Dichiarò al Dott. McKenzie che nulla di quanto avesse
fatto avrebbe potuto aiutarla: si sarebbe comunque suicidata. Egli le raccomandò
di seguire il corso. A metà del corso era sbalordito: la ragazza ebbe una reazione
migliore di tutte quelle che aveva fino allora registrato; fu una delle remissioni
più incredibili che avesse mai osservato.
Ella scoprì una nuova tranquillità, diventò più ragionevole, i suoi pensieri
smisero di galoppare freneticamente nelle più svariate direzioni. Un’altra cosa
importante: si liberò della sua carica di pessimismo. In un loro rapporto clinico i
Dottori McKenzie e Wright riferiscono: ‘Un ricovero in ospedale e forti dosi di
medicinali non avrebbero potuto tranquillizzarla altrettanto. La giovane ripetè il
corso due settimane dopo e migliorò ancora. I cambiamenti furono incredibili:
per i sei mesi successivi si dimostrò in grado di cooperare meglio nella terapia’.
Un anno più tardi il Dott. McKenzie la dichiarò clinicamente guarita dalla sua
seria malattia.
Come è noto, le psicosi sono disturbi mentali assai seri. Le neurosi sono molto
meno gravi. Dei 189 pazienti che seguirono il corso di Mind Control, 114
soffrivano solo di neurosi. Tutti ne ebbero dei miglioramenti.Per riassumere le
loro osservazioni cliniche sullo studio che abbiamo descritto, gli psichiatri
scrissero:
‘Quelli che, dopo avere frequentati il corso, proseguirono a praticare le tecniche,
furono meglio in grado di modificare la loro vita; ma anche quelli che non si esercitavano
si trovarono ad applicarlo nei momenti di crisi, quando dovevano affrontare stati di
tensione o prendere decisioni importanti. Per tutti sembrò un’esperienza di espansione
mentale, la rivelazione che potevano servirsi della mente in altri modi. L’entusiasmo del
gruppo crebbe verso la fine del corso, e la maggior parte delle persone sperimentò
un’energia mentale più intensa.
Anche il gruppo di pazienti in crisi manifestò un cambiamento impressionante sotto il
profilo clinico. Soltanto il caso citato prima (il giovane di 29 anni che cominciò ad uscire
con ragazze), divenne più irrequieto, mentre tutti gli altri trassero svariati benefici dal
corso. Molte persone abuliche (risposte emozionali scarse o nulle), per la prima volta
mostrarono entusiasmo verso qualcosa. L’effetto del corso sembrò manifestarsi come
cambiamento dell’energia emozionale, ed un miglioramento negli affetti. Possedevano
una migliore prospettiva circa il loro futuro, ed alcuni cominciarono a comprendere
meglio i propri processi psicotici. I pazienti affetti da allucinazioni mostrarono una
chiara riduzione dei sintomi dopo l’addestramento.
Si produsse un maggior rilassamento ed una diminuzione dell’ansia. I pazienti
impararono a fare ricorso alle proprie risorse per comprendere, affrontare, e risolvere i
loro problemi, ed il fatto di riuscire a fare questo diede loro più fiducia’.
La conclusione a cui giunge il Dott. McKenzie è ‘che si tratta di qualcosa che è
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benefico e senza rischi, dal momento che tutti i 189 pazienti, meno uno,
ottennero benefici dal corso. Esso può risultare immensamente utile come parte
integrante della psicoterapia’. Oggi egli fa in modo che tutti i suoi pazienti
frequentino il corso. Alcuni di essi abbreviano la durata della terapia entro i due
anni servendosi delle tecniche imparate nel Mind Control.
Sostiene che una delle tecniche, il ‘Controllo dei Sogni’, può ‘... rappresentare
un importante progresso nella psicoterapia. Costituisce un metodo rapido ed
efficace per comprendere e risolvere problemi’
Il Dott McKenzie è un esperto in analisi Freudiana, e non vede alcun conflitto
tra il modo in cui i freudiani interpretano i sogni spontanei, e come i diplomati
del Mind Control interpretano i loro sogni programmati: ‘Il desiderio che
manifestiamo con il sogno freudiano si trasforma in desiderio di trovare la
risposta’, spiega; ed avverte: ‘Occorre accertarsi che il desiderio di avere un sogno
inconscio non vada a sostituire il desiderio conscio di trovare la risposta’.
Una paziente che il Dott. McKenzie stava curando da lungo tempo lo chiamò
per informarlo che stava per entrare in ospedale a causa di forti dolori allo
stomaco ed all’addome. Egli le consigliò di farsi visitare in un ospedale
psichiatrico invece che in uno generico. Infatti la chiamata della paziente non
l’aveva affatto colto di sorpresa: era da parecchio tempo che vedeva avvicinarsi
qualche crisi, e se l’aspettava. Infatti le condizioni mentali della paziente stavano
nettamente peggiorando.
Nell’ospedale psichiatrico il Dott. McKenzie le disse di programmarsi un sogno
che le desse le risposte a quattro domande:
1) Qual’è il problema?. 2) Dove è localizzato?. 3) Cosa lo ha provocato?. 4) Come
posso risolverlo?.
Ed ecco il sogno che la donna fece: Ella, il marito, ed i suoi tre figli, stavano
viaggiando in auto lungo una strada piena di curve. Cominciò a nevicare, e l’auto
uscì di strada. Non passò molto tempo che l’auto era ricoperta di neve. Il marito
le disse di spegnere il motore; poco dopo otto o dieci persone giunte dalla città
più vicina si diedero da fare per tirarli fuori. Quando uscirono dall’auto, i tre figli
erano scomparsi.
Poco più avanti da dove si trovavano, la strada terminava. C’era però un altro
sentiero che andava verso destra, ed incontrava ad angolo retto un’altra strada,
che, ancora ad angolo retto, andava a collegarsi con una superstrada.
Man mano che la donna gli raccontava il sogno, al Dott. McKenzie venne il
sospetto che ella stesse descrivendo il sistema intestinale; le chiese di disegnare la
mappa di ‘quella strada tutta a curve’. Il disegno che la donna tracciò
corrispondeva effettivamente ad un intestino umano, con la più assoluta
precisione anche nelle proporzioni. L’esame medico fatto successivamente mise
in evidenza un’ostruzione intestinale esattamente nel punto corrispondente a
dove l’auto era uscita di strada; ed era il punto dove l’intestino tenue incontra
l’intestino crasso. In altre parole, il sogno di quella donna (che non sapeva quasi
nulla di anatomia), indicava il punto in cui si trovava l’ostruzione con
l’approssimazione di un paio di centimetri rispetto al percorso dell’intestino, che
complessivamente è lungo 6-7 metri.
E ancora: la neve, nel simbolismo del sogno, rappresentava una sostanza lattea
che aveva provocato l’affezione intestinale, e che in qualche modo aveva attivato
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il formarsi dell’ostruzione.
Il suggerimento del marito, di spegnere il motore, era anch’esso, in forma
simbolica, il miglior consiglio che le si potesse dare: significava ‘smetti di fornire
combustibile al corpo: smetti di mangiare’.
Le otto o dieci persone che la tirarono fuori dalla neve potevano essere, nel
linguaggio dei sogni, le dita delle mani. Questo può significare una cura, o per
imposizione delle mani nella ‘pranoterapia’, o come intervento chirurgico. La
scomparsa improvvisa dei bambini poteva rappresentare il realizzarsi di un suo
desiderio: il loro allontanamento affinchè il marito dedicasse soltanto a lei le sue
attenzioni.
Il Dott. McKenzie la fece trasferire al reparto di chirurgia, dato che,
normalmente, un’ostruzione intestinale richiede un immediato intervento
chirurgico. Tuttavia, confortata dalla interpretazione del sogno, e forte della
consapevolezza, acquisita con il corso di Mind Control, riguardo i poteri che la
mente possiede sul corpo, ed anche di fronte all’alternativa di un intervento
chirurgico, ella cominciò a concentrarsi ad eliminare l’ostruzione. Un’ora dopo
che l’ospedale aveva confermato la presenza dell’ostruzione, la donna si era a tal
punto liberata dell’ostruzione, che non fu più necessario operarla. Il chirurgo
rimase sbalordito.In seguito il Dott. McKenzie venne a sapere che la donna, negli
ultimi venti anni, era già stata operata ben quattro volte di ostruzione intestinale,
che si verificava sempre nello stesso punto. Apparentemente ella aveva imparato
a provocarsi quel disturbo ogni volta che si creava una necessità psicologica.
Più avanti nel tempo si presentò dal Dott. McKenzie la figlia diciottenne di
quella donna, ad esporgli il suo problema: era incinta e non era sposata.’Dio mio,
cosa devo fare?’ chiese la ragazza. Ancora una volta, egli le suggerì di cercare la
risposta con il Controllo dei Sogni. Nel sogno le apparve un uomo, che le disse: ‘Ti
consiglio di tenere il bambino, di aspettare tre anni, sposare il tuo uomo ed
andare a vivere in un altro Stato’.
Il commento del Dott. McKenzie fu: ‘Non avrei potuto darle un consiglio
migliore’. Le statistiche di divorzio negli adolescenti è dell’ottanta per cento,
perciò un’attesa di tre anni era molto giusta. L’uomo a cui la ragazza era legata
era la persona giusta per lei, ma perchè il matrimonio riuscisse , era necessario
che si allontanasse dai genitori (‘vai in un altro Stato...’).
In un altro caso, il Controllo dei Sogni suggerì una terapia del tutto nuova, che
fece risparmiare anni di terapia. Il problema di questa paziente era la sua nevrosi
ansiosa: ogni volta che il marito tardava anche solo dieci minuti dal tornare a
casa, lei si tagliava le vene dei polsi. Per mesi il Dott. McKenzie si era sforzato a
spiegarle che, anche se era convinta di reagire ai ritardi del marito, in realtà stava
rivivendo un sentimento molto anteriore, risalente alla sua infanzia, quando suo
padre,alcolizzato, tornava a casa. Una volta che si fosse convinta di questo,
avrebbe smesso di tagliarsi le vene. Però il Dott. McKenzie non riusciva a farglielo
capire. A giudicare da come procedevano le cose, per la donna si prospettavano
almeno due anni di terapia, con due seduta alla settimana. Il Dott. McKenzie le
suggerì di programmare un sogno.
Il sogno si rivelò sorprendentemente creativo, e le risolse il problema tra la
notte e il mattino.
Sognò che il Dott. McKenzie registrava alcune affermazioni che la
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disturbavano particolarmente. Ella poi riascoltava il nastro a casa sua, e
registrava su un secondo nastro le sue reazioni. In seguito faceva ascoltare quel
secondo nastro al Dott. McKenzie, affinchè lo commentasse. Ad ogni sua
interpretazione ella esclamava: ‘Ahi, che stupidaggine da parte mia!’. Le
interpretazioni del medico concludevano che ella stava confondendo due realtà
diverse, quella passata e quella presente. Il sogno glielo fece comprendere per la
prima volta. Non si tagliò mai più le vene dei polsi.
‘Questo notevole sogno programmato guarì completamente la paziente.
Un esame di controllo fatto tre anni dopo confermò la completa guarigione’ riferisce il Dott. McKenzie.
Un altro paziente soffriva di claustrofobia, e per oltre un anno lottò per trovare
la causa del disturbo. Questa risultò assai interessante. In un sogno
programmato, egli ed altre tre persone stavano in un rettangolo delimitato da da
una corda stesa al suolo. Fuori dal rettangolo, in un cantone, ce n’era un’altro più
piccolo, anch’esso delineato da una corda. Tutti quelli che stavano nel rettangolo
grande cercavano di uscirne passando attraverso quello più piccolo.
Il significato di questo sogno diventa chiaro se si considera l’area grande come
l’utero, e quella più piccola la cervice dell’utero. Attorno c’erano verdi pascoli con
mucche (i sogni). Uno dei compagni nel rettangolo corse verso il rettangolo
piccolo, ma venne trattenuto da una barriera invisibile (le pareti dell’utero).
Attaccata alla cintura aveva una catena fatta con barattoli di latta (il cordone
ombelicale).
Il paziente sapeva che in un modo o nell’altro avrebbe dovuto andarsene da lì,
però decise di lasciare andare gli altri per primi. Il cercare di uscire gli provocava
una sensazione di nervosismo, come ci si sente quando si deve pronunciare un
discorso; era qualcosa che sapeva di dover fare, anche se gli provocava tensione e
ansietà (il trauma della nascita); ma che una volta fatto gli avrebbe dato sollievo.
Le altre tre persone nel rettangolo erano i suoi fratelli e la sorella.
Questo sogno da solo gli diede la consapevolezza necessaria per capire la sua
claustrofobia. Quello che rende questo sogno particolarmente interessante non è
solo il fatto che conduca una persona fino ad un periodo anteriore alla nascita
(questo è relativamente frequente), bensì il riferimento alla ‘barriera invisibile’. Il
Dott. McKenzie si domanda: ‘Potrebbe suggerire la possibilità di una forma di
chiaroveggenza prima della nascita?’.
Il Dott. McKenzie non si limita a consigliare ai suoi pazienti l’impiego del
Controllo dei Sogni; egli stesso se ne serve per aiutarli. ‘Alcune delle più
stupefacenti rivelazioni mi vengono da quando metto in pratica il Mind Control’.
Una notte si programmò un sogno riguardo un suo paziente in psicoanalisi, un
giovane di ventisette anni che da due anni non usciva più con ragazze. Non
piaceva alle ragazze, diceva, ‘e tanto, non ne vale la pena’. Nel sogno, il Dott.
McKenzie sentiva sè stesso dire al paziente:
‘Se non vuoi avere rapporti eterosessuali, per me sta bene anche così’. In
seguito, alla prima occasione in cui il paziente si lamentò delle donne, il Dott.
McKenzie gli disse esattamente così.
Funzionò! Il paziente rimase attonito. L’evitare le donne era il suo modo di
resistere al trattamento. E così non funzionava più. Inoltre, il pensiero di non
avere mai più un rapporto normale con una donna lo gettava nel panico.
81
Quella stessa notte andò con una donna.
Il Dott. McKenzie, che è diventato consulente del Silva Mind Control, prosegue
le sue ricerche di nuovi modi per applicare il Mind Control nel migliorare e
accelerare la terapia psichiatrica. Nello stesso tempo sta cercando forme di
utilizzazione del Mind Control in campi ben più vasti della pratica medica: la
diagnosi delle malattie.
Il primo passo di questa ricerca consiste nel trovare il modo per misurare
l’affidabilità della tecnica impiegata nel Mind Control per studiare casi di
riabilitazione. Dopo tre anni di ricerca, è sicuro di essere ad un passo da quello
che chiama ‘Progetto di ricerca assoluta’: che elimina tutte le variabili e misura
solo quello che intendiamo valutare. Il suo obiettivo è trovare modi di applicare le
tecniche di guarigione nella medicina.
La diagnosi medica richiede talvolta interventi chirurgici a scopo esplorativo, o
l’impiego di sostanze che possono risultare dannose o pericolose per il paziente;
inoltre nessuna diagnosi è certa in assoluto. La diagnosi psichica invece non
implica nessun rischio per il paziente, ammesso però che si possa dimostrarne
l’affidabilità. E’ appunto questo ciò che il Dott. McKenzie sta ricercando.
La prima volta che mise in pratica il suo nuovo progetto di ricerca fu con un
gruppo di 30 diplomati del Mind Control. La precisione dei risultati fu maggiore
in rapporto di 200 a 1 di quella che avrebbe potuto produrre il puro caso. Fu
molto incoraggiato da quel risultato, però intendeva perfezionare ancora il suo
metodo e trovare il sistema per elaborare i risultati con il computer.
Verificò i suoi piani al Dipartimento di Statistica dell’Università della
Pensilvania, e gli fu confermato che aveva realmente eliminato i fattori variabili
che inficiano la ricerca psichica, e che le sue misurazioni sarebbero risultate
precise. Il bollettino del Mind Control pubblicò la figura di due corpi umani (pag.
84) con dei circoletti che i lettori dovevano segnare. Ai lettori venne dato, come si
fa nelle diagnosi dei corsi Mind Control, nome, età, e indirizzo delle persone
ammalate. La natura della malattia invece non venne rivelata a nessuno,
nemmeno al Dott. McKenzie. Il medico della Florida che fornì i casi avrebbe
rivelato quei dati solamente dopo che fossero giunti i risultati.
Il fatto di studiare due casi invece di uno risulta un fattore essenziale perchè
elimina ogni caso di coincidenza. Per esempio, se il caso A aveva qualche lesione
alla caviglia sinistra, ed il caso B no, qualsiasi segno nel cerchio corrispondente
alla caviglia sinistra di B sarebbe una coincidenza. Se 5 lettori supponevano che ci
fosse una lesione alla caviglia sinistra di B, era ragionevole supporre che
altrettanti lettori avrebbero supposto lo stesso per A. Supponiamo ora che 50
lettori abbiano segnato la caviglia sinistra di A: il Dott. McKenzie conterebbe che
5 sono delle coincidenze e 45 sono delle diagnosi psichiche. Dopo di che il
computer avrebbe calcolato l’importanza statistica dei risultati.
Affinchè il sistema funzionasse era indispensabile che i due casi fossero
diversi. Se entrambi avessero avuto un guaio alla caviglia, non si sarebbe potuto
utilizzare questo metodo per eliminare le risposte che non erano psichiche.
Il medico della Florida commise un errore: fornì due casi che, come risultò in
seguito, avevano delle lesioni nella stessa parte del corpo. Il Dott.McKenzie
dovette modificare i suoi piani e studiare i risultati con un altro sistema. Invece di
confrontare il caso A con il caso B, confrontò il numero di risposte esatte con il
82
numero più alto che lo seguiva. Benchè il computer gli dicesse che i risultati
avrebbero potuto prodursi per caso solamente una volta su mille milioni di volte,
anche così non considera l’esperimento come decisivo, dato che non ha potuto
seguire alla lettera il suo piano di ricerca.
Questo progetto ha anche molti altri aspetti, che qui non stiamo a descrivere;
inoltre ha realizzato molti altri esperimenti che gli hanno dato quelli che egli
chiama ‘risultati statisticamente significativi’. Il suo progetto ha una tale
importanza che sentiremo certamente parlare della sua ricerca quando avrà
ulteriormente raffinato le tecniche. Invece di limitarsi a chiedere ai lettori di
segnare i cerchietti per indicare dov’è localizzata la malattia, fornirà ai diplomati
Mind Control un elenco di malattie, in modo che possano indicare specifiche
malattie.
Questi studi preliminari, dice il Dott. McKenzie, mirano ad alti livelli di valore
statistico. ‘Tuttavia, non sono ancora pronto a trarre conclusioni. Occorre ancora
altro lavoro molto più accurato. Se gli ulteriori studi risulteranno altrettanto
incoraggianti, allora potremo trovare il modo affinchè coloro che lavorano a
livello psichico possano affiancarsi ai medici per aiutarli a fare delle diagnosi
ancor più accurate di quelle che si fanno ora. Ciò potrebbe trasformarsi in una
scoperta della medicina; è troppo presto per affermarlo con certezza, ma questo è
l’obiettivo’.
Il Direttore delle Ricerche del Mind Control, Wilfrid Hahn, Biochimico, exPresidente della Mind Science Foundation, condivide le speranze del Dott.
McKenzie. Egli dice: ‘Fin dal secolo XIX, quando si cominciò ad applicare metodi
scientifici nello studio dei fenomeni psichici, le variabili che sfuggivano al
controllo (spesso neanche conosciute) lasciarono molti interrogativi senza
risposta attorno a quanto si scoprì. Come dice il Dott. McKenzie, non si può
ancora dire se si arriverà ad una reale scoperta nel campo della medicina. Però
sono sicuro che egli abbia già ottenuto un notevole progresso nel metodo di
investigazione. Assumendo come base tutti i dati che raccoglie, potrà
concentrarsi sulle risposte psichiche, eliminare tutto il ciarpame, e lasciare solo
ciò che si vuole studiare: come il chimico che se vuole studiare un unico elemento
contenuto nell’acqua, elimina tutta l’acqua e gli altri elementi, meno quello che
intende studiare’.
83
84
CAPITOLO 18
CRESCE LA STIMA DI VOI STESSI
“Sprechiamo troppo tempo a sminuirci. Se dedicassimo la metà di quel tempo a
cercare dentro di noi il modo migliore per affrontare la vita, scopriremmo che
siamo molto più forti di quanto pensiamo”. Questo è quanto disse l’attricecantante Carol Lawrence sul Chicago Tribune del 14 Novembre 1975. Ella diventò
diplomata del Mind Control su consiglio di un’altra diplomata, la cantante
Marguerite Piazza.
E' vero, molti di noi vivono imprigionati in una visione limitata di quello che
sono la nostra identità, le nostre capacità, ed il nostro reale valore. Presto
proverete l’esultanza che si vive quando si spezzano tali limitazioni, e scoprirete
nuove libertà oltre quei limiti. Quando vedrete quello di cui siete capaci, il
concetto che avete di voi stessi si alzerà a livelli insospettati. Sono stati fatti
svariati studi su questa sensazione, e tutti i risultati coincidono. Si riferiscono a
gruppi numerosi, di persone senza speciali problemi, e ad altri gruppi con un
concetto di sé stessi chiaramente deteriorato:un alto numero di studenti,
alcolizzati, drogati, carcerati, gente povera che vive di carità pubblica.
Prendiamo in considerazione per primi gli studenti. Il Mind Control è stato
insegnato, come materia scolastica equiparata in tutto alle altre materie, in
ventiquattro Colleges e Università, sedici scuole superiori e otto elementari.
Forse penserete che lo stesso corso, impartito in modo diverso, in scuole
differenti, ad alunni di diverse età, estrazione sociale, culturale ed economica,
deve dare risultati diversi. Invece non è così. I risultati sono stati talmente simili
che oggi si può tranquillamente prevedere in anticipo come saranno. Quando si
inizia a dar corsi in una scuola i risultati saranno che gli studenti acquisteranno
una maggiore fiducia in sé stessi, una più solida capacità di gestire la propria vita,
e le proprie decisioni saranno meglio mirate: in altre parole, una maggior forza
dell”’ego”. Questo è stato misurato in forma scientifica dal Dott. George De Sau,
Direttore delle Ricerche Scientifiche del Silva Mind Control, e Direttore del
Servizio di Consulenza e Indirizzo dell’Area Community College di Williamsport
(Pensilvania).
Il primo “test” si svolse nel 1972 presso la scuola Hallahan High School di
Filadelfia, dove 2000 studenti seguirono il corso. Una settimana prima, ed una
settimana dopo, a 220 studenti scelti per sorteggio venne fatto compilare l”’High
Scool Personality Questionnaire”, che consiste in circa 140 domande che mettono
a fuoco l’immagine che la persona ha di sé stessa. L’immagine di sé stesso può
essere così tracciata come un ritratto composto da 14 caratteristiche: audacia,
entusiasmo, sicurezza di sé, e così via. Tale test viene correntemente utilizzato
nelle ricerche di consulenza per dare agli studenti l’indirizzo che meglio si confà a
ciascuno.
Questi ritratti dell’immagine caratteristica dei 220 studenti vennero combinati
in un’unico profilo di gruppo; quindi vennero comparati i dati registrati prima e
dopo il corso. I risultati furono: spostamento generale verso una maggior forza
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dell’ego, maggior fiducia in sé stessi e serenità; riduzione dell’impazienza,
dell’insicurezza, e della tendenza ad isolarsi. Per alcuni valori gli studenti non
manifestarono alcun cambiamento; per esempio l’equilibrio tra predominio e
sottomissione, idealismo e realismo. Tutto questo significava che gli studenti, pur
senza cambiare le caratteristiche di fondo del loro carattere, dopo aver fatto il
corso Mind Control diventarono più sicuri e con una maggior stima di sé stessi.
Com’è naturale, il modo che abbiamo di vedere noi stessi cambia quasi ogni
giorno, come cambiano i modelli che ci guidano nella vita. Se sottoponessimo al
test un gruppo di persone scelte a caso, e lo ripetessimo tre settimane più tardi,
troveremmo qualche cambiamento. Si è anche tenuto conto di questo fattore
nell’elaborare lo studio. I cambiamenti che si producono per loro conto sono
perfettamente prevedibili, la loro proporzione venne calcolata e se ne tenne
conto. I risultati segnalarono che una crescita spontanea della forza dell’ego e
della fiducia in sé stesso pari a quella registrata si sarebbe potuta produrre
spontaneamente una volta su mille; per il cambiamento dell’autocontrollo oltre
una volta su diecimila.
Il cambiamento non era dunque avvenuto per una coincidenza, ma solo per il
corso Mind Control.
Mentre si stava svolgendo il corso, un reporter del “Philadelphia Daily News”,
Joe Clark, intervistò alcuni studenti durante l’intervallo del pranzo. In un articolo
pubblicato il 27 Settembre 1972, egli riportò le parole di Kathy Brady, una
tredicenne che aveva il vizio di mangiarsi le unghie: “Me le rosicchiavo ogni volta
che ero nervosa”.
“Stamane in aula mi è venuta voglia di farlo, ma non l’ho fatto. Semplicemente
mi sono detta che non dovevo mangiarmi le unghie, ho chiuso gli occhi e mi sono
rilassata”. Pat Esienlohr raccontò di essere riuscita ad evitare un litigio con il
fratello più piccolo, con il quale si azzuffava continuamente. “Mi sono detta: Non
è il caso di arrabbiarsi: perché litigare? E non l’ho fatto. Sono anche riuscita a
farmi passare un mal di testa, semplicemente dicendomi che dovevo farlo sparire.
Sembra impossibile, invece funziona”.
Ora confrontiamo i risultati ottenuti con gli studenti di questa scuola e quelli
relativi ad altre due scuole: la Scuola Superiore Cattolica Lawrenceville, di
Pittsburg, per ragazzi e ragazze, e l’Istituto St. Fidelis, per soli ragazzi aspiranti al
Seminario.
A Lawrenceville ed a St. Fidelis, come ad Hallahan, il cambiamento maggiore
venne riscontrato nella forza dell’ego. E la cosa più importante fu che il
cambiamento risultò uniforme: in ogni scuola il profilo del gruppo migliorò in
una misura che si sarebbe potuta verificare casualmente una volta su un miliardo.
Stesso valore riguardo la tranquillità nelle scuole Hallahan e Lawrencevilee, un
po’ meno al St. Fidelis.
Nelle tre scuole si ebbero valori diversi nei cambiamenti della fiducia in sé
stessi, comunque tutti positivi.
Tuttavia i risultati non soddisfacevano del tutto il Dott. De Sau. Benché fosse
lieto dei risultati positivi e tranquillizzato dall’uniformità dei valori nelle varie
scuole, mancava ancora qualcosa. I test fatti prima del corso, e due settimane più
tardi, non bastavano per concludere che i benefici avrebbero durato nel tempo;
questo l’avrebbe detto il test fatto quattro mesi dopo il corso.
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Il Dott. De Sau fece quel controllo nelle scuole Lawrenceville e St. Fidelis ed
ebbe alcune sorprese. In tutte le caratteristiche menzionate prima (forza dell’ego,
fiducia in sé stessi, tranquillità), dopo quattro mesi gli studenti erano migliorati
molto di più di quanto lo fossero dopo due settimane! Nella sua relazione egli
conclude:
“Forse i cambiamenti registrati con gli studenti indipendentemente dai diversi
ambienti culturali possono essere meglio valutati dal punto di vista sostenuto da John
Holt, noto insegnante e scrittore. Holt difende in principio che il processo educativo è
spesso ottuso, e contribuisce ad aumentare l’ansia, i sensi di colpa, e quasi sempre un
complesso di dipendenza dall’ambiente con una continua ricerca di approvazione o
disapprovazione. Queste sono tutte condizioni che possono produrre comportamenti
conformisti o nevrotici, ed invece fanno ben poco per migliorare l’educazione ed il
progresso dell’uomo. E ci sono ragionevoli motivi per credere che anche le altre
istituzioni sociali siano nelle stesse condizioni.
I dati desunti dalla summenzionata ricerca indicano, per lo meno dal punto di vista
educativo, che esiste un’alternativa incoraggiante e fattibile. Un fattore di cambiamento
che permane persistente e vigoroso dopo l’insegnamento del Mind Control è il forte
impulso ad attingere energie dalle proprie risorse interiori; l’individuo prende coscienza
del proprio valore, e si volge ad esercitare un miglior autocontrollo, invece di riferirsi ai
modelli di controllo esercitati su di lui dall’esterno.
Nella maggior parte delle scuole dove si insegna il Mind Control, anche gli
insegnanti vengono sollecitati a frequentare il corso. I motivi (tutti, eccetto uno),
sono abbastanza ovvi, se teniamo presenti i benefici che ne vengono. Gli
insegnanti diventano meno irritabili, più pazienti, e per gli studenti diventa più
facile passare il tempo delle lezioni con loro.
E' anche risaputo che l’insegnante, quanto meno si aspetta dagli allievi, tanto
meno riceve da essi, e quello che si aspetta molto, ottiene molto. L’insegnante che
ha frequentato il corso ha vissuto personalmente l’esperienza di quello che Josè
nel capitolo 14 chiama “Legge Cosmica’’, che vale per tutta l’umanità. Non esiste
un maestro che dopo aver ricevuto l’insegnamento di Silva non provi rispetto per
il potenziale mentale di qualunque allievo: conosce troppo bene la vastità della
mente umana. Il risultato è che sarà un maestro migliore, anche se i suoi allievi
non avessero mai sentito parlare del Mind Control.
Senza dubbio, quando sia gli allievi che l’insegnante sono diplomati del Mind
Control, nell’aula succedono cose straordinarie.
Una maestra di Buffalo insegna ai ragazzi a “sintonizzarsi” con George
Washington ed altri personaggi storici per aiutarsi a studiare storia; in questo
modo “vivono” la storia. Per aiutarli meglio, quando svolgono il loro compito in
classe, essi si sintonizzano con lei per captare la conferma che le loro risposte
sono esatte.
Un’altra insegnante, in questo caso di livello universitario, guida gli allievi a
sintonizzarsi con i filosofi perché si facciano spiegare i punti più controversi del
loro pensiero.
“E funziona!” ella asserisce.
La signora Joe Lytle, conferenziera del Mind Control a Virginia Beach, trova
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particolarmente piacevole insegnare il corso a ragazzi tra i sette ed i diciassette
anni. Nel giornale “Ledger-Star” di Norfolk (il 16 Giugno 1975), venne pubblicato
un articolo circa alcune sue esperienze, con il titolo “Gli studenti eccellono dopo il
corso Silva Mind Control”. Un allievo era in cura perché soffriva di ipercinesia
(troppo agitato). L’articolo riporta le parole della madre del ragazzo: “Dopo il
corso i cambiamenti furono assolutamente sorprendenti. Mio figlio potè smettere
di prendere medicine ed i suoi voti migliorarono sensibilmente. Il Mind Control
gli ha dato la certezza che era in grado di cambiare. Ragazzi che ottenevano solo
voti mediocri, dopo il corso ebbero notevoli miglioramenti.
Ci fu il caso di un ragazzo che aveva pessimi voti di ortografia. Dopo il corso
cominciò a migliorare i voti, ed alla fine dell’anno era passato dal quattro al nove.
Non ci fu modo di confrontare quelli che avevano frequentato il corso con
quelli che non lo fecero, né di misurare le differenze tra i due gruppi in tempi
successivi, anche perché nelle tre scuole dove il Dott. De Sau preparò i test
comparativi prima e dopo il corso, quasi tutti gli allievi si iscrissero al Mind
Control.
Tuttavia, tale opportunità si presentò presso l’Università di Scranton,
Pensilvania. Il Prof. Donald L. Angeli, del Dipartimento di Risorse Umane
organizzò il corso per gli allievi diplomati del “Rehabilitation Counseling”. Il
numero degli studenti che preferì non seguire il corso fu abbastanza elevato da
consentire di verificare le differenze. Vennero costituiti due gruppi di 35 studenti
ciascuno, e si utilizzò lo stesso test applicato agli adulti.
Prima ancora che iniziasse il corso emersero già differenze tra i due gruppi.
Dai risultati dei test apparve chiaro che i ragazzi che optarono di frequentare il
corso erano più disponibili a nuove esperienze e meglio dotati di idee proprie.
Quelli che non frequentarono il corso si dimostrarono più tradizionalisti, più
conformi alle regole, più conservatori.
Un mese dopo il corso vennero rifatti i test, e si ritrovarono le differenze
iniziali, con l’aggiunta di nuove differenze: il gruppo che aveva seguito il corso era
più stabile e maturo dal punto di vista emotivo; dopo aver imparato il Mind
Control erano più sicuri di sé stessi e più rilassati.
In breve: questo studio ha accertato che le persone che decidono di seguire il
corso Mind Control sono diverse da quelle che preferiscono non farlo, e dopo
averlo fatto ne hanno dei benefici.
Se uno stimolo che smuova il concetto di sé stessi è importante per ognuno di
noi, per il tossicodipendente che lotta per liberarsi dalla droga è di importanza
vitale.
Paul Grivas, co-direttore del centro Mind Control di Manhattan, volle
sperimentare l’efficacia del Mind Control per i drogati. Si offrì volontario per
cominciare con quattro tossicodipendenti, due in cura col metadone, e due
dipendenti da eroina. I due soggetti dipendenti dal metadone ebbero dei benefici
dal corso, però non si liberarono dal metadone. Il metadone porta facilmente una
grave dipendenza, e lo si impiega in un gran numero di programmi per
disintossicare dall’eroina. L’astinenza dal metadone procura forti dolori fisici, e
tali dolori, dissero i due soggetti, erano tanto forti da non consentire di
concentrarsi negli esercizi di Mind Control.
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Uno degli eroinomani si trovò nel mezzo di una crisi familiare proprio il primo
giorno del corso, e si ritirò.
L’altro invece seguì tutto il corso, riuscì a disintossicarsi, e per svariati mesi
rimase libero dalla droga. Tempo dopo telefonò a Grivas per comunicargli che era
ricaduto nell’assunzione di eroina; Grivas gli suggerì di ripetere il corso, e
trascorse un intero giorno con lui per rafforzare le sue difese sviluppate con il
Mind Control. Il giovane riuscì così a liberarsi nuovamente dal vizio, e per mesi
non ricadde. In seguito si trasferì in un’altra città, e Grivas non ebbe più sue
notizie.
Un secondo tentativo per aiutare i drogati mediante il Mind Control venne
organizzato nell’ambito di una iniziativa municipale del quartiere del Bronx;
parteciparono diciotto tossieodipendenti, alcuni dei quali erano dipendenti
comunali facenti parte degli organizzatori dell’iniziativa stessa. Dopo aver
partecipato al corso dichiararono di sentirsi capaci come non mai di
autocontrollo, e alcuni mesi più tardi molti di essi comunicarono di essere anche
riusciti a trasmettere ai loro familiari parte di quanto avevano appreso. Non fu
possibile realizzare controlli attendibili prima e dopo il corso poiché solo tre mesi
dopo il corso molti dei diciotto partecipanti si erano trasferiti altrove.
Si è appreso qualcosa da queste esperienze? Sì, dice Paul Grivas. Benché non si
disponga di prove confortate da valori statistici, l’esperienza ci dice tre cose:
Primo: il Mind Control non deve entrare nella vita di un drogato per sole
quarantotto ore, e poi lasciare a lui solo il resto del lavoro. Per la maggior parte di
noi il corso costituisce un’esperienza che ci trasforma in modo permanente;
invece per il drogato, che deve superare anni, se non la intera vita, di intenso
condizionamento negativo, ed in più anche una dipendenza mentale e fisica, è
necessario un lungo periodo di ulteriore assistenza.
“Se organizzassero un programma di disintossicazione che mi consenta questo,
- dice Grivas - otterrei buoni risultati”.
Secondo: anche se è difficile vincere la droga, tuttavia il drogato assimila più
facilmente degli altri le tecniche del Mind Control. Secondo Paul Grivas questo
viene dal fatto che il Mind Control implica uno stato di coscienza diverso da
quello normale, e la maggior parte della gente non ha mai provato ad entrare in
stati di coscienza alterati; invece il drogato lo ha fatto spesso. Quello che il
drogato non aveva mai fatto prima era il portarsi ad un livello mentale dove non
perde la coscienza, anzi ne acquista ancora di più. Sotto questo aspetto il Mind
Control risulta per lui molto invitante.
Benché gli studi finora fatti in questo campo non siano abbastanza estesi,
tuttavia quanto ci riferiscono con molta frequenza i nostri diplomati ci rende
convinti che le speranze di Paul Grivas siano ben fondate.
Ciò che riportiamo qui di seguito è la storia di un drogato che si liberò dalla sua
dipendenza neI 1971. Oggi è ancora “pulito”.
Sapevo di avere un problema grave: la dipendenza dall’eroina. Allora non ero in grado
di comprendere in quale modo avrebbe potuto aiutarmi un corso detto Mind Control,
che dichiarava di poter aiutare la gente ad eliminare abitudini indesiderate, quando io
avevo già provato quasi tutti i metodi per il recupero dei drogati. Anche se ormai ero
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alquanto scettico, dopo aver incontrato psichiatri e psicoterapeuti, aver provato terapie
al metadone, essere ricoverato in clinica, tuttavia, al punto in cui stavo, ero disposto a
provare qualsiasi cosa! Ero convinto che non sarei vissuto per altri tre anni, fino ad
arrivare a compiere trent’anni, se non avessi smesso con l’eroina e con un modo di vivere
che mi costringeva a procurarmi non meno di 200 dollari al giorno per la droga.
“Un’abitudine non è altro che stimoli sulle cellule del cervello rinforzati dalla ripetizione
continuata.” - diceva l’istruttore del Mind Control - “Cambiate la programmazione al
livello della causa (la mente subcosciente), ed avrete cambiato il modello di
comportamento a livello di effetto (la coscienza esterna)”. Dal punto di vista logico mi
stava bene, però i miei livelli emotivi mi dicevano che avevo bisogno di droga per
rendermi insensibile alla vita ed ai sentimenti negativi che provavo verso me stesso.
Allora l’istruttore mi fornì una tecnica per modificare l’immagine di noi stessi come
persone deboli, con poca forza di volontà, inefficienti, e sostituirla con l’immagine di un
essere umano sicuro di sé, con un concetto sano di sé stesso.
Tuttora scettico, però con un barlume di speranza, cominciai a cambiarmi con
l’immaginazione a livello “alfa”. Mi programmavo tre volte al giorno, mattino,
pomeriggio, e sera, e mi dicevo che il 20 luglio, trenta giorni dopo la prima
programmazione, sarebbe scomparso per sempre il mio bisogno di drogarmi. Per i trenta
giorni che seguirono continuai a prendere droga, diminuendo però progressivamente le
dosi, e programmai in modo da smettere del tutto alla data che avevo stabilito.
Quel grandioso giorno di luglio cessai con la droga e da allora non l’ho mai più presa.
L’impressione che provai quella volta fu completamente diversa da quella provata altre
volte in precedenza, quando smettevo di drogarmi e dopo qualche giorno, o al massimo
qualche settimana, ricominciavo. Questa volta una sensazione profonda mi diceva che
veramente non avevo più voglia di drogarmi. Non ebbi bisogno di forza di volontà, né di
qualcosa di sostitutivo, né di reprimere desideri e bisogni. Aveva funzionato! Alla fine ero
libero!
L’alcolismo, che è anch’esso una tossico-dipendenza, è molto più diffuso della
droga, ed ottenebra molte più vite.., milioni nei soli Stati Uniti. Anche le sue
vittime hanno il disperato bisogno di vincere la tentazione di lasciarsi andare, di
vivere sensi di colpa e di autodistruzione, per ritrovare invece la fiducia in sé
stesso e la serenità che facilitino il ritorno alla salute.
A questo bisogno si provvide quando quindici alcolisti frequentarono il corso
Mind Control nel 1973, nell’ambito di un programma sperimentale organizzato in
un ritiro in campagna. I risultati vennero valutati dal Dott. De Sau, che applicò gli
stessi test della personalità adottati in precedenza con gli allievi dell’Università di
Scranton; come per la precedente ricerca, applicò i test subito prima del corso, ed
un mese dopo.
La differenza più forte nei risultati per queste quindici persone si manifestò
nell’atteggiamento di manipolare le situazioni (ingl. “Manipulative behaviour”.
Nel nostro caso, significa la tendenza del bevitore a fingere un comportamento
regolare, e bere invece di nascosto n.d.t.). Nel profilo complessivo del gruppo si
constatò un cambiamento: da atteggiamenti di simulazione furbesca nel
comportamento, ad una maggiore sincerità nelle proprie azioni. L’entità del
cambiamento si sarebbe potuta verificare casualmente solo con probabilità uno
su cento. Gli altri cambiamenti che vennero registrati seguirono più o meno il
modello già riscontrato con gli studenti delle scuole superiori di cui abbiamo
parlato in precedenza. Acquistarono una maggior forza dell’ego, maggior fiducia
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in sé stessi, divennero più calmi e meglio disponibili per nuove esperienze; tutte
qualità di valore inestimabile per una persona che lotta per liberarsi
dall’alcolismo.
Uno dei cambiamenti più significativi fu una riduzione della “sensazione di
minaccia”, ovvero l’ansia. Il Dott. De Sau scrisse: “Per capire il comportamento
dell’alcolista, può essere molto importante studiare l’area interessata dalla
sensibilità alla minaccia, con l’intensa tensione e ipereccitabilità che essa
provoca. E' assai verosimile che l’alcoolista ricorra al bere per equilibrare mente e
corpo e procurarsi sollievo all’ansia di fronte a sensazioni di minaccia.
Sembrerebbe che il miglioramento del concetto di sé e la capacità di controllare
l’ansia costituiscano un valido sostituto dell’alcol.
Il Direttore dell’Istituto di riabilitazione presentò una memoria sui progressi
dei quindici diplomati sei mesi dopo il corso. Per proteggere l’anonimato si usa la
parola “soggetto” (o la lettera S) invece di chiamare per nome le persone in
esame.
Soggetto 1: nessuna ricaduta dopo il programma di riabilitazione di 90 giorni.
Dopo aver frequenttato il corso Mind Control, S ha fatto progressi e da individuo
passivo e poco socievole si è trasformato in persona cordiale, affabile, e ricca di
humor.
Soggetto 2: da quando ha fatto il corso Mind Control, non ha avuto ricadute ed
ha lasciato il centro di recupero. Dà segni di recupero della sensazione di
benessere e fiducia in sé stesso.
Soggetto 3: non ha avuto ricadute dopo il corso Mind Control, ed ha fatto
decisi progressi nel programma dell’Anonimo Alcolico.
Soggetto 4: non ha avuto ricadute da quando fu ricoverato in clinica prima di
fare il corso Mind Control. Ha definitivamente consolidato il suo recupero
portando a termine il trattamento terapeutico.
Soggetto 5: nessuna ricaduta dopo che venne dimesso dalla clinica.
Soggetto 6: nessuna ricaduta. Sta migliorando in modo permanente la sua
sensazione di benessere. Il miglioramento si riflette su tutta la famiglia. Sono
anche migliorati i suoi voti all’università.
Soggetto 7: fino ad oggi non ha avuto ricadute. Dopo il corso ha abbandonato il
programma Anonimo Alcolico, però continua a seguirne lo spirito. Sembra che
anche i rapporti con la famiglia stiano migliorando.
Soggetto 8: nessuna ricaduta dopo il corso. Anche i rapporti in famiglia hanno
avuto un notevole miglioramento. Da un atteggiamento caustico e iroso, è passato
ad un carattere affabile, tipo “ama il tuo prossimo".
Soggetto 9: si tratta di una donna, che non ha avuto ricadute ed ha trovato un
impiego.
Soggetto 10: nessuna ricaduta. Attualmente è orientato a realizzare le proprie
aspirazioni, ha superato le limitazioni che si era auto-imposto ed è alla ricerca di
possibilità per ottenere risultati più importanti.
Soggetto 11: dopo il corso Mind Control afferma che la sua vita è in continuo
miglioramento, come appare chiaramente anche dall’atmosfera serena che
denota la sua famiglia, e dalle referenze sul lavoro.
Soggetto 12: seguiva da 12 anni il programma dell’Anonimo Alcolico. Dopo il
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corso ha sofferto una breve ricaduta durata meno di un’ora. Poi non ha più avuto
ricadute.
Soggetto 13: nessuna ricaduta dopo il corso. Ora sta riorganizzando la sua vita:
sono stati riscontrati miglioramenti nel lavoro, nella famiglia, ecc.
Soggetto 14: dopo il corso ha avuto varie ricadute, ma si è sempre ripreso da
solo. Non è stato necessario ricoverarlo in clinica, come succedeva prima del
corso.
Soggetto 15: Per otto anni si è sottoposto periodicamente al programma
Anonimo Alcolico. Prima del corso è stato ricoverato in clinica quattro volte. Ogni
volta aveva della ricadute. Dopo il corso ha avuto quattro ricadute, e per due volte
è stato necessario un ricovero in clinica.
Come vediamo, per queste quindici persone, ad eccezione dell’ultima, il corso
ha rappresentato un poderoso stimolo nella lotta contro l’alcol. Questo modesto
studio ovviamente non è sufficiente per dimostrare che il Mind Control dovrebbe
essere adottato come parte integrante dei programmi di recupero degli alcolisti.
Tuttavia, il miglioramento e la sensazione di benessere che è stato registrato
regolarmente nei controlli fatti prima e dopo il corso sia nei corsi di studenti,
come in quelli dei pazienti in cura psichiatrica, indica chiaramente che coloro che
sono alla ricerca di metodi più efficaci per aiutare gli alcolisti dovrebbero provare
con il Mind Control.
Esiste un’altra condizione che distrugge la stima di sé stessi: una condizione
che non ci si è procurata da soli, come nel caso della dipendenza da alcol o
droghe, ma che è comunque molto diffusa: la povertà. Da quando esistono le
società umane si è discusso sulle cause della povertà, e sui rimedi. Il Mind
Control non entra in merito a questa discussione, però può risultare di grande
aiuto per stimolare il povero a chiamare a raccolta le sue forze e aiutare sé stesso.
A qualcuno potrà sembrare che dicendo questo siamo già entrati anche noi
nella discussione: che convincere i poveri ad aiutare sé stessi lasci intendere che
essi hanno una parte di responsabilità nell’essere poveri.
Questo ovviamente non è vero, ma è pur vero che ogni povero può aiutare sé
stesso quando scopra nel Mind Control quello che tutti vi trovano: una maggior
capacità di controllare la propria vita.
Un primo serio sforzo per verificare quanto potrebbe essere utile il Mind
Control come parte integrante di un programma di assistenza sociale, fu uno
studio con 41 persone che vivevano della sussistenza pubblica.
E' ben noto che una persona che si ritrovi senza lavoro soffre di una profonda
ferita nell’amor proprio. Questo rende ancor più difficile per lui pensare e darsi
da fare efficacemente per risolvere il suo problema. Una persona che si candidi
per un impiego e nei colloqui per l’assunzione mostri un atteggiamento disfattista
e sfiduciato, non fa certamente una bella impressione. Così il suo periodo di
disoccupazione si fa lungo, il suo amor proprio ne risente ancor di più, si forma
un circolo vizioso, che alla fine può portare la persona a rassegnarsi a vivere dei
sussidi di disoccupazione. Se intervenisse qualcosa a rompere questa spirale
discendente, introducendo un elemento che porti uno stimolo realistico all’amor
proprio, la persona si troverà in una posizione ben migliore per aiutare sé stessa.
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Grosso modo, questo è stato il ragionamento fatto da Larry Hildore, direttore
del Dipartimento del Servizio Sociale di Ottawa County, nel Michigan. Egli stesso
aveva seguito il corso e sapeva quali benefici poteva procurare. L’unico suo
dubbio riguardava la possibilità di quantificare i risultati, e come misurarli.
Per elaborare un progetto di ricerca, ed applicare i test, egli ed il Dott. De Sau
si rivolsero al Dott. James Motiff, del Dipartimento di psicologia del Hope
College, in Holland, Michigan. Scelsero come test il “Tennessee Self-Concept
Test”, questionario di largo impiego, composto da sei pagine con cento domande.
Questo test esamina cinque aspetti dell’opinione che l’individuo ha di sé stesso:
quello fisico, quello morale/etico, quello personale, quello famigliare, e quello
sociale. Il test venne fatto due volte, una prima del corso, ed una dopo.
Questo fatto potrebbe indurre qualcuno a vedere i risultati come un semplice
“Effetto Hawthorne”. (Intorno alla metà degli anni ‘20, e nei primi anni ‘30, la
Compagnia Western Electric, nella sua sede Hawthorne di Chicago, avviò un
piano di ricerca in larga scala per studiare i mutamenti nelle condizioni di lavoro
che potessero migliorare il morale dei dipendenti. Lo stato d’animo dei
dipendenti cominciò a migliorare, qualunque cosa facesse la Ditta. Introducevano
una innovazione, ed il morale saliva; la eliminavano, ed il morale saliva ancora di
più. Conclusero che la gente era soddisfatta perché ci si interessava ad essa, ed il
morale migliorava anche solo per questo).
Per misurare il possibile “effetto Hawthorne”, il Dott. Motiff mise sotto
controllo anche un altro gruppo di persone che vivevano dell’assistenza pubblica
e che non frequentò il corso Mind Control. Anch’essi vennero sottoposti a due
test, però tra un test e l’altro non fecero nulla di speciale, a differenza dell’altro
gruppo che nell’intervallo seguì il corso.
Non si registrò alcun “effetto Hawthorne”.
Coloro che seguirono il corso Mind Control ne uscirono con un’opinione di sé
stessi radicalmente diversa da prima; cambiamenti che oltrepassavano la
casualità in proporzione di un milione contro uno. I cambiamenti furono
straordinari sotto ogni aspetto: i neo-diplomati scoprirono di essere persone
migliori di quanto credessero, e provarono una nuova fiducia nella loro capacità
di risolvere i loro problemi.
L’entità del cambiamento fece esclamare al Dott. Motiff che i valori registrati
erano i più significativi che avesse mai accertato.
La relazione redatta su questo studio diceva:
All’inizio era sorto qualche dubbio su come avrebbe reagito una madre di famiglia,
che vive della carità pubblica, in profonda miseria, all’impatto con il Mind Control e la
sua filosofia ottimistica, che parla di "stare meglio, sempre meglio”. Tali dubbi sparirono
rapidamente... alla seconda settimana. Il cento per cento delle persone che avevano
cominciato il corso si ripresentarono alla seconda settimana, ed il timido silenzio delle
prime lezioni venne sostituito da animate conversazioni, che rischiarono di trasformare
il corso in una rumorosa assemblea.
Quasi tutti avevano qualcosa di costruttivo di cui parlare.., un rapporto più affettuoso
con i figli.., la scomparsa di un mal di testa cronico...la diminuzione di frustrazioni... e
perdite di sovrappeso! Una giovane madre con espressione radiosa usò la tecnica dello
Specchio della Mente per risolvere un problema di impiego, e vide solo una mano che
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porgeva un assegno. Il giorno dopo ottenne il posto di lavoro che desiderava da tempo.
Ciò che spinge un individuo a finire in prigione, che lo renderà definitivamente
una persona dura e cinica, è generalmente uno stato mentale che ha deteriorato il
concetto di sé stesso. Ed è ancora uno stato mentale ciò che spinge nuovamente
in carcere quella stessa persona dopo che è ritornata “libera”. Il tipo di libertà che
il Mind Control può dare ad un delinquente è la stessa libertà che offre ad ognuno
di noi: la liberazione assoluta dalle costrizioni mentali che in molti di noi, che ce
ne andiamo in giro “liberi”, si manifestano come emicranie, ulcere, insonnia,
angustie e fallimenti nella vita, e che equivalgono ai muri e sbarre per chi è in
prigione.
La pur esigua esperienza che il Mind Control ha nell’ambiente carcerario
indica che il carcerato percepisce l’ambiente in cui vive come meno brutale. Il
periodo di condanna non è più fatto di lunghe ore vuote che la Legge strappa alla
vita di una persona, bensì una parte ricca di quella stessa vita...ore di crescita, e di
scoperta interiore. Non diciamo che il Mind Control trasforma la prigione in un
gioioso romitaggio, però può trasformarla in un ambiente più umano dove
l’individuo può migliorare.
Benché non si disponga di studi statistici, le esperienze personali dei carcerati
e dei loro istruttori sono più che eloquenti. Lee Lozowick, durante il suo incarico
di Istruttore del Mind Control dell’area del New Jersey (si è dimesso nel 1976 per
fondare la Comunità spirituale di Hohm), impartì sette volte il corso nella
prigione Rahway State: quattro volte a complessivamente circa sessanta carcerati,
e tre volte al personale del carcere.
“Non vi è alcun dubbio - dichiarò - circa i benefici che i carcerati ed il
personale ebbero dal corso: glielo si legge in faccia”. I funzionari furono talmente
impressionati dal Mind Control, che iscrissero di ufficio i detenuti che stavano
studiando per ottenere un diploma.
Ronald Gorayeb, che successe a Lozowick nell’incarico di Istruttore, impartì il
corso a dieci detenuti del carcere “Passaic County Jail” di New Jersey. Un
detenuto dovette interrompere il corso perché venne rilasciato: chiese di restare
finché avesse finito il corso, ma la Direzione non potè accontentarlo. Un altro
chiese di essere messo in isolamento per poter meditare meglio. Questo glielo si
potè concedere. Un altro si programmò di trovare un lavoro fuori dal carcere,
impiegando la tecnica dello Schermo Mentale.
Trovò il lavoro, e questo era l’ultimo ostacolo da superare per ottenere la
libertà vigilata.
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CAPITOLO 19
IL MIND CONTROL E IL MONDO DEGLI AFFARI
Supponiamo per un momento che voi crediate nella legge di Murphy: “Se
qualcosa può andar male, andrà male, e nel momento peggiore”; e che di colpo
scoprite che tale legge non esiste, e che esista invece la Legge Cosmica di cui vi ha
parlato Josè, che sostiene: “voi vi sentite più fortunati perché siete più fortunati”.
Molti diplomati del Mind Control affermano che ciò succede davvero nel loro
lavoro. Il venditore incontra i clienti, e questi si mostrano ben disposti verso di
lui; lo scienziato trova risposte improvvise ai suoi problemi più difficili; l’atleta
professionista migliora le sue prestazioni; gente disoccupata trova lavoro; quello
che il lavoro già ce l’ha ne trae maggiori soddisfazioni.
“Quando mi incontro con persone della Ditta che conoscono il Mind Control dice Michael Higgins, quarantaquattro anni, Direttore del Personale nella sede di
Nutley, New Jersey, della Compagnia Hoffmann - La Roche, Inc., - trovo in esse
un atteggamento positivo ed una allegria che traspare dal loro volto; sensazione
che anch’io provo in modo permanente”.
Hoffmann - La Roche è una delle più gigantesche Case Farmaceutiche del
mondo. “Questo vi potrà sorprendere, detto da un fabbricante di tranquillanti diceva Higgins - ma noi siamo aperti a tutti i mezzi alternativi per ottenere una
salute mentale perfetta; e questo fu uno dei motivi che ci spinsero nel 1975 ad
esplorare il Mind Control”.
Un altro motivo che spinse Higgins a voler sapere di più riguardo il corso
derivava dal fatto che ben pochi, tra i dipendenti di qualsiasi Ditta, sono efficienti
sul lavoro quanto veramente potrebbero esserlo. Quello che egli scoprì nel Mind
Control lo portò ad organizzare un piano pilota che portasse ad un progetto più
vasto pianificato dalla Ditta; l’entusiasmo fu tale che il progetto si avviò da solo.
Quando rese pubblico il piano, dalla sera alla mattina si erano già iscritte
cinquanta persone; si rivolse al reverendo Albert Gurayeb, parroco di una chiesa
della vicina città di Paterson, che era anche uno dei più carismatici Istruttori del
Mind Control.
Il piano ebbe successo. Oggi, tre anni più tardi, nella Ditta ci sono già più di
trecento diplomati: alti dirigenti, ricercatori, segretarie, ingegneri, assistenti di
laboratorio, direttori del personale. Alcuni fecero il corso finanziati dalla Ditta,
molti per conto proprio.
“Più di tutti mi affascinarono i ricercatori. In principio erano i più scettici e la
mettevano in burla, alla fine erano i più entusiasti”, raccontò Higgins.
Quelli che riportiamo sono alcuni commenti dei diplomati del Mind Control
della Hoffmann - La Roche, pubblicati sul notiziario della Compagnia, “Inside
Roche”:
Un direttore commerciale dice: “Mi ha dato un nuovo senso di consapevolezza
di me stesso, e mi ha chiarito l’importanza di interagire e collaborare con i
colleghi. Ora sto applicando quanto ho appreso e voglio arrivare ad essere capace
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di canalizzare i miei interessi e le mie realizzazioni in modo da disperdere meno
tempo ed energie”.
Un assistente biochimico dichiara: “Tutto il mio atteggiamento mentale è
cambiato; adesso sono convinto che le cose buone succedono davvero quando si
ha un attitudine positiva verso la vita. È sorprendente la cordialità che nasce tra
le persone quando si è reciprocamente tolleranti e cordiali”.
Dice un Dirigente del Personale: “E stata una delle più belle esperienze che
abbia avuto, e ritengo un privilegio l’aver potuto partecipare. Il corso mette in
risalto l’importanza del pensare in forma positiva, mi ha aiutato ad acquistare
pace interiore e fiducia in me stesso”.
Un supervisore dei servizi della Ditta afferma: “Mi sento meglio
mentalmente... . Non sono più apprensivo, e non affronto più i problemi come se
fossero sempre delle emergenze; ho imparato a rilassarmi ed a controllare le mie
emicranie. La chiave del successo sta nell’esserne convinti”.
Ecco l’opinione di un analista di sistemi: “I risultati del corso sono stati per me
una maggiore sicurezza ed una sensazione generale di benessere; inoltre ci
insegna a riconoscere lati della nostra natura che in genere ignoriamo. Per
esempio, il corso intensifica la nostra sensibilità verso il prossimo, e ci rende più
consapevoli delle esperienze intuitive, che la nostra mente razionale tende a
negare”.
Esiste una Ditta fondata applicando fin dell’inizio le tecniche del Mind
Control: è la “Idea Banque, Inc”., con sede a Chicago. Si tratta di un‘iniziativa in
forma di cooperativa creata da persone che hanno frequentato il Mind Control e
si propone di commercializzare invenzioni. Essa ebbe inizio quando Richard
Herro, incaricato delle attività del Mind Control nell’area di Chicago, avviò un
complesso problema di marketing per verificare se l’intuizione stimolata ai livelli
Alfa e Theta avrebbe potuto condurre a risposte pratiche. Mr. Herro, con alle
spalle dieci anni di esperienza come consulente di marketing, disponeva già della
risposta esatta... ma ci aveva messo dieci anni ad elaborarla. I diplomati del Mind
Control trovarono risposte altrettanto buone... in dieci minuti.
“Speravo che succedesse qualcosa di quel genere, ma non ero preparato a
vedere persone che, pur non avendo alcuna nozione tecnica, si destreggiavano a
risolvere problemi tecnici molto meglio degli esperti. Non sono rinchiusi entro
schemi logici, perciò possono esplorare molte più possibilità”.
“Dovetti concludere - disse - che l’intelligenza combinata di venti persone, che
sono entrate a livello ed attingono alla loro intelligenza creativa, è circa mille
volte più efficace dell’intelligenza di venti persone che cercano la soluzione a
livello razionale”.
Egli stesso ha utilizzato le medesime tecniche per risolvere problemi, ed ha
inventato e brevettato un nuovo metodo per confezionare il cemento armato
precompresso. In seguito i diplomati del Mind Control cominciarono ad avere
idee proprie, però avevano bisogno di competenze nel campo del marketing.
“Così nacque la Idea Banque”, egli spiegò.
Complessivamente la Idea Banque, che adesso compie due anni, possiede
diciotto brevetti, ed una ventina in corso di autorizzazione. Uno di questi è un
“divoratore di foglie”, una appendice per la tosa-erba, che trasforma le foglie in
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terriccio: una ditta che fa vendite per televisione ne ha comprato due milioni e
mezzo di esemplari. Un’altra invenzione è un rappezzo adesivo per buchi nelle
tende: invece di essere invisibile è in bella vista, a forma di insetto colorato.
I soci si riuniscono una volta al mese per risolvere i problemi attraverso la
meditazione. Fanno parte dell’associazione persone che producono idee che
possono portare ad un profitto. Sottoscrivono una quota iniziale, poi una piccola
quota mensile ed hanno diritto alla partecipazione agli utili.
Un’altra Società fondata da diplomati del Mind Control nella zona di Chicago è
un’associazione di consulenti finanziari. Un agente di Borsa pensò che la
possibilità di spostarsi avanti o indietro nel tempo avrebbe potuto essere
impiegata per la scelta dei titoli azionari. Se, durante una seduta di meditazione,
vedete un titolo salire nel futuro, allora compratelo, e lo rivenderete in seguito.
L’idea piacque a Mr. Herro, che costituì l’associazione. Egli, l’agente di Borsa, ed
altri membri, ne furono entusiasti, ma non erano del tutto sicuri. Il Mind Control
aveva risolto una vastissima gamma di problemi, ma, per quanto se ne sapesse,
non aveva mai risolto il problema di prevedere con esattezza gli alti e bassi di
Wall Street.
Con sano scetticismo, i soci si tennero ben stretti i loro soldi per i primi sei
mesi. Ogni settimana l’agente di Borsa proponeva dieci titoli. I soci, a livello Alfa,
li visualizzavano trenta giorni dopo.
Si visualizzavano nell’ufficio dell’agente di Borsa, oppure che leggevano un
giornale finanziario, verificando come erano cambiati i valori dei titoli. Quando
tornavano al livello Beta, confrontavano le loro impressioni. Se le previsioni
concordavano in rapporto di almeno 1, 5 a 1 a favore dell’acquisto di certe azioni,
allora si decideva l’acquisto... in teoria.
All’inizio nacque un problema. I soci dovettero rendersi conto che la tendenza
all’allegro ottimismo, tipico dei diplomati del Mind Control, spesso è una guida
ingannatrice se applicata alle previsioni di Borsa. All’inizio vedevano tutte le
azioni, indistintamente, salire. In breve furono però in grado di distinguere quelle
di cui erano “sicuri”. Il “portafoglio” del gruppo cominciò ad ottenere rendimenti
superiori alla media del mercato.
Si presentò un altro problema. Sempre più entusiasti, gli azionisti psichici
cominciarono a leggere, a cercare informazioni, documentarsi sulle azioni che
avevano scelto.
In tal modo trasferivano quelle informazioni obiettive nelle loro sedute di
meditazione, ed i guadagni teorici calavano. Il rimedio consistette nel dare un
numero di codice ad ogni azione, affinché nessuno sapesse durante la
meditazione su quale titolo si stesse concentrando. I risultati migliorarono, di
nuovo ben sopra la media del mercato. Dopo sei mesi di prove che dimostravano
che psichici allenati erano in grado di superare gli aumenti medi della Borsa, era
giunto il momento di investire denaro vero.
Il passaggio dalla fase di sperimentazione agli investimenti veri e propri andò
bene, senza problemi. I soci realizzarono guadagni reali. Quando il mercato
tendeva al ribasso, anche le loro azioni scendevano, ma meno della media;
quando c’era rialzo, anch’esse salivano, più della media. Tuttavia, dopo un anno
circa, sorse un problema: la Borsa cominciò un ribasso generale. Anche il loro
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portafoglio si trovò in perdita, anche se ridotta. La soddisfazione per essere in
condizioni migliori rispetto la media era perciò appannato dal fatto che ci
rimettevano.
Qualunque azionista esperto vi può insegnare che si può guadagnare anche sui
ribassi; basta vendere a riporto: vendete oggi un’azione che non possedete, e la
comprate domani, quando costa di meno, ricavandone la differenza.
Questa manovra è perfettamente legale, però significa approfittare della
perdita di altri, ovvero, per dirla in altre parole, concentrare il proprio interesse
su cattive notizie, e questo non va d’accordo con lo spirito del Mind Control: il
Club sospese le riunioni.
Al momento di scrivere questo libro la Borsa è in rialzo, e Mr. Herro mi
informa che è probabile che il gruppo riprenda le attività.
L’interesse di Mr. Herro per l’applicazione del Mind Control negli affari si
estende anche al mondo dello sport, che secondo lui è anch’esso commerciale,
come la pubblicità e il gioco in Borsa. Forse qualcuno di voi avrà saputo che
parecchi giocatori della squadra di baseball White Sox di Chicago ha fatto il corso
Mind Control. Ne hanno parlato moltissimo nell’estate 1975, nel programma “60
minuti” della catena televisiva CBS, e nel programma “Today” della catena NBC.
Tutte queste iniziative furono possibili grazie all’entusiasmo di Mr. Herro.
Alla fine del campionato di baseball, vennero confrontate le prestazioni
individuali dei giocatori prima di aver frequentato il corso Mind Control (1974), e
dopo (1975). Tutti migliorarono, alcuni in modo eccezionale.
Tra i diplomati del Mind Control la categoria più entusiasta è quella dei
venditori. “Entro a livello e visualizzo una visita che si conclude con un contratto.
I risultati sono sorprendenti. Ogni mese mi dico che voglio guadagnare X dollari,
e mi pongo obiettivi sempre più ambiziosi, e regolarmente ci riesco”. Questo lo ha
dichiarato un venditore di una delle ditte più importanti di Wall Street. Il vicepresidente di una piccola ditta metallurgica ci raccontò come impiegava le sue
tecniche:
“Dico a me stesso: vado a vendere la mia merce a quella determinata persona;
e l’affare si conclude. Adesso raccomando il Mind Control ai miei venditori, ai
miei soci, ed anche ai miei figli. Sono convinto che tutti ne possono avere dei
benefici, non solo negli affari, ma anche nella vita privata”.
In termini di quantità di segnalazioni da parte dei diplomati, i risultati più
impressionanti vengono registrati per quanto riguarda il trovare un impiego. La
serena fiducia in sé stesso che viene dall’addestramento del Mind Control porta la
sicurezza nell’affrontare il colloquio di assunzione; tale fattore è già sufficiente
per cambiare la carriera di una persona. Un fotografo con moglie e due figli si
trovò di colpo senza lavoro; scrisse al suo Istruttore:
“Se mi fosse successo cinque anni fa mi sarei precipitato in un bar con tutte le
giustificazioni per prendermi una sbronza.. .e piangere nella birra dell’altro disoccupato
di fianco a me al banco del bar.
Adesso invece, col Mind Control... che mi ha fornito la capacità di far aprire le nuvole
quando mi serviva fare fotografie aeree senza ombre sul suolo; di far cicatrizzare
rapidamente le decine di tagli e graffiature che mi procuro continuamente, ritrovare
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decine di articoli che avevo smarrito, solo concentrandomi sullo schermo mentale, non
mi sono minimamente preoccupato per il dover trovare un altro lavoro.
L’unica cosa che ho fatto è stato entrare a livello, e mi vidi che frequentavo
l’università; la cosa mi è sembrata alquanto ridicola, dal momento che ho già la laurea...
Tuttavia, informandomi meglio venni a sapere che mi potevo iscrivere come veterano
dell’esercito, e guadagnare 400 dollari solo per quello sforzo; aggiunti ai 300 dollari di
indennità per disoccupazione facevano 700 dollari, e questo significava 200 dollari in
più di quello che guadagnavo quando avevo un lavoro. In più faccio dei servizi fotografici
per le riviste”.
Un’altra persona che si riprese bene da un improvviso licenziamento fu un
brillante diplomato di New York. Telefonò furioso a Josè per dirgli:
“E adesso parlami un po’ del Mind Control!”.
Con calma, Josè gli consigliò di lavorare con lo schermo mentale e le altre
tecniche. Tre giorni dopo ritelefonò a Josè con un tono del tutto diverso. Era
riuscito a trovare un altro lavoro dove lo pagavano tre volte di più di quanto
guadagnava prima.
Una delle esperienze più pittoresche del Mind Control applicato al mondo
degli affari è forse quella di una coppia di coniugi, che si occupano di aprire la
cassaforte altrui. Ecco come lo fanno: uno dei due si porta psichicamente nel suo
laboratorio, evoca la chiara immagine della cassaforte con accanto il proprietario,
poi manda indietro l’orologio ed osserva attentamente il proprietario che apre la
cassaforte. L’altro, che funge da orientologo, annota diligentemente i numeri che
gli vengono detti. Poi, a livello Beta, lo psichico si reca dove c’è la cassaforte e la
apre sotto gli occhi stupefatti e riconoscenti del proprietario. Lo psichico è un
fabbro autorizzato della regione Nord-Est degli Stati Uniti, e spesso lo chiamano
ad aprire la cassaforte di persone che hanno dimenticato la combinazione.
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CAPITOLO 20
DOVE PORTA QUESTA STRADA?
A partire dal momento in cui conseguite il vostro primo successo con il Mind
Control, vi troverete lanciati in un’odissea alla scoperta di voi stessi. E quello che
scoprirete riguardo la vostra persona sarà favorevole. E alla fine, quando sarete
riusciti a far funzionare tutto secondo le istruzioni che vi ha dato Josè, davanti a
voi si apriranno varie strade, che conducono a nuovi sviluppi nel futuro.
Attraverso libri, amici, o altri corsi, potrete conoscere e provare altre tecniche,
e aggiungere altri strumenti mentali a quelli che già possedete. D’altro lato, può
succedere che anche un miracolo, quando si avvera regolarmente, diventa per voi
una cosa ordinaria; allora vi passa l’entusiasmo necessario per fare altri
progressi, e vi può capitare di afflosciare il passo e ritrovarvi al punto da cui
eravate partiti. Oppure, scoprire che una tecnica funziona meglio di tutte le altre;
allora vi specializzate con quella, e la trasformate in parte integrante della vostra
vita.
Però nessuna di queste strade è la migliore per voi.
Se cominciate una ricerca di altre tecniche, potrete scoprirne molte che
funzionano. Però è probabile che quello che trovate sia stato a suo tempo
investigato anche da Josè, che poi l’ha eliminato in favore di quelle che trovate
inserite nel corso. Quelli che si trasformano in collezionisti di tecniche sciupano il
loro tempo, invece di utilizzarlo per impratichirsi in alcune che gli servono, fino a
padroneggiarle perfettamente. Torneremo più avanti su questo argomento.
Se vi capita di perdere entusiasmo e tralasciare le tecniche del Mind Control,
non sarete lasciati soli. Quello che è il più importante, è che la vostra esperienza
non andrà mai perduta del tutto. Josè ha osservato che, una volta acquisito,
l’addestramento del Mind Control non lo si perde mai completamente, ed in
momenti di emergenza lo si può ricordare e mettere in pratica.
Ciò che fanno molti di coloro che praticano regolarmente il Mind Control è
specializzarsi con una sola tecnica, quella che gli funziona meglio. Senza dubbio
esiste una quarta strada, che è meglio di tutte le altre.
Il Mind Control è una antologia di tecniche accuratamente selezionate, che si
rinforzano a vicenda. Ignorare una di queste tecniche perché non porta risultati
altrettanto validi rispetto le altre significa rinunciare all’opportunità di uno
sviluppo completo. Il Controllo dei Sogni, per esempio, rafforza la vostra abilità
nell’uso dello Schermo Mentale; lo Schermo Mentale rende più affidabile e vivido
il Controllo dei Sogni. Il corso, ed i capitoli di questo libro scritti da Josè, fanno
parte di un unico disegno, in cui l’intero è molto più grande della somma delle
sue parti.
Inoltre, potrete chiedervi dove vi porta tutto questo, una volta imparato tutto e
constatato che funziona.
Non basta raggiungere il punto in cui ottenete i risultati: Ci sono sempre nuovi
livelli di efficacia, nuovi traguardi da raggiungere.
Una volta un allievo chiese a Josè: “Qual’è il punto in cui una persona ha la
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certezza di aver ottenuto dal Mind Control tutti i vantaggi che esso può dargli?”.
“Quando sarai capace di trasformare ogni problema in un progetto, e fare in
modo che il progetto si realizzi nel modo desiderato”, egli rispose. Poi fece una
pausa e disse: “Anzi, no... va ancora al di là di questo. Quando ti renderai conto
degli enormi poteri di cui ognuno di noi dispone fin dalla nascita, quando vedrai
con la tua stessa esperienza che tali poteri li puoi usare solamente in modo
costruttivo, e comprenderai che dietro la nostra presenza su questo pianeta c’è
una dignità ed uno scopo. Sono convinto che lo scopo a cui ognuno di noi deve
tendere è la propria evoluzione, e che questa nostra individuale evoluzione ricade
nella nostra responsabilità personale. Penso anche che la maggior parte della
gente abbia una consapevolezza molto tenue di questo principio. Quanto più
praticherai il Mind Control, tanto più si farà sentire questo sentimento, fino a
diventare una sicura certezza”.
Questa è l’intensità dell’esperienza che ti attende... la “sicura certezza” che
dietro ogni cosa c’è un proposito benevolo. Nel Mind Control questo non vi arriva
come una illuminazione mistica dopo anni di meditazione, che esiga di rinunciare
alla vita; nasce invece subito, con l'esperienza quotidiana del vivere con maggior
pienezza, con i dettagli della vita quotidiana, i piccoli e grandi successi che
forgiano il nostro destino.
Proviamo a considerare un incidente insignificante, come lo potrebbe
sperimentare un diplomato del Mind Control, e vedremo come si tramuti in un
passo verso quella “sicura certezza”. Il nostro personaggio (fresco di diploma),
quando ritornò dalle vacanze, per prima cosa tolse dalla macchina fotografica il
rullino, e cercò l’altro che aveva già impressionato in precedenza. Non riuscì a
trovarlo. La perdita del rullino non era una tragedia, però lo disturbava: era il
ricordo della prima settimana di vacanza.
Andò a livello per rivivere il momento in cui aveva inserito l’ultimo rullino
nella macchina; ma l’unica cosa che gli riuscì di vedere fu la macchina fotografica
su un tavolino da tè, ma quello era il posto dove aveva inserito il primo rullino, e
non il secondo. Rimase a livello e provò a ripassare ciascun momento in cui aveva
scattato una foto, ma alla fine continuava a non comparirgli la scena in cui
ricaricava la macchina. Continuava a comparirgli con insistenza il tavolino da tè.
Convinto che lo schermo mentale questa volta non avesse funzionato, mandò a
sviluppare l’unico rullino che gli era rimasto. Quando andò a ritirarlo si accorse
che conteneva tutte le fotografie scattate durante le vacanze, compresa la prima
settimana. Non era mai esistito un secondo rullino.
Anche se si era trattato di un episodio insignificante, tuttavia esso gli fornì la
prima occasione, dopo che aveva fatto il corso, per avere più fiducia nella propria
mente. Con un pò di incidenti trascurabili come questo, e con altri episodi più
importanti, dove potete aiutare voi stessi o qualcun altro, risulterà trasformato il
punto di vista di voi stessi, e del mondo che vi sta attorno. La vostra vita cambierà
perché siete sulla soglia di quella sicura certezza.
Lungo il cammino della vostra vita può capitare qualche caso come quello che
ora vi narriamo. Un diplomato, che praticava il Mind Control da alcuni mesi,
aveva una figlia allergica al pelo dei gatti. Avevano in casa due gatti, ed ogni volta
che la bimba giocava con essi le veniva una crisi d’asma ed il corpo le si ricopriva
di sfoghi. Egli pose il problema sullo schermo mentale, poi visualizzò la soluzione
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che immaginava, ed andò avanti per circa una settimana. La soluzione che
immaginò era la figlia che giocava con i suoi gatti, respirava bene e non aveva
eruzioni cutanee. Un bel giorno vide realizzarsi nella vita reale ciò che viveva con
l’immaginazione. La figlia non era più allergica ai gatti.
In questi due casi venne usato solamente lo Schermo Mentale. Entrambi
diedero buon esito, perciò potreste chiedervi: perché allora darsi pena con altre
tecniche?
Nel primo caso, se l’allievo avesse imparato solo l’uso dello Schermo Mentale e
null’altro, potrebbe aver ottenuto lo stesso risultato se supponiamo che
semplicemente abbia attivato il ricordo di un fatto “dimenticato”, e che non
intervenne l’intelligenza Suprema; e questo è ben lontano dalla realtà.
Invece il secondo caso implicò l’impiego di una vasta gamma delle tecniche che
costituiscono l’addestramento del Mind Control:l’andare a livello, la Effettiva
Proiezione Sensoriale per la trasmissione telepatica della terapia, il Controllo dei
Sogni, diagnostica, ed il creare un altissimo livello di aspettativa verso il desiderio
e la fiducia.
Con la molta pratica, la mente comincia a prendere delle scorciatoie. Diventerà
sensibile ai segnali impercettibili che accompagnano situazioni serie, e ve li
trasmetterà senza che dobbiate sforzarvi a cercarli. Una diplomata del Mind
Control ha probabilmente avuto salva la vita da questo. Un mattino era in
meditazione, proprio prima di andare al lavoro; stava usando lo Schermo
Mentale per risolvere un piccolo problema d’ufficio, quando comparve una
enorme X nera a bloccare le immagini che stava creando. E continuò a bloccare
tutte le scene collegate con l’ufficio. Un acuto presentimento le disse di non
andare in ufficio quel giorno, ed ella se ne rimase allegramente a casa. Più tardi
seppe che se quel giorno fosse andata in ufficio sarebbe incappata in una rapina a
mano armata che si risolse con il ferimento di alcune persone. Di solito questo
tipo di segnali ci arrivano con il Controllo dei Sogni; ella però stava usando lo
Schermo Mentale, e l’informazione le giunse attraverso quel canale.
Ecco un altro caso: la persona in questione aveva la mente talmente addestrata
che in una seria emergenza riuscì a controllarla senza neanche darsi tempo per
andare a livello Alfa. Molti dei fatti descritti dalla seguente relazione scritta sono
ratificati da nove testimoni.
“Il mercoledì tornai a casa dopo aver fatto la spesa, con le braccia cariche di pacchi.
Aprii la porta a rete, ma questa si richiuse di scatto prima che avessi fatto in tempo ad
aprire la porta interna. Le diedi un forte colpo con stizza, e con orrore la vidi richiudersi
di nuovo con forza, e la maniglia puntuta mi si conficcò nel braccio, proprio sotto il
gomito. Lasciai cadere i pacchi e con cautela estrassi la maniglia dal braccio. Attraverso
la profonda ferita potevo vedere i diversi tessuti del braccio.
Cominciò a sgorgare sangue, e non ebbi il tempo di svenire: invece di accasciarmi mi
concentrai intensamente per fermare l’emorragia. Quando vidi l’emorragia bloccarsi, fui
pervasa da un’ondata di gioia immensa: stentavo a credere quello che stavo vedendo!
Cominciai a sentire i primi dolori quando mi lavavo e pulivo la ferita. Mi sedetti e
andai a livello: volevo capire se dovevo annullare il viaggio a Boston dove parlava il
Maggiore Thompson ad una riunione del Mind Control, ed andare invece dal medico.
Provai invece un forte impulso a recarmi a Boston, ed a mettere alla prova la mia
capacità di controllare il dolore.
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Durante tutto il viaggio a Boston lavorai senza posa a controllare il dolore. Però
durante la conferenza avevo le dita intorpidite, ed il dolore si fece talmente intenso che
non riuscivo a sopportarlo, neanche a livello. Mi sentii in colpa di non poter prestare
attenzione alla conferenza... anche se il giorno dopo constatai che avrei potuto ripeterla
quasi parola per parola.
Mentre il dolore era così forte, chiesi psichicamente aiuto, più e più volte. Martha
deve aver captato la mia invocazione, perché alla fine della conferenza, mentre la folla si
spostava verso il bar, ella volle vedere il mio taglio. Quando tolsi la benda, la ferita era
ancora completamente aperta. Mentre estraevo la maniglia dalla ferita dovevo aver
strappato un pezzo di carne, e la pelle tutt’attorno era di colore rosso violaceo. Martha
andò a cercare aiuto, per informarsi dove fosse l’ospedale più vicino e tornò con Dennis
Storin. Dissi che non volevo andare in ospedale; preferivo piuttosto che Dennis mi
curasse la ferita. Ci ritirammo in un angolo tranquillo, e Dennis andò a livello.
Appena cominciò a lavorare alla ferita il dolore divenne talmente intenso che dovetti
andare a livello anch’io per collaborare. Quando cominciò a rimettere insieme i tessuti
lacerati pezzo per pezzo, sembrava che le sue dita tirassero fuori dal taglio fiotti di
dolore; la ferita divenne tanto sensibile che a stento resistevo dal gridare. Cercai di
concentrarmi per far diminuire il dolore ed aiutare Dennis e me stessa. Diverse volte
dovetti combattere l’impulso (senza dubbio concepito a livello Beta) di dirgli di smettere
e portarmi al pronto soccorso. Volevo farcela ad ogni costo.
Dopo minuti che sembrarono ore, cominciai a sentire che il dolore diminuiva.
Dapprima mi sembrava un dolore ridotto di circa il dieci per cento, poi del quindici.
Quando Dennis mi chiese come mi sentivo, era sparito circa un quarto del dolore.
Proseguimmo con il riparare i tessuti interni; il dolore si fece di nuovo intenso.
Nonostante fossi concentrata a curarmi, ero vagamente cosciente della gente che si
muoveva attorno a me, specialmente di qualcuno alle mie spalle che mi toglieva un pò di
dolore quando si faceva troppo forte. Mi sentii estremamente grata. Poi vennero altre
ondate di dolore, e dovetti concentrarmi al massimo per sopportano. Poi lavorammo a
riparare la parte più profonda della ferita. Sentii che la gente formava un cerchio attorno
a noi per trasmetterci energia. La sentivo attraversarmi, mi sembrava che quasi mi
sollevasse dalla sedia.
Anche Dennis la poteva percepire, e con l’aiuto degli altri la cura si fece più rapida.
Alcune persone che facevano parte del cerchio mi dissero più tardi che potevano vedere
come la ferita si chiudeva, il gonfiore diminuiva, il colore della pelle passava dal viola al
porpora, poi al rosso, infine al rosa, e come infine i lembi della pelle si richiusero come
pezzi di un mosaico.
Quando tornammo dove avevo posteggiato l’auto, gli amici volevano accompagnarmi
a Warwick, poiche temevano che usando il cambio potessi riaprire la ferita. Rifiutai.
Sapevo di poter tornare a casa sana e salva. E così fu, senza che provassi il minimo
dolore!
Il mattino seguente mi svegliai che stavo benissimo. Il braccio mi dava la sensazione
di aver fatto una battaglia. Non ho mai fatto a botte, ma penso che ci si debba sentire
così. Però non provavo dolore, il braccio era in ottime condizioni. Mi misi seduta nel letto
e stetti ad ammirare questo nostro meraviglioso mondo inondato dalla luce del sole. Mi
sentii come se fossi nata un’altra volta!”.
Come potete vedere, se proseguirete nell’esplorare i potenziali della mente
otterrete benefici incalcolabili. A questo proposito, dice il Dott. Wilfrid Hahn,
Direttore delle Ricerche del Mind Control, ogni diplomato diventa egli stesso un
ricercatore.
“In quale altro settore di ricerca i costosi strumenti e laboratori sono
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altrettanto inutili?”. Lo strumento di ricerca più complicato che sia mai stato
ideato, tanto perfetto che mi sento intimidito ogni volta che ci penso, è a nostra
disposizione ventiquattr’ore su ventiquattro: la nostra mente. Perciò ognuno di
noi dispone del proprio laboratorio per organizzare le sue ricerche.
Un importante vantaggio su cui possiamo contare oggi è che, per la prima volta
nella storia della scienza moderna, la ricerca psichica sta diventando qualcosa di
rispettabile. Si è ridotto moltissimo il pericolo, per il ricercatore, di essere
considerato un pazzo irresponsabile, come successe a Josè nei primi tempi.
Tuttavia quel pericolo non è ancora scomparso del tutto. Esistono medici che
stanno imparando a servirsi del Mind Control con i loro clienti, ricercatori
dell’industria che utilizzano il Controllo dei Sogni per trovare nuove direzioni di
ricerca, uomini e donne di tutte le categorie (alcuni menzionati in questo libro),
che mi dicono: “Non fare il mio nome. Gli amici penserebbero che sono pazzo”.
Però questo succede sempre più di rado. Centinaia di migliaia di diplomati del
Mind Control parlano con orgoglio dei risultati che stanno ottenendo con le
tecniche. Riviste mediche prestigiose pubblicano articoli su studi clinici e
scientifici riguardo la cura psichica e le interazioni mente-corpo. Uomini e donne
famosi, come la squadra di baseball White Sox di Chicago e attori e attrici come
Carol Lawrence e Marguerite Piazza (che abbiamo citato in precedenza), Larry
Blyden, Celeste Holm, Loretta Swit, Alexis Smith, Wicky Carr, hanno tutti parlato
pubblicamente della loro esperienza con il Mind Control.
E dal punto in cui ci troviamo adesso, dove andremo?
Percorreremo un lungo sentiero di emozionanti scoperte di noi stessi. Ad ogni
nuova scoperta sarete più vicini all’obiettivo della ricerca finale, come ce l’ha
descritta William Blake:
Vedere il mondo in un granello di sabbia
Ed il paradiso in un fiore di selva,
Stringere l’infinito nel palmo della mano
E l’eternità in un’ora.
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