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SULL`ORLO DEL BARATRO

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SULL`ORLO DEL BARATRO
NUOVA
ASSEG
S I N D A C A L E
ettimanale della CGIL
ì. 30 del 3 agosto 1992
Cosa Nostra sfida lo Stato
SULL'ORLO
DEL BARATRO
DOPO FALCONE IL GIUDICE BORSELLINO
PALERMO FERITA SI RIBELLA
Anche
per il '91,
tutti utili,
nessun
profitto.
Sai dove vanno i miliardi di attivo dei
nostri bilanci? Vengono reinvestiti, per
finanziare idee e azioni a tutela dei consumatori. Servono cioè a proporti prodotti selezionati che rispondano a idee
di consumo sempre più evolute: i prodotti Coop, per esempio, senza coloranti e rigorosamente controllati anche nell'uso degli additivi. Servono a rinnovare la rete distributiva e i punti vendita
adeguando strutture, servizi, orari alle
reali necessità di chi compra. Servono
ad aggiornare il tuo modo di fare la
spesa, nel rispetto dell'ambiente: perché
l'attenzione alla qualità dell'alimentazione significa attenzione alla qualità della
vita. La Coop è la più grande catena di
distribuzione alimentare italiana, ed è la
più vicina ai consumatori. Perché associa milioni di consumatori che vogliono
quello che vuoi tu.
LACOOPSEI "TU.
coop
LACOOPSEI • T U .
ASSEGN
SOMMARIO
Direttore responsabile
Renato D'Agostini 06-44481319
Caporedattore
l'Enrico Galantìnì 44481*278
Redazione
Giuseppe Bortone 44481-265
Gianfranco Casale (ufi*, centrale) 44481279
Patrizia Ferrante 44481273
Ciarlo Gnetti (internazionale) 44481277
Roberto Greco 44481269
Marina Iacovelli 44481267
Guido loeca (sindacale) 44481264
Giovanni Rispolì (speciali) 44481275
Tarcisio Tarquini (cultura e libri) 44481274
Redazione di Milano
Anna A\itabile 112-2107851
Collaboratori
Lisa Hanoi, 4448.270
Antonio (ìiancane 44481320
Mayda Guerzoni (Bologna] 051-294731
Giorgio Mìnnucci 44481266
Alessandro Valentini 44481271
Grafica e ìrapaginazione
Anna Fanello 44481280
Luigi Bonessio 44481281
Per la parte tecnica
Giulia ( ierretti 1448127-2
Pier Luigi Pinna 44481272
ATTUALITÀ'
7 Intervista a Ottaviano Del Turco. Una nuova Rimini di Renato D'Agostini
9 Palermo/La rabbia dopo la strage. Paghino i responsabili di Daniela Cimili
11 Palermo vista da Napoli/Parla il giudice Roberti. Armati dalla legge
dì Marilisa Monaco
12 Borsellino e i giovani. Un giudice a scuola di Nicola Marinino
15 Politica economica. Le conseguenze della lotta sui tassi. Manovra in fumo
di Antonio Cioncane e Saveria Sechi
16 Intervista a Leon. Un circolo vizioso di A. G. e S. S.
17 Privatizzazioni/Le contraddizioni del governo. Carissime entrate di A. G. e S. S.
SPECIALE
18 Le polemiche sulle iniziative Fiat e Piaggio/Parla
Patrizio Bianchi. La politica che non c'è di Giovanni Rispolì
19 Dietro i nuovi investimenti. Quando la Fiat
sposa il cemento di Mario Sai
20 L'industria meridionale secondo
la Svimez. Il divario resta di Giorgio Minnucci
Segreteria di redazione
SINDACATO
(Pristina Izzo 44481320
Segreteria
Paola Marini olà 44481320
Progetto grafico
(novaimi Lus.su, Daniele Turchi
Fotografie
Cariò Sintesi 20
('olmi, In Press 32
Gabriele de Marco 31
Fiorarli/Sintesi 18
Fiorito/Controluce 20
Gentile/Sintesi 11-12
Giordano/Master photo 16
Lanzctta/Nouvelle presse 17
Laporta/Controluce 19
Medichi ni/Master Photo 17
lana Molajoni/G.A. 25
Paoni Contrasto 9-10
Pino Controluce 21
Ravagli 7-22-26
Livio Senigalliesi 24
Mauro Torri 15
Copertina
Vito Fletti
t fotocolor Paoni/Contrasto)
Grafici
Ilari;» Longo
Claudi a Ravello de Santi
Redazione
Via dei Frenianì ja, «MI 185 Roma
Telefax 4460008
Proprietà
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\'ia dei Frentani 411, 00185 Roma
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a: Rassegna Sindacale,
Via dei Frentani, 43 00185 ^ o m a
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Tribunale di Roma il 28 novembre 1969
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Telefax 06/318788
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V. L. Romana, 60 - Ciampino - Roma
chiuso in tipografìa
giovedì 23 luglio
Associato all'USPl
Unione Stampa
Periodica Italiana
22 La vicenda Iritecna/Dopo il rinvio a settembre del confronto
con i sindacati. Il colosso d'argilla dì Roberto Greco
24 Meccanici. Contrattazione avviata per 200.000 lavoratori di Marina Iacovelli
25 Roma/Un prò memoria per Carraro. Capitale trasparente di Alessandro Valentini
26 Legge sull'amianto/A due mesi dal varo. Il rischio burocrazia di Loredana Taddei
28 Vertenza mense/Le proposte della Fiom di Brescia. Per tutti
e di qualità di Gianfranco Casale
31 Abruzzo/Inchiesta sugli appalti Cogefar di Antonio Peduzzi
EUROPA
33 Francia/Firmati gli accordi di «mensualisation». La resa
dei dockers di Fulvio Farinelli
34 Cronologia di una lotta. Un braccio di l'erro lungo dieci mesi di F. F.
INTERNAZIONALE
36 Ecuador/Il programma del nuovo presidente. Sixto: privatizzare di Guido Chini
DOCUMENTAZIONE
42 Roma, 13-14 luglio 1992. I documenti del Comitato direttivo Cgil
42 La manovra del governo
43 La vertenza sul costo del lavoro
44 L'ordine del giorno presentato da Sai
45 II sindacato e la questione morale
RUBRICHE
14 Dal Parlamento di Roberto Giachetti
27 Spazio aperto intervengono Renzo Penna e Bruno Pesce
29 Spazio aperto interviene Antonio Verona
32 Telex Sindacato
35 Telex Europa a cura di Fulvio Farinelli
37 Osservatorio internazionale a cura di Stefano Poscia
38 Cultura e libri. Un libro coraggioso sulla soluzione possibile del conflitto israelopalestinese. Un po' di presente per un po' di futuro di Umberto de Giovannangeli
40 Libri a cura di Alessandro Piccioni
47 Commissioni parlamentari a curo di Roberto Giachetti
Nuova Rassegna Sindacale
n. 30 del 3 agosto
IRCAC
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DELLA COOPERAZIONE
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l0re
ENEL "CONSUMO INTELLIGENTE"
01/
ATTUALITÀ'
Intervista a Ottaviano Del Turco
UNA NUOVA
RUMINI
di Renato D'Agostini
«A un anno dal Congresso torniamo nella città della svolta
per proporre alla sinistra e al paese un profondo cambiamento»
n senso di impotenza. Rabbia
per l'ennesima strage maliosa, ancora una sfida allo Stato, al comune senso di giustizia, alla
convivenza civile: Palermo nel sangue, la Sicilia in uno stato d'occupazione. Chi avrebbe mai potuto immaginare questa Italia degli anni
novanta: il Sud — buona parte —
sotto il tallone di poteri criminali. Il
Nord in fuga, incapace di offrire una
prospettiva nuova, nuove classi dirigenti che non siano il sottoprodotto
di una cultura da fumetto.
Il tempo stringe, le rendite politiche
sono finite per tutti, incalzano scelte
decisive che toccheranno l'esistenza
(juotidiana della gente, la possibilità
di mantenere i livelli di vita raggiunti, il posto di lavoro, la possibilità
stessa di un lavoro.
La questione morale si è ridotta a
questione penale e in fondo l'azione
dei magistrati non è che l'intervento
tardivo — di una delle istituzioni
dello Stato sul corpo di una democrazia malata.
non abbiamo compreso bene gli effetti a Ovest. Quali valori sono sepolti sotto il muro e quali sono da ricostruire?
U
Non è così? Chiediamo a Ottaviano
Del Turco, segretario generale aggiunto della Cgil: non è finito il tempo delle vecchie formule, dei manuali della spartizione del potere,
dei congressi spettacolari e, purtroppo, dei centenari da celebrare? Fare
politica oggi non significa ricostruire
la democrazia a partire dalla riconquista del territorio e della fiducia
dei cittadini? Per fare questo non sono necessari nuovi protagonisti e
una nuova classe dirigente?
Del Turco: In questo periodo ho
fatto uno strano giro d'Italia, il più
singolare della mia vita di sindacalista, un viaggio nell'universo socialista per capire se la vicenda delle tan-
R S : (riti, quali e per fare cosa?
Del Turco: Rinnovare la politica,
ricostruire la democrazia sono obiettivi importanti. Ma la questione è
che c'è una generazione di militanti
che è troppo (tragicamente) affezionata all'idea del vecchio partito e
non riesce a immaginarne uno nuovo. E c'è una classe dirigente politica
che crede di poter risolvere una questione così complessa nel modo tradizionale. Questa è la realtà: un corpo di militanti disorientati e una leadership fatta di gente che, come sotto le armi, propina la stessa pillola
per tutti i mali.
Ottavlano Del Turco
genti ha indotto qualche cambiamento nel modo in cui i militanti socialisti leggono i fatti della politica.
Al termine di questo viaggio avverto
sempre più fortemente il bisogno di
capire come si possa rinnovare la politica, i partiti, gli strumenti della
democrazia.
In molti abbiamo pensato che l'8o,
avesse portato via come un ciclone
valori, miti, speranze, illusioni e anche ossessioni. Ci siamo sbagliati.
Abbiamo pensato che il crollo dell'Est mettesse l'Occidente nella condizione di poter sognare una nuova
primavera della democrazia ma, come sempre accade, quando crolla un
muro le macerie finiscono ovunque.
Sappiamo cosa significa questo per
l'Est, o per lo meno ci illudiamo di
capirlo, ma la cosa più grave è che
Nuova Rassegna Sindacalo
n. ;^o del 3 agosto it)9H
R S : La Cgil ha fatto dell'autonomia dal
sistema dei partiti un cardine del suo programma al Congresso di Rimini, dove SÌ è
concluso anche il processo di abolizione
delle «componenti». Oggi la situazione
sembra ribaltata: i partiti sono sotto accusa. Che significa autonomia, non rischia
di essere solo un modo per tenersi fuori
dalla bufera?
Del Turco: Credo che dovremmo
tornare a Rimini. Penso sia utile
spostare in quella città la prevista
assemblea dei delegati e farla coincidere con la scadenza di un anno dal
Congresso.
Spero che si possa discutere nel Comitato direttivo della Cgil di questa
ipotesi che formulo per la prima volta. Non per fare un congresso straordinario, ma per una verifica straordinaria su quanto è accaduto dal
Congresso a oggi. A Rimini abbiamo pensato di fare un'operazione di
totale cesura rispetto a una cultura
dell'organizzazione come prodotto
ATTUALITÀ'
del rapporto storico con le forze tradizionali della sinistra. In questo
senso la decisione di Bruno Trentin
di sciogliere la componente comunista un anno prima e la decisione
congressuale dei socialisti sembravano suggellare un percorso.
Propongo di rifare Rimini non per
dire clic abbiamo sbagliato, al contrario, per dire che dobbiamo tracciare la seconda tappa di questo processo: siamo tanto forti sul piano dell'autonomia che possiamo «sporcarci le mani» di nuovo con la politica.
R S : (ioti quale obiettivo?
un problema di ripensamento della
strategia politica.
Penso alla Cisl. Il quadro che avt-va
di fronte fino al voto del 5 aprile era
quello di un'organizzazione che occupava uno spazio tra il governo e il
sociale e regolava questo rapporto
con operazioni anche complesse e intelligenti...
R S : La
Del Turco: Credo che ci siano esperienze irripetibili: quella di Forze
nuove è un'esperienza intelligente,
ma peculiare della De. Mi sono affannato in tutti i miei incontri a dire
che l'ultima cosa da pensare è quella
di creare una corrente di sindacalisti. Il pericolo c'è.
Qualcuno pensa che sia sufficiente
alzare la bandiera del sindacato per
dichiarare l'estraneità a ogni fenomeno di corruzione. Si riproporrebbero così nel dibattito interno gli
stessi vizi del passato.
Penso che non solo per i socialisti ma
per la Cgil, per tutto il sindacato c'è
R S : (ihe cosa intendi dire?
Del Turco: Voglio dire che un
partito che voglia davvero rinnovarsi per interpretare anche i bisogni e le sensibilità del mondo del
lavoro ha certamente la necessità
di affidare una parte della propria
struttura al popolo degli eletti, ai
parlamentari, agli amministratori,
ai sindaci. I rappresentanti degli
elettori sono una parte importante
in tutti i partiti, ma l'altra parte
non può limitarsi al popolo degli
iscritti, che troppo spesso non esistono o sono tessere morte o esistono solo negli albi delle sezioni. È
qui che si produce e autoriproduce
il fenomeno delle tangenti: le tangenti servono per creare tessere e le
tessere morte alimentano il sistema
delle tangenti. Penso che un ruolo
fondamentale lo debbano avere i
sindacalisti come parte della società civile che con la loro autonomia e il loro pezzo di rappresentanza devono intervenire nella vita
di partito.
«concertazione»...
Del Turco: Certo, la concertazione.
Oggi mi chiedo se può essere ancora
questo il quadro entro il quale vuole
operare la Cisl. Non c'è un problema di ripensamento anche per loro?
In che misura il rapporto tra la lotta
sociale e la politica, la concertazione, il tema dei diritti civili devono riproporsi oggi oltre le bandiere di
ogni singola organizzazione? Se non
c'è un ripensamento da parte di tutti, davvero si corre il rischio che la
crisi del sistema dei partiti si trasformi anche in una crisi della rappresentanza sindacale.
Noi non siamo la Croce rossa che deve soccorrere i partiti terremotati.
Nel cratere ci siamo anche noi.
Del Turco: Per impegnarci in una
operazione di ricostruzione. Va diboscata questa specie di orto botanico che è diventata la sinistra italiana: il garofano, l'edera, la quercia...
Insomma un'operazione di rinnovamento che porti alla nascita di una
grande forza della democrazia italiana. Mi piace immaginare una
Cgil che possa offrire a se stessa, alle
altre confederazioni e a un mondo
molto vasto della politica uno dei
momenti di coesione per ridefinire le
regole democratiche.
R S : Nuove regole per cambiare si dice,
La democrazia italiana corre dei ri- forse da troppo tempo, ma si pensa sopratschi molto grandi, oggi è possibile tutto alla riforma del sistema elettorale.
uno sbocco autoritario e di destra e Da quanto hai detto, il sindacato è più innon, come avevamo immaginato ie- teressato a un modo nuovo di stabilire rapri, un salto della democrazia.
porti trasparenti tra partito politico e
R S : // rischio è quello di essere assimilati
e travolti dalle crìtiche che investono il sistema dei partiti. Hai ricordato il tuo
viaggio nel Psi. Non c'è anche il rischio
che quando un dirigente sindacale parla
come uomo di partito finisca per oscurare
questo ruolo nuovo del sindacato e accelerare invece un processo di subordinazione
(lo abbiamo visto anche nelle recenti elezioni) che porta a una generalizzazione
dell'esperienza democristiana della «corrente sindacale»?
rivissuto oggi alla luce di quanto accade, sembra appartenere a un altro
secolo, alla preistoria del sindacalismo.
gruppi parlamentari, tra partito politico e
referenti sociali, tra partiti e società civile.
Del Turco: Credo che innanzitutto
vadano riformati i partiti: non c'è riforma elettorale che possa da sola
rinnovare la politica, il costume, la
moralità.
Per quanto riguarda la legge elettorale credo che debba essere impedita
qualsiasi soluzione che induca comportamenti anomali nella formazione delle coalizioni con la perpetuazione del ruolo di un partito, la De,
oltre il peso dei consensi che raccoglie.
Per quanto riguarda la sinistra, deve
finire il vizio antico di amare quella
riforma elettorale che restituisce artificialmente una egemonia che non
c'è più.
E un tema che riguarda anche il sindacato, ci deve essere la massima
trasparenza possibile nei processi
elettorali che conducono all'identificazione dei dirigenti: dal posto di lavoro alla segreteria nazionale della
Cgil. Dobbiamo anche ripensare il
concetto di «incompatibilità» che,
Nuova Rassegna Sindacale
R S : Perché non si discute dì questo, perché
il sindacato, la Cgil, non trova una sede
per affrontare questi temi?
Del Turco: Penso che proprio a Rimini, se la mia proposta sarà accolta, potremmo invitare lo stato maggiore delle forze della democrazia
per un confronto.
R S : Palermo, Milano, la crisi dei partiti.
I tempi stringono...
Del Turco: Capisco. In genere vengo accusato per la mia fretta e mi è
capitato di comportarmi in modo
ansioso, tanto da essere indotto a
qualche errore del quale ho dovuto
chiedere scusa. Sono d'accordo, sento l'urgenza della situazione in modo particolare. Da qui nasce la mia
proposta.
R S : Eppure già ci .sono iniziative come
quel/a del «manifesto per la sinistra».
Del Turco: I contenuti del manifesto sono importanti, ma l'iniziativa è
promossa da due minoranze dei partiti della sinistra. Questo è il diletto.
Credo che sia una giusta ambizione
della Cgil ciucila di poter parlare all'insieme della sinistra.
R S : Allora una nuora Rimini?
Del Turco: Sì, una nuova Rimini.
•
n. 30 del 3 agosto 1992
Qui e nella pagina seguente due immagini del funerali degli agenti di scorta di Borsellino
Palermo/La rabbia dopo la strage
PAGHINO
I RESPONSABILI
di D a u i e l a (liralli
La Cgil: via i vertici della procura. Il senato accademico: si muore
come in Bosnia, ma tutti restano al loro posto
P
alermo. K un clima di grande
incertezza quello che si respira
in città dopo la strage di via D'Amclio. Incerte di sicuro appaiono molte
poltrone, delle quali si chiede a gran
voce l'avvicendamento. Incerto appare lo stato d'animo di chi vuole
continuare a sperare e lottare mentre ancora echeggiano le parole di
sconforto
«è finito tutto»
pronunciate dopo la strage, ma poi con
straordinaria forza rinnegate, da
Antonino Caponnetto.
«L'assassinio del giudice Borsellino
commenta Filippo Panarcllo, segretario generale aggiunto della
Cgil siciliana — ha avuto certamente un effetto devastante sulla fiducia
di tanti nella possibilità di sconfiggere la mafia». Ma la gente di Palermo
si ribella. Urla la propria rabbia
quando viene tenuta indebitamente
a distanza dai propri morti, durante
i funerali dei cinque agenti, in una
cattedrale divenuta anch'essa blindata. Urla e chiede la testa di chi
non ha saputo prevenire l'ennesima
tragedia: un assassinio annunciato,
come si dice quasi sempre in questi
casi tra i tam tam delle indiscrezioni
riportate dalla stampa, delle ipotesi
più o meno supportate da fatti, o del
semplice buonsenso.
Anche la Cgil ha ritenuto di scendere in campo, chiedendo in un conciso documento delle segreterie nazio-
Nuova Rassegna Sindacale
n. ;{u del
ai>osiu
nale, siciliana e palermitana, oltre a
provvedimenti legislativi clic «vadano ben oltre gli argomenti trattati
nel decreto che è in discussione in
Parlamento», la rimozione dei vertici della procura di Palermo e delle
forze dell'ordine. Per «riportare la
serenità in un luogo assai delicato
della lotta alla mafia, la procura, attraversato da pesanti lacerazioni».
Per «interrompere quel vuoto di potere che si è creato e che aiuta la
strategia di attacco della mafia». Per
tornare, in definitiva, a far valere un
principio che è apparso finora assai
trascurato: quello della responsabilità.
Un concetto chiave, quest'ultimo, di
n\i)2
ATTUALITÀ'
un documento stilato, in una città
che ribolle, dal senato accademico.
Anche questa una presa di posizione
inedita che suona come un «o noi o
loro». «Da dieci anni
dice Gianni
Puglisi, preside della facoltà di Magistero a Palermo e segretario nazionale del sindacato università della Cgil
la gente muore peggio che in Bosnia, ma tutti restano al loro posto,
non paga nessuno». Il mondo univer-
ze politiche hanno a loro volta redatto un altro documento, nel quale, oltre a parlare di «inellicienza amministrativo-organizzativa e impreparazione tecnica dei vertici preposti alla
tutela dell'ordine e della sicurezza
pubblica», si sostiene che «se la malìa
alza il tiro al livello bellico, non è
escluso in partenza che uno Stato
possa ricorrere a mezzi di difesa estrema, col miniino sacrifìcio a carico dei
ISTITUZIONI
sitario non ci sta più e pretende
un'immediata «assunzione di rcsponsabililà a tutti i livelli e per ciascuna
delle competenze in qualche modo
coinvolte, anche fino alle dimissioni o
destituzioni dei vertici proposti all'ordine pubblico e all'amministrazione
della giustizia, ivi compresi i ministri
interessati». Altrimenti, specificano il
rettore Ignazio Malisenda Giambertoni, per gli undici presidi della facoltà, e il direttore amministrativo dell'ateneo palermitano, sarebbe impossibile proseguire «una convivenza ormai insopportabile». Sarebbero le dimissioni. E così, dice Gianni Puglisi,
che l'università vuole farsi espressione
di un senso di rivolta morale, di ribellione culturale, mostrando ai giovani
cosa è giusto fare, dove è giusto andare e insegnando loro «la cultura della
responsabilità, alla quale è strettamente connesso il concetto della sanzione».
Le facoltà di Giurisprudenza e Scien-
comuni cittadini».
In piazza Gastelnuovo, dove si tennero il 27 giugno i comizi dei leader sindacali, è anche in atto, mentre scriviamo, uno sciopero della fame da
parte di un gruppo di donne. Pure i
giovani industriali hanno chiesto l'allontanamento del procuratore Giammanco e del prefetto Mario Jovine.
Ma questi ultimi, ad oggi siamo al 23
luglio, restano ancora al loro posto,
mentre il solo questore è stato destituito e trasferito.
Nel clima arroventato dell'ennesima
estate palermitana, questa volta ripetutamente listata a lutto, sembra un
po' troppo poco per placare gli animi. Che a Palermo si voglia di più, e
ben oltre alcune teste, lo mostra «l'albero Falcone», sempre pieno di nuovi
messaggi, lo mostrano le iniziative
che fioriscono in ogni angolo di una
città martoriata, pur nell'indifferenza
che continua a toccarsi con mano in
parecchi quartieri.
Sindacale
10
n. ;^n del •] agosto
Ma non facciamoci illusioni, avverte
il giudice Giuseppe Di Lello, che assieme a Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino ha condiviso l'esperienza
del pool antimafia: «Non ci sono formule magiche per risolvere un problema lasciato incancrenire per decenni». «E smettiamola
aggiunge
di lanciare parole d'ordine vuote:
cosa significa, ad esempio, controllo
del territorio in un territorio devastato da problemi immensi, a partire da
quello della disoccupazione?». Ma,
gli chiediamo, cosa si può lare, allora? «Occorre affrontare le questioni
vere — afferma Di Lello : quella di
una spesa pubblica clientelare e corrotta, in un Mezzogiorno dove la
clientela è anche violenza; e quella
dell'accumulazione illecita favorita
dall'attuale struttura economica».
«Oggi
prosegue
ci troviamo di
fronte a un sistema finanziario occulto sul quale non abbiamo alcun controllo e l'unione monetaria aggraverà
la situazione». Nodi strutturali, quindi, da sciogliere. «È evidente
continua il magistrato che questo Stato, così com'è organizzato e con questa classe politica, è funzionale alla
malìa. E che la corruzione, il sistema
delle Ungenti e la mafia sono tasselli
di uno stesso mosaico». Sta proprio
cjui, per Di Lello, la radice della rabbia della gente di Sicilia contro le
«autorità»: «Nell'aver compreso le
enormi responsabilità, rispetto a questo stato di cose, che ricadono sulla
classe politica».
Proteste, incertezze, attese, speranze
si intrecciano, quindi, a Palermo in
questi giorni. «Non dimentichiamo
— sostiene Salvatore Zinna — il 27
giugno e la grande manifestazione
antimafia. La mafia oggi si scontra
con tutta un'Italia che è parte civile
e certamente, dopo l'ultima strage,
non disposta a retrocedere». 11 sindacato in Sicilia non si fermerà, questo il senso delle parole di Zinna,
«punterà a battere latitanze, ritardi,
resistenze, ormai non più tollerabili». E aggiunge Panarello: «Perché
lo Stato non comincia a dimostrare
concretamente che la cattura dei
grandi latitanti, la confìsca dei beni
ai mafiosi, la rottura delle collusioni
tra politica e malìa non sono obiettivi irrealizzabili? Sarebbe un modo
per mostrare la volontà concreta di
riportare l'isola sotto la propria giurisdizione».
•
ATTUALITÀ'
Palermo vista da Napoli/Parla il giudice Roberti
ARMATI
DELLA LEGGE
di Marilisa Monaco
Intervenire, con misure concrete, sui rapporti
tra mafia e politica. Cosa accade in Campania
o Stato, finora, si è sempre tenuto sulla difensiva. Non ha
L
mai progettato una strategia d'attacco. Neanche sul piano militare». È il
commento di Franco Roberti, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, da anni impegnato
in processi contro la camorra, agli ultimi, tragici fatti di Palermo. «Ora
assistiamo a un'aggressione della mafia senza precedenti. Bisogna reagire
con violenza, ma con la violenza della legge». «La mafia è un fenomeno
che affonda nel sociale
prosegue
—, ha rapporti con la politica, dispone di un apparato militare. Nell'immediato bisogna agire proprio sul
fronte politico e su quello militare».
R S : Ma quali sono gli strumenti di cui
dispone la magistratura e quali i limiti della sua azione?
possibile intervenire, perché per
questi comportamenti manca qualsiasi sanzione penale. In alternativa
alla riformulazione del 416 bis si può
pensare di intervenire sul piano preventivo: si deve poter procedere nei
confronti dei politici di cui si sono
accertati i rapporti di frequentazione con ambienti malavitosi. Si deve
poter indagare sui loro patrimoni e
sulla loro condotta.
R S : Ma che tipo di rapporti intercorrono
tra il mondo criminale della Sicilia e quello della Campania? In qualche modo è
possibile che la mafia faccia scuola alla
camorra?
Roberti: I contatti tra le due organizzazioni risalgono agli anni settanta, quando alcuni maliosi lurono
Roberti: Le armi di cui dispone la magistratura sono le leggi.
La risposta all'attacco del potere criminale deve essere decisa.
Con le modifiche apportate al
decreto antimafia e approvate
dal Consiglio dei ministri siamo
sulla buona strada. Ma il potere della magistratura viene meno quando si verifica l'impossibilità di intervenire sui legami
tra mafia e politica. Quando
parlo di legami intendo dire che
da tempo, nelle regioni a rischio, le organizzazioni criminali controllano fette molto
consistenti del consenso elettorale. I politici, quindi, sono costretti a scendere a patti con la
mafia. Sarebbe opportuna una
riformulazione dell'articolo 416
bis, quello che prevede il reato
di associazione a delinquere di
stampo mafioso. Tantissime
volte mi sono trovato di fronte a
comprovati rapporti tra politici
e mafiosi, ma non mi è stato
trasferiti in Campania. Da allora si
è determinata una trasformazione
dell'organizzazione camorrista: ha
fatto il suo ingresso il modello familiare. La cosa ha riguardato soprattutto gli afiiliati della Nuova famiglia e in particolare i Zaza, i Mazzarella e i Nuvoletta. Queste famiglie hanno tuttora stretti legami
con la mafia, soprattutto per quanto riguarda il traffico di stupefacenti.
In modo del tutto analogo a quanto
avvenuto con la cupola maliosa, in
Campania si è favorito un cartello di
alcune famiglie egemoni sul territorio. È un fenomeno in embrione,
non è ancora l'applicazione integrale del modello mafioso, ma è l'inizio
di un processo.
R S : Che fare?
Roberti: Ci si sta muovendo verso un
doppio regime del processo penale,
ma si dovrà vedere come sarà articolato. In ogni caso il controllo del territorio riguarda in gran misura l'attività imprenditoriale, quindi una riforma degli appalti è urgente e indifferibile. Si deve sottrarre poi ai mafiosi il
controllo di carceri come Poggioreale
e Ucciardone, di fatto diventate centri
nevralgici dell'esercizio del loro potere
sul territorio. Manca inoltre un regolamento sulla legge dei pentiti,
bisogna completare il quadro
normativo che riguarda i collaboratori della giustizia. K poi
riattivare le misure di prevenzione, che hanno funzionato bene
nei primi quattro-cinque anni e
(he ora languono.
Bisogna fare pulizia dentro i parliti, le pubbliche amministrazioni. I tempi certo non sono brevi,
ma le riforme istituzionali, a parlire da quella elettorale, e la riIbrma degli appalti possono avere un effetto immediato perché
sarebbero un argine alle infiltrazioni mafiose nel sistema delle
pubbliche amministrazioni.
R S : Per protesta una parte della magistratura palermitana ha reagito all'ultima strage con le dimissioni. Che
ne pensa?
Roberti: Non sono certo un segno di debolezza, queste dimissioni si inscrivono in uno stato
d'animo comprensibile. Ma mi
auguro che vengano ritirate, altrimenti sarebbero l'ultimo atto
della tragedia.
•
Palermo: Via d'Amelio dopo la strage
Nuova Rassegna Sindacale
n. 30 del 3 agosto IO.9U
ATTUALITÀ'
tenga cari, però». Ci riBorsellino e i giovani
a mafia domina
sentiamo dopo per teledove il silenzio
regna». All'insefono per scambiarci dei
gna di questo slogan noi
commenti
mentre io
giovani siciliani abstesso lo invito a essere
biamo «alzato il tiro»,
presente a S. Cipirrello
per riscattare la nostra
per presentare il mio sedignità. Accanto a noi
condo libro.
di Nicola Mannino
si sono schierati, in queOggi non resta che ricorsti anni, gente semplice, magistrati puliti che dare. Sfoglio i suoi appunti scritti con inchiostro
hanno tentato di sfidare con le armi della legalità verde su quella carta intestata «Procura della Rela criminalità organizzata. Uno di questi era pro- pubblica di Marsala», e penso.
prio il giudice Paolo Borsellino.
E alla riflessione si arrompagna la ferrea volontà
Ho avuto la fortuna
di non mollare,
di conoscerlo, di appoiché Borsellino e
prezzarne la semplitanti con lui hanno
cità e il coraggio. Il
seminato certezze
primo incontro fu
in questa terra di
circa due anni fa alSicilia. Siamo stanl'Istituto tecnico per
chi sì, è vero, ma
il turismo di Panon sconfitti.
lermo dove parlò a
La gente torna a
milletrecento
giolanciare
slogan menvani sul tema «Una
tre
le
bare
vanno via
coscienza più forte
tra
lacrime
e inper una scuola più
censo. La gente si
unita: oltre il fenodispera, ma vuole
meno mafioso».
fare
sul
serio.
Lui entra e cerca il
Chiede verità e giuprofessor
Nicola
stizia. E il cardinale
Mannino, si meraviPappalardo tuona:
glia che un giovane
«Alzati Palermo».
insegnante
possa
Ma i palermitani
portare i suoi allievi
ancora sono svegli,
a trattare temi così
non sono andati a
«forti».
Nell'aula
dormire dopo l'emagna iniziano susplosione di domebito le prime donica i <) luglio.
mande. Borsellino
Vorremmo che il
incoraggia i giovani
sipario non calasse
a non cedere. «Siete
su questa orribile
voi la paura della
tragedia.
mafia — dice — e
proprio voi giovani
Vorremmo non andovete far nascere
dare a letto per riun'alba nuova, ditornare a gridare la
versa, più limpida».
abbia che sta naSaltuariamente
scosta dentro il
legge i suoi appunti.
cuore di ogni gioAl termine gli apvane siciliano, di
plausi, ci congeogni cittadino che
diamo augurandoci
attende gente nuoun buon lavoro. Ma
va che non abbia un
Borsellino, sapendo
prezzo, che non si
che operiamo in mapossa né comprare
niera attiva nel soT) ubblichiamo la lestimoné vendere.
ST nianza di un giovane proTorniamo a rilegciale, ci fa un regalo: fessore di Palermo impegnato
gere gli appunti di
«Professor
Man- sul difficile fronte dell'educaun giudice che lotnino, le lascio i miei zione nelle aree più degradate della città. È la testimonianza non solo dell'im- tava pur sapendo
appunti così lei avrà pegno di tanti giovani contro la mafia ma di un rapporto con il giudice Borsel- che la mafia aveva
del materiale sul lino che ne rivela, come per il suo amico Falcone, le forti radici democratiche, già acquistato il triquale lavorare. Li ben oltre i limiti di una «professione» anche quando la professione di un buon tolo per lui.
#
L
UN GIUDICE
A SCUOLA
magistrato è più che sufficiente per finire nel mirino dei criminali mafiosi.
Ninna Rassegna Sindacale
i del ;j agosto
NOVITÀ
«Questo volume coglie una questione essenziale che tocca
le società occidentali dopo i mutamenti intervenuti dal 1989
sulla scena del mondo. E la novità è consegnata anzitutto nel titolo.
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le fonti dell'obbligazione politica e i tratti essenziali
della convivenza... È tutto un mondo e un'ispirazione che si vanno
esaurendo. Si vanno assottigliando il senso e il significato
del vecchio «contratto sociale» ,
o compromesso democratico
/ascab///EDIESSE
che aveva al suo centro la grande
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fabbrica massificata,
il sindacato operaio, i partiti
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DAL PARLAMENTO
Strage di Palermo. Scalfaro: «E' l'ora della responsabilità»
ONDA D'URTO
NELLE ISTITUZIONI
D
ella bomba che domenica 19 luglio ha fatto saltare
in aria a Palermo il giudice Paolo Borsellino e
gli agenti della sua scorta, molte schegge sono arrivate
direttamente nelle istituzioni e in particolare in quello
che ne è il cuore: il Parlamento. Il clima che si viveva
lunedì nel Transatlantico di Montecitorio non era molto diverso da quello che si è potuto vedere dai servizi
televisivi su Palermo. Amarezza, indignazione e sconforto si intrecciavano sui volti dei deputati presenti alla
Camera. Un ennesimo attentato, da tutti però vissuto
come un fatto straordinario, com'è facile intuire anche
dalle parole del capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro,
subito dopo la strage. Un pressante monito nel quale
avvertiva che «è tempo di meditazione, ma è tempo di
azione coerente e forte», indicando subito una strada,
un percorso al quale non è possibile
sottrarsi: «E l'ora della responsabilità di tutti, a cominciare da me stesso
e dai vertici dello Stato. Guai a noi,
davanti alla nostra coscienza e alla
nostra storia, se non saremo capaci
di essere forti, uniti e di reagire per
quella immensa parte del popolo italiano che è pulita, per bene». La
straordinarietà del momento che il
nostro paese sta vivendo, il presidente della Repubblica ha voluto testimoniarla anche con la sua presenza
nelle tribune di Montecitorio e Palazzo Madama (fatto senza precedenti), mentre si commemoravano le vittime della strage.
Il presidente della Camera, ha avuto parole molto decise, affermando
che il dovere del Parlamento non
può esaurirsi «in questo riconoscimento e tributo di gratitudine».
«Consentitemi — ha aggiunto
Giorgio Napolitano - - un richiamo
al ruolo che spetta al Parlamento in un momento di crisi così acuta del sistema politico democratico». Più pesanti le parole del presidente del Senato: «Questo antiStato è tanto più pericoloso quanto maggiori sono al
suo interno i contraccolpi di una sorda lotta tra fazioni,
in una fase in cui gli equilibri di forze stanno probabilmente cambiando. Mentre noi chiediamo al paese —
ha proseguito Spadolini — di seguire il proprio governo e i propri rappresentanti in Parlamento nella battaglia per sconfiggere questi criminali, noi dobbiamo prima di tutto chiedere a noi stessi di essere coerenti: consapevoli che il prezzo potrebbe essere anche la nostra
vita. Guai a mostrarci divisi in queste ore tanto drammatiche. Anzi, fin d'ora, in concordia di intenti, noi
dobbiamo dire "no"a chi crede di poter sostituire le tavole del diritto con la dinamite».
La reazione è stata immediata. Al Senato è subito ini-
ziato l'esame del decreto antimafia, al quale il governo
ha deciso di presentare un maxiemendamento con una
modifica ai poteri del superprocuratore e la riapertura
dei termini per la presentazione delle candidature per
questa carica. Alla Camera, invece, la commissione Giustizia ha accolto la proposta del Pds e del Pii per l'immediata ricostituzione della commissione Antimafia.
I drammatici eventi siciliani sono stati al centro del dibattito parlamentare insieme alla manovra economica.
Mentre il governo è al lavoro per mettere a punto il documento di programmazione economica e finanziaria
per i prossimi tre anni, che doveva essere presentato entro il 15 maggio (il governo era allora dimissionario),
alla Camera vi sono state molte audizioni nelle varie
commissioni. Mercoledì 22 luglio il sottosegretario al
Tesoro, Sacconi, ha spiegato alla
commissione Lavoro le linee del governo. La stessa commissione il
giorno prima aveva ascoltato il ministro del Lavoro, Cristofori, per la
parte di propria competenza della
manovra. Alla commissione Affari
sociali si è discusso invece di spesa
sanitaria: di particolare interesse
l'audizione dei rappresentanti delle
Regioni, secondo i quali la spesa sanitaria 1991 è stata di circa 11 mila
miliardi maggiore di quella stimata
dal governo, che ha già ripianato
5.600 miliardi. Intanto le commissioni riunite Finanze e Bilancio della Camera hanno concluso l'esame
del decreto di finanza pubblica che
questa settimana sarà discusso dall'Aula di Montecitorio.
I lavori di Aula, sia alla Camera
che al Senato, hanno riguardato
prevalentemente il dibattito su mozioni. A Palazzo Madama si è discusso sulla situazione occupazionale di Fiat e Pirelli.
In entrambi i rami del Parlamento, inoltre, sono state
discusse le mozioni sulle riforme istituzionali e in particolare sull'istituzione della commissione bicamerale
(per la presidenza della quale è sempre più favorito Ciriaco De Mita) che dovrà formulare le proposte di riforme costituzionali. Passa invece al Senato la parola
sulla riforma dell'immunità parlamentare, approvata
alla Camera mercoledì 22 luglio con il voto favorevole,
oltre che dei partiti della maggioranza, anche del Pri,
del Pds e di Rifondazione comunista. Procede spedito a
Montecitorio anche il dibattito in commissione Affari
costituzionali sulle proposte di legge sull'elezione diretta del sindaco, che da questa settimana dovrebbero
passare all'esame dell'Aula.
di Roberto Giachettì
Nuova Rassegna Simlaialr
14
ì del
ATTUALITÀ'
Politica economica/Gli clìetti della guerra dei lassi
MANOVRA
IN FUMO
di Antonio Giancanc e Savcria Sechi
Ogni punto in più brucia 12 mila miliardi. E c'è chi dice
che Bankitalia, sconfitta la speculazione, svaluterà a sorpresa
ussurri e grida. Raggelati i mercati dalla barbara esecuzioS
ne di Palermo, la manovra finanziaria di Amato continua a muoversi
all'interno di un quadro sempre più
complesso e rischioso. L'ha segnalato lo stesso governatore della Banca
d'Italia, chiedendo al governo il varo immediato della legge finanziaria, per giocare d'anticipo. L'avvio
della manovra, infatti, pur apprezzato, non è servito a rassicurare i
mercati, né ha attenuato le pressioni
sulla lira.
Proprio la situazione valutaria costituisce in realtà il terreno decisivo per
comprendere i possibili esiti della
manovra di politica economica appena avviata.
Trentamila miliardi di riserve in fumo. E interessi alle stelle per fronteggiare la speculazione, mentre ogni
punto in più sui tassi produce un aggravio sui conti pubblici di 12.000
miliardi. Si cominciano a tirare le
somme della strenua difesa della lira, e a valutare quale futuro attenda
la nostra economia. Secondo le previsioni degli analisti, la tempesta vaUn'immagine della manifestazione
lutaria è destinata a durare ancora a
sindacale del 18 luglio a Caracalla
lungo, vista la politica di
Bonn e i deludenti esiti del
Misure fiscali del governo
recente vertice del 1987 a
(gettito in miliardi)
Monaco. Le conseguenze
1992
1993
sono negative per tutti. La
ripresa economica monPatrimoniale (fabbricati)
5.760
diale è rinviata a data da
Patrimoniale (dep. bancari)
5.700
destinarsi. E mentre in
Condono edilizio
1.000
Francia la produzione inCondono Tv
50
dustriale ristagna e si annunciano segnali di vera e
Aumento imposte di bollo
800
1.580
propria crisi, nella stessa
Tassa conces. governative
1.900
1.100
Germania il rialzo del coRiduzione tassa società
-600
sto del denaro, secondo il
Aumento canone Sip
100
direttore della Dresdner
Bank, Klaus Friedrich,
Detassazione investimenti
-140
provocherà un rallentaAumento contributi
1.257
3.156
Totale
Nuova Rassegna Sindacale
16.467
15
5.196
del
mento della crescita economica.
D'altra parte, speculazione o no, cominciano a delincarsi le spine di
Maastricht: se ci fosse stata la moneta unica, la Germania non avrebbe
dovuto decidere da sola. E le scelte
sarebbero spettate ai governi e non
alle banche centrali. Ma l'attuale situazione presenta altri aspetti di novità. Per la prima volta Bankitalia
ha dovuto affrontare una crisi valutaria in un regime di libera circolazione dei capitali, dunque senza le
reti di sicurezza che nell'85 e nell'87
avevano attutilo i contraccolpi delle
turbolenze dei mercati. G'è inoltre
da notare che il nostro paese, dal
1991 in regime di banda stretta,
continua a mandare segnali contraddittori ai mercati tenendo a livelli elevatissimi i propri tassi. Esplicitamente ammettendo cioè che all'investitore va riconosciuto un rischio di cambio altrettanto elevato.
Alla luce di quanto è avvenuto negli
ultimi tre mesi, sono ormai in molti.
Ira gli osservatori più autorevoli, ad
ammettere che la guerra dei tassi ci
vede comunque perdenti. I molivi
sono noti. La finanza pubblica arranca. 1/impatlo della difesa della lira sul deficit è
addirittura pari alla stessa
manovra appena avviata.
Come
dire, i sacrifìci ser1994
vono soltanto a rimediare
alle conseguenze delle
scelte monetarie, l'ale circostanza viene in qualche
modo occultata dalla necessità di combattere la
1.300
speculazione contro la no1.500
stra divisa. Resta però il
fatto che la nuova legge fi-600
nanziaria, finché perdura
100
tale situazione, non si
-200
può credibilmente impo3.364
5.464
ATTUALITÀ'
Intervista a Paolo Leon
UN CIRCOLO VIZIOSO
Paolo Leon è docente all'Università
La Sapienza di Roma e presiede Fistiluto di ricerca Cles.
R S : Qiiando bisognava svalutare?
Leon: Ai primi segnali di inversione
del ciclo, cioè alla fine dell'89 o nei
primi mesi del '90. (l'era stata anche
un'occasione qualche tempo prima,
quando la Germania era disposta a rivalutare, ma la cosa andò in fumo a
causa dell'opposizione della Francia.
R S : Ma noi, invece di svalutare, siamo entrati nella «banda stretta»...
Leon: È stata una scelta non di carattere economico, bensì politico. Le autorità monetarie hanno ritenuto di poter ricondurre a disciplina la finanza
pubblica utilizzando l'ingresso nella
banda stretta dello Snie come una variabile esogena, cogente nei confronti
di governo e Parlamento.
un effetto di tipo Pigou. cioè la gente
cercherà di ristabilire il proprio livello
di liquidità, perché ne ha bisogno, sottraendo tali risorse da altri impieghi.
È anche possibile una disintermediazione bancaria, però verso attività altrettanto liquide. E ciò non mi sembra
molto positivo. La mia impressione è
tuttavia che l'imposizione sui depositi
non influenzerà più di tanto i comportamenti. Credo inoltre che in Parlamento dovranno essere apportati dei
correttivi, perché è incostituzionale
tassare i conti correnti con casuale riferimento a un solo giorno di giacenza.
R S : Le privatizzozioni costituiscono l'altro
asse della manovra del governo. Chi. come,
dove e quando comprerà le aziende pubbliche?
Leon: Nessuno lo può dire, neanche il governo.
Penso che il governo abbia
Leon: Con il doppio aumento del tas- fatto una cosa essenziale:
so di sconto e dei lassi d'interesse sono bruciare sul nascere le forstate già bruciate tutte le risorse dal ti ostilità alle privatizzalato delle entrate. Le misure dal lato zioni presenti nella magdelle spese sono in mente dei. Siamo gioranza, e tendenti a diquasi a bocce ferme. Ovviamente non fendere le lottizzazioni e
è detto che tale stalo di cose perman- l'approvvigionamento delga nel tempo. Se si hit ravvedesse la le casse dei partiti attrapossibilità di una prossima riduzione verso le aziende pubdei tassi, il peso sarebbe più sopporta- bliche. La scelta dello
bile. Ma se la situazione tedesca per- strumento del decreto è
mane, e non c'è ragione per pensare quindi da giudicare positiche si modifichi, allora questi aumenti vamente. Se questo piano porti ridel tasso d'interesse sono destinati a sorse al Tesoro, non lo so. Perché
non è stata ancora decisa la cosa foncontinuare.
damentale...
R S : Ora la difesa della lira rischia di compromettere gli stessi effetti della manovra fiscale appena avviata. Che ne pensa?
R S : Qitindi andiamo ad «avvitarci» ancora
di più attorno a questa crisi monetaria. Come
se ne esce?
Leon: Così non se ne esce. Non c'è
ammontare di riduzione della spesa
pubblica o di aumento di pressione fiscale che possa superare questo circolo
vizioso. Poiché gli stessi rimedi fiscali e
di riduzione della domanda tendono a
comprimere il Pii, queste manovre restrittive producono effetti negativi sul
gettito tributario. K benché il generilo
tenti di realizzare una manovra meno
inflattiva, c'è anche il rischio di traslazione parziale sui prezzi.
R S : Esiste la possibilità di aumento dei consumi, a seguito della tassazione dei depositi
bancari?
Leon: Si verificherà probabilmente
RS: Cioè?
Leon: Se si va verso un sistema tedesco o anglosassone. Se insomma decidiamo di potenziare la Borsa, o decidiamo di utilizzare le banche come se
fossero la Borsa. Poiché secondo il decreto le azioni verranno cedute dalle
holding a un consorzio di banche, a
loro volta possedute dalle holding,
siamo di fronte a un sistema «autoreferenziale». A parte questo aspetto, si
è comunque reciso un legame importante: il complesso politico-industriale. E l'iniziativa è ora in mano al
Tesoro, anche se cjuesto non garantisce
nulla dal punto di vista delia politica
industriale, e si corre il rischio di regalare dei monopoli naturali al settore
privato.
A. G. e S. S.
Nuova Rassegna Sii.d.ualc
16
;o del
stare. Il rialzo del costo del denaro
mette inoltre alle corde l'intero sistema industriale. In tale quadro,
pagano soprattutto le piccole imprese, che costituiscono gran parte
dell'apparato produttivo italiano
e che sono mediamente indebitate
perii io per cento del loro fatturato. Gli stessi tassi di interesse,
troppo elevati, finiscono per spingere in alto l'inflazione: nessuna
impresa è in grado di remunerare
un capitale di rischio prestato al
•io",, e in più produrre utili. Inevitabile dunque un ricarico del costo sui listini.
Lo scenario non è positivo anche
sull'altro versante della politica
economica del governo, ciucilo della politica dei redditi. Schiacciate
dal cambio troppo elevato, e dal
costo del denaro, le imprese tentano di comprimere i salali,
individuando nel costo
del lavoro l'unica «variabile indipendente» che
può essere sacrificata.
D'altra parte, l'aumento
del saggio di sconto, con
le conseguenze che reca
sul bilancio, sta ostacolando la possibilità di avviare una politica «di tutti i redditi». Mainano infatti le risorse finanziarie
per ridurre il peso di fisco
e contributi sulla struttura del costo del lavoro e
lo stesso aumento delle
aliquote contributive, disposto nell'ultimo decretone, la dice lunga
su\Y impasse nella quale si trova
Amato. Di più, l'aumento dei tassi
regala un incredibile premio alla
rendita finanziaria dei titoli pubblici, peraltro esclusa, per ragioni
di opportunità, dall'ultima patrimoniale.
In altri termini, si sta ampliando a
dismisura proprio quel diflerenziale di poteri economici che la politica dei redditi, anche attraverso la
leva fiscale, dovrebbe invece ridurre. E diventa sempre più arduo ragionare di disinilazione o di riforma della spesa pubblica.
Come andrà a fluirci* C'è chi giura
che la Banca d'Italia, dopo aver
piegato, ad altissimi costi, la speculazione, procederà a svalutare, magari quando nessuno se l'aspetta.
Dopo il danno, la beila.
•
ATTUALITÀ'
Privatizzazioni/Le contraddizioni del governo
CARISSIME
ENTRATE
di A. G. e S. S.
Lo Stato svende i suoi «gioielli». E por renderli
appetibili offre incentivi che costano molto
on un provvedimento-lampo (il
decreto 333 varato 1' 1 1 luglio) e
C
una sequenza incalzante di decisioni, il cammino delle privatizzazioni
all'italiana prosegue senza soste. Si
vanno definendo la struttura e la
composizione delle due holding che
controlleranno i quattro colossi industriali (Iri, Eni, Enel, Ina) e i due
enti creditizi, l'Imi e la Bnl, oggi trasformati in Spa. mentre si accavallano le voci sugli uomini «nuovi» crune assumeranno il comando. Nonostante le reiterale promesse del governo, la sfiducia sulla nuova iniziativa si allarga a macchia d'olio, soprattutto negli ambienti industriali.
Che fanno sapere di non essere disposti a farsi coinvolgere nella proprietà delle due holding di prossima
costituzione. La Confindustria ha le
idee chiare a questo proposito e per
bocca del suo presidente, Euigi Abete, detta le condizioni: cessione del
ioo°(1 della proprietà delle imprese ai
privati, trasparenza e oggettività nella valutazione dei beni e delle attività
nel patrimonio; pari possibilità di accesso al capitale delle nuove società
per tutti i potenziali investitori. E così
il governo assume nuovi impegni e
prospetta incentivi. Innanzitutto di
ridurre in modo sensibile, nel tempo,
la quota di proprietà pubblica. Poi di
rendere appetibili ai potenziali investitori le nuove emissioni, per esempio attraverso l'offerta a prezzi particolarmente vantaggiosi.
Così facendo però incorre in almeno
due contraddizioni. Mentre «svende» le migliori risorse produttive del
paese per rimpinguare le esangui
casse dello Slato, ne riduce il prezzo,
per renderle attraenti, e promette di
provvedere alla loro ristrutturazione, sostenendo costi addizionali.
S'impegna inoltre a concedere detrazioni fiscali ai sottoscrittori. Ri-
Franco Nobili e Gabriele Cagliari
duce così la possibilità di ottenere
margini positivi per ripianare il deficit pubblico ed espande, per altro
verso, la spesa per ristrutturazioni e
sconti in termini di imposte e tasse.
Ma c'è di più. Mentre, di fronte agli
investitori nazionali, s'impegna a
rendere sempre più «private» le
nuove Spa, si vincola, dinnanzi ai
creditori esteri che reclamano la restituzione dell'ingente debito accumulato, a mantenere il controllo, sia
pure indiretto, dello Stato e il carattere di «entità» pubbliche alle nuove
società. E già, perché dopo la vicenda dell'Agrifactoring e quella, più
recente, dell'Elmi, le banche straniere sono entrate in allarme. Nel primo caso i debiti sono stati sospesi e le
garanzie (che gravavano sullo Stato
italiano) disattese; per i debiti dell'Efim, invece, proprio in questi
giorni si è disposto il congelamento
dei pagamenti dovuti nei confronti
di creditori nazionali ed esteri. Considerando che il debito estero dell'Eli m (secondo stime ottimistiche) può
essere valutato intorno ai 3.500 miliardi, parte dei quali costituiti da linee di credito a breve termine, l'impatto sui bilanci delle banche non è
stato lieve.
Anche perché si profila, per i credi-
Nuova Ra^ct^iia Sindacale
17
n. in del { .n
tori esteri, un'altra, concreta minaccia: la trasformazione della natura
giuridica degli altri enti pubblici
economici, avviati verso la privatizzazione e ora divenuti società per
azioni. 11 problema riguarda soprattutto Tiri, su cui pesa un indebitamento lordo di 186.416 miliardi, la
metà dei quali verso banche, istituti
finanziari e titolari di prestito obbligazionario; ([nasi 21.000 miliardi,
inoltre, prevedono il rimborso a breve termine. Ma se per l'indebitamento a breve in lire italiane non sono previste clausole di modifica degli
accordi, quello in valuta estera dispone un adeguamento della «valutazione di affidabilità creditizia» (il
«rating») quando il debitore non è
più un ente di Slato.
Viaggiare in seconda classe, anziché
in prima, non e senza conseguenze:
costerà di più, in futuro, indebitarsi
presso banche estere, che chiederanno margini di remunerazione del rischio sui tassi di interesse sempre più
elevali. E allora? Quale sarà la strategia delle nuove Spa? Sembra configurarsi una situazione molto simile
a ciucila di alcuni paesi dell'America
Latina, oberati dai debiti, che nella
seconda metà degli anni 80 si sono
trovati costretti a cedere la parte migliore della dotazione produttiva del
paese per riscattare quote di debito
estero non più rimborsabile. «Debi
l'or equity swaps», «scambio debitoazioni», non è forse questa la soluzione proposta? Gli operatori italiani ed esteri hanno nel loro portafoglio consistenti pacchetti di titoli del
debito pubblico; lo Stato ha bisogno
di «ricapitalizzarsi» dismettendo attività (come i quattro «megaenti» di
Stato) a basso rendimento e abbattendo le passività (l'enorme debito
pubblico) ad alto costo. E così, in sostanza, si offre di sostituire i Bot con
titoli rappresentativi della struttura
produttiva nazionale: le grandi reti
delle telecomunicazioni, dei trasporti, dell'energia, del gas. dell'acqua,
delle grandi aziende bancarie, assicurative e manifatturiere pubbliche
potrebbero, così molto presto, passare in proprietà a privati operatori,
nazionali o esteri. Ma attenzione: offrire incentivi per indurre a sottoscrivere le nuove Spa in cambio dei
Bot ad altissimo rendimento potrebbe essere molto, molto costoso. E non
è detto che ne valga la pena.
•
Le polemiche sulle iniziative Fiat e Piaggio/Parla Patrizio Bianchi
LA POLITICA
CHE NON C'È'
di (iiovamu Rispedì
Contrapporre Nord e Sud non ha senso. Perche si può investire
in Oriente. Il vero problema è eome governare il mutamento
perta da tempo, la polemica sulle decisioni di investimento al Sud, e le speculari decisioni di disinvestimento nel
nord del paese, si è l'atta di recente più accesa.
A inasprirla, l'annuncio, da parte della Piaggio, dell'avvio di nuove attività in Campania.
A farla più vivace, già qualche settimana prima, e mentre a San Nicola di Melli i lavori per
il megaimpianto Fiat erano ormai a buon
punto, la chiusura dello stabilimento I-ancia
di Chivasso. Rassegna ha seguito da vicino sia
A
l'una che l'altra questione. Ritorniamo ora in
queste pagine, con l'intento di avviare una discussione che non crediamo si smorzerà con la
pausa d'agosto, sui temi che le due vicende
hanno posto in evidenza. Cominciamo con alcune domande a Patrizio Bianchi, economista
ed esperto di politica industriale, una scheda
in cui si riassumono i dati sull'andamento dell'industria meridionale raccolti nell'ultimo
rapporto Sviine/ e un intervento di Mario Sai,
coordinatore del dipartimento Mezzogiorno
della CRÌI.
R S : Allora: Mei fi o Chivasso, Pisa o
Avelluto (e Iìenevento). Molti, guardando a quel che sta accadendo, si .sono espressi in questo modo. Anche a sinistra qualcuno ha visto solo il proprio campanile. Ha
un fondamento questa contrapposizione:'
Bianchi: No, non ha nessun fondamento, è una trappola leghista. K errato, sbagliato proprio in radice dire: o in Piemonte o in Basilicata, o in
Toscana o in Campania. Perché poi
si può andare... in Ungheria. K magari conviene di più. Il problema è
che fatichiamo a comprendere i fenomeni di delocalizza/ione e deindustrializzazione in atto, non sappiamo [lercio come governarli. Ma
chiudersi nella difesa a oltranza dell'esistente non porta da nessuna parte. Tantomeno si può dire no al fatto
che alcune produzioni vadano al
Sud, in tenitori dove c'è un problema ancora irrisolto di industrializzazione, e dove, con il 20 per cento e
oltre, la disoccupazione è a livelli insostenibili.
R S : Ma le imprese non vanno nel Mezzogiorno per ragioni jilantropiche. Saccheggiano le casse dello Stalo e dietro di sé non
hanno alcun disegno, pubblico, di politica
industriale.
Bianchi: Certo, la Fiat
per parlare del caso più rilevante -- decide
l'investimento nel Mezzogiorno perché lo Stato le olire condizioni di
grande favore, e perché sa di trovare
lì manodopera a buon mercato. Di
Nella Piaggio di Pontedera
più: può darsi che il melfese e la Basilicata non avessero alcun bisogno
dell'auto, e che per ragioni ambientali, economiche, culturali meglio sarebbe stato un altro tipo di investimento. Tutte cose giustissime. Che
però andrebbero dette prima, avendo la capacità di indicare soluzioni
diverse. E che non possono giustificare, ripeto, la difesa a oltranza di questo o quello stabilimento del Nord.
Anche qui bisogna muoversi un po'
in anticipo.
R S : Tuttavìa, a Chivasso, Pontedera o altrove ci sono pur sempre uomini in carne e
ossa, che non possono essere spostati come
birilli.
Bianchi: E il sindacato cosa ha fatto,
prima, per evitarlo? Cosa ha detto,
proposto, immaginato, prima che si
decidesse di chiudere, ad esempio,
Chivasso? La Fiat, inutile ripeterlo,
ha responsabilità gravissime, è arrivata a questo tornante impreparata, tenta sempre di far pagare agli altri, alla collettività, come si dice, errori antichi. Va bene. Ma il sindacato non può limitarsi ad aspettare sempre e solo le decisioni di Corso Marconi. Perché, al di
là di come la vicenda poi si è conclusa, sul problema Chivasso bisognava giocare d'anticipo,
interrogarsi sulle possibilità offerte dall'area
piemontese, chiedersi fino a che punto fosse e
sia sostenibile la monocultura dell'auto, cercare
per tempo, di fronte all'evidente difficoltà di
quell'insediamento, un futuro diverso per una
manodopera con quelle caratteristiche professionali.
Bisognerebbe entrare in quest'ottica, credo.
Comprendere che occorre pensarci prima, che
non si può star fermi ad aspettare le decisioni
altrui.
R S : Ma non basta. Se non c'è un'idea, seppur minima,
di politica industriale, non si va molto lontano.
Bianchi: È vero. Ed è questa, poi, una delle ragioni per cui ci troviamo schiacciati tra coloro
che possono godere di un costo del lavoro enormemente più basso e coloro che meglio di noi
sanno rispondere agli imperativi della qualità.
La strada, a parer mio, può essere una sola:
quella che porta verso l'alto, verso prodotti che
abbiano un più ricco contenuto di conoscenza
incorporata. Ma per questo occorrono delle politiche. Che riguardino la formazione, innanzitutto, sottraendola a una funzione da sempre
assistenziale, l'innovazione tecnologica e che,
più in generale, si ispirino a una diversa concezione del sostegno all'industria.
In altre parole, occorrerebbe uscire, una volta per
tutte, dal contenzioso con Leon Brittan sugli aiuti
alle imprese, presentarsi al tavolo della Comunità
con progetti precisi, piani integrati di area sia per
il Mezzogiorno depresso che per le zone di declino industriale del Nord. Ecco, questo significherebbe partire con il piede giusto.
•
II cantiere della Fiat di Melfi
Dietro i nuovi investimenti
QUANDO
LA FIAT
SPOSA
IL CEMENTO
di Mario Sai
L'alleanza tra i potentati
del Nord e del Sud
II rapporto 1992 della Svimez ci informa che
l'Agenzia per il Mezzogiorno ha deciso l'anno
scorso, in attesa del rifinanziamento della legge 64 per l'intervento straordinario, di impegnare le sue disponibilità di bilancio a favore
delle iniziative industriali di minore dimensione, lasciando i contratti di programma senza
copertura finanziaria. E il caso della Fiat a
Melfi, come dell'Eni, dell'Ibm, della Snia e,
più recentemente, della Barilla e della Piaggio.
Per questi contratti non c'è una lira, mentre
sono stati finanziati, ma senza erogazioni,
quelli della Bull e dell'Italgrani. Hanno incassato i primi finanziamenti per impegni assunti
nell'88-89 solo la Fiat per Cassino e Termoli,
l'Olivetti per Pozzuoli, l'Italtel e la Texas Instruments in Abruzzo.
Compromesso tra poteri. Dietro questa situazione, che spesso scatena forti tensioni tra
lavoratori del Nord e del Sud, come recentemente è avvenuto per la Piaggio, ci sono quelle convenienze economiche e politiche che si
sono venute rafforzando nell'ultimo decennio
Nuova Rassegna Sindacale
^ %JQ
TI. 30 del 3 agosto
grazie al compromesso tra grande industria
del Nord e poteri clientelari del Sud. Un crescente deficit pubblico ha permesso di finanziare sia i processi di riorganizzazione industriale (centrati prevalentemente sugli incre-
strazione corrotta e criminalità organizzata.
Anche un dato apparentemente in controtendenza (nel '91 l'industria ha perso 105 mila
addetti al Centro-Nord, mentre ne ha guadagnati io mila al Sud) è conseguenza della debolezza dell'apparato industriale
meridionale, meno esposto sui mercati internazionali e meno specializzato nelle produzioni tecnologicamente avanzate e competitive. Lo
dimostrano il limitato ricorso ai finanziamenti delle leggi per la ricerca, per rinnovazione tecnologica,
per l'acquisto di macchine utensili e
il permanere di una dinamica negativa degli investimenti.
Le necessità attuali. Ora però siamo arrivati a un punto di svolta, he
grandi imprese italiane — dopo un
decennio di grandi manovre finanziarie e di politiche industriali orientate più sul risparmio dei fattori eli
costo, a cominciare dai salari, che
sui processi di innovazione delle tecnologie e dei prodotti
si trovano
con un apparato industriale ridotto
(è sceso nel periodo '81-91 al 22",,
delle attività economiche e i suoi occupati sono calati del i6" (l ), incapace di reggere la cosiddetta competizione globale. Trasferire attività produttive dal Nord al Sud può essere per
menti di produttività, sull'intensificazione del
lavoro, sulla compressione della dinamica salariale e sugli incentivi e i sostegni pubblici alle
imprese), sia il mantenimento di un'economia
dipendente al Sud, alimentata da una spesa pubblica
L'industria meridionale secondo la Sviine/.
a sostegno dei consumi e
dalla spesa straordinaria
per opere pubbliche e assistenza a un sistema industriale gracile.
Nel Mezzogiorno l'inter- Una produzione industriale relativamente favorevole, alcuni
vento straordinario è servi- settori con buone performance, una certa tenuta dei livelli occupato per oltre il 65% a fisca- zionali, un discreto aumento della produttività: sono questi gli ullizzare gli oneri sociali, ab- timi dati, relativi al Mezzogiorno, forniti di recente dallo Sviine/.,
bassando il costo del lavoro nel consueto appuntamento annuale del Rapporto. Dati, è bene
di un quarto. Sono, però, precisare, non ancora definitivi, elaborati su fonti Istat 1990 e 1991.
diminuiti gli investimenti e Dati che, per quanto relativamente buoni, dimostrano ancora un
il tasso di industrializzazio- forte ritardo rispetto al resto del paene è calato in dieci anni dal se: in termini di prodotto prò capite,
37,4 al 36,6%, nonostante i indice che registra ancora uno scarto
nuovi insediamenti indu- del 43 per cento; di disoccupazione,
striali
concentrati
tra tripla rispetto al Nord; di posti di laAbruzzo, Molise e, più re- voro nell'industria manifatturiera,
centemente, in Basilicata. che sono 34 per mille abitanti, meno
Sono, invece, andati al Sud di un terzo che nel Nord. Ma vediaquasi metà degli appalti mo in dettaglio cosa dice il Rapporto.
pubblici,
alimentando Per il 1991, l'indice Istat della proquell'economia «della cata- duzione industriale nazionale ha restrofe» e delle grandi infra- gistrato una flessione del 2 per cento,
stnitture che ha devastato il causata dal rallentamento della doterritorio e non risolto il manda mondiale, da un lato, e dalla
problema del degrado delle minore spesa per investimenti, dalcittà, ma ha reso forte il cir- l'altro. A fronte di questo risultato
cuito che tiene insieme affa- nazionale, il Mezzogiorno sperimenrismo economico, clientele ta per il secondo anno consecutivo
politiche, pubblica ammini- un andamento più favorevole della
IL DIVARIO
RESTA
L'italsld
Nuova Rassegna Sindacale
20
11. 30 del 3 agosto 1992
loro vantaggioso per l'abbondanza di forza
lavoro giovane che vi si trova; la scarsa sindacalizzazione; le condizioni di miglior favore che si possono cumulare (dagli sconti
contrattuali agli incentivi finanziari, che coprono più della metà dei nuovi investimenti). Contemporaneamente
si sono esauriti in edilizia gli effetti
del ciclo determinato dagli investimenti per la ricostruzione nelle
aree terremotate ed è in calo la
spesa per abitazioni e opere pubbliche. L'intervento straordinario
continua più sul versante delle perizie suppletive e della revisione
dei prezzi che su quello dei nuovi
interventi.
Il «partito del cemento» nel Sud
ha, quindi, bisogno di nuove risorse. Ecco perché si chiede di rifinanziare l'intervento straordinario per
altri 24 mila miliardi, mettendo in
campo i potenti interessi anche
delle grandi imprese del Nord, Fiat
in testa.
Cosi si spiega l'imbroglio dei contratti di programma (firmati senza
nessuna copertura finanziaria) e si motiva,
per quanto riguarda la Cgil, una ferma opposizione al decreto di rifìnanziamenu». Ad
esso va sostituito un provvedimento per in-
terventi mirati, già fuori dalle logiche
straordinarie, che rafforzino e ampliilo la
base industriale (a cominciare dalle aree più
in crisi come la Calabria, la Sicilia, la Sardegna) e affrontino alla radice il problema del-
la disoccupazione, che in questi anni non ha
dato segni di significativi miglioramenti e,
con un 42°O tra i giovani, rimane il triplo
della media nazionale.
•
media. Se si esclude l'industria dei prodotti energetici, il
cui dato è negativo (-1 % ), per la sola industria della trasformazione l'aumento del valore aggiunto in termini
reali è stato del 2,7°,, (per il Centro-Nord si è verifìcato
un decremento di circa un punto). Bisogna però dire che
la miglior tenuta del settore manifatturiero meridionale
è in gran parte conseguenza della minore correlazione
con l'esportazione, penalizzata, come abbiamo appena
detto, dalla caduta della domanda mondiale.
Anche il rallentamento della domanda di investimento
ha avuto minori effetti recessivi nel Mezzogiorno, mentre senz'altro buona è stata la performance dell'industria meccanica, il cui valore aggiunto è aumentato del
5)3% i n termini reali.
Differenziali assai significativi a favore del Mezzogiorno si registrano, sempre per
il 1991, in molti altri settori:
quello dei mezzi di trasporto (in lieve crescita al Sud,
in fortissimo calo al Nord:
-9,1%), quello chimicofarmaceutico ( + 4,3 al Sud,
-1,7 al Nord), o quello,
composito, degli «altri prodotti industriali» (nel quale
il Sud sopravanza di otto
punti il buon + 4 % del
Centro-Nord). Andamenti
meno favorevoli si sono registrati invece nei settori
della carta, nell'alimentare,
Tarante
Nuova Rassegna Sindacale
nelle produzioni tessili, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature. La flessione generale dell'attività produttiva riscontrata a livello nazionale
fa sapere ancora la Svimez — si è riflessa in un'ulteriore contrazione dell'utilizzazione degli impianti industriali e in una marcata diminuzione dei livelli occupazionali, ma quest'ultima è
pressoché interamente dovuta al Centro-Nord. Ma anche in questo caso: la relativa miglior tenuta dell'occupazione meridionale è la risultante di andamenti settoriali fortemente differenziati, tra i quali spicca il dato
sfavorevole del settore metallurgico, dell'industria chimico-farmaceutica, dei mezzi di trasporto e dei minerali
non metalliferi. In linea con il miglior andamento della
produzione, l'aumento degli interventi ordinari è stato
nel Mezzogiorno minore che nel resto del paese. Su scala
nazionale, l'intensità della caduta occupazionale dell'industria ha compensato la decelerazione del prodotto,
per cui il dato relativo alla produttività è rimasto stazionario rispetto all'anno precedente. E nel Sud, dove alla
stazionarietà sostanziale dell'occupazione ha corrisposto
un andamento del valore aggiunto più favorevole che
nel resto del paese, il tasso di crescita della produttività
per l'industria di trasformazione è stato del 2,8%, di oltre un punto maggiore di quello registrato al Nord.
L'industria meridionale di trasformazione registra un
andamento positivo anche negli investimenti, che mostrano un netto + 4 , 1 % in termini reali (a fronte di un
+ 1 del Nord).
Ma, avverte la Svimez, il recupero realizzato dal Mezzogiorno è ancora palesemente insufficiente a consentire
una significativa riduzione del divario nell'industrializzazione.
Giorgio Minnucci
n. 30 del ;j agosto
SINDACATO
La vicenda Iritecna/Dopo il rinvio a settembre del confronto con i sindacati
IL COLOSSO
D'ARGILLA
di Roberto Greco
Sospese le procedure di cassa integrazione, resta incerto il futuro
del gruppo. E gli sprechi interni sono troppi, denunciano i lavoratori
a montagna ha partorito il to- subito con problemi pratici enormi e Su tutto T«all'aire» Iritecna grava da
polino. Anzi, in questo caso uno schema organizzativo del tutto sempre lo spettro pesante della sparneanche quello. La vicenda insufficiente. «La fusione realizzata tizione. Ogni partito di governo è
Iritecna registra un ulteriore nulla di — afferma Fausto Sabbatucci, del di- proporzionalmente rappresentato alfatto, dopo il negoziato tra l'azienda partimento Settori produttivi della l'interno dell'azienda e soprattutto
e i sindacati delle scorse settimane, Cgil — si è tradotta in un aumento ogni corrente democristiana ha il suo
conclusosi lo scorso 21 luglio con un delle poltrone, anziché in una razio- gruppo dirigente, tanto che i consigli
accordo all'Intersind. Tutte le que- nalizzazione dei gruppi dirigenti, co- di amministrazione sono aumentati
stioni sul tappeto sono state aggior- me logica conseguenza di qualsiasi dismisura. «Tutto il management
nate a settembre, a cominciare dalla operazione di inglobamento di socie- sostiene Roberto Tonini, segretario
cassa integrazione preventivata in tà. Assistiamo al continuo proliferare generale della Fillea Cgil — è stato
modo unilaterale dalla società il mese di enti decisionali all'interno di una creato secondo la filosofia della lottizscorso per duemila dipendenti. Se ne struttura caotica e dispersiva, incapa- zazione politica. Si è creata una
riparlerà dopo la pausa estiva, quan- ce di agire. Anziché quindi ottenere struttura clientelare e spendacciona,
do accanto agli eventuali problemi di un'impresa integrata con un insieme capace solo di spartirsi l'ette di potere,
organico verranno contestualmente di capacità di progettazione, costru- riuscendo a bloccare tutta l'attività e
affrontati il piano di riorrischiando ora di far fallire
ganizzazione e il futuro di
tutto». E gli scandali non si
tutto il gruppo, finora piutsono fatti attendere. La natosto incerto.
scita di Iritecna avviane alitHWOPMNCm
l'indomani del caso clamo«HIT
,
«
•
Ma l'iter dell'operazione è
roso dei «vecchietti d'oro»,
stato travagliato fin dall'iche
ha coinvolto Italsanità
nizio: come si ricorderà,
(si
parla
di oltre duemila
dopo lunghe discussioni si
miliardi)
e
sono recenti gli
era arrivati nel gennaio '91
ordini
di
cattura
e l'arresto
alla nascita di Iritecna,
di
Alberto
Zamorani,
ex
frutto della fusione fra Ital1
i»~
vicepresidente
di
Italstat,
stat e Italimpianti, che nelimplicato nel giro di mazle finalità dell'Iri, l'azionizette per «Malpcnsa 2000»
sta di maggioranza, dovecon l'accusa di corruzione
va essere una grande holaggravata, nel quadro delding pubblica leader nei
l'inchiesta milanese «Mani
settori
dell'impiantistica
Una manifestazione di lavoratori Italstat, ora Iritecna
pulite» condotta dal giudiindustriale e delle costruce
Di
Pietro.
zioni civili. Un colosso, in teoria, in zione e gestione al suo interno, si è argrado di reggere la sfida sui mercati rivati a un ibrido tra un elefante e Come non hanno tardato ad arrivare
internazionali con un fatturato da una giraffa. La funzione di «generai i problemi di natura finanziaria deridiecimila miliardi, e una miriade di contractor» preventivata dall'Iri e vanti dalla fusione. Il gruppo di Carpiccole e grandi società da know how che doveva essere svolta dal vertice lo Lavezzari e Mario Lupo si è subito
tecnologico e ingegneristico molto della struttura, è stata invece inglo- ritrovato dopo pochi mesi di vita con
avanzato. Questo sulla carta e in ba- bata in una delle sei divisioni esisten- un passivo ogni giorno più grosso, fise al primo piano industriale presen- ti: così, anziché una struttura in gra- no a chiudere il bilancio consolidato
tato dodici mesi fa.
do di sovrintendere alle operazioni, '91 con 750 miliardi di deficit. AtUn'idea positiva — secondo gli stessi ne è nata una orizzontale che non tualmente, secondo la denuncia di
sindacati —, che però si è scontrata coordina nulla».
Ernesto Schiano, l'amministratore
L
lì
xttàSSL
Nuova Rassegna Sindacale
22
11. 30 del 3 agosto 199*2
SINDACATO
delegato di Iritecna, l'indebitamento
sarebbe cresciuto di altri 500 miliardi
nei primi cinque mesi di quest'anno.
La situazione economica è tale, dicono i vertici aziendali, che non sono
più permesse manovre di riequilibrio
con strumenti ordinari. Non solo.
L'Iri ha già bocciato la richiesta di ricapitalizzazione di mille miliardi
avanzata da Iritecna. E a tutt'oggi
ciò non sarebbe più possibile, dopo il
decreto Amato del 13 luglio che elimina i fondi di dotazione Iri agli enti
a partecipazione statale. Come trovare i soldi per sopravvivere, considerando che sul piano operativo dopo
un anno e mezzo si è allo zero assoluto, a causa dei continui slittamenti
nelle acquisizioni attese di grandi
progetti (Venezuela, Abu Dhabi,
Iran), e che l'unica commessa degna
di questo nome è quella conclusa in
Indonesia per un valore di dieci miliardi? La risposta si è avuta nel maggio scorso con la presentazione da
parte dei responsabili del gruppo di
un nuovo programma quadriennale
1992-95, diverso nei contenuti e ridimensionato negli obiettivi rispetto al
precedente piano industriale. Soprattutto nel comparto delle costruzioni
(nelle società ex Italstat, come Condotte, Italstrade, Rep-Garboli), per
il quale si ipotizza un piano di dismissioni attraverso la cessione di una delle tre grandi imprese di costruzione e
l'allargamento delle quote private
nelle altre due, nonché la vendita separata delle imprese minori del settore, arrivando a toccare anche il
«gioiello di famiglia», costituito dalla
Società autostrade (di cui Tiri detiene il pacchetto di maggioranza), l'azienda più forte dal lato finanziario
di tutto il gruppo.
Tutti interventi realizzabili attraverso operazioni mirate, tra cui la riduzione degli organici. Da qui la conseguente richiesta di cassa integrazione
per duemila dipendenti ( 1.300 da subito, gli altri nel '93, quasi tutti edili,
individuabili tra le figure tecniche e
impiegatizie delle società di costruzione), ora sospesa a seguito dell'intesa dei giorni scorsi. «In pratica si vorrebbe — spiega Tonini — lo smantellamento del polo pubblico delle costruzioni per lasciare spazio ai privati, sfruttando le grandi capacità tecnico-organizzative di queste società.
E a pagare alla fine sono i lavoratori,
con la cig o il licenziamento».
A protestare, e lo hanno fatto con lo
sciopero dell'8 luglio e con un presidio la settimana scorsa davanti al ministero dell'Industria e delle Partecipazioni statali, sono i diretti interessati, le migliaia di lavoratori del
gruppo (36 mila, di cui 22 mila di
Italstat). «Se c'è qualcuno che se ne
deve andare sono propio loro — afferma Miria Guigiani, delegata Feneal Uil dell'Inuma di Roma , i
nostri gruppi dirigenti, aumentati a
dismisura, che in diciotto mesi non
sono riusciti a fare niente, facendo
andare in passivo anche società che
godevano di buona salute». «Anziché
sviluppare ulteriormente il nostro settore — aggiunge Francesco Stramaccioni, delegato Filca Cisl dell'Iritecna
— secondo i piani iniziali, cioè attraverso una politica di fusioni, lo sviluppo di nuovi settori come quelli dei
parcheggi, dell'acqua, dei beni culturali e ambientali, dov'erano previste
società ad hoc in grado di sviluppare
e assorbire eventuali eccedenze di
personale di altre aziende in difficoltà, non è partito nulla e si mira ora
ad affossare tutto ancor prima di cominciare».
«L'organizzazione del lavoro è ridotta ai minimi termini
denuncia
Nella Russo, delegata Fillea dell'Iritecna —: basti pensare che l'azienda
ha ritenuto di avviare le procedure di
cassa integrazione straordinaria senza che ci fosse mai stata in un anno e
mezzo la volontà di approntare un
organigramma funzionale del personale che caratterizzasse le professionalità interne. E pochi giorni prima
di tali provvedimenti in un'azienda
del gruppo si era addirittura proceduto a delle assunzioni». Per non
parlare poi, aggiungono i lavoratori,
dei criteri molto discutibili adottati
nella scelta dei cassintegrati: quasi
lutti concentrati tra i «colletti bianchi» del settore edile (è la prima volta
che accade in queste aziende), in particolare a Roma (il 90° 0 del totale,
contro il io° o della sede di Genova).
In alcune società, come Italimpa e
Iritecna Corporate, si sarebbe arrivati a tagli di metà del personale.
Ma la denuncia dei dipendenti Iritecna non si ferma qui. «I vertici
aziendali
afferma Miria Guigiani
— non possono pensare di ristrutturare il gruppo riducendo i costi attraverso la cassa integrazione senza eliminare le spese eccessive. Se si devo-
Nuova Rassegna Sindacale
23
n. ;jo del j aK"M<>
no ra/.ionalizzare le risorse a disposizione si dovrebbe anche incidere sui
tanti sprechi che siamo costretti a
sopportare tutti i giorni». Qualche
esempio? Il rinnovo del parco macchine per mezzo miliardo (Alfa 164
superaccessoriate), i costi smisurati
di «facciata» sostenuti unicamente
per rifare il «look» agli uIlici (moquette e scrivanie rinnovate di continuo a ogni cambio di stanza di questo o quel dirigente), i viaggi quotidiani in aerotaxi con staff enormi di
collaboratori al seguito in ogni parte
del mondo. L'ultima «chicca»: un
viaggio a Rio dcjanciro per la Conferenza mondiale sull'ambiente per
ben dieci persone, con un costo medio di 15 milioni a lesta, solo per
pubblicizzare ima rivista (L\l. Iritecna Magatine) dal costo di 200 milioni
a numero che non legge nessuno.
Ma ci sono anche spese più rilevanti,
se è vero, denunciano ancora i lavoratori, che le consulenze esterne e le
collaborazioni incidono lino al 50",,
e oltre sui bilanci delle singole società, mentre spesso le competenze interne sono inutilizzate. «Tutto questo deve finire dice Tonini
calla ripresa del confronto chiederemo
di verilicare i possibili esuberi azienda per azienda, avviando processi di
mobilità, di formazione e riqualificazione del personale laddove ci siano eccedenze di personale. Ma nel
contempo pretenderemo anche il
controllo delle consulenze, esigendo
il rientro all'interno di quelle non assolutamente necessarie». «Chiederemo più in generale
allenila Gianipaolo Mali, della segreteria nazionale della Fiom Cgil — di conoscere il
reale futuro di Iritecna, e, prima di
pensare a possibili tagli del personale,
cercheremo di riportare il confronto
sulle politiche industriali, sulle ricadute operative dei programmi, sulle
scelte che l'azienda intende portare
avanti. Iritecna sta in piedi se procede per come è stata concepita, vale a
dire se riesce a collocarsi sui mercati
internazionali. E per farlo occorrono
tanti soldi e una solida rete commerciale e finanziaria che oggi non ha. E
Tiri su questo dovrà dare delle risposte certe. Senza dimenticare che dal
'93 stare sul mercato sarà sempre più
difficile, per via della fine dei cartelli
interni di commesse pubbliche e l'apertura degli appalti a tutte le società
straniere».
•
SINDACATO
Meccanici/Contrattazione avviata per 200.000 lavoratori
INTEGRATIVI
SU MISURA
di Marina Iacovelli
Nella maggior parte delle piattaforme
nuove problematiche e obiettivi di qualità
l Nord è in corso una pericolosa riduzione dell'apparato
A
produttivo, come all'Olivetti e alì'Ansaldo, al Sud la crisi delle Partecipazioni statali e dei grandi gruppi
ha un elleno di trascinamento su tutto il territorio:
non è facile sviluppare la
contrattazione in questa
situazione di crisi». Chi
parla è Cesare Damiano.
segretario generale aggiunto della Fiom Cgil.
che ha redatto un rapporto sullo stato della contrattazione articolata nella categoria al termine di un
lungo giro di «ricognizione», non solo nelle zone
dove è più consolidata la
presenza delle industrie metalmcccaniche ma anche nelle situazioni
più periferiche. La realtà «fotografata» da Damiano mostra situazioni
«avanzate» e altre più «arretrate»,
ma, come sostiene lo stesso dirigente,
«balza agli occhi una significativa
estensione del fronte rivendicativo».
Insomma, la stagione è aperta. A tre
mesi dall'inaugurazione ufficiale
della nuova tornata di rinnovi integrativi, tra accordi fatti, piattaforme
presentate e in via di elaborazione,
sono già quasi 200 mila i lavoratori
interessati e circa 1.200 le aziende
coinvolte dalla contrattazione. «Rispetto alla passata stagione 1987-88,
che coinvolse oltre mezzo milione di
lavoratori con più di 4 mila accordi
— spiega Damiano —, siamo un po'
indietro. Ma questa mi sembra la risposta più efficace che potevamo dare al tentativo della Contindustria di
portarci via la contrattazione aziendale».
In 219 aziende si sono già conclusi
accordi che hanno coinvolto 28.460
lavoratori. Le piattaforme, inoltre,
N11.
sono già stale presentate in altre 595
unità locali, per un totale di 97.107
dipendenti, mentre sono in via di
elaborazione le ipotesi rivendicative
che riguarderanno (>|.")()-' addetti di
3)o fabbriche. A ottobre i metalmeccanici coinvolti dai rinnovi saranno più di 300 mila. La contrattazione integrativa dunque esiste, è viva e va estesa e gestita in modo che
non risulti generica e priva di finalità. Dovrà invece essere costruita, come spiega Damiano, fabbrica per
fabbrica, «su misura», rispetto alle
differenti realtà aziendali. Dovrà intervenire quando c'è la crisi e anche
quando c'è lo sviluppo. Un'impostazione ad ampio respiro ciucila di
questa nuova stagione. I meccanici
non si sono dati uno schema che pretende di dettare le «tavole della legge», ma nemmeno vogliono darsene
uno che lasci fare a ciascuno quello
che può. «Siamo di fronte
sottolineano alla Fiom
a una "semina"
di nuove problematiche nella maggior parte delle piattaforme e più
che nel passato l'attenzione è volta a
perseguire obiettivi di qualità». C'è
nelle ipotesi rivendicative fin qui
realizzate maggior interesse a conseguire forme più avanzate di partecipazione dei lavoratori (comitati miRilS
Situi.u.ilc
24
1 (lei
sti o commissioni miste di codclermina/.ione sulle prospettive produttive
delle imprese e le condizioni di lavoro), cosi come a definire nuovi profili
professionali e inquadramenti sostitutivi. Richieste significative sulle
questioni ambientali sono state
avanzate nelle realtà più esposte.
C'è anche un tentativo di collegare
l'erogazione salariale- alle modiliche
dell'organizzazione del lavoro e delle imprese e alla qualità del prodotto, sulla base di indicatori diversi a
seconda delle aziende 1 tempi di attraversamento, rotazione dei magazzini, raggiungimento di obiettivi
produttivi, jusl in lime, lime tt> market,
e così via). Allo stesso modo in molle
piattaforme 1 problemi della profes-, sionalità vengono collegali
alla formazione permanente, anche con interventi,
rome- si pensa di fare in
Lmilia-Romagna. degli culi locali a sostegno delle imprese che impiegheranno
risorse proprie. «Non siamo in una situazione in cui
c'è solo una brutale richiesta di aumento salariale o
di sanatoria dei punti di
contingenza
dice Damiano . anche se ci sono
situazioni aziendali in cui
l'elemento salariale tradizionale fa
premio. Mediamente ci troviamo però
di fronte a uno sforzo di elaborazione
in cui l'elemento qualitativo è tenuto
in debita considerazione».
Resta lo scoglio dell'avvio della contrattazione articolata nei grandi gruppi, quelli che «fanno politica». Non si
tratta in realtà di un black-out totale.
Qualcosa si è mosso: alla Melloni, all'I lattei, alla Whirlpool, alla Abb, alla
Bclleli, all'Aprilia, alla Riello, sia al
Nord che al Sud. Inoltre l'accordo,
concluso nei giorni scorsi alla Zanussi
(il primo in un gruppo di rilevanza
nazionale), là ben sperare. Ma non
dissipa tutte le preoccupazioni: «A
bloccarci in queste realtà
sostiene
(ìiorgio Cremaschi, leader nella Fiom
della minoranza di "Kssere sindacalo"
non è solo la crisi, ma anche i nostri
problemi unitali e di rappresentanza.
Per questo dopo l'estate dovremo
prendere in considerazione l'ipotesi di
avviare nelle grandi aziende una contrattazione su salali e condizioni di lavoro, articolata per stabilimenti e per
grandi aree».
•
SINDACATO
Roma/Un prò memoria por Carraio
CAPITALE
TRASPARENTE
di Alessandro Yalentini
Insieme, sindacati e imprenditori fanno proposte
per lo sviluppo e la moralizzazione della città
Roma. Su un versante sindacati e
gran parte del mondo imprenditoriale. Sull'altro l'Acer (l'associa/ione dei
costruttori romani) e la Federlazio
(l'associazione delle piccole e medie
imprese). Motivo della spaccatura il
documento sottoscritto unitariamente da Cgil, Cisl e t.'il di Roma, Unione industriali, Gonfc.ommercio, Confesercenti, Confartigianato, Unione
provinciale agricoltori. Una ventina
di pagine di suggerimenti e indicazioni di priorità per il programma
del futuro sindaco e della costituenda giunta comunale.
«Per la prima volta in questa città
sottolinea Pierluigi Albini, segretario
generale aggiunto della Camera del
lavoro di Roma
organizzazioni
dei lavoratori e una parte anche ampia dell'imprenditoria si sono espresse in modo esplicito e con precise proposte a fax-ore dello sxiluppo degli investimenti produttix'i».
Ma perché Acer e Federlazio si sono
dimostrate recalcitranti e alla fine
hanno optato per documenti alternativi?
Il punto che ha determinato la frattura nel mondo imprenditoriale è
quello riguardante la trasparenza negli appalti e nelle forniture.
Sindacali e imprenditori
mirano innanzitutto a privilcgiare il ricorso ai bandi
di gara rovesciando l'andazzo attuale che nel Lazio
vede oltre il (io per cento
delle opere affidato alla
trattativa privata. Per eliminare il fenomeno della
revisione dei prezzi l'indicazione è di respingere progetti di massima e di accettare solo quelli esecutix-i
«chiavi in mano»: la proposta, se approvata, vedrebbe diminuire di molto
il meccanismo perx-erso, già ampiamente sperimentato a Roma in occasione dei Mondiali, della liexitazionc
dei costi per perizie suppletive e revisioni in corso d'opera. Il ricorso alle
varianti dovrebbe essere circoscritti)
solo ai casi di nuoxe esigenze della
pubblica amministrazione, stabilendo l'obbligo di indire nuove gare
quando le variazioni superino una
percentuale prefissata.
Sempre ai fini della trasparenza sindacati e imprenditori ritengono debba essere privilegiato il criterio dell'esecuzione diretta delle opere, favorendo quindi i raggruppamenti temporanei di imprese, specie di tipo verticale (cioè in grado di assicurare la
totalità del ciclo produttix-o, ndr) per
eliminare il ricorso generale al subappalto e alla fornitura in opera. In
questo modo il committente avrebbe
la possibilità di conoscere direttamente i soggetti affidatari delle opere
e di tutelare la sicurezza nei cantieri.
Sicurezza che dovrebbe essere raggiunta anche individuando criteri di
certificazione che premino, in sede di
gara, le imprese in grado di dimostrare un basso tasso di infortuni nei propri cantieri. In questo senso rorienta-
lavori di copertura dello Stadio Olimpico
mento è di istituire un albo sulla base
dei codici Inaii, escludendo direttamente dai concorsi le ditte poco affidabili.
Per la Federlazio è necessario modificare la legislazione in materia. Sotto
tiro i regolamenti dei bandi di gara,
la legge 687 sulle associazioni di imprese e la 55 sulla certificazione antimafia. «Quest'ultimo provvedimento
•- sostiene (ìherardi
ha prodotto
la degenerazione del sistema delle
imprese. Nell'arco di tre anni si sono
iscritte all'albo costruttori 15 mila
nuoxe aziende, per la maggior parte
piccoli subappaltatori, con un sovraffollamento che impedisce i controlli».
Ma più che per questioni di merito la
rottura con sindacati e Unione industriali sarebbe axxenuta, secondo
(ìherardi, per questioni di metodo. Il
riferimento è a una delibera approvata a giugno, subito prima delle dimissioni di Carraio. Si tratta di una modifica alle norme tecniche di attuazione dell'articolo i[], riguardante, il
piano regolatore e la destinazione
delle aree industriali. Viene richiesto
al costruttore, o al richiedente, la
concessione edilizia, l'obbligo di presentare contestualmente il contratto
di acquisto da parte dell'imprenditore committente. Secondo la Federlazio e l'Acer, che ha presentato un ricorso al Coreco, si tratterebbe di una
delibera illegittima e di una scorrettezza rispetto agli accordi che tutte le
associazioni imprenditoriali e i sindacati axexano sottoscritto noxe mesi
prima.
Di dixerso axxiso Albini: «Nessuna
scorrettezza, la delibera è il frutto di
una decisione autonoma del consiglio
comunale al quale non si può impedire di legiferare. La xerità è che non
piace ai costruttori perché è
un tentativo di colpire la
rendita fondiaria e la speculazione che a Roma ha già
messo pesantemente le mani sullo Sdo. 11 gioco è semplice, acquisire aree industriali e costruirci qualcosa
di molto più remunerativo.
come uffici o appartamenti.
A questo punto vogliamo
andare fino in fondo e, se il
Coreco dox-cssc accogliere il
ricorso, siamo pronti a mobilitare l'opinione pubblica
e a chiedere un'inchiesta
amministratixa».
%
SINDACATO
ministero dell'Ambiente, che non
ha ancora varato un accordo di
pro-gramma con gli altri soggetti
istituzionali (ministeri, Comunità
montana, Comune) per il risanamento della miniera di Balangero,
per il quale esiste già un finanziamento di 30 miliardi per il biennio
di Loredana Taddci
'92-93Per non parlare del Cipi, che doveva entro il 25 maggio stabilire le
Lentezze e inadempienze ministeriali creano
condizioni di ammissibilità e le
problemi. Anche sul fronte dell'occupazione
priorità di accesso ai contributi per
le imprese, e del ministero dell'Ina legge c'è ed è importante. Ma
dustria, che avrebbe dovuto definia vari mesi dall'approvazione
re, entro il 25 giugno, le modalità e
ci sono troppi ritardi nella sua attuai termini di presentazione delle dozione. È questa la denuncia dei sinmande per i contributi (sono didacati a proposito della «257», apsponibili 50 miliardi per il biennio
provata il 5 marzo scorso dal Parla'92-93) ai programmi di investimento dopo un lungo e sofferto iter
mento.
legislativo: la normativa che mette
I provvedimenti che favoriscono
«fuori legge» l'amianto (vedi riquaper i lavoratori il superamento delle
dro). Una legge importante, che per
condizioni di incertezza occupaziola prima volta smantella un settore
nale e soprattutto la fine dell'esposiindustriale che utilizza sostanze nozione al rischio sono affidati al micive: «La prima vera riconversione
nistero del Lavoro, che dovrà gestiambientale, oltre che il risultato di
re 600 prepensionamenti per coloro
una grande battaglia di civiltà», coche abbiano almeno trent'anni di
me sottolinea Anna Carli, segretaria
contribuzione per la pensione di anconfederale della Cgil. Ma la vittozianità, con la conseguente selezioria in campo legislativo rischia di esne delle imprese interessate secondo
sere vanificata dalle lentezze e dalle
criteri definiti dal Cipe.
inadempienze dei ministeri, che in
Ed è importante per il sindacato, a
Roma, 7 luglio, manifestazione
alcuni casi non hanno neppure iniquesto proposito, impedire scelte che
degli edili contro l'amianto
ziato il percorso di atdisarticolino gli interventi
tuazione della normativa.
per settori e che ignorino
CHE DICE LA LEGGE
Recentissima è infatti l'istisituazioni di allontamento
tuzione della commissione
dal lavoro già avvenuto,
di esperti del ministero del- La legge 275 prevede che, a un anno dall'entrata in senza nessuna garanzia,
la Sanità per la valuta/io- vigore, scatti il blocco dell'amianto e definisce un pro- anche economica, per i lane dei problemi ambientali gramma che spazia su più punti.
voratori.
e dei rischi sanitari prope- • II divieto di estrazione, uso, commercializzazione, ma
deutici ad altre decisioni. anche di importazione della materia e dei prodotti inter- In questo senso esiste già
I.a presidenza del Consi- medi che verrebbero da paesi dove la competitivita dei un impegno del ministero
glio, entro la fine di luglio, prezzi e la disponibilità dei prodotti derivano spesso dal del Lavoro che dopo un indeve invece emanare gli at- mancato rispetto delle norme di sicurezza più elementa- contro con Cgil, Cisl e Uil
si è dichiarato disponibile a
ti di indirizzo e di coordi- ri.
gestire in tempi rapidi l'at•
Interventi
per
il
risanamento
dei
siti
estrattivi
e
per
lo
namento delle attività delle
tuazione della legge e a daRegioni che devono predi- smaltimento dei prodotti che contengono amianto.
sporre piani di protezione • Percorsi di riqualificazione e ricollocazione dei lavo- re una corretta interpretaambientale, decontamina- ratori in altri lavori. Nonché meccanismi di prepensio- zione di quella parte relatizione di controllo delle namento e di valutazione maggiorata dell'anzianità la- va alle prestazioni pensionistiche che, con l'art. 13,
condizioni di salubrità e di vorativa maturata con esposizione a rischio.
riconosce ai lavoratori a ri•
Attribuzione
alle
Regioni
di
compiti
per
l'adozione
di
sicurezza del lavoro, di
censimento degli edifici, piani di protezione ambientale, decontaminazione, schio il conseguimento delprima di tutto pubblici, nei smaltimento e bonifica per la difesa dei pericoli dell'a- le prestazioni pensionistiquali siano presenti mate- mianto. Significativo a questo proposito è l'intervento che valutando ogni anno di
riali contenenti amianto li- che è stato previsto per il risanamento della miniera di lavoro effettivamente prestato pari a un anno e mezbero o in matrice friabile. Balangero.
Pesanti ritardi si registra- • Istituzione di un fondo speciale per l'innovazione e zo, per i lavoratori esposti
no anche da parte del l'introduzione di tecnologie per la riconversione produt- all'amianto da almeno die•
tiva e la produzione di materiali sostitutivi dell'amianto, ci anni.
al quale possono accedere le imprese del settore.
Logge sull'amianto/A due mesi dal varo
IL RISCHIO
BUROCRAZIA
L
Nuova Rassegna Sindacale
11. 30 del 3 agosto 1992
SPAZIO APERTO
A novembre il processo contro i dirigenti dell'azienda
ETERNIT
IL LAVORO E LA STRAGE
di Renzo Penna* e Bruno l'esce**
li ex lavoratori della «Eternit Casale Monferrato
Spa» e i familiari delle vittime hanno respinto la
G
proposta del curatore fallimentare che proponeva un risarcimento di cinque miliardi in cambio della rinuncia
alla costituzione di parte civile, e hanno chiesto al tribunale di Casale di avviare con urgenza il processo.
In questi giorni sembra (il condizionale è d'obbligo) che
con la prevista e sollecitata assegnazione di un nuovo
magistrato al tribunale di Casale, e la conseguente possibilità di costituire il collegio giudicante, sia possibile il
prossimo 30 novembre tenere finalmente la prima
udienza contro i dirigenti della fabbrica. Sono infatti
trascorsi oltre quindici mesi da quando è stata depositata presso il tribunale di Casale Monferrato la sentenza di
rinvio a giudizio per omicidio colposo plurimo a carico
di tredici amministratori delegati e dirigenti dell'industria Eternit. Tutto questo mentre risulta ormai inconfutabile che Casale sia stata teatro della più grossa «strage
sul lavoro» causata da un'attività industriale sita nel nostro paese in questo secolo, che ha coinvolto insieme ai
lavoratori dell'Eternit anche la popolazione della città.
Sono infatti circa 250 tra i lavoratori i «casi accertati» di
morte da mesotelioma pleurico (un tumore ai polmoni
indotto dalla fibra di amianto) e da altre patologie strettamente riconducibili a tale rischio e oltre il migliaio
( 1.240) i casi di asbestosi riconosciuti come malattie professionali da amianto.
La vicenda sindacale della Eternit di Casale ha inizio,
sui problemi ambientali, a metà degli anni 70 con decine
di ore di sciopero per migliorare le pessime condizioni
lavorative della fabbrica. Sino al 1965 l'amianto veniva
lavorato nello stabilimento di Casale senza nessuna precauzione; dei lavoratori del reparto «materie prime» dove si «cardava» la Crocidolite, più tristemente nota come amianto blu, nessuno è ancora in vita.
La verità sul «rischio amianto» comincia gradualmente
a venire alla luce, nella sua drammatica dimensione, all'inizio degli anni 80 per iniziativa della Camera del Lavoro e dell'Inca, con decine di ricorsi in magistratura
dove fu dimostrato il permanere nei reparti di produzione di condizioni a rischio per la salute, e con un'approfondita ed estesa azione medico-legale (dell'Inca)
per ottenere il riconoscimento della malattia professionale a causa dell'amianto e i conseguenti diritti anche
contro il parere dell'azienda e dell'Inaii. È il periodo
delle testimonianze drammatiche tenute in tribunale dai
lavoratori irreversibilmente condannati dalla malattia
che scuotono l'intera città e portano alla luce una verità
tragica, nascosta e celata per moltissimi anni.
La certezza del rischio si afferma poi in tutta la sua crudezza attraverso i risultati dell'87 e nell'indagine epidemiologica disposta, dopo continue sollecitazioni sindacali, dalla Regione Piemonte e realizzata dalla locale
Usi 76, che rileva un'incidenza altissima nella città di
Nuova Rassegna Sindacale
Casale (negli ultimi 35 anni) di decessi per asbestosi, mcsotclioma e altre forme di tumore polmonare, con oltre
200 morti in più di quelle «attese». Come conseguenza
diretta di un'indagine specifica commissionata dalla locale procura della Repubblica vengono emesse comunicazioni giudiziarie nei confronti di dirigenti responsabili
dell'Eternit per l'omicidio colposo di 183 lavoratori.
Il processo Eternit, pur tra ritardi e resistenze, compie
così un primo tratto di strada e oggi rappresenta, dopo
quello famoso della Ipca di Ciriè, l'unico caso conosciuto, e con queste dimensioni, di intervento della magistratura, realizzato con la collaborazione attiva delle organizzazioni sindacali, che denuncia e rende pubbliche le
responsabilità sui rischi di lavoro. Nel processo la Camera del lavoro di Casale e poi Uil e Cisl si sono costituite
parte civile insieme a centinaia di ex lavoratori, all'Associazione dei familiari dei lavoratori Eternit deceduti (Afled) e all'amministrazione comunale.
Questa battaglia in difesa della salute, che ha visto accanto e insieme al sindacato l'impegno di numerosi
esperti di medicina del lavoro e un collegio di legali fortemente motivato, ha prodotto una crescente sensibilizzazione nell'opinione pubblica, nelle istituzioni e nelle
forze politiche e ha già contribuito a conseguire importanti risultati con la chiusura a Torino, contro il parere
di molti amministratori locali, delle cave di amianto di
Balangero, e l'approvazione a marzo di quest'anno dal
Parlamento della legge 275.
Naturalmente solo la celebrazione del processo sulle responsabilità della dirigenza Eternit può far piena luce su
tutti i punti della complessa vicenda, oltre che affermare
quella giustizia che soprattutto i familiari delle vittime
con dignità e forza rivendicano come il «risarcimento»
più importante loro dovuto. Una recente indagine rivolta ai familiari dei lavoratori e in generale ai cittadini di
Casale ha infatti accertato che l'incidenza dei tumori
dell'apparato respiratorio risulta essere il doppio della
media nazionale: il «rischio amianto» quindi riguarda
anche chi non lavora direttamente il materiale, ma ne
viene in qualche modo a contatto.
Questo e un aspetto nuovo sul quale si dovrà meglio e di
più indagare e che può assumere un interesse che va ben
oltre la realtà di Casale. C'è infatti il problema della bonifica dei manufatti di amianto, quello della localizzazione e dello smaltimento dei rifiuti delle lavora/ioni, su
cui si conosce ancora poco o nulla; quello della riconversione dei numerosi prodotti di amianto utilizzati nell'edilizia, nell'industria automobilistica o nelle ferrovie.
Per questo il processo si presenta come un appuntamento importante e assume una valenza e un rilievo nazionali.
•
* Segretario generale aggiunto Cgìl Piemonte
** Segretario Cdlt Casale Monferrato
27
11. 30 del 3 agosto 199'^
SINDACATO
Vertenza mense/Le proposte della Fiom di Brescia
del servizio e la punibilità dei trasgressori. In stretta sintonia, dunque, come rileva lo stesso Greco, con
la proposta bresciana. Si avvia, così,
il conto alla rovescia per il decreto
del governo Amato. Sessanta giorni
perché venga convcrtito in legge.
Così com'è. Ò, come premono i parlamentari del Pds, Fiom e Cgil di
di Gianfranco Casale
Brescia, con le modifiche ritenute
necessarie. E, in attesa della prossiMa c'è chi dice che l'idea è demagogica
ma sentenza, si aggiornano i conti
del gigantesco risarcimento che si
e che l'esito delle controversie non è scontato
andrebbe accumulando nel frattemJ una partita a scacchi. Sì, una sposta a Brescia. Lì, Dino Greco, se- po: c'è chi parla di due milioni e
partita a scacchi in piena re- gretario della Camera del lavoro, e mezzo a lavoratore, chi di un miliospiega angola, quella che passerà alla storia Maurizio Zipponi, numero uno del- ne. «Dipende dal fatto
cora
Greco
che
non
tutte
le sencome la «vertenza mense». Unica la Fiom, presentano in un convegno
eccezione, i giocatori in campo. Che una loro proposta. Che viene incon- tenze fanno riferimento a casi non
sono più di due. Imprevedibili. Co- tro al variegato cartello della prote- sempre omologatali. Le situazioni
me quelle migliaia di lavoratori che sta
autorganizzati, Cobas, ribelli variano da provincia a provincia,
a suo tempo hanno fatto ricorso, Fiom, come li etichetta il Sole 24 Ore azienda per azienda». Nell'un caso o
chiedendo che la mensa venisse con- —, ma soprattutto, nell'intenzione nell'altro, centinaia di miliardi per
siderata retribuzione e non servizio. dei promotori, cerca di mettere ordi- le aziende.
K presentando in cassa un conto re- ne per il passato e per il futuro all'in- Partita difficile, allora. Sempre più
troattivo di cinque anni. Imprevedi- garbugliato quesito. «La nostra idea difficile. Perché c'è anche chi, da giobili ancora, come quei pretori che è molto semplice — spiega a Rasse- catore prudente, guarda più lontano,
con le loro sentenze continuano a gna quello che viene un po' conside- alla mossa risolutiva, allo scacco finadar ragione a questi lavoratori, sca- rato il padre del documento, Dino le. «Pacta sunt servanda. I patti, invalcando bellamente imprenditori e Greco —: noi siamo d'accordo a co- somma, vanno rispettati •-• ammonisindacati, e i loro accordi aziendali. struire una situazione transativa per sce Bruno Cossu, avvocato e consuE prevedibili. Come le grandi azien- il passato che si collochi indicativa- lente della Fiom nazionale . Se si è
de (gruppo Fiat e Iri) che hanno ri- mente a metà strada tra l'indennità pattuito tra associazioni sindacali e
sposto a tutto questo con una con- convenzionale e il controvalore rea- impenditori un tot per le prestazioni
tromossa che è un classico da ma- le, medio, del pasto. Questa, per noi, in natura, com'è appunto la mensa,
nuale: decidendo, cioè, la chiusura deve essere la conclusione di una so- da questo non si può derogare finché
delle mense a partire da] 5 ottobre. luzione legislativa che preveda la i soggetti interessati, o il legislatore,
Partita difficile, dunque. Molto diffi- mensa come diritto, almeno nelle non ritengano di intervenire per
cile. Fino a che, governo Andreotti aziende al di sopra dei 50 dipenden- adattare a una mutata situazione di
agli sgoccioli, Franco Marini, con ti. Gratuita e qualitativa, con stan- mercato il valore convenzionalmente
mossa trasversale da alfiere, presen- dard stabiliti dalle parti sociali. E stabilito. Ma questo, è ovvio, vale per
ta un disegno di legge che considera con un insieme di incentivazioni at- il futuro, non per il passato. Quindi,
la mensa come servizio e non retri- traverso detrazioni d'imposta, ma niente retroattività. In altre parole,
buzione, ma con una «copertura» anche con misure punitive per le non darei per scontato che la Corte
per il passato. In Parlamento il Pds aziende inadempienti.
di Cassazione confermerà le sentenze
si arrocca, appoggiando i ricorsi. Po- Con una premessa di questo tipo, la di questi giorni». «Altro problema
chi giorni ancora e cambia il gover- nostra proposta di mediazione precisa Cossu
la pretesa delle
no. Come una torre, Amato fa una avrebbe un senso per gli interessati.
manovra di sfondamento e con de- Sennò, non si capirebbe perché un aziende di chiudere le mense: nel nocreto legge vara, nell'ambito del lavoratore dovrebbe rinunciare a stro ordinamento alle parti non è
pacchetto finanziario, un provvedi- quello che la sentenza di un pretore consentito disdettare solo una clausola di un accordo sindacale e, più in
mento ad hoc.
gli ha riconosciuto».
A questo punto, la partita sembra generale, di un contratto». Sarebbe
Non passano ventiquattr'ore, però, avviarsi verso lo stallo naturale del come dire, fa capire l'avvocato, che il
che un'altra sentenza a Milano fa break estivo. Non per tutti, però. sindacato dal canto suo, una mattiringalluzzire il «fronte del ricorso». Una pattuglia di deputati pidiessini, na, potrebbe disdettare tutte quelle
Un fronte che il tam tam della pro- guidata da Antonio Pizzinato e clausole degli accordi che stabiliscotesta ha continuato a infoltire, Giorgio Ghezzi, presenta sostanziali no obblighi per i lavoratori. Mantecreando preoccupazioni sull'entità emendamenti all'articolo 6 del de- nendo in piedi quelle che invece atdella posta in gioco. Col rischio che creto Amato. E chiede la radicale so- tribuiscono loro benefici.
il gioco stesso diventi alla fine incon- stituzione del comma 3 con altri due Ma questo, si capisce, è un paradostrollabile.
che puntano proprio sulla qualità so. Esattamente come nel caso precedente.
•
Nei giorni scorsi, poi, la partita si
PER TUTTI
E DI QUALITÀ'
E
Nuova Rassegna Sindacalr
28
11. 30 del 3 agosto
SPAZIO APERTO
Nel pubblico impiego vanno sperimentati nuovi modelli di contrattazione
IL SINDACATO
DELLE OPPORTUNITÀ'
di Antonio Verona*
N
ei paesi dell'Occidente, e in Italia in particolare,
sta prendendo corpo una questione che bisognerà
affrontare prima che diventi un «nuovo fronte», ma soprattutto perché all'interno di ogni singolo paese già si
vanno delineando scelte e strategie che non possono lasciarci indifferenti.
Mi riferisco a quel «doppio mercato» che rischia di coinvolgere anche il mondo del lavoro e il sindacato, oltre
che la finanza e l'imprenditoria, attraverso una linea di
demarcazione che, passando dentro ciascun paese, divide il lavoro tra settori esposti alla concorrenza internazionale e attività che non subiscono tale pressione. È una
separazione che non coincide più con quella tradizionale
tra industria e pubblica amministrazione e forse nemmeno il terziario da solo, pubblico o privato, riesce ormai a
delineare da solo quel pezzo dell'economia sottratto alla
competizione internazionale, anche se basta a definire il
problema vero che, a questo punto, non è più semplificabile tra i confini del «pubblico» e del «privato».
È per questo che diventa ineludibile un nostro aggiornamento culturale e strategico. Serve per capire la vera ragione delle continue incursioni della Confindustria nelle
politiche dell'impiego pubblico, ma ancor di più per
comprendere le crescenti difficoltà nelle relazioni sindacali di tutto il settore dei trasporti, della finanza, delle
assicurazioni e del credito.
E poiché sono questi i settori nei quali la nostra rappresentanza è più fragile e la confederalità più precaria, è
bene portare a conclusione il dibattito su questo tema
prima che si smarrisca definitivamente la capacità di distinguere tra ciò che effettivamente impedisce lo sviluppo economico e occupazionale e quello che invece è pretestuoso e unicamente finalizzato al consolidamento dei
rapporti di forza a noi sfavorevoli.
Nonostante questa distinzione vada tenuta ferma e poiché credo che non vi sia dubbio sul fatto che non può
reggere, oggi, un'economia fatta da un pezzo che deve
stare al di sotto dell'inflazione europea, pur avendo a
che fare con un altro pezzo che non ha questi vincoli, è
bene confermare la nostra volontà che, se per un verso
non vuole scaricare tutta la tensione economica sul costo
del lavoro, ritiene tuttavia inaccettabile un processo di
divisione tra i lavoratori dipendenti determinato da ragioni economiche, di mercato e di concorrenzialità internazionale. Cominciamo pure dal pubblico impiego e
cominciamo a riscattarlo noi dai luoghi comuni, dalle
inefficienze e dai fini elettorali delle sue politiche, rivendicando un modello di contrattazione per molti aspetti
inconsueto anche se necessario a introdurre comportamenti tipici dell'autonomia privata e che provo a riassumere in ordine sparso.
i) Va dichiarata in modo unilaterale, chiaro e inequivocabile la fine di ogni possibilità espansiva degli organici
pubblici quale condizione per una riqualificazione vera
Nuova Rassegna Sindacale
del lavoro a cominciare da un trasferimento (incentivato) di risorse dalla struttura burocratica alle attività di
servizio.
Dentro questa prospettiva va introdotta una cultura,
inedita per la tradizione del pubblico impiego, della valorizzazione delle risorse umane, quale unica possibilità
di sviluppo della pubblica amministrazione dentro la
quale, a differenza dell'industria, il fattore umano assume valore preminente.
Bisognerà, di conseguenza, ricercare sul mercato del lavoro le migliori competenze capaci di valorizzare e sviluppare tale risorsa, consegnando loro strumenti e mezzi
coerenti con questi fini, a cominciare dall'abrogazione
del concetto di pianta organica che ha fin troppo resistito, con la sua ridicola obsolescenza, alle necessità e ai bisogni di questi ultimi anni. Sostituire la pianta organica
con il concetto di (abbisogno, individuato e contrattato
coerentemente con i bisogni dell'ente, diventa indispensabile per poter liberare energie, competenze, ma anche
per togliere alibi e per palesare diletti e limiti di gestione.
2) È necessario introdurre un livello di concorrenzialità
all'interno della pubblica amministrazione attribuendo
responsabilità e autonomia agli amministratori, anche
mediante una diversa politica finanziaria che premi le
aziende che, per qualità dei loro servizi, efficacia ed economicità di gestione, sanno «stare sul mercato» meglio
di altre. Questo concetto, sicuramente complesso nei servizi dello Stato, può essere importante, ad esempio, nella
sanità a condizione che a ciò corrisponda una reale autonomia della politica del personale come strumento per
l'esercizio della contrattazione aziendale e del superamento dell'attuale subalternità normativa che, il più
delle volte, diventa subalternità culturale e alibi per le
attuali disfunzioni e diseconomie.
3) Va introdotta, anche in via sperimentale, autonomia
normativa e ordinamentale a partire dagli enti che possono meglio utilizzare questa opportunità e cioè gli enti
regionali, le aree metropolitane e la sanità. Questa autonomia normativa, oltre che consentire una peculiare gestione finanziaria e di utilizzo delle risorse, può essere raccordata alla possibilità di costruire percorsi di carriera come opportunità di crescita professionale a tutti i livelli di
competenza, consentendo oltretutto di anticipare gli accorpamenti proposti dalla piattaforma delle autonomie
locali e prefigurando nel concreto l'esercizio vero dell'autonomia negoziale e della responsabilità amministrativa.
4) II senso di questi mutamenti trova ragione solo se inserito in un nuovo modello contrattuale che non pretenda di omogeneizzare ciò che è oggettivamente diverso.
È il sindacato dei diritti che deve prendere corpo e questa può essere una buona occasione poiché si sta proponendo di attribuire autonomia normativa e negoziale a
enti con parecchie migliaia di dipendenti collocati su diversi livelli di responsabilità e in diverse aree di attività.
29
u. 30 del 3 agosto
SPAZIO APERTO
Ci si può abbonare
versando 120.000 lire
(66.000 per gli iscritti
Cgil) sul c.c. postale
n. 42445007, intestato
a Rassegna Sindacale
Non è più possibile uniformare le condizioni e i trattamenti di tante figure professionali e allora deve essere
l'opportunità al centro delle nostre rivendicazioni e delle
nostre conquiste.
Opportunità di conoscenza, di partecipazione, di crescita professionale, di carriera. Opportunità che vanno riferite alle diversità di condizione (di genere generazionale, professionale ecc.) e che affermano, nel concreto,
una diversità di trattamenti dentro un quadro generale
capace di sostenere la contrattazione di area, di genere e
persino individuale se questo serve a dar vita a una contrattazione tangibile e capace di mutare sul serio le condizioni di vita e di lavoro della gente.
Il pubblico impiego può essere il terreno di sperimentazione più adatto per la presenza di diversi livelli di responsabilità, di cultura e di bisogni presenti nello stesso
ente, ma soprattutto perché è necessario rispondere sul
serio alla crisi irreversibile dell'attuale modello contrattuale, per Io più costruito su un mix di consociativismo e
di cultura industriale.
Mi rendo conto di quanto tutto ciò possa essere dirompente per una prassi, una cultura e anche per un'azione
sindacale che ha puntato molte delle proprie risorse alla
conquista di spazi che stavano tutti «dentro» una logica
e uno stato delle cose che alla fine ha prevalso sulla nostra stessa strategia e sulla nostra potenzialità.
D'altra parte è necessario rompere una cultura e una
prassi: altrimenti non si capisce la ragione per cui abbiamo fatto un congresso mirato alla ricerca di un «sindacato dei diritti», ci siamo divisi e contati, e poi andiamo
a presentare piattaforme tutto sommato simili a quelle
che avremmo potuto presentare tre o quattro anni fa.
A me pare invece che ci sia più ambizione tra i lavoratori, forse non fra tutti, ma sicuramente tra quelli che più
di altri abbiamo deciso di rappresentare; c'è ambizione e
anche consapevolezza sul fatto che questo sistema, queste regole non potranno reggere a lungo, e allora delle
due l'una: o ci facciamo raccontare la storiella dell'incompatibilità di questo terziario con un apparato industriale costretto a fare i conti con la concorrenza internazionale, e questa storiella, lo sappiamo, serve per lo più a
giustificare un inaccettabile blocco della contrattazione,
oppure proviamo noi a raccontare agli altri come stanno
le cose e come vorremmo che fossero.
Solo che bisogna avere più coraggio. Non mi appassiona
tanto un dibattito tutto dentro il valore dell'attuale potere d'acquisto dei salari, magari disquisendo sulla differenza tra il tasso programmato e il tasso reale d'inflazione. E una discussione perdente, subalterna, perché tutta
dentro una logica e una cultura ormai in via di estinzione e non solo in Italia ma anche nel resto d'Europa.
La discussione è quindi aperta, il cambiamento è all'ordine del giorno anche perché determinalo da ragioni
cconomichc inconciliabili con l'attuale stato dei servizi,
del terziario e della pubblica amministrazione. E allora,
proprio per evitare che tale inconciliabilità sia il motivo
dell'abbattimento dello stato sociale, dobbiamo saper
stare dentro questi mutamenti con tutte le nostre idee, il
nostro entusiasmo, la nostra ambizione e, magari, con
un po' di coraggio in più.
•
* Segretario generale Fp Lombardia
30
n. jo del 3 agosto
SINDACATO
Abruzzo/Inchiesta sugli appalti Cogefar
QUEI PEDAGGI
AUTOSTRADALI
di Antonio Pcduzzi
Dal traforo al laboratorio del Gran Sasso:
vent'anni da chiarire. Manovre contro la Fillea
Pescare. Prendersela con la Cgil:
uno sport che ultimamente è venuto
molto di moda, anche in Abruzzo.
Nei giorni scorsi l'ingegner Alberto
Rapagnà, costruttore edile della zona (fratello di Pio Rapagnà, eletto
ad aprile deputato nella Lista Pannella), ha lanciato un'accusa pesante nei confronti della Fillea Cgil di
Tcramo. E lo ha fatto pubblicamente e di fronte ai magistrati. «Dica
tutto quello che sa», ha insinuato rivolto a Giampaolo Di Odoardo, dirigente sindacale della Fillea provinciale e da qualche mese segretario
generale regionale della stessa categoria. Nel mirino di Rapagnà, gli
appalti ottenuti dalla Cogefar in
Abruzzo negli ultimi vent'anni:
principalmente quello del traforo
del Gran Sasso (un trafòro autostradale), su cui, appunto, la magistratura teramana ha aperto un'inchiesta. Con il lancio dell'invito a parlare, in sostanza, il fratello dell'onorevole si è liberato della necessità di dire le cose che egli stesso eventualmente sa in materia di mazzette e
tangenti, girando il compito alla Fillea. E ottenendo, ovviamente, grande eco: anzitutto sulle pagine abruzzesi del quotidiano // Tempo, in cui è
stato scritto che diversi sindacalisti
sarebbero a conoscenza di fatti «degni di essere riferiti al giudice».
Non è che la sortita di Rapagnà sia
piaciuta troppo alla Fillea. «Si rischia che, alla fine, si faccia soltanto
del polverone. Che in Abruzzo la
Cogefar riesca a ricostruirsi un'immagine che in Italia non ha più».
Questo il primo commento di Giampaolo Di Odoardo. Riguardo al megacantiere del traforo del Gran Sasso, le pagine locali de // Tempo hanno lanciato anche un'altra insinuazione velenosa: quella secondo cui la
Cgil, in quel cantiere della Cogefar,
avrebbe sempre avuto la mano leggera in materia di lotte e di scioperi,
in sostanza un occhio di riguardo nei
confronti del colosso specializzato in
tunnel e dighe. «E la prima volta
che sento un'idiozia così grossa
commenta ancora il segretario della
Fillea : in quel cantiere abbiamo
fatto sei mesi di lotta e di occupazione della galleria. C'era l'azienda che
agiva contro di noi, cercando di far
cessare l'occupazione con la forza.
Allora fummo accusati di essere i sabotatori del traforo, di essere agenti
del Pci».
Si tratta di vent'anni fa: il traforo
del Gran Sasso era in costruzione.
Era il periodo in cui l'autostrada e le
sue infrastnitture venivano definite
dal partito comunista «faraoniche»,
in polemica con la De abruzzese, che
quell'autostrada aveva a tutti i costi
voluto. «Il sindacato
ricorda Di
Odoardo
ha sempre detto a chiare lettere, e scritto nero su bianco, il
proprio punto di vista sui lavori Cogefar. Un'indagine seria sulla vicen-
Nuova Rassegna Sindacale
31
3 agosto
da del traforo andrebbe iniziata dalla posa della prima pietra». Già che
ci siamo, però, l'indagine «dovrebbe
riguardare anche il laboratorio». Di
Odoardo si riferisce al laboratorio di
fisica nucleare, che si trova anch'esso
sotto il Gran Sasso, sempre realizzato dalla Cogefar. «Gli atti della commissione parlamentare sulla Cogefar
in Abruzzo sono finiti nel nulla, e
oggi vengono a chiamare in causa
proprio noi. Siamo amareggiali e
sbalorditi».
Una buona fonte per l'inchiesta potrebbero essere atti, documenti, volantini e manifesti della Fillea: che
ha sempre denunciato pubblicamente irregolarità e oscurità del colossale
appalto del Gran Sasso. «Da indagare, inoltre è sempre il segretario
clella Fillea a parlare —, vi sarebbero gli intrecci finanziari e azionali
tra Sara, Bastogi, Cogefar». Nonché
il profondo consenso che tali intrecci
sembravano godere agli altissimi livelli del ministero dei Lavori pubblici. «Il sindacato queste cose le ha già
dette a suo tempo. Perché il sindacato ciò che fa lo dice. È che allora non
faceva notizia».
Già, allora. Allora era un'epoca in
cui centinaia di operai dell'edilizia
erano rientrati dall'emigrazione, e
vedevano nel traforo una certezza
di lavoro. E il traforo, nel tempo,
divenne una grande azienda, con
centinaia di occupati. Nel 1972-73
il sindacato strappava alla Cogefar,
al prezzo di lotte durissime, un'accordo integrativo aziendale che era
il più avanzato d'Italia. Anche per
questo, per le lotte che furono necessarie, la Fillea si attirò la critica
di essere agitprop del Pci. «Per le
nostre lotte decine e decine di operai e sindacalisti furono denunciati.
Oggi non lo ricorda nessuno». E
nessuno ricorda una proposta che
venne lanciata nei primi anni settanta dalla stessa Fillea: «Noi dicevamo: facciamo una sola galleria, e
con i soldi destinati alla seconda
galleria facciamo le fabbriche in
Val Vomano». La seconda galleria
del Gran Sasso non si è fatta: all'epoca la commissione parlamentare,
presieduta dal comunista Eugenio
Peggio, disse che fare due gallerie
era pericoloso. E la Val Vomano,
nell'interno della provincia di Teramo, è rimasta una tipica zona
«interna».
•
i<)()2
TELEX SINDACATO
Lavoro domestico
IL NUOVO
CONTRATTO
Firmato il nuovo contralto
nazionale degli assistenti
domiciliari privati e delle
collaboratrici
familiari.
L'accordo (i cui contenuti
Rassegna aveva anticipato
nel n. 27 del '92), che per
la parte retributiva decorre dal 1° luglio e interessa
oltre un milione di lavoratori (in stragrande maggioranza donne e per una
buona percentuale extracomunitari), prevede un
aumento di 200 mila lire
mensili sulla retribuzione
minima delle cosiddette
«conviventi» e un incremento sul minimo a ora di
700 lire per chi lavora a
ore. Novità importanti anche per quanto riguarda
ferie, malattia e assistenza
notturna, che viene inserita per la prima volta nella
normativa contrattuale.
Per questo tipo di prestazione il contratto prevede
minimi mensili di un milione e 100 mila lire per
chi è in possesso di un attestato professionale, un milione per chi non ha attestato e 800 mila lire per
chi ha una qualifica generica.
•
Cisl
RESTELLI
SEGRETARIA
La prima volta di una
donna nella segreteria
confederale della Cisl. Si
tratta di Augusta Restelli.
54 anni, di Saranno (Varese). Iscritta al sindacato
di matrice cattolica sin
dalla prima esperienza lavorativa. Restelli è eletta
nel '74 nella segreteria
provinciale varesina della
Cisl con la responsabilità
del settore industria e del
coordinamento femminile:
in questa veste fa parte
della consulta femminile
della Regione Lombardia
e organizza il primo convegno nazionale delle donne Cisl. Nel "77 è eletta
nella segreteria nazionale
della Fiìta (i tessili Cisl) e
nel 1985 ne diviene segretaria generale. Nel 1986 è
vicepresidente dell'Internazionale tessile. Augusta
Restclli subentra nella carica a Rino Caviglioli, che
ha lasciato la conlcdcrazione di via Po ed è diventato presidente dello lasm,
ente pubblico per lo sviluppo del Mezzogiorno. •
Flai Cgil/11 2 agosto manifestazione nazionale ad Avcrsa
IMMIGRATI: PIÙ7 DIRITTI
PER GLI STAGIONALI
I n a manifestazione nazionale ad A versa, in provincia
di Caseina, per denunciare la grave situazione di violazione delle tutele contrattuali e legislative a danno di
migliaia di lavoratori immigrati impegnati nelle operazioni di raccolta dei prodotti agricoli. L'ha indetta per il
2 agosto la Flai. Con questa iniziativa il sindacato degli
agroaliincntaiisli della Cgil vuole denunciare i gravi fatti di intermediazione clandestina di manodopcra. di soltoremunerazione, di condizioni di lavoro «assolutamente inaccettabili» a cui vengono sottoposti migliaia di lavoratori extracomunitari. Situazione aggravata dalla
presenza di numerosi immigrati sprovvisti di permesso
di soggiorno. «Con la manifestazione del 2 agosto
spiega Llisa Castellano, segretaria nazionale della Flai
si vuole rivendicare nei confronti del governo la regolamentazione del permesso di soggiorno temporaneo
(peraltro previsto dalla legge Martellii, per consentire
così a migliaia di lavoratori di fuoriuscire dalla clandestinità. Ciò consentirebbe di far avanzare la condizione
degli immigrati stagionali sul piano della tutela contrattuale e dei diritti alla prolezione sociale»,
(ìli altri obiettivi posti al centro della manifestazione, infatti, attengono proprio all'applicazione del contralto di
lavoro in tutte le sue parti e pari condizioni nell'accesso
alla protezione sociale e alle integrazioni al reddito, a
partire dall'indennità di disoccupazione ordinaria. Di
altrettanto rilievo è la richiesta che viene rivolta alle istituzioni locali allineile, utilizzando tutte le risorse disponibili, organizzino strutture di accoglienza. «È molto triste
conclude Castellano : la maggior parte degli
immigrati impegnati nei lavori stagionali, soprattutto
clandestini, dorme sotto le stelle. I più fortunati in macchina».
•
Genova/Sindacati Edili
ALLARME
CIG
A Genova la crisi si allarga, compiici i tagli previsti dal governo, dall'industria all'edilizia. L'allarme è lanciato dai sindacati confederali di categoria
della città: secondo Fillea
Cgil, Filca Cisl e Feneal
UH c'è il pericolo che in
autunno più di mille operai (tra i 9 mila del settore
che operano nel capoluogo ligure) possano essere
messi in cassa integrazione. «Per una parte di essi
non è esclusa la lettera di
licenziamento». «Abbiamo una serie di segnali
negativi
osservano i
sindacalisti
sia a livello
nazionale che locale. Se i
tagli del governo riguarderanno anche la legge
sulle metropolitane, questo comporterà complessivamente il rinvio di lavori per 4 mila miliardi.
Anche per Genova il sacrifìcio sarà notevole: almeno 350 miliardi».
0
ERRATA CORRIGE
A pagina 4;} del numero
27 di Ra.yu'gna, nella rubrica Telex Sindacato,
siamo incorsi in un errore. A proposito del rinnovo del contratto Sip abbiamo scritto che gli aumenti ottenuti sono comprensivi della scala mobili'. Non è così: gli scatti di
contingenza andranno ad
aggiungersi agli aumenti
contrattuali al termine
delle trattative sul costo
del lavoro. Inoltre, la
pre-ipotesi d'intesa, bocciala a maggio dei lavoratori, non era stata siglata dai sindacati di categoria. La firma dell'accordo, infatti, si è avuta
al termine della definitiva consultazione tra gli
addetti.
EUROPA
Francia/Firmati gli accordi di «mensualisation»
LA RESA
DEI DOCKERS
di Fulvia Farinelli
Dicci mesi di lotta e 33 scioperi nazionali. Poi, porto dopo porto,
passano le proposte del governo. Ma c'è chi resiste
trano epilogo per un conllitlo
che dura da oltre dieci mesi e
ha visto succedersi trentatré
scioperi nazionali: porto dopo porto,
i dockers francesi hanno firmato
l'accordo di «mensualisation» con le
imprese di manutenzione, rinnegando la legge del 6 settembre 1947. Lo
statuto dei portuali d'Oltralpe, vecchio di quarantacinque anni, può
dirsi ormai seppellito. Tanto che, nel
corso di una conferenza stampa, il
segretario di Stato per gli Affari marittimi Josseli 11 ha giudicato «estremamente positivo» il bilancio dei
negoziati porto per porto avviati oltre un mese fa.
Allo scadere del termine fissato dal
governo (mercoledì 15 luglio a mezzanotte), su ventinove grandi porti
del paese venticinque avevano firmato l'accordo di «mensualisation»
(letteralmente, trasformazione di
una retribuzione oraria in retribuzione mensile). Altri due accordi, a
Nizza e Lorient, sono stati siglati tra
venerdì notte e sabato mattina. Resistono i porti di Saint-Malo e Marsiglia, dove oltre duemila lavoratori
sono scesi in sciopero affermando la
loro determinazione ad «andare fino
in fondo». Qui, infatti, l'intransigenza dei dockers ha portato alla sospensione degli incontri eon il padronato della manutenzione. «Non
si tratta di una semplice rottura, ma
della constatazione di un fallimento
spiega a Rassegna Gilbert Natalini, segretario aggiunto della Cgt di
Marsiglia —. Se la legge di riforma
stabilisce che i lavoratori "intermittenti" possono oscillare dal io al
40",,, non è accettabile che il padronato decida unilateralmente per il
15%». Lo stesso Josselin tenterà
S
Nuova
un'ultima mediazione, ma, come
per i porti principali del paese (Le
Havre, Marsiglia e Dunkerque) anche il governo non sembra disposto a
concedere più del 20",,.
Con la nuova legge (approvata a
larga maggioranza sia dal governo
che dall'opposizione) è stato completamente riformato lo statuto del
1947, integrando i dockers nelle imprese di manutenzione con un contratto a tempo indeterminato. È stato cioè rinnegato il principio dell'«intermittenza» in base al quale i
portuali si presentavano all'Ufficio
centrale della manodopera (Bcmo)
di ogni porto due volte al giorno, stipulando il proprio contratto di lavoro sempre con un datore di lavoro
diverso dal precedente. Per l'unica
categoria che era riuscita a organizzarsi «senza padrone», poi, la disoccupazione (considerata, nei limiti
fissati dalla legge, «non occupazione») veniva risarcita con un'indennità di garanzia gestita a livello nazionale. L'anno scorso ad esempio i
dockers hanno lavorato in media
144 giorni, con 65 di inattività retribuita.
A seguito di un processo di negoziati
durato per oltre un mese
da
quando, cioè, la federazione dei portuali della Cgt ha accettato il principio della negoziazione locale e non
nazionale
V5 0() dockers, su un totale di 8.211, potranno conservare il
loro impiego. La «mensualisation»,
che trasforma appunto i dockers da
lavoratori intermittenti in normali
salariali, riguarderà il 70",, dei portuali. Il numero (ancora provvisorio) dei lavoratori che potranno continuare a svolgere un'attività «intermittente» oscilla invece tra 1.600 e
'^na Sindacale
33
del •{ a
2.200. Questi continueranno a dipendere dal Bcmo e verranno impiegati soltanto nel caso in cui un eccesso di traffico richieda della manodopera addizionale.
Nelle prossime settimane saranno
più di 2.800 i portuali ai quali verranno applicate le misure previste
dal piano sociale predisposto dai poteri pubblici: prepensionamenti a
cinquantanni, congedi di riqualificazione, premi di buonuscita, pensioni di invalidità.
A Dunkerque, ad esempio, su 2.356
dockers 1.000 conserveranno il loro
impiego, mentre i lavoratori con meno di cinquant'anni potranno lasciare la professione con una buonuscita
di 235.000 franchi (con il franco a
220 lire si tratta di circa 52 milioni di
lire), ai quali si aggiungerà il pagamento di 18 mesi di congedoriconversione (circa 200.000 franchi).
1 150 portuali con più di cinquant'anni. invece, potranno chiedere il
pre-pcnsionamento con il (>•)",, del
ioro salario attuale. Nel complesso, il
piano sociale dovrebbe costare due
miliardi di franchi, ripartiti tra lo
Stato (che contribuirà con settecento
milioni), le imprese e le collettività
locali. Per quanto riguarda invece i
porti che non sono riusciti a giungere
a un accordo entro il termine stabilito, teoricamente i dockers non potrebbero più rivendicare i benefici sociali e finanziari previsti dal piano
governativo. «Sono disponibile a
prendere in considerazione l'eventualità di ulteriori negoziati soltanto
se le parti sociali manifesteranno la
loro volontà di giungere immediatamente a un accordo», ha precisalo
Charles Josselin.
Migliorare la competitivita del 35",,
EUROPA
resta l'obiettivo da raggiungere, e al
governo sembrano lutti convinti che
il successo della riforma dipenda soprattutto dall'attuazione di una
nuova forma di organizzazione del
lavoro, che si adatti alle specificità di
perà ai negoziati «porto per porto» e ogni porto. Ma prima di essere approclama uno sciopero (il diciottesi- plicate, le misure previste dai singoli
mo dal mese di ottobre) di 72 ore in- accordi dovranno essere sottoposte
all'approvazione del governo, e ciò
vece che di 48.
6 aprile. Il nuovo segretario di presuppone un lavoro di molti mesi
Stato per gli Affari marittimi, per il segretariato agli Affari marittiCharles Josselin, ripropone il piano mi. Negli accordi, comunque, le
del suo predecessore evidenziando parti sociali si sono impegnate a reatre obiettivi: realizzazione della lizzare almeno tre obiettivi fonda«mensualisation», modifica del con- mentali: accrescere sensibilmente la
tributo padronale all'indennità di produttività entro il 1993, tradurne
non-occupazione, eliminazione de- tale aumento in un calo delle tariffe e
gli eflettivi in caso di disoccupazio- aumentare il numero di dockers che
ne troppo elevata. Un piano sociale optano «volontariamente» per la
cii due miliardi di franchi accompa- «mensualisation». «Delle misure indispensabili
ha dichiarato Josselin
gnerà le riforme.
, dal momento che dall'inizio del
10 aprile. Riprende la guerra e la conflitto lo Stato ha subito una perdiCgt proclama il 25° sciopero dal ta di un miliardo di franchi, e che almese di ottobre: il sindacato non meno il 30",, del traffico marittimo è
permetterà che, attraverso la «men- stato dirottato verso porti stranieri».
sualisation», venga frazionata la co- Quanto ai negoziati sul futuro conmunità dei portuali. I dockers occu- tratto collettivo dei dockers, che anpano a maggio parte dei porti fran- drà a colmare 'entro il 31 dicembre
cesi, paralizzando l'attività portua- 1993) il vuoto giuridico provocato
le del Mediterraneo. Il costo globa- dalla scomparsa dello statuto del
le del conflitto tocca gli 800 milioni 1947, le trattative inizieranno immedi franchi.
diatamente «con la partecipazione di
28 aprile. La Federazione naziona- tutte le forze sindacali, e non solo con
le Cgt dei porti decide di sospendere quella che esercita il quasi11 conflitto e presenta a Josselin degli monopolio», ha precisalo Josselin.
emendamenti «preliminari» al pro- Sconsolato il commento di Natalini:
getto di legge che riforma lo statuto «I dockers francesi sono tra i più
dei dockers.
qualificati in Europa, e fino all'anno
13 maggio. Più di diecimila doc- scorso il loro statuto ha permesso di
kers manifestano a Marsiglia, Bor- conseguire dei formidabili incledeaux, Le Havre, Dunkerque. Re- menti di produttività nei porti. Ma a
sta compatto il fronte dei porti che cosa è servito? La categoria ha perso
si oppone all'abolizione dello sta- il 50°,, degli effettivi negli ultimi dietuto. Per il futuro la parola d'ordi- ci anni (nel 1980 i dockers erano
ne è «riduzione dei tempi di aper- 14.500 invece degli attuali 8.300), e
tura dei porti», tanto che il turno ora ci chiedono un ulteriore taglio di
di notte viene soppresso quasi 4.000 lavoratori. Il governo sostiene
ovuiu|ue.
che il costo della manodopera è
26 maggio. Dopo la Camera, an- troppo oneroso, e ciò nuoce alla
che il Senato adotta a larga mag- competitivita dei nostri porti. Ma il
gioranza la legge che integra i doc- costo della manodopera incide per il
kers nelle imprese come normali sa- 3% sul costo totale del trasporto,
lariati, abrogando il regime di lavo- cioè niente. Di tutto il resto (politica
ro intermittente. Si oppongono solo dei trasporti, rilancio dei settori v'itali dell'economia, concorrenzialità
i comunisti.
19 giugno. È la resa: la federazio- con i porti stranieri) la legge non
ne Cgt dei dockers annuncia la sua parla. Il piano di "modernizzaziointenzione di partecipare ai nego- ne"? Soltanto fumo negli occhi per
ziati locali e nazionali proposti dal celare i propositi di privatizzazio#
governo per modificare lo statuto ne».
della professione.
F. F.
Cronologia di una lotta
UN BRACCIO DI FERRO
LUNGO DIECI MESI
18 settembre 1991. Jean Yves Le
Drian, segretario di Stato per gli Affari marittimi, rende pubblico il suo
«piano di modernizzazione della filiera portuale». Secondo la Cgt l'obiettivo è uno solo: silurare lo statuto del 1947, considerato la «bibbia»
dei dockers. È previsto il dimezzamento dei portuali in servizio: da
8.300 a 4.000.
5 Ottobre. La Cgt, che da quarantacinque anni detiene quasi il monopolio tra i dockers, proclama scioperi a ripetizione di 48 ore ogni settimana, che paralizzano compietaniente il traffico marittimo.
28 novembre. Le Drian detta le
sue condizioni: apertura dei negoziati tra le parti sociali, porto per
porto, fino al 15 febbraio; poi, discussione del progetto di legge in
Parlamento nella sessione primaverile, tenendo conto degli elementi
emersi nel corso delle trattative. E se
dal dialogo non emergerà nulla, la
riforma passerà «di forza» sotto forma di legge.
4 dicembre. Dopo Roucn, manifestazione a Marsiglia. Il segretario
generale della Federazione Cgt dei
porti, Daniel Lelèvre, dichiara che
«l'intransigenza del padronato e il
contenuto negativo delle sue proposte, rendono impossibile qualsiasi
trattativa».
13 febbraio 1992. Da' crumiri ad
azionisti: i dockers Cgt di SaintNazaire, rimasti per quattro mesi al
margine del conflitto, decidono di
fondare una società anonima di manutenzione, l'Atlantique Estuaire, di
cui saranno essi stessi azionisti.
15 febbraio. Scade il termine fissato da I-e Drian, entro il quale i dockers, porto per porto, potevano sedersi al tavolo dei negoziati e trattare la riforma del loro statuto. Gli
scioperi, intanto, provocano un calo
dell'attività del 15% a Bordeaux,
del 9 a Marsiglia e del 25 a Dunkerque.
20 febbraio. Si indurisce il tono
dello scontro tra i portuali da un lato e governo e padronato dall'altro.
La federazione Cgt dei porti annuncia pubblicamente che non parteci-
Nuova Rassodili) Sindacale
34
del
TELEX EUROPA
Gran Bretagna
to delle direttive che tenParlamento europeo
dono a uniformare gli
standard tecnici e qualiNUOVA PACE
PATENTE
tativi dei servizi, oltre a
SOCIALE?
A PUNTI
consentire l'accesso di una
«Il governo britannico parte terza alle reti telefo- II Parlamento europeo ha
non è più in guerra con i niche. Criticando il costo inoltrato formale richiesta
sindacati e ritiene che que- eccessivo delle telefonate alla Commissione di Brusti possano svolgere un oltrefrontiera, il commis- xelles affinchè formuli delruolo determinante nella sario Cee alle telecomuni- le proposte per la creaziosocietà civile». È quanto cazioni Pandolfi ha riba- ne di una patente a punti
ha affermato nel corso di dito l'intenzione della comune ai Dodici. Da qui
una conferenza stampa il Commissione di liberaliz- alla realizzazione del pronuovo segretario di Stato zarne al più presto il ser- getto, l'Assemblea ha invibritannico per l'occupa- vizio.
tato l'esecutivo comunitàzione, Gillian Shephard.
Nel ribadire la sua intenJugoslavia
zione di rivolgersi ai sindacati in modo «non ostile»,
CRISI DEI RIFUGIATI
la signora Shephard ha dichiarato conclusa la batta- Secondo il rapporto dell'Unhcr (l'alto commissariato
glia antisindacale avviata Onu per i rifugiati), all'interno della ex Jugoslavia vi saall'inizio degli anni ottan- rebbero attualmente quasi due milioni di profughi, oltre
ta dal suo predecessore, a 500.000 rifugiati jugoslavi all'estero. Soltanto in Croazia avrebbero trovato ospitalità 580.000 persone, ma a
Michael Howard.
Tuttavia, per quanto ri- partire da questa settimana il governo croato ha deciso
guarda il progetto di legge di chiudere le sue frontiere e di trasformare i campi di
governativo che dovrebbe raccolta in centri di transito. «La Croazia è sull'orlo del
introdurre numerose re- collasso sociale ed economico — ha commentato il prie non vi è abbastanza sostegno da
strizioni per i sindacati (e mo ministro croato
che verrà esaminato dal parte della comunità internazionale, che vorrebbe solParlamento in ottobre), la tanto trasformare la Croazia in un centro di raccolta
Shephard pur avendo profughi». In realtà i rifugiati della guerra civile in Botemperato i lati più drasti- snia, sono distribuiti in Serbia, Slovenia, Croazia, Auci (limitazione del diritto stria e Ungheria, ma, a seguito della gravissima decisiodi sciopero e abolizione ne del governo croato, anche l'Ungheria (l'ultimo paese
del prelievo automatico che ancora consentiva l'ingresso senza visto) ha deciso di
degli oneri sindacali), introdurre le proprie restrizioni.
sembra però intenzionata
Rifugiati dell'ex Jugoslavia In Europa
a modificare il progetto di
(in migliaia)
legge in base alle proprie
priorità, inserendo nuove
Germania
J
275 000
e gravose restrizioni.
Ungheria
Cee
Altri paesi
II progetto della Commissione europea per la liberalizzazione dei servizi telefonici non verrà pubblicato prima della fine di
settembre, a causa della
«sensibilità» mostrata dai
francesi sul problema. Nel
mese di settembre, infatti,
si terrà in Francia il referendum sul Trattato di
Maastricht. La Commissione ha approvato intan-
Profughi e rifugiati all'interno
dell'ex Yugoslaviai % sul totale )*
Austria
Turchia
Svizzera
Olanda
Norvegia
Italia
Danimarca
Finlandia
Belgio
Francia
0E+0
10
30
20
40
50
60
70
Fonie: Unhcr
35
SCIOPERO
EUROPEO
80
a cura di
Fulvia Farinelli
Ultime stime
Nuova Rassegna Sindacale
Ferrotranvieri
I sindacati europei hanno
dichiarato per la prima
volta uno sciopero comune: il 27 ottobre i ferrovieri
dei dodici paesi Cee, ai
quali se ne aggiungeranno
altri dell'Europa dell'Est,
sospenderanno il lavoro
per un'ora. E se la durata
e le modalità di questo
sciopero appaiono poco rilevanti, è la decisione stessa a ricoprire un'importanza storica fondamenta[ le. Per la prima volta, inj fatti, numerose organiz/.a| /.ioni sindacali di origini e
concezioni differenti hanj no deciso di portare avanti
le stesse rivendicazioni di
categoria, oltre ad aver fissato gli stessi obiettivi riguardo alla difesa del servizio pubblico.
Svezia
TELEFONI
LIBERI
rio ad adottare delle misure «destinate a garantire
che il sistema dei punti instaurato a livello nazionale sia applicato in modo
equivalente ai conducenti
della Comunità che circolano nello Stato in questione».
Presentato dalle principali
formazioni politiche (socialisti,
democraticocristiani, liberali e verdi),
il testo parlamentare richiede poi «con insistenza» che vengano risarcite
le persone danneggiate dai
blocchi stradali effettuati
dai camionisti in Francia.
I deputati dei Dodici hanno formulalo tali richieste
nonostante Martin Bangemann, vicepresidente della Commissione, abbia ricordato prima dello scrutinio che la limitazione o il
ritiro della patente riguarda soltanto la competenza
nazionale.
> del :i agosto 1992
INTERNAZIONALE
Ecuador/Il programma del nuovo presidente
SIXTO:
PRIVATIZZARE
di Guido Ghini
II blocco conservatore guidato da Duran Ballen
vuoi fare dell'iniziativa privata l'asse dello sviluppo
on circa 600 mila voti di differenza sul suo antagonista del
C
partito socialcristiano, il candidato
conservatore Sixto Duran Ballen si è
imposto il 5 luglio scorso nelle elezioni per la presidenza della Repubblica dell'Ecuador. La coalizione formata dal Partito di unità repubblicana (Pur) e dal Partito conservatore (Pce) si è affermata in 19 delle 21
province del paese, relegando il partito socialcristiano e il suo candidato
Jaime Nebot in una posizione subalterna anche nella maggioranza delle
province della costa, da lungo tempo considerate loro roccaforti tradizionali.
Tutto ciò è accaduto nonostante che
i pronostici della vigilia accordassero
al candidato vincitore un ristretto
margine di vantaggio sul suo antagonista. In realtà, più che su una
contrapposizione di programmi elettorali, l'affermazione di Sixto Duran
Ballen è stata costruita sull'immagine e l'affidabilità del candidato, un
architetto di 71 anni noto a tutti per
il suo equilibrio e la sua onestà e da
anni in corsa per la presidenza, nonché sul timore che un successo di Jaime Nebot, delfino dell'ex presidente
della Repubblica Leon Febres Corderò, potesse condurre nuovamente
il paese in un clima di autoritarismo
politico. Quest'ultimo timore in particolare ha giocato un ruolo decisivo
nel determinare il comportamento
elettorale dell'ultima ora, facendo
convergere sulla coalizione Pur-Pce
anche i voti dell'Izquierda democratica, il partito socialdemocratico che
ha governato il paese negli ultimi
quattro anni.
Sebbene il partito socialdemocratico
e la sua linea di gradualismo politico
ed economico escano sconfitti dal
confronto elettorale, la vittoria di
Sixto Duran Ballen ribadisce la su-
premazia del punto di vista «serrano» su quello «costegno», così com'era accaduto nelle precedenti elezioni
del 1988. La tradizionale contrapposizione tra province della dorsale
andina e province costiere si mantiene infatti inalterata, tanto che i partiti non possono fare a meno di presentarsi agli elettori con candidature
bilanciate tra esponenti politici appartenenti alle due aree geografiche e
culturali del paese. Se la seconda, decisiva tornata elettorale ha visto il
confronto tra candidati del partito
socialcristiano e dell'alleanza PurPce, costringendo di fatto a scegliere
tra due schieramenti di centro-destra
e tra esponenti (più o meno qualificati) di ben definiti gruppi economici
ecuadoriani, le elezioni del 17 di
maggio avevano fatto registrare una
forte avanzata del populismo di Abdalà Bucaram e una decisa sconfitta
dei partiti di sinistra, compreso il
partito socialdemocratico.
Sebbene il giudizio sull'operato dell'Izquierda democratica nel corso
della passata legislatura non sia del
tutto negativo, il peso sempre più
stringente della crisi economica all'interno e le pressioni del sistema finanziario internazionale per il pagamento del debito estero, nonché l'incapacità della sinistra ecuadoriana
di esprimere una linea propositiva in
campo economico e sociale, hanno
generato un'ansia di cambiamento
nell'elettorato, a prescindere dalle
reali possibilità di alternativa.
Il blocco conservatore guidato da
Sixto Duran Ballen si propone una
radicale inversione di tendenza, in
campo economico e sociale, facendo
dell'iniziativa privata Tasse centrale
del futuro sviluppo del paese. Il programma di governo, non ancora
esplicitato nei dettagli, prevede nelle
linee generali una riduzione dell'in-
Nuova Rassegna Snidatale
36
del
tervento statale nell'economia, un
drastico ridimensionamento del settore pubblico e la privatizzazione
delle più importanti imprese pubbliche del paese. Alcune fonti parlano
addirittura di progetti di privatizzazione del Iess, il servizio pubblico di
assistenza e previdenza, nonché di
altri istituti di prioritario interesse
sociale. Parallelamente ampi settori
del mondo imprenditoriale si attendono un deciso sostegno agli investimenti e misure a carattere finanziario e monetario capaci di attrarre i
capitali stranieri e di sviluppare le
esportazioni, sebbene la sconfitta dei
socialcristiani stia a significare almeno una parziale battuta d'arresto
per i più aggressivi gruppi agroesportatori.
Sul versante della politica estera si
profila invece un pressoché totale allineamento alle direttive del Fondo
monetario internazionale, attraverso una rinegozia/.ione del debito
estero e un probabile minor impegno in direzione della politica regionale, centrata sul Patto Andino. Un
siffatto programma di governo richiede tuttavia un forte appoggio da
parte del Congresso, dove la coalizione Pur-Pce può contare su soli 1 7
deputati su un totale di 77 seggi e
dove il partito socialcristiano, forte
dei suoi 21 rappresentanti, annuncia
un'agguerrita opposizione. Tutto dipenderà quindi dalle alleanze che
nei prossimi giorni i partiti vincitori
riusciranno a stringere con le formazioni politiche a essi più vicine. Già
si parla di un accordo con il Partito
Roldosista ecuadoriano (Pre) e di
una disponibilità della Democrazia
popular (Dp) alla formazione di un
blocco legislativo di maggioranza,
ciò che garantirebbe al nuovo governo il sostegno di altri 21 deputati: 1 r,
del Pre e'6 della Dp.
Maggioranza parlamentare a parte,
«El abuclito buono»
il buon nonnino —, così com'è stato definito bonariamente dagli elettori l'anziano
nuovo presidente, dovrà prima o poi
mostrare la vera faccia della coalizione che capeggia e dei gruppi di
potere che lo sostengono, creando le
condizioni per uno scontro sociale di
vaste proporzioni all'interno di un
paese dove una crisi economica prolungata e un'inflazione del 50%
hanno ridotto drasticamente i margini di manovra.
•
OSSERVATORIO INTERNAZIONALE
Banca mondiale
TERZO MONDO
IN CERCA
DI CREDITO
Nel 1992 i prestiti accordati ai paesi del Terzo
mondo dalla Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Birs) e
dall'Associazione internazionale per lo sviluppo (Ida), le due agenzie della
Banca mondiale, ammonteranno complessivamente a 21,7 miliardi di dollari contro i 22,7 miliardi
dello scorso anno. I prestiti che la Birs si è impegnata ad accordare ammontano a 15,7 miliardi
di dollari, ripartiti fra 112
progetti, mentre quelli assicurati dall'Ida hanno un
valore complessivo di 6,5
miliardi, suddivisi fra 1 io
progetti.
che attualmente colpisce
l'Africa australe. Sempre
per quanto riguarda l'Africa, è previsto un aumento dei prestiti destinati all'agricoltura e all'istruzione, così come di quelli da
utilizzare per la riorganizzazione del settore idrico.
Un incremento dei prestiti
della Birs e dell'Ida è
ugualmente previsto per i
paesi del Sud-Est asiatico,
che dovrebbero ricevere
8,1 miliardi di dollari contro i 7,5 del 1991, e dell'America Latina, ai quali sono destinati 5,7 miliardi di
dollari contro i 5,2 dello
scorso anno. Una diminuzione è invece prevista per
i prestiti accordati ai paesi
europei e dell'Asia centra-
le che dovrebbero scendere dai 6 miliardi di dollari
del 1991 a 2,1, così come a
quelli mediorientali e maghrebini, per i quali è stata programmata una contrazione di 500 milioni di
dollari rispetto ai 2 miliardi dello scorso anno.
Nell'utilizzazione
dei
prestiti si registra d'altro
canto un aumento delle
somme destinate a finanziare i «programmi di
aggiustamento strutturale» nei paesi del Terzo
mondo. Nel 1992 questi
programmi dovrebbero
assorbire il 27°,, dei crediti
complessivamente
accordati da Birs e Ida,
contro il 26",, dello scorso
anno.
Thailandia
DOPO IL MASSACRO
OSSERVAZIONE
Nel 1991 Birs e Ida avevano
concesso
rispettivamente prestiti per 16,4
due mesi dalla sanguinosa repressione delle manifemiliardi di dollari (126
stazioni in favore della democrazia, l'economia
progetti) e per 6,3 miliar- thailandese è sotto osservazione, mentre il nuovo goverdi (103 progetti). In base no del premier Anand Panyarachun cerca di assorbire il
ai dati finora disponibili, contraccolpo provocato dal massacro di maggio a Banalla riduzione dei
gkok. Alcuni osservatori ritenprestiti per un miliarL'andamento del Pii
gono che l'effetto negativo deldo di dollari dola sanguinosa repressione si li(valori %)
vrebbe tuttavia acmiterà a una riduzione di apcompagnarsi un legpena mezzo punto rispetto alle
gero aumento degli
previsioni di crescita precedenesborsi netti da parte
temente formulate dal governo
delle due agenzie del(8°o) o da enti privati come
la Banca mondiale,
l'Istituto di ricerca per lo svivalutato in 16,3 mite luppo thailandese (7%).
m
liardi di dollari conAltri prevedono invece che
tro i 16 del 1991. Nell'economia thailandese risenla ripartizione geotirà più pesantemente dell'ongrafica dei loro predata di violenza, così come avstiti, Birs e Ida hanno
venne in Ghia tre anni fa, dodeciso di accordare
lio la strage della piazza Tien
80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91*92 '
complessivamente 4
An Men. Per il momento, il
•) Stime " ) Previsioni
miliardi di dollari ai
settore maggiormente in diffiFonte: «The Economist»
paesi africani, con un
coltà è quello turistico, dove si
aumento di 600 milioni ri- calcola che il numero di presenze scenderà dai 5 miliospetto allo scorso anno. In ni dello scorso anno a un solo milione, con una corriparticolare, prestiti di ra- spondente contrazione delle entrate da 5 a un miliarpida concessione sono sta- do di dollari. Anche il settore immobiliare, che fino a
ti accordati a Malawi, maggio faceva registrare vendite per circa io milioni
Mozambico, Zambia e di dollari al giorno, è nel frattempo colpito da una
Zimbabwe perché possa- grave crisi, che minaccia di trasformarsi in una vera e
no far fronte alla siccità propria paralisi.
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Nuova Rassegna Sindacale
"• 3° c ' e ' 3 agosto
Australia
UNA GIOVENTÙ'
CHE CHIEDE
DI LAVORARE
Golpiti da un tasso di disoccupazione che sfiora il
36°,,, i giovani australiani
hanno chiesto al governo
di Canberra di dimostrare
un «impegno reale», destinando 1,5 miliardi di dollari al finanziamento di
programmi per la creazione di posti di lavoro. La richiesta è stata avanzata nei
giorni scorsi dalla «Coalizione giovanile australiana
per la politica e l'azione»,
che raggruppa migliaia di
giovani di età compresa fra
i 15 e i 19 anni e che ha
proposto l'avvio di programmi a carattere infrastnitturale, come la riparazione e la costruzione di
strade, a livello comunale.
Un'analoga richiesta è stata avanzata anche dal
«Consiglio dei sindacati
australiani» che, alla vigilia di un apposito «vertice
per l'occupazione giovanile», ha sollecitato un'«iniezionc» di 700 milioni di
dollari nell'economia del
paese, appena uscita da
una grave recessione.
Nonostante in giugno siano stati registrati i maggiori tassi di disoccupazione giovanile (35,8",,) e
complessiva (1 I , I " O ) dopo
la «grande depressione»
degli anni trenta, il governo australiano non sembra
però disposto ad accogliere queste richieste. Con un
deficit statale in aumento
(si prevede che passi da 7 a
7,8 miliardi di dollari), il
ministro del Tesoro John
Dawkins ha affermato che
la spesa governativa per
programmi occupazionali
potrà essere «modesta» e
che le autorità di Canberra intendono «mantenere i
nervi saldi».
a cura di Stefano Poscia
CULTURA E LIBRI
Un libro coraggioso sulla soluzione possibile del conflitto israelo-palestinese
UN PO' DI PRESENTE
PER UN PO' DI FUTURO
di Umberto de Giovannangeli
uello di Mark Heller e Sari Nusseibeh è qualcosa di
Q
più di uno dei tanti libri dedicati alla crisi mediorientale. È il coraggioso tentativo di delineare, fuori da
ogni demagogia propagandistica, una soluzione ragionata e possibile del conflitto israelo-palestinese, che della crisi mediorientale è da sempre il punto focale (Israele e Palestina. Il piano per la pace tra due Stati sovrani, Valerio Levi
editore, 1992, pp. 202, L. 30.000).
Fuori da ogni astratta, e dunque sterile, rivendicazione
di principio: lo sforzo di Heller e Nusseibeh è innanzitutto rivolto alle due comunità, l'israeliana e quella palestinese, affinchè il realismo del dialogo prevalga finalmente
su vecchi e nuovi pregiudizi, alimentati dal fanatismo
religioso e da sogni di grandezza nazionalista mai accantonati. Un invito tanto più importante per il momento
in cui cade: dopo, cioè, il «terremoto» elettorale che ha
sconvolto gli equilibri politici israeliani, riportando al
potere le sinistre, dopo quindici anni di dominio del Likud e della destra oltranzista, e alla vigilia dei colloqui
di pace di Roma, da molti ritenuti decisivi per rafforzare
il processo di pace arabo-israeliano. D'altro canto, quello di Heller e Nusseibeh non è solo un saggio di politica
mediorientale di estremo interesse, ma è anche una «testimonianza di vita» offerta dai due autori. In particolare da Sari Nusseibeh, docente all'Università di Bir Zeit
(Cisgiordania), uno dei più autorevoli leader dei Territori occupati. Nusseibeh ha sofferto sulla propria pelle la
brutalità del conflitto: aggredito da palestinesi estremisti
nel 1986 per le sue posizioni «moderate», venne successivamente incarcerato in «detenzione amministrativa»
senza processo, per tre mesi, dalle autorità israeliane durante la guerra del Golfo, con l'accusa, mai provata e
provocatoria, di spionaggio a favore dell'Iraq.
Il libro può essere letto come un originale, e approfondito, «studio di fattibilità», che delinea, spesso in termini
volutamente «didascalici», gli elementi di una soluzione
negoziale del conflitto, fondata sulla costituzione di uno
Stato palestinese sovrano accanto a, e in rapporti pacifici con, lo Stato d'Israele, riconosciuto nei suoi confini
definitivi e garantito nelle sue esigenze di integrità e di
sicurezza. Sari Nusseibeh, nella sua Dichiarazione iniziale, ripercorre l'aspro dibattito, in campo palestinese,
sul dialogo con gli israeliani e sul principio della soluzione a due Stati: dal «radicalismo» degli anni settanta fino
alla dichiarazione d'indipendenza e di disponibilità al
negoziato con Israele del novembre 1988, sancita nello
storico Consiglio nazionale (il Parlamento palestinese in
esilio) di Algeri.
Riconoscere il diritto del «nemico» palestinese ali'autodetermina-
zione: in questa sottolineatura del professor Heller — docente all'Università di Harvard e attualmente ordinario
Nuova Rassesti'! Sindacale
presso iljaffe ccnter l'or strategie studies dell'Università
di Tei Aviv — non vi è nulla di «pacifista». Essa, infatti,
è la logica conclusione di un ragionamento realista, che
«pesa» costi e benefici di una coesistenza con il «nemico»
palestinese. «La mia personale propensione a favore di
concessioni territoriali per consentire la creazione di uno
Stato palestinese
afferma Heller nella sua Dichiarazione iniziale — non deriva da un imperativo morale,
cioè dalla convinzione che ciò sia giusto, bensì dalla valutazione ragionata di un insieme di circostanze locali,
regionali e internazionali: insomma, dalla convinzione
che ciò sia saggio e prudente».
Di una cosa gli autori si dicono certi, divergendo in questo dagli atteggiamenti che tuttora dettano l'azione dei
governi del Medio Oriente: mantenere l'attuale statu quo
è foriero di pericoli ben maggiori di ciucili insiti nella soluzione a due Stati e nel ritiro condizionato d'Israele dai
Territori occupati. Perché, sostengono Nusseibeh ed
Heller, prolunga lo stato di belligeranza, amplifica i rischi di guerra tra lo Stato ebraico e i paesi arabi, impone
a Israele un costo crescente, materiale, politico e umano,
per l'occupazione e la protesta palestinese, sottrae risorse all'integrazione degli immigrati (e questo è stato uno
degli argomenti elettorali vincenti di Yitzhak Rabin,
ndr), perpetua le violazioni dei diritti umani e il degrado delle condizioni di vita dei palestinesi. Il libro entra
nel vivo con la messa a punto da parte dei due studiosi
degli «ingredienti» essenziali per far «lievitare» la pace
possibile. Elencarli serve anche per delineare, in sintesi,
l'ampiezza delle problematiche che sottendono al negoziato in corso: 1 ) un pieno accordo di pace che nel delimitare i confini dei due Stati implichi la rinuncia esplicita e definitiva dei palestinesi a ulteriori rivendicazioni
territoriali; 2) la sistemazione dei profughi palestinesi
nel nascente Stato o in altri paesi arabi, eccetto alcuni
casi individuali di ritorno e reinsediamento in Israele;
indennizzi dovranno essere offerti ai profughi, così come
agli ebrei fuggiti dai paesi arabi dalla fondazione d'Israele e le cui proprietà furono illegalmente confiscate;
3) per i coloni insediati nei Territori occupati potranno
combinarsi incentivi economici per il loro «rimpatrio»
in Israele e concessioni di autonomia municipale, sotto
la giurisdizione palestinese, per coloro che decidessero di
restare negli attuali luoghi di residenza; 4) i confini fra i
due Stati saranno delimitati sulla base delle linee armistiziali del 1949 che hanno segnato le frontiere d'Israele
fino al 1967 e che sono oggetto delle risoluzioni 242 e 338
delle Nazioni Unite. Talune rettifiche saranno opportune, avvertono Nusseibeh ed Heller. Soprattutto, i confini
dovranno essere «permeabili» e permettere un'interdipendenza elevata nell'economia, nei trasporti, nell'uso
li. 30 del 3 agosto ton/2
CULTURA E LIBRI
dell'energia, nelle infrastnitture; 5) la cessione da parte tuttavia
continua ancora Yehoshua
questi avvenid'Israele di territori in cambio di pace non può essere un menti non ci hanno latto acquisire dei diritti morali. Il
atto «unilaterale» di buona volontà, senza concrete con- loro unico fondamento è la mancanza di via d'uscita del
tropartite. Per questo dovrà essere bilanciata da misure fuggitivo di fronte all'incendio che già esiste e che si può
di sicurezza permanenti e credibili. Ciò comporterà per i sviluppare. Ma la base del diritto sta nel prendere una
palestinesi, sottolineano gli autori, una «sovranità limi- parte. Se vogliamo uscire dalla nostra situazione di potata» nel dispositivo militare loro consentito e nell'accet- polo senza patria rendendo senza patria un altro popolo,
tare una presenza militare dell'esercito di David entro il ogni nostro diritto andrebbe perduto. Se intendiamo salproprio territorio con compiti di pre-allarme, verifica, vaguardare davvero i princìpi di democrazia e di tolledifesa contro aggressioni esterne o terroristiche; 6) lo ranza che sono a fondamento dello Stato d'Israele e delsfruttamento equo e opportunamente coordinato delle l'ebraismo dobbiamo raggiungere la pace». È questo, in
risorse idriche; 7) uno statuto per Gerusalemme che ne definitiva, il messaggio che emerge dalle riflessioni del
preservi l'integrità e l'unità fisica, come capitale nel con- professor Heller. «Dobbiamo riconoscere il diritto all'etempo di Israele e della Palestina, con una complessa sistenza e alla sicurezza dello Stato ebraico, se un giorno
configurazione di autonomie giurisdizionali per le zone vorremo veder realizzato il nostro diritto all'autodetera prevalente popolazione ebraica o araba; 8) un accordo minazione», aggiunge Sari Nusseibeh. Uno scambio che
di pace globale tra Israele e gli Stati arabi che conduca a non trova concorde l'intero schieramento palestinese.
normali relazioni economiche e politiche e alla drastica Non certo i fondamentalisti di Hamas, che inneggiano
riduzione bilanciata degli armamenti; 9) l'accordo sarà alla guerra santa contro «lo Stato sionista», e che giudiattuato per tappe intermedie al fine di alimentare la fi- cano «traditori da sopprimere» i connazionali favorevoli
ducia necessaria tra le parti e per consentire una conti- al negoziato. D'altra parte, solo comprendendo fino in
fondo questo limite intrinseco.della condizione di Israele
nua verifica del rispetto degli impegni.
si comprende quanto grande sia il potere di contrattaQuella indicata da Mark Heller e Sari Nusseibeh non è
zione dei palestinesi. «Molti fondamentalisti
ammette
certo la pace perfetta e romantica dell'utopia, ma quella
però Nusseibeh
non riescono a capire il limite dello
dettata dalle necessità pragmatiche del compromesso,
Stato ebraico e di conseguenza non capiscono la propria
della spartizione di una terra contesa tra due diritti di stessa forza. Si limitano a considerare l'apparato bellico
pari dignità. Una pace, è giustamente sottolineato nel- e concludono che a questo punto qualsiasi trattativa con
l'introduzione, che discende «dalla consapevolezza che Israele sarebbe unilaterale, visto che quest'ultimo ha il
soltanto la spartizione della Palestina storica fra due po- coltello dalla parte del manico. Invece
prosegue
poli che ne rivendicano il possesso e la rinuncia ai miti anche, se è vero che il rapporto di forze propende a faideologici della Grande Israele o Ae\Yintera Palestina, patria vore d'Israele, è anche vero che i palestinesi hanno in
araba possono impedire il perpetuarsi di una guerra sen- mano un'arma contrattuale importante: quella della
za fine tra israeliani e palestinesi». Ma la strada del com- loro esistenza». Fintantoché i palestinesi, e soprattutto
promesso, rilevano i due autori, è densa di ostacoli, non quelli sotto occupazione israeliana, esistono, continuesolo di carattere politico, ma anche, e forse soprattutto, rà ad esistere anche il dilemma descritto, fra gli altri,
di ordine storico-culturale. Le due comunità sono infatti da Yehoshafat Harkabi, ex capo dell'intelligence israe«aggrappate», in modo spesso ossessivo, alla propria liana: o garantire ai palestinesi pieni diritti politici nel
identità, al culto della memoria storica da cui traggono sistema israeliano, trasformando così Israele in uno
nuove ragioni di diffidenza e di chiusura. Così è stato per Stato non ebraico democratico, o negarglieli, trail popolo ebraico, oppresso, perseguitato, annientato
sformandolo in uno Stato
dall'antisemitismo
euroebraico fondato su\YaparBibliografia minima
peo sino agli orrori dello
theid. Nell'ini caso come
sterminio nazista, che, donell'altro, Israele cesserà
po la tragedia dell'Olo- • M. Harsgor e M. Stroun, // rifiuto del passato, Baldini di essere uno Stato prevacausto, ha visto nella terra & Castoldi, 1991.
lentemente ebraico. E
d'Israele la Palestina l'u- • A. Oz, In terra d'Israele, Marietti, 1992.
questo è un prezzo all'occupazione di Gaza e della
nico luogo di rifugio e di • A. Gresh, Storia dell'Olp, Edizioni Associate, 1988.
riscatto. «E il rischio della • W. Dahmash (a cura di), Voci palestinesi dell'Intifada, Cisgiordania che la maggioranza degli israeliani,
sopravvivenza
osserva Vecchio Faggio, 1989.
A. B. Yehoshua, uno dei • A. Elon, Gerusalemme, città degli specchi, Rizzoli, 1990. come testimoniano i risulpiù insigni scrittori israe- • T. L. Friedman, Da Beirut a Gerusalemme, Mondadori tati del 2[) giugno, non è
editore, 1990.
più disposta a pagare. Da
liani contemporanei
qui la considerazione finache ci ha dato il diritto • B. Etienne, L'islamismo radicale, Rizzoli, 1988.
morale di insediarci qui • D. Grossman, // vento giallo, Mondadori editore, 1988. le di Sari Nusseibeh, insiecon l'intenzione di pren- • P. Maltese, Nazionalismo arabo e nazionalismo ebraico, me un messaggio di speranza e una valutazione
derci una parte della terra Mursia, 1992.
politica: «Israele domina il presente, ma i palestinesi dod'Israele. In generale il
movimento sionistico ha tentato di attenuare il dolore minano il futuro. Quindi serve uno scambio: qualcosa
della popolazione che ha subito questa penetrazione. Fi- del futuro che i palestinesi hanno in mano contro qualno alla guerra non c'era un solo profugo palestinese in cosa del presente che è in mano agli israeliani. E questa
•
tutta la terra d'Israele; al contrario, con l'avvio del sio- la motivazione di qualsiasi negoziato».
nismo sono arrivati degli abitanti dalle regioni vicine. E
Nuova Rassegna Sindacale
^M %M
11. •$(> del 'i a^oslo
CULTURA E LIBRI
Artisti, mercato
& società
di Aldo Forbice
Le Monnier
pp. -J~/I, lire 40.000
Lo Stato italiano destina
la risibile quota dello 0,24
per cento della spesa pubblica alla tutela dei nostri
beni culturali. Lo ricorda
Giorgio Benvenuto nella
prelazione al libro di Forbice, che raccoglie ventuno interviste ad artisti
pubblicate su Lavorosocietà,
la rivista della Uil.
Quella percentuale basterebbe a quantificare l'interesse che le istituzioni riservano a un patrimonio
artistico e culturale che si
distingue per la sua ineguagliabile ricchezza. Un
patrimonio che languc tra
pastoie burocratiche (il
ministero per i Beni culturali, che molti vorrebbero
abolire), insidie politiche
(gli assessorati alla Cultura, spesso gestiti come serbatoi elettorali), carenze
legislative (in primo luogo
il mancato riconoscimento
giuridico della professione
artistica), diktat del mercato (case d'asta, galleristi,
mercanti) e della critica
(spesso asservita a lobby
partitiche o economiche).
Introdotto da una sezione
dedicata al funzionamento
del «sistema dell'arte», il
libro documenta con dovizia di dati questo perverso
intreccio di fattori che dell'arte soffocano le infinite
potenzialità. Potenzialità
che la libera circolazione
delle opere prevista per il
1993 potrebbe rivitalizzare (grazie allo scambio e al
confronto) o mettere a repentaglio (con la temuta
impennata
dell'esportazione clandestina).
La frattura tra arte e società, che in un tempo non
lontano (quello dell'«impegno» e dell'egemonia
culturale della sinistra)"
trovavano un punto di
IL DIRITTO SINDACALE
di Giorgio Ghczzi e Umberto Romagnoli
^anichelli pp. ì'III-'j()o. lire 40.000
1 libro è alla sua terza edizione e ciò dimostra la serie1condivida
tà del suo impianto e l'interesse che può suscitare, si
o meno qualche tesi. È destinato soprattutto
allo studio universitario, ma può costituire un valido
aiuto anche per chi, come il sindacalista, è costretto a
trascinare gli aspetti dottrinali e le motivazioni più profonde della materia che costituisce l'oggetto del suo impegno quotidiano. Un moderno operatore sindacale deve munirsi di qualcosa di più dello spirito di missione e
dell'entusiasmo, condizioni morali che, d'altronde, cominciano a scarseggiare.
La trattazione è introdotta da un capitolo dedicalo a un
sommario excursus storico, dal periodo precorporativo,
quando il dogma giuridico dominante era che «il diritto
o è espressione della volontà dello Stato-legislatore o non
è» quindi inesistenza del «diritto operaio», come si diceva allora), lino ai nostri giorni: esperienza corporativa, intermezzo precostituzionale, fasi costituzionale e
postcostituzionale.
Lungo il filo storico-giuridico-doitrinario corre tutta la
trattazione successiva, che spazia dall'esame, ampio e
motivato, dei soggetti, delle finalità e delle caratteristiche dell'organizzazione sindacale, all'analisi allenta dei
problemi, esasperati ai nostri giorni fino al dramma, delia rappresentanza e della rappresentatività.
Capitoli a sé su contratto e contrattazione collettiva,
conllitto e tutela giurisdizionale. K una grande attenzione al diritto di sciopero e ai problemi attuali in materia.
La ricca appendice comprende sentenze della Corte Costituzionale, il testo dell'accordo trilaterale del 1983, la
legge quadro sul pubblico impiego, la legge 146/1990,
alcune pronunce della commissione di garanzia.
Annalina Ferrante
raccordo nelle appartenenze o affinità ideologiche, è oggi evidente. Lo testimoniano molti degli artisti intervistati, da Vespignani, che auspica «una
sorta di Wwf per i pittori»,
a Vaccaroni, inviperito
con i critici («mercanti
d'arte che non fanno la dichiarazione dei redditi»),
a Emilio Greco, polemico
N in iva Rassegna Sindacale
contro la vanità dei mercanti e la venalità degli artisti.
Molte speranze di colmare
questa frattura Forbice le
ripone nel sindacato, chiamato a dare più voce a
una delle categorie sociali
meno tutelate quanto a
trattamento economico,
assistenziale e previdenziale. Benvenuto si spinge
40
del
fino a suggerire che l'unità
sindacale venga anticipata
dagli artisti, anche al line
di ridisegnare il rapporto
tra sindacato e intellettuali, oggi incrinato dalla
scomparsa dei vecchi cementi ideologici. Infine
Ugo Attardi propone di
avviare la saldatura tra
arte e società «cominciando con l'abbellire le sedi
dei sindacali». Una saldatura simboleggiata dal
monumento «Alla libertà»
che l'artista ha fatto collocare davanti alla sede romana della Uil.
Giovanna Di Ciaula
Crescita zero
a cura
di Rossella Palomba
La .Vuora Italia
pp. .\l'-2.fj, lire 2<).ooo
Se la crescita zero della
popolazione può essere
considerata l'obiettivo auspicabile nel lungo periodo,
occorre
chiedersi
quanto siano lontani dal
raggiungerlo i paesi del
Ferzo e Quarto mondo e
quelli sviluppali. Kntrambe le categorie, infatti, si
discoslano dalla media
ideale di 2,05 figli per donna, necessaria a mantenere l'equilibrio demografico. Nei paesi poveri la media è pari a 3,9 (addirittura 6,2 in quelli con il reddito più basso), mentre nei
paesi sviluppati la fecondità è in rapida discesa: 1,9
figli per donna è la media
delle nazioni ricche, 1,()
nella Comunità europea,
addirittura 1,3 in Italia.
Un calo demografico cosi
veloce e consistente rischia
di avere conseguenze assai
negative per la società e
l'economia e di mettere in
crisi tutte le istituzioni sociali, dalla scuola al sistema pensionistico.
Come si è giunti a questi
livelli? Il quesito, sostengono i demografi, non ha
risposte semplici: in Italia
CULTURA E LIBRI
una coppia con figli è economicamente penalizzata,
ma è anche vero che nel
nostro paese la legislazione
sulla maternità è fra le più
avanzate del mondo.
All'inizio degli anni ottanta l'Istituto di ricerche
sulla popolazione ha avviato una serie di indagini
con lo scopo di sondare
periodicamente la popolazione italiana e di far luce sugli atteggiamenti
prevalenti nei confronti
della situazione demografica in atto.
Il libro curato da Palomba
presenta i risultati della seconda inchiesta, svolta nel
1987-88. L'opinione dei ricercatori, spiega Antonio
Colino nell'introduzione,
è che livelli tanto bassi di
fecondità sono determinati
da «ragioni non facilmente visibili e non valutabili
con gli abituali strumenti
dell'analisi demografica,
ragioni che vanno ricercate anche nella cultura generale della gente e nella
specifica cultura procreativa della donna e della
coppia».
Per la prima volta viene
analizzato fra le variabili
del contesto demografico
l'atteggiamento degli italiani nei confronti dell'immigrazione.
Una sezione della ricerca è
infine dedicata alle valutazioni della popolazione
sulle politiche familiari.
Di particolare interesse le
sezioni dell'inchiesta dedicate agli svantaggi e ai
vantaggi dell'avere figli,
che confermano l'ipotesi
di una peculiarità italiana:
nel nostro paese i figli sono
considerati centrali nell'esistenza degli individui
molto più di quanto lo siano in altre nazioni sviluppate, perciò è opinione comune che la procreazione
richieda alti investimenti
di tempo, responsabilità e
denaro.
Alessandra Urbano
Letteratura. Peter L. Berger e Robert Musil: uno dei
più noti sociologi viventi rilegge un classico del Nove-
Atlante storico
di Georges Duby
cento. Il saggio (Robert Musil e il salvataggio del sé, pp. 59,
Società Editrice Internazionale
pp. 314, lire 32.CXX)
L. 12.000), con un ampio intervento di Paolo Jedlowski,
è proposto dall'editore Rubbettino (viale dei Pini, 8 88049, Soveria Mannelli, Cz). È, contemporaneamente,
una brillante introduzione al mondo di Musil e una sintetica esposizione del pensiero di Berger.
Pacifismo. La campagna «Venti di pace» ha il suo
manifesto programmatico, frutto del lavoro collettivo
di una trentina di esperti (Edizioni Cultura della Pace,
pp. 256, L. 20.000). L'analisi, rigorosa e documentata,
evita ogni tentazione di imboccare scorciatoie illusone
e prende in considerazione le possibilità di un reale Addio alle armi aperte dal radicale mutamento dello scenario internazionale. Le prospettive sono in una politica
di sicurezza comune e di soluzione non violenta dei
conflitti, nel controllo sulle esportazioni degli armamenti, nella riduzione della spesa militare e nella riconversione dell'industria bellica, in un corretto rapporto
tra nord e sud del mondo e in uno sviluppo industriale
compatibile con gli equilibri ecologici.
Sport. Un libro per entrare nel clima e nel retroscena
delle Olimpiadi, lasciandosi dietro le spalle moralismi e
retorica: Karl-Wilhelm Weeber restituisce il quadro
vero dei giochi antichi, demolendo — come promette il
titolo: Olimpia e i suoi sponsor (Garzanti, pp. 187,
L. 19.000) — consolidate leggende di nobiltà e disinteresse, purezza e sacralità. Dietro le gare: denaro e politica,
interessi e ambizioni, corruzione e colpi bassi. Il mondo
della Grecia classica non era poi così diverso dal nostro.
A. P.
India. Rapporto sulle
violazioni dei diritti
umani nel Punjab
di Amnesty International
Edizioni Sonda
pp. go, lire 15.000
Dal 1983 a oggi migliaia
di persone sono state arrestate nel Punjab, nell'India nordoccidentale, per
la richiesta avanzata dai
sikh (il sessanta per cento
della popolazione) di creare uno Stato indipendente.
Il libro di Amnesty fornisce un'ampia documentazione sulle violazioni dei
diritti umani perpetrate in
quella parte del subcontinente indiano.
Le leggi di emergenza
consentono l'arresto per
mesi o per anni senza processo e la tortura è abitualmente praticata negli inNuova Rassegna Sindacale
terrogatori: indagini ufiìciali lo hanno riconosciuto, anche se i colpevoli non
sono stati puniti. Si sono
verificati anche numerosi
casi di sparizioni e di persone incarcerate ed «evase» di cui si sono perse le
tracce.
Alle brutalità delle forze
dell'ordine si aggiungono
le violenze dei gruppi armati sikh, responsabili delle uccisioni di centinaia di
membri degli apparati di
sicurezza, di politici e di
civili.
Con il suo rapporto
Amnesty vuole sottoporre
il problema all'attenzione
delle autorità indiane e
dell'opinione pubblica internazionale, affinchè cessino i crimini e si ripristini
la legalità.
Luciano Bertozzi
"• 3<> del 3 agosto
Gli atlanti storici, in genere, si presentano come una
semplice raccolta di cartine da integrare necessariamente con un testo scritto.
Georges Duby ha dimostrato che le carte possono
essere spostate in primo
piano, relegando il testo a
semplice ausilio per la loro
corretta lettura.
L'elemento di novità è
rappresentato dalla sistemazione. La prima parte
del volume ha il tradizionale taglio cronologico e
offre la visione complessiva del processo storico. La
seconda parte è invece a
tema e prende in esame
singoli paesi o continenti
cogliendone i momenti e le
vicende più importanti.
Emerge la storia del lungo
periodo, dei processi secolari e dei cambiamenti lenti.
Un aggiornamento al
1991, infine, descrive sommariamente le vicende politiche e le trasformazioni
in corso nei paesi dell'Est
europeo e dell'Asia.
L'illustre
medievalista
francese restituisce insomma tutta la sua importanza alla geografia storica e
individua nell'immagine
lo strumento più efficace
per rappresentare lo scorrere del tempo.
Roberto Reali
a cura di
Alessandro Piccioni
DOCUMENTAZIONE
Roma, 13-14 luglio 1992
I DOCUMENTI
DEL DIRETTIVO
riguarda sia grandi punti di crisi del nostro tessuto delle
grandi imprese ma che coinvolge e coinvolgerà sempre
più l'intero apparato produttivo. È in gioco la sopravvivenza stessa di una prospettiva di sviluppo e di un vero
apparato industriale, stretto tra l'incapacità di riconversione,
i nuovi termini della competitivita internazionale
LA MANOVRA
e
i
danni
della finanziarizzazione della nostra economia.
DEL GOVERNO
Il venir meno di un ruolo attivo della domanda pubbli1 Comitato direttivo della Cgil approva la relazione ca e degli investimenti pubblici, stretti tra limiti di bidi Ottaviano Del Turco sui provvedimenti economici lancio e gestione e normative su appalti e opere pubblidel governo e ne conferma il giudizio critico ribadendo che, terreno e causa di clientelismo, corruzione e inllale valutazioni complessive che hanno dato le segreterie zione, aggrava la situazione, pretende una riforma immediata.
Cgil, Cisl e Uil.
La manovra economica varata dal governo in quanto In questo quadro la valutazione della Cgil sulla macollocata al di fuori di un'iniziativa davvero all'altezza novra resta critica. La manovra è, su alcuni aspetti,
della gravita della situazione economica rischia di essere inaccettabile, poiché compromette ciucila politica di
inefficace anche per gli obiettivi di risanamento finan- svolta indicata come necessità anche nelle dichiarazioni
ziario che essa vuole determinare. Senza una scelta espli- programmatiche del presidente del Consiglio Amato.
cita di rilancio della crescita economica, senza un inter- La Cgil, pure in questo giudizio critico, valuta con intevento organico sull'emergenza occupazionale, senza un resse e attenzione significativi segnali di innovazione sul
immediato intervento di politica industriale e del lavoro terreno delle entrate, che vedranno l'appoggio della Cgil
in grado di invertire la deriva della deindustrializzazio- per uno scontro riformatore contro l'emergere di lobbies
ne sia nel Nord che nel Mezzogiorno, senza misure forti e interessi conservatori. L'avvio di un'imposizione sulla
di intervento sul tasso di inflazione, ogni risanamento ricchezza finanziaria che grava sui ceti più abbienti, il
puramente finanziario dei conti pubblici è destinato a ri- non ricorso all'addizionale sull'Irpef. una prima risposta
velarsi non solo parziale, ma inefficace, in quanto i costi ai problemi posti da Cgil, Cisl e Uil sull'emergenza ocdella crisi reale della nostra struttura produttiva ed eco- cupazione con la costruzione di un punto di raccordo a
nomica, il rallentamento del reddito e delle retribuzioni, Palazzo Chigi sulle emergenze, la decisione di non opele rincorse inflazionistiche determinate dai redditi di in- rare interventi stralcio sulle materie connesse agli eletermediazione e di rendita si scaricheranno di nuovo sul menti portanti dello stato sociale (in particolare sanità e
deficit pubblico compromettendo ogni sforzo di risana- previdenza) e di presentare leggi delega su cui avviare
mento. Il rialzo del tasso di sconto è al tempo stesso effet- un confronto con il sindacato rappresentano significatito e causa di un deterioramento economico e finanziario ve acquisizioni dell'azione unitaria di Cgil, Cisl e Uil.
gravissimo, che si scaricherà in termini crescenti su inve- Critico è il giudizio sull'assenza di un confronto sulle castimenti e occupazione. Solo un intervento forte di poli- ratteristiche delle leggi delega sulle quali il Comitato ditica economica e dei redditi in grado di abbassare il tas- rettivo si riserva di esprimere un giudizio non appena
so di inflazione e di avviare una strategia di disinflazione conosciuti i termini esatti del provvedimento.
competitiva può sciogliere il cappio costituito da un tas- Per quanto riguarda i singoli punti del provvediso di cambio sopravvalutato a causa di un premio alla mento e della manovra:
rendita e al parassitismo finanziario che l'economia italiana e il suo sistema produttivo sono costretti a pagare. • Prelit'vo contributivo 0,8"„• Inaccettabile e da eliminare
I guasti che la Cgil ha denunciato in modo chiaro più è il prelievo contributivo dello o,8°o sulle retribuzioni,
volte lo scorso anno, di una gestione sconsiderata della che è in aperta contraddizione con la dichiarazione del
finanza pubblica che ha prodotto un deficit incontrolla- governo di non intervenire sulle materie soggette a delebile, occultato da responsabilità precise dei ministri che ga con interventi d'emergenza, e che non solo è regressidovevano attuare le politiche di rigore, fanno precipita- vo e aumenta il divario tra costo del lavoro e salario netre la situazione finanziaria ed economica del paese in to, ma che contribuirebbe a ridurre ulteriormente le remodo gravissimo. La perdita di credibilità internaziona- tribuzioni reali già due punti sotto il tasso di inflazione a
le e il ricatto costituito da un debito pubblico ostaggio di causa della mancata erogazione della scala mobile.
potentati interni e internazionali che con la speculazione • Imposizione immobiliare. L'imposizione sul patrimonio
puntano a rendere sempre più alto il loro potere di con- immobiliare, seppure corrisponde ai criteri di equità getrollo sono responsabilità gravi della politica economica nerali indicati dal sindacato, deve essere articolata in
degli ultimi anni. Per questo la Cgil segnala la gravita modo progressivo salvaguardando cioè una fascia di vadell'assenza completa dell'apertura di una riflessione e lore patrimoniale tale da annullare o ridurre il prelievo
di una discussione vera e di conseguenti provvedimenti sulla prima casa di abitazione.
sulla gravita della crisi industriale del nostro paese, che In questo ambito la modifica della normativa permanente sull'equo canone, al di fuori di un disegno organiPubblichiamo di seguito i due documenti (approvati) sui due
punti in discussione, l'ordine del giorno presentato da Mario Sai
(non approvato), l'ordine del giorno sulla questione morale (approvato all'unanimità)
1
N u o v a R;issfyn;i SÌIKIÌH.IIC
42
n. '{i> del ì agosto
DOCUMENTAZIONE
co di riforma del mercato delle abitazioni, rappresenta
una misura non solo non necessaria ma soprattutto con
conseguenze negative.
• Imposizione sul patrimonio finanziario. La Cgil sottolinea
con forza come sia caduto un tabù del sistema fiscale italiano: quello rappresentato dall'intangibilità della ricchezza patrimoniale accumulata che consente di iniziare
a definire un nuovo criterio di capacità contributiva,
non legata solo, com'è oggi, al reddito e al lavoro dipendente, ma al possesso di patrimoni e di ricchezze. Ma tale provvedimento, che va difeso dagli strumentali attacchi di chi considera ancora un tabù fiscale la ricchezza,
va però collocato in un quadro di imposizione ordinaria
e non una tantum della ricchezza, che ribadisca un forte
elemento di progressività nell'imposizione.
La Cgil ribadisce le proposte già formulate al governo in
relazione alla possibilità di identificare alternative im-
vato già previste, sia il congelamento dei fondi di incentivazione che potrebbero costituire l'elemento di novità
di rapporto tra retribuzioni e risultati del lavoro.
La decisione sulle privatizzazioni e sulle holding è utile e può andare nella direzione di una riforma ellelliva
delle Partecipazioni statali. L'articolazione specifica dell'intervento deve però avere al centro non operazioni di
sola ingegneria finanziaria che consolidano vecchi assetti di potere, ma il punto discriminante sono le scelte di
politica industriale, di settore, di politica tariffaria, di
valore strategico delle produzioni e della presenza pubblica. Per questo vanno rifiutate ipotesi generalizzate
che, a prescindere dalle specificità tendenti a uniformare
tutte le aziende pubbliche, identificano, le forme, giuridiche e organizzative più adatte allo svolgimento di l'unzioni nevralgiche per l'apparato economico e produttivo
del nostro paese, come nel caso della produzione e distrimediate di gettito sia di avviare riforme delle entra- buzione dell'energia elettrica.
te in grado di modificare strutturalmente il nostro siste- La Cgil considera le modifiche ai provvedimenti e l'atma fiscale:
tuazione di un progetto adeguato di politica economica
• Anonimato e rendite finanziarie. Un'imposizione equa ed e industriale come il quadro di riferimento di una politiefficace sul patrimonio deve essere accompagnata dall'e- ca dei redditi che, mediante una redistribuzione equa e
liminazione dell'anonimato su tutte le rendite finanzia- forte dei redditi riesca a ridurre il tasso di inflazione corie, compresi i titoli del debito pubblico, che consenti- me strumento cardine per la riduzione del deficit pubrebbe di eliminare la ritenuta alla fonte attualmente in blico e per la difesa del potere d'acquisto delle retribuessere, per inserire invece (con opportune modulazioni zioni. Solo un quadro di equità, di rigore e di crescita
per salvaguardare il piccolo risparmio) le rendite finan- può costruire quel quadro di riferimento indispensabile
ziarie senza nessuna esclusione nella base imponibile perché risulti efficace e praticabile la riforma della condell'Irpef. La permanenza dell'anonimato su una ric- trattazione, per la cui attuazione la Cgil indica la neceschezza così ampia diventa la copertura statale del rici- sità di definire al più presto una piattaforma unitaria.
claggio di enormi fortune spesso costruite sull'illegalità Sull'insieme della proposta del sindacato, sulle modififiscale o sulla criminalità organizzata. L'inclusione pro- che da ottenere, sulla svolta complessiva della politica
gressiva delle rendite finanziarie nell'Irpef va program- economica e distributiva la Cgil indica la necessità di
mata sin da ora, graduandone la realizzazione.
una forte stagione di iniziativa sindacale, di confronto
• Agevolazionifiscali.Un recupero consistente di gettito con i lavoratori e di lotta. Per questo l'iniziativa unitaria
eluso può essere operato mediante un intervento sulla ri- di sabato 18 a Roma, preceduta e seguita da una camduzione e sospensione parziale delle forme di agevolazio- pagna di informazione e discussione nei posti di lavoro
ni fiscali, sulle quali è già predisposto un decreto delega- con assemblee, alla quale il Comitato direttivo impegna
to, e la cui attuazione consentirebbe un gettito molto su- tutte le strutture, vuole essere un primo appuntamento
periore a quello del contributo previdenziale.
di iniziativa per rilanciare le proposte del sindacato su
• Reddito presuntivo. L'assenza di provvedimenti immedia-questi obiettivi e per costruire un'iniziativa che conduca
ti ed efficaci contro l'evasione rappresenta una forte ini- alla convoca/ione dei Consigli generali unitari nel mese
quità e una rinuncia a recuperare un gettito consistente di settembre al fine di continuare e stringere il confronto
anche nel breve periodo. Per questo occorre introdurre con governo e gruppi parlamentali. L'assemblea dei
un sistema di determinazione dei redditi non da lavoro Consigli generali unitari di settembre sarà la sede nella
dipendente mediante coefficienti presuntivi e redditome- quale, partendo dalla valutazione dei risultati raggiunti
tro estesi a tutti, in grado di realizzare una tassazione mi- nei confronti con il governo e il Parlamento, verificare la
nima presuntiva sulla quale anticipare l'imposta.
necessità di una grande iniziativa di lotta in grado di soAltrettanto critica è la valutazione sulle norme legate al stenere l'insieme della piattaforma del sindacato.
contenimento della spesa pubblica. In particolare il
Comitato direttivo ritiene grave l'introduzione della liLA VERTENZA
mitazione al tasso programmato degli aumenti delle
SUL
COSTO
DEL LAVORO
pensioni legate alla perequazione automatica che determinerebbe una riduzione reale e ne chiede l'abrogazione
1 direttivo della Cgil esprime apprezzamento per il
o la radicale modifica secondo le proposte unitarie dei
raggiungimento di ipotesi unitarie in materia di polisindacati dei pensionati.
tica industriale e del lavoro, di sanità e previdenza, di
Inaccettabile è il blocco di fatto dei contratti che il go- pubblico impiego, di riforma del prelievo fiscale e paraverno opera per il '92 con la posticipazione dell'autoriz- fiscale. Le scelte di politica dei redditi definite unitariazazione della firma dei contratti subordinando a una ve- mente dovranno caratterizzare il confronto con il goverrifica degli aumenti da effettuarsi il 31-12-92. Preoccupa no sulla legge finanziaria per il 1993, in un quadro di
altresì sia il blocco indiscriminato delle assunzioni, che politica economica, fondata sul rilancio degli investirischia di arrestare iniziative di mobilità dal settore pri- menti e di adeguate politiche di sostegno all'occupazio-
1
Nuova Rassegna Sindacale
43
n. 30 del 3 a g o s t o i<><)*2
DOCUMENTAZIONE
ne, sulla riduzione del debito pubblico, sul controllo e ri- • i Ceni contratteranno cifre globali di incremento,
duzione dell'inflazione attraverso una politica di conte- comprensive degli effetti del meccanismo di indicizzazionimento dei prezzi e delle tariffe, sull'equità fiscale.
ne, nel rispetto degli obiettivi di mantenimento del poteIn particolare, i temi della politica industriale e del lavo- re d'acquisto delle retribuzioni.
ro sono finalizzati a un confronto immediato con il go- Per quanto attiene alla contrattazione decentrata in
verno per fronteggiare la crisi e la destrutturazione del- azienda o nel territorio, il direttivo della Cgil concorda
l'apparato industriale del paese in funzione anticiclica e che a questo livello negoziale debba essere affidato il
di contenimento urgente. A questo scopo il direttivo del- compito di redistribuire una quota della produttività
la Cgil sottolinea la necessità di rivendicare, in sede di realizzata dalle imprese, sulla base di parametri certi
politica centrale del governo, non disgiunta da una che riconoscano e premino la professionalità e un'orgamaggiore autonomia e possibilità di intervento decen- nizzazione del lavoro più ricca e autonoma. In ambito
trato da parte delle Regioni:
aziendale, senza confonderle con i percorsi negoziali,
• l'accelerazione dei progetti di ammodernamento delle dovranno essere attivate delle procedure partecipative
di consultazione sulle strategie delle imprese (parere
reti infrastrutturali;
• l'incremento dei fondi per la ricerca e l'innovazione a obbligatorio non vincolante), di codeterminazione delle scelte quotidiane in materia di riqualificazione del
fronte di programmi realizzati;
• il rifìnanziamento della legge per le piccole imprese; lavoro, ambiente e diritti attraverso la costituzione di
• provvedimenti legislativi urgenti per attivare e finan- commissioni miste, di autoregolazione del lavoro nelle
aree integrate di produzione.
ziare percorsi formativi;
• una riforma degli ammortizzatori per tutelare i lavo- Il recente accordo interconfederale del settore artigiaratori delle imprese e dei servizi con meno di 15 dipen- no, infine, per cui Cgil, Cisl e Uil sollecitano l'intervendenti, contestuale alla definizione dei criteri per una cor- to del ministro del Lavoro allo scopo di giungere al più
retta applicazione della legge 223;
presto a una sua ratifica formale, dimostra con tutta
• il rifinanziamento della legge n. 64 per i soli contratti evidenza che non solo è possibile una soddisfacente sodi programma già approvati dal Cipi.
luzione unitaria della struttura contrattuale e retribuIn questo ambito va avviato anche il confronto con il go- tiva, ma che anche con il settore più debole dell'appaverno sulle procedure di trasformazione in Spa delle rato industriale e dei servizi è possibile definire regole
aziende a partecipazione statale, degli enti pubblici e nuove che rendano i percorsi contrattuali e partecipatidegli enti pubblici economici, a partire dalla definizione vi più certi e funzionali al rafforzamento dell'apparato
dei progetti industriali, dalle strategie delle aziende e produttivo e della professionalità del lavoro.
•
dalle politiche tariffarie.
In merito alle differenze che ancora permangono tra
L'ORDINE DEL GIORNO
Cgil, Cisl e Uil, in materia di struttura della contrattaPRESENTATO DA SAI
zione e della retribuzione, il direttivo della Cgil da mandato alla segreteria di produrre ulteriori sforzi per giun1 decreto del governo per il risanamento della finanza
gere a un'ipotesi unitaria, precisando che:
pubblica si pone in una linea di continuità con le po• è possibile l'istituzione di una sede annua di confronto litiche dei passati governi che hanno fatto precipitare
sugli obiettivi anche pluriennali di politica economica e la situazione economica e finanziaria del paese. Si è
dei redditi secondo procedure di confronto tra l'esecuti- alle soglie della fase finale dell'integrazione europea
vo e le parti sociali che avvengano sulla base di docu- mentre permane una separazione tra il Sud e il Nord
menti, in cui sia chiara e formalizzata la responsabilità del paese.
delle scelte del governo e il grado di consenso e dissenso È in crisi il senso di una comune appartenenza ed è vedelle parti sociali, di fronte al Parlamento;
nuta meno la disponibilità dei cittadini a rinnovare con• i livelli contrattuali, senza scissione tra contenuti nor- senso e credito ai governanti se essi non propongono
mativi e retributivi, sono due (uno nazionale e uno de- scelte profondamente innovative.
centrato) di durata triennale o quadriennale, senza ripe- La questione da cui partire è quella dell'occupazione,
tizione allo stesso titolo delle materie trattate (le norma- assumendo provvedimenti urgenti per fermare i processi
tive generali afferenti ai diritti del lavoro vanno progres- di crisi e di declino dell'apparato industriale, a cominsivamente assunte a livello interconfederale e di legge); ciare dalle regioni dove essi sono più drammatici. Al
• il livello nazionale dovrà acquisire efficacia erga omnes contrario, lo stesso modo con cui si intende «privatizzae, in questa fase di riequilibrio dei conti economici del re» le aziende pubbliche aggraverà la situazione occupaese, garantire il mantenimento del potere d'acquisto pazionale a tutto vantaggio di una ripresa di manovre fidelle retribuzioni, sulla base della contrattazione degli nanziarie.
incrementi dei minimi e del funzionamento di un mecca- Il governo colpisce duramente salari, stipendi e pensioni
nismo automatico, significativo e universale di parziale con l'innalzamento dei contributi previdenziali; l'aboliindicizzazione del salario;
zione di fatto della scala mobile sulle pensioni; l'imposi• tale meccanismo di indicizzazione potrà far riferimen- zione di vincoli che rendano nulla la contrattazione dei
to alla totale copertura di una parte della retribuzione lavoratori pubblici. In prospettiva il governo progetta la
sulla base dell'inflazione programmata, facendo agire di reintroduzione delle gabbie salariali tra Nord e Sud. Soconverso un riallineamento annuo della differenza tra no scelte che risultano in sintonia con le richieste della
inflazione programmata a priori e inflazione effettiva a Confindustria in materia di abolizione di ogni indicizzazione, di blocco della contrattazione e dei salari. Si creaposteriori;
1
Nuova Rassegna Sindacale
"• 3° del 3 agosto 1992
DOCUMENTAZIONE
no tutte le condizioni perché nella ripresa di confronto
fra governo, Confìndustria e sindacato, quest'ultimo
parta da condizioni ancor più svantaggiose.
Gli interventi sulla ricchezza finanziaria e sulla casa per
le loro caratteristiche episodiche e di nessuna progressività non costituiscono elemento di una riforma fiscale
fondata sulla lotta prioritaria all'elusione e all'evasione e
sulla creazione di un rapporto diretto tra raccolta di risorse e decisioni di spesa, che è aspetto fondamentale per
la riforma della pubblica amministrazione. Tagliare le
spese sugli investimenti e concedere ai Comuni un'addizionale sull'Irpef è una scelta inaccettabile, che porterà
al peggioramento di molti servizi. In questo quadro l'abolizione di fatto dell'equo canone crea un diffuso allarme sociale, al quale occorre rispondere con una mobilitazione congiunta con i sindacati inquilini. È altresì
inaccettabile che — anche dopo gli impegni assunti nella lotta alla criminalità organizzata e in seguito agli
scandali sulle tangenti •— non si consideri prioritaria per
il contenimento della spesa pubblica la riforma degli appalti e del sistema di programmazione delle opere pubbliche, mentre si insiste con provvedimenti scoordinati e
ingiusti, che mantengono situazioni di grave sperequazione nel campo della spesa sociale per sanità e pensioni,
a cominciare dall'aumento a venti anni del minimo di
pensionamento.
Occorre dare alla protesta e al disagio diffusi nel paese
una chiara indicazione: che è possibile, con un impegno
collettivo di mobilitazione V di lotta, influenzare positivamente la discussione parlamentare, anche sulla critica
nell'uso della decretazione d'urgenza e dei decreti delegati, e ottenere risultati significativi nella riscrittura del
decreto e nella conquista della legge per il pagamento
degli scatti di scala mobile, che ha ottenuto dal voto in
commissione la procedura d'urgenza.
Per questo il Comitato direttivo della Cgil propone alle
segreterie di Cisl e Uil che la manifestazione a Roma del
18 luglio — che deve segnare un forte avvio di una consultazione di massa e di un movimento di iniziative articolate — sia l'occasione per annunciare la proclamazione dello sciopero generale per la prima decade di settembre.
•
no processuale.
È decisivo per il risanamento del paese che il sistema della corruzione delle tangenti venga estirpato e in questo
senso la Cgil, che rappresenta quei lavoratori che pagano oggi anche per i danni inflitti all'economia da questo
sistema, conferma di volersi battere sino in fondo perché
sia fatta piena giustizia.
La Cgil è comunque impegnata a sostenere quei necessari processi di riforma della politica e della pubblica
amministrazione, del sistema degli appalti e delle regole
del mercato, per superare il quadro di degrado attuale.
Nello stesso tempo vanno respinte le campagne contro la
politica e i partiti in quanto tali, nella consapevolezza
che lo sviluppo della democrazia richiede l'organizzazione e la partecipazione attiva dei cittadini. Il sistema
delle imprese e i potentati economici non possono certo
chiamarsi giudici di un sistema degradato, che in molte
parti d'Italia essi stessi hanno contribuito a edificare.
Trasparenza, pulizia, onestà sono battaglie fondamentali per un sindacato dei diritti quale vuole essere la Cgil e
richiedono quindi la mobilitazione dei lavoratori. A tale
scopo la Cgil promuoverà urgentemente in tutta Italia
attivi provinciali di massa per discutere iniziative e proposte sulla questione morale.
Il direttivo nazionale della Cgil esprime la propria solidarietà e sostegno al «coraggio civile» di Rosetta Cervinara.
Pur sottoposta a ricatti e minacce di ogni tipo, pur vivendo da mesi «sotto protezione» delle forze dell'ordine,
di fronte all'infamia di un assassinio crudele come quello
compiuto il 4 gennaio scorso a Lamezia Terme nei confronti dell'ispettore Aversa e di sua moglie, ha riconfermato nel processo in corso la sua deposizione indicando
gli esecutori materiali.
Il direttivo della Cgil, nel rendere onore a tale scelta coraggiosa e civile, intende anche esprimere il proprio sostegno a quella parte del Sud che concretamente lotta la
criminalità e lotta per un nuovo sviluppo economico e
democratico.
•
IL SINDACATO
E LA QUESTIONE MORALE
1 Comitato direttivo della Cgil ritiene che le indagini
sulle tangenti a Milano o in altre città d'Italia rap1presentino
un elemento fondamentale del rinnovamento
del paese ed esprime quindi pieno sostegno alla magistratura nelle inchieste.
È necessario che sia fatta piena luce sui fenomeni della
corruzione politica, colpendo a tutti i livelli le responsabilità penali ovunque esse si annidino, a livello politico,
amministrativo e nelle imprese.
La Cgil fa appello a tutti i suoi iscritti e militanti perché
ovunque collaborino con le autorità giudiziarie e perché
sostengano una mobilitazione democratica contro la
malversazione nella pubblica amministrazione. Alla
stessa si chiede di costituirsi parte civile negli eventuali
procedimenti giudiziari, ai quali la Cgil e i suoi militanti
daranno il proprio contributo e sostegno, anche sul piaNuova Rassegna Sindacale
45
n. 30 del 3 agosto 1992
Mi manca qualcosa...
Certo, noìdonne!
Con il numero
di luglio-agosto
legendaria libri estate
e, in regalo,
«215 la legge tiravolata»:
un fascicolo
sull'imprenditoria
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MENSILE DI ATTUALITÀ, POLITICA, CULTURA. IN EDICOLA I PRIMI DEL MESE.
COMMISSIONI PARLAMENTARI
Tutte le commissioni, sia della Camera che del Senato, hanno
provveduto alla loro costituzione tramite le designazioni dei diversi gruppi e all'elezione dei propri presidenti e relativi uffici di
presidenza
Camera
Affari costituzionali. In sede referente ha iniziato la
discussione sulle proposte di legge per l'elezione diretta
del sindaco.
Giustizia. In sede referente ha concluso l'esame del decreto legge recante spese per il funzionamento del ministero di Grazia e giustizia e ha avviato la discussione sulle modifiche al decreto che riguarda le modalità di traduzione dei detenuti.
Ha inoltre iniziato l'esame dei sette schemi di decreti
legge delegati concernenti il nuovo ordinamento penitenziario, sui quali deve fornire il proprio parere al governo.
Esteri. In sede referente ha iniziato l'esame del decreto
legge recante misure urgenti in materia di rapporti internazionali, di italiani all'estero, mentre ha concluso
quello del decreto che reca provvedimenti urgenti in ordine alla situazione determinatasi nelle repubbliche di
Serbia e Montenegro. Infine ha approvato una risoluzione contro le condanne a morte del tribunale militare
di Belgrado nei confronti dei soldati croati difensori di
Vukovar.
Difesa. Nell'ambito delle procedure informative ha
ascoltato il neoministro della Difesa, Salvo Andò, sul
complesso dei problemi del suo dicastero. In sede referente ha concluso l'esame della proposta di legge recante
nuove norme in materia di obiezione di coscienza e del
decreto legge recante norme in materia di trattamento
economico e di potenziamento dei mezzi delle forze armate, nonché di spese connesse alla crisi del Golfo Persico.
Bilancio. Nell'ambito delle procedure informative ha
ascoltato il ministro del Bilancio, della programmazione
economica e per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, Franco Reviglio, sugli obiettivi e sui risultati della contrattazione programmata nel Mezzogiorno, con particolare riferimento al recente contratto
di programma relativo alla società Piaggio.
Finanze. Ha espresso il
proprio parere favorevole sullo schema di decreto ministeriale concernente le lotterie nazionali per l'anno 1993.
Cultura. Ha ascoltato nell'ambito delle procedure informative il proiessor Giuseppe Santaniello, garante per
la radiodiffusione e l'editoria, sullo stato di attuazione
della normativa concernente il sistema radiotelevisivo e
l'editoria.
Mentre sugli indirizzi del governo in relazione alla disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato ha
ascoltato il ministro delle Poste e telecomunicazioni,
Maurizio Pagani.
Ambiente e lavori pubblici. Ha deliberato un'indagine conoscitiva in materia di esecuzione di opere pubbliche.
Trasporti, poste e telecomunicazioni. In sede referente ha concluso l'esame del decreto legge recante copertura dei disavanzi nel settore dei trasporti pubblici
locali.
Ha inoltre ascoltato il ministro delle Poste, Maurizio Pagani, sugli orientamenti programmatici del governo nel
settore delle poste e telecomunicazioni.
Attività produttive. Ha ascoltato il ministro dell'Industria e, ad interini, delle Partecipazioni statali, Giuseppe Guarino, sulle linee della politica del suo dicastero.
Lavoro pubblico e privato. Ha ascoltato il ministro
del Lavoro, Nino Cristofori, sulla politica del lavoro e
sulla riforma previdenziale. Ha inoltre deliberato un'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della legge
che disciplina il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali.
Affari sociali. Ha ascoltato il ministro della Sanità,
Francesco De Lorenzo, e il direttore generale della programmazione sanitaria, Nicola Falcitelli, in ordine alla
situazione del Servizio sanitario nazionale, in particolare per quanto riguarda l'evoluzione della spesa sanitaria
e sulle iniziative che il governo intende prendere al riguardo.
Riunite Bilancio e Finanze. In sede referente hanno iniziato la discussione del decreto legge recante misure urgenti per il risanamento della finanza pubblica
italiana.
Senato
Affari costituzionali. In sede referente ha iniziato l'esame del decreto legge recante interventi a favore degli
sfollati delle repubbliche sorte nei territori della ex Jugoslavia.
Giustizia. Ha iniziato in sede referente l'esame del dec reto legge recante modifiche urgenti al nuovo codice di
procedura penale e provvedimenti di contrasto della criminalità maliosa.
Finanze. Ha esaminato in sede referente il decreto legge recante disposizioni concernenti l'estinzione dei crediti di imposta e la soppressione della ritenuta sugli interessi, premi e altri
frutti derivanti da depositi
e conti correnti interbancari, agevolazioni tributarie per incentivare l'abbattimento delle emissioni inquinanti l'atmosfera, la gestione del gioco del lotto.
Lavori pubblici. Ha deliberato un'indagine conoscitiva sugli appalli di lavori pubblici. Ha espresso il proprio parere sulla trasformazione in Spa dell'ente ferrovie dello Stato.
Industria. Ha deliberato un'indagine conoscitiva sullo stato di crisi di talune imprese assicurative.
Lavoro. Ha iniziato in sede referente l'esame dei disegni di legge in materia di sicurezza del lavoro e di
quello che prevede norme per il diritto al lavoro dei
disabili.
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