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Words - Luisa Menazzi Moretti
luisa menazzi moretti words wo rds luisa menazzi moretti 9 788856 903904 € 20,00 ISBN 978-88-569-0390-4 testi di alberto abruzzese / francesca bertoli / francesco bonami / noemi calzolari / chiara carminati / paolo coltro / denis curti / leandra d’antone / stefano de asarta / elio de capitani / gabriele frasca / piero maestri / yamina oudai celso / paolo patui / daniele pitteri / fausto raschiatore / paolo rossi / caterina sagna / tiziano scarpa / roberto serra / marisa sestito / luigi maria sicca / susan m. stabile ‘ le cose per le quali troviamo parole sono quelle che abbiamo già superato... those things for which we find words are things we have already overcome... [friedrich w. nietzsche] con il contributo di / with the contribution of wo rds luisa menazzi moretti testi di alberto abruzzese / francesca bertoli / francesco bonami / noemi calzolari / chiara carminati / paolo coltro / denis curti / leandra d’antone / stefano de asarta / elio de capitani / gabriele frasca / piero maestri / yamina oudai celso / paolo patui / daniele pitteri / fausto raschiatore / paolo rossi / caterina sagna / tiziano scarpa / roberto serra / marisa sestito / luigi maria sicca / susan m. stabile Sommario / Contents coordinamento editoriale maria sapio art director enrica d’aguanno impaginazione francesca aletto finito di stampare nell’agosto 2013 stampa e allestimento officine grafiche francesco giannini & figli spa, napoli Words Luisa Menazzi Moretti ringraziamenti Grazie innanzitutto agli autori e agli amici che hanno accettato di partecipare al progetto Words, dedicando nuove parole e divagazioni sulla suggestione delle fotografie. Grazie anche agli amici Enzo Barazza, Giuseppe Cadamuro, Piero Colussi, Sandra Piccinini, Paolo Tassinari e Michela Vignuda per la loro insostituibile collaborazione Le stampe di Words sono state realizzate da Roberto Berné (www.berneassociati.eu). Le traduzioni dei testi sono di Giulia Negrello ([email protected]) con il sostegno di arte’m è un marchio registrato prismi editrice politecnica napoli srl certificazioni qualità ISO 9001: 2008 etica SA 8000: 2008 www.arte-m.net stampato in italia printed in italy © copyright 2013 by prismi editrice politecnica napoli srl tutti i diritti riservati all rights reserved 7 Premessa / Foreword Luisa Menazzi Moretti 8 Words, la narrazione simbolica dell’immagine Words, the symbolic narration of images Denis Curti 10 12/13 Words Francesco Bonami 14 Catalogo / Catalogue 88 90 Divagazioni sul tema Disgressions on the subject Alberto Abruzzese 92 94 Luisa Menazzi Moretti Biografia Biography 95 Le 0pere / Works Words è una serie di fotografie di parole che si stavano perdendo o che si sarebbero potute perdere, e che invece volevo fermare poco prima della loro inutilità, prima che cambiasse la luce, si sovrapponesse una voce, si strappasse il foglio, si voltasse la pagina. Ho proposto una selezione di queste fotografie di parole che ho cercato di sottrarre alla perdita, ad amici e a persone che stimo: professionisti che lavorano con le parole, ne scrivono ogni giorno di nuove per raccontare, approfondire, descrivere, riflettere, trascrivere il loro sguardo sulla realtà. Alberto Abruzzese, Francesca Bertoli, Francesco Bonami, Noemi Calzolari, Chiara Carminati, Paolo Coltro, Denis Curti, Leandra D’Antone, Stefano de Asarta, Elio De Capitani, Gabriele Frasca, Piero Maestri, Yamina Oudai Celso, Paolo Patui, Daniele Pitteri, Fausto Raschiatore, Paolo Rossi, Caterina Sagna, Tiziano Scarpa, Roberto Serra, Marisa Sestito, Luigi Maria Sicca, Susan M. Stabile hanno scritto dei testi. Rime, considerazioni, riflessioni che traggono spunto da queste fotografie, non le commentano, ma semplicemente aggiungono una divagazione ulteriore di nuove parole scritte. Ogni contributo costruisce la possibilità di un nuovo discorso e di nuove parole, che si alternano alle parole che ho fotografato, nel timore che si stessero perdendo. Words is a series of pictures of words that were about to be lost or could be lost, and that I wanted to fix before they would be useless, before they would change light, or a voice would overlap on them, or the paper would be ripped off, or the page would be turned. I have given a selection of these pictures of words that I tried to save from oblivion to some friends I admire and prize: professionals who work with words, who create everyday new words to tell, deepen, describe, reflect and transcribe their outlook on reality. Alberto Abruzzese, Francesca Bertoli, Francesco Bonami, Noemi Calzolari, Chiara Carminati, Paolo Coltro, Denis Curti, Leandra D’Antone, Stefano de Asarta, Elio De Capitani, Gabriele Frasca, Piero Maestri, Yamina Oudai Celso, Paolo Patui, Daniele Pitteri, Fausto Raschiatore, Paolo Rossi, Caterina Sagna, Tiziano Scarpa, Roberto Serra, Marisa Sestito, Luigi Maria Sicca, Susan M. Stabile wrote some texts. Verse, observations, reflections that are inspired by these pictures. They do not comment upon them, they simply add another reflection made of new written words. Each of their texts creates the possibility of a new dialogue and of new words, which alternate with the words I have pictured, in fear of them getting lost. Luisa Menazzi Moretti 7 LUISA MENAZZI MORETTI Words, la narrazione simbolica dell’immagine le visioni note, così poco numerose, e il cui periplo era stato compiuto molto prima che un audace navigatore facesse quello del mondo”. Denis Curti Il percorso creativo che ha portato Luisa alla realizzazione di queste immagini diventa allora ben più chiaro, riconducendo alla riflessione storica sul mezzo fotografico e le sue potenzialità espressive. L’idea è quella dell’opera d’arte che “riposa” nell’atto della sua ideazione, nel puro gesto che la crea o, più semplicemente, nella scoperta e nella scelta dell’artista. La decontestualizzazione di oggetti, pensieri o azioni diventa una tematica centrale nelle fotografie di Luisa, mentre l’espressione del suo personale punto di vista, seppur ravvicinaNell’imitareconsistetuttal’arte,lesueleggi,isuoilimiti.Io to e descrittivo, rivela una dimensione che va oltre la realtà e la sua semplice figurazione. preferiscoilpoeta.Ilpoetacrea,eogniqualvoltal’uomoha Queste immagini ricordano che ispirare un pensiero o un sogno è un momento della crea- saputoinnalzarsinell’ordinemoralelohafattocreando,si zione che agisce sull’inconscio, dando spazio all’arte, quale momento decisivo per l’ispira- trattidiunamacchinaodiunpoema...[Man Ray] zione stessa. In quel momento tutto è possibile e tutti gli strumenti espressivi sono chiamati in causa per esprimere la poesia che nasce dal caso e con la sensibilità dell’artista. La “casualità”, allora, assume grande importanza per l’atto creativo e si manifesta in dettagli Le paroledi Luisa Menazzi Moretti sembrano paroleinlibertà, fuggite da libri, inchiostri e visivi dove le singole parole di un annuncio affisso in bacheca, così come le frasi estrapola- giornali per approdare in contesti di narrazioni inedite, che si realizzano nei pensieri e nei te da un testo teatrale o da un romanzo, vivono di vita propria e si alimentano dell’imma- ricordi di chi le osserva, come frammenti di vita vissuta, immagini latenti o ritagli di lettu- ginazione di chi le legge “fuori contesto”, rapito dall’estasi di corrispondenze spontanee. re passate. Il gioco della rappresentazione messo in atto da queste fotografie è volto a iso- Quello di Luisa è un omaggio alla scrittura, che si realizza in immagini che colgono l’in- lare frasi precise, spesso cercate e volute, altre volte trovate casualmente, come nell’inten- tensità e la bellezza delle apparenzeingannevoli, di tutto ciò che rimanda a significati al- to di ricreare una sensazione di straniamento. La stessa che si prova davanti allo scorre- tri e di cui la scrittura stessa si fa simbolo. In Words l’attenzione è rivolta alla forma delle re quotidiano di manifesti, pubblicità o scritte sui muri, di cui, molto spesso, cogliamo so- lettere, alla loro forma grafica e ai loro contesti d’uso. Le parole sono appunti scritti a ma- lo una parte del messaggio, nel fremito di inconsapevoli associazioni di pensieri. La perce- no, compongono frasi stampate o dattiloscritte, sono ritagliate su strisce sottili di carta o zione dell’autrice agisce, in questi casi, nel ricreare e rendere visibili tali esperienze, operan- strappate dalle pagine di un libro. Non sono mai di immediata lettura ed emergono quasi do una sintesi sulla realtà che cattura frammenti di testi come stimoli emozionali e senso- sempre dall’apertura appena accennata di sipari visivi, come le fessure tra i fogli ingialli- riali. Il tutto viene esaltato dalla tecnica del “close up” fotografico, che si fa metodo di una ti di un manoscritto, la striscia di luce che illumina una pagina, lo spostamento di un pe- visione in cui gli oggetti perdono i loro riferimenti originari, per aprirsi al valore simbolico talo rosso posato sul testo di un romanzo. della scrittura. Dall’osservazione di tali elementi compositivi, la lettura delle immagini di Luisa si sviluppa A partire dal parallelismo tra linguaggio fotografico e quello letterario, dunque, Luisa esplo- ancora di più con la comprensione delle metafore e dei simboli che contemplano. Questa ra le tracce del visibile e ne fa fonte d’ispirazione. Tale presupposto tematico, che caratte- volta però è la soglia visiva a condurre il gioco della rappresentazione, identificandosi nel rizza l’approccio creativo dell’autrice, rimanda alla descrizione che nel 1926 venne pubbli- punto di passaggio tra “mondo interno” e “mondo esterno”. È come se Luisa volesse trac- cata da Man Ray, nell’ambito della missione surrealista che fece della fotografia un mezzo ciare il confine tra realtà e rappresentazione artistica che, in fotografia, si traduce nella rot- al servizio dell’arte: “Il fotografo è un meraviglioso esploratore degli aspetti che la nostra tura tra ciò che nella realtà determina lo sguardo comune e ciò che, invece, conduce verso retina non registra mai, e che ogni giorno infliggono smentite così crudeli agli idolatri del- visioni interiori, in sintonia con personali interpretazioni del mondo. DENIS CURTI 8 9 WORDS, LA NARRAZIONE SIMBOLICA DELL’IMMAGINE Words, the Symbolic Narration of Images The creative journey that led Luisa to the creation of these images becomes much more clear, making us return to the historical reflection on the photographic medium and its ex- Denis Curti pressive potential. The idea is that the work of art is “at rest” in the act of its creation, in the pure gesture that creates it or, more simply, in the discovery and selection of the artist. The decontextualisation of objects, thoughts or actions becomes a central theme in Luisa’s photographs, while the expression of her personal point of view, though close and descriptive, reveals a dimension that goes beyond the simple reality and its representation. These images remind us that inspiring a thought or a dream is a moment of creation that Allartconsistsinimitating,itslaws,itslimits.Ipreferthe affects the unconscious, giving space to the art, as a defining moment for inspiration it- poet.Hecreates,andeverytimemanisraisedinthemoral self. At that moment everything is possible and all the means of expression are called up- order,heisacreator,whetherofamachineorapoem... on to express the poetry that comes from the case and with the sensibility of the artist. [Man Ray] The “randomness”, then, is of great importance to the creative act and shows up in visual details where the individual words of an announcement posted on the bulletin board, as well as the phrases extracted from a play or a novel, have a life of their own and take The wordsof Luisa Menazzi Moretti appear as free words, escaped from books, inks and pa- nourishment from the imagination of those who read them “out of context”, delighted pers to arrive in the context of unpublished narratives, created in the thoughts and mem- by the ecstasy of spontaneous matches. ories of those who look, as fragments of life, latent images or clippings of past readings. That of Luisa is a tribute to the writing, realized in images that capture the intensity and The representation game implemented by these photographs is designed to isolate specif- beauty of the deceptiveappearances, of anything that refers to other meanings, of which ic phrases, often studied and deliberate, sometimes found by chance, as to create a feeling the writing itself becomes a symbol. In Words the focus is on the shape of the letters, their of alienation. The same alienation we feel in front of the daily pass of posters, advertising or graphical and their contexts of use. The words are handwritten notes, they compose print- writing on the walls, of which very often we only get part of the message, in the thrill of un- ed or typed phrases, they are cut out of thin strips of paper torn from the pages of a book. conscious associations of thoughts. The perception of the author in these cases acts recreat- They are never easy to read and almost always emerge from the opening of barely visible ing and making visible such experiences, carrying on a synthesis of the reality that catches visual curtains, such as gaps between the yellowed pages of a manuscript, the strip of light fragments of texts as emotional and sensory stimuli. All this is enhanced by the technique that illuminates a page, the moves of a red petal placed on the text of a novel. of “close up” photo, that becomes the method of a vision in which objects lose their origi- Observing these compositional elements, the reading of Luisa’s images develops even nal references, to open up to the symbolic value of writing. Starting from the parallelism be- more if we understand the metaphors and symbols that they carry with them. This time, tween the literary and photographic language, then, Luisa explores the traces of the visible however, is the visual threshold the one that leads the game of the representation, identi- and makes them a source of inspiration. Such thematic assumption that characterizes the fying in the point of transition between the “inner world” and the “outside world.” It is as if creative approach of the author, refers to the description that was published in 1926 by Man Luisa wanted to draw the line between reality and artistic representation, that in photog- Ray, as part of the mission that made the Surrealist photography as a means at the service raphy involves the rupture between what in fact determines the common look and what, of art: “The photographer is a marvelous explorer of those aspects that our retina never re- on the other hand, leads to insights, tuned with personal interpretations of the world. cords, and that, every day, inflict such cruel contradictions on the adorers of familiar visions that are so few, whose turn was over before a bold navigator could go around the world.” DENIS CURTI 10 11 WORDS, ThE SyMBOLIC NARRATION Of IMAGES Words Words Non tanto tempo fa andavano di moda le intercettazioni. Ve le ricordate? I giornali pub- Wiretapping was very fashionable not long ago. Do you remember? The newspapers blicavano frammenti di conversazioni o sms fra politici, industriali e chicchessia. Quello used to publish fragments of conversations and texts between politicians and whoe- che veniva fuori era un mondo spezzettato, aperto a tutte le possibili interpretazioni. In ver was on the other side. What emerged from that was a fragmented world, open to realtà veniva fuori il mondo di oggi, il nostro mondo, il modo con cui comunichiamo, fat- any possible interpretation. To say the truth, it emerged the contemporary world, our to di poche parole essenziali e spesso unite con una grammatica tutta contemporanea. world, the way in which we do communicate, made of few essential words often linked C’è chi lo vede come un impoverimento del nostro linguaggio, chi invece come una novi- by a totally current grammar. Some people see it like a depletion of our language, others tà, una nuova realtà fatta di tanti aforismi quotidiani che s’inseguono l’un l’altro. Le fo- see it like a novelty, a new reality made of many daily aphorisms which follow one ano- to di Wordsraccontano in modo molto poetico proprio questa vita spezzettata, ma non ther. The pictures of Words tell in a very poetic style precisely this fragmented but not frantumata. Isolano, recuperando, salvando dal loro inevitabile destino, appunti, pezzet- smashed life. They do isolate, recovering, saving from their inevitable destiny, some no- ti di testi stracciati, promemoria abbandonati, ogni foto si trasforma in qualcosa di mol- tes, some pieces of tattered texts, abandoned reminders, each picture is transformed in to antico. Sembra di trovarsi davanti a quel che resta di manoscritti di civiltà scomparse something very ancient. It seems to be in front of what remains of the manuscripts of o rimasugli di un testo di qualche filosofo presocratico. Ogni opera d’arte credo ottenga some ancient civilisation, or of the text of some pre-socratic philosopher. I believe that il proprio risultato, parlare la lingua del proprio presente, quando dal proprio tempo rie- each work of art gains its results, that is to speak the language of its present, when from sce a costruire un altro tempo. Un tempo che è come uno specchio a due facce. Una guar- its time it is able to create another time. da indietro e una guarda avanti. Lo spessore dello specchio è la contemporaneità, che du- A time that is like a double-face mirror. One looks backwards and one looks forwards. The ra un istante per sempre. Nella loro assoluta semplicità queste foto ottengono quello che depth of the mirror is the contemporary, which lasts for a moment and forever. In their ab- vogliono, facendoci immaginare con pochissimo, tantissimo. Costruiscono il mistero del- solute simplicity these pictures gain what they want, as they make us imagine so much la quotidianità salvando l’inutilità del quotidiano. with very little. They build the mystery of everyday life up, thus rescuing the uselessness of Francesco Bonami Francesco Bonami everyday life. fRANCESCO BONAMI 12 13 WORDS Words #38 Follia / Madness 2013 I sacri testi della psicologia e psichiatria ci dicono che è impossibile non comunicare. Ma dentro i tentativi di questa follia ci troviamo ogni giorno. Nei meandri dell’ amore e del non amore. Con la comunicazione che non è comprensione. Con le parole che sono nulla e i silenzi che invece dicono. Quanta sofferenza per arrivare dalla disconferma al riconoscimento reciproco. Ma siamo qui e gli anni sono passati. Non inutilmente. The sacred books of psychology and psychiatry tell us that communication is unavoidable. But we do find ourselves in the attempt of this folly daily. In the meanders of love and of the lack of love. With a communication that is not comprehension. With words that mean nothing and silence that speaks. How much pain to get from negation to mutual recognition. But we are here and the years have passed. Not uselessly. Francesca Bertoli per Follia / for Madness francesca bertoli 14 15 words I bambini e i ragazzi per i quali la Risiera di San Sabba è stata il luogo in cui hanno lasciato l’infanzia, la famiglia e ogni riferimento affettivo ed esistenziale per entrare nella notte concentrazionaria di Auschwitz, ma anche di Bergen Belsen e Ravensbruck, sono stati centinaia… ho pescato in raccolte di diari e scritti di bambini e ragazzi della più varia provenienza. Sono diari sorprendenti nella loro schiettezza, coraggiosi nel tentativo di ordinare la follia e il caos, straordinari nella consapevolezza che, se ogni giorno può essere l’ultimo, si deve cercare di sopravvivere nella memoria. Gabriele: “Avevamo cominciato a immaginare la nuova vita che ci avevano promesso. Partivamo per la Germania, probabilmente, e così avremmo girato un po’ il mondo. Ci dicevano anche che saremmo andati a lavorare. Eravamo curiosi. Siamo stati contenti, il mattino che, con i camion, ci hanno portato alla Stazione. Comunque fosse andato il viaggio, ci ripetevamo che bisognava aver pazienza. La vita che ci aspettava era sicuramente più interessante, più avventurosa di quella della Risiera”. Scesi dai vagoni bestiame i bambini, assieme agli altri prigionieri inabili al lavoro, percorrevano la banchina fra urla, latrati, percosse, incamminati verso i forni e le fiamme, senza il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo. The children and the youngsters for whom the Risiera di San Sabba was the place where they left their childhood, their family and every affeactive and existential reference to enter the darkness of the concentration-al night in Auschwitz, but also in Bergen Belsen and Ravensbruck, they were hundreds... I have picked in the diaries and in the writings of children and youngsters of the most varied origins. These diaries are surprising in their honesty, courageous in their attempt to sort out madness and chaos, extraordinary in the awareness that, if each day can be the last one, one must try to survive in the memory. Gabriele: “We began to imagine the new life they had promised us. We were probably leaving for Germany, and we would travel a bit around the world. We were even told we would work. We were curious. We were happy the morning when, with the lorries, they brought us to the station. No matter how the journey would be, we repeated to ourselves that we should be patient. The future life would be for sure more interesting, more adventurous that the one in the Risiera.” Once out of the wagon cattle the children, together with the other prisoners that couldn’t work, walked the pavement among yells, woofs, punches, set forth the ovens and the flames, without the time to realise what was happening. Words #40 Anima / Soul 2013 Noemi Calzolari per Anima / for Soul noemi calzolari 16 17 words Avrebbe dovuto essere un campo: una distesa di fiori scelti tra i più belli, i più alti sullo stelo, riuniti secondo l’armonia dei colori e la grazia dei petali. Avrebbero dovuto sfilare uno dopo l’altro, con eleganza, facendo sfoggio dei loro nomi tintinnanti come perle di vetro. Invece la memoria ha fatto macchia. Ed è stato un guazzabuglio. Per pura prepotenza di sillabe, qualcuno è scattato in avanti, qualcun altro è inciampato su se stesso, in molti si sono dispersi, risucchiati dall’inchiostro. I pochi nomi superstiti, affastellati uno sull’altro come un nido di vespe, con lo stesso sapore di carta asciutta, sono rimasti attoniti, privi di senso. Avrebbe dovuto essere un campo: invece prima fu gomitolo, poi sciame, poi più nulla. It should have been a field: a sweep of flowers chosen among the most beautiful, the highest on their stems, placed according the harmony of their colours and the grace of their petals. They should have paraded one after the other, elegantly, showing off their names, clinking like glass pearls. Instead the memory has stained it. And it was a mish-mash. Due to the pure abuse of syllables, some of them sprang forward, some other stumbled on itself, many of them got lost, swallowed up by the ink. The few surviving names, tied up in bundles like a wasp nest, with the same taste of dried paper, remained astonished, senseless. It should have been a field: instead first it was a tangle, then a swarm, then nothing more. Chiara Carminati per Antologia / for Anthology Words #6 Antologia / Anthology 2012 chiara carminati 18 19 words Words #8 Bacheca / Board 2012 Anna è il colore nell’ombra dei portici, Anna è la trasparenza nel sole. Anna è il superamento dei confini, oltre la linea della trasgressione. Anna si è rifugiata nell’alto del mio spirito, mentre dal basso avanza l’indistinto. La ricordo così, una presenza che era anche mèta, la summa del mio sentire, l’arrivo da cui ripartire per ritornare sempre lì. Anna, che da qualsiasi parte la prendessi era sempre Anna. Poi, per lei, s’è sfilacciato qualcosa, è andata a colorare altri portici, a farsi illuminare da altri soli. A me sono rimasti brandelli: di ricordi, di gioie, ma brandelli anche del mio spirito. Si allarga l’indistinto, per non soffrire, ma il fine resta chiaro: Anna è da qualche parte, forse ancora per me. Forse. La ritroverò. Chiedere di Anna, all’infinito. Anna is the colour in the shadow of the arcade, Anna is the transparency in the sun. Anna is crossing borders, beyond the line of transgression. Anna took shelter in the high of my spirit , while from below the vagueness moved forward. I do remember her like this, a presence that was also a destination, the wholeness of my feeling, the destination from which leaving again and to where getting always back. Anna who was always Anna, no matter what perspective I took. Then, for her, something got unravelled, and she went on, to colour other arcades, to be illuminated by other suns. For me, there are only tatters left: of memories, of joys, but also tatters of my soul. The vagueness gets wider, in order not to suffer, but the aim is clear: Anna is somewhere, maybe she is still for me. Maybe. I will find her. Ask the infinite, for Anna. Paolo Coltro per Bacheca / for Board Paolo coltro 20 21 words Più volte nel cammin di vita mia, quando l’ordine in me s’era spezzato ho dedicato qualche simmetria a chi aveva per me un significato: per un momento la storia personale ha sopraffatto quella universale. Many times in the path of my life, when the order within me was broken I’ve dedicated some symmetry to those who meant something for me: for a moment the personal history has overpowered the universal one. Non pretendevo d’essere poeta, semmai di constatare nella rima quanto sorpresa fossi ed anche lieta nel fare combaciare più di prima parole e cose che parean spezzate; per un nuovo caso s’erano riaccoppiate! I did not pretend to be a poet, if at all to verify in verse how much surprised and happy I was, in matching more than before words and things which seemed to be broken; by a new chance they were coupled again! Di fronte alle tue immagini da scatto di cose ferme sol per un momento, al gioco ho ripensato dell’esatto corrisponder del verbo con l’evento: parole e forme in un sol istante raccolgono una forza trascinante. Più vicina or mi sei, così improvvisa, da tempo cara per la transitiva proprietà per la qual sei condivisa nel cuore di un amico. Non son schiva, e a te una simmetria sto dedicando accoppiando parole ed alternando; ricercando un tuo ordine nei fatti. Un vecchio libro e una dedica sbiadita fissano nell’archivio dei tuoi scatti un denso istante di una lunga vita. Come in un vecchio libro dedicato nel tuo istante si chiude ogni passato. Ricomincia a cercare il tuo obiettivo nuove figure per un sol momento io che storica son, in ciò che è vivo cerco il valor del vecchio avvenimento. Il libro chiuso vuole nuovi fatti, come il tuo sguardo vuole nuovi scatti. In front of your pictures of things that are fixed only for a moment, I thought again about the game of the perfect correspondance of the verb and the event: words and shapes all in one moment collect an enthralling strenght. Closer to me you are, so sudden, for long dear to me for the transitive property by which you are shared in the heart of a friend. I am not shy, to you I am dedicating a symmetry by matching and interchanging words; in search of your order in the facts. An old book and a faded dedication do fix in the archive of your pictures a thick instant of a long life. Like in an old book dedicated in your instant every past is closed. Start again in searching your aim new figures that look for your lens I, as historian, in what is alive search for the value of the old event. The closed book wants new facts, like your glance wants new pictures. Words #17 Dedica / Dedication 2012 Leandra D’Antone per Dedica / for Dedication leandra d’antone 22 23 words …Talvolta il racconto è così assurdo da tradire la mano di scrittori di parte. E se gli scrittori di parte possono in genere essere creduti sugli eventi principali, non possono essere creduti né sui particolari di questi eventi, né sulla loro interpretazione. Poiché la storia, così come raccontata, non è credibile, è gioco forza avanzare delle ipotesi… …Sometimes the tale is so absurd that it gives away the writing of a partisan writer. And if the partisan writers can be generally believed as regards the main events, they cannot be believed neither on the details of these events, nor on their interpretation. Since history, as told, is not credible, it is inevitable the promotion of some hypothesis… Stefano de Asarta per Annali d’Italia / for Annals of Italy Words #18 Annali d’Italia / Annals of Italy 2012 stefano de asarta 24 25 words Aveva sedici anni ed era felice, perché stava facendo la rivoluzione. Quel giorno il suo compito rivoluzionario era stampare diecimila volantini e a lui piaceva molto quel compito rivoluzionario, gli piaceva l’odore dell’inchiostro, ma soprattutto la matrice, la nuova rivoluzionaria matrice: non più pestare i tasti della macchina e bucare fogli delle antiche, arcaiche matrici manuali, ma questo prodigio della matrice elettronica che aveva tra le mani, questa bellezza inviolata, matrice ruvida, non perforata, questi caratteri a rilievo, questo nuovo braille della rivoluzione che gli avrebbe permesso di stamparli tutti in una sola volta i diecimila volantini di oggi, senza dover rifare dieci volte le matrici usurate. Pensò le parole “ebbro di gioia” e lo fecero ridere. Cercò di elaborare un pensiero più rivoluzionario mentre stampava felice, mettendo ad asciugare, risma per risma, i volantini. “La tecnologia rivoluziona la rivoluzione”. Troppo pubblicitario, poco rivoluzionario. “La tecnologia al servizio del popolo!” Questo sì, questo suonava maotsetung-pensiero… e a proposito di Mao, gioiva – anche – nel sentirsi in tasca il suo libretto rosso appena ritrovato – l’aveva perso in bicicletta e, cocciuto, aveva rifatto tutta la strada, dalla sede a casa, ma l’aveva scovato, tra due auto parcheggiate: certo, la gioia rivoluzionaria di ritrovare il libretto rosso, ma anche le cento-cinquanta-mila-lire che ci teneva nascoste, piegate dentro la fodera di rossa plastica rivoluzionaria cinese: la prima di tante a venire. Questa gioia supplementare per i soldi non era molto rivoluzionaria, anzi la bollò spietatamente come piccolo-borghese e reazionaria, ma intanto… Sentì un tuono fragoroso, ma lontano. “Piove, porca vacca. A casa ci arrivo fradicio un’altra volta, non ho preso la giaccavento…” He was sixteeen and he was happy, because he was making the revolution. That day his revolutionary task was to print ten thousand leaflets and he liked so much that revolutionary task, he liked the smell of ink but, most of all, he liked the mould, the new revolutionary mould: he would not any more beat the keys of the machine and punch holes into the pages of the ancient, obsoletem manual moulds, but this prodigy of the electronic mould he had into his hands, this untouched beauty, rough mould, not pierced, these bossed typefaces, this new braille of the revolution which would allow him to print all at one time that day’s ten thousand leaflets, without having to make afresh the consumed moulds. He thought of the words “inebriated with joy” and they made him laugh. He tried to create a more revolutionary thought while he printed happily, he put out to dry the leaflets, ream after ream. “Tecnology revolutionizes revolution.” Too advertising, little revolutionary. “Technology at the service of the people!” Oh this was fine, this sounded like a maotsetung-thought... and as regards Mao, he was happy – also – in feeling in his pocket his red booklet just rediscovered – he had lost it while on the bycicle and, stubborn, he had made all the path backwards, from the headquarters to home, but he had found it, between two parked cars: for sure, the revolutionary joy of rediscovering the red booklet, but also the one hundred and fifty thousand lire he kept hidden in it, folded in the Chinese revolutionary red plastic lining: the first of many that would come. This additional joy about the money was not so much revolutionary, on the contrary, he labelled it mercilessly as middle-class and illiberal, but in the meanwhile... he heard a noisy thunder, but far away. “It’s raining, for hell’s sake. I’ll arrive home soaked once again, I haven’t taken my jacket...” Ma nulla poteva cancellare la sua gioia rivoluzionaria, quei volantini che avrebbero inondato Milano, quelle parole incandescenti che avrebbero scosso la coscienza delle masse rivoluzionarie… Nulla! “Il capitalismo è una tigre di carta!” But nothing could erase his revolutionary joy, those leaflets which would have flood Milan, those passionate words that would shake the conscience of the revolutionary masses... Nothig! “Capitalism is a paper tiger!” Nulla? Li avrebbe buttati via tutti il giorno dopo quei volantini, il giovane Elio sedicenne. Non era un temporale, era la perdita dell’innocenza di un paese e di un popolo. Era la bomba di piazza Fontana, che avrebbe cambiato tutte le parole e tutte le coscienze. Era, per lui, la fine della farsa aurorale della sua coscienza e l’ingresso nella tragedia materiale della storia. Niente più Mao, ben altre rivoluzioni, parole nuove. Nothing? The young, sixteen-year old Elio would have thrown them all away, those leaflets. It was not a storm, it was the loss of innocence of a Country and of its people. It was the piazza Fontana bombing, which would have changed all the words and all the consciences. It was, for him, the end of the dawning farce of his conscience and the entrance to the material tragedy of history. No more Mao, but some other revolutions, some new words. Words #39 Fine / End 2013 Elio De Capitani per Fine / for End elio de caPitani 26 27 words che cosa invidia al buio la parola per dare a tanto giorno un fascio d’ombre. non l’avessimo il dono della voce articolata e tutto troppa luce. abbacinata ci terrebbe al mondo nel fulgore invariato della vita. chiarezza senza senso beninteso che è quella dello scopo del programma. che non ammette certo paradossi solo il compirsi della successione. sulla scena rovente illuminata dai sensi stessi che nel percepirla. la suscitano in proprio con la forma con cui a dire il vero ciò che sente. metabolizza una distesa inerte magari non dissimile da marte. a prendere per buono l’obiettivo senz’occhio della carne delle sonde. insomma senza più girarci intorno o tutto dorme o c’è chi invece sogna. che non c’è sonno che non sia soffuso di un suo chiarore che lo staglia singolo. e dunque ritagliabile da un tutto che non conosce discontinuità. via lo sappiamo che non c’è materia che un’allucinazione non ridesti. dal sonno al sogno come insegna il dio diuturno che ci piacque far solcare. innanzi tutto le acque per riflettersi il tanto giusto a far brillare il mondo. ma quella luce quella che fu sùbito a districare vita via dal vuoto. si fece al prezzo stesso della schisi che dirama nell’uomo la parola. che risuona l’annuncio della notte nel sole senza scampo che ci scosse. una volta per tutte dalle rocce in cerca d’un inutile riparo. se in noi non funzionasse ogni momento quel proiettore d’ombre che ci dice. e che ci fa solo invidiare invano quel vano che ignoriamo ci sostanzia. sotto il tormento della messa a fuoco dureremmo l’istante dell’abbaglio. what does the word envies to the dark to give to so much day a bundle of shadows. like we didn’t have the gift of an articulated voice and all too much light. dazzled it would keep us alive in the unvaried splendor of life. meaningless clarity, being clear that that was the aim of the programme. which does not allow any paradox but only the accomplishment of the succession. on the red-hot scene enlighted by the senses themselves in perceiving it. they create it on their own with the shape, to say the truth, of what they feel. metabolizes a lifeless expanse not much different from mars. to believe the eyeless lens of the flesh of the probe. therefore without getting around either everything sleeps or there is someone who dreams. and there is no sleep that is not tinged of its own kind of glimmer which stands it out. and thus it can be cut out from a whole which does not know discontinuity. come on we know that there is not matter that cannot be reawakened by an hallucination. from sleep to dream like the god diuturno teaches us, where we liked to dig a groove. first the waters where to mirror ourselves as much as we need to make the world sparkle. but that light, precisely that, which was sudden to detach life from void. it was made at the very price of the crack which branches off speech in man. that sounds in the annoucement of the night in the sun without escape which shook us. once and for all from the rocks looking for a useless shelter. if in us does not work perpetually that projector of shadows which tells us. and which only makes us uselessly envious of that room we ignore that gives us substance. under the torment of the focalization we shall last the moment of the flash. Words #1 Solo invidiare / To Envy Only 2011 Gabriele Frasca per Solo invidiare / for To Envy Only Gabriele frasca 28 29 words un attimo che sembra ancora in movimento parole che passano sotto gli occhi, quelle leggere e quelle pesanti, transitano dentro di noi come sul foglio, passano dentro e di lato, perpendicolari a tutto e creano volume, lente trafiggono e segnano la carta. pare che il foglio abbia contenuto l’ombra di un corpo. una sindone venerata sacri incanti. l’occhio si nutre di trasparenza. le parole sono disfatte, liquefatte al passaggio della vista. parole immerse come panni in un fiume, come corpi che nuotano nudi sott’acqua. parole sussurrate, che passano cantando. suonano lente le parole, ondeggiano e rendono un pò opaca la vista e con lei i nostri ricordi. sicuro che, continuando a guardarle, potrebbero passare dall’altra parte del quadro e il foglio rimarrebbe pulito. senza neanche un segno. come fosse acqua o aria e non carta. a moment that still seems to move words which pass under the eyes, the light and the heavy ones, that pass through us like on a sheet, that pass through and on the side, perpendicular to everything and that create volume, that slowly pierce and mark the paper. it seems that the sheet has contained the shadow of a body. a shroud worshipped sacred spells. the eye feeds on transparency. the words are undone, liquefied as the eyes pass on. words plunged like clothes in a river, like bodies that swim naked underwater. whispered words, that pass on singing. slowly do the words sound, ripple and make the sight a little blurred and with it our memories. for sure, if one keeps watching at them, they could pass on the other side of the picture and the sheet would stay clean. without any sign. as if it were water or air and not paper. Piero Maestri per Passare / for Passage Pietro maestri 30 Words #25 Passare / Passage 2012 31 words Words #28 Romanzo d’amore / Romance 2013 Sapevi, temevi, fremevi. Speravi che un giorno sarebbe accaduto. Lo sbirciavi tra le pagine dei tuoi feticci libreschi, lo intuivi dalle cadenze di versi sublimi. Quanti poeti studiati, quante sinfonie, canzoni o violini ti hanno cullata, impaziente adolescente sognante, prima che la realtà erompesse da quelle pagine grondanti? Ovunque, da quadri, sculture, visioni, sequenze del cinema e non, sembrava occhieggiare il fotogramma saliente del film della tua esistenza. Finché, altera e languida come un felino proteso al sole, ti ha còlta il fendente squisito della passione. Balsamo e veleno, pienezza e privazione. Lo stomaco che fluttua come un astronauta in assenza di gravità. Il tango vorticoso della dopamina e il minuetto subdolo dell’ossitocina. Misteri e delizie dei neurotrasmettitori. Due occhi più azzurri degli altri, Parigi e l’androne di un hotel particulier, i tendaggi cremisi di una stanza, gli specchi lucenti di pelle abbagliante. Dettagli, agiografie, mitologie: materia casuale dell’unico universale Romanzo. Nulla resta più identico, dopo che il fiume della vita ha rotto gli argini. Da allora, nel volteggiare di ogni nuova habanera, da Carmen impavida e saggia duellando sussurri: “Si je t’aime, prends garde à toi”. You knew, you feared, you quivered. You hoped that one day it would happen. You peeped it among the pages of your bookish obsessions, you sensed it from the rhythm of sublime poetry. How many poets studied, how many symphonies, songs or violins did lull you, impatient and dreamy adolescent, before reality erupted from those dripping pages? Everywhere, from pictures, statues, visions, movie scenes and not, the main frame of the movie of your life seemed to appear here and there. Until when, haughty and languid like a feline stretched out in the sun, you were caught by the exquisite chop of passion. Balm and poison, fullness and deprivation. The stomach waves like an astronaut without gravity. The whirling tango of dopamine and the devious minuet of oxytocin. Mysteries and delights of the neurotransmitters. A pair of eyes bluer than the others, Paris and the hall of an hotel particulier, the crimson curtains of a room, the mirrors which were shining of sparkling skin. Details, agiographies, mythologies: casual topic of the one universal Novel. After the river of life bursted its banks, nothing remained the same. Since then, in the twirl of every new habanera, like Carmen brave and wise you whisper fighting a duel: “Si je t’aime, prends garde à toi.” Yamina Oudai Celso per Romanzo d’amore / for Romance Yamina oudai celso 32 33 words sfoglio bici percorro cibi ritaglio ritagli arricciati arriccio ricordi ritagliati bacio strade percorse in polveri bambine dai sapori di meraviglia bacio strade da percorrere senza cibo senza bici senza passi di futuro I leaf through bikes I walk through foods I cut again curled up cuttings I kiss roads walked in baby dusts that taste like marvel I kiss roads to travel without food without bike without steps of future Paolo Patui per Bici / for Bike Words #7 Bici / Bike 2012 Paolo Patui 34 35 words Sussurri, penso. Tracce di sussurri. Di parole affannose oppure lente e scandite, scivolate via dalle grate dei confessionali o dall’ordito di un burqa. Aliti, suoni intrappolati dalle trame troppo fitte e divenuti materia. Segreti brucianti, come il sì sventurato di Gertrude, il cui mistero è custodito per sempre in quegli interstizi stretti. Grida, penso. Graffi di urla laceranti esplose via dalle inferriate di Abu Ghraib e di Guantanamo o dal legno tarlato di Treblinka. Parole dure come il filo spinato, penso. Impastate di sangue e lacrime e saliva, incidono quei ferri e non vanno più via. Ed è giusto così, penso. Parole, milioni di parole che invadono la nostra vita dagli schermi lividi delle tv. Parole, sembra, che dette una alla volta poi sfumano via e che invece no, restano lì, impantanate fra milioni di pixel. Impronte digitali, invisibili, ma presenti, penso, vivide dietro le trasparenze degli schermi lcd, vive dentro le nostre case, nelle nostre cucine, nelle camere da letto. Guardo Negativo e penso. Questo penso. Whispers, I think. Traces of whispers. Traces of troubled words, or of slow and articulated words, slipped out from the grill of confessionals or from the warp of a burqa. Breaths, sounds entrapped into the tight-weaves and transformed into matter. Burning secrets, like the unfortunate yes of Gertrude, whose mystery is preserved forever in those narrow interstices. Yells, I think. Scratches of ripping yells blown up from the grills of Abu Ghraib and of Guantanamo or from the worm-eaten wood of Treblinka. Harsh words, like barbed wire, I think. Words that are kneaded with blood and tears and spit, which carve those irons and never go away. And it’s right, I think. Words, millions of words which invade our life from the livid screens of television. Words, it seems, that said one at a time then could fade away, and it’s not so: they stay there, stuck into millions of pixels. Digital prints, invisible, but present, I think, vivid behind the transparency of lcd screens, alive within our homes, in our kitchens, in our bedrooms. I look at Negative, and I think. This is what I think. Words #3 Negativo / Negative 2012 Daniele Pitteri per Negativo / for Negative daniele Pitteri 36 37 words “La fotografia” quando permette di “Osservare le persone”, “Cessa di essere una riproduzione”, diventa modalità interpretativa e veicolo culturale. Come in questo scatto, nel quale il taglio documentario si fa letterario, studio, analisi e invita a guardare oltre l’immagine. Tre micro segmenti estratti dal contesto indagato, di senso compiuto dialogano tra loro e generano una trama iconica bene argomentata di riflessioni e visualizzazioni per lanciare un messaggio culturale, concettualmente indefinito, tra visibile e invisibile: alla ricerca del tempo perduto. Un Tempo da ritrovare, perché diventi Eterno. E non Solo. È anche uno scatto unico e sintesi di un punto di vista individuale. Esprime cioè con equilibrio compositivo, sensibilità espressiva, dinamica linguistica, i contenuti di un momento progettuale e individua l’identità segnica che dà forza e dinamismo alla proposta in termini di narratività. Dimensione, questa, che evoca e rievoca il trascorrere del Tempo e definisce personalità e cifra creativa dell’artista/fotografo, sia riguardo alla forma e alle sue dinamiche che ai contenuti e ai relativi processi evolutivi. “Alla ricerca del tempo perduto”, come recupero del Passato. Nel ricordo, nella memoria, tra le pieghe di un percorso che tenta di dare grandezze, valenze e struttura al Tempo che trascorre per tentare di modificarne il corso, o addirittura, di sfidarne l’incedere inesorabile, insensibile ad ogni richiamo. “Photography” when it allows to “Observe the people”, “Stops being a reproduction”, it becomes a means of interpretation and a cultural vehicle. Like in this picture, in which the documentary style becomes literary, study, analysis and invites to take a look beyond the image. Three micro segments that make sense, separated from the investigated context, dialogue with each other and create a well-argumented iconin plot of reflections and visualisations to suggest a cultural message, with an indefinite concept, inbetween the visible and the invisible: in search of lost time. A Time that must be found again, in order to make it Eternal. And not Only that. It is also a unique picture and the summary of an individual point of view. It expresses a balanced composition, an expressive sensibility, a linguistic dynamic, the contents of a moment of planning and it marks the sign identity which gives strenght and vitality to the work in terms of tale. This is a dimension which evokes and re-evokes the passing of Time and defines the personality and narrative style of the artist/photographer, both as regards the shape and its dynamics and as regards the contents and their related evolutionary processes. “In search of lost time” as a rescue of the Past. In the recollection, in the memory, among the folds of a path which tries to give measures, values and structure to a Time which passes in order to change its course or, even, to challenge its relentless advance, insensitive to any recall. Words #36 Alla ricerca del tempo perduto / In search of lost time 2013 Fausto Raschiatore per Alla ricerca del tempo perduto / for In search of lost time fausto raschiatore 38 39 words Tutte le parole son state già scritte pensate foneticamente tradotte. Ma in mezzo a Murano (dove tra l’altro oltre durante una gita dell’oratorio mi han rubato un bicchiere comprato per regalarlo a mia madre), Passat, Valentina, Davil... e altre ancor, l’occhio mi è stato catturato dal nome Picasso... sottolineato e giustamente!... Picasso sosteneva (ma credo questa affermazione l’abbia rubata a Dario Fo) che: “In arte chi ruba è un genio, chi copia è un mediocre”. ...sarà mica per questo che quando nel mio mestiere arriva qualcuno e mi sussurra: “ti racconto un’idea che ancora non ha avuto nessuno”. Pausa di un nano secondo e io esclamo… “hai avuto un’idea che nessuno ha mai avuto!!!!!” “sì”. “mi spiace”. “cioè?” “creativamente per la perdita di tempo…” “non intendo”. “se nessuno l’ha mai avuta… bè, un motivo ci dovrà pur essere!” Silenzio. FINE. All the words have already been written thought phonetically translated. But in the middle of Murano (where, moreover, during a trip with the oratorio someone stole a glass I had bought as a gift for my mother), Passat, Valentina, Davil... and many more, the eye got caught by the name Picasso... rightly underlined!... Picasso stated that (but I thinks he stole this sentence from Dario Fo): “Good artists copy, great artists steal.” ...maybe it’s for this reason that, in my profession, when someone comes and whispers to me “I’m telling you an idea that nobody has yet had.” I pause for a nanosecond and then I say: “you had an idean nobody has yet had!!!!!” “yes, I have.” “I am sorry.” “What do you mean?” “creatively, for the time you lost...” “I don’t understand.” “if nobody hasn’t had it... well then maybe there is a reason!” Silence. THE END. Words #16 Scadenze / Deadlines 2012 Paolo Rossi per Scadenze / for Deadlines Paolo rossi 40 41 words Words #9 Annunci / Notices 2012 Suggerimento di moto, di movimento: qualcosa sta per cambiare. Si impongono tre lettere. Via. Forse, vai via? Lo spostamento incorpora l’ipotesi di un luogo diverso, da scoprire in un tempo indeterminato. Spazio e tempo si fondono nel significato della breve parola concessa. Dialogo verso destra, certo, nel senso della lettura. Da sinistra arriva la voce, privata di ciò che viene prima, di un passato che non riguarda il mio sguardo limitato. A destra l’ascolto, l’attimo di attesa, a volte eterno, prima dello spostamento. Essenza di comunicazione. Io sto volentieri a destra, ora. Ti ascolto e aspetto che il corpo mi indichi il cammino da seguire. An idea of motion, of movement: something is going to change. Three letters stand out. Away. Maybe, go away? A move implies the hypothesis of a different place, to be discovered in an indeterminate time. Space and time mix up in the meaning of the brief word allowed. A dialogue towards the right, for sure, in the direction of reading. From the left a voice, deprived of what has been before, of a past which does not concern my limited glance. To the right the listening, the waiting moment, that sometimes is eternal, before the move. The essence of communication. I stay gladly on the right, now. I am listening to you and waiting for the body to reveal the path to follow. Caterina Sagna per Annunci / for Notices caterina saGna 42 43 words C’erano delle amiche di Canelli con la passione per gli indovinelli. There were the girlfriends of Canelli who had a passion for riddles. Si spostavano sempre in fila indiana, armate di prolissa cerbottana. They moved always in single line armed with verbose blow-pipe. Acchiappavano l’uomo della strada al lazo di una torrida sciarada: They captured the man of the street with the lasso of a sultry charade “Chi è che sta in equilibrio sull’abisso percorrendo sé stesso passo passo?” “Who is the one who stays in balance on the abyss traveling his own self step by step?” “Chi è che si affaccia anche senza finestra guardando sempre da sinistra a destra?” “Chi è che ti ha messo in testa le tue idee procurandoti tante cefalee?” La gente, costernata, stava zitta, intossicata da quell’aria fritta. Le amiche traboccavano di enigmi, spandevano capziosi borborigmi, Squacquerando qualunque quiproquo, che squinternasse un po’ lo status quo. Inquisivano il quorum con quei quiz, contro i quaquaraquà dello showbiz. Ma il problema dei loro indovinelli era che non celavano tranelli. Stringi stringi, tolto via ogni ricamo, significavano solo: “Chi siamo?” La soluzione, chiara come il sole, era sempre la stessa: “Le parole.” “Who is the one who looks out of the window even even if there is none always looking from the right to the left?” “Who has put your ideas in your mind provoking so many migraines?” People, appalled, stay silent, intoxicated by that nonsense. The girlfriends overflowed with riddles, and spread specious noises, Expanding any misunderstanding that could drive crazy the current situation. They grilled the quorum with those quizzes, against the fake people of showbiz. But the trouble with ther riddles was that they did not hide any snare. In the end, once erased every intricate work, they only meant: “Who are we?” The solution, as clear as the sun, was always the same: “Words.” Words #30 Coraggio / Courage 2013 Tiziano Scarpa per Coraggio / for Courage tiziano scarPa 44 45 words I Sedimenti della Infinita Ricerca Bruciano l’Anima The Sediments of the Endless Research Burn the Soul Roberto Serra per Bacheca bruciata / for Burned Board Words #5 Bacheca bruciata / Burned Board 2012 roberto serra 46 47 words parole bambine giocano, corrono lungo stretti sentieri, si nascondono dentro vecchie stanze, disorientate non ritrovano a volte la via di casa… a volte ritornano, adorne di ricami di lettere, echeggianti promesse di suoni… ti cercano e ti aspettano, grate se ti fermi a guardare, se ascolti il battito del loro cuore; miti chiedono che tu le raccolga, pronte a donare i ricordi se il tuo sguardo è gentile e la tua mano paziente words play like little girls, running down narrow paths, hiding in rambling old houses, sometimes not finding their way home... now and then they come back, attired in lace letters and echoing promises of sounds... they seek you out and wait in expectation, grateful if you stop and linger listening to the beat of their heart; softly they ask to be picked up, longing to offer their memories if your eyes are gentle and your hand is patient Marisa Sestito per Sete / for Thirst Words #24 Sete / Thirst 2012 marisa sestito 48 49 words Dare altro senso, generare una nuova stesura. Trans-formare. Come smarcarsi dal dilemma tra cambiamento e ripetizione? Interpretare, imparare a distinguere quando un fenomeno in atto è movimento superfluo, apparenza ingannevole o, invece, anàbasi nel tessuto sociale, incisione nel medio lungo periodo: per me e per Sé, per noi. Per tutti. Dubitare e porre dubbi rispetto al dogmatismo agelasta che riconosce una via come migliore, senza pensare, agire, vedere che il plurale, spesso, è più pratico del singolare. Tradire, da tràdere, consegnare, mettere in mano le chiavi per evocare. E provocare discontinuità in quei contenitori di (ansie e di) identità che in tempi recenti chiamiamo imprese: motore, causa e fine, delle economie avanzate, ma anche sottoinsieme di millenarie organizzazioni formali. Dire quasi la stessa cosa. Eco. All’imperfetto che vive. A dispetto dell’implosione in corso, come dei muri appena crollati che risconoscono, entrambi, il valore del dispari. E per questo preferisci il dispari. Perché nel pezzo mancante, nell’imperfezione dei quasi, risiede la necessaria inquietudine della traduzione: contemporaneità, fallimento del moderno, che dà altro senso, interpreta, dubita e pone dubbi, tradisce, dice quasi… la dissonanza. Giving a different meaning, creating a new draft. Trans-forming. How can one release oneself from the dilemma between transformation and repetition? Interpreting, learning when a current phenomenon is a unnecessary movement, a deceptive appearance or, on the other hand, an ascension of the social tissue, an engraving medium to long term: for me and for the Self, for us. For everyone. Doubting and suggesting doubts as regards the dogmatism uncapable to laugh which judges a choice better than the other, without thinking, without acting, without noticing that the plural is often more convenient than the singular. Betraying, from bitrayen, to hand over, to put in the hands the key to evoke. And thus provoking a discontinuity in those boxes of (anxieties and of) identities which in recent times we call enterprises: the engine, the cause and the aim of the advanced economies, but also subsets of thousand-year old formal organisations. Saying almost the same thing. Eco. To the imperfect which lives. In spite of the current implosion, like some walls which have just collapsed that recognise, both, the value of the odd number. And that is the reason why you do prefer the odd number. Because in that missing piece, in the imperfection of the “almost-s”, there is the necessary concern of translation: the state of being contemporary, the modern failure, which gives another meaning, which interprets, which doubts and suggests doubts, which betrays, which says almost... the dissonance. Words#29 Dodici / Twelve 2013 Luigi Maria Sicca per Dodici / for Twelve luiGi maria sicca 50 51 words The engraver of death laments its monotony. Day after day, she clenches a chisel in her heartshaped fist, tapping in syncopated rhythm. She carves hyphenated lives, (birth-death), beneath proper names in whispered parentheses. Daughter, Wife, Mother; Son, Husband, Father; Patriot, Statesman, Leader – reduced to a shared idiom. A footnote, a citation, a cross-reference. Fingertips smoothing the roughed surface, she bows in quiet genuflection and blows away the igneous dust pooling in grooves of Roman letters. “Dust thou art, and unto dust thou shalt return”. But grief has no edges. Thick upright lines and fine serifs offer shallow relief, rilievo schiacciato, to the living. Dead letters in cold stone, a failed homonym for consolation. Marble slabs will sugar; slate will wash away. Polished granite in royal crimson or emerald, blue lakewater or black mist best hold words. But she would prefer petroglyphs. Prehistory, prewriting, the antecedent as memento mori. Better yet, she would trade stone for a life etched in skin. An epitaph of small intimacies. If only she could see the coffined remains awaiting her inscription, mapped in dirt by head, body, and foot stones. Oh, the stories it could tell. Lips punctuated in smiles, jawbones biting unspoken words, brows furrowed with risks never plucked, closed eyes still squinting for unfound truths. That a wellmannered woman ate the skins of oranges and drank in the smell of gasoline. That an inexpressive husband kissed the moons of his wife’s fingernails as she slept, tracing a constellation of their love. If only the engraver could lay paper over body, trace its scars, rub its secrets in a gentle frottage. L’incisore della morte si lamenta della sua monotonia. Giorno dopo giorno, afferra uno scalpello nel suo pugno a forma di cuore, tamburellando a un ritmo sincopato. Scolpisce vite riassunte da un trattino (nascita-morte), in parentesi sussurrate sotto i nomi propri. Figlia, Moglie, Madre; Figlio, Marito, Padre; Patriota, Statista, Capo – ridotti a un idioma condiviso. Una nota a piè pagina, una citazione, un riferimento incrociato. Dita che lisciano la superficie ruvida, si china quietamente genuflessa e soffia via la polvere ignea nei solchi delle lettere romane. “Polvere sei e polvere ritornerai”. Ma il dolore non conosce spigoli. Le linee dritte e spesse e un raffinato carattere serif offrono scarso sollievo, rilievo schiacciato, a chi continua a vivere. Lettere morte nella pietra fredda, un inutile omonimo per la consolazione. Le lastre di marmo si addolciranno; l’ardesia sarà lavata via. Il granito lucido cremisi o smeraldo, blu o nero nebbia trattiene meglio le parole. Ma lei preferisce le incisioni murali. La preistoria, la prescrittura, l’antecedente del memento mori. Ancora meglio, scambierebbe la pietra per una vita incisa nella pelle. Un epitaffio di piccole intimità. Se solo potesse vedere i resti chiusi nella bara, mentre aspettano la sua incisione, disegnati nello sporco da testa, corpo e piedi. Oh, le storie che potrebbero raccontare. Labbra punteggiate di sorrisi, mascelle che masticano parole non dette, sopracciglia corrucciate per le occasioni non colte, occhi chiusi che ancora si riducono a fessure alla ricerca di verità non trovate. Quella signora beneducata mangiava la buccia delle arance e beveva l’odore della benzina. Quel marito inespressivo baciava le lunette delle unghie della moglie mentre dormiva, tracciando la costellazione del loro amore. Se solo l’incisore potesse appoggiare un foglio sopra il corpo, tracciarne le cicatrici, strofinare i suoi segreti in un delicato frottage. Words #12 Epitaffio / Epitaph 2012 Susan M. Stabile per Epitaffio / for Epitaph susan m. stabile 52 53 words Words #2 Pagina / Page 2011 words 54 55 words Words #15 Ufficio / Office 2012 words 56 57 words Words #4 Circolare scolastica / School Newsletter 2012 words 58 59 words Words #10 Noi / Us 2012 words 60 61 words Words #11 Quotidiani / Daily Press 2012 words 62 Words #13 Sipario / Curtain 2012 63 words Words #14 Vento / Wind 2012 Words #19 Foundation 2012 words 64 65 words Words #20 Primo diario / First Diary 2012 words 66 67 words Words #21 Sud / South 2012 words 68 69 words Words #22 Compleanno / Birthday 2012 alle pagine seguenti following pages Words #23 Trasferiti / Just moved 2012 Words #26 Ciao / Hi 2012 words 70 71 words words 72 73 words Words #27 Casa / Home 2012 alle pagine seguenti following pages Words #31 Diario / Diary 2013 Words #32 Contrari / Antonyms 2013 words 74 75 words Words #33 Raccolta teatrale / Theatre Collection 2013 words 76 77 words words 78 79 words words 80 81 words Words #34 Dizionario / Dictionary 2013 words 82 83 words Words #35 Never 2013 words 84 85 words Words #37 Pagine / Pages 2013 words 86 87 words Divagazioni sul tema primordiale – stranamente, ma non poi tanto se pensiamo che Flusser resta in sostanza un Alberto Abruzzese sua famiglia ad opera del nazismo. Ma anche in questo caso, le sue conclusioni sono ben grande umanista pur avendo ed anzi proprio per avere ricevuto in sorte la morte dell’intera diverse: “E la cultura ci appare sotto forma di un insieme sempre crescente di cose che noi appoggiamo e appendiamo alle quattro mura della nostra abitazione per coprirne la nudità e nascondere il fatto che sono una cosa di dato. Talvolta queste cose che rappresentano la cultura coprono più della sola nudità delle pareti. Coprono crepe sui muri e mascherano così il pericolo che l’edificio possa crollare sotterrandoci sotto le macerie”. La cultura di Flusser non è la società. Lui gioca sempre sul rovescio del discorso. Le pagine che qui forse si dovrebbero più decisamente evocare sono quelle, deliranti ma splendide e paradossalmente chiare, con cui Lèvi-Strauss ha parlato una volta di istituzione zero. “Una sorta di controparte istituzionale François Lyotard apre il suo saggio Economia libidinale distruggendo ogni possibile stanza in del famoso mana, il significante-vuoto senza significato determinato”: così commenta virtù della infinita pelle del mondo, una superficie che è continua in ogni sua piega e rovescio. Zizek in un suo ondivago saggio sull’architettura. Curioso: il sovrannaturale, la pregnanza C’è di tutto in queste bizzarre e cioè sapientemente tortuose idee di Flusser. È un autore che non simbolica di quanto va oltre la percezione dello spirito e della materia, istituzionalizzandosi complica i propri discorsi sovraccaricandoli di rimandi bibliografici e genealogie del sapere, ma – diventa qualcosa che, per farsi vedere, deve ricorrere alla bidimensionalità di una parete, di facendo tutto da solo – raccoglie intorno ciò che gli serve per complicarsi da dentro. Ma ci offre la una superficie né trasparente né rispecchiante. Il medium dell’immagine, dunque, non ha possibilità di capire alcuni snodi della fotografia e della sua attuale condizione digitale. Quando la immagini. Il suo messaggio è niente. È appunto un significante vuoto. Una barriera – uno fotografia è nata, si sarebbe potuto pensare – e in parte si è pensato – che su quella quarta parete schermo – che, senza essere altro che questa sua stessa funzione di separare, separa il sociale il soggetto umano avrebbe potuto finalmente fissare gli oggetti, avrebbe potuto assoggettare dal suo caos. Una pellicola grazie alla quale la “pre-esistenza del caos al sociale” riesce a il mondo e scoprirsi oggetto del mondo. La storia moderna del dispositivo fotografico – visto trovare un suo luogo, senza essere spazio, e un suo presente, senza essere tempo. dall’alto e nel suo intero arco di linguaggio analogico – dimostra semmai il contrario: alla fine la Vilém Flusser, autore ondivago almeno quanto Zizek – ma ben più profondo e meno o realtà fotografica – la lucidità dell’obiettivo e del punto di vista – non è più bastata in quanto, a diversamente mondano – ha dedicato un passaggio delle sue filosofie del design proprio alle non potere essere più tollerata è, la vista delle sue “crepe” e “imminenti macerie”. “pareti spoglie”. E scrive: “È un errore affermare che la cultura è opera degli essere umani e Il digitale costituisce un salto di paradigma. La fotografia è ancora quella di prima e non è più perciò rientra nel regno della libertà umana. Per chiunque viva all’interno di una cultura si quella di prima. La fotografia digitale polverizza la quarta parete, trasforma il reale in un anello tratta di qualcosa dato come condizione al pari della natura. Perciò le pareti sono date persino di Moebius (la pelle di Lyotard): Flusser coglie il superamento di ciò che è dato (nessuna libertà per coloro che le costruiscono”. E poi sembra dire il contrario: “Ciononostante dobbiamo dell’essere umano) da parte di ciò che è cultura (la libertà di guardare sul rovescio della datità accordare alle pareti una strana ambivalenza ontologica. Se le si guarda dall’interno, sono del mondo). Non solo ed anzi soprattutto, in modo più netto e convincente: la cultura nel senso date; se le si guarda dall’esterno sono fatte dall’uomo. (Questa è la differenza fra il cavernicolo evocato da Flusser è manipolazione e la fotografia della tarda riproducibilità tecnica e della e noi: il cavernicolo non poteva vedere le pareti dall’esterno, non disponeva di una ‘distanza nascita della riproducibilità digitale hanno in comune un progressivo abbandono dell’occhio a filosofica’). Noi possiamo uscire dalle nostre quattro mura e vedere non solo il mondo esterno vantaggio del corpo e delle mani. Lo si può dire in un altro modo ancora: l’accostamento moderno ma anche le nostre quattro mura”. – brutalmente occidentale e imperialista – tra ornamento e delitto perde di valore. Perde di senso. Anche qui, seppure in altri termini, la parete serve dunque a richiamare la differenza Ora, le arti dell’ornamento coprono delittuosamente il non senso della realtà e il senso del reale. tra disordine e ordine, tra il primordiale e il sociale. E sembra che il sociale vinca sul alberto abruzzese 88 89 diVaGazioni sul tema Disgressions on the subject by Nazism. But even in this case the conclusions are quite different: “And the culture appears to Alberto Abruzzese to cover its nakedness and to hide, in fact, that they are something given. Sometimes these us like an ever growing combination of things we lay and hang on the four walls of our house things which represent culture do cover more than the nakedness of the walls. They cover up the cracks on the walls and they conceal the danger that the building may collapse and bury us under the ruins.” The culture, according to Flusser, is not the society. He plays always on the reverse side of the question. The pages that maybe should be quoted here more decisively are those, delirant but splendid and paradoxically clear, with which François Lyotar opens his essay Libidinal Economy, distroying any possible room in virtue of the endless skin of the world, a continuous surface in each of its folds and purls. Lèvi-Strauss once talked of zero institution. “A kind of institutional counterpart to the famous There’s everything in these bizarre and wisely meandering ideas Flusser had. He is an author mana, the empty signifier with no determinate meaning”: Zizeck comment thus in a wandering that does not complicate his reflections by burdening them with bibliographical references and essay of on architecture. Strange: the supernatural, the symbolic meaning of what goes beyond the knowledge genealogies, but – making it all alone – he collects around him everything he needs perception of the spirit and of the matter, by becoming institutional it becomes something that, to complicate himself from the inside. However, he gives us the possibility to understand some to be visible, must appeal to the planar quality of a wall, of a surface which is neither transparent turning points of photography and of his present digital condition. When photography was nor a mirror. The medium of the image, thus, has no images. Its message is nothing. It is, indeed, invented, it could have been possible to think – and partially it was thought – that on that fourth an empty signifier, a barrier – a screen – that, without being anything but this separating function, wall the human subject could have finally fix the objects, he could have mastered the world and separates the social from its chaos. A film thanks to which the “pre-existence of social chaos” can discover himself object of the world. The modern history of the photographic device – seen find its place, without being space, and its present, without being time. from an external perspective and in its whole period of analogic language – demonstrates, in Vilém Flusser, a wandering author at least like Zizek – but much deeper and less differently fact, the contrary: in the end, the photographic reality – the clarity of the lens and of the point socialite – has dedicated a passage of his philosophies of design precisely to the “bare walls.” He of view – was not enough anymore because, what cannot be tolerated anymore is the sight of writes: “It is a mistake to state that the culture is a work of the human beings, and that thus it its “cracks” and of its “impending ruins.” belongs to the kingdom of human freedom. For everyone who lives inside a culture it is something The digital device is a leap of standard. Photography is the same as ever and it is not the same given as a condition similar to nature.Thus the walls are given even to those who build them.” And anymore. Digital photography crushes the fourth wall, it transforms reality in a ring of Moebius then he seems to state the contrary: “Nevertheless, we must give to the walls a strange ontologic (the skin of Lyotard): Flusser catches the overtaking of what is given (no freedom of the human ambivalence. If one looks at them from the inside, they are given; if one looks at them from the being) by what is culture (the freedom to look at the reverse side of the given-ness of the world). outside, they are made by man. (This is the difference between a caveman and us: the caveman Not only that and above all, in a clearer and more convincing way: the culture in the sense couldn’t see the walls from the outside, he didn’t have a ‘phylosophic distance’.) We can go out evoked by Flusser is manipulation and the photography of the late technical reproducibility from our four walls and see not only the external world but also our four walls.” and the birth of the digital reproducibility have in common the progressive abandonment Here as well, although in other terms, the wall is used to recall the difference between disorder of the eye in favour of the body and of the hands. It can be said in a different way again: the and order, between the primordial and the social. And it seems that the social wins over the modern combination – brutally Western and imperialist – between ornament and crime loses primordial – strangely, but not that much if we think that Flusser remains substantially a its value. It loses its sense. great humanist despite or, actually, precisely for having been given by fate a whole family killed Now, the arts of decoration cover crimefully the non-sense of reality and the sense of reality. alberto abruzzese 90 91 disGressions on the subject Luisa Menazzi Moretti Biografia Nata a Udine nel 1964, all’età di tredici anni lascia l’Italia per trasferirsi con la famiglia negli Stati Uniti, dove in Texas, nella città di College Station, frequenta la high school per poi proseguire a Houston parte degli studi universitari. Si diploma alla Bradford School of Business; in quegli anni inizia la sua passione per la fotografia; frequenta alcuni corsi prediligendo la stampa e lo sviluppo in bianco e nero. Ritorna a vivere in Europa, si laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne, lavora a Londra per poi, dopo tre anni, trasferirsi in Italia, dove inizia a svolgere la sua professione di docente di lingua inglese. Ha vissuto a Udine, Bologna, Roma, Napoli e Venezia. Nel maggio del 2012 viene inaugurata a Napoli, con la curatela di Denis Curti, la sua prima personale, Magic Mirror, che poi verrà presentata a Palermo, Bologna e Venezia. Sempre nello stesso mese ha partecipato alla collettiva Obiettivo la Ricerca organizzata da Ail a Roma, e, con un’opera, alla mostra di Italo Zannier, La Sfida della fotografia. Nel marzo 2013 partecipa all’evento Art Night Out organizzato da Affordable Art Fair per Ail a Milano. Nel mese di maggio, il nuovo progetto, Words, viene presentato da Con-Temporary Art Gallery a MIA Art Fair Milano 2013; le opere vengono poi esposte nel mese di giugno alla Galleria Spazio Paraggi di Milano. Nello stesso mese Luisa partecipa a Livorno alla collettiva del Premio Combat come finalista. Sempre nel giugno del 2013 una sua opera viene selezionata finalista anche nel Premio Obiettivo Venezia. Nel mese di settembre 2013 Luisa parteciperà a Milano alla collettiva della Galleria Spazio Farini6 Holidays Pictures. Inoltre presenterà Words nell’ambito del Festival della letteratura PordenoneLegge alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea Parco2 di Pordenone. Nell’ottobre e nel novembre 2013 il suo lavoro verrà presentato alla Galleria Civica Tina Modotti di Udine per poi, nei mesi di dicembre e gennaio, trasferirsi a Bormio con ConTemporary Art Gallery - Paola Sosio. Successivamente, nei mesi di febbraio e marzo del 2014, Words verrà ospitata all’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. www.luisamenazzimoretti.it [email protected] Luisa Menazzi Moretti è attualmente rappresentata da Con-Temporary Art Gallery Paola Sosio - Milano (www.temporaryartgallery.it) e da La Salizada Galleria - Venezia (www.lasalizada.it) luisa menazzi moretti bioGrafia 92 93 luisa menazzi moretti bioGrafia/bioGraPhY Luisa Menazzi Moretti Le opere / Works Luisa Menazzi Moretti was born in Udine in 1964. She moved with her family to the United States when she was thirteen; she was educated in Texas, first in College Station where she attended the high school and then in Houston for part of her academic education. She got her degree at the Bradford School of Business; during those years, she began cultivating her passion for photography; she attended courses, favouring printing and black and white development. She then returned to Europe, got her MA in Modern Foreign Languages and Literatures, worked in London and, after three years, moved to Italy, where she began teaching English. She lived in Udine, Bologna, Rome, Naples and Venice. Words #1, Solo invidiare/To Envy Only, 2011 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 28-29 [testo di Gabriele Frasca] Words #6, Antologia/Anthology 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x42 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 18-19 [testo di Chiara Carminati] Words #11, Quotidiani/Daily Press, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 62 Words #16, Scadenze/Deadlines 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 40-41 [testo di Paolo Rossi] Words #2, Pagina/Page, 2011 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 55 Words #7, Bici/Bike, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x42 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 34-35 [testo di Paolo Patui] Words #12, Epitaffio/Epitaph, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 52-53 [testo di Susan M. Stabile] Words #3, Negativo/Negative 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 36-37 [testo di Daniele Pitteri] Words #8, Bacheca/Board, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 20-21 [testo di Paolo Coltro] Words #13, Sipario/Curtain, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 63 Words #17, Dedica/Dedication, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x42 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 22-23 [testo di Leandra D’Antone] Words #9, Annunci/Notices, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 42-43 [testo di Caterina Sagna] Words #14, Vento/Wind, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 64 Words #10, Noi/Us, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 61 Words #15, Ufficio/Office, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 57 Biography Her first solo exhibition, Magic Mirror, opened in Naples in May 2012 with the guardianship of Denis Curti. The exhibition would then be presented in Palermo, Bologna and Venice. In the same month, Luisa Menazzi Moretti took part to the group exhibition Obiettivo la Ricerca, organised by Ail in Rome and, with one work, she took part to the collective of Italo Zannier, La Sfida della Fotografia. In March 2013 she partecipated at the event Art Night Out, organised by Affordable Art Fair for Ail in Milan. The following May her new project Words was presented by Con-Temporary Art Gallery at MIA Art Fair Milan 2013: the works would then be showed in June at the Spazio Paraggi Gallery in Milan. In the same month, Luisa took part to the collective exhibition of Premio Combat in Livorno as a finalist. Again, in June one of her works was chosen as finalist for the prize Obiettivo Venezia. During September 2013 Luisa will participate at the collective exhibition Holiday Pictures held in Milan at Spazio Farini6 Gallery. The same month she will present Words at the Literature Festival Pordenonelegge at the modern and contemporary Town Gallery Parco2 in Pordenone. In October and November 2013 her work will be presented at the Town Gallery Tina Modotti in Udine and, during December and January will move to Bormio with Con-Temporary Art Gallery - Paola Sosio. Finally, in February and March 2014, Words will be hosted at the University of Modena and Reggio Emilia. www.luisamenazzimoretti.it [email protected] Luisa Menazzi Moretti is currently represented by Con-Temporary Art Gallery - Paola Sosio Milano (www.temporaryartgallery.it) and by La Salizada Galleria - Venezia (www.lasalizada.it ) luisa menazzi moretti bioGraPhY 94 Words #4, Circolare scolastica/ School Newsletter, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 59 Words #5, Bacheca bruciata/ Burned Board, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 46-47 [testo di Roberto Serra] 95 le oPere / works Words #18, Annali d’Italia/ Annals of Italy , 2012 Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 36x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 24-25 [testo di Stefano De Asarta] Words #19, Foundation, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 36x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 65 Words #20, Primo diario/First Diary, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 67 Words #21, Sud/South, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 69 Words #22, Compleanno/Birthday 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 71 Words #23, Trasferiti/Just moved 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 72 Words #24, Sete/Thirst, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 48-49 [testo di Marisa Sestito] Words #25, Passare/Passage, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x42 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 30-31 [testo di Pietro Maestri] Words #26, Ciao/Hi, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 73 Words #27, Casa/Home, 2012 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 75 Words #28, Romanzo d’amore/ Romance, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 32-33 [testo di Yamina Oudai Celso] Words #29, Dodici/Twelve, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 50-51 [testo di Luigi Maria Sicca] Words #30, Coraggio/Courage 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 44-45 [testo di Tiziano Scarpa] Words #31, Diario/Diary, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari+ II p.a. pp. 76/77 Words #32, Contrari/Antonyms, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 78/79 Words #33, Raccolta teatrale/ Theatre Collection, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 80/81 Words #35, Never, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 85 Words #36, Alla ricerca del tempo perduto/In search of lost time, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x42 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 38-39 [testo di Fausto Raschiatore] Words #37, Pagine/Pages, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 87 Words #38, Follia/Madness, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 14-15 [testo di Francesca Bertoli] Words #39, Fine/End, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x42 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 26-27 [testo di Elio De Capitani] Words #40, Anima/Soul, 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 42x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. pp. 16-17 [testo di Noemi Calzolari] Words #34, Dizionario/Dictionary 2013 stampa Fine Art Giclée carta cotone Hahnemühle 60x60 cm edizione di 7 esemplari + II p.a. p. 83 le oPere / works 96