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La Grande Guerra La Prima guerra mondiale 1914-1918
La Grande Guerra La Prima guerra mondiale 1914-1918 1. Verso la guerra Un‟immagine della “domenica di sangue”, Pietroburgo, 22 gennaio1905 La situazione europea tra 1890 e 1914, caratteri generali Tra 1890 e 1914 l‟Europa visse molte tensioni sia relative ai rapporti tra gli stati, sia dentro gli stati stessi Queste tensioni determinarono una serie di dinamiche contraddittorie: 1. accentuato riarmo 2. sviluppo delle correnti d’opinione pacifiste 3. nazionalismi esasperati 4. utopie internazionaliste 5. progresso scientifico e tecnologico 6. critiche alla cultura e alla mentalità positivista, che era stato il sostegno ideologico e culturale del progresso in atto Gli stati/1. La Francia La Francia era una nazione nella quale le istituzioni repubblicane erano ancora parzialmente precarie Gli avversari della III repubblica erano forze politiche e correnti d‟opinione che ritenevano lo stato democratico non sufficientemente capace di rappresentare e difendere le loro esigenze e le loro idee nazionalisti, fautori di una politica di potenza coloniale e antitedesca clericali, avversari dello stato laico nostalgici della monarchia antisemiti L’affaire Dreyfus Queste forze antirepubblicane fecero fronte comune in una vicenda dalle forti componenti antisemite, poi ricordata come “affaire Dreyfus” L’ufficiale dell’esercito Alfred Dreyfus fu arrestato e condannato nel 1894 ai lavori forzati perché ritenuto colpevole dal tribunale militare di avere venduto documenti segreti all’ambasciata tedesca La sentenza scatenò una campagna antisemita da parte della stampa destrorsa, ma si basava su indizi falsi o privi di riscontri Quando negli anni successivi emersero le vere prove che scagionavano Dreyfus, gli altri gradi militari rifiutarono di rifare il processo e artefarono i documenti per coprire i veri responsabili del fattaccio Lo scrittore Emile Zola prese decisamente posizione a favore di Dreyfus pubblicando nel 1899 una lettera aperta al Presidente della Repubblica francese intitolata J’accuse, in cui rivelò i maneggi dello Stato maggiore francese per nascondere la verità. Anch’egli fu processato e condannato per offese all‟esercito La conclusione dell’affaire Dreyfus Dreyfus rappresentato come un serpente traditore dalla stampa antisemita Lo scontro politico diventò estremamente teso Socialisti,radicali e una parte dei repubblicani moderati si schierarono per il riconoscimento dell’innocenza Le forze destrorse, clericali, monarchici e nazionalisti chiedevano con forza la conferma della condanna Il processo fu rifatto nel 1899 e la sentenza di condanna fu confermata Solo nel 1906,dopo la grazia del Presidente della Repubblica, Dreyfus fu riabilitato L’evoluzione politica della Francia Il radicale Clemenceau Raymond Poicare L‟esito dell‟affaire Dreyfus fu sul medio periodo favorevole ai repubblicani Le elezioni del 1899 furono vinte dalla sinistra e fu formato un governo che comprendeva anche il socialista Milleranda Negli anni successivi furono sciolte associazioni di estrema destra e gli altri gradi dell’esercito furono sostituiti Il clero subì grossi effetti negativi: scioglimento di congregazioni religiose, denuncia del concordato napoleonico del 1803 e conseguente rottura dei rapporti diplomatici tra Francia e Vaticano, separazione completa tra Stato e Chiesa Tuttavia negli anni 1903-10 i governi francesi,Clemenceau e Briand dovettero fronteggiare una grossa conflittualità sociale che portò alla rottura dell‟alleanza tra radicali e socialisti I moderati tornarono al potere nel periodo 1912-1914, guidati dal Raymond Poincare, che divenne Presidente della Repubblica 2/La Gran Bretagna, governata da conservatori e liberali Edoardo VII con il suo cane Peter La regina Vittoria morì nel 1901, e gli successe il figlio Edoardo VII Tra la fine dell‟800 e il primo decennio del „900 il governo inglese nelle mani di una coalizione tra conservatori e liberali “unionisti” La strategia politica di questa coalizione governativa fu indirizzata all’imperialismo (guerra anglo-boera) e un certo riformismo sociale, che però non ledeva i privilegi dei più ricchi: leggi sugli infortuni da lavoro, finanziamenti statali per le scuole, collocamento meno difficile dei disoccupati Il governo dei liberali (dal 1906) Joseph Chamberlain, ministro per le colonie, propose la tariffa imperiale per introdurre in Inghilterra il protezionismo doganale, ma senza successo Nel 1906 i liberali, che si erano opposti al progetto portato avanti dal loro ministro Chamberlain di introdurre una tariffa protezionistica estesa a tutto l‟impero, vinsero largamente le elezioni, in cui per la prima volta furono eletti anche trenta deputati del Labour Party,che rappresentava la sinistra espressione dei lavoratori Il governo liberale ebbe un carattere fortemente riformista: otto ore di lavoro per i minatori, uffici di collocamento, previdenza pensionistica a carico dello stato Esso aprì un forte conflitto con la Camera dei Lords perché queste riforme dovevano essere finanziate attraverso una tassazione progressiva, che avrebbe fatto pagare di più ai detentori di grandi patrimoni Gli aristocratici, che ne sarebbero stati fortemente colpiti, si opposero con durezza, sulla base della prassi per cui la Camera dei Lords poteva respingere le leggi votate dalla Camera dei Comuni Il governo liberale vince contro la House of Lords Re Giorgio V Il movimento delle “suffragette” In genere i Lords non si opponevano alle leggi finanziarie, perché che se non fossero state approvate avrebbero bloccato l’apparato statale Nel 1909 lo scontro culminò quando la Camera dei Lords decise di respingere il bilancio presentato dal governo Il conflitto costituzionale tra House of Commons e House of Lords terminò dopo due anni, nel 1911, quando il nuovo re Giorgio V fece pressioni sui Lords affinché rinunciassero ai loro privilegi e approvassero la legge fiscale I problemi per i governi inglesi continuarono però su altri fronti politici: gli scioperi operai, il movimento delle “suffragette” (che si battevano per ottenere il voto femminile alle elezioni) e il nazionalismo irlandese 3/La Germania dopo Bismarck Il kaiser Guglielmo II In Germania si aprì una nuova era politica quando Otto von Bismarck si dimise da cancelliere nel 1890, a causa del successo inaspettato alle elezioni dell‟odiato Partito socialdemocratico (Spd),contro cui aveva fatto approvare delle restrittive leggi speciali Il potere venne detenuto con forza dal kaiser Guglielmo II, mentre i successori di Bismarck governarono come il grande cancelliere: i veri referenti del lavoro governativo erano la corte e l’esercito, più che il parlamento Socialmente, ma anche politicamente, i gruppi dominanti erano i grandi proprietari terrieri, gli alti gradi dell’esercito e i grandi industriali (Krupp, Siemens) L’industria, in particolare, era dominata dai cartelli e dai gruppi maggiori, e rivaleggiava per produzione e fatturato con gli Usa Mutare gli equilibri mondiali Il grande assillo della Germania stava nella relativamente scarsa disponibilità di materie prime, che non erano sufficienti alle necessità della grande industria Questa situazione e il fervente nazionalismo germanico, accentuato da un senso di superiorità verso le potenze rivali, spinse i tedeschi a voler modificare gli equilibri geopolitici mondiali, per ottenere anche una diversa distribuzione delle risorse Tutti i gruppi politici sostenevano la necessità che la Germania assumesse una posizione di contrapposizione nei confronti delle altre potenze mondiali L’unico partito che si opponesse a questa politica era la Spd, che conquistò la maggioranza relativa al Bundestag nel 1913 e contava un milione di iscritti (1914), oltre a controllare sindacati, cooperative e gruppi ricreativi Tuttavia, anch’essa a partire dal 1907, dopo insuccesso elettorale, moderò il suo antimilitarismo e anticolonialismo 4/L’impero austro – ungarico e le tensioni nazionalistiche L‟impero austro – ungarico doveva fronteggiare diverse tensioni nazionalistiche al suo interno I movimenti nazionali erano divisi tra loro da forti rivalità etniche, ma accomunati dall’ostilità verso il centralismo imperiale Tale ostilità dal piano delle rivendicazioni autonomistiche sfociò in lotte per l’indipendenza La strutturazione dell‟impero in due macrozone,una governata dall‟ Austria, l‟altra dall‟ Ungheria, sotto l‟autorità dell‟impero, era sentita come insopportabile soprattutto dai popoli slavi, serbi e croati, detti “slavi del sud” Gli “slavi del sud” erano governati dall’Ungheria, il cui governo era relativamente più duro di quello austriaco, e erano attratti dal regno di Serbia L’impero austro-ungarico L’insofferenza degli “slavi del sud” La situazione complessiva era molto difficile, in quanto il governo centrale faceva limitate concessioni ora all’una, ora all’altra etnia, ma questa strategia suscitava scontento da parte dei non “privilegiati” Serbi e croati di orientamento nazionalista volevano assolutamente fondare uno Stato slavo indipendente ricorrendo a ogni mezzo, anche quello terroristico se necessario Questa volontà era sostenuta dal regno di Serbia, ma dietro le quinte anche la Russia, principale alleato del regno serbo, vedeva con favore la creazione di un nuovo stato balcanico Questa situazione contraddittoria preparò la strada allo scoppio della I guerra mondiale, che ebbe inizio proprio da un atto terroristico serbo 5/La Russia, potenza arretrata Lo zar Nicola II, che governò dal 1894 alla Rivoluzione d‟ottobre del 1917 La Russia era probabilmente la più arretrata delle potenze europee sia sul piano politico, sia sotto l‟aspetto economico Politicamente era un’autocrazia, basata sul potere pressoché assoluto degli zar Romanov. Aveva rinunciato a modernizzare le sue istituzioni in senso europeo: parlamento inesistente , giustizia e istruzione controllate strettamente dal potere centrale, russificazione forzata delle minoranze (particolarmente presi di mira gli ebrei, spesso vittime dei pogrom, massacri di comunità ebraiche specie nelle zone rurali) Dal punto di vista economico, l’agricoltura era ancora il primo settore del paese e era in gran parte a livello di sussistena All‟inizio del „900 analfabetismo e mortalità infantile erano in Russia a livelli altissimi Tentativi di industrializzazione dall’alto Nell’ultimo decennio dell’800 la Russia cercò di industrializzarsi attraverso due strade I. l’intervento dello stato,sia diretto (investimenti), sia con una politica protezionistica II. l’apporto di investimenti stranieri, che potevano essere attirati da una politica che garantiva bassi salari agli operai, sottoposti a una costante repressione e azzeramento dei diritti del lavoro Il settore secondario rimaneva comunque largamente minoritario rispetto all‟agricoltura, che occupava più di due terzi della popolazione L‟industria russa era caratterizzata da fabbriche molto grandi (oltre mille operai) e concentrate solo in alcune zone: San Pietroburgo, Mosca, Urali (miniere), Baku (petrolio) Bolscevichi e menscevichi La tensione sociale era comunque ben presente, sia nelle campagne, dove si verificavano diverse agitazioni, sia nelle città, in cui aveva un certo seguito il Partito socialdemocratico fondato nel 1898 in esilio (il partito era fuorilegge in Russia) Esso si divise ben presto tra due gruppi (Bruxelles, 1903) A. il gruppo bolscevico (cioè “maggioritario”) era legato alle idee di Lenin, che proponeva un partito di lotta, formato da persone scelte e guidato da “rivoluzionari di professione”, con un’autorità rigida e assoluta sui militanti. Il partito avrebbe guidato la lotta fino all’abbattimento dello zar e avrebbe poi instaurato la repubblica socialista B. il gruppo menscevico (vale a dire “minoritario”) riteneva che l’instaurazione del socialismo avrebbe dovuto essere graduale, soprattutto in un paese arretrato come la Russia. L’avvento del socialismo sarebbe arrivato solo dopo un consolidamento del potere della borghesia, senza precoci fughe in avanti di tipo rivoluzionario. Esponenti principali di questa corrente furono Plechanov e Martov La domenica di sangue Il pope Gapon La “domenica di sangue” Il regime zarista infiltrò la polizia in ogni ambito della società russa, giungendo a creare movimenti operai che sottraessero gli operai all‟influenza dei socialisti Il controllo sociale del regime andò in crisi in conseguenza della disfatta russa nella guerra contro il Giappone (1904-1905) L‟episodio scatenante della crisi politica fu la domenica di sangue, il 22 gennaio 1905, quando una manifestazione di migliaia di persone organizzata per rivolgere allo zar suppliche e richieste dirigendosi al Palazzo d’inverno, sede della corte a Pietroburgo, si trasformò in un massacro Bolscevichi e menscevichi avevano infiltrato loro agitatori nella manifestazione, guidata dal pope Gapon (che era forse al servizio della polizia politica russa) Quando la manifestazione assunse il carattere di sfida al governo, la corte decise di far sparare sulla folla: morirono un centinaio di persone La rivoluzione del 1905 Fino all’estate del 1905, le autorità russe rimasero completamente in balia degli eventi, strette tra la guerra e l‟improvviso sviluppo organizzato del malcontento popolare Su iniziativa dei menscevichi furono formati i soviet (“consigli”), formati da rappresentanti dei lavoratori eletti nelle fabbriche, che si assunsero il compito di gestire la situazione politica e sociale secondo il modello della Comune di Parigi Le rivolte cittadine si estesero anche nelle immense campagne russe, ma il punto debole della “rivoluzione” fu soprattutto che tra le iniziative urbane e quelle rurali non si creò nessun coordinamento Lo zar riprese progressivamente il controllo della situazione in autunno, promettendo formalmente riforme politiche e istituzionali, ma anche sostenendo segretamente le Centurie nere, gruppi paramilitari di estrema destra che agivano contro rivoluzionari e ebrei Al termine della guerra contro il Giappone, quando le truppe impegnate su quel fronte tornarono in patria, Nicola II e il suo governo, usando l’esercito, fecero arrestare i membri del soviet di Pietroburgo e repressero con violenza le rivolte nella capitale e a Mosca, il centro industriale più importante Lo zar riprende il controllo del paese Lo zar nominò primo ministro il conte Stolypin, (1906) considerato un conservare affidabile La duma, il parlamento, promesso dallo zar fu eletto nell’aprile 1906, con una maggioranza di proprietari terrieri. Esso era però un ostacolo troppo pesante per la mentalità autocratica dello zar, che lo sciolse quasi subito a causa dei contrasti continui con il governo Una nuova duma, subito esautorata, fu eletta nel 1907 Una terza assemblea fu eletta nello stesso anno con un sistema in base al quale il voto di un proprietario terriero contava cinquecento volte quello di un operaio In tal modo, Nicola II poteva controllare un parlamento totalmente asservito a lui e al governo 2. I nuovi equilibri europei alla vigilia della I guerra mondiale La Triplice Alleanza: Italia (a sinistra), Germania (al centro), Austria - Ungheria (dx) La Triplice Intesa: Francia (sin.), Russia (al centro), Gran Bretagna (dx) Le scelte errate della Germania dopo Bismarck Gli equilibri politici continentali si modificarono sensibilmente dopo il ritiro di Bismarck dalla politica Il kaiser Guglielmo II impostò una politica estera decisamente più aggressiva rispetto all’azione equilibratrice del “cancelliere di ferro”, il cui principale obiettivo, riuscito, era sempre stato l’isolamento della Francia Contemporaneamente sia l’impero austro-ungarico, sia quello russo non erano più coinvolgibili nel sistema di alleanze germanico a causa degli interessi conflittuali di entrambi nell‟area balcanica: Croazia, Serbia, Bosnia Guglielmo II preferì rafforzare l’alleanza con l’Austria, mentre i rapporti tra Germania e Russia si raffreddarono I tedeschi ritenevano che in ogni caso la Russia non avrebbe cercato un‟alleanza con la Francia, a causa del suo regime repubblicano Russia e Francia si alleano (1894) Questa previsione si rivelò errata, perché entrambi gli stati, Russia e Francia, per evitare un isolamento pericoloso sul piano diplomatico, cominciarono un processo di avvicinamento che le portò a allearsi Nel 1894 le due potenze stabilirono un’alleanza militare, rafforzata dai prestiti che la Francia concesse alla Russia per aiutare il suo processo di industrializzazione La Germania sbagliò anche un‟altra mossa diplomatica: la costruzione di una flotta da guerra imponente e capace di rivaleggiare con quella inglese nel Mare del Nord deteriorò i rapporti anche con la Gran Bretagna I tedeschi contavano sul fatto che la loro flotta avrebbe provocato un senso di rispetto nei britannici, che invece vollero assolutamente mantenere la propria superiorità I britannici tra 1907 e 1914 si impegnarono in un armamento senza precedenti della loro flotta La nascita della Triplice Intesa I rapporti tra Francia e Gran Bretagna,dopo l’incidente di Fachoda, migliorarono decisamente tanto che nel 1904 essi raggiunsero un accordo, non militare, chiamato “Intesa cordiale” A loro volta Russia e Gran Bretagna si accordarono per limitare le reciproche sfere di influenza in Asia, nel 1907 In sostanza, tra 1894 e 1907 si era andato formando un rapporto trilaterale tra Francia, Russia e Gran Bretagna, poi indicato come Triplice Intesa, che si contrapponeva alla Triplice Alleanza di Germania, Impero Austro-ungarico e Italia La Triplice Intesa era meno omogenea nei regimi, (autocrazia russa, repubblica francese, monarchia liberale britannica) ma contava su una quantità di risorse e uomini maggiore della Triplica Alleanza Il complesso tedesco di accerchiamento Vignetta satirica che raffigura il kaiser tedesco Guglielmo II in procinto di divorare il mondo «In Germania questa situazione – che pure era dovuta in massima parte agli errori della classe dirigente tedesca – determinò una sorta di complesso di accerchiamento. E ciò fu causa a sua volta di una maggiore aggressività in politica estera di una più accentuata spinta al riarmo di una pericolosa inclinazione verso la “guerra preventiva”» (Sabbatucci – Vidotto) “Il passaggio della Germania da una politica di espansione interna a una di espansione esterna” (Liddell Hart) La rivoluzione dei “giovani turchi” L‟area europea più turbolenta era la penisola balcanica, nella quale la situazione era resa ingovernabile dalla dissoluzione dell’impero ottomano, ormai debolissimo Il gruppo chiamato “giovani turchi”, composto da intellettuali e giovani ufficiali dell’esercito che volevano riformare l‟impero, voleva trasformarlo in una monarchia costituzionale Nel 1908 si verificò un colpo di stato militare con il quale un gruppo di ufficiali costrinse il sultano Abdul Hamid a concedere la costituzione e poi a lasciare il trono Il nuovo impero fu organizzato in una struttura centralizzata, che spinse i territori in esso contenuti a rafforzare le iniziative indipendentiste L’Austria si annette Bosnia e Erzegovina L’Austria ne approfittò per annettersi Bosnia e Erzegovina, e tale annessione fu appoggiata dalla Germania, che operò diplomaticamente per sostenere l‟impero austro – ungarico Tuttavia, questa annessione scatenò l’ostilità della Serbia, che voleva inglobare nel suo regno gli slavi del sud, e della Russia, protettrice degli slavi L‟iniziativa austriaca ebbe così questi effetti: 1. rafforzamento del nazionalismo degli slavi del sud 2. indebolimento della Triplica alleanza, visto che l‟Italia non ottenne nulla dal mutamento degli equilibri balcanici, mentre il trattato della Triplice prevedeva compensi per questa eventualità I guerra balcanica, sconfitta della Turchia In questa immagine satirica, la Russia,sotto forma di orso vuole distruggere i Balcani La conquista italiana della Libia mostrò con evidenza la debolezza della Turchia Questa debolezza spinse gli stati balcanici Serbia Montenegro Grecia Bulgaria a riunirsi in una coalizione antiturca sostenuta dalla Russia L’impero ottomano perse questo conflitto, svoltosi in pochi mesi nel 1912 e tutti i territori che le rimanevano in Europa Austria e Italia, al momento dei trattati di pace, imposero la creazione di uno stato posto nella costa meridionale dell‟Adriatico, il principato di Albania, che doveva impedire lo sbocco della Serbia verso il mare II guerra balcanica: disfatta bulgara L‟anno successivo la Bulgaria, insoddisfatta della spartizione territoriale decisa alla fine della guerra, attaccò Serbia e Grecia Questo attacco determinò una seconda guerra balcanica: Serbia – Grecia – Romania – Turchia si allearono contro la Bulgaria Quest’ultima fu sconfitta e dovette cedere territori sia alla Romania, sia alla Turchia I Balcani prima e dopo le guerre del 1912-13 Scenari successivi alle guerre balcaniche: la guerra si avvicina Esito delle guerre balcaniche I. difficoltà estreme per Germania e Austria, visto che l‟impero ottomano, loro principale puntello nei Balcani, era stato tagliato fuori da questa area II. rafforzamento territoriale della Serbia, che mantenne il suo progetto panslavo: unificazione dei popoli slavi del Sud e era acerrima nemica dell‟Austria, perché si opponeva ai suoi piani e le aveva impedito lo sbocco al mare III. Volontà sempre più forte nell’impero asburgico di liquidare la Serbia con i rischi del caso a. Austria vs. Serbia equivaleva a una guerra Austria vs. Russia b. Austria contro Russia equivaleva a un coinvolgimento di Germania (alleata storica dell‟Austria) e Francia (alleata militare della Russia) 3. Il domino che porta alla I Guerra mondiale L‟arresto di Gavrilo Princip dopo l‟uccisione di Francesco Ferdinando a Sarajevo, 28 giugno 1914 L’attentato di Sarajevo, 28 giugno 1914 L‟arciduca Franz Ferdinand Gavrilo Prinzip Prinzip spara all‟arciduca I membri di una società irredentista dei serbi di Bosnia, Mlada Bosna, pianificarono l’uccisione di dell’arciduca Asburgo Francesco Ferdinando, erede al trono imperiale, che visitava Sarajevo con la moglie Sonia il 28 giugno 1914 La mattina una bomba lanciata contro l‟auto dell‟arciduca ferisce la moglie di striscio e esplode contro l‟auto di scorta. L‟attentatore venne subito fermato. Un‟ora dopo l’arciduca, dopo aver fatto visita ai feriti dell‟attentato e avere ripreso il suo corteo viene ferito a morte e ucciso insieme alla moglie dai colpi di pistola di Gavrilo Princip, a sua volta subito arrestato Questo evento determinò un domino di azioni e reazioni che portarono alla I Guerra (Mlada Bosna aveva legami con i servizi segreti serbi) Austria e Serbia in guerra La situazione europea precipitò in poco più di un mese L’Austria spedì alla Serbia un ultimatum chiedendole di fare chiarezza su mandanti e responsabili della morte di Francesco Ferdinando(23 luglio) La Serbia respinse in parte l’ultimatum, rifiutando che funzionari austriaci partecipassero alle indagini sull‟attentato. La Russia sostenne la Serbia L’Austria non si ritenne soddisfatta della risposta serba e dichiarò guerra al paese balcanico (28 luglio) La Russia fece mobilitare le sue forze armate,cioè avviò le operazioni che dovevano portare alla guerra Germania in guerra con Russia e Francia La mobilitazione russa fu letta dai tedeschi come atto di ostilità, perché i russi la estesero su tutto il loro fronte occidentale al fine di evitare un attacco della Germania La Germania inviò il 31 luglio un ultimatum alla Russia chiedendole di rinunciare alla mobilitazione La Russia non rispose e il 1 agosto la Germania dichiarò guerra alla Russia La Francia decise allora la mobilitazione delle sue truppe, in quanto era alleata militare della Russia La Germania le mandò un ultimatum chiedendole di smobilitare, e non ottenendo risposta, dichiarò guerra anche alla Francia Le responsabilità tedesche nel conflitto La Germania ebbe la responsabilità di accelerare le operazioni che portarono alla guerra 1. per il suo appoggio totale e incondizionato all’Impero asburgico nel conflitto anti-serbo II. per il complesso di accerchiamento che pervadeva la classe politica, kaiser in primis; l‟esercito; la maggioranza dell‟opinione pubblica tedesca: la Germania si sentiva discriminata ingiustamente nelle sue ambizioni internazionali III. perché la sua strategia militare era basata sull’idea della guerra-lampo: rapida, con effetto-sorpresa e privando l‟avversario di qualsiasi iniziativa 4. L’esordio della guerra (estate-autunno1914) Fotogramma dal film “All‟ovest niente di nuovo” di Lewis Milestone, 1930 La strategia di von Schlieffen Il conte Alfred von Schlieffen La strategia tedesca era stata elaborata dal conte von Schlieffen, capo di maggiore, e prevedeva che la guerra potesse essere combattuta sui due fronti, orientale e occidentale, visto che Russia (oriente) e Francia (occidente) erano alleate In primo luogo la Germania avrebbe attaccato in massa e rapidamente la Francia, per sconfiggerla in poche settimane Dopo la vittoria contro i francesi, le truppe tedesche sarebbero state rivolte contro la Russia, perché il suo esercito era più massiccio, ma più lento di quello francese Un esercito nazionale «Solo i tedeschi compresero che con una gerarchia di comando formata da capi altamente addestrati è possibile costruire rapidamente la macchina bellica chiamando alle armi le reclute all‟ultimo momento Ma se la macchina bellica si costruiva con l‟addestramento, essa acquistava solidità attraverso i fattori psicologici Per generazioni i capi della Germania avevano inculcato nel popolo la patriottica convinzione della grandezza del destino del paese Il popolo tedesco era intimamente legato al suo esercito e ne era orgoglioso nonostante la severità della disciplina, sconosciuta negli altri paesi.» (Liddell Hart) Obice e mitragliatrice Obice pesante, sul fronte italiano La mitragliatrice «Dal punto di vista tattico i tedeschi partirono con due importanti vantaggi materiali Soltanto loro avevano giustamente valutato le potenziali risorse dell‟obice pesante, e si erano quindi assicurati un‟adeguata quantità di queste armi I tedeschi avevano studiato la mitragliatrice più di altre nazioni e furono quindi in grado di sfruttare prima degli altri l’intrinseca capacità della mitragliatrice di dominare il campo di battaglia» (Liddell-Hart) La Gran Bretagna entra in guerra Soldati tedeschi in Belgio I tedeschi attaccarono subito il Belgio per aprirsi la strada verso il cuore della Francia, Parigi Il Belgio era una nazione la cui neutralità era garantita da un trattato firmato tempo prima anche dalla Germania L’opinione pubblica britannica fu molto scossa da questo attacco e spinse il suo governo a reagire militarmente Il 5 agosto la Gran Bretagna dichiarò guerra contro la Germania La decisione britannica colse di sorpresa i tedeschi, che si erano concentrati solo sulla strategia militare, e non avevano considerato la forza di pressione dell‟opinione pubblica inglese sulle decisioni politiche La guerra di movimento tedesca Il generale Hindenburg comandante delle truppe tedesche sul fronte orientale I tedeschi attuarono una guerra di movimento, come avevano fatto nel1870 contro la Francia: rapido spostamento di grandi masse di soldati per poche battaglie campali Tra la seconda metà di agosto e l‟inizio di settembre 1914 l‟esercito della Germania sfondò a Nord Est della Francia, le cui truppe furono costrette a ritirarsi precipitosamente I tedeschi si fermarono sul fiume Marna, non lontano da Parigi, e questo spinse il governo francese a allontanarsi dalla capitale insieme a 500.000 persone Sul fronte orientale, intanto, le truppe tedesche fermarono un primo attacco russo verso la Prussia orientale Stallo sul fronte occidentale I tedeschi, anche per supportare gli austriaci, trasferirono circa centomila uomini sul fronte orientale Il 6 settembre i francesi passarono al contrattacco e dopo circa una settimana di combattimenti furiosi, l’esercito tedesco fu costretto a arretrare su una linea tra i fiumi Aisne e Somme La situazione bellica sul fronte occidentale si attestò su uno stallo, negativo per i tedeschi che non erano riusciti a portare a compimento il progetto di una guerra lampo La linea del fronte occidentale era lunga circa 700 km e andava dal Mare del Nord alla Svizzera Il fronte occidentale Il fronte orientale Dalla guerra di movimento alla guerra di logoramento La guerra di movimento progettata dagli strateghi tedeschi si trasformò necessariamente in una guerra di logoramento, un modo di combattere imprevisto e nuovo per entrambi gli schieramenti I due eserciti, tedesco e francese, si affrontarono in una serie di attacchi, che provocarono migliaia di morti, intervallati da lunghe pause. Da novembre 1915 a marzo 1918 questi attacchi non determinarono avanzamenti decisivi da parte dei contendenti, e la linea di guerra tedesca “linea Sigfrido”, si mosse solo di pochi chilometri La superiorità iniziale degli eserciti dell‟Alleanza fu sostanzialmente annullata da questa situazione Il conflitto diventa mondiale Il conflitto si estese in pochi mesi a buona parte del globo Esistevano, infatti, stati di media importanza che temevano si venisse a creare un assetto mondiale nuovo e a loro sfavorevole Altri stati videro nella guerra l’occasione di per realizzare i loro obiettivi di espansione o consolidamento territoriale I paesi più importanti entrati in guerra dopo l‟inizio del conflitto tra Germania, Austria, Francia, Russia e Gran Bretagna furono 1. il Giappone, che dichiarò guerra alla Germania per acquisire i territori tedeschi in Estremo Oriente (agosto 1914) 2. la Turchia, alleata segretamente con Germania e Austria (novembre 1914) 3. gli Stati Uniti che si allearono con l’Intesa e entrarono in guerra nella primavera del 1917 e con loro alcune repubbliche del Sudamerica e la Cina Infine l’Italia che cominciò a combattere nel maggio 1915 Il mondo in guerra, 1914 - 1918 5. L’Italia entra in guerra L‟Italia corteggiata dalle potenze, Austria e Germania (sn),, Francia, GB e Russia (dx) La neutralità dell’Italia Il presidente del consiglio Antonio Salandra Il ministro degli esteri Sidney Sonnino Quando iniziarono le ostilità belliche, l‟Italia dichiarò la propria neutralità, per quanto fosse legata dalla Triplice Alleanza in un patto con Austria-Ungheria e Germania Motivò questa scelta, per bocca del Presidente del consiglio Salandra, con il carattere difensivo della Triplice Alleanza, in quanto l‟Austria non era stata attaccata e non aveva consultato l‟Italia prima della dichiarazione di guerra alla Serbia (questi due fatti sollevavano l‟Italia dall‟obbligo di intervento) In realtà, si stavano muovendo sia a livello di trattative politiche, sia all‟interno dell‟opinione pubblica, correnti di opinione decisamente favorevoli alla partecipazione al conflitto Tale partecipazione non doveva però avvenire al fianco di Austria e Germania, secondo l’opinione prevalente Il Trattato di Londra 26 aprile 1915 Dopo il fallimento del progetto tedesco di guerra-lampo, Salandra e il ministro degli esteri Sidney Sonnino, con il sostegno del re, aprirono colloqui segreti con Francia, Gran Bretagna e Russia, per intervenire al loro fianco e contemporaneamente mantennero aperti i canali diplomatici con Austria e Germania, al fine di ottenere concessioni territoriali in cambio del mantenimento della neutralità Il 26 aprile 1915 Salandra e Sonnino, mettendone a conoscenza solo il re che approvò, firmarono il Trattato di Londra con la Triplice Intesa In base a esso l‟Italia sarebbe entrata in guerra entro un mese e per il sostegno all‟Intesa, in caso di vittoria, avrebbe avuto: Trentino Sud Tirolo, fino al Brennero (considerato confine naturale) Venezia-Giulia la penisola istriana (esclusa la città di Fiume) una parte della Dalmazia, comprese alcune isole adriatiche Salandra-Sonnino e Vittorio Emanuele III: le ragioni dell’intervento Il Trattato di Londra ledeva pesantemente lo Statuto albertino, in quanto il governo italiano si impegnava a attuare una politica per la quale non aveva il sostegno della maggioranza parlamentare Il governo Salandra – Sonnino riteneva che se l‟Italia non avesse partecipato alla guerra che avrebbe deciso i destini dell‟Europa, il suo ruolo internazionale sarebbe stato gravemente compromesso così come il prestigio della corona sabauda si sarebbe indebolito (da qui il sostegno di Vittorio Emanuele III alla guerra) Con la guerra, inoltre, le tensioni sociali si sarebbero indebolite e il governo avrebbe avuto maggiore solidità Interventisti e neutralisti L‟opinione pubblica italiana si divise in quei mesi di neutralità ufficiale tra interventisti e neutralisti L‟interventismo si divideva a sua volta in due correnti, una di sinistra e una di destra L‟interventismo di sinistra riteneva giusta una guerra contro l’Austria a. per completare il processo risorgimentale con l‟annessione delle “terre irredente” b. per aiutare l’instaurarsi della democrazia nelle nazioni oppresse dai due imperi conservatori: AustriaUngheria e Germania, che dovevano essere sconfitti Interventisti di sinistra Cesare Battisti Leonida Bissolati Gli interventisti di sinistra erano: repubblicani radicali socialisti riformisti di Bissolati irredentisti, tra cui emerse la figura di Cesare Battisti i sindacalisti rivoluzionari: Alceste de Ambris e Filippo Corridoni, i quali interpretavano la guerra come “guerra rivoluzionaria”: un evento in grado di modificare gli equilibri internazionali e di conseguenza anche gli equilibri sociali dentro i singoli stati, a favore delle masse operaie Alceste de Ambris Filippo Corridoni Interventismo di destra L’interventismo di destra era composto soprattutto dai nazionalisti di Corradini, Rocco e Federzoni, che volevano l‟intervento in guerra dell‟Italia a qualunque costo Essi ritenevano che attraverso la guerra l’Italia avrebbe realizzato la sua vocazione “naturale” di grande nazione imperialista In principio erano favorevoli all‟intervento italiano con l‟Alleanza, per poi cambiare idea e sostenere una guerra combattuta con l‟Intesa contro l‟Austria, vecchia nemica dell‟Italia Si creò così uno schieramento politico composito, in cui nazionalisti, irredentisti, sindacalisti rivoluzionari e repubblicani si unirono per promuovere l‟entrata in guerra mobilitando l‟opinione pubblica che a essi faceva riferimento Mussolini e D’Annunzio Gabriele D‟Annunzio Protagonisti di primo piano della mobilitazione interventista furono due uomini Benito Mussolini: direttore del quotidiano socialista Avanti e neutralista fino all‟estate del 1914, a partire dal novembre del medesimo anno sostenne le ragioni dell‟intervento a fianco dell‟Intesa e fondò il quotidiano Popolo d’Italia, affermando che astenersi dalla guerra significava staccarsi dalla storia e dalla vita, lavorare per la reazione e non per la Rivoluzione Sociale Gabriele D’Annunzio, tornato nel 1915 in Italia dalla Francia, il più noto poeta e intellettuale italiano mise la sua notevole capacità di parola al servizio della propaganda interventista e si scagliò con violenta dialettica contro i neutralisti e soprattutto, fra essi, contro Giolitti L’opinione pubblica interventista Gli interventisti potevano contare sul sostegno dei settori più giovani e dinamici della società, quelli che più contribuivano a formare l‟opinione pubblica Erano in maggioranza interventisti gli studenti, gli insegnanti, gli impiegati, i professionisti, ovvero la piccola e media borghesia colta, più sensibile ai valori patriottici Tra gli interventisti troviamo l‟elite intellettuale italiana: Giovanni Gentile, Luigi Einaudi, Luigi Albertini con il Corriere della sera Tra gli intellettuali italiani neutralisti il più illustre fu il grande filosofo Benedetto Croce Neutralisti: Giolitti, Benedetto XV, socialisti Giolitti era neutralista perché riteneva che l‟Italia fosse impreparata per una guerra lunga e logorante, e che avrebbe potuto sfruttare la neutralità per ottenere i territori irredenti da Austria e Germania Il papa Benedetto XV e il mondo cattolico erano contrari alla guerra, anche perché l‟Italia alleata con la Francia (repubblicana e anticlericale) avrebbe combattuto contro l’Austria-Ungheria (cattolica) Psi e Cgl erano avversari della guerra, sia per convinzioni ideologiche (“guerra imperialista”), sia perché interpretavano l‟opinione delle classi popolari, contadini e operai, che temevano la guerra e le sue conseguenze L’Italia decide l’intervento Carlo Carrà, “Manifestazione interventista”, 1914 Il Parlamento, orientato da Giolitti, aveva votato per la continuazione delle trattative con l’Austria (Giolitti non sapeva del trattato di Londra) Salandra si dimise Il re respinse le sue dimissioni, mostrando così di condividere l‟azione politica del governo Salandra-Sonnino Ebbero un peso importante per far cambiare idea al Parlamento le manifestazioni interventiste partecipate e minacciose: si parlò di “radiose giornate di maggio” Il 20 maggio la Camera “dovette” votare a favore della concessione dei pieni poteri al governo, con il solo voto contrario del Psi . Un voto contrario avrebbe aperto un conflitto con il governo e soprattutto con il re Il 23 maggio l’Italia dichiarò guerra all’Austria L’intervento De Ambris /sn), Corridoni (al centro) e Mussolini (dx) fotografati durante un raduno interventista I socialisti furono spiazzati e isolati dall‟accumularsi degli eventi e cercarono di cavarsela con la parola d‟ordine, “né aderire, né sabotare” 6. La guerra, fase 1: 1915 -1916 primaguerramondiale.myblog.it cartolina di propaganda italiana, 1916 Un guerra moderna combattuta con idee strategiche tradizionali «Le nazioni entrarono nel conflitto con le concezioni e i sistemi tradizionali del XVIII secolo, appena modificati dagli avvenimenti del XIX Dal punto di vista politico, vedevano la guerra come una lotta tra coalizioni avversarie basate sul tradizionale sistema delle alleanze diplomatiche Dal punto di vista militare, come una specie di gara tra eserciti di mestiere, che sostanzialmente era combattuta dai soldati, mentre la massa della popolazione stava a guardare, come dalle tribune di un anfiteatro, le imprese dei suoi campioni.» (Liddell-Hart) Le prime offensive italiane sull’Isonzo Il generale Luigi Cadorna, capo di stato maggiore dell‟esercito italiano Le truppe austro-ungariche erano inferiori per numero sul fronte meridionale e si attestarono lungo il corso del fiume Isonzo e sulle alture del Carso Tra giugno e dicembre del 1915 contro di esse, l‟esercito italiano, guidato dal generale Luigi Cadorna, condusse quattro offensive, note come “battaglie dell‟Isonzo” Nessuna di esse ottenne successo Gli italiani persero 250.000 soldati, tra cui buona parte degli ufficiali inferiori La linea del fronte in sei mesi non si era sostanzialmente mossa La Strafexpedition, 1916 Cesare Battisti, catturato durante la Strafexpedition, condannato a morte per tradimento Paolo Boselli A giugno del 1916 l‟esercito dell‟Austria-Ungheria attaccò il fronte italiano nell‟operazione Strafexpedition (“spedizione punitiva”) penetrando dal Trentino verso la pianura veneta per dividere in due lo schieramento avversario Gli italiani, sorpresi, fermarono l’attacco sull’altopiano di Asiago e poi contrattaccarono Questo attacco austriaco, che non determinò gravi perdite, causò comunque una forte delusione nell’opinione pubblica italiana e ebbe come risultato politico le dimissioni di Salandra Si formò allora un ministero di “unità nazionale” (tutti gli schieramenti politici, eccetto il Psi, appoggiavano il governo) presieduto da Paolo Boselli Nella seconda parte dell’anno si combattè di nuovo sull’Isonzo, altre cinque offensive, con un solo successo italiano, la presa di Gorizia in agosto La Strafexpedition austriaca del 1916 www.lagrandeguerra.net Le battaglie dell’ Isonzo www.lagrandeguerra.net Le conferenze socialiste di Zimmerwald, 1915, e Kienthal, 1916 Sia nel 1915, che nel 1916, in due località svizzere, Zimmerwald e Kienthal, si svolsero due conferenze tenute dal movimento internazionale socialista per chiedere la fine del conflitto e la pace incondizionata A esse parteciparono socialisti dei paesi neutrali, quelli che avevano votato contro la guerra nei parlamenti (come il Psi in Italia) e rappresentanti del pacifismo Durante il conflitto, l‟avversità alla guerra si rafforzò, viste le condizioni in cui si svolgeva, ma il movimento socialista si divise in due correnti 1. la sinistra riformista era pacifista, e chiedeva il ritorno, dopo la pace, alla democrazia prebellica II. i socialisti rivoluzionari sostennero che la guerra fosse un’opportunità politica da sfruttare per accelerare la caduta dei regimi capitalistici, contando sul malcontento popolare e delle sofferenze che essa provocava soprattutto nel proletariato In prima fila su queste posizioni fu il russo Lenin, che sul tema scrisse l‟opuscolo L’imperialismo fase suprema del capitalismo Operazione Gericht: i tedeschi attaccano i francesi a Verdun, 1916 I tedeschi attaccarono la piazzaforte francese di Verdun nel febbraio 1916 nell‟operazione Gericht (giudizio) guidata dal generale Falkenhayn «Verdun era il fulcro della difesa francese, poichè univa il settore settentrionale con quello meridionale del fronte. Inoltre, davanti a Verdun i tedeschi avrebbero facilmente nascosto i pezzi d'artiglieria, le riserve di munizioni e le truppe destinate all'attacco nelle vaste distese boschive. Infine, per Verdun, la strada proveniente da Bar-le-Duc costituiva l'unica via di comunicazione con le retrovie e poteva essere sottoposta incessantemente ad un bombardamento concentrato. »(www.arsbellica.it) Il loro scopo era di indebolire l‟esercito francese in uomini e armi La strategia tedesca portò a una fase di combattimenti su Verdun durata quattro mesi, ma senza che gli attaccanti ottenessero i risultati attesi, visto che le perdite francesi furono non molto inferiori a quelle tedesche Operazione Gericht contro Verdun, 1916 www.asrbellica.it L’attacco inglese sulla Somme Gli inglesi a partire da giugno 1916 andarono in aiuto ai loro alleati attaccando i tedeschi sul fiume Somme Questa offensiva congiunta anglo-francese portò a una nuova fase della guerra di logoramento durata sei mesi La tragedia di Verdun Verdun è tuttora la battaglia più lunga della storia militare, durò dieci mesi Detiene il non invidiabile primato di campo di battaglia con la maggior densità di morti per metro quadro. Nel periodo febbraio-giugno 1916, i francesi contarono circa 315.000 tra morti, dispersi e feriti gravi. Per i tedeschi le perdite ammontarono a 281.000 Altre centinaia di migliaia di uomini morirono nell‟attacco sulla Somme La guerra marina e sottomarina Un sottomarino tedesco La guerra marina coinvolse inglesi e tedeschi I tedeschi volevano sia indebolire la flotta nemica, sia impedire i rifornimenti che la Gran Bretagna riceveva dalle sue colonie, e attuarono una sorta di moderna guerra corsara Gli inglesi attuarono un rigido blocco navale nel Mare del Nord, in funzione antitedesca, in modo da bloccare i rifornimenti fatti alla Germania anche dai paesi neutrali I tedeschi utilizzarono anche i sottomarini per bloccare le navi mercantili dirette in Inghilterra Per forzare il blocco, nel maggio 1916 i tedeschi attaccarono la marina inglese al largo della penisola dello Jutland, una battaglia durata quattro giorni tra fine maggio e inizio giugno La flotta tedesca ebbe la meglio, ma questa vittoria non interruppe il blocco navale Polonia, Serbia, Dardanelli le vittorie dell’Alleanza Il fallito attacco a Gallipoli La Germania ebbe migliori esiti in Polonia, dove le truppe russe furono costrette dagli attacchi tedeschi a lasciare buona parte del territorio,occupato dai tedeschi L’Austria attaccò la Serbia, la invase e le impedì di continuare il conflitto Un corpo di spedizione franco-inglese (gran parte erano neozelandesi e australiani) tentò lo sbarco nella penisola di Gallipoli, presso lo stretto dei Dardanelli per impedire ai turchi, sostenitori dell‟Alleanza, di essere riforniti e di muoversi (1915) La zona era collinare e quindi inadatta al modo di combattere previsto da inglesi e francesi. Dopo mesi di scontri molto cruenti, la spedizione anglofrancese fu costretta a ritirarsi senza avere ottenuto nulla (1916) Il genocidio degli armeni/1 Gli armeni sono una nazione dotata di una propria lingua, di una propria confessione religiosa cristiana (nata nel 491), di proprie tradizioni e di una propria cultura Come altre nazioni oppresse gli armeni erano stanziati in un territorio di cui rappresentavano la maggioranza della popolazione e avevano una forte tradizione di indipendentismo politico Avevano in comune con gli ebrei il fatto di avere subito una diaspora duratura e di essersi inseriti nelle economie di molti paesi stranieri come commercianti, attività dalla quale trassero ricchezze consistenti Nella seconda metà dell’800 le rivolte degli armeni contro gli ottomani furono represse sanguinosamente Il genocidio degli armeni/2 Nel 1895 si verificarono pogrom di armeni a opera soprattutto di curdi, rivali storici degli armeni, ma in seguito anche da parte turca La situazione precipitò per gli armeni durante la I guerra mondiale, perché l’area in cui erano stanziati era oggetto di lotte fra turchi e russi, che volevano annettersela Dopo che i turchi vinsero contro i russi la battaglia di Sakiramisch (1915), temendo altre avanzate dei russi e che gli armeni li avrebbero fiancheggiati, decisero lo sterminio della popolazione armena Con il pretesto di controllare una rivolta, i turchi circondarono la città di Van, e determinarono l‟effettiva insurrezione della popolazione, mentre giungevano anche truppe russe L‟Armenia non occupata dall‟esercito russo fu sottoposta dai turchi alla deportazione dei maschi adulti, costretti a arruolarsi e poi fucilati; seguirono rastrellamenti nei villaggi; infine i superstiti furono costretti a affrontare una marcia della morte verso il deserto di Der-El-Zor, durante la quale molti morirono Il genocidio degli armeni/3 Armeni deportati e lasciati morire di fame durante la marcia “Trofei di guerra” turchi Scheletri armeni trovati nel deserto di Der-El-Zor 7. La guerra,fase 2: 1917 - 1918 Manifesto inglese per invitare all‟arruolamento Manifesto italiano per ridurre i consumi dei generi di prima necessità Lo zio Sam, simbolo nazionale, in questo noto manifesto invita i suoi concittadini all‟arruolamento Gli Usa e la guerra: i vincolanti rapporti economici L’economia americana e quelle dell’Intesa si erano legate strettamente Tra 1914 e 1917 le imprese americane quadruplicarono le proprie esportazioni verso Francia e Gran Bretagna, soprattutto di armi (merci per 2 miliardi di dollari) Le banche statunitensi concessero prestiti ingenti ai governi francese e inglese, invertendo il trend che per l‟intero „800 aveva visto gli Usa essere in costante bisogno dei prestiti europei per la loro economia Si avvicinava, in queste condizioni l‟entrata in guerra degli Usa, che, oltre ai motivi ideali, avevano anche motivi concreti di sorveglianza dei loro investimenti, per cominciare il conflitto Gli Stati Uniti entrano in guerra il presidente americano Woodrow WIlson I tedeschi ripresero la guerra sottomarina all’inizio del 1917 Molte di queste navi erano americane, e ciò servì a accelerare la volontà degli Stati Uniti di partecipare alla guerra Il presidente americano W.Wilson intensificò la sua opera di convincimento dell‟opinione pubblica americana, scettica sull‟entrata in guerra, affermando che vi erano due motivi per il conflitto: I. la barbarie dell’esercito tedesco II. la difesa della democrazia parlamentare, che aveva in Francia e Gran Bretagna i migliori esemplari europei Gli Usa rompono i rapporti diplomatici con la Germania nel febbraio 1917, e due mesi dopo entrano in guerra al fianco delle forze dell’Intesa e contro Germania e alleati Contò molto la considerazione americana sulla necessità di difendere gli interessi statunitensi in Europa Gli Usa e l’imposizione della guerra Manifesto di propaganda americano Gli Stati Uniti furono costretti a imporre la coscrizione obbligatoria, per lo scarso numero di arruolamenti volontari Furono chiamati al fronte 1.800.000 uomini Essi dovettero essere addestrati, così come dovettero essere approntati i convogli marittimi protetti, secondo la necessità, per trasferire in Europa gli uomini Solo nella primavera del 1918 le truppe americane giunsero sui campi di battaglia europei La Russia verso il caos politico L‟intervento in guerra degli Usa servì a compensare la Triplice Intesa per la defezione della Russia, nella quale si disgregò l‟esercito Nel marzo1917 si verificò un durissimo sciopero generale organizzato dagli operai della capitale Pietrogrado, sciopero che diventò un’insurrezione politica antizarista. I soldati disobbedirono all’ordine di sparare sui manifestanti e solidarizzarono con loro Questo determinò l’abdicazione di Nicola II, che poi fu arrestato insieme alla sua famiglia Sul fronte di guerra molti reparti si rifiutarono di continuare a obbedire ai loro comandanti e elessero dei soviet Molti soldati contadini abbandonarono il fronte e tornarono a casa per partecipare alla spartizione delle terre dei grandi proprietari, che sembrava imminente Il governo provvisorio russo decise di continuare la guerra, ma dopo un ultimo tentativo di offensiva, fallito a luglio, esso non poté più contribuire alla guerra La Rivoluzione d’ottobre e la pace di Brest-Litovsk Aleksandr Kerenskij Firma della pace tra Russia e Germania a BrestLitovsk Tra il 6 e il 7 novembre 1917 (fine di ottobre secondo il calendario russo) il governo provvisorio presieduto da Aleksandr Kerenskij e formato da tutte le forze politiche di sinistra venne liquidato da un’insurrezione guidata da Lenin, che era rientrato in Russia sei mesi prima grazie alla complicità dei tedeschi (che speravano di indebolire con la sua idee rivoluzionarie i nemici russi) Lenin assunse la guida di un governo rivoluzionario, la cui decisione immediata fu di terminare la guerra con la Germania firmando una pace “senza annessioni e senza indennità” con i tedeschi La pace fu raggiunta ufficialmente a BrestLitovsk e comportò per la Russia la perdita del 25% dei suoi territori europei (3 marzo 1918) I sei mesi terribili dell’intesa, marzo – settembre 1917 L‟Intesa era comunque in gravi difficoltà Gli attacchi sottomarini della Germania si fecero sempre più intensi e l‟aiuto militare americano era ancora lontano,tanto che in Francia e Gran Bretagna i mesi tra marzo e settembre 1917 si cominciò a pensare seriamente alla possibilità di una sconfitta I fatti russi ebbero ripercussioni sia nei singoli paesi, in cui i socialisti ripresero l‟iniziativa politica, sia al fronte, dove si verificarono rivolte di soldati, che rifiutavano di combattere (nell‟esercito francese, a maggio „17 si rivoltarono in quarantamila) Le difficoltà dell’impero austro-ungarico L‟imperatore austriaco Carlo I L‟impero austro-ungarico era a sua volta in difficoltà gravi La guerra, che gli austro-ungarici conducevano in mezzo a una palese precarietà di mezzi e uomini, aveva ridato fiato alle rivendicazioni nazionalistiche degli slavi Serbi, croati e sloveni si accordarono per costituire uno stato degli slavi del sud (futura Jugoslavia) L’imperatore Carlo I era un fervente cattolico molto influenzato dall‟azione politica del papa Benedetto XV, che aveva cercato di convincere i governi a rinunciare all‟”inutile strage,” e di accordarsi per una pace senza annessioni. Egli cercò di giungere a un accordo di pace con l’Intesa, per evitare la disgregazione dell’impero, ma senza risultati, anche a causa di una fuga di notizie (“affare Sisto”), che svelò gli abboccamenti tentati da Carlo con il presidente della repubblica Francese Clemenceau L’Italia nel 1917 La situazione complessiva dell‟Italia era difficile quanto quella delle altre nazioni Sul piano militare, le iniziative di sfondamento del fronte nemico tentate nella primavera-estate da Cadorna sull’Isonzo non avevano sortito grossi effetti Si verificarono anche episodi di protesta e insubordinazione tra le truppe Inoltre l‟esercito austro-ungarico era stato rinforzato da reparti tedeschi trasferiti dal fronte russo, con l‟obiettivo di sfondare lo schieramento avversario Sul piano interno, il malcontento della gente per l’aumento dei prezzi e la carenza di generi alimentari era evidente, e portò a una insurrezione a Torino, verso fine agosto, a cui parteciparono donne e operai La rotta di Caporetto (ottobre 1917) In questo quadro si inserì l‟episodio militare ricordato come “rotta di Caporetto” Nei pressi di questo paese friulano, un’armata austriaca sostenuta dalle truppe tedesche il 24 ottobre 1917 sfondò le linee italiane sull’alto Isonzo L‟attacco fu condotto dagli austro-tedeschi con la strategia dell‟infiltrazione, cioè la penetrazione rapida nel territorio nemico per mettere in difficoltà lo schieramento avversario sfruttando l‟effetto sorpresa. Gli austro-tedeschi in 15 giorni avanzarono fino al Piave, e catturarono 300.000 prigionieri, requisendo 3.000 cannoni, e inoltre armi, munzioni, vettovaglie. Buona parte delle truppe italiane, per evitare l’accerchiamento, si ritirarono dalle posizioni che occupavano da due anni Lo sbandamento di alcuni reparti fu totale, quasi mezzo milione di soldati arretrarono disordinatamente verso il Veneto e si mescolarono ai profughi civili, così che il caos si fece totale. La rotta di Caporetto L‟esercito italiano, ridotto di quasi il 50%, si attestò sul fiume Piave, abbandonando agli austro-tedeschi 10.000 Kmq di territorio I soldati italiani riuscirono comunque a resistere all‟urto degli austrotedeschi e impedirono così un‟ulteriore avanzata verso la Pianura Padana Le responsabilità di Cadorna Il generale Armando Diaz La rotta fu provocata dalla cattiva gestione strategica da parte dei comandi militari, che erano stati sorpresi dall’attacco sull’alto Isonzo, e inoltre dall‟efficacia dell‟azione nemica che aveva reso la situazione irrecuperabile A rendere più grave la sconfitta contribuirono lo stato di stanchezza, demoralizzazione e scoramento diffuso nell’esercito italiano (peraltro non diversamente di quanto avveniva in quei mesi in tutti gli eserciti) Il generale Cadorna fu rimosso dal comando, ma non si assunse responsabilità per la sconfitta, affermando che la colpa era dei soldati che si erano arresi senza combattere Al suo posto fu nominato come comandante supremo delle truppe italiane il generale Armando Diaz Una diversa gestione delle truppe Copertine di giornali di trincea Diaz attuò un’azione di avvicinamento ai soldati, attraverso provvedimenti che alleviassero le condizioni di vita dei combattenti: licenze e vitto furono aumentate Inoltre venne fatta un’azione di sostegno propagandistico verso le truppe, realizzata dal cosiddetto Servizio P (“Propaganda”) che fu supportato anche dalla collaborazione di famosi scrittori e intellettuali La guerra fu presentata ai soldati come portatrice di vantaggi tangibili se l‟Italia avesse vinto La propaganda insistette anche sull‟aspetto ideale del conflitto, come lotta per costruire un ordine interno e internazionale più giusto. Nuovo governo Orlando Vittorio Emanuele Orlando Conseguenza positiva della sconfitta fu che la linea del fronte si ridusse e questo rendeva meno logorante la prosecuzione della guerra per i soldati Inoltre, psicologicamente, la guerra si trasformò da offensiva a difensiva contro un nemico presente nel territorio nazionale, e questo contribuì a aumentare il senso di unità patriottica sia nell‟esercito, che nel paese La conseguenza politica immediata fu la crisi del governo Boselli e la formazione di un nuovo esecutivo di coalizione nazionale, sotto la presidenza di Vittorio Emanuele Orlando A questo governo anche l’ala riformista del Psi diede il suo cauto appoggio per contribuire allo sforzo di resistenza I 14 punti di Wilson Il presidente americano W. Wilson presentò all‟inizio del 1918 un programma per il raggiungimento della pace, articolato in quattordici punti tra cui a. abolire la diplomazia segreta b. ridurre gli armamenti c. ripristinare la libertà di navigazione d. abbassare le barriere doganali Inoltre prospettava, in questa proposta, un diverso assetto territoriale per l’Europa: Belgio, Serbia e Romania reintegrate, evacuazione tedesca dalla Russia occupata, AlsaziaLorena restituite alla Francia, sostanziale libertà per i popoli soggetti agli imperi austro-ungarico e ottomano, confini italiani rettificati secondo le nazionalità Infine, propugnava istituzione di una Società delle Nazioni per garantire il reciproco rispetto dei principi di convivenza tra i popoli Freddezza dei governi, sostegno dell’opinione pubblica I 14 punti di Wilson in un resoconto stenografico (fonte: Library of Congress) I quattordici punti di Wilson non incontrarono il favore dei suoi alleati europei, che volevano raggiungere i risultati per cui erano entrati in guerra e non erano disposti a transazioni Tuttavia, questo programma era una proposta rivoluzionaria rispetto al modo con il quale era stata gestita la diplomazia prima della guerra I quattordici punti ottennero il sostegno della maggioranza dell’opinione pubblica internazionale, che vide in essi la prospettiva di una pace duratura A quel punto i membri dell’Intesa affermarono di accettare le idee di Wilson, sia perché i soldi americani erano una necessità, sia per avere una prospettiva ideale alternativa da contrapporre al verbo rivoluzionario dei bolscevichi russi L’ultimo assalto tedesco alla Francia Lo stratega militare tedesco Ludendorff Dopo la guerra diventerà un convinto nazista L‟Alleanza tentò di sferrare gli attacchi decisivi tra la primavera e l’estate del 1918 I tedeschi, guidati dal generale Hindenburg che era diventato il vero leader anche politico del paese assistito dalle strategie del generale Ludendorff, dopo essersi liberati del pericolo russo, decisero di puntare tutto sullo sfondamento del fronte francese A fine marzo penetrarono profondamente in Francia e quindi proseguirono l’attacco nei due mesi successivi, giungendo sulla Marna e tenendo sotto il tiro dei cannoni Parigi La Francia però resistette appoggiandosi sul proprio esercito e su quello inglese, guidati unitamente dal generale transalpino Foch, e con il supporto attivo delle truppe e delle armi statunitensi La battaglia di Amiens, inizio della fine per la Germania Immagini dalla battaglia di Amiens In piena estate, a fine luglio, si verificò il contrattacco dell’Intesa che portò alla grande vittoria nella battaglia di Amiens (8-11 agosto 1918) I tedeschi subirono così la prima sconfitta sul fronte occidentale e presero a arretrare, per il logoramento fisico e mentale che ormai pervadeva i soldati della Germania I comandanti capirono da molteplici segni che ormai la guerra era avviata verso la sua conclusione A quel punto dovevano passare la mano ai politici, dopo che per quattro anni avevano in pratica guidato il paese Si formò un governo di coalizione democratica, a cui parteciparono socialisti e cattolici L‟obiettivo del governo era di cercare una pace che permettesse al paese di ottenere condizioni non punitive di uscita dal conflitto La vittoria italiana a Vittorio Veneto (24 ottobre – 2 novembre 1918) Luigi Marzocchi, Prigionieri austriaci catturati a Fagarè; Fagarè della Battaglia – San Biagio di Callalta (TV); 1918; L‟impero austro-ungarico doveva fronteggiare la disgregazione dei suoi territori, che portò alla dichiarazione di indipendenza di Cecoslovacchia e Slavi del sud A loro volta molti soldati delle nazionalità coinvolte nelle iniziative indipendentistiche abbandonarono il fronte Questo fatto condizionò la conduzione della parte finale della guerra sul campo di battaglia L’esercito italiano il 24 ottobre attaccò l’esercito austro-ungarico sul fronte del Piave e dopo 9 giorni, il 2 novembre 1918 ottenne una vittoria decisiva a Vittorio Veneto Cechi e ungheresi abbandonarono il fronte dopo questa sconfitta e gli austriaci si dovettero arrendere La battaglia di Vittorio Veneto L’armistizio del 4 novembre 1918 Reparti in bicicletta presenti alla battaglia di Vittorio Veneto L‟armistizio di Villa Giusti Il 3 novembre a Villa Giusti, vicino a Padova Austria e Italia firmarono l’armistizio che diventò operativo il 4 novembre Questa data è considerata la fine ufficiale della I guerra mondiale per l‟Italia e anche quella della vittoria italiana Armistizio di Rethondes (11 novembre 1918) I contraenti del trattato di Rethondes dop aver firmato l‟armistizio La situazione precipitò anche in Germania, dove a Kiel, nei primi giorni di novembre i marinai della flotta tedesca si ammutinarono e costituirono dei consigli simili ai soviet insieme agli operai Il moto si espanse nelle città più grandi come Berlino e Monaco, appoggiato dalla Spd Il Kaiser Guglielmo II fuggì in Olanda, e lo imitò anche l’imperatore Asburgo Carlo I Il giorno 11 novembre 1918 i rappresentanti del governo provvisorio tedesco presieduto dal socialdemocratico Ebert dovettero firmare con l‟Intesa l’armistizio a Rethondes, piccolo paese francese,su un vagone ferroviario Le condizioni di Rethondes Le condizioni di resa imposte dall‟intesa ai tedeschi furono molto dure 1. consegnare l’armamento pesante e la flotta ritirare le truppe al di là del Reno annullare i trattati di pace con Russia e Romania (favorevoli ai tedeschi) restituire unilateralmente i prigionieri Bilancio di vincitori e sconfitti ««La Germania perdeva la guerra per fame e per stanchezza, per esaurimento delle forze morali e materiali, ma senza essere stata schiacciata sul piano militare e senza che un solo lembo del suo territorio fosse stato invaso da eserciti stranieri Gli Stati dell’Intesa, vincitori grazie all‟apporto, tardivo ma decisivo, di una potenza extraeuropea, uscivano dal conflitto scossi e provati per l’immane sforzo sostenuto» (Sabbatucci-Vidotto) L’Europa subì un profondo ridimensionamento a livello internazionale I numeri finali del conflitto Al termine del conflitto i morti erano 8 milioni e mezzo feriti e mutilati 20 milioni la generazione dei ventenni, i nati tra 1890 e 1900,era stata decimata Dal libro “Guerra alla guerra”, di Ernst Friederich, 1924 8. Pace (?) di Versailles, 1919-1920 I rappresentanti delle quattro maggiori potenze vincitrici alla conferenza di Versailles, gennaio 1919: (da sinistra) Orlando, Lloyd George, Clemenceau, Wilson La conferenza di Versailles A Versailles, presso Parigi, si svolse la conferenza diplomatica che doveva ridefinire gli equilibri internazionali alla fine della I Guerra mondiale Iniziò il 19 gennaio 1919 e si concluse più di diciotto mesi dopo Erano presenti ventisette paesi, ma le decisioni fondamentali vennero prese da quattro fra essi I paesi vincitori: Francia, Gran Bretagna, Usa e Italia avrebbero dovuto scegliere tra due possibilità: A. una pace democratica B. una pace punitiva verso le nazioni considerate responsabili del conflitto (Germania, soprattutto) Obiettivi e variabili di Versailles Gli obiettivi che i presenti si proponevano: 1. ridefinire la carta politica dell’Europa II. costruire un nuovo equilibrio continentale Le variabili che potevano influire su questi scopi a. i principi di libertà e democrazia affermati da Wilson nei suoi quattordici punti b. la pressione dell’opinione pubblica nei diversi paesi, in cui il nazionalismo era ancora ben vivo Pace o diktat ? La Germania subì il trattato di pace,firmato il 28 giugno 1919, che le venne imposto con la minaccia di un‟occupazione militare e di un blocco economico: i tedeschi lo definirono Diktat dal punto di vista territoriale la Germania dovette: 1. restituire Alsazia e Lorena alla Francia 2. cedere alla Polonia, che era stata ricostituita come stato dopo circa 150 anni, alcuni suoi territori orientali, abitati anche da tedeschi: in tal modo la Polonia aveva uno sbocco al mar Baltico e accedeva al porto di Danzica (città fino allora tedesca), proclamata “città libera” 3. cedere le sue colonie a Francia, Gran Bretagna e Giappone Le imposizioni alla Germania Dal punto di vista economico la Germania, essendo ritenuta ufficialmente la responsabile della guerra, dovette rifondere ai paesi nemici i danni determinati dal conflitto: i danni furono calcolati in misura tale da impedire al paese di ricostruire la sua potenza economica in tempi brevi Dal punto di vista delle imposizioni militari la Germania 1.dovette abolire la leva obbligatoria II. dovette ridurre il suo esercito a 100.000 uomini armati alla leggera III. smilitarizzare la valle del Reno, che truppe inglesi, francesi e belghe avrebbero presidiato per quindici anni Queste misure furono pensate e volute, soprattutto dalla Francia per fare in modo che la Germania non recuperasse il suo ruolo di potenza europea La dissoluzione dell’impero asburgico I territori compresi nell’impero degli Asburgo furono risistemati territorialmente in base al principio di nazionalità L’Austria diventò una repubblica, che andò a occupare il territorio che in cui si estende all‟incirca tuttora L’indipendenza austriaca sarebbe stata tutelata dalla Società delle Nazioni: un modo per evitare che avvenisse l‟unione possibile tra le due nazioni di lingua tedesca: Germania e Austria L’Ungheria a sua volta divenne una repubblica, ma privata dei territori slavi che governava sotto gli Asburgo Nacquero otto nuovi stati Nuovi Stati La Polonia rinacque sulla base di territori che appartenevano in precedenza agli imperi di Russia e Germania Nacque la repubblica di Cecoslovacchia, stato federale in cui erano compresi anche i Sudeti (territorio di tre milioni di abitanti di lingua e cultura tedesca) Serbia,Montenegro, Croazia, Slovenia e Bosnia-Erzegovina si unirono per costituire il regno di Jugoslavia La Romania fu ingrandita La Bulgaria fu ridimensionata L’impero ottomano scomparve. Al suo posto sorse la Turchia, che mantenne solo la penisola di Anatolia Fu costituito ufficialmente lo Stato Libero d’Irlanda, anche se gli inglesi mantennero la regione a maggioranza protestante dell‟Ulster Sorsero quattro nuove repubbliche sul mar Baltico nei territori perduti dalla Russia, Estonia, Lettonia e Lituania e Finlandia, che insieme alla Polonia e alla Romania dovevano circondare la Russia stessa La Società delle Nazioni La Società delle Nazioni ipotizzata da Wilson nei quattordici punti fu effettivamente formata con l‟obiettivo di mantenere il nuovo equilibrio che nasceva dalla creazione di nuovi stati e dallo smembramento di quattro imperi (austroungarico,tedesco,russo e ottomano) Lo statuto della Società delle Nazioni prevedeva a. la rinuncia alla guerra come strumento per risolvere i conflitti b. il ricorso all’arbitrato tra Stati c. sanzioni economiche contro gli stati aggressori Elementi di debolezza della Società delle Nazioni furono 1. il fatto che la Russia e i paesi sconfitti fossero esclusi da essa: essa perdeva rappresentatività e di conseguenza incisività 2. la decisione degli Stati Uniti di rimanere fuori da essa, per evitare di essere coinvolti nei difficili e pericolosi equilibri postbellici L’Europa uscita da Versailles 1914 1919 L’Italia e la questione di Fiume L‟Italia ottenne solo in parte quanto aveva pattuito con il Trattato di Londra di quattro anni prima Le terre irredente, Trentino, Alto Adige, Friuli e VeneziaGiulia furono annesse al regno d‟Italia La Dalmazia, invece, essendo in prevalenza abitata da slavi, e in base al principio di nazionalità che guidò la risistemazione di Versailles, fu assegnata al nuovo regno di Jugoslavia, compresa la città di Fiume, a maggioranza italiana. Il presidente del Consiglio Orlando e Sonnino, ministro degli Esteri, chiesero allora di lasciare anche Fiume all’Italia in unione a quanto pattuito a Londra Il presidente americano Wilson si oppose e gli altri membri dell‟Intesa concordarono con lui La difficoltà di Orlando e Nitti nel recuperare Fiume e la Dalmazia determinò le dimissioni di Orlando (giugno 1919) L’Italia dopo la conferenza di Versailles Alto Adige Trentino 9. Una guerra di nuovo tipo Giochi ispirati alla I guerra mondiale prodotti in Germania durante il conflitto (da E.Friedrich, “Guerra alla guerra”, 1924) La trincea: “il” luogo della guerra La vita dei soldati si svolse per buona parte del tempo in trincea La forma più semplice di fortificazione difensiva, un fossato scavato nel terreno per permettere a chi combatteva di evitare il fuoco nemico Le trincee erano scavate in linee collegate tra loro da camminamenti Durante il conflitto divennero quasi inespugnabili: sempre più ampie, riparate, circondate da filo spinato e mitragliatrici La vita di trincea era logorante per i soldati: logorìo fisico (poca igiene, freddo o caldo e umidità opprimenti secondo la stagione) e mentale (attesa snervante del combattimento, paura, apatìa, nevrosi) Essi uscivano dalla trincea solo per gli assalti o le spedizioni, spesso notturne Come e perché si combatteva Durezza e crudeltà del conflitto esaurirono negli anni di guerra gli entusiasmi di molti, che a esso avevano attribuito grandi significati: patriottismo, coraggio, democrazia, libertà I reparti di elite, come le sturmtruppen in Germania e gli arditi in Italia, formati da volontari convinti e determinati, mantennero l‟idea della guerra come manifestazione di eroismo, affermazione di patriottismo e ricerca di gloria. Per questo erano i reparti che si spingevano all‟attacco per prini Buona parte dei soldati semplici, spesso contadini, non comprendevano le cause del conflitto e vedeva nella guerra una fatalità naturale da cui uscire indenni Si combatteva per senso di solidarietà con i propri compagni, o con i superiori diretti (i sergenti spesso erano in prima linea con i propri uomini), ma anche perché l’apparato militare puniva duramente le insubordinazioni Numerosi furono i casi di diserzione, renitenza alla leva, autolesionismo (cioè ferite autoinflitte per ottenere l‟allontanamento dal fronte) La prima linea del fronte Gruppo di arditi dopo un‟azione sul basso Piave Sturmtruppen in uniforme Guerra tecnologica/1 l’uso dei gas La prima guerra mondiale fu una guerra “tecnologica”, perché in essa alcune fra le principali innovazioni e invenzioni scientifiche furono applicate sui campi di battaglia e durante i combattimenti Le armi chimiche furono sperimentate ampiamente, in particolare i gas, urticanti,paralizzanti, asfissianti I gas erano considerati un’arma totale capace di distruggere tutte le forme di vita entro l’area di utilizzo I primi a usarli furono i tedeschi, quando in Polonia usarono proiettili pieni di gas asfissiante, e poi a Ypres in Belgio lanciarono abbondante gas di cloro per fare breccia nello schieramento avversario In realtà si trovarono piuttosto rapidamente le contromosse all‟arma chimica, come le maschere antigas, anche se intossicati e morti per gas furono numerose Senza contare che un alito di vento contrario poteva spingere le nuvole tossiche contro chi le aveva emanate L’uso dei gas Soldato ustionato dal gas chiamato “iprite”, in quanto usato per la prima volta a Ypres, nel 1915 dai tedeschi Soldati inglesi con maschere antigas Scoppio della prima mina a gas inglese, fronte belga, 1914 Guerra tecnologica/2: il motore a scoppio e il carro armato Altro mezzo tecnologico usato ampiamente fu il motore a scoppio Esso permise di rivoluzionare il trasporto delle truppe, contribuendo alla fase di movimento, e fu alla base dell‟introduzione di un‟innovazione destinata a diventare anni dopo decisiva: il carro armato Esso nacque combinando la tecnologia dei mezzi cingolati usati nelle fattorie americane con l’armamento leggero impiegato sulle autoblindo, autocarri coperti di piastre in acciaio e muniti di mitragliatrici, ma il suo uso, cominciato nel 1916, divenne massiccio solo a fine guerra (battaglia di Amiens) Il motore a scoppio e il carro armato Carro armato inglese, 1916 Carro armato Renault FT 17, il primo con torretta rotante Guerra tecnologica/3: l’arma aerea L’arma aerea, cioè gli aeroplani furono l‟innovazione più recente (il primo aereo dei fratelli Wright volò per la prima vota nel 1903) impiegata nel conflitto Gli aerei prodotti durante la prima guerra mondiale furono circa 20.000 e erano considerati utili, ma non ancora totalmente affidabili Il loro uso fu inizialmente limitato alle ricognizioni, per seguire gli spostamenti delle truppe nemiche, e alle ricognizioni fotografiche, per individuare gli obiettivi e disegnare le carte topografiche utili alle strategie di guerra Anche gli aerei, come i carri armati, furono impiegati con maggiore ampiezza nella parte finale del conflitto, per guidare il tiro delle artiglierie e per mitragliare le retrovie nemiche I tedeschi usarono anche dirigibili per bombardare città francesi e inglesi L’arma aerea Fabbrica per la produzione di aerei in provincia di Varese L‟aviatore romagnolo Francesco Baracca fu il più noto pilota italiano della I guerra mondiale Manfred von Richtofen “il Barone Rosso”, famoso aviatore tedesco della I guerra mondiale, volava sul triplano Fokker La guerra sottomarina U-boot tedesco Il Lusitania affondato Il primo sottomarino fu inventato da un inglese, Holland, nel 1902 I tedeschi cominciarono a produrli nel 1905, e alla vigilia della prima guerra mondiale sperimentarono i propri “U-boot”, cioè navi sottomarine, di cui possedevano trenta esemplari. Essi si immergevano solo in fase di avvicinamento al nemico o per sfuggire ai cacciatorpedinieri avversari Essi erano usati per impedire i rifornimenti ai nemici Un grave errore fu commesso dai tedeschi quando affondarono il transatlantico inglese “Lusitania”, in servizio tra New York e Liverpool. Su di esso morirono anche 128 passeggeri americani, e questo fatto suscitò le dure proteste del governo statunitense La guerra ai civili Il conflitto investì anche le popolazioni civili coinvolte in modo vario modo nella guerra Molti furono i profughi, la cui condizione fu determinata o dal fatto di abitare molto vicini ai fronti di guerra, essendo costretti a lasciare case e terre; o dall‟invasione delle aree in cui abitavano Vi era chi viveva lontano dalla propria terra d’origine, che come nemico veniva sottoposto a confische di beni o addirittura all‟internamento Inoltre alcune minoranze etniche, come gli armeni, furono sottoposte in diverse circostanze a segregazione da parte di paesi che le sospettavano di collaborare con i nemici per ottenere il riconoscimento dei diritti rivendicati da tempo Guerra e industria: produzioni e disciplina di guerra I settori industriali più coinvolti nel conflitto ebbero un notevole incremento di produzioni e ricavi durante la guerra In primo luogo crebbero le industrie siderurgiche, chimiche e meccaniche Esse ebbero lo Stato come principale cliente delle loro produzioni e per questo furono sottoposte a un sostanziale controllo pubblico Lo Stato distribuiva le materie prime e decideva cosa produrre, in quali quantità e qualità Gli operai delle fabbriche impegnate nelle produzioni belliche furono sottoposti alla disciplina militare: abbandonare il proprio posto di lavoro era equivalente a una diserzione Guerra e politica: rafforzamento dei governi e degli Stati maggiori In guerra i governi si rafforzarono, mentre i parlamenti persero importanza, anche perché le loro decisioni avvenivano secondo tempi e modi troppo lunghi e complessi rispetto a quanto richiesto dalle necessità belliche I militari influivano pesantemente sulle decisioni politiche, in quanto i comandi avevano sostanzialmente un potere autonomo per quanto riguardava la conduzione delle operazioni belliche Spesso questo potere si trasformava in vero e proprio autoritarismo: censura e sorveglianza, fino al carcere, riservati ai cittadini sospettati per il loro pacifismo o socialismo, erano la norma IL fronte interno: propaganda e ruolo delle donne Il fronte interno pesava quasi allo stesso modo di quello sui campi di battaglia I cittadini dovevano essere mobilitati perché contribuissero anch’essi all’obiettivo della vittoria con le loro idee, i loro atteggiamenti e le loro attività La propaganda divenne un settore di intervento curato attentamente dagli stati: furono stampati e distribuiti migliaia di manifesti; furono incoraggiate o organizzate manifestazioni di solidarietà ai soldati; vennero sostenuti i comitati di solidarietà per rafforzare la resistenza interna Le donne furono spesso protagoniste di queste mobilitazioni e dello sforzo bellico: il loro impiego nelle fabbriche era essenziale per sostenere la produzione in mancanza degli uomini impegnati al fronte Ma anche, quando la guerra si protrasse, e mostrò a tutti il suo aspetto peggiore tra morte, mutilazioni, razionamenti di cibi e prodotti, spesso le donne furono in prima fila per chiedere la fine del conflitto La propaganda durante la Grande Guerra Cartolina antibellica italiana Manifesto inglese che incoraggiava le donne a lavorare nelle fabbriche di munizioni Manifesto americano che sollecitava a un minore consumo di pane per sostenere lo sforzo bellico Manifesto americano Bibliografia Ernst Friedrich, Guerra alla guerra, Milano, Mondadori Basil H. Liddell Hart, La prima guerra mondiale, Milano, Bur Giuseppe Galasso, Storia d’Europa, Roma-Bari, Laterza Giovanni Sabbatucci-Vittorio Vidotto, Il mondo contemporaneo. Dal 1848 a oggi, Roma-Bari, Laterza