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La testuggine e la tartaruga

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La testuggine e la tartaruga
LA testuggine
e
la tartaruga
La tartaruga e la testuggine, essendo rettili appartengono, all’ordine
“chelonia”. I cheloni, come gli altri membri del gruppo Amniota (Rettili,
Uccelli e Mammiferi) sono caratterizzati dal fatto di respirare aria e di non
deporre uova nell’acqua.
Di seguito è illustrata una classificazione semplificata, che mostra solo i
gruppi attualmente esistenti:
1
• Anapsida
Comprende i rettili più antichi e primi ad essere comparsi. Essi
hanno dato origine agli uccelli, mammiferi, i dinosauri,e i rettili
attuali nonostante siano comparsi 30 milioni di anni dopo
l’estinzione di questa stessa sottoclasse.
• Diapsida
Deriva dall’evoluzione di rettili anapsidi e
comprende tutti i rettili attuali tranne le
tartarughe e la maggior parte dei rettili
estinti.
• Synapsida
Comprende gli animali denominati rettilimammifero. Generarono la linea evolutiva da
cui sarebbero derivati i mammiferi e si
estinsero nel Giurassico a causa della
pressione selettiva dei grandi rettili.
L’ordine Chelonia è diviso in due sottordini:
1. Cryptodira
Il collo e in genere anche la testa vengono retratti nella corazza tra
le scapole, ed il collo si piega formando una "s" sul piano verticale.
Si trovano in Europa, Africa, Asia e America. Non tutte le
tartarughe di questo sottordine, comunque, sono in grado di
ritirare completamente la testa nella corazza, come nel caso delle
2
tartarughe azzannatrici
e alligatore.
2. Pleurodira
Il collo viene piegato di lato anziché retratto nella
corazza, formando una "s" sul piano orizzontale.
Il cinto pelvico non è libero, contrariamente ai
Cryptodira, bensì fuso con la corazza. I Pleurodira
si trovano in Africa, Australia e Sud America.
Questo sottordine comprende due famiglie.
Generalità e anatomia
E’ bene precisare che, nonostante i termini “tartaruga
e testuggine” siano usati scambievolmente, il primo
sta a indicare la specie acquatica, carnivora o
onnivora, sia marina sia palustre, mentre il secondo si
riferisce alla specie terrestre, erbivora. Entrambe
possono raggiungere dimensioni fino a 3 m e un peso
di 750 chili e, in particolare le testuggini possono
vivere fino a 150 anni, mentre quelle acquatiche
dai 25 ai 30 anni.
E presente un guscio protettivo che racchiude gli organi interni, costituito da
due parti: una dorsale chiamata carapace, e una ventrale, il piastrone,
composte di un totale di 50-60 tessere chiamate scuti. Sono di origine
epidermica, sono cioè prodotti dallo strato più superficiale della cute e
rappresentano scaglie modificate, che in buona parte non combaciano con i
margini delle singole ossa sottostanti della corazza, ma sono sfasati, per dare
alla corazza una struttura più solida.
3
Carapace
4
Piastrone
Le tartarughe sostituiscono la parte più esterna degli scuti vecchi, mentre
nelle testuggini lo strato esterno si logora gradatamente e viene sostituito
dalla produzione di nuova cheratina.
Il rispettivo carapace è molto convesso e la dimensione varia da specie a
specie. Sono provviste di quattro arti ricoperti di squame, dure che spesso
contengono una porzione ossea e conformati in maniera differente a seconda
dello spostamento, se avviene per via terrestre o acquatica. Essendo animali
pentadattili presentano cinque dita per ciascuna zampa, munite di unghie di
solito cinque nell’arto anteriore e quattro in quello posteriore. In particolare,
nelle testuggini le dita sono unite, mentre nelle tartarughe sono separate e
legate solamente da membrane per facilitarne il movimento natatorio.
Sia la testuggine sia la tartaruga necessita di adeguate cure e attenzioni
riguardo alla metodologia di allevamento e alla manipolazione, in particolare
la tartaruga può subire lesioni irreversibili se non viene maneggiata con cura
perché la giuntura tra il cranio e la prima vertebra cervicale è collegata
solamente da due fasce articolari.
I cheloni non possiedono denti e le mandibole
hanno bordi affilati e formano una specie di
becco corneo (ranfoteca) che viene usato per
tagliare il cibo in pezzi che possano essere
facilmente ingoiati. Il margine della ranfoteca
può essere molto tagliente e in alcune specie
è seghettato. La ranfoteca è adatta sia a
un’alimentazione vegetariana sia a una
carnivora; è a crescita continua, per
compensare il consumo causato dall’uso e la
lingua è poco mobile, carnosa.
Gli occhi sono situati lateralmente e
sono protetti da due palpebre, di cui
solo quella inferiore è mobile, e da
una terza palpebra o membrana
nittitante. I cheloni hanno una
sensibilità ai colori superiore a quella
umana,
perché
spazia
dagli
ultravioletti di tipo A (UVA) al rosso;
5
mentre il condotto uditivo e il padiglione auricolare sono assenti, per la
presenza della membrana timpanica protetta da una squama ovoidale
rotondeggiante, posteriormente all’apparato visivo.
Organi interni
Le tartarughe non possiedono il diaframma, quindi la cavità toracica e
addominale non sono divise e gli organi interni si trovano in un’unica grande
cavità chiamata cavità celomatica. Oltre agli organi interni sono annessi i
vari sistemi, ovvero quello digerente, respiratorio e circolatorio e i vari
apparati, quello urinario e riproduttivo.
Per struttura e funzione il fegato e lo
stomaco sono simili a quelli dei
mammiferi. Il primo è molto grande
infatti occupa metà della cavità
celomatica; il secondo produce acido
cloridrico e pepsina.
L’intestino tenue comprende : il
duodeno, il primo tratto, e affiancato
dal
pancreas,
riceve
il
dotto
pancreatico e i dotti biliari; il colon,
corto e connesso alla milza; e la parte
finale detta cloaca.
Sistema digerente
Il transito intestinale è molto lento e
può arrivare fino ad un mese in cui la
digestione
della
fibra
avviene
attraverso l’azione dei batteri e dei
protozoi intestinali. La produzione di
enzimi digestivi e l’assimilazione dei
principi nutritivi è la stessa di quella dei
vertebrati superiori.
6
Come in tutti i rettili, le cellule
ematiche dei cheloni possiedono il
nucleo, al contrario dei mammiferi. I
globuli rossi sono ovoidali con un
nucleo spesso irregolare. Oltre che
dalla classica produzione a livello di
Sistema circolatorio
Il cuore, composto da due atri
e un ventricolo, si trova tra le
due masse dei muscoli che
muovono gli arti anteriori.
Nei cheloni le narici esterne sono in comunicazione
con le narici interne, per cui c'è comunicazione tra la
bocca e le camere nasali. Questa comunicazione è
evidente quando si osserva una tartaruga che beve:
lo fa, infatti, aspirando l'acqua dalle narici, dopo
averle immerse nel liquido.
Sistema respiratorio
I bronchi entrano nei polmoni dorsalmente. I polmoni
hanno una struttura molto diversa da quella dei
mammiferi, spongiosa, e dimensioni relativamente
grandi perché occupano la parte superiore della
cavità celomatica; la superficie respiratoria tuttavia è
proporzionalmente inferiore a quella dei mammiferi,
perché i rettili hanno un tasso metabolico inferiore.
Il volume dei polmoni si riduce notevolmente quando
la testa e i quattro arti sono completamente retratti
all’interno della corazza. Dorsalmente e lateralmente
i polmoni aderiscono alla superficie interna delle
ossa del carapace; inferiormente aderiscono a una
lamina di tessuto connettivo, detta membrana
diaframmatica, che li separa dalla cavità celomatica
sottostante. Essendo attaccati da tutti i lati, i polmoni
non collassano in caso di ferite penetranti che
espongono il tessuto polmonare, come accadrebbe
ai mammiferi.
L’aria viene inspirata dalle narici; la respirazione a
7 aperta nei cheloni non può avvenire poiché il
bocca
torace non si può espandere, essendo completamente
ossificato e rigido. La respirazione avviene tramite la
Respirazione
Apparato urinario
Il sistema urinario dei cheloni, come nei mammiferi, è composto da reni,
ureteri, vescica urinaria e uretra, che si tovano nella parte caudale della
cavità celomatica. La vescica in molte specie è bilobata; può fungere da
riserva d’acqua: per questo motivo molte tartarughe terrestri urinano mentre
bevono, per poter rimpiazzare la loro riserva idrica. Lo svuotamento della
vescica urinaria è un comune meccanismo di difesa quando una tartaruga
viene afferrata.
In base ai prodotti finali del metabolismo proteico possiamo distinguere i
cheloni in:
•
•
•
•
Uricotelici (eliminazione principalmente di acido urico e urati)
Ureo-uricotelici (eliminazione di acido urico e urea).
Ureotelici (eliminazione principalmente di urea).
Amino-ureotelici (eliminazione di ammoniaca e urea).
I cheloni terrestri di ambienti aridi o semi aridi sono prevalentemente
uricotelici o ureo-uricotelici e quelli acquatici eliminano prevalentemente
urea, in quanto hanno a disposizione acqua in abbondanza.
Apparato riproduttore
8
Maschile
Femminile
I testicoli sono organi pari,
ovoidali, localizzati in posizione
dorso-caudale, accanto ai reni;
producono gli spermatozoi e gli
ormoni sessuali. Il pene si
differenzia
da
quello
dei
mammiferi per il fatto di non
contenere l’uretra; non è quindi
correlato all’apparato urinario. La
sua sola funzione è riproduttiva.
Nelle femmine sono presenti due
ovaie, che producono gli ovuli e gli
ormoni sessuali.
Legislazione relative ai cheloni
La CITES ( convenzione di Washington sul commercio internazionale
delle specie di fauna e flora minacciate dall’estinzione) ha il compito di
controllare il commercio di animali e piante vivi, morti, o parti e prodotti
derivati) minacciati dall’estinzione. In Italia è entrata in vigore nel 1980 e
l’attuazione della Cites è affidata a diversi ministeri :
1. Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare
2. Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
3. Ministero dello sviluppo economico
1. E’ l’autorità di gestione Cites.
2. Si avvale delle guardie forestali per il controllo e la certificazione a rispetto
della Convenzione.
3. Rilascia licenze di importazione ed esportazione.
Le specie animali e vegetali minacciate dall’estinzione vengono suddivise in
tre appendici:
• Appendice 1
Specie cui commercio è vietato
• Appendice 2
Specie cui commercio è regolamentato
• Appendice 3
Specie protette dai singoli Stati per
regolamentare le esportazioni dai loro territori
9
Nei regolamenti le specie da proteggere, a seconda del grado di controllo e di
protezione che si vuole esercitare, sono state suddivise in 4 allegati:
• Allegato A
• Allegato B
Le specie che rientrano nell’appendice 1 e alcune specie
dell’appendice 2.
Le specie che rientrano nell’appendice 2, le specie
dell’appendice 1 per le quali è stata avanzata una riserva, e
altre specie per le quali si è stabilito che l’introduzione di
semplari vivi nell’ambiente naturale della comunità possa
costituire un pericolo ecologico per le analoghe specie
indigene.
• Allegato C
Le specie dell’appendice 3 e alcune riserve dell’appendice 2.
• Allegato D
Le specie di cui la importanza del volume di importazioni
comunitarie giustifica un controllo e specie dell’appendice 3
per le quali è stata avanzata una riserva.
Sanzioni
Le violazioni alle disposizioni della Convenzione e del regolamento (CE)
n.338 del 1997 sono punite con le sanzioni previste dalla legge 150/92
integrata e modificata dalla legge 59/93 e dal D. lgs. 275/01 che, oltre a
prevedere specifiche sanzioni per i reati di violazione della normativa CITES,
indica precise misure per regolamentare la detenzione ed il commercio della
specie.
In base a questa legge è vietato importare esportare o riesportare, vendere
esporre e detenere esemplari vivi, morti nonché loro parti e derivati dalle
specie iscritte alle appendici 2 e all’appendice 3 che siano sprovviste di
regolari permessi.
10
La legge 150/92 configura l’inosservanza dei sopraelencati divieti come reati
e li penalizza con l’arresto o l’ammenda e, sempre, con la confisca degli
esemplari o dei prodotti.
L’art. 8 affida al corpo forestale dello Stato la sorveglianza sull’applicazione
della normativa che viene effettuata dai nuclei operativi istituiti presso le
dogane abilitate ed i servizi CITES territoriali.
Solo per gli oggetti che effetti personali sono previste specifiche deroghe e
sanzioni, sono punite con sanzioni le violazioni che riguardino sia gli
esemplari che i loro prodotti e derivati.
Le testuggini
Le specie
Nel nostro paese sono tre le specie di Testuggini presenti. La prima specie,
quella da più tempo radicata nel nostro territorio è la testuggine di Hermann
(Testudo hermanni); poi in ordine di diffusione, la testuggine marginata
(Testudo marginata), importata in Italia dalla Grecia meridionale già nel
secolo scorso e in ultimo, quella di origine più dubbie, in quanto alcuni la
reputano originaria italiana ed altri pensano sia stata importata fin dai tempi di
Noè, la testuggine moresca (Testudo graeca).
Testudo Hermanni
La Testudo hermanni deve il suo
nome al noto naturalista francese
Jean Hermann ( 1738-1800); è
l'unica specie autoctona che abita la
nostra penisola e con le diverse
sottospecie si allarga a buona parte
del continente Europeo. In questi
animali vista e olfatto sono ben
sviluppati: sanno distinguere forme,
colori, riconoscono anche le persone
e l'odorato è fondamentale per la
11
ricerca del cibo distinguendo erbe commestibili da quelle velenose,
necessarie per il proprio fabbisogno.
ll loro senso dell'orientamento è molto preciso e sono abbastanza metodiche
nell'abitare il proprio territorio: se vengono spostate dall'area abituale, in
breve tempo ricercheranno la strada di casa.
E’ diffusa nell’Europa meridionale, nella Spagna orientale, nella Francia
meridionale, in Corsica, in Grecia, in Italia e nella Penisola Balcanica. In
particolare si presuppone che le sottospecie Testudo hermanni herrmanni
e Testudo hermanni boettgeri provengano rispettivamente dalle ughe della
parte occidentale dei Balcani e da quelle della parte orientale.
Testudo
Testudo Hermanni Hermanni
HABITAT
L'habitat
tipicamente
mediterraneo, è
Testudo
Hermanni Hermanni
caratterizzato
da
inverni
miti
e
discretamente piovosi e da estati aride e
molto calde, con temperature abbastanza
elevate.
Si addentra nella bassa vegetazione della
macchia, costituita da cespugli, arbusti e
sottobosco, con spazi dedicati a distese di
erbe di campo.
Testudo Hermanni Boettgeri
DESCRIZIONE
Le dimensioni di questo chelone variano a seconda della sottospecie; tuttavia
possiamo dire che mediamente oscillano dai 13-14 cm. per gli esemplari
maschi, ai 28-30 per le femmine adulte.
Il carapace discretamente bombato, quasi a formare una sorta di cupola
liscia, ha la colorazione base che varia dal giallo olivastro al giallo ocra;
caratteristica fondamentale che contraddistingue la specie, sono le macchie
12
nere presenti su di esso: molto ben marcate e concentrate nei margini esterni
degli scuti.
•
Le T.H.H. sono note per le
marcature ben definite e
nitide che, con il passare del
tempo, tendono a scurirsi
sempre di più. Il fondo di ogni
scuto si presenta vivace con
colori simili all’oro e, in alcuni
esemplari, anche quasi
all’arancione
• Una differenza ancora più
visibile è presente sul quinto
scuto vertebrale.
Le T.H.H. possiedono una
marcatura ben definita a
formare la cosiddetta forma a
“buco della serratura“.
•
•
Un’ulteriore caratteristica della zona posteriore
del carapace, è presente sugli scuti
sopracaudali.
In tutti gli esemplari di T.H.H. la placca
sopracaudale è divisa in due scuti.
Nelle T.H.H. la giuntura
tra gli scuti pettorali è in
modo evidente più
corta della giuntura
presente tra gli scuti
femorali.
13
•
Nelle T.H.H. il piastrone si presenta marcato con una colorazione divisa in due barre
longitudinali ininterrotte, che appaiono uniformi e ben definite.
•
T.H.H. il bordo inferiore
una specie di “U” anche
è più delineato come
degli scuti omerali forma
se non mancano casi in cui
una “V”.
•
Le guance
delle T.H.H. presentan
o una macchia
gialla nella zona
appena sotto l’occhio.
Le specifiche morfologiche descritte in precedenza, in particolare le
dimensioni, l'aspetto del guscio e quindi la colorazione possono essere
strettamente influenzati dalle caratteristiche climatiche, ma non solo,
dell'habitat in cui l'animale vive: il tasso di umidità, la quantità di acqua
presente, l'irradiazione solare, la temperatura e il tipo di alimentazione che la
natura offre.
DIMORFISMO SESSUALE
Gli esemplari maschi presentano dimensioni inferiori rispetto alle femmine,
una coda molto più lunga e grossa e il piastrone concavo, per consentire di
montare sopra il carapace della femmina molto più facilmente durante
l'accoppiamento; al contrario il piastrone di queste ultime è piatto e la coda
molto più piccola e corta.
14
L'angolo formato dagli scuti anali del piastrone ha un'ampiezza maggiore nei
maschi, così come la distanza dell'apertura cloacale dalla base della coda; al
contrario l'altezza di questi scuti è maggiore nelle femmine.
Lo scuto sopracaudale è incurvato verso il basso nel maschio, mentre
allineato al carapace nelle femmine.
ABITUDINI
Durante le primissime ore del giorno assaporano i caldi raggi solari,
permettendo così alla temperatura corporea di raggiungere i gradi necessari
per attivare tutte le funzioni metaboliche. Sovente è in questa fase della
giornata che si dedicano all'accoppiamento, o nelle ore un po' più fresche
dell'imbrunire.
Durante il corso della giornata si dedicano alla ricerca del cibo e nelle ore più
calde, soprattutto durante la piena stagione estiva, cercano freschi ripari tra i
cespugli, nei rifugi scavati nella terra o sotto qualche pianta che offre loro un
po' di ombra.
ALLEVAMENTO
ALLEVAMENTO
Essendo la Testudo hermanni
originaria
delle
zone
mediterranee
va
allevata
all'aperto.E'
assolutamente
sconsigliato l'allevamento nei
terrari in casa, poichè non si
riuscirebbe a garantire in modo
perfetto tutta una serie di
condizioni che sono necessarie
alla salute del nostro animale. Si
può ricorrere a questa alternativa
in caso di necessità per malattie.
Nel nostro giardino come prima
cosa è opportuno limitare l'area
dedicata alle nostre tartarughe, con
l'allestimento di un recinto molto
robusto; il materiale utilizzabile può
essere di vario genere: dai mattoni
di tufo, da una staccionata o una
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semplice rete metallica (in quest'ultimo caso è consigliabile rivestirla
all'interno con del materiale liscio, per evitare possibili arrampicate e di
conseguenza la fuga). La recinzione deve essere interrata almeno 25 cm. e
alta circa 30/40 cm.
Per ogni esemplare adulto è necessario almeno uno spazio di 4/6 mq., non
va sottovalutato che spesso la convivenza tra più esemplari maschi è
rischiosa, soprattutto nel periodo dell'accoppiamento, ecco perché il rapporto
ideale è di un maschio per 5/6 femmine.
Le nostre testuggini, necessitano inoltre di zone d'ombra necessarie per
ripararsi dai raggi solari nelle ore più calde, di acqua fresca e pulita sempre a
disposizione, di un rifugio dove poter trascorrere al riparo la notte ed il letargo
e naturalmente di erbe di campo per il proprio nutrimento.
Il rifugio può essere in legno o di altro materiale isolante, mentre per ricavare
zone d'ombra è consigliato usare piante di rosmarino, salvia e lavanda.
Per ultima, ma non perché meno importante, è l'esposizione al sole: presente
sin dalle prime ore del mattino fino al tramonto, in modo tale che le tartarughe
possano seguire il naturale decorso della giornata.
LETARGO
Con il calare delle temperature e l'avvicinarsi della stagione fredda le Testudo
rallentano la loro attività fisica e metabolica iniziando così a prepararsi per il
letargo; perdono gradualmente appetito diventando sempre più apatiche e a
poco a poco svuotano l'apparato digerente. E' importante che lo stomaco sia
libero perché, i residui di cibo potrebbero portare fermentare creando gravi
conseguenze per l'animale.
Una volta pronte e trovato
un punto idoneo dove
trascorrere
l'inverno
cominciano a scavare: può
corrispondere alla base di
un cespuglio o di qualche
tronco,
oppure
direttamente all'interno dei
rifugi preparati.
Il letargo è sempre un
periodo in cui molte
preoccupazioni si fanno
luce, ma se la tartaruga è
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in ottima salute, ha seguito un'alimentazione corretta e quindi ha le riserve
giuste di grasso, non ci sono problemi affinché possa affrontare questo
periodo fondamentale e naturale della sua vita.
Una volta interrate è consigliabile coprirle ulteriormente con un ampio strato
di foglie secche e fieno. E' una fase molto delicata: il chelone non ha alcuna
capacità di difesa ed è inerme agli attacchi dei roditori (nemici per
eccellenza), ecco perché è importante creare dei rifugi ben strutturati, o
ricoprire totalmente la nostra recinzione con una rete metallica a maglie molto
strette. La temperatura ideale del letargo si aggira intorno ai 5° gradi; oltre i
10° gradi gli animali tendono a riprendere la loro attività, seppur lenta, mentre
ad una soglia inferiore agli zero gradi c'è il rischio di congelamento e morte.
Questo periodo non deve superare la durata di 20 settimane complessive.
In taluni casi è possibile anche
il letargo controllato, ovvero
porre la nostra tartaruga in un
contenitore di legno o di altro
materiale, riempirlo con paglia
o torba e posizionarlo in un
luogo al chiuso, facendo ben
attenzione che le temperature
non superino i 10°.
Durante
i
primi
tepori
primaverili
assisteremo
al
risveglio ed è importante non far mancare l'acqua e provvedere per qualche
giorno a bagnetti in pochi centimetri d'acqua tiepida.
Far saltare il letargo è altamente sconsigliabile, in quanto è una fase naturale
presente nella vita della nostra tartaruga. Solo in casi estremi in cui l'animale
presenta delle patologie si può ricorrere ad un terrario ben allestito e prestare
così le cure necessarie tenendola sotto osservazione; in questo habitat si
devono creare le temperature adeguate, il corretto tasso di umidità, una
giusta aerazione, cercando di riproporre una condizione il più simile a quella
esterna.
ACCOPPIAMENTO E RIPRODUZIONE
Al risveglio dal periodo di ibernazione, dopo alcuni giorni di "assestamento",
inizia il noto periodo dell'accoppiamento. Il maschio corteggia la femmina
attraverso inseguimenti, morsi e colpi sul carapace.
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La monta avviene sul dorso della compagna e la copula per mezzo
dell'estroflessione del pene contenuto nella grande coda del maschio. E'solo
durante questo atto che si può sentire un gemito che accompagna tutta la
fase dell'accoppiamento. La femmina in taluni casi, ha la capacità di
conservare lo sperma anche per tre-quattro anni, in un apposito organo, la
spermateca, situato all'interno dell'ovidotto.
Sono animali ovipari quindi soggetti alla deposizione delle uova. Possono
verificarsi fino a quattro deposizioni per stagione, anche con una sola
fecondazione. Il periodo di incubazione oscilla dai due ai tre mesi e sul sesso
dei nuovi nascituri, hanno moltissima influenza la temperatura esterna, il
tasso di umidità e le condizioni climatiche.
Con temperature inferiori ai 31° gradi circa, le probabilità che nascano
esemplari maschili sono maggiori; viceversa assisteremo a più nascite di
cheloni femmina. Al momento della schiusa, che avviene in tempo per nutrirsi
prima dell'arrivo dell'inverno, la baby tartaruga romperà il guscio per mezzo di
un tubercolo corneo posto tra le narici e la mascella superiore, denominato
"dente dell'uovo".
Dopo pochi giorni questa protuberanza sparirà, così come dopo circa 48 ore
verrà assorbito completamente il sacco vitellino. In taluni casi la schiusa può
non avvenire per tempo e così i piccoli affronteranno il periodo di ibernazione
direttamente nell'uovo per poi abbracciare i raggi del sole in primavera.
ALIMENTAZIONE
ALIMENTAZIONE
E' un animale esclusivamente erbivoro. In natura può anche nutrirsi di piccole
chioccioline, utili per la somministrazione di calcio o altri piccoli insetti, ma
solo a causa di lunghi periodi di aridità in cui la vegetazione è molto più
scarsa. In questi casi si regola autonomamente.
In cattività è assolutamente da evitare la somministrazione di proteine,
attraverso carne o altri alimenti, che come è noto, possono provocare
deformazioni al carapace ed altre patologie. La sua alimentazione è
composta principalmente da erbe di campo, come ad esempio il tarassaco, la
piantaggine, il trifoglio, la malva, etc.
E' consigliabile piantare queste erbe direttamente nel recinto, in modo tale
che l'animale possa autoregolarsi. La frutta può essere somministrata, ma
deve corrisponde al 10% della sua alimentazione. Diversamente si può
preparare una miscela di varie erbe e procedere alla somministrazione.
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Assolutamente importante non far mancare mai l'acqua alla nostra tartaruga.
In natura è abituata a sorseggiare da piccole pozze e in caso di prolungata
siccità sfrutta le proprie risorse interne.
Legislazione
Testudo hermanni è in appendice II CITES e in allegato A del Regolamento
CE 2724/2000. Significa che è una specie protetta e non può essere detenuta
o venduta (salvo deroghe particolari), a meno che non si tratti di un soggetto
nato in cattività. Anche in tal caso, per essere venduta, deve essere reso
riconoscibile mediante vari mezzi (ad esempio l’inserimento del microchip, se
la tartaruga è lunga almeno 10 cm o ha almeno 5 anni di età, oppure la foto di
piastrone e carapace) e accompagnata dalla relativa documentazione legale.
In caso di cessione gratuita sono sufficienti i documenti forniti dall’allevatore.
Inoltre, rientrando nella fauna protetta, se si trova casualmente una di queste
tartarughe non la si può tenere. È possibile però denunciarne il ritrovamento
al Corpo Forestale dello Stato e chiederne l’affidamento, se l’ambiente in cui
viene rinvenuta non è idoneo alla sua sopravvivenza (ad esempio nei pressi
di un centro abitato dove rischia di venire schiacciata dalle automobili), o se
viene trovata ferita o malata.
Testudo Hermanni Boettgeri
HABITAT
Vive in ambienti aridi e pietrosi, costiere e sub costiere, pinete, zoni collinari e
campi coltivati.
DESCRIZIONE
DESCRIZIONE
Le dimensioni si aggirano attorno ai 20-30
cm. Il carapace robusto e allungato presenta
una colorazione chiara, con le areole degli
scuti di colore scuro brunastro o nero. La
pelle è di colore chiaro, munita di robuste
squame.
Le
caratteristiche
che
contraddistinguono questa sottospecie dalla
Hermanni Hermanni sono :
19
• I colore degli scuti è più spento e presente in tre varianti: color corno,
marrone chiaro e qualche variante non vivace di giallo. Le marcature nere
poste ai bordi di ogni scuto, non sono molto scure . Con l’avanzare
dell’età inoltre, tendono a sbiadire sempre di più fino a quasi scomparire.
• Una differenza
presente
vertebrale. Il
genere dispone
distinguibile o
simbolo in
ancora più visibile è
sul quinto scuto
quinto scuto vertebrale in
di un marcatura non
riconducibile a qualche
particolare.
• Un’ulteriore caratteristica
della zona posteriore del carapace, è
presente sugli scuti sopracaudali.
Nelle T.H.B. alcuni esemplari l’hanno
divisa mentre in altri manca questa
separazione.
• La giuntura tra gli scuti pettorali è più
lunga della giuntura presente tra gli scuti
femorali.
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• La colorazione del piastrone è nero,
irregolare, spezzettata e sbiadita
• Le guance non presentano o
presentano a malapena la
macchia gialla che solitamente si
trova sotto l’occhio.
• Il bordo inferiore degli scuti omerali di
solito forma una “V“. In particolare questa
“V” è delimitate
da linee abbastanza dritte.
DIMORFISMO SESSUALE
I maschi hanno dimensioni minori, possiedono un piastrone concavo, la coda
lunga, e larga. Le femmine sono di dimensioni maggiori e presentano un
carapace più bombato, il piastrone è piatto, la coda è corta e sottile.
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L’accoppiamento avviene nella stagione primaverile, e dopo l’accoppiamento
le femmine scavano una piccola buca per deporre da 3 a 12 uova in 2 o 3
covate a distanza di tre settimane l’una dall’altra. In incubatrice alla
temperatura di 30-32° si schiuderanno dopo due mesi, mentre se si lasciano
dove sono state deposte si schiuderanno dopo tre mesi.
ALLEVAMENTO
ALLEVAMENTO
L’ambiente ideale è una zona di giardino recintata ed esposta al sole, ricco di
ripari, nascondigli, e zone d’ombra. La recinzione può essere realizzata in
legno, con reti metalliche, mattoni di tufo, o in muro di cinta. E’ fondamentale
che non vi siano vie di fuga, in modo che l’animale possa evitare lesioni
fisiche e traumi dovuti ad auto o altri animali.
Per risolvere il problema è necessario che l’altezza della recinzione sia
almeno il doppio di quella dell’animale, e che sia utilizzata una rete metallica
di almeno 20 cm sotterrata alla base della recinzione.
Per l’allevamento di questa specie si possono utilizzare substrati ricchi di
erbe selvatiche che permettano all’animale di alimentarsi.
ACCOPPIAMENTO
ACCOPPIAMENTO E RIPRODUZIONE
Il rapporto quantitativo tra maschi e femmine è molto importante all’interno
dell’allevamento: se la maggioranza è di sesso maschile le lotte per il
territorio o eventuali femmine potrebbero causare agli animali ferite gravi e
stress continuo, e inoltre il maschio nella stagione dell’accoppiamento può
causare lesioni mortali alla femmina. Per questo si consiglia un rapporto 1 a
3, e se non è possibile, è preferibile separare il maschio è introdurlo nella
stagione dell’accoppiamento.
LETARGO
Questa sottospecie è attiva da marzo fino ai primi di novembre, e tre questo
mese e febbraio entrano in ibernazione. Il letargo è fondamentale per la
testuggine, altrimenti invecchierebbe precocemente, e si indebolirebbe a
seguito della riduzione delle difese immunitarie e quindi alla contrazione di
malattie e infezioni.
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Il letargo può essere fatto fare anche all’aperto, utilizzando materiali isolanti
e riscaldanti come foglie secche o paglia, in modo tale che la testuggine non
possa risentire delle basse temperature. E’ necessario un controllo periodico
soprattutto per quelle che non sono interrate. Al risveglio è opportuno lavarle
delicatamente con acqua tiepida per reidratarle, farle defecare e urinare.
ALIMENTAZIONE
E vegetariana. L’alimentazione deve essere varia,e solitamente le testuggini
vengono nutrite in maniera sbagliata, solo con lattuga o alimenti proteici. Il
90% dell’alimentazione deve essere costituita da vegetali e il restante 10% da
frutta e ortaggi.
L’alimentazione deve fornire fibre, vitamine, minerali, pochissime proteine
animali e molta acqua. E’ bene che la testuggine si nutra autonomamente
con le erbe selvatiche, se presenti nel recinto e prive di qualsiasi
antiparassitario.
Si preferiscono vegetali che contengono molto calcio e poco fosforo come il
tarassaco, la malva, la piantaggine e le cicorie selvatiche, anche il radicchio
verde e rosso, scarola, indivia, riccia, pale di punzia, fiorie e foglie di ibisco,
foglie di vite non trattata.
Gli ortaggi e la frutta che possono essere somministrati una volta al mese
sono: le carote, le zucchine, i finocchi, le melanzane, i pomodori, le
albicocche, le pere, le mele, fragole, pesche susine e fichi d’india, il tutto
lavato sotto acqua corrente.
Sono da evitare, in quanto tossiche: il ranuncolo, il romice,la robinia, la
vitalba, il pepe d’acqua, l’oleandro, l’edera, la felce, e l’aucuba.
Siccome l’alimentazione è formata dal 70-80% di acqua, la testuggine non ha
eccesivo bisogno di bere, ma deve essere presente una vaschetta d’acqua in
modo che andrà quotidianamente sostituita, la quantità di acqua deve essere
tale da impedire l’annegamento delle testuggini più piccole.
La “piramidalizzazzione” è la patologia più diffusa tra le testuggini, in quanto
è sintomo di una cattiva alimentazione, e si manifesta con la deformazione
permanente degli scuti del carapace. Sono assolutamente da evitare alimenti
come : il riso, la pasta, il pane, legumi, banane, latte, formaggi, o altri prodotti
derivati del latte, cibo per cani o per gatti.
LEGISLAZIONE
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La specie è compresa nell’appendice 2 C.I.T.E.S e in allegato A del
regolamento CE.
Testudo Marginata
HABITAT E ORIGINE
E’ diffuso nella Grecia centrale
e meridionale, in Albania sud
occidentale e in Italia, dove è
stata introdotta in epoca
storica, più precisamente in
Toscana, in Emilia Romagna, in
Calabria e in Sardegna. Vive in
zone collinari, in campi coltivati
e in zone boscose.
DESCRIZIONE
E’
a
più
grande
del
genere Testudo; le dimensioni
medie dei maschi sono di 2530cm, quelle delle femmine di
24-28cm. Le femmine pesano
24
più dei maschi di pari lunghezza, perché hanno una maggiore circonferenza.
Segno distintivo della Testudo Marginata è caratterizzata da una forte
svasatura del margine posteriore della corazza. Le caratteristiche fisiche
sono le seguenti:
• Lo scuto sopracaudale non è diviso.
•
Il carapace è nero o bruno scuro e le areole centrali e laterali sono
solitamente gialle; è presente una banda gialla sugli scuti laterali.
•
Il piastrone è giallo, e su ogni scuto è
presente una caratteristica macchia nera
a forma di triangolo con la base rivolta
anteriormente e l'apice verso la coda.
•
La testa è molto scura.
•
Le zampe sono scure o marrone
giallastre.
DIMORFISMO SESSUALE
La differenza tra i sessi è piuttosto evidente. Il maschio adulto è leggermente
più grande, e presenta un restringimento a metà della corazza. Il suo
piastrone è leggermente concavo, mentre nella femmina è liscio. La coda è
più lunga e larga, l'apertura cloacale è più lontana dalla base della coda e la
testa più grossa. Il margine posteriore della corazza è più svasato che nelle
femmine.
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ALLEVAMENTO
Questa tartaruga, essendo originaria dell'area mediterranea, nei nostri climi si
presta molto bene ad essere allevata all'aperto, soprattutto nel centro-sud.
Nel nord Italia può essere allevata anche nella Pianura Padana, al cui clima,
anche se più umido di quello originario, si adatta piuttosto bene. Invece non
si presta ad essere allevata in terrario.
La loro sistemazione ideale è rappresentata da un giardino soleggiato e a
prova di fuga, o comunque un ampio spazio recintato ricco di erbe di campo.
La presenza di una recinzione è indispensabile sia per prevenire la fuga delle
tartarughe, sia per impedire che vengano aggredite da cani, e inoltre per
evitare che vengano schiacciate dalle automobili.
La recinzione deve essere interrata per almeno 20cm, per evitare che le
tartarughe possano fuggire scavando una galleria al di sotto, e deve essere
liscia, perché spesso questi rettili hanno discrete capacità di arrampicarsi, e
alta almeno 40cm. La superficie ideale è di almeno 10 m2 per tartaruga. La
presenza di bassi cespugli permette di creare indispensabili ripari e zone
d'ombra.
Per riparare le tartarughe nelle serate più fresche, in primavera ed in
autunno, si deve predisporre una casetta di legno, ben isolata, perché le
tartarughe trovino riparo dal freddo e dall'umidità eccessiva. Il pavimento
deve essere leggermente rialzato per evitare l'acqua in caso di pioggia.
All'interno si possono mettere dei giornali o delle foglie secche.
ACCOPPIAMENTO E RIPRODUZIONE
E' molto importante separare i maschi dalle femmine, altrimenti il
corteggiamento e il continuo accoppiamento dei maschi finirà per creare alla
corazza delle femmine delle gravi lesioni. Si deve tenere presente che il
rapporto ideale è di un maschio per 5-6 femmine. Anche se si tengono
insieme più maschi, questi si creeranno lesioni alla corazza, che in certi casi
possono essere tanto gravi da portare alla morte il rettile.
LETARGO
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Nell'habitat naturale T. marginata va in letargo da novembre ad aprile;
nell'Italia del Nord il letargo generalmente è anticipato di un mese. Nelle aree
più a Sud, quando la temperatura aumenta molto queste tartarughe
subiscono un periodo di estivazione.
Lo stimolo per la preparazione al letargo è determinato dalla diminuzione
della temperatura diurna e delle ore di luce, che determina la sospensione
dell'alimentazione: in questo modo il rettile ha modo di svuotare l'apparato
digerente. In caso contrario il cibo contenuto nel tratto digerente andrebbe in
putrefazione con gravi conseguenze per la salute.
Solo animali in condizioni fisiche ottimali, con sufficienti riserve di grasso
accumulate durante la stagione calda, devono essere lasciati ibernare. Gli
animali che non rispondono a questi requisiti, che sono malati, debilitati o
sottopeso non devono essere lasciati andare in letargo, ma vanno mantenuti
al caldo per tutto l'inverno, in un terrario ben allestito, affinché possano
essere alimentati e/o curati.
Le tartarughe possono essere lasciate andare in letargo all'aperto oppure al
chiuso. Ognuno dei due sistemi ha dei vantaggi e degli svantaggi. Se ben
organizzata, la seconda scelta è la migliore in quanto è più sicura per
l'animale. Per effettuare il letargo al chiuso si utilizza un contenitore di
dimensioni adeguate, che può essere rappresentato da una scatola di
cartone, di legno o di polistirolo, poco più grande della tartaruga, con delle
piccole aperture per il passaggio dell'aria.
Lo si riempie con un substrato quale paglia, foglie secche o pezzi di giornale e
lo si pone dentro un contenitore più grande, con le stesse caratteristiche,
riempito con lo stesso tipo di materiale. In questo modo, se anche la
tartaruga si sposta dentro il primo contenitore, rimane sempre isolata
dall'ambiente esterno.
Il contenitore va sistemato in una stanza, ad esempio una cantina o un
garage, con una temperatura non superiore a 10°C. La situazione ideale
consiste nell'utilizzare delle apposite strutture con un monitoraggio costante
della temperatura e un'adeguata aerazione.
Il letargo all'aperto comporta rischi maggiori per l'animale (congelamento,
attacco da parte di roditori). Si deve scegliere una zona di terreno morbido al
riparo dal vento, ben drenata, dove la tartaruga s'interrerà. Sopra si sparge
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del
fieno
o
delle
foglie
secche.
La temperatura ottimale durante il letargo deve essere di circa 5°C.
Temperature inferiori a 2°C si possono essere potenzialmente pericolose,
mentre sopra gli 11°C gli animali tendono a diventare attivi. A temperature al
di sotto dello zero si possono verificare lesioni oculari o cerebrali, con danni
irreversibili anche per esposizioni brevi. Questi problemi si riscontrano
generalmente in animali lasciati ibernare all'aperto senza adeguata
protezione.
Uno dei principali errori che si commettono nella gestione delle tartarughe in
letargo è di lasciarle ad una temperatura intermedia tra quella ottimale e
quella del letargo, dal momento che in queste condizioni il metabolismo
continua, anche se ad un ritmo più lento, ma l'animale non si alimenta,
consumando le sue riserve energetiche ad un ritmo troppo elevato.
Si calcola che per ogni mese di letargo effettuato in condizioni ideali una
tartaruga perda l'1% del proprio peso corporeo. Il periodo di letargo non
deve superare una durata di 20 settimane, il che nei nostri climi non
rappresenta
in
genere
un
problema.
Al termine del letargo è indispensabile permettere alle tartarughe di bere; per
stimolare l'assunzione d'acqua sono molto utili dei bagni in un recipiente con
un paio di centimetri d'acqua, in cui la tartaruga può essere lasciata per
un'ora.
Se è necessario ricoverare una T. marginata in terrario (per motivi di salute,
per tenerla in osservazione, perché non è in grado di affrontare il letargo)
occorre fornire condizioni ambientali che simulino quelle naturali. L’intervallo
ottimale di temperatura è di 24-27° C durante il giorno e di 18° C durante la
notte. Ad un'estremità del terrario si pone una lampadina riscaldante che crei
un punto caldo di circa 32° C e accanto a questa un tubo al neon a spettro
completo con emissione di UVB, che stia a non più di40 cm di distanza dal
fondo. Il ciclo luce - buio deve essere di 12-12 ore.
Durante la notte il riscaldamento va effettuato con fonti di calore che non
emettono luce (materassini riscaldanti, lampade di ceramica o a luce blu o
rossa). E' indispensabile collocare nel terrario due termometri (uno nel punto
più fresco e uno sotto il punto caldo) per verificare il gradiente di
temperatura.
L'ideale è utilizzare un terrario di tipo "aperto", senza coperchio, che
permette un ricambio d'aria ottimale. Il materiale migliore per il fondo è
rappresentato da fogli di giornale, da cambiare ogni volta che si rende
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necessario. Materiali come sabbia, segatura, o trucioli comportano elevati
rischi di ingestione e costipazione.
Nel terrario vanno posti dei rifugi nella parte più fresca, e non deve mancare
un basso recipiente d'acqua in cui il rettile possa entrare ed uscire senza
problemi. Dal momento che le tartarughe tendono a defecare in acqua,
questa va cambiata ogni volta che si sporca, e comunque almeno una volta al
giorno.
Questo tipo di sistemazione è adatta anche alle tartarughe neonate per far
loro trascorrere il primo inverno al caldo. Negli anni successivi è però
opportuno permettere loro di effettuare il letargo.
ALIMENTAZIONE
Le tartarughe mediterranee sono specie strettamente erbivore; qualunque
fonte di proteine animali deve essere totalmente bandita dalla loro dieta. La
dieta in cattività deve rispecchiare più possibile quella naturale: ricca di fibra,
minerali, microelementi e vitamine, povera di grassi e con poche proteine
vegetali.
L'alimentazione ideale è composta dalle piante che crescono spontaneamente
in prati e giardini: erba, trifoglio, tarassaco, piantaggine, fiori, ecc. Altri
alimenti adeguati sono l'erba medica e le foglie di fico d'India. Se la tartaruga
ha a disposizione a sufficienza di questo tipo di alimento non necessita di altri
alimenti
o
di
integrazione.
I vegetali coltivati rappresentano una scelta nettamente inferiore, e vanno
dati sporadicamente, nei periodi in cui sia carente l'alimento naturale. Si
possono offrire ad esempio cavoli (di vari tipi), ravizzone, lattuga,
prezzemolo, foglie di carota, cardo. Frutta e ortaggi non devono superare il
10% della dieta: melone, pomodoro, mango, ananas, mela, pera, peperoni
dolci rossi e verdi, anguria, zucchini, ecc.
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Tutti gli ingredienti devono essere ridotti in pezzi adeguati alla taglia degli
animali, mescolati in un grande recipiente e cosparsi con un integratore multi
minerale e vitaminico di qualità e con carbonato di calcio. La frutta va fornita
con molta parsimonia, perché in quantità eccessiva causa gravi disordini
intestinali; inoltre non contiene adeguati livelli di calcio.
Le specie erbivore alimentate con una quantità eccessiva di proteine vanno
incontro a una crescita deforme della corazza, che appare irregolare anziché
liscia ed è troppo tenera a causa dell'insufficiente calcificazione, e a gravi
problemi a carico del fegato e dei reni. Ciò può essere causato non solo dalla
somministrazione di carne e di alimenti per cani e gatti, ma anche di fagioli,
piselli, fagioli germinati e simili alimenti vegetali ricchi di proteine.
L'insalata brasiliana va evitata perché è particolarmente scarsa dal punto di
vista nutritivo. Totalmente controindicati e dannosi sono i carboidrati (pane,
pasta, ecc.), il latte e i derivati del latte (ad esempio la mozzarella),
qualunque alimento contenente proteine animali (carne, cibo per cani e gatti,
mangime
per
tartarughe
onnivore,
larve
di
insetti).
Non deve mai mancare un basso recipiente d'acqua, sempre fresca e pulita, a
cui la tartaruga possa facilmente accedere per immergersi a bere.
LEGISLAZIONE
Testudo marginata è in appendice II CITES e in allegato A del Regolamento
CE 2724/2000. Significa che è una specie protetta e non può essere detenuta
o venduta (salvo deroghe particolari), a meno che non si tratti di un soggetto
nato in cattività. Anche in tal caso, per essere venduto, deve essere reso
riconoscibile mediante vari mezzi (ad esempio l’inserimento del microchip, se
la tartaruga è lunga almeno 10cm o ha almeno 5 anni di età, oppure la foto
di piastrone e carapace) e accompagnato sempre dalla relativa
documentazione legale. In caso di cessione gratuita sono sufficienti i
documenti forniti dall’allevatore.
30
Inoltre, rientrando nella fauna protetta, se si trova casualmente una di queste
tartarughe non la si può tenere. È possibile però denunciarne il ritrovamento
al Corpo Forestale dello Stato e chiederne l’affidamento, se l’ambiente in cui
viene rinvenuta non è idoneo alla sua sopravvivenza (ad esempio nei pressi di
un centro abitato dove rischia di venire schiacciata dalle automobili), o se
viene trovata ferita o malata.
Testudo graeca
HABITAT E ORIGINE
E’ diffusa in Marocco,
Algeria,
Spagna
meridionale e introdotta
e
acclimata
in
Sardegna.
Vive
prevalentemente nelle
zone costiere.
DESCRIZIONE
Fa parte del gruppo nordafricano. Può arrivare a misurare dai 22 ai 30cm di
lunghezza, il carapace tondeggiante e bombato presenta una colorazione
viva e brillante, che tende ad inscurirsi con l’età. Presenta svariate sfumature
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che vanno dal nero al marrone fino al giallo crema. Presenta una macchia
gialla, gli arti sono lunghi e sottili, con scaglie gialle e nere.
DIMORFISMO SESSUALE
I maschi hanno dimensioni minori rispetto alla femmina, presentano un
piastrone piuttosto concavo, il carapace è più allungato, la coda del maschio
è più lunga e larga alla base. Le femmine hanno dimensioni maggiori e il
carapace più bombato, il piastrone è piatto, la coda più corta e sottile. Le
deposizioni sono effettuate da marzo a giugno, la femmina può compiere da
una a quattro covate per anno deponendovi fino a 9 uova per covata.
LETARGO
Il periodo del letargo è breve ed accompagnato da frequenti risvegli.
Nella stagione invernale questa specie potrebbe trascorrere il letargo
all’aperto nelle regioni meridionali dell’Italia, però si consiglia di effettuare un
periodo di letargo controllato di 60-80 giorni ad una temperatura che non si
né inferiore né superiore a questo intervallo di temperatura, di 5°-10°C. I
restanti mesi invernali è necessario spostare gli animali in ampi terrari.
ALLEVAMENTO
Il luogo ideale per l’allevamento è una parte di giardino ben esposta al sole,
munita di nascondigli, ripari, zone d’ombra e ricco di vegetazione. Per
l’allevamento di questa specie si possono utilizzare substrati sabbiosi e ricchi
di erbe selvatiche di cui la testuggine può nutrirsi. La tartaruga dovrebbe
nutrirsi delle erbe selvatiche che crescono all’interno della recinzione, esenti
da qualsiasi antiparassitario o prodotto chimico.
Si può inserire nella dieta alimentare il radicchio, la scarola, la cicoria,
l’indivia, la riccia, pale di opunzia. E’ necessario somministrare almeno una
volta al mese determinati tipi di ortaggi e frutta come albicocche, melanzane,
fragole, pere, pesche, mele, carote, zucchine, finocchi, fichi d’india, e
pomodori.
La “piramidalizzazzione” è la patologia più diffusa tra le testuggini, in quanto
è sintomo di una cattiva alimentazione, e si manifesta con la deformazione
degli scuti del carapace. Sono assolutamente da evitare alimenti come : il
riso, la pasta, il pane, legumi, banane, latte, formaggi, o altri prodotti derivati
del latte, cibo per cani o per gatti.
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LEGISLAZIONE
E’ inserita in Appendice II C.I.T.E.S in allegato A
La tartaruga
Specie
Le specie di tartaruga più comuni in Italia è la Trachemys scripta.
Essa comprende tre sottospecie : la Trachemys scripta scripta, la
Trachemys scripta trostii e la Trachemys scripta elegans.
Trachemys scripta scripta
e
trachemys scri
scripta
elegans
33
HABITAT E DIFFUSIONE
Sia la Trachemys scripta scripta che
la Trachemys Elegans è diffusa
negli Stati Uniti centro meridionali,
nella valle del Mississipi, e nei suoi
affluenti, Alabama, Oklahoma,
Arkansas, kansas, Tennessee,
Louisiana, Missouri, Indiana, Illinois,
e New messico.
Trachemys elegans
Preferisce habitat umidi, soleggiati e caldi, ad esempio paludi, stagni, fiumi,
grandi corsi d’acqua, calmi e con anse tranquille, ricchi di vegetazione con
tronchi e sassi emersi per esporsi al sole, e un fondo particolarmente fangoso
per affrontare il letargo durante l’inverno.
Abili nuotatrici si avventurano anche nelle acque profonde fino a 2m per poter
cacciare, ma in generale vivono in acque non troppo profonde.
GENERALITA’
Il piastrone è di color giallo intenso e presenta due macchie, una per ogni
scuto gulare. Il carapace presenta un colore verde brillante nei giovani, ma
che tende ad inscurirsi con l’avanzare dell’età. Gli scuti vengono sostituiti
periodicamente e la testa ha dei disegni inequivocabili e presenta delle
striature gialle più accentuate sopra agli occhi, che anch’esse tendono ad
inscurirsi con l’avanzare dell’età.
DIMORFISMO SESSUALE
I maschi presentano dimensioni minori, unghie anteriori molto pronunciate (
fino a 3 cm), una coda con una base molto larga. Il piastrone è concavo per
facilitare l’accoppiamento. Le femmine hanno dimensioni maggiori, le unghie
delle zampe anteriori poco pronunciate, un piastrone piatto per aumentare lo
spazio per contenere le uova, la coda sottile. Gli individui maschi
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sessualmente maturi possono raggiungere i 10 cm di dimensione, mentre le
femmine 18cm.
RIPRODUZIONE
Una volta raggiunta la maturita' sessuale, le Trachemys iniziano i classici
rituali di corteggiamento in cui il maschio fa vibrare le zampe anteriori davanti
al muso della compagna per poi afferrarla e iniziare l' accoppiamento in
acqua che dura circa una decina di minuti.
Dopo un mese dalla fecondazione avviene la deposizione pertanto e'
necessario allestire del terriccio leggermente inumidito e smosso alto circa 20
cm e largo altrettanto dove la tartaruga deporrà da 5 a 20 uova a seconda
delle condizioni dell' animale, e della sua età riproduttiva.Sono possibili più
deposizioni (in genere due o tre) nell' arco della stagione. Le uova a seconda
della temperatura impiegano dai 2 ai 4 mesi per schiudersi.
Come in gran parte dei rettili il sesso e' determinato dalle temperature di
incubazione nelle prime settimane: a temperature basse, in genere sotto i 28
nascono prevalentemente maschi, a temperature elevate, sopra i 30 nascono
soprattutto femmine mentre a temperature intermedie si hanno nascite
variabili. In cattività e' consigliata una incubazione artificiale delle uova
mantenendo una umidità del 70% e temperature comprese tra i 25 e i 32, con
eventuali lievi abbassamenti notturni, in un substrato di vermiculite e acqua in
proporzioni 1:1 per mantenere la corretta umidità.
E' importante che le uova non vengano girate dalla loro posizione originaria
al momento della deposizione per evitare la morte dell'embrione. Al fine di
favorire e stimolare l'accoppiamento e l'ovulazione della femmina e'
necessario far rispettare un periodo di letargo anche se spesso molti
allevatori ottengono successi tenendole tutto l'anno attive.
ALLEVAMENTO
Sono tartarughe che riescono ad adattarsi molto bene ai nostri climi e se
correttamente stabulate e' possibile allevarle all' aperto tutto l' anno,
escludendo le zone montane più
fredde.
E' necessario costruire un
laghetto di dimensioni minime 3 x
2 metri e con una profondità di
almeno 1 metro con circa 30 cm
35
di fondo fangoso o sabbioso per permettere alle Trachemys scripta scripta di
passare indenni il letargo con le nostre temperature abbastanza rigide,
(ricordandosi di rompere l' eventuale ghiaccio di superficie).
Tale laghetto deve essere provvisto di tronchi che emergono dall' acqua per il
basking e di argini non troppo ripidi per permettere alle tartarughe di uscire
dall' acqua agevolmente o sostare in acque meno profonde. Deve essere
dotato di una ampia zona di sabbia e terriccio opportunamente inumidita per
una eventuale deposizione delle uova. E' importante che sia in una posizione
soleggiata tutto il giorno ma al tempo stesso e' necessario creare delle zone
d' ombra per la corretta termoregolazione della tartaruga secondo le sue
esigenze e necessità.
Per evitare eventuali fughe e'
bene che sia recintato per
almeno 50 cm o più in altezza
e ulteriori 30 cm sotto terra
visto che sono sia buone
scalatrici che scavatrici. Se si
rispettano queste condizioni
mantenerle all' aperto sarà la
soluzione migliore.
E' comunque possibile
mantenerle in casa in un
acquaterrario opportunamente attrezzato di dimensioni minime pari a 100 cm
x 50 cm considerando una tartaruga adulta. Il livello dell' acqua deve
permettere alla tartaruga di respirare tenendo le zampe posteriori ancorate a
terra.
Considerando che sono ottime nuotatrici e' possibile innalzare il livello dell'
acqua fornendo però degli appigli o delle zone di sosta meno profonde.
Sono consigliate per le Trachemys scripta scripta temperature dell' acqua
comprese tra i 23 e i 27 gradi centigradi: 25-26 gradi centigradi sono ottimali
per mia esperienza soprattutto per individui giovani, mentre per adulti anche
qualche grado in meno (24-25); al di sotto del valore minimo tollerabile
(intorno ai 20 gradi) iniziano a manifestare rallentamento del metabolismo,
inappetenza e apatia: una situazione dannosa per la loro salute. Gli individui
adulti sopportano temperature più basse più facilmente di individui giovani
che invece soffrono molto gli abbassamenti di temperatura.
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Di notte e' opportuna una escursione termica di qualche grado. E' necessario
dotare l'acquaterrario di un area emersa costituita da sassi non taglienti o
tronchi (ottime le radici di mangrovia) e una superficie estesa pari almeno al
30% della superficie acquatica.
L' area emersa deve essere dotata di un neon UVB (essenziale) con valore
minimo del 5% acceso dalle 10 alle 12 ore e posto a distanza massima di 30
cm e di una lampadina tipo spot in grado di riscaldarne un punto innalzando
la temperatura fino a 30-31 gradi centigradi necessari alla loro
termoregolazione, creando in questo modo un gradiente di temperatura.
ALIMENTAZIONE
E' una specie onnivora, trae il necessario apporto nutritivo da molti alimenti
per cui è necessario che la dieta sia molto varia ed equilibrata. Dalle
osservazioni in natura si è potuto osservare come da giovani siano quasi
completamente carnivore variando saltuariamente con cibo di origine
vegetale, mentre da adulte la percentuale di cibo vegetale tende ad
aumentare.
In natura si nutrono di tutto ciò che capita nei loro paraggi: pesci, insetti,
molluschi, vermi, piccoli mammiferi, girini, anfibi, feci, alghe, piante
acquatiche e sommerse. In cattività l'alimentazione deve essere molto varia.
Gli individui giovani richiedono una frequenza di alimentazione giornaliera
con un giorno di digiuno, gli adulti possono tranquillamente essere alimentati
ogni tre giorni considerando che i loro tempi digestivi molti più lenti dei
giovani.
Le Trachemys scripta scripta possono seguire una dieta a base di pesce
d’acqua dolce (alborelle, acquadelle, trota ecc.) vivi, morti o interi secondo la
taglia della tartaruga: per gli individui più giovani meglio se morti e senza
lische ma mantenendo tutte le interiora, per gli adulti di buone dimensioni
anche vivi oppure interi con tutte le interiora che contengono importanti
elementi nutritivi.
A ciò è opportuno integrare con altri alimenti ben accetti: insetti (grilli,
lombrichi, cavallette, camole della farina.), girini, piccoli invertebrati
(chiocciole con guscio molto ricco di calcio) e cibi vegetali (tarassaco, cicoria
selvatica, rucola, radicchio, lenticchie acquatiche, piante acquatiche di ogni
tipo, ecc.).
37
La parte vegetale può costituire un buon 20% della dieta dei giovani fino ad
arrivare a 50% o più negli adulti. Si consiglia di somministrare con parsimonia
frutta e carni bianche e rosse.
Ogni tanto possono essere somministrati cibi in pellet di ottima marca ma
senza abusarne (massimo 30% dell’alimentazione). E' buona norma lasciare
sempre a disposizione un osso di seppia per fornire il calcio necessario o
spolverare il cibo con carbonato di calcio.
Si ricorda che ogni alimento ha i suoi pro e i suoi contro per cui è necessario
che la dieta sia molto varia per non incorrere a carenze di qualsiasi tipo.
Eventuali integrazioni vitaminiche sono da fare sotto consiglio e indicazione di
un veterinario esperto in rettili, dopo averlo informato della specie allevata e
della dieta.
LEGISLAZIONE
Trachemys scripta scripta non è in nessuna legge o decreto ministeriale ed è
dunque di libera vendita, tuttavia eventuali ibridi con Trachemys scripta
elegans sono da considerarsi anch'essi in CITES essendo quest’ultima
inserita in allegato B.
N.B. sia la trachemys scripta scripta sia la trachemys elegans ha gli stessi
modi di allevamento e alimentazione.
A cura di
Bianchi Giulia
luglio 2014
I materiali presenti nelle schede, comprese immagini e testo sono state prese
da:
Siti web documenti :
•
•
•
•
•
http://www.tartarughe.info/anatomia.html
http://www.tartaclubitalia.it/anatomia-tartaruga-terrestre
http://it.wikipedia.org/wiki/Chelonia
http://www.animalieanimali.it/enciclopedia/testuggine.pdf
http://www.mille-animali.com/animali/rettili/tartaruga.php
38
• http://www.aaeweb.net/schedearticoli/cheloni_anatomia/cheloni_anato
mia.htm#Pelle_
• http://digilander.libero.it/rapsite/wildanimals/tartarughe%20italiane.htm
• http://www.tartaweb.it/schede-di-allevamento/43-terrestri/224-testudohermanni-hermanni.html
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• http://www.tartaweb.it/schede-di-allevamento/43-terrestri/240-testudomarginata.html
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Siti web immagini:
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aquattrozampe.com
www.tartaclubitalia.it
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