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Words - Luisa Menazzi Moretti

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Words - Luisa Menazzi Moretti
luisa menazzi moretti words
wo
rds
luisa menazzi moretti
9
788856 903904
€ 20,00
ISBN 978-88-569-0390-4
testi di alberto abruzzese / francesca bertoli / francesco bonami / noemi
calzolari / chiara carminati / paolo coltro / denis curti / leandra d’antone
/ stefano de asarta / elio de capitani / gabriele frasca / piero maestri /
yamina oudai celso / paolo patui / daniele pitteri / fausto raschiatore
/ paolo rossi / caterina sagna / tiziano scarpa / roberto serra / marisa
sestito / luigi maria sicca / susan m. stabile
‘
le cose per le quali
troviamo parole sono
quelle che abbiamo
già superato...
those things for which
we find words are
things we have already
overcome...
[friedrich w. nietzsche]
con il contributo di / with the contribution of
wo
rds
luisa menazzi moretti
testi di alberto abruzzese / francesca bertoli / francesco
bonami / noemi calzolari / chiara carminati / paolo coltro /
denis curti / leandra d’antone / stefano de asarta / elio de
capitani / gabriele frasca / piero maestri / yamina oudai celso
/ paolo patui / daniele pitteri / fausto raschiatore / paolo
rossi / caterina sagna / tiziano scarpa / roberto serra / marisa
sestito / luigi maria sicca / susan m. stabile
Sommario / Contents
coordinamento editoriale
maria sapio
art director
enrica d’aguanno
impaginazione
francesca aletto
finito di stampare
nell’agosto 2013
stampa e allestimento
officine grafiche
francesco giannini
& figli spa, napoli
Words
Luisa Menazzi Moretti
ringraziamenti
Grazie innanzitutto agli autori e agli
amici che hanno accettato di partecipare
al progetto Words, dedicando nuove
parole e divagazioni sulla suggestione
delle fotografie.
Grazie anche agli amici Enzo Barazza,
Giuseppe Cadamuro, Piero Colussi,
Sandra Piccinini, Paolo Tassinari e
Michela Vignuda per la loro insostituibile
collaborazione
Le stampe di Words
sono state realizzate da
Roberto Berné
(www.berneassociati.eu).
Le traduzioni dei testi sono
di Giulia Negrello
([email protected])
con il sostegno di
arte’m
è un marchio registrato
prismi
editrice politecnica napoli srl
certificazioni
qualità
ISO 9001: 2008
etica SA 8000: 2008
www.arte-m.net
stampato in italia
printed in italy
© copyright 2013 by
prismi
editrice politecnica napoli srl
tutti i diritti riservati
all rights reserved
7
Premessa / Foreword
Luisa Menazzi Moretti
8
Words, la narrazione simbolica
dell’immagine
Words, the symbolic narration
of images
Denis Curti
10
12/13 Words
Francesco Bonami
14
Catalogo / Catalogue
88
90
Divagazioni sul tema
Disgressions on the subject
Alberto Abruzzese
92
94
Luisa Menazzi Moretti Biografia
Biography
95
Le 0pere / Works
Words è una serie di fotografie di parole che si stavano perdendo o che si sarebbero potute perdere, e che invece volevo fermare poco prima della loro inutilità, prima che cambiasse
la luce, si sovrapponesse una voce, si strappasse il foglio, si voltasse la pagina. Ho proposto
una selezione di queste fotografie di parole che ho cercato di sottrarre alla perdita, ad amici e a persone che stimo: professionisti che lavorano con le parole, ne scrivono ogni giorno
di nuove per raccontare, approfondire, descrivere, riflettere, trascrivere il loro sguardo sulla realtà. Alberto Abruzzese, Francesca Bertoli, Francesco Bonami, Noemi Calzolari, Chiara
Carminati, Paolo Coltro, Denis Curti, Leandra D’Antone, Stefano de Asarta, Elio De Capitani, Gabriele Frasca, Piero Maestri, Yamina Oudai Celso, Paolo Patui, Daniele Pitteri, Fausto
Raschiatore, Paolo Rossi, Caterina Sagna, Tiziano Scarpa, Roberto Serra, Marisa Sestito, Luigi Maria Sicca, Susan M. Stabile hanno scritto dei testi. Rime, considerazioni, riflessioni che
traggono spunto da queste fotografie, non le commentano, ma semplicemente aggiungono una divagazione ulteriore di nuove parole scritte. Ogni contributo costruisce la possibilità di un nuovo discorso e di nuove parole, che si alternano alle parole che ho fotografato,
nel timore che si stessero perdendo.
Words is a series of pictures of words that were about to be lost or could be lost, and that
I wanted to fix before they would be useless, before they would change light, or a voice
would overlap on them, or the paper would be ripped off, or the page would be turned. I
have given a selection of these pictures of words that I tried to save from oblivion to some
friends I admire and prize: professionals who work with words, who create everyday new
words to tell, deepen, describe, reflect and transcribe their outlook on reality. Alberto Abruzzese, Francesca Bertoli, Francesco Bonami, Noemi Calzolari, Chiara Carminati, Paolo Coltro, Denis Curti, Leandra D’Antone, Stefano de Asarta, Elio De Capitani, Gabriele Frasca,
Piero Maestri, Yamina Oudai Celso, Paolo Patui, Daniele Pitteri, Fausto Raschiatore, Paolo
Rossi, Caterina Sagna, Tiziano Scarpa, Roberto Serra, Marisa Sestito, Luigi Maria Sicca, Susan M. Stabile wrote some texts. Verse, observations, reflections that are inspired by these
pictures. They do not comment upon them, they simply add another reflection made of
new written words. Each of their texts creates the possibility of a new dialogue and of new
words, which alternate with the words I have pictured, in fear of them getting lost.
Luisa Menazzi Moretti
7 LUISA MENAZZI MORETTI
Words, la narrazione simbolica dell’immagine
le visioni note, così poco numerose, e il cui periplo era stato compiuto molto prima che un
audace navigatore facesse quello del mondo”.
Denis Curti
Il percorso creativo che ha portato Luisa alla realizzazione di queste immagini diventa allora ben più chiaro, riconducendo alla riflessione storica sul mezzo fotografico e le sue potenzialità espressive. L’idea è quella dell’opera d’arte che “riposa” nell’atto della sua ideazione,
nel puro gesto che la crea o, più semplicemente, nella scoperta e nella scelta dell’artista. La
decontestualizzazione di oggetti, pensieri o azioni diventa una tematica centrale nelle fotografie di Luisa, mentre l’espressione del suo personale punto di vista, seppur ravvicinaNell’imitareconsistetuttal’arte,lesueleggi,isuoilimiti.Io
to e descrittivo, rivela una dimensione che va oltre la realtà e la sua semplice figurazione.
preferiscoilpoeta.Ilpoetacrea,eogniqualvoltal’uomoha
Queste immagini ricordano che ispirare un pensiero o un sogno è un momento della crea-
saputoinnalzarsinell’ordinemoralelohafattocreando,si
zione che agisce sull’inconscio, dando spazio all’arte, quale momento decisivo per l’ispira-
trattidiunamacchinaodiunpoema...[Man Ray]
zione stessa. In quel momento tutto è possibile e tutti gli strumenti espressivi sono chiamati in causa per esprimere la poesia che nasce dal caso e con la sensibilità dell’artista. La
“casualità”, allora, assume grande importanza per l’atto creativo e si manifesta in dettagli
Le paroledi Luisa Menazzi Moretti sembrano paroleinlibertà, fuggite da libri, inchiostri e
visivi dove le singole parole di un annuncio affisso in bacheca, così come le frasi estrapola-
giornali per approdare in contesti di narrazioni inedite, che si realizzano nei pensieri e nei
te da un testo teatrale o da un romanzo, vivono di vita propria e si alimentano dell’imma-
ricordi di chi le osserva, come frammenti di vita vissuta, immagini latenti o ritagli di lettu-
ginazione di chi le legge “fuori contesto”, rapito dall’estasi di corrispondenze spontanee.
re passate. Il gioco della rappresentazione messo in atto da queste fotografie è volto a iso-
Quello di Luisa è un omaggio alla scrittura, che si realizza in immagini che colgono l’in-
lare frasi precise, spesso cercate e volute, altre volte trovate casualmente, come nell’inten-
tensità e la bellezza delle apparenzeingannevoli, di tutto ciò che rimanda a significati al-
to di ricreare una sensazione di straniamento. La stessa che si prova davanti allo scorre-
tri e di cui la scrittura stessa si fa simbolo. In Words l’attenzione è rivolta alla forma delle
re quotidiano di manifesti, pubblicità o scritte sui muri, di cui, molto spesso, cogliamo so-
lettere, alla loro forma grafica e ai loro contesti d’uso. Le parole sono appunti scritti a ma-
lo una parte del messaggio, nel fremito di inconsapevoli associazioni di pensieri. La perce-
no, compongono frasi stampate o dattiloscritte, sono ritagliate su strisce sottili di carta o
zione dell’autrice agisce, in questi casi, nel ricreare e rendere visibili tali esperienze, operan-
strappate dalle pagine di un libro. Non sono mai di immediata lettura ed emergono quasi
do una sintesi sulla realtà che cattura frammenti di testi come stimoli emozionali e senso-
sempre dall’apertura appena accennata di sipari visivi, come le fessure tra i fogli ingialli-
riali. Il tutto viene esaltato dalla tecnica del “close up” fotografico, che si fa metodo di una
ti di un manoscritto, la striscia di luce che illumina una pagina, lo spostamento di un pe-
visione in cui gli oggetti perdono i loro riferimenti originari, per aprirsi al valore simbolico
talo rosso posato sul testo di un romanzo.
della scrittura.
Dall’osservazione di tali elementi compositivi, la lettura delle immagini di Luisa si sviluppa
A partire dal parallelismo tra linguaggio fotografico e quello letterario, dunque, Luisa esplo-
ancora di più con la comprensione delle metafore e dei simboli che contemplano. Questa
ra le tracce del visibile e ne fa fonte d’ispirazione. Tale presupposto tematico, che caratte-
volta però è la soglia visiva a condurre il gioco della rappresentazione, identificandosi nel
rizza l’approccio creativo dell’autrice, rimanda alla descrizione che nel 1926 venne pubbli-
punto di passaggio tra “mondo interno” e “mondo esterno”. È come se Luisa volesse trac-
cata da Man Ray, nell’ambito della missione surrealista che fece della fotografia un mezzo
ciare il confine tra realtà e rappresentazione artistica che, in fotografia, si traduce nella rot-
al servizio dell’arte: “Il fotografo è un meraviglioso esploratore degli aspetti che la nostra
tura tra ciò che nella realtà determina lo sguardo comune e ciò che, invece, conduce verso
retina non registra mai, e che ogni giorno infliggono smentite così crudeli agli idolatri del-
visioni interiori, in sintonia con personali interpretazioni del mondo.
DENIS CURTI 8
9 WORDS, LA NARRAZIONE SIMBOLICA DELL’IMMAGINE
Words, the Symbolic Narration of Images
The creative journey that led Luisa to the creation of these images becomes much more
clear, making us return to the historical reflection on the photographic medium and its ex-
Denis Curti
pressive potential. The idea is that the work of art is “at rest” in the act of its creation, in
the pure gesture that creates it or, more simply, in the discovery and selection of the artist. The decontextualisation of objects, thoughts or actions becomes a central theme in Luisa’s photographs, while the expression of her personal point of view, though close and descriptive, reveals a dimension that goes beyond the simple reality and its representation.
These images remind us that inspiring a thought or a dream is a moment of creation that
Allartconsistsinimitating,itslaws,itslimits.Ipreferthe
affects the unconscious, giving space to the art, as a defining moment for inspiration it-
poet.Hecreates,andeverytimemanisraisedinthemoral
self. At that moment everything is possible and all the means of expression are called up-
order,heisacreator,whetherofamachineorapoem...
on to express the poetry that comes from the case and with the sensibility of the artist.
[Man Ray]
The “randomness”, then, is of great importance to the creative act and shows up in visual details where the individual words of an announcement posted on the bulletin board,
as well as the phrases extracted from a play or a novel, have a life of their own and take
The wordsof Luisa Menazzi Moretti appear as free words, escaped from books, inks and pa-
nourishment from the imagination of those who read them “out of context”, delighted
pers to arrive in the context of unpublished narratives, created in the thoughts and mem-
by the ecstasy of spontaneous matches.
ories of those who look, as fragments of life, latent images or clippings of past readings.
That of Luisa is a tribute to the writing, realized in images that capture the intensity and
The representation game implemented by these photographs is designed to isolate specif-
beauty of the deceptiveappearances, of anything that refers to other meanings, of which
ic phrases, often studied and deliberate, sometimes found by chance, as to create a feeling
the writing itself becomes a symbol. In Words the focus is on the shape of the letters, their
of alienation. The same alienation we feel in front of the daily pass of posters, advertising or
graphical and their contexts of use. The words are handwritten notes, they compose print-
writing on the walls, of which very often we only get part of the message, in the thrill of un-
ed or typed phrases, they are cut out of thin strips of paper torn from the pages of a book.
conscious associations of thoughts. The perception of the author in these cases acts recreat-
They are never easy to read and almost always emerge from the opening of barely visible
ing and making visible such experiences, carrying on a synthesis of the reality that catches
visual curtains, such as gaps between the yellowed pages of a manuscript, the strip of light
fragments of texts as emotional and sensory stimuli. All this is enhanced by the technique
that illuminates a page, the moves of a red petal placed on the text of a novel.
of “close up” photo, that becomes the method of a vision in which objects lose their origi-
Observing these compositional elements, the reading of Luisa’s images develops even
nal references, to open up to the symbolic value of writing. Starting from the parallelism be-
more if we understand the metaphors and symbols that they carry with them. This time,
tween the literary and photographic language, then, Luisa explores the traces of the visible
however, is the visual threshold the one that leads the game of the representation, identi-
and makes them a source of inspiration. Such thematic assumption that characterizes the
fying in the point of transition between the “inner world” and the “outside world.” It is as if
creative approach of the author, refers to the description that was published in 1926 by Man
Luisa wanted to draw the line between reality and artistic representation, that in photog-
Ray, as part of the mission that made the Surrealist photography as a means at the service
raphy involves the rupture between what in fact determines the common look and what,
of art: “The photographer is a marvelous explorer of those aspects that our retina never re-
on the other hand, leads to insights, tuned with personal interpretations of the world.
cords, and that, every day, inflict such cruel contradictions on the adorers of familiar visions
that are so few, whose turn was over before a bold navigator could go around the world.”
DENIS CURTI 10
11 WORDS, ThE SyMBOLIC NARRATION Of IMAGES
Words
Words
Non tanto tempo fa andavano di moda le intercettazioni. Ve le ricordate? I giornali pub-
Wiretapping was very fashionable not long ago. Do you remember? The newspapers
blicavano frammenti di conversazioni o sms fra politici, industriali e chicchessia. Quello
used to publish fragments of conversations and texts between politicians and whoe-
che veniva fuori era un mondo spezzettato, aperto a tutte le possibili interpretazioni. In
ver was on the other side. What emerged from that was a fragmented world, open to
realtà veniva fuori il mondo di oggi, il nostro mondo, il modo con cui comunichiamo, fat-
any possible interpretation. To say the truth, it emerged the contemporary world, our
to di poche parole essenziali e spesso unite con una grammatica tutta contemporanea.
world, the way in which we do communicate, made of few essential words often linked
C’è chi lo vede come un impoverimento del nostro linguaggio, chi invece come una novi-
by a totally current grammar. Some people see it like a depletion of our language, others
tà, una nuova realtà fatta di tanti aforismi quotidiani che s’inseguono l’un l’altro. Le fo-
see it like a novelty, a new reality made of many daily aphorisms which follow one ano-
to di Wordsraccontano in modo molto poetico proprio questa vita spezzettata, ma non
ther. The pictures of Words tell in a very poetic style precisely this fragmented but not
frantumata. Isolano, recuperando, salvando dal loro inevitabile destino, appunti, pezzet-
smashed life. They do isolate, recovering, saving from their inevitable destiny, some no-
ti di testi stracciati, promemoria abbandonati, ogni foto si trasforma in qualcosa di mol-
tes, some pieces of tattered texts, abandoned reminders, each picture is transformed in
to antico. Sembra di trovarsi davanti a quel che resta di manoscritti di civiltà scomparse
something very ancient. It seems to be in front of what remains of the manuscripts of
o rimasugli di un testo di qualche filosofo presocratico. Ogni opera d’arte credo ottenga
some ancient civilisation, or of the text of some pre-socratic philosopher. I believe that
il proprio risultato, parlare la lingua del proprio presente, quando dal proprio tempo rie-
each work of art gains its results, that is to speak the language of its present, when from
sce a costruire un altro tempo. Un tempo che è come uno specchio a due facce. Una guar-
its time it is able to create another time.
da indietro e una guarda avanti. Lo spessore dello specchio è la contemporaneità, che du-
A time that is like a double-face mirror. One looks backwards and one looks forwards. The
ra un istante per sempre. Nella loro assoluta semplicità queste foto ottengono quello che
depth of the mirror is the contemporary, which lasts for a moment and forever. In their ab-
vogliono, facendoci immaginare con pochissimo, tantissimo. Costruiscono il mistero del-
solute simplicity these pictures gain what they want, as they make us imagine so much
la quotidianità salvando l’inutilità del quotidiano.
with very little. They build the mystery of everyday life up, thus rescuing the uselessness of
Francesco Bonami
Francesco Bonami
everyday life.
fRANCESCO BONAMI 12
13 WORDS
Words #38
Follia / Madness
2013
I sacri testi della psicologia e psichiatria ci dicono che è impossibile non comunicare.
Ma dentro i tentativi di questa follia ci troviamo ogni giorno.
Nei meandri dell’ amore e del non amore.
Con la comunicazione che non è comprensione. Con le parole che sono nulla e i silenzi
che invece dicono.
Quanta sofferenza per arrivare dalla disconferma al riconoscimento reciproco.
Ma siamo qui e gli anni sono passati.
Non inutilmente.
The sacred books of psychology and psychiatry tell us that communication
is unavoidable.
But we do find ourselves in the attempt of this folly daily.
In the meanders of love and of the lack of love.
With a communication that is not comprehension. With words that mean nothing
and silence that speaks.
How much pain to get from negation to mutual recognition.
But we are here and the years have passed.
Not uselessly.
Francesca Bertoli
per Follia / for Madness
francesca bertoli 14
15 words
I bambini e i ragazzi per i quali la Risiera di San Sabba è stata il luogo in cui hanno lasciato
l’infanzia, la famiglia e ogni riferimento affettivo ed esistenziale per entrare nella notte
concentrazionaria di Auschwitz, ma anche di Bergen Belsen e Ravensbruck, sono stati
centinaia… ho pescato in raccolte di diari e scritti di bambini e ragazzi della più varia provenienza. Sono diari sorprendenti nella loro schiettezza, coraggiosi nel tentativo di ordinare la follia e il caos, straordinari nella consapevolezza che, se ogni giorno può essere
l’ultimo, si deve cercare di sopravvivere nella memoria.
Gabriele: “Avevamo cominciato a immaginare la nuova vita che ci avevano promesso.
Partivamo per la Germania, probabilmente, e così avremmo girato un po’ il mondo. Ci
dicevano anche che saremmo andati a lavorare. Eravamo curiosi. Siamo stati contenti, il
mattino che, con i camion, ci hanno portato alla Stazione. Comunque fosse andato il viaggio, ci ripetevamo che bisognava aver pazienza. La vita che ci aspettava era sicuramente
più interessante, più avventurosa di quella della Risiera”.
Scesi dai vagoni bestiame i bambini, assieme agli altri prigionieri inabili al lavoro, percorrevano la banchina fra urla, latrati, percosse, incamminati verso i forni e le fiamme, senza
il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo.
The children and the youngsters for whom the Risiera di San Sabba was the place where
they left their childhood, their family and every affeactive and existential reference to
enter the darkness of the concentration-al night in Auschwitz, but also in Bergen Belsen
and Ravensbruck, they were hundreds... I have picked in the diaries and in the writings
of children and youngsters of the most varied origins. These diaries are surprising in their
honesty, courageous in their attempt to sort out madness and chaos, extraordinary in the
awareness that, if each day can be the last one, one must try to survive in the memory.
Gabriele: “We began to imagine the new life they had promised us. We were probably
leaving for Germany, and we would travel a bit around the world. We were even told we
would work. We were curious. We were happy the morning when, with the lorries, they
brought us to the station. No matter how the journey would be, we repeated to ourselves
that we should be patient. The future life would be for sure more interesting, more adventurous that the one in the Risiera.”
Once out of the wagon cattle the children, together with the other prisoners that couldn’t
work, walked the pavement among yells, woofs, punches, set forth the ovens and the
flames, without the time to realise what was happening.
Words #40
Anima / Soul
2013
Noemi Calzolari
per Anima / for Soul
noemi calzolari 16
17 words
Avrebbe dovuto essere un campo: una distesa di fiori scelti tra i più belli, i più alti sullo
stelo, riuniti secondo l’armonia dei colori e la grazia dei petali. Avrebbero dovuto sfilare
uno dopo l’altro, con eleganza, facendo sfoggio dei loro nomi tintinnanti come perle di
vetro.
Invece la memoria ha fatto macchia. Ed è stato un guazzabuglio.
Per pura prepotenza di sillabe, qualcuno è scattato in avanti, qualcun altro è inciampato
su se stesso, in molti si sono dispersi, risucchiati dall’inchiostro. I pochi nomi superstiti,
affastellati uno sull’altro come un nido di vespe, con lo stesso sapore di carta asciutta,
sono rimasti attoniti, privi di senso.
Avrebbe dovuto essere un campo: invece prima fu gomitolo, poi sciame, poi più nulla.
It should have been a field: a sweep of flowers chosen among the most beautiful, the highest on their stems, placed according the harmony of their colours and the grace of their
petals. They should have paraded one after the other, elegantly, showing off their names,
clinking like glass pearls.
Instead the memory has stained it. And it was a mish-mash.
Due to the pure abuse of syllables, some of them sprang forward, some other stumbled on
itself, many of them got lost, swallowed up by the ink. The few surviving names, tied up in
bundles like a wasp nest, with the same taste of dried paper, remained astonished, senseless.
It should have been a field: instead first it was a tangle, then a swarm, then nothing more.
Chiara Carminati
per Antologia / for Anthology
Words #6
Antologia / Anthology
2012
chiara carminati 18
19 words
Words #8
Bacheca / Board
2012
Anna è il colore nell’ombra dei portici, Anna è la trasparenza nel sole. Anna è il superamento dei confini, oltre la linea della trasgressione. Anna si è rifugiata nell’alto del mio
spirito, mentre dal basso avanza l’indistinto. La ricordo così, una presenza che era anche
mèta, la summa del mio sentire, l’arrivo da cui ripartire per ritornare sempre lì. Anna, che
da qualsiasi parte la prendessi era sempre Anna. Poi, per lei, s’è sfilacciato qualcosa, è
andata a colorare altri portici, a farsi illuminare da altri soli. A me sono rimasti brandelli: di ricordi, di gioie, ma brandelli anche del mio spirito. Si allarga l’indistinto, per non
soffrire, ma il fine resta chiaro: Anna è da qualche parte, forse ancora per me. Forse. La
ritroverò. Chiedere di Anna, all’infinito.
Anna is the colour in the shadow of the arcade, Anna is the transparency in the sun. Anna
is crossing borders, beyond the line of transgression. Anna took shelter in the high of my
spirit , while from below the vagueness moved forward. I do remember her like this, a
presence that was also a destination, the wholeness of my feeling, the destination from
which leaving again and to where getting always back. Anna who was always Anna, no
matter what perspective I took. Then, for her, something got unravelled, and she went on,
to colour other arcades, to be illuminated by other suns. For me, there are only tatters left:
of memories, of joys, but also tatters of my soul. The vagueness gets wider, in order not to
suffer, but the aim is clear: Anna is somewhere, maybe she is still for me. Maybe. I will find
her. Ask the infinite, for Anna.
Paolo Coltro
per Bacheca / for Board
Paolo coltro 20
21 words
Più volte nel cammin di vita mia,
quando l’ordine in me s’era spezzato
ho dedicato qualche simmetria
a chi aveva per me un significato:
per un momento la storia personale
ha sopraffatto quella universale.
Many times in the path of my life,
when the order within me was broken
I’ve dedicated some symmetry
to those who meant something for me:
for a moment the personal history
has overpowered the universal one.
Non pretendevo d’essere poeta,
semmai di constatare nella rima
quanto sorpresa fossi ed anche lieta
nel fare combaciare più di prima
parole e cose che parean spezzate;
per un nuovo caso s’erano riaccoppiate!
I did not pretend to be a poet,
if at all to verify in verse
how much surprised and happy I was,
in matching more than before
words and things which seemed to be
broken;
by a new chance they were coupled again!
Di fronte alle tue immagini da scatto
di cose ferme sol per un momento,
al gioco ho ripensato dell’esatto
corrisponder del verbo con l’evento:
parole e forme in un sol istante
raccolgono una forza trascinante.
Più vicina or mi sei, così improvvisa,
da tempo cara per la transitiva
proprietà per la qual sei condivisa
nel cuore di un amico. Non son schiva,
e a te una simmetria sto dedicando
accoppiando parole ed alternando;
ricercando un tuo ordine nei fatti.
Un vecchio libro e una dedica sbiadita
fissano nell’archivio dei tuoi scatti
un denso istante di una lunga vita.
Come in un vecchio libro dedicato
nel tuo istante si chiude ogni passato.
Ricomincia a cercare il tuo obiettivo
nuove figure per un sol momento
io che storica son, in ciò che è vivo
cerco il valor del vecchio avvenimento.
Il libro chiuso vuole nuovi fatti,
come il tuo sguardo vuole nuovi scatti.
In front of your pictures
of things that are fixed only for a moment,
I thought again about the game of the perfect
correspondance of the verb and the event:
words and shapes all in one moment
collect an enthralling strenght.
Closer to me you are, so sudden,
for long dear to me for the transitive
property by which you are shared
in the heart of a friend. I am not shy,
to you I am dedicating a symmetry
by matching and interchanging words;
in search of your order in the facts.
An old book and a faded dedication
do fix in the archive of your pictures
a thick instant of a long life.
Like in an old book dedicated
in your instant every past is closed.
Start again in searching your aim
new figures that look for your lens
I, as historian, in what is alive
search for the value of the old event.
The closed book wants new facts,
like your glance wants new pictures.
Words #17
Dedica / Dedication
2012
Leandra D’Antone
per Dedica / for Dedication
leandra d’antone 22
23 words
…Talvolta il racconto è così assurdo da tradire la mano di scrittori di parte. E se gli scrittori di parte possono in genere essere creduti sugli eventi principali, non possono essere
creduti né sui particolari di questi eventi, né sulla loro interpretazione. Poiché la storia,
così come raccontata, non è credibile, è gioco forza avanzare delle ipotesi…
…Sometimes the tale is so absurd that it gives away the writing of a partisan writer. And
if the partisan writers can be generally believed as regards the main events, they cannot
be believed neither on the details of these events, nor on their interpretation. Since history, as told, is not credible, it is inevitable the promotion of some hypothesis…
Stefano de Asarta
per Annali d’Italia / for Annals of Italy
Words #18
Annali d’Italia / Annals of Italy
2012
stefano de asarta 24
25 words
Aveva sedici anni ed era felice, perché stava facendo la rivoluzione. Quel giorno il suo compito rivoluzionario era stampare diecimila volantini e a lui piaceva molto quel compito rivoluzionario,
gli piaceva l’odore dell’inchiostro, ma soprattutto la matrice, la
nuova rivoluzionaria matrice: non più pestare i tasti della macchina e bucare fogli delle antiche, arcaiche matrici manuali, ma
questo prodigio della matrice elettronica che aveva tra le mani,
questa bellezza inviolata, matrice ruvida, non perforata, questi
caratteri a rilievo, questo nuovo braille della rivoluzione che gli
avrebbe permesso di stamparli tutti in una sola volta i diecimila
volantini di oggi, senza dover rifare dieci volte le matrici usurate. Pensò le parole “ebbro di gioia” e lo fecero ridere. Cercò
di elaborare un pensiero più rivoluzionario mentre stampava
felice, mettendo ad asciugare, risma per risma, i volantini. “La
tecnologia rivoluziona la rivoluzione”. Troppo pubblicitario,
poco rivoluzionario. “La tecnologia al servizio del popolo!” Questo sì, questo suonava maotsetung-pensiero… e a proposito di
Mao, gioiva – anche – nel sentirsi in tasca il suo libretto rosso
appena ritrovato – l’aveva perso in bicicletta e, cocciuto, aveva
rifatto tutta la strada, dalla sede a casa, ma l’aveva scovato, tra
due auto parcheggiate: certo, la gioia rivoluzionaria di ritrovare il libretto rosso, ma anche le cento-cinquanta-mila-lire che
ci teneva nascoste, piegate dentro la fodera di rossa plastica
rivoluzionaria cinese: la prima di tante a venire. Questa gioia
supplementare per i soldi non era molto rivoluzionaria, anzi la
bollò spietatamente come piccolo-borghese e reazionaria, ma
intanto… Sentì un tuono fragoroso, ma lontano. “Piove, porca
vacca. A casa ci arrivo fradicio un’altra volta, non ho preso la
giaccavento…”
He was sixteeen and he was happy, because he was making the
revolution. That day his revolutionary task was to print ten thousand leaflets and he liked so much that revolutionary task, he liked
the smell of ink but, most of all, he liked the mould, the new revolutionary mould: he would not any more beat the keys of the machine and punch holes into the pages of the ancient, obsoletem
manual moulds, but this prodigy of the electronic mould he had
into his hands, this untouched beauty, rough mould, not pierced,
these bossed typefaces, this new braille of the revolution which
would allow him to print all at one time that day’s ten thousand
leaflets, without having to make afresh the consumed moulds. He
thought of the words “inebriated with joy” and they made him
laugh. He tried to create a more revolutionary thought while he
printed happily, he put out to dry the leaflets, ream after ream.
“Tecnology revolutionizes revolution.” Too advertising, little revolutionary. “Technology at the service of the people!” Oh this was
fine, this sounded like a maotsetung-thought... and as regards
Mao, he was happy – also – in feeling in his pocket his red booklet
just rediscovered – he had lost it while on the bycicle and, stubborn, he had made all the path backwards, from the headquarters
to home, but he had found it, between two parked cars: for sure,
the revolutionary joy of rediscovering the red booklet, but also the
one hundred and fifty thousand lire he kept hidden in it, folded
in the Chinese revolutionary red plastic lining: the first of many
that would come. This additional joy about the money was not so
much revolutionary, on the contrary, he labelled it mercilessly as
middle-class and illiberal, but in the meanwhile... he heard a noisy
thunder, but far away. “It’s raining, for hell’s sake. I’ll arrive home
soaked once again, I haven’t taken my jacket...”
Ma nulla poteva cancellare la sua gioia rivoluzionaria, quei volantini che avrebbero inondato Milano, quelle parole incandescenti che avrebbero scosso la coscienza delle masse rivoluzionarie… Nulla! “Il capitalismo è una tigre di carta!”
But nothing could erase his revolutionary joy, those leaflets which
would have flood Milan, those passionate words that would shake
the conscience of the revolutionary masses... Nothig! “Capitalism
is a paper tiger!”
Nulla?
Li avrebbe buttati via tutti il giorno dopo quei volantini, il giovane
Elio sedicenne.
Non era un temporale, era la perdita dell’innocenza di un paese
e di un popolo.
Era la bomba di piazza Fontana, che avrebbe cambiato tutte le
parole e tutte le coscienze.
Era, per lui, la fine della farsa aurorale della sua coscienza e
l’ingresso nella tragedia materiale della storia.
Niente più Mao, ben altre rivoluzioni, parole nuove.
Nothing? The young, sixteen-year old Elio would have thrown
them all away, those leaflets.
It was not a storm, it was the loss of innocence of a Country and
of its people. It was the piazza Fontana bombing, which would
have changed all the words and all the consciences. It was, for
him, the end of the dawning farce of his conscience and the entrance to the material tragedy of history. No more Mao, but some
other revolutions, some new words.
Words #39
Fine / End
2013
Elio De Capitani
per Fine / for End
elio de caPitani 26
27 words
che cosa invidia al buio la parola per dare a tanto giorno un fascio d’ombre. non l’avessimo il dono della voce articolata e tutto troppa luce. abbacinata ci terrebbe al mondo nel
fulgore invariato della vita. chiarezza senza senso beninteso che è quella dello scopo del
programma. che non ammette certo paradossi solo il compirsi della successione. sulla
scena rovente illuminata dai sensi stessi che nel percepirla. la suscitano in proprio con
la forma con cui a dire il vero ciò che sente. metabolizza una distesa inerte magari non
dissimile da marte. a prendere per buono l’obiettivo senz’occhio della carne delle sonde.
insomma senza più girarci intorno o tutto dorme o c’è chi invece sogna. che non c’è sonno
che non sia soffuso di un suo chiarore che lo staglia singolo. e dunque ritagliabile da un
tutto che non conosce discontinuità. via lo sappiamo che non c’è materia che un’allucinazione non ridesti. dal sonno al sogno come insegna il dio diuturno che ci piacque far
solcare. innanzi tutto le acque per riflettersi il tanto giusto a far brillare il mondo. ma
quella luce quella che fu sùbito a districare vita via dal vuoto. si fece al prezzo stesso della
schisi che dirama nell’uomo la parola. che risuona l’annuncio della notte nel sole senza
scampo che ci scosse. una volta per tutte dalle rocce in cerca d’un inutile riparo. se in noi
non funzionasse ogni momento quel proiettore d’ombre che ci dice. e che ci fa solo invidiare invano quel vano che ignoriamo ci sostanzia. sotto il tormento della messa a fuoco
dureremmo l’istante dell’abbaglio.
what does the word envies to the dark to give to so much day a bundle of shadows. like
we didn’t have the gift of an articulated voice and all too much light. dazzled it would
keep us alive in the unvaried splendor of life. meaningless clarity, being clear that that
was the aim of the programme. which does not allow any paradox but only the accomplishment of the succession. on the red-hot scene enlighted by the senses themselves in
perceiving it. they create it on their own with the shape, to say the truth, of what they
feel. metabolizes a lifeless expanse not much different from mars. to believe the eyeless lens of the flesh of the probe. therefore without getting around either everything
sleeps or there is someone who dreams. and there is no sleep that is not tinged of its
own kind of glimmer which stands it out. and thus it can be cut out from a whole which
does not know discontinuity. come on we know that there is not matter that cannot
be reawakened by an hallucination. from sleep to dream like the god diuturno teaches
us, where we liked to dig a groove. first the waters where to mirror ourselves as much
as we need to make the world sparkle. but that light, precisely that, which was sudden
to detach life from void. it was made at the very price of the crack which branches off
speech in man. that sounds in the annoucement of the night in the sun without escape
which shook us. once and for all from the rocks looking for a useless shelter. if in us does
not work perpetually that projector of shadows which tells us. and which only makes us
uselessly envious of that room we ignore that gives us substance. under the torment of
the focalization we shall last the moment of the flash.
Words #1
Solo invidiare / To Envy Only
2011
Gabriele Frasca
per Solo invidiare / for To Envy Only
Gabriele frasca 28
29 words
un attimo che sembra ancora in
movimento
parole che passano sotto gli occhi, quelle
leggere e quelle
pesanti, transitano
dentro di noi come sul foglio, passano
dentro e di lato, perpendicolari a
tutto e
creano volume,
lente trafiggono e segnano la carta.
pare che il foglio abbia contenuto l’ombra
di un corpo. una sindone
venerata
sacri incanti.
l’occhio si nutre di trasparenza. le parole
sono disfatte, liquefatte al
passaggio della vista.
parole immerse come panni in un fiume,
come corpi che nuotano nudi
sott’acqua.
parole sussurrate, che passano cantando.
suonano lente le parole, ondeggiano e
rendono un pò opaca la
vista e con lei i nostri ricordi.
sicuro che, continuando a guardarle,
potrebbero passare dall’altra
parte
del quadro e il foglio rimarrebbe pulito.
senza neanche un segno.
come fosse acqua o aria e non carta.
a moment that still seems to move
words which pass under the eyes, the
light and
the heavy ones, that pass through
us like on a sheet, that pass through and
on the side, perpendicular to
everything and that
create volume,
that slowly pierce and mark the paper.
it seems that the sheet has contained the
shadow of a body. a shroud
worshipped
sacred spells.
the eye feeds on transparency. the words
are undone, liquefied
as the eyes pass on.
words plunged like clothes in a river, like
bodies that swim naked
underwater.
whispered words, that pass on singing.
slowly do the words sound, ripple and
make the sight
a little blurred
and with it our memories.
for sure, if one keeps watching at them,
they could pass on
the other side
of the picture and the sheet would stay
clean. without any sign.
as if it were water or air and not paper.
Piero Maestri
per Passare / for Passage
Pietro maestri 30
Words #25
Passare / Passage
2012
31 words
Words #28
Romanzo d’amore / Romance
2013
Sapevi, temevi, fremevi. Speravi che un giorno sarebbe accaduto. Lo sbirciavi tra le pagine dei
tuoi feticci libreschi, lo intuivi dalle cadenze di versi sublimi. Quanti poeti studiati, quante sinfonie, canzoni o violini ti hanno cullata, impaziente adolescente sognante, prima che la realtà
erompesse da quelle pagine grondanti? Ovunque, da quadri, sculture, visioni, sequenze del
cinema e non, sembrava occhieggiare il fotogramma saliente del film della tua esistenza. Finché, altera e languida come un felino proteso al sole, ti ha còlta il fendente squisito della passione. Balsamo e veleno, pienezza e privazione. Lo stomaco che fluttua come un astronauta
in assenza di gravità. Il tango vorticoso della dopamina e il minuetto subdolo dell’ossitocina.
Misteri e delizie dei neurotrasmettitori. Due occhi più azzurri degli altri, Parigi e l’androne di
un hotel particulier, i tendaggi cremisi di una stanza, gli specchi lucenti di pelle abbagliante.
Dettagli, agiografie, mitologie: materia casuale dell’unico universale Romanzo. Nulla resta più
identico, dopo che il fiume della vita ha rotto gli argini. Da allora, nel volteggiare di ogni nuova
habanera, da Carmen impavida e saggia duellando sussurri: “Si je t’aime, prends garde à toi”.
You knew, you feared, you quivered. You hoped that one day it would happen. You peeped
it among the pages of your bookish obsessions, you sensed it from the rhythm of sublime
poetry. How many poets studied, how many symphonies, songs or violins did lull you, impatient and dreamy adolescent, before reality erupted from those dripping pages? Everywhere, from pictures, statues, visions, movie scenes and not, the main frame of the movie
of your life seemed to appear here and there. Until when, haughty and languid like a feline
stretched out in the sun, you were caught by the exquisite chop of passion. Balm and poison,
fullness and deprivation. The stomach waves like an astronaut without gravity. The whirling
tango of dopamine and the devious minuet of oxytocin. Mysteries and delights of the neurotransmitters. A pair of eyes bluer than the others, Paris and the hall of an hotel particulier,
the crimson curtains of a room, the mirrors which were shining of sparkling skin. Details, agiographies, mythologies: casual topic of the one universal Novel. After the river of life bursted
its banks, nothing remained the same. Since then, in the twirl of every new habanera, like
Carmen brave and wise you whisper fighting a duel: “Si je t’aime, prends garde à toi.”
Yamina Oudai Celso
per Romanzo d’amore / for Romance
Yamina oudai celso 32
33 words
sfoglio bici
percorro cibi
ritaglio ritagli arricciati
arriccio ricordi ritagliati
bacio strade percorse
in polveri bambine
dai sapori di meraviglia
bacio strade da percorrere
senza cibo senza bici
senza passi di futuro
I leaf through bikes
I walk through foods
I cut again curled up cuttings
I kiss roads walked
in baby dusts
that taste like marvel
I kiss roads to travel
without food without bike
without steps of future
Paolo Patui
per Bici / for Bike
Words #7
Bici / Bike
2012
Paolo Patui 34
35 words
Sussurri, penso. Tracce di sussurri. Di parole affannose oppure lente e scandite, scivolate
via dalle grate dei confessionali o dall’ordito di un burqa. Aliti, suoni intrappolati dalle
trame troppo fitte e divenuti materia. Segreti brucianti, come il sì sventurato di Gertrude,
il cui mistero è custodito per sempre in quegli interstizi stretti.
Grida, penso. Graffi di urla laceranti esplose via dalle inferriate di Abu Ghraib e di Guantanamo o dal legno tarlato di Treblinka. Parole dure come il filo spinato, penso. Impastate di
sangue e lacrime e saliva, incidono quei ferri e non vanno più via. Ed è giusto così, penso.
Parole, milioni di parole che invadono la nostra vita dagli schermi lividi delle tv. Parole, sembra, che dette una alla volta poi sfumano via e che invece no, restano lì, impantanate fra
milioni di pixel. Impronte digitali, invisibili, ma presenti, penso, vivide dietro le trasparenze
degli schermi lcd, vive dentro le nostre case, nelle nostre cucine, nelle camere da letto.
Guardo Negativo e penso. Questo penso.
Whispers, I think. Traces of whispers. Traces of troubled words, or of slow and articulated
words, slipped out from the grill of confessionals or from the warp of a burqa. Breaths, sounds
entrapped into the tight-weaves and transformed into matter. Burning secrets, like the unfortunate yes of Gertrude, whose mystery is preserved forever in those narrow interstices.
Yells, I think. Scratches of ripping yells blown up from the grills of Abu Ghraib and of
Guantanamo or from the worm-eaten wood of Treblinka. Harsh words, like barbed wire,
I think. Words that are kneaded with blood and tears and spit, which carve those irons
and never go away. And it’s right, I think.
Words, millions of words which invade our life from the livid screens of television. Words,
it seems, that said one at a time then could fade away, and it’s not so: they stay there,
stuck into millions of pixels. Digital prints, invisible, but present, I think, vivid behind the
transparency of lcd screens, alive within our homes, in our kitchens, in our bedrooms.
I look at Negative, and I think. This is what I think.
Words #3
Negativo / Negative
2012
Daniele Pitteri
per Negativo / for Negative
daniele Pitteri 36
37 words
“La fotografia” quando permette di “Osservare le persone”, “Cessa di essere una riproduzione”, diventa modalità interpretativa e veicolo culturale. Come in questo scatto, nel
quale il taglio documentario si fa letterario, studio, analisi e invita a guardare oltre l’immagine. Tre micro segmenti estratti dal contesto indagato, di senso compiuto dialogano
tra loro e generano una trama iconica bene argomentata di riflessioni e visualizzazioni
per lanciare un messaggio culturale, concettualmente indefinito, tra visibile e invisibile: alla ricerca del tempo perduto. Un Tempo da ritrovare, perché diventi Eterno. E non
Solo. È anche uno scatto unico e sintesi di un punto di vista individuale. Esprime cioè
con equilibrio compositivo, sensibilità espressiva, dinamica linguistica, i contenuti di un
momento progettuale e individua l’identità segnica che dà forza e dinamismo alla proposta in termini di narratività. Dimensione, questa, che evoca e rievoca il trascorrere del
Tempo e definisce personalità e cifra creativa dell’artista/fotografo, sia riguardo alla forma e alle sue dinamiche che ai contenuti e ai relativi processi evolutivi. “Alla ricerca del
tempo perduto”, come recupero del Passato. Nel ricordo, nella memoria, tra le pieghe di
un percorso che tenta di dare grandezze, valenze e struttura al Tempo che trascorre per
tentare di modificarne il corso, o addirittura, di sfidarne l’incedere inesorabile, insensibile ad ogni richiamo.
“Photography” when it allows to “Observe the people”, “Stops being a reproduction”,
it becomes a means of interpretation and a cultural vehicle. Like in this picture, in which
the documentary style becomes literary, study, analysis and invites to take a look beyond the image. Three micro segments that make sense, separated from the investigated context, dialogue with each other and create a well-argumented iconin plot of
reflections and visualisations to suggest a cultural message, with an indefinite concept,
inbetween the visible and the invisible: in search of lost time. A Time that must be found
again, in order to make it Eternal. And not Only that. It is also a unique picture and the
summary of an individual point of view. It expresses a balanced composition, an expressive sensibility, a linguistic dynamic, the contents of a moment of planning and it marks
the sign identity which gives strenght and vitality to the work in terms of tale. This is a
dimension which evokes and re-evokes the passing of Time and defines the personality
and narrative style of the artist/photographer, both as regards the shape and its dynamics and as regards the contents and their related evolutionary processes. “In search of
lost time” as a rescue of the Past. In the recollection, in the memory, among the folds
of a path which tries to give measures, values and structure to a Time which passes in
order to change its course or, even, to challenge its relentless advance, insensitive to any
recall.
Words #36
Alla ricerca del tempo perduto /
In search of lost time
2013
Fausto Raschiatore
per Alla ricerca del tempo perduto / for In search of lost time
fausto raschiatore 38
39 words
Tutte le parole son state già scritte pensate foneticamente tradotte. Ma in mezzo a Murano
(dove tra l’altro oltre durante una gita dell’oratorio mi han rubato un bicchiere comprato per
regalarlo a mia madre), Passat, Valentina, Davil... e altre ancor, l’occhio mi è stato catturato
dal nome Picasso... sottolineato e giustamente!... Picasso sosteneva (ma credo questa affermazione l’abbia rubata a Dario Fo) che: “In arte chi ruba è un genio, chi copia è un mediocre”.
...sarà mica per questo che quando nel mio mestiere arriva qualcuno e mi sussurra: “ti
racconto un’idea che ancora non ha avuto nessuno”.
Pausa di un nano secondo e io esclamo… “hai avuto un’idea che nessuno ha mai avuto!!!!!”
“sì”.
“mi spiace”.
“cioè?”
“creativamente per la perdita di tempo…”
“non intendo”.
“se nessuno l’ha mai avuta… bè, un motivo ci dovrà pur essere!”
Silenzio.
FINE.
All the words have already been written thought phonetically translated. But in the middle of
Murano (where, moreover, during a trip with the oratorio someone stole a glass I had bought
as a gift for my mother), Passat, Valentina, Davil... and many more, the eye got caught by the
name Picasso... rightly underlined!... Picasso stated that (but I thinks he stole this sentence
from Dario Fo): “Good artists copy, great artists steal.”
...maybe it’s for this reason that, in my profession, when someone comes and whispers to me
“I’m telling you an idea that nobody has yet had.” I pause for a nanosecond and then I say:
“you had an idean nobody has yet had!!!!!”
“yes, I have.”
“I am sorry.”
“What do you mean?”
“creatively, for the time you lost...”
“I don’t understand.”
“if nobody hasn’t had it... well then maybe there is a reason!”
Silence.
THE END.
Words #16
Scadenze / Deadlines
2012
Paolo Rossi
per Scadenze / for Deadlines
Paolo rossi 40
41 words
Words #9
Annunci / Notices
2012
Suggerimento di moto, di movimento: qualcosa sta per cambiare.
Si impongono tre lettere. Via. Forse, vai via?
Lo spostamento incorpora l’ipotesi di un luogo diverso, da scoprire in un tempo
indeterminato.
Spazio e tempo si fondono nel significato della breve parola concessa.
Dialogo verso destra, certo, nel senso della lettura.
Da sinistra arriva la voce, privata di ciò che viene prima, di un passato che non riguarda il
mio sguardo limitato.
A destra l’ascolto, l’attimo di attesa, a volte eterno, prima dello spostamento.
Essenza di comunicazione.
Io sto volentieri a destra, ora. Ti ascolto e aspetto che il corpo mi indichi il cammino da
seguire.
An idea of motion, of movement: something is going to change.
Three letters stand out. Away. Maybe, go away?
A move implies the hypothesis of a different place, to be discovered in an indeterminate
time.
Space and time mix up in the meaning of the brief word allowed.
A dialogue towards the right, for sure, in the direction of reading.
From the left a voice, deprived of what has been before, of a past which does not concern
my limited glance.
To the right the listening, the waiting moment, that sometimes is eternal, before the
move.
The essence of communication.
I stay gladly on the right, now. I am listening to you and waiting for the body to reveal
the path to follow.
Caterina Sagna
per Annunci / for Notices
caterina saGna 42
43 words
C’erano delle amiche di Canelli
con la passione per gli indovinelli.
There were the girlfriends of Canelli
who had a passion for riddles.
Si spostavano sempre in fila indiana,
armate di prolissa cerbottana.
They moved always in single line
armed with verbose blow-pipe.
Acchiappavano l’uomo della strada
al lazo di una torrida sciarada:
They captured the man of the street
with the lasso of a sultry charade
“Chi è che sta in equilibrio sull’abisso
percorrendo sé stesso passo passo?”
“Who is the one who stays in balance on
the abyss
traveling his own self step by step?”
“Chi è che si affaccia anche senza finestra
guardando sempre da sinistra a destra?”
“Chi è che ti ha messo in testa le tue idee
procurandoti tante cefalee?”
La gente, costernata, stava zitta,
intossicata da quell’aria fritta.
Le amiche traboccavano di enigmi,
spandevano capziosi borborigmi,
Squacquerando qualunque quiproquo,
che squinternasse un po’ lo status quo.
Inquisivano il quorum con quei quiz,
contro i quaquaraquà dello showbiz.
Ma il problema dei loro indovinelli
era che non celavano tranelli.
Stringi stringi, tolto via ogni ricamo,
significavano solo: “Chi siamo?”
La soluzione, chiara come il sole,
era sempre la stessa: “Le parole.”
“Who is the one who looks out of the
window even even if there is none
always looking from the right to the left?”
“Who has put your ideas in your mind
provoking so many migraines?”
People, appalled, stay silent,
intoxicated by that nonsense.
The girlfriends overflowed with riddles,
and spread specious noises,
Expanding any misunderstanding
that could drive crazy the current situation.
They grilled the quorum with those quizzes,
against the fake people of showbiz.
But the trouble with ther riddles
was that they did not hide any snare.
In the end, once erased every intricate work,
they only meant: “Who are we?”
The solution, as clear as the sun,
was always the same: “Words.”
Words #30
Coraggio / Courage
2013
Tiziano Scarpa
per Coraggio / for Courage
tiziano scarPa 44
45 words
I Sedimenti della Infinita Ricerca Bruciano l’Anima
The Sediments of the Endless Research Burn the Soul
Roberto Serra
per Bacheca bruciata / for Burned Board
Words #5
Bacheca bruciata / Burned Board
2012
roberto serra 46
47 words
parole bambine giocano, corrono lungo stretti sentieri, si nascondono dentro vecchie
stanze, disorientate non ritrovano a volte la via di casa… a volte ritornano, adorne di
ricami di lettere, echeggianti promesse di suoni… ti cercano e ti aspettano, grate se ti fermi a guardare, se ascolti il battito del loro cuore; miti chiedono che tu le raccolga, pronte
a donare i ricordi se il tuo sguardo è gentile e la tua mano paziente
words play like little girls, running down narrow paths, hiding in rambling old houses,
sometimes not finding their way home... now and then they come back, attired in lace
letters and echoing promises of sounds... they seek you out and wait in expectation,
grateful if you stop and linger listening to the beat of their heart; softly they ask to be
picked up, longing to offer their memories if your eyes are gentle and your hand is patient
Marisa Sestito
per Sete / for Thirst
Words #24
Sete / Thirst
2012
marisa sestito 48
49 words
Dare altro senso, generare una nuova stesura. Trans-formare. Come smarcarsi dal dilemma
tra cambiamento e ripetizione?
Interpretare, imparare a distinguere quando un fenomeno in atto è movimento superfluo,
apparenza ingannevole o, invece, anàbasi nel tessuto sociale, incisione nel medio lungo
periodo: per me e per Sé, per noi. Per tutti.
Dubitare e porre dubbi rispetto al dogmatismo agelasta che riconosce una via come migliore,
senza pensare, agire, vedere che il plurale, spesso, è più pratico del singolare.
Tradire, da tràdere, consegnare, mettere in mano le chiavi per evocare. E provocare discontinuità in quei contenitori di (ansie e di) identità che in tempi recenti chiamiamo
imprese: motore, causa e fine, delle economie avanzate, ma anche sottoinsieme di millenarie organizzazioni formali.
Dire quasi la stessa cosa. Eco. All’imperfetto che vive. A dispetto dell’implosione in corso, come
dei muri appena crollati che risconoscono, entrambi, il valore del dispari.
E per questo preferisci il dispari. Perché nel pezzo mancante, nell’imperfezione dei quasi, risiede la necessaria inquietudine della traduzione: contemporaneità, fallimento del moderno,
che dà altro senso, interpreta, dubita e pone dubbi, tradisce, dice quasi… la dissonanza.
Giving a different meaning, creating a new draft. Trans-forming. How can one release
oneself from the dilemma between transformation and repetition?
Interpreting, learning when a current phenomenon is a unnecessary movement, a deceptive appearance or, on the other hand, an ascension of the social tissue, an engraving
medium to long term: for me and for the Self, for us. For everyone.
Doubting and suggesting doubts as regards the dogmatism uncapable to laugh which
judges a choice better than the other, without thinking, without acting, without noticing that the plural is often more convenient than the singular.
Betraying, from bitrayen, to hand over, to put in the hands the key to evoke. And thus
provoking a discontinuity in those boxes of (anxieties and of) identities which in recent
times we call enterprises: the engine, the cause and the aim of the advanced economies,
but also subsets of thousand-year old formal organisations.
Saying almost the same thing. Eco. To the imperfect which lives. In spite of the current
implosion, like some walls which have just collapsed that recognise, both, the value of
the odd number.
And that is the reason why you do prefer the odd number. Because in that missing piece, in
the imperfection of the “almost-s”, there is the necessary concern of translation: the state
of being contemporary, the modern failure, which gives another meaning, which interprets,
which doubts and suggests doubts, which betrays, which says almost... the dissonance.
Words#29
Dodici / Twelve
2013
Luigi Maria Sicca
per Dodici / for Twelve
luiGi maria sicca 50
51 words
The engraver of death laments its monotony. Day after day, she clenches a chisel in her heartshaped fist, tapping in syncopated rhythm. She carves hyphenated lives, (birth-death), beneath
proper names in whispered parentheses. Daughter, Wife, Mother; Son, Husband, Father; Patriot,
Statesman, Leader – reduced to a shared idiom. A footnote, a citation, a cross-reference. Fingertips
smoothing the roughed surface, she bows in quiet genuflection and blows away the igneous dust
pooling in grooves of Roman letters. “Dust thou art, and unto dust thou shalt return”. But grief has
no edges. Thick upright lines and fine serifs offer shallow relief, rilievo schiacciato, to the living. Dead
letters in cold stone, a failed homonym for consolation. Marble slabs will sugar; slate will wash
away. Polished granite in royal crimson or emerald, blue lakewater or black mist best hold words.
But she would prefer petroglyphs. Prehistory, prewriting, the antecedent as memento mori.
Better yet, she would trade stone for a life etched in skin. An epitaph of small intimacies. If only she
could see the coffined remains awaiting her inscription, mapped in dirt by head, body, and foot
stones. Oh, the stories it could tell. Lips punctuated in smiles, jawbones biting unspoken words,
brows furrowed with risks never plucked, closed eyes still squinting for unfound truths. That a wellmannered woman ate the skins of oranges and drank in the smell of gasoline. That an inexpressive
husband kissed the moons of his wife’s fingernails as she slept, tracing a constellation of their love.
If only the engraver could lay paper over body, trace its scars, rub its secrets in a gentle frottage.
L’incisore della morte si lamenta della sua monotonia. Giorno dopo giorno, afferra uno scalpello
nel suo pugno a forma di cuore, tamburellando a un ritmo sincopato. Scolpisce vite riassunte da un
trattino (nascita-morte), in parentesi sussurrate sotto i nomi propri. Figlia, Moglie, Madre; Figlio,
Marito, Padre; Patriota, Statista, Capo – ridotti a un idioma condiviso. Una nota a piè pagina, una citazione, un riferimento incrociato. Dita che lisciano la superficie ruvida, si china quietamente genuflessa e soffia via la polvere ignea nei solchi delle lettere romane. “Polvere sei e polvere ritornerai”.
Ma il dolore non conosce spigoli. Le linee dritte e spesse e un raffinato carattere serif offrono scarso
sollievo, rilievo schiacciato, a chi continua a vivere. Lettere morte nella pietra fredda, un inutile omonimo per la consolazione. Le lastre di marmo si addolciranno; l’ardesia sarà lavata via. Il granito
lucido cremisi o smeraldo, blu o nero nebbia trattiene meglio le parole. Ma lei preferisce le incisioni
murali. La preistoria, la prescrittura, l’antecedente del memento mori.
Ancora meglio, scambierebbe la pietra per una vita incisa nella pelle. Un epitaffio di piccole intimità.
Se solo potesse vedere i resti chiusi nella bara, mentre aspettano la sua incisione, disegnati nello
sporco da testa, corpo e piedi. Oh, le storie che potrebbero raccontare. Labbra punteggiate di sorrisi,
mascelle che masticano parole non dette, sopracciglia corrucciate per le occasioni non colte, occhi
chiusi che ancora si riducono a fessure alla ricerca di verità non trovate. Quella signora beneducata
mangiava la buccia delle arance e beveva l’odore della benzina. Quel marito inespressivo baciava
le lunette delle unghie della moglie mentre dormiva, tracciando la costellazione del loro amore.
Se solo l’incisore potesse appoggiare un foglio sopra il corpo, tracciarne le cicatrici, strofinare i suoi
segreti in un delicato frottage.
Words #12
Epitaffio / Epitaph
2012
Susan M. Stabile
per Epitaffio / for Epitaph
susan m. stabile 52
53 words
Words #2
Pagina / Page
2011
words 54
55 words
Words #15
Ufficio / Office
2012
words 56
57 words
Words #4
Circolare scolastica /
School Newsletter
2012
words 58
59 words
Words #10
Noi / Us
2012
words 60
61 words
Words #11
Quotidiani / Daily Press
2012
words 62
Words #13
Sipario / Curtain
2012
63 words
Words #14
Vento / Wind
2012
Words #19
Foundation
2012
words 64
65 words
Words #20
Primo diario / First Diary
2012
words 66
67 words
Words #21
Sud / South
2012
words 68
69 words
Words #22
Compleanno / Birthday
2012
alle pagine seguenti
following pages
Words #23
Trasferiti / Just moved
2012
Words #26
Ciao / Hi
2012
words 70
71 words
words 72
73 words
Words #27
Casa / Home
2012
alle pagine seguenti
following pages
Words #31
Diario / Diary
2013
Words #32
Contrari / Antonyms
2013
words 74
75 words
Words #33
Raccolta teatrale / Theatre
Collection
2013
words 76
77 words
words 78
79 words
words 80
81 words
Words #34
Dizionario / Dictionary
2013
words 82
83 words
Words #35
Never
2013
words 84
85 words
Words #37
Pagine / Pages
2013
words 86
87 words
Divagazioni sul tema
primordiale – stranamente, ma non poi tanto se pensiamo che Flusser resta in sostanza un
Alberto Abruzzese
sua famiglia ad opera del nazismo. Ma anche in questo caso, le sue conclusioni sono ben
grande umanista pur avendo ed anzi proprio per avere ricevuto in sorte la morte dell’intera
diverse: “E la cultura ci appare sotto forma di un insieme sempre crescente di cose che noi
appoggiamo e appendiamo alle quattro mura della nostra abitazione per coprirne la nudità
e nascondere il fatto che sono una cosa di dato. Talvolta queste cose che rappresentano la
cultura coprono più della sola nudità delle pareti. Coprono crepe sui muri e mascherano così
il pericolo che l’edificio possa crollare sotterrandoci sotto le macerie”. La cultura di Flusser non
è la società. Lui gioca sempre sul rovescio del discorso. Le pagine che qui forse si dovrebbero
più decisamente evocare sono quelle, deliranti ma splendide e paradossalmente chiare, con cui
Lèvi-Strauss ha parlato una volta di istituzione zero. “Una sorta di controparte istituzionale
François Lyotard apre il suo saggio Economia libidinale distruggendo ogni possibile stanza in
del famoso mana, il significante-vuoto senza significato determinato”: così commenta
virtù della infinita pelle del mondo, una superficie che è continua in ogni sua piega e rovescio.
Zizek in un suo ondivago saggio sull’architettura. Curioso: il sovrannaturale, la pregnanza
C’è di tutto in queste bizzarre e cioè sapientemente tortuose idee di Flusser. È un autore che non
simbolica di quanto va oltre la percezione dello spirito e della materia, istituzionalizzandosi
complica i propri discorsi sovraccaricandoli di rimandi bibliografici e genealogie del sapere, ma –
diventa qualcosa che, per farsi vedere, deve ricorrere alla bidimensionalità di una parete, di
facendo tutto da solo – raccoglie intorno ciò che gli serve per complicarsi da dentro. Ma ci offre la
una superficie né trasparente né rispecchiante. Il medium dell’immagine, dunque, non ha
possibilità di capire alcuni snodi della fotografia e della sua attuale condizione digitale. Quando la
immagini. Il suo messaggio è niente. È appunto un significante vuoto. Una barriera – uno
fotografia è nata, si sarebbe potuto pensare – e in parte si è pensato – che su quella quarta parete
schermo – che, senza essere altro che questa sua stessa funzione di separare, separa il sociale
il soggetto umano avrebbe potuto finalmente fissare gli oggetti, avrebbe potuto assoggettare
dal suo caos. Una pellicola grazie alla quale la “pre-esistenza del caos al sociale” riesce a
il mondo e scoprirsi oggetto del mondo. La storia moderna del dispositivo fotografico – visto
trovare un suo luogo, senza essere spazio, e un suo presente, senza essere tempo.
dall’alto e nel suo intero arco di linguaggio analogico – dimostra semmai il contrario: alla fine la
Vilém Flusser, autore ondivago almeno quanto Zizek – ma ben più profondo e meno o
realtà fotografica – la lucidità dell’obiettivo e del punto di vista – non è più bastata in quanto, a
diversamente mondano – ha dedicato un passaggio delle sue filosofie del design proprio alle
non potere essere più tollerata è, la vista delle sue “crepe” e “imminenti macerie”.
“pareti spoglie”. E scrive: “È un errore affermare che la cultura è opera degli essere umani e
Il digitale costituisce un salto di paradigma. La fotografia è ancora quella di prima e non è più
perciò rientra nel regno della libertà umana. Per chiunque viva all’interno di una cultura si
quella di prima. La fotografia digitale polverizza la quarta parete, trasforma il reale in un anello
tratta di qualcosa dato come condizione al pari della natura. Perciò le pareti sono date persino
di Moebius (la pelle di Lyotard): Flusser coglie il superamento di ciò che è dato (nessuna libertà
per coloro che le costruiscono”. E poi sembra dire il contrario: “Ciononostante dobbiamo
dell’essere umano) da parte di ciò che è cultura (la libertà di guardare sul rovescio della datità
accordare alle pareti una strana ambivalenza ontologica. Se le si guarda dall’interno, sono
del mondo). Non solo ed anzi soprattutto, in modo più netto e convincente: la cultura nel senso
date; se le si guarda dall’esterno sono fatte dall’uomo. (Questa è la differenza fra il cavernicolo
evocato da Flusser è manipolazione e la fotografia della tarda riproducibilità tecnica e della
e noi: il cavernicolo non poteva vedere le pareti dall’esterno, non disponeva di una ‘distanza
nascita della riproducibilità digitale hanno in comune un progressivo abbandono dell’occhio a
filosofica’). Noi possiamo uscire dalle nostre quattro mura e vedere non solo il mondo esterno
vantaggio del corpo e delle mani. Lo si può dire in un altro modo ancora: l’accostamento moderno
ma anche le nostre quattro mura”.
– brutalmente occidentale e imperialista – tra ornamento e delitto perde di valore. Perde di senso.
Anche qui, seppure in altri termini, la parete serve dunque a richiamare la differenza
Ora, le arti dell’ornamento coprono delittuosamente il non senso della realtà e il senso del reale.
tra disordine e ordine, tra il primordiale e il sociale. E sembra che il sociale vinca sul
alberto abruzzese 88
89 diVaGazioni sul tema
Disgressions on the subject
by Nazism. But even in this case the conclusions are quite different: “And the culture appears to
Alberto Abruzzese
to cover its nakedness and to hide, in fact, that they are something given. Sometimes these
us like an ever growing combination of things we lay and hang on the four walls of our house
things which represent culture do cover more than the nakedness of the walls. They cover up
the cracks on the walls and they conceal the danger that the building may collapse and bury
us under the ruins.” The culture, according to Flusser, is not the society. He plays always on the
reverse side of the question. The pages that maybe should be quoted here more decisively are
those, delirant but splendid and paradoxically clear, with which François Lyotar opens his essay
Libidinal Economy, distroying any possible room in virtue of the endless skin of the world, a
continuous surface in each of its folds and purls.
Lèvi-Strauss once talked of zero institution. “A kind of institutional counterpart to the famous
There’s everything in these bizarre and wisely meandering ideas Flusser had. He is an author
mana, the empty signifier with no determinate meaning”: Zizeck comment thus in a wandering
that does not complicate his reflections by burdening them with bibliographical references and
essay of on architecture. Strange: the supernatural, the symbolic meaning of what goes beyond the
knowledge genealogies, but – making it all alone – he collects around him everything he needs
perception of the spirit and of the matter, by becoming institutional it becomes something that,
to complicate himself from the inside. However, he gives us the possibility to understand some
to be visible, must appeal to the planar quality of a wall, of a surface which is neither transparent
turning points of photography and of his present digital condition. When photography was
nor a mirror. The medium of the image, thus, has no images. Its message is nothing. It is, indeed,
invented, it could have been possible to think – and partially it was thought – that on that fourth
an empty signifier, a barrier – a screen – that, without being anything but this separating function,
wall the human subject could have finally fix the objects, he could have mastered the world and
separates the social from its chaos. A film thanks to which the “pre-existence of social chaos” can
discover himself object of the world. The modern history of the photographic device – seen
find its place, without being space, and its present, without being time.
from an external perspective and in its whole period of analogic language – demonstrates, in
Vilém Flusser, a wandering author at least like Zizek – but much deeper and less differently
fact, the contrary: in the end, the photographic reality – the clarity of the lens and of the point
socialite – has dedicated a passage of his philosophies of design precisely to the “bare walls.” He
of view – was not enough anymore because, what cannot be tolerated anymore is the sight of
writes: “It is a mistake to state that the culture is a work of the human beings, and that thus it
its “cracks” and of its “impending ruins.”
belongs to the kingdom of human freedom. For everyone who lives inside a culture it is something
The digital device is a leap of standard. Photography is the same as ever and it is not the same
given as a condition similar to nature.Thus the walls are given even to those who build them.” And
anymore. Digital photography crushes the fourth wall, it transforms reality in a ring of Moebius
then he seems to state the contrary: “Nevertheless, we must give to the walls a strange ontologic
(the skin of Lyotard): Flusser catches the overtaking of what is given (no freedom of the human
ambivalence. If one looks at them from the inside, they are given; if one looks at them from the
being) by what is culture (the freedom to look at the reverse side of the given-ness of the world).
outside, they are made by man. (This is the difference between a caveman and us: the caveman
Not only that and above all, in a clearer and more convincing way: the culture in the sense
couldn’t see the walls from the outside, he didn’t have a ‘phylosophic distance’.) We can go out
evoked by Flusser is manipulation and the photography of the late technical reproducibility
from our four walls and see not only the external world but also our four walls.”
and the birth of the digital reproducibility have in common the progressive abandonment
Here as well, although in other terms, the wall is used to recall the difference between disorder
of the eye in favour of the body and of the hands. It can be said in a different way again: the
and order, between the primordial and the social. And it seems that the social wins over the
modern combination – brutally Western and imperialist – between ornament and crime loses
primordial – strangely, but not that much if we think that Flusser remains substantially a
its value. It loses its sense.
great humanist despite or, actually, precisely for having been given by fate a whole family killed
Now, the arts of decoration cover crimefully the non-sense of reality and the sense of reality.
alberto abruzzese 90
91 disGressions on the subject
Luisa Menazzi Moretti
Biografia
Nata a Udine nel 1964, all’età di tredici anni lascia l’Italia per trasferirsi con la famiglia
negli Stati Uniti, dove in Texas, nella città di College Station, frequenta la high school per
poi proseguire a Houston parte degli studi universitari. Si diploma alla Bradford School
of Business; in quegli anni inizia la sua passione per la fotografia; frequenta alcuni
corsi prediligendo la stampa e lo sviluppo in bianco e nero. Ritorna a vivere in Europa, si
laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne, lavora a Londra per poi, dopo tre anni,
trasferirsi in Italia, dove inizia a svolgere la sua professione di docente di lingua inglese.
Ha vissuto a Udine, Bologna, Roma, Napoli e Venezia.
Nel maggio del 2012 viene inaugurata a Napoli, con la curatela di Denis Curti, la sua prima
personale, Magic Mirror, che poi verrà presentata a Palermo, Bologna e Venezia. Sempre nello
stesso mese ha partecipato alla collettiva Obiettivo la Ricerca organizzata da Ail a Roma, e,
con un’opera, alla mostra di Italo Zannier, La Sfida della fotografia. Nel marzo 2013 partecipa
all’evento Art Night Out organizzato da Affordable Art Fair per Ail a Milano. Nel mese di
maggio, il nuovo progetto, Words, viene presentato da Con-Temporary Art Gallery a MIA Art
Fair Milano 2013; le opere vengono poi esposte nel mese di giugno alla Galleria Spazio Paraggi
di Milano. Nello stesso mese Luisa partecipa a Livorno alla collettiva del Premio Combat come
finalista. Sempre nel giugno del 2013 una sua opera viene selezionata finalista anche nel Premio
Obiettivo Venezia. Nel mese di settembre 2013 Luisa parteciperà a Milano alla collettiva della
Galleria Spazio Farini6 Holidays Pictures. Inoltre presenterà Words nell’ambito del Festival della
letteratura PordenoneLegge alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Parco2 di
Pordenone. Nell’ottobre e nel novembre 2013 il suo lavoro verrà presentato alla Galleria Civica
Tina Modotti di Udine per poi, nei mesi di dicembre e gennaio, trasferirsi a Bormio con ConTemporary Art Gallery - Paola Sosio. Successivamente, nei mesi di febbraio e marzo del 2014,
Words verrà ospitata all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
www.luisamenazzimoretti.it
[email protected]
Luisa Menazzi Moretti è attualmente rappresentata da Con-Temporary Art Gallery Paola Sosio - Milano (www.temporaryartgallery.it) e da La Salizada Galleria - Venezia
(www.lasalizada.it)
luisa menazzi moretti bioGrafia 92
93 luisa menazzi moretti bioGrafia/bioGraPhY
Luisa Menazzi Moretti
Le opere / Works
Luisa Menazzi Moretti was born in Udine in 1964. She moved with her family to the United
States when she was thirteen; she was educated in Texas, first in College Station where
she attended the high school and then in Houston for part of her academic education.
She got her degree at the Bradford School of Business; during those years, she began
cultivating her passion for photography; she attended courses, favouring printing and
black and white development. She then returned to Europe, got her MA in Modern Foreign
Languages and Literatures, worked in London and, after three years, moved to Italy, where
she began teaching English. She lived in Udine, Bologna, Rome, Naples and Venice.
Words #1, Solo invidiare/To Envy
Only, 2011
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 28-29 [testo di Gabriele Frasca]
Words #6, Antologia/Anthology
2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
60x42 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 18-19 [testo di Chiara Carminati]
Words #11, Quotidiani/Daily
Press, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 62
Words #16, Scadenze/Deadlines
2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 40-41 [testo di Paolo Rossi]
Words #2, Pagina/Page, 2011
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 55
Words #7, Bici/Bike, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
60x42 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 34-35 [testo di Paolo Patui]
Words #12, Epitaffio/Epitaph, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 52-53 [testo di Susan M. Stabile]
Words #3, Negativo/Negative
2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 36-37 [testo di Daniele Pitteri]
Words #8, Bacheca/Board, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 20-21 [testo di Paolo Coltro]
Words #13, Sipario/Curtain, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 63
Words #17, Dedica/Dedication,
2012
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carta cotone Hahnemühle
60x42 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 22-23
[testo di Leandra D’Antone]
Words #9, Annunci/Notices, 2012
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carta cotone Hahnemühle
60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 42-43 [testo di Caterina Sagna]
Words #14, Vento/Wind, 2012
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42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 64
Words #10, Noi/Us, 2012
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60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 61
Words #15, Ufficio/Office, 2012
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carta cotone Hahnemühle
60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 57
Biography
Her first solo exhibition, Magic Mirror, opened in Naples in May 2012 with the guardianship
of Denis Curti. The exhibition would then be presented in Palermo, Bologna and Venice. In
the same month, Luisa Menazzi Moretti took part to the group exhibition Obiettivo la Ricerca,
organised by Ail in Rome and, with one work, she took part to the collective of Italo Zannier, La
Sfida della Fotografia. In March 2013 she partecipated at the event Art Night Out, organised by
Affordable Art Fair for Ail in Milan. The following May her new project Words was presented
by Con-Temporary Art Gallery at MIA Art Fair Milan 2013: the works would then be showed in
June at the Spazio Paraggi Gallery in Milan. In the same month, Luisa took part to the collective
exhibition of Premio Combat in Livorno as a finalist. Again, in June one of her works was
chosen as finalist for the prize Obiettivo Venezia. During September 2013 Luisa will participate
at the collective exhibition Holiday Pictures held in Milan at Spazio Farini6 Gallery. The same
month she will present Words at the Literature Festival Pordenonelegge at the modern and
contemporary Town Gallery Parco2 in Pordenone. In October and November 2013 her work will
be presented at the Town Gallery Tina Modotti in Udine and, during December and January
will move to Bormio with Con-Temporary Art Gallery - Paola Sosio. Finally, in February and
March 2014, Words will be hosted at the University of Modena and Reggio Emilia.
www.luisamenazzimoretti.it
[email protected]
Luisa Menazzi Moretti is currently represented by Con-Temporary Art Gallery - Paola Sosio Milano (www.temporaryartgallery.it) and by La Salizada Galleria - Venezia (www.lasalizada.it )
luisa menazzi moretti bioGraPhY 94
Words #4, Circolare scolastica/
School Newsletter, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 59
Words #5, Bacheca bruciata/
Burned Board, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 46-47 [testo di Roberto Serra]
95 le oPere / works
Words #18, Annali d’Italia/
Annals of Italy , 2012
Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
36x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 24-25
[testo di Stefano De Asarta]
Words #19, Foundation, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
36x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 65
Words #20, Primo diario/First
Diary, 2012
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60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 67
Words #21, Sud/South, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 69
Words #22, Compleanno/Birthday
2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 71
Words #23, Trasferiti/Just moved
2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 72
Words #24, Sete/Thirst, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 48-49 [testo di Marisa Sestito]
Words #25, Passare/Passage, 2012
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60x42 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 30-31 [testo di Pietro Maestri]
Words #26, Ciao/Hi, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 73
Words #27, Casa/Home, 2012
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 75
Words #28, Romanzo d’amore/
Romance, 2013
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60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 32-33
[testo di Yamina Oudai Celso]
Words #29, Dodici/Twelve, 2013
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 50-51
[testo di Luigi Maria Sicca]
Words #30, Coraggio/Courage
2013
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 44-45 [testo di Tiziano Scarpa]
Words #31, Diario/Diary, 2013
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carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari+ II p.a.
pp. 76/77
Words #32, Contrari/Antonyms,
2013
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 78/79
Words #33, Raccolta teatrale/
Theatre Collection, 2013
stampa Fine Art Giclée
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42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 80/81
Words #35, Never, 2013
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 85
Words #36, Alla ricerca
del tempo perduto/In search of
lost time, 2013
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carta cotone Hahnemühle
60x42 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 38-39
[testo di Fausto Raschiatore]
Words #37, Pagine/Pages, 2013
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42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 87
Words #38, Follia/Madness, 2013
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60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 14-15
[testo di Francesca Bertoli]
Words #39, Fine/End, 2013
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carta cotone Hahnemühle
60x42 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 26-27 [testo di Elio De Capitani]
Words #40, Anima/Soul, 2013
stampa Fine Art Giclée
carta cotone Hahnemühle
42x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
pp. 16-17 [testo di Noemi Calzolari]
Words #34, Dizionario/Dictionary
2013
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60x60 cm
edizione di 7 esemplari + II p.a.
p. 83
le oPere / works 96
Fly UP