...

decima - Università degli Studi di Messina

by user

on
Category: Documents
16

views

Report

Comments

Transcript

decima - Università degli Studi di Messina
Fondamenti
di
Psicologia dello sviluppo
Prof.ssa Rosalba Larcan
L’impotenza appresa
L‘esperimento di Seligman (1975)
I
fase: possibilità di evitare la scarica
elettrica saltando dall’altra parte del
box
II
fase: impossibilità di evitare la
scarica elettrica (agitazione e successiva
rassegnazione)
III
fase: rassegnazione (anche in assenza
della scarica elettrica)
Helplessness e depressione
L’apprendimento
sociale
Bandura
Albert Bandura
è stato fondamentale nel passaggio
dall'approccio comportamentista al
cognitivismo
analisi dei fattori individuali e
contestuali che determinano il
funzionamento della personalità
evidenziò come l‘apprendimento non
implichi esclusivamente il contatto
diretto con gli oggetti, ma avviene
anche attraverso esperienze
indirette, realizzate attraverso
l'osservazione di altre persone
(modelling)
Modelling
un
processo di apprendimento che si
attiva quando il comportamento di un
individuo che osserva si modifica in
relazione al comportamento di un altro
individuo che ha la funzione di “modello”.
Esperimento della bambola Bobo
ricerca sperimentale sull‘aggressività
condotta nel 1961
dimostrò che il
comportamento aggressivo
dei bambini può essere modellato,
cioè appreso per imitazione
Questa ricerca è stata più volte
utilizzata anche a sostegno della tesi,
ancora attuale, secondo la quale le
scene di violenza mostrate
in TV possono produrre
comportamenti imitativi da parte dei
ragazzi.
Procedura dell’esperimento
3 gruppi di bambini in età prescolare:
1° gruppo , sperimentale: il ricercatore si mostrò
aggressivo nei confronti di un pupazzo gonfiabile
chiamato Bobo. L'adulto picchiava il pupazzo con un
martello gridando: «Picchialo sul naso!» e «Pum pum!».
2° gruppo, di confronto, il ricercatore giocava con le
costruzioni di legno senza manifestare alcun tipo di
aggressività nei confronti di Bobo.
3° gruppo, di controllo, era formato da bambini che
giocavano da soli e liberamente, senza alcun adulto con
funzione di modello.
Verifica delle ipotesi
I bambini venivano condotti in una stanza nella quale vi
erano giochi neutri (peluche, modellini di camion) e
giochi aggressivi (fucili, Bobo, una palla con una faccia dipinta
legata ad una corda).
Bandura poté verificare che i bambini che avevano
osservato l'adulto picchiare Bobo (gruppo sperimentale)
manifestavano un'incidenza maggiore di comportamenti
aggressivi, sia rispetto a quelli che avevano visto il
modello pacifico (gruppo di confronto) sia rispetto a quelli
che avevano giocato da soli (gruppo di controllo).
Condizioni per
l’apprendimento imitattivo
L'attenzione dell'osservatore deve essere
rivolta verso il modello.
Tale attenzione si rivolge a lui anche senza
essere rinforzata o premiata.
L'osservatore deve ritenere il comportamento
osservato come modello valido da apprendere
(alto coinvolgimento nei confronti del modello).
Deve esistere la capacità di ricordare e
richiamare il modello comportamentale a
distanza di tempo quando si sviluppano le
situazioni adeguate.
Il contributo delle
neuroscienze
Il sistema dei neuroni specchio
Capacità innata del cervello di
“connettersi” con altri cervelli, cioè
di “mettersi nei panni di un altro”,
osservandolo mentre compie
un’azione
L’apprendimento vicariante
Bandura realizzò un esperimento in cui 4 gruppi di
bambini osservavano un modello in 4 condizioni diverse:
1.
2.
3.
4.
Nella prima situazione un modello aggressivo che
veniva ricompensato
Nella seconda un modello aggressivo che veniva
punito
Nella terza un modello aggressivo che non veniva né
ricompensato, né punito
Un gruppo di controllo al quale non veniva esibita
alcuna situazione
Risultati
Come previsto il modello ricompensato (ossia rinforzato
positivamente) veniva imitato in maggior misura.
In fase post-sperimentale venne chiesto ai bambini
quale modello avrebbero voluto imitare
La quasi totalità dei bambini appartenenti al primo
gruppo, indicò il comportamento aggressivo, anche se
ammetteva che era connotato negativamente.
Nel caso in cui il comportamento aggressivo veniva
punito, i bambini mostravano meno risposte imitative.
Costrutti di riferimento
I concetti di premi e punizioni, ereditati dalla teoria
dell’apprendimento per condizionamento operante
Il concetto di forza della risposta (parametri)
il concetto di modellamento di Miller e Dollard (1941),
che pongono l’accento sui processi di imitazione e
modellamento.
Per Miller e Dollard il bambino acquisisce una tendenza ad imitare
poiché è stato rinforzato nelle prime risposte di carattere
imitativo.
Progressivamente questa tendenza assume un valore sempre
maggiore:
• il comportamento dei modelli potenziali costituisce il "suggerimento"
per l'emissione di comportamenti simili che il soggetto deve quindi
avere già nel suo repertorio.
Percorsi di sviluppo
tra stress e resilienza
Sviluppo atipico
Come spiegare lo sviluppo atipico?
Epigenesi
(differenziazione in successivi stadi di sviluppo delle
cellule embrionali)
atipica
Sbilanciamento
tra fattori di rischio e
fattori di protezione (resilienza)
Equifinalità
Epigenesi atipica
Il ruolo e le funzioni della genetica
L’espressione
manifesta dei geni
(fenotipo) è il risultato delle continue
interazioni tra genotipo e ambiente, che
si attuano attraverso l’esperienza,
producendo continui cambiamenti sia a
livello biologico che comportamentale
Fattori di “rischio”
(vulnerabilità)
caratteristiche
biologiche o ambientali
dell’individuo (reali o percepite) non
funzionali all’adattamento
Esempio:
Il modo in cui l’individuo percepisce se stesso
e le caratteristiche del suo ambiente
(rappresentazioni mentali) e la sua organizzazione
interna
Fattori di protezione (resilienza)
Un percorso evolutivo segnato da condizioni
ed eventi avversi non necessariamente
conduce alla patologia
Caratteristiche biologiche, ambientali o
psicologiche possono mitigare o annullare
l’influenza di condizioni negative
L’esito evolutivo è dato dall’intreccio di
fattori di rischio (vulnerabilità) e fattori di
protezione (resilienza)
Concetto di
equifinalità
Il modello di Horowitz
Le caratteristiche dell’organismo
Le caratteristiche di cui è dotato ogni organismo sono:
Bagaglio genetico
Struttura psicologica (modello sistemico della persona)
Repertorio di comportamenti
Queste caratteristiche sono il risultato delle transazioni occorse fino a quel momento tra il bagaglio
genetico (leso/illeso) e la storia delle interazioni con
l’ambiente
(favorevole/sfavorevole)
che
l’individuo più o meno vulnerabile/resiliente.
rendono
modello sistemico della persona
caratteristiche
cognitive
aspetti
biologici
persona
caratteristiche
comportamentali
caratteristiche
emozionali
La valutazione dello sviluppo deve tener
conto di diversi fattori:
GENETICI
differenze individuali
condizioni organiche
BIOLOGICI
caratteristiche somatiche
stato di salute
caratteristiche cognitive
PSICOLOGICI
CONTESTUALI
STORICI
caratteristiche emotivo-motivazionali
caratteristiche relazionali
condizioni economiche e socio-culturali
maturazione
(coorte)
esperienza
conoscenza
La resilienza psicologica
Comportamenti di adattamento che si mettono
in atto quando ci si trova a dover affrontare
situazioni difficili che minacciano la nostra
incolumità fisica e/o psicologica
Questo concetto diviene oggetto di studio
della psicologia in seguito all’osservazione dei
diversi esiti psicologici dell’esposizione ad
eventi drammatici (es. guerre)
Le radici degli studi sulla
resilienza in età evolutiva
Garmezy (1973) : studi longitudinali sulla
natura (ereditaria?) della schizofrenia
Contrariamente alle attese, molti figli di
schizofrenici manifestarono un normale
sviluppo psico-sociale e buone capacità di
adattamento da adolescenti e in età adulta
Risultati analoghi ottennero Werner e Smith
nel 1982 in una ricerca longitudinale di circa
30 anni svolta alle Hawaii su bambini ad alto
rischio
Le 4 fasi delle ricerche
1^ fase:
Ricerche descrittive finalizzate alla
comprensione dei fattori che determinano esiti
evolutivi diversi a parità di condizioni di rischio.
Ricerca delle variabili connesse al funzionamento
resiliente e dei processi sottostanti
2^ fase:
Ricerche finalizzate alla comprensione degli
effetti di interazione tra i probabili fattori di
resilienza
3^ fase:
valutazione dell’efficacia di interventi
finalizzati al potenziamento dei fattori di
protezione che potrebbero rendere gli
individui più resilienti
4^ fase (attuale):
processi che sottostanno alla resilienza nel
corso dello sviluppo
Integrazione con le recenti scoperte in campo
genetico, neuro-comportamentale e statistico
Fattori di rischio
I
“fattori di rischio” sono l’insieme delle
condizioni biologiche, esistenziali e
contestuali che, statisticamente, sono
maggiormente correlate all’insorgenza di
disturbi o patologie
Potenziali dimensioni di rischio
Caratteristiche organiche e psicologiche del
soggetto
Fattori familiari
Fattori socio-ambientali
Eventi occasionali imprevisti
Co-occorrenza di più fattori di rischio
(rischio cumulativo)
Gradiente di rischio
Relazione
proporzionale tra fattori di
rischio e probabilità di manifestare
problemi di adattamento
Tale
relazione non è da intendersi in
senso deterministico, ma probabilistico
In sintesi…
rischio è un processo circolare
complesso che convolge:
Il
I percorsi della dimensione individuale
Le modalità delle relazioni interpersonali
I contesti ambientali di riferimento
Può
prevedere esiti positivi e negativi:
Le condizioni di rischio rappresentano solo
un segnale di allarme
Stress
dal
francese antico “estrece”
estrece
(oppressione)
Stress = pressione ambientale
su un individuo, che richiede la
mobilitazione di tutte le risorse
dell’organismo e la necessità di
produrre una risposta rapida ed
efficace.
Questa mobilitazione, cessato l’evento, lascia l’organismo
spossato (drenaggio di sostanze tossiche)
Walter Cannon
la risposta “fight or fly”
Concetto
di omeostasi organizzazione delle
risposte automatiche volte a mantenere la stabilità
dinamica dell’organismo
Le fasi dello stress
fase di allarme (arousal)
fase di resistenza (coping, tentativi di
riequilibrazione)
fase di esaurimento (deterioramento dei sistemi
di riequilibrazione)
Lo stress può essere di 2 tipi:
Arousal = attivazione e mobilitazione
globale delle risorse energetiche
dell’organismo (eventi che minacciano la
sopravvivenza e richiedono una risposta immediata)
ansia (minaccia non oggettiva, ma attesa)
Il primo tipo è utile (attacco o fuga),
il secondo tipo può diventare una condizione abituale e
quindi logorare l’organismo (disturbi da stress)
Hans Seyle (anni ’30)
sindrome
generale di
adattamento (G.A.S.)
sindrome di attivazione
(= ansia)
Evento traumatico
Condizione
fisica, psicologica o sociale
estrema, imprevedibile e incontrollabile,
che può portare gravi conseguenze
psicologiche e comportamentali (es. disturbo
post traumatico da stress)
Variabili in gioco
gli eventi stressanti (stressors)
la tensione prodotta nell’organismo (stress)
i fattori biologici coinvolti (vulnerabilità allo stress)
i fattori cognitivi coinvolti (percezione,
interpretazione, memorizzazione)
i fattori emotivo-motivazionali, temperamentali
e comportamentali coinvolti
Ruolo
dei fattori cognitivi
sullo “stress”
C.A.T.S.
Teoria di Attivazione Cognitiva dello Stress
La risposta di stress dipende:
dalle
aspettative (acquisite) sugli esiti
degli stimoli (stressors)
dalle
risposte disponibili, che sono
relazioni acquisite (apprese) tra stimoli e tra
stimoli e risposte
Dalle
aspettative (acquisite) sulle proprie
possibilità/capacità di controllo
Componenti dello stress
gli stimoli (stressors)
ciò che il soggetto percepisce (appraisal)
un aumento generale e non specifico dell’attivazione
(arousal)
ciò che il soggetto percepisce di questa reazione
il feedback che arriva al cervello
Cosa rimane dell’esperienza (memorizzazione)
I due “filtri” principali
1.
l’aspettativa dello stimolo (difesa)
2.
l’aspettativa dell’esito della risposta
(positiva, negativa, nessuna aspettativa)
Aspettative dell’esito della risposta
Coping
(positiva)
Helplessness
Hopelessness
(nulla)
(negativa)
Coping positivo
la maggior parte o tutte le risposte porteranno a un
risultato positivo
sensazione di controllo, cioè di essere capace di
ridurre la risposta di “stress”.
Questa aspettativa fa ridurre il livello di arousal
Questa riduzione rinforza negativamente la strategia
utilizzata e la sensazione di controllo ad essa
associata (self efficacy)
In situazioni analoghe ( per generalizzazione)
aumenterà la probabilità che la stessa strategia venga
riutilizzata (stile di coping)
Helplessness
non c’è alcuna relazione tra ciò che l’individuo
può fare e l’esito
la risposta è la percezione di non essere in
grado di evitare il verificarsi dell’evento
aversivo.
L’organismo non ha controllo
Il modello cognitivo della
depressione (Seligman, 1975).
Effetti secondari
dell’helplessness
quando l’aspettativa helplessness si avvicina a zero, e
l’individuo accetta che non vi è soluzione (=si rassegna),
l’arousal si può ridurre
L’arousal si può ridurre anche nel caso in cui
l’helplessness porti a un guadagno secondario o sia
supportato dall’ambiente
In questi casi, l’helplessness può funzionare come una
strategia di coping e il guadagno secondario può
rinforzare e sostenere la condizione di helplessness.
Hopelessness
aspettativa acquisita che la maggior parte, se
non tutte, le risposte porteranno a un
risultato negativo
L’esito negativo dipende da un errore o da un
limite del soggetto e questo introduce il
concetto di colpa o di inadeguatezza che
rende l’hopelessness ancor più adeguata
dell’helplessness a spiegare la depressione.
Prevedibilità, paura e ansia
Alla prevedibilità in genere si associa basso
arousal (sensazione di controllo)
se l’evento previsto è molto sgradevole, molto
probabile e inevitabile, l’arousal sarà alto (paura)
la paura si riferisce ad un evento che ha
precise coordinate spazio-temporali
nell’ansia invece la dimensione spaziotemporale non è definita (incertezza)
Lo stress diventa di-stress:
quando
lo stimolo e/o il conseguente
livello di attivazione sono troppo elevati
e/o persistenti (o sono percepiti come tali)
quando
le strategie di fronteggiamento
non sono adeguate o sufficienti (o sono
percepite come tali)
Le conseguenze del
distress
fisiologiche
psicologiche
comportamentali
Conseguenze organiche
frequente sensazione di stanchezza generale,
tachicardia
dolori muscolari
Coliti, gastriti, ulcera
malfunzionamento della tiroide
cistiti
abbassamento delle difese immunitarie
Diabete
Ipertensione
Cefalea
Malattie della pelle
Conseguenze psicologiche
irritabilità, intolleranza, noia
difficoltà di concentrazione
attacchi di ansia / panico
demotivazione
perdita di memoria
disturbi dell’umore
Conseguenze comportamentali
aumento degli errori
disturbi comportamentali vari
Aggressività
Ritiro sociale
Fly UP