...

“ALI PER VOLARE, RADICI PER TORNARE“. p8

by user

on
Category: Documents
18

views

Report

Comments

Transcript

“ALI PER VOLARE, RADICI PER TORNARE“. p8
SOCIAL
SOCI AL
GENERAL
B US IN E S S
FareRete
UNIMORE Master
SHARING ECONOMY
Master 1° livello nell’area
della salute, welfare, sociale e
dell’integrazione . p.7
Il suo lato oscuro. p.9
CONVEGNO
Fare rete nell’ambito della salute e Alimentazione e le malattie
della sanità p.3
tumorali p.6
GIORNATA CONCLUSIVA DEL PROGETTO
“ALI PER VOLARE, RADICI PER TORNARE“. p8
www.linkeen.eu
2
BLINK MAGAZINE
QUESTO MESE
MAGAZINE Gradisci l’invio di BLINK ?
Scrivi a: [email protected]
3 La nascita di FareRete
un’associazione per fare rete
nel mondo della salute e della
sanità.
6 Convegno sull’alimentazione e le
malattie tumorali.
7 XI edizione del Master di 1°
livello all’Università Modena
e Reggio Emilia nell’area della
Salute, del sociale, del welfare e
dell’integrazione.
8 Cerimonia conclusiva del progetto “Ali per volare, radici per
tornare“.
9 Il lato oscuro della “SHARING
ECONOMY“.
Blink Magazine | Settembre 2015
BLINK MAGAZINE
3
F A RE R ET E :
U N ’A S S O CI A Z I O N E P E R FA RE
RETE IN U N ’OT T I CA D I TRA D I Z I O N E , SV I LU P P O,
INNOVA ZI ON E , E Q UI TA’ E S O ST E N I B I LI TÀ NEL
MON D O D E L L A S A LU TE E DE L L A S A NI TÀ .
ROSAPIA FARESE Il 14 Ottobre nascerà “Fare
rete”, un’ associazione che ha
come finalità il promuovere
il dialogo fra istituzioni e cittadini per la costruzione del
bene comune.
La grande crisi, che coinvolge il sistema capitalistico
mondiale, sta terremotando
valori e radici antiche, generando un senso profondo e
diffuso di insicurezza tra la
gente.
La reazione allo spaesamento e allo sradicamento
è rappresentata dal bisogno
delle persone di associarsi, di
creare aggregazione, di fare un
network, dove poter scambiare
e mettere in comune le proprie
competenze e conoscenze.
Reciprocità, relazionalità,
auto-organizzazione, scambio,
dono, solidarietà, sono parole
che riecheggiano con sempre
maggiore frequenza tra le
persone, come fossero parole
magiche ed evocano una forza
risolutiva. Anche il nostro progetto è teatro di una forte
domanda di associazionismo,
che appunto trova le sue radici
nella crisi ma anche nella reazione ai processi di individualizzazione e di conseguente
perdita di socialità.
Si intravede un grande serbatoio di risorse umane, dedite
al volontariato e all’auto-organizzazione a fini sociali, cui
sembra tuttavia difettare la
consapevolezza della forza
immensa che potrebbero sprigionare se marciassero unite e
organizzate,
Sul piano sostanziale,
occorre costruire dal basso
un patto con tutte le forze
produttive, a supporto di tutti
gli attori del sistema salute per
agevolare la diffusione di una
cultura manageriale a vantaggio della sostenibilità economica e per una migliore gestione
della patologia a beneficio dei
pazienti.
Eppure, anche il volontariato ed il lavoro sul sociale
devono essere sistematizzati, in
tempi di forte recessione delle
politiche statuali di welfare
primario (es. chiusura presidi
ospedalieri): si propone, pertanto, di lavorare, nella logica
della reciprocità, sulla costruzione di una Rete, di un network
di esperti multisettoriali.
Appare praticabile in
quest’ottica anche l’esperienza
di Banca del Tempo, la cui idea
di fondo risiede nello scambio
di sapere e di attività fra individui, scambio non di prodotti
e non monetario, ma di tempo,
e non un semplice baratto
ma soprattutto relazione tra
persone.
Quest’idea rappresenta
certamente una delle reinvenzioni sociali più originali degli
ultimi anni, e si pone in sintesi
nel fenomeno dell’ autorganizzazione, la cui matrice culturale sta nella cittadinanza
attiva, nell’individuo sociale
organizzato.
Il progetto FareRete nasce
da due parole importanti, accomunate dal pensiero che agire
e pensare in nome del Bene
Comune possa essere possibile e soprattutto innovativo
e auspicabile nel momento di
crisi attuale, basandosi sulla
cultura e idea-forza della fraternità, che pone al centro
l’uomo, la persona e la dignità
della sua esistenza.
Michele Corsaro ha speso la
sua vita personale e professionale nel continuo sforzo di perseguire concretamente il Bene
Comune, convinto come era
che “dobbiamo lasciarci alle
spalle la concezione di Bene
Comune come la somma dei
beni individuali acquisiti attraverso opportunità individuali
e sviluppate in funzione del
primato dell’io (Ego). In questa
Blink Magazine | Settembre 2015
4
BLINK MAGAZINE
società in rapida evoluzione il
Bene Comune richiede una
continua tensione verso relazioni di scambio tra soggetti
sociali, quando essi operano
in base ai principi di:
primato della persona, personalizzazione del welfare
sussidiarietà, ci aiutiamo a
vicenda l’un l’altro a fare quello
che deve essere fatto
partecipazione, condividere la responsabilità e
l’impegno insieme agli altri”
Il mondo della Salute e
della Sanità è stato il terreno
dell’azione professionale di
Michele Corsaro, ed è anche
lo specifico tema del libromanuale da lui scritto e la
cui presentazione svoltasi il 6
febbraio 2015 presso la Sala
Protomoteca del Campidoglio
di Roma, ha dato l’occasione di
riflettere su temi molto attuali.
Il Bene Comune come obiettivo, come sistema di valori
cui ispirare i comportamenti di
tutti i giorni, ma anche come
fonte di innovazione inclusiva
e non esclusiva, impronta fondamentale da dare all’agire
individuale e collettivo, per
creare valore sociale e civile
nel tempo in cui viviamo.
«La salute non analizza se
stessa e neppure si guarda
allo specchio. Solo noi malati
sappiamo qualche cosa di
noi stessi. » (La coscienza di
Zeno - Italo Svevo): per capire
i bisogni dei cittadini occorrono anche i cittadini, singoli
o associati.
Un pensiero che, guardato
con le lenti delle attuali regole
del mercato e di una certa
deriva economicista, esprime
una notevole carica ‘rivoluzionaria’, in antitesi alla cultura
dominante in cui sembrano
prevalere l’interesse individuale e il perseguimento del
profitto fine a se stesso.
A quest’idea, si contrappone la convinzione che rimettere al centro il bene comune
possa creare ricchezza, benessere diffuso, vantaggi per
tutti, a fronte dell’evidenza che
le diseguaglianze, che stanno
emergendo nel mondo globalizzato, portano molti svantaggi
e un sistema che ormai fatica a
reggersi in equilibrio armonico
e in cui la questione economica è sempre in primo piano.
La Sanità è certamente un
banco di prova importantissimo e cruciale, oltre che uno
snodo ineludibile quando si
parla di economia, sostenibilità e progresso.
In particolare il SSN italiano, disegnato dalla Legge
833 nel 1978, riconosciuto in
tutto il mondo come una dei
migliori e più avanzati, si fonda
su una serie di valori e di caratteristiche straordinariamente
sovrapponibili a quelli che permeano anche l’idea di bene
comune: universalità prima di
tutto, ma anche equità e solidarietà, che permettono di dare
a ciascuno in base al bisogno,
quando ne ha bisogno.
Bene Comune, Innovazione
e Sanità sono stati dunque il filo
rosso che ha legato il progetto
FareRete e che nella situazione
attuale rappresenta un bacino
di stimoli e di riflessioni che
possono, da domani, diventare
un progetto concreto di vita e
di lavoro per rendere migliore
il nostro vivere civile.
Parlare di innovazione oggi,
in ambito sanitario, significa
parlare di progresso scientifico e di nuove terapie, di vantaggi enormi in termini di vite
Blink Magazine | Settembre 2015
umane salvate, di risparmio a
medio e lungo termine grazie
alla possibilità di prevenire e
curare meglio le persone
D’altra parte, significa
anche parlare di importanti
investimenti, sia per finanziare la ricerca scientifica che
per mettere a disposizioni i
nuovi trattamenti. Le innovazioni che si stanno susseguendo in quest’ultimo periodo
mettono a dura prova il SSN
dal punto di vista finanziario e
di sostenibilità.
Proprio per questo è necessario non perdere mai di vista
la rotta che ci deve guidare:
l’universalità del diritto alla
cura e alla salute, sancita dalla
Costituzione Italiana.
Dunque il farmaco non può
essere considerato alla stregue
di un bene di largo consumo e
non può rispondere alle classiche regole del mercato.
Saper conservare questo
tratto universalistico e consegnarlo a chi verrà dopo di noi è
l’orizzonte con cui ci dobbiamo
misurare per governare la cosa
pubblica, una sfida che coinvolge tutti, - un agire condiviso- con l’intento di superare
la deriva economicistica che
sta mettendo a rischio la salute
dei cittadini.
Il bene comune, in questo
contesto,, rappresenta un
valore guida e un obiettivo da
perseguire, chiamando tutti a
raccolta per consegnare alle
future generazioni un sistema
altrettanto equo e sostenibile,
con il Ministero della Sanità
come garante di una sanità
equa e che considera la salute
come un investimento e non un
costo: “bene comune significa
responsabilità individuale,
impegno concreto, agire quotidiano come testimonianza di
BLINK MAGAZINE
valore.” (Gianluigi De Palo)
Il bene comune richiama
tutti i cittadini all’etica e al rispetto delle regole di convivenza
civile che ci siamo date, ad un
circolo di comportamenti virtuosi fatto di assenza di corruzione e di rispetto reciproco, in
cui non c’è chi guadagna e chi
perde, ma si vince tutti, perché
si agisce nell’interesse di tutti e
nel rispetto di ciascuno.
Nella situazione attuale, il
rischio che si corre è quello
di perdere il concetto di Bene
Comune in Sanità, soprattutto
a causa della situazione di corruzione e quindi di spreco e
inefficienza che pervadono il
nostro Sistema Sanitario: “se
corruzione è l’utilizzo privato di
un bene comune, se è primato
del denaro sulla persona, se è
aiuto per delinquere e non per
fare il bene della società, allora
è evidente che la corruzione è
assenza del concetto di bene
comune, è esattamente il suo
contrario.” (Francesco Macchia)
Anche in questo caso,
dunque, il progetto di FareRete
emerge come straordinariamente attuale e rivoluzionario nell’Italia di oggi, dove
il problema della corruzione
e dell’inefficienza del servizio erodono le fondamenta
dell’universalità, equità e sostenibilità del nostro Sistema
Sanitario.
È dunque necessario richiamare fortemente le regole e i
principi su cui si basa la nostra
convivenza civile e comportarsi
di conseguenza, contribuendo
a consolidare e garantire una
cultura e una società in cui
prevalga il senso del bene
comune sull’interesse personale, la persona sul primato
del denaro.
Combattere la corruzione in
sanità rappresenta un potente
terreno di prove, perché c’è
in gioco la sostenibilità del
SSN, il rischio di raggiungere
un punto di non ritorno che
porterà a discriminare tra chi
può e chi non può pemettersi
un trattamento sanitario adeguato, impoverendo di fatto
tutto il Paese.
Agire in prima persona,
non solo attraverso comportamenti virtuosi ma anche attraverso il passaparola, la sensibilizzazione, e l’impegno a far
riflettere su questi temi chi è
vicino a noi .
A livello globale, parlare
del progetto FareRete pone
in primo piano temi sensibili
che richiedono una profonda
riflessione collettiva: la conoscenza, l’innovazione, l’accesso
alle cure e la salute devono
sempre rappresentare un bene
comune, ma si tratta di un traguardo ancora lontano.
“L’innovazione” infatti “può
essere considerata non solo
bene comune, ma anche il
risultato di un’iniziativa collettiva anziché individuale”
(Leonardo Previ)
FareRete rappresenta anche
una risorsa per fare innovazione e rimetterla in circolo per il
bene di tutti portando risultati
positivi nonostante la scarsità
di risorse.Pensare a FareRete
dunque può aiutarci a cambiare punto di vista, a pensare in
modo nuovo e produttivo.
Se, nel mondo moderno,
l’innovazione “è frutto di
corposi investimenti e segue
un percorso dall’alto verso
il basso, dove i dipartimenti
R&D sono visti come depositari della capacità creativa”,
l’approccio di FareRete ribalta
5
la questione e guarda con
occhiali diversi: “noi stessi e
tutte le persone che ci circondano siamo dei giacimenti di
creatività che vanno sfruttati
non interamente ma cooperativamente.”; “in un momento
di crisi come quello attuale,
questo approccio guarda alla
collettività, anche aziendale,
come ad una fonte di creatività diffusa, in grado di contribuire con proposte concrete
all’innovazione e al recupero
di competitività necessari per
sopravvivere e per creare
valore”.
Molte giovani aziende italiane hanno seguito questo
nuovo modo di organizzare il
lavoro, non più dall’alto ma dal
basso, riuscendo a coinvolgere
le persone al fine di generare
valore. Un valore che è diventato un bene comune per tutti.
A livello aziendale, il bene
comune si può declinare, in
qualsiasi comparto di attività, attraverso l’attenzione alle
persone nella loro globalità, e
non in quanto consumatori o
fruitori di qualche servizio.
Si può per esempio “Fare
marketing rimanendo brave
persone”, come sostiene
Giuseppe Morici – Presidente
Blink Magazine | Settembre 2015
6
BLINK MAGAZINE
Regione Europa del Gruppo
Barilla - ripartendo dai fondamentali di questa disciplina,
che richiama a valori alti, quali
etica, rispetto, verità, costruzione, radicamento, come
opposti alla tentazione di perseguire risultati effimeri, contingenti e non portatori di
valore.
“Chi fa marketing oggi,
in una società, che non ha
bisogno di nuovi prodotti e che
non ha più le risorse per produrli, non può non partire quotidianamente dal valore del rispetto: rispetto per se stessi non facciamo come manager
cose che come persone non ci
sembrano sensate! - , per gli
altri - se diamo alle persone
verità ci ricambieranno con
fiducia - , per le comunità e per
l’ambiente - il marketing non
si deve limitare ad autodisciplinarsi, si deve auto-indirizzare verso una dimensione di
sostenibilità e di responsabilità sociale.”
I buoni esempi non
mancano - Pietro Barilla,
Adriano Olivetti, Steve Jobs
ecc. - serve la volontà di
seguirli.
“Se pensiamo invece
all’ambito in cui ha operato
Michele Corsaro e al tema cui
è dedicato il suo libro Manuale
di marketing research , possiamo scoprire come “il dato”
possa favorire l’innovazione
se lo rendiamo bene comune.”
(Paolo Mariani)
FareRete in un senso più
religioso e spirituale, significa dono: “l’uomo è per
l’altro, allora tutto il suo guadagno, tutta la sua realizzazione
sta nell’essere per l’altro, non
pensare a sé stesso, non a servirsi del tu, ma donarsi al tu”.
(Romano Matrone)
Rosapia Farese - Ideatrice
e promotrice dell’Associazione
FareRete Innovazione il Bene
Comune – il benessere e la
salute in un mondo aperto a
tutti - Michele Corsaro-
UN CONVEGNO SU
ALIMENTAZIONE E
MALATTIE TUMORALI
PROF. PAOLO RANALLI Il Comune di San Lazzaro di
Savena (BO), la Fondazione
Istituto Scienze della Salute
(BO) e l’Associazione “Gli
Onconauti” (BO) promuovono un incontro scientificodivulgativo incentrato sul tema
“Alimentazione, Prevenzione e
Malattie tumorali”. Il convegno
si svolgerà venerdì 25 settembre nella Mediateca Comunale
di San Lazzaro di Savena.
Come è noto, ci sono evidenze
significative sul ruolo della
dieta e dello stile di vita nello
sviluppo delle patologie tumorali. Per esempio, il sovrappeso
corporeo e l’inattività fisica
possono avere una incidenza
tra il 20% e il 35% nella insorgenza di alcuni tipi di tumori
(alla mammella, al colon retto,
all’esofago) nei Paesi industrializzati, secondi solamente al
fumo di tabacco.
A livello generale, gli studi
epidemiologici indicano che
il consumo regolare di frutta,
verdura e fibre alimentari aiuta
a ridurre il rischio di insorgenza
di tumori alla cavità orale, allo
stomaco, al colon retto ed
all’endometrio.
Infatti, gli alimenti vegetali contengono antiossidanti (antociani, caroteni, vitamine, acidi
Blink Magazine | Settembre 2015
grassi insaturi) che contrastano
l’accumulo dei radicali liberi e
svolgono un ruolo importante
nella prevenzione di queste
patologie. Quindi, la filiera di
produzione del cibo, in tutti
i suoi anelli (produzione di
materia prima in campo, tecnologie agro-alimentari di
trasformazione delle matrici
vegetali, logistica, packaging,
distribuzione all’ingrosso ed al
dettaglio), deve essere ottimizzata in modo da ottenere cibi
sani e salutari (ricchi di antiossidanti e privi di sostanze
cancerogene).
Inoltre, le matrici vegetali sono
BLINK MAGAZINE
fonti di metaboliti (glucosinolati e tiocianati dei cavoli,
allicina dell’aglio, ecc.) che
possono svolgere un’azione
di chemio-prevenzione verso
certi tipi di tumori: si conferma, perciò, come una corretta dieta sia importante sia
a livello di prevenzione che di
riabilitazione di pazienti che
hanno superato una malattia
neoplastica. Inoltre, tecniche
emergenti sulla precoce identificazione di queste malattie
vengono dai nuovi traccianti
PET (per esempio, PET con
68 Ga-PSMA), che rappresentano la nuova frontiera nella
diagnostica tumorale.
La vita sedentaria è un’altra
causa importante di obesità e
di cancro: le persone sedentarie si ammalano di più di cancro
dell’intestino, della mammella
e dell’endometrio. Un corretto stile di vita, che favorisca
la prevenzione oncologica, si
basa quindi anche sull’attività
fisica, da promuovere sempre
e a tutte le età.
L’incontro intende fornire, attraverso gli eccellenti speaker che
parleranno, un aggiornamento
su diversi fattori che concorrono a contrastare lo sviluppo
del cancro, a supportarne il
7
decorso ed a promuovere il
recupero fisico e psico-cognitivo di pazienti reduci da patologie tumorali.
Inoltre, le conoscenze scientifiche su questi argomenti
sono per lo più di recente
acquisizione e la mancanza
di una corretta informazione
comporta il rischio sia di una
sovrastima sia di una sottostima delle potenzialità di un
approccio preventivo basato
sui nutraceutici e functional
food per il controllo dei principali fattori di rischio tumorale.
XI EDIZIONE DEL MASTER DI 1° LIVELLO ALL’UNIVERSITÀ
MODENA E REGGIO EMILIA NELL’AREA DELLA SALUTE,
DEL SOCIALE, DEL WELFARE E DELL’INTEGRAZIONE
PROF. BRUNO CIANCIO L’esigenza di questo Master
nasce dalla necessità di avere
esperti sull’immigrazione e
sulla crescente diversità nel
sistema paese.
Oggigiorno, in tutti i paesi,
occorre facilitare le nuove conoscenze, un nuovo sapere, le
strategie innovative capaci di
rendere le istituzioni e i loro
staff culturalmente competenti,
per meglio affrontare le complessità connesse alle migrazioni
e al crescente numero di
persone che cercano rifugio
in altri paesi.
La crescente mobilità dei
popoli e le diversità nella
società accentuano la necessità che le istituzioni ed il
loro personale siano, più che
mai, capace di interventi che
possono essere definiti culturalmente competenti ed appropriate alla nuova situazione.
Diventa necessario, da parte di
tutti quelli che lavorano in ogni
settore della nostra società, e
che sono in contatto con una
diversità culturale in continuo
sviluppo, rendersi coscienti del
valore aggiunto che tali nuovi
cittadini possono offrire nella
società di accoglienza. I rapporti sociali a qualsiasi livello
sia che questo avvenga a livello
locale, nazionale, o internazionale, hanno bisogno di abilità
nella comunicazione transculturale, nelle relazioni interculturali, nell’ascolto tra comunità,
etnie e con il singolo, e di un
agire considerato culturalmente competente.
Attraverso lo svolgimento di
sette moduli, facendo utilizzo
delle metodologie didattiche
interattive e di un tirocinio radicato sul territorio, gli studenti
verranno preparati per svolgere il ruolo di “esperti” sulle
tematiche suddette ed entreranno in contatto con ambiti in
cui potranno essere utilizzate
le competenze transculturali,.
Per maggiori informazioni,
potete visitare il sito
www.masterinterculturale.
unimore.it
Blink Magazine | Settembre 2015
8
BLINK MAGAZINE
CERIMONIA CONCLUSIVA DEL PROGETTO
“ALI PER VOLARE, RADICI PER TORNARE“
ALESSIA PASQUALI Si è conclusa la prima
edizione del progetto
“Ali per Volare, Radici per
Tornare”. Il termine del percorso verrà celebrato con
una cerimonia di consegna
degli attestati di partecipazione agli studenti che hanno
preso parte al progetto, che
si terrà l’1 Ottobre, nelle
aule dello Studio Filosofico
Domenicano.
“Ali per volare, Radici per
tornare” è un percorso formativo che ha coinvolto
un gruppo selezionato di
ragazzi di terza e quarta
superiori, provenienti da
cinque scuole di Bologna,
quali il Liceo Scientifico E.
Fermi, l’Istituto Sant’Alberto
Magno, il Liceo San Vincenzo
De’ Paoli, l’ITS-IIS ManfrediTanari e le Scuole Manzoni.
La formazione degli studenti
è stata svolta in due fasi,
una corsuale di nove ore di
lezione in aula, affidata ad
esperti del mondo aziendale
e a specialisti che hanno
approfondito temi inerenti
al mondo del lavoro, e una
fase non corsuale di stage
di 40 ore in azienda, grazie
alla collaborazione con Lucia
Gazzotti e con Centergross
s.r.l. La Fondazione del
Monte, che ha finanziato il
Blink Magazine | Settembre 2015
progetto, sarà presente alla
cerimonia finale insieme ad
altri docenti e promotori del
progetto, quali il dirigente
scolastico del Liceo Fermi,
scuola capofila, Maurizio
Lazzarini e la prof.ssa referente Elisabetta Bonfatti, il
preside del Sant’Alberto
Magno Paolo Alessandri e
la prof.ssa referente Claudia
Pierantoni, la preside delle
Scuole Manzoni Giovanna
Degli Esposti e la prof.
ssa referente Benedetta
Maganzi, la dirigente scolastica del Manfredi Tanari
Paola Calenda e le prof.sse
referenti Patrizia Lazzarini e
Maria Pia Palazzi, il preside
del S. Vincenzo de’ Paoli
Gabriele Bardulla e il prof.
referente Giorgio Morgione.
Parteciperanno, inoltre,
Padre Giovanni Bertuzzi,
Pre s i d e d e l l o S t u d i o
Filosofico Domenicano e
socio fondatore di Linkeen,
la dott.ssa Lucia Gazzotti,
presidente del Centergross
e socio fondatore di Linkeen,
la dott.ssa Elena Gozzoli,
docente di Filosofia e
Neuroscienze e di Filosofia
Clinica a Torino, e la dott.ssa
Stefania Aristei, vicepresidente di Linkeen.
BLINK MAGAZINE
9
IL LATO OSCURO DELLA
“SHARING ECONOMY”
ALESSIO BUSSOLARI Tutte le innovazioni portano
con sé cambiamenti positivi e negativi, e anche la
sharing economy, che molti
considerano come il futuro
dell’economia mondiale,
ha un suo lato oscuro. Uno
dei maggiori sostenitori
dell’economia della condivisione, Jeremiah Owyang di
Altimeter e Anya Kamenetz
hanno, di fatto, messo in luce
alcuni di questi aspetti negativi: il primo, offrendo un
decalogo degli aspetti negativi della suddetta economia della condivisione, ed
il secondo analizzandone i
controversi aspetti legali.
Entrambi sollevano questioni cruciali che è bene
discutere, senza tuttavia
ignorare il fatto che si tratta
di un’evoluzione e che, di
conseguenza, come tutte le
evoluzioni, non può essere
solamente identificata come
positiva o negativa, ma è
altresì importante capire se i
benefici generati dal cambiamento superano le perdite.
Analizzando la sharing
economy mettendola in contrasto con l’economia tradizionale, come accade in
ogni dibattito, si può notare
immediatamente come la
prima risulti, di primo acchito,
migliore, mentre l’economia
tradizionale, al contrario, si
dimostra iniqua, basata su
sfruttamento intensivo delle
risorse naturali che va a beneficio di una sottilissima fetta
di popolazione mondiale e
che fa crescere, di giorno in
giorno, il rischio di un collasso ambientale globale.
Co n t e m p o ra n e a m e n t e ,
cresce in noi la consapevolezza che saremo altrimenti
destinati ad estinguerci, se
non modifichiamo le nostre
abitudini di consumatori. In
sostanza, quindi, il lato negativo della sharing economy
scompare non appena si
confronta con ciò che è stato
appena detto.
Il motto portato avanti dalla
sharing economy è: “le
persone vincono le multinazionali perdono.”
In uno studio dell’Università
di Berkeley, avvenuto nel
2010, viene analizzato il
fenomeno del Car Sharing,
cioè l’idea che un’autovettura
possa essere condivisa da
più persone che non ne
hanno necessariamente la
proprietà. Da tale studio, è
risultato che una macchina
condivisa sostituisce fino a
13 macchine possedute e
che il 50% degli utenti del
Car Sharing hanno la possibilità di usufruire di un bene
a cui altrimenti non avrebbero accesso. Un altro studio
simile ha dimostrato che, se
in un anno, in una città, si riducono le auto di proprietà di
Blink Magazine | Settembre 2015
15.000 unità, il risparmio per
le famiglie di cui può beneficiare l’economia locale è di
127 milioni di dollari.
Tuttavia, è da considerare
che sicuramente questi studi
vanno approfonditi con dati
più attuali e che, comunque,
il contesto sociale analizzato
è particolare. In Italia, per
esempio, il Car Sharing non
ha ancora raggiunto livelli
di espansione elevati, ma
i dati ottenuti dimostrano
che sono le famiglie e le
comunità locali a godere
dei benefici maggiori derivanti dal Car Sharing. Chi
ci perde sono soprattutto
le multinazionali che producono automobili, o gli
interi settori legati ai servizi
annessi come nel caso dei
taxi con Uber. Eppure, non
sono forse proprio le multinazionali, una delle cause
principali della distruzione
dell’ambiente e della distribuzione iniqua della ricchezza sul nostro pianeta?
L’O R G A N I Z Z A Z I O N E D I B L I N K
COMITATO SCIENTIFICO Padre Giovanni Bertuzzi
Bruno Ciancio
Rosapia Farese
Lucia GazzottiPina LalliAlessandro Manzelli
Aldo MorroneAdriano Picciau
Paolo Ranalli
COMITATO DI REDAZIONE & ORGANIZZAZIONE Direttore responsabile:Stefania Aristei
Coordinatore editoriale: Jacopo Cavazzoni
Segreteria di Redazione: Alessia Pasquali
Jacopo Cavazzoni Area: economico / Normativo
[email protected]
Roberto Carcangiu Area: Food&Beverage
[email protected]
Marilena Cocchi Area: Finanziamenti europei e fondi istituzionali
[email protected] Francesco Zardon Area: Social innovation
[email protected]
Paolo Ranalli
Area: [email protected]
Alessia Pasquali Area: Percorsi giovanili di apprendimento [email protected]
Alessio Bussolari
comunitario ed europeo
Area: Web / News delle nuove tecnologie
Francesca Palladino Area: Scuola & formazione
[email protected]
[email protected]
Ogni redattore presidia un area per evidenziare le opportunita’ di nuovi percorsi lavorativi
Fly UP