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SULL`ORLO DEL BARATRO
NUOVA ASSEG S I N D A C A L E ettimanale della CGIL ì. 30 del 3 agosto 1992 Cosa Nostra sfida lo Stato SULL'ORLO DEL BARATRO DOPO FALCONE IL GIUDICE BORSELLINO PALERMO FERITA SI RIBELLA Anche per il '91, tutti utili, nessun profitto. Sai dove vanno i miliardi di attivo dei nostri bilanci? Vengono reinvestiti, per finanziare idee e azioni a tutela dei consumatori. Servono cioè a proporti prodotti selezionati che rispondano a idee di consumo sempre più evolute: i prodotti Coop, per esempio, senza coloranti e rigorosamente controllati anche nell'uso degli additivi. Servono a rinnovare la rete distributiva e i punti vendita adeguando strutture, servizi, orari alle reali necessità di chi compra. Servono ad aggiornare il tuo modo di fare la spesa, nel rispetto dell'ambiente: perché l'attenzione alla qualità dell'alimentazione significa attenzione alla qualità della vita. La Coop è la più grande catena di distribuzione alimentare italiana, ed è la più vicina ai consumatori. Perché associa milioni di consumatori che vogliono quello che vuoi tu. LACOOPSEI "TU. coop LACOOPSEI • T U . ASSEGN SOMMARIO Direttore responsabile Renato D'Agostini 06-44481319 Caporedattore l'Enrico Galantìnì 44481*278 Redazione Giuseppe Bortone 44481-265 Gianfranco Casale (ufi*, centrale) 44481279 Patrizia Ferrante 44481273 Ciarlo Gnetti (internazionale) 44481277 Roberto Greco 44481269 Marina Iacovelli 44481267 Guido loeca (sindacale) 44481264 Giovanni Rispolì (speciali) 44481275 Tarcisio Tarquini (cultura e libri) 44481274 Redazione di Milano Anna A\itabile 112-2107851 Collaboratori Lisa Hanoi, 4448.270 Antonio (ìiancane 44481320 Mayda Guerzoni (Bologna] 051-294731 Giorgio Mìnnucci 44481266 Alessandro Valentini 44481271 Grafica e ìrapaginazione Anna Fanello 44481280 Luigi Bonessio 44481281 Per la parte tecnica Giulia ( ierretti 1448127-2 Pier Luigi Pinna 44481272 ATTUALITÀ' 7 Intervista a Ottaviano Del Turco. Una nuova Rimini di Renato D'Agostini 9 Palermo/La rabbia dopo la strage. Paghino i responsabili di Daniela Cimili 11 Palermo vista da Napoli/Parla il giudice Roberti. Armati dalla legge dì Marilisa Monaco 12 Borsellino e i giovani. Un giudice a scuola di Nicola Marinino 15 Politica economica. Le conseguenze della lotta sui tassi. Manovra in fumo di Antonio Cioncane e Saveria Sechi 16 Intervista a Leon. Un circolo vizioso di A. G. e S. S. 17 Privatizzazioni/Le contraddizioni del governo. Carissime entrate di A. G. e S. S. SPECIALE 18 Le polemiche sulle iniziative Fiat e Piaggio/Parla Patrizio Bianchi. La politica che non c'è di Giovanni Rispolì 19 Dietro i nuovi investimenti. Quando la Fiat sposa il cemento di Mario Sai 20 L'industria meridionale secondo la Svimez. Il divario resta di Giorgio Minnucci Segreteria di redazione SINDACATO (Pristina Izzo 44481320 Segreteria Paola Marini olà 44481320 Progetto grafico (novaimi Lus.su, Daniele Turchi Fotografie Cariò Sintesi 20 ('olmi, In Press 32 Gabriele de Marco 31 Fiorarli/Sintesi 18 Fiorito/Controluce 20 Gentile/Sintesi 11-12 Giordano/Master photo 16 Lanzctta/Nouvelle presse 17 Laporta/Controluce 19 Medichi ni/Master Photo 17 lana Molajoni/G.A. 25 Paoni Contrasto 9-10 Pino Controluce 21 Ravagli 7-22-26 Livio Senigalliesi 24 Mauro Torri 15 Copertina Vito Fletti t fotocolor Paoni/Contrasto) Grafici Ilari;» Longo Claudi a Ravello de Santi Redazione Via dei Frenianì ja, «MI 185 Roma Telefax 4460008 Proprietà Kdiesse srl, \'ia dei Frentani 411, 00185 Roma Abbonamento: annuo lire 120.000, (lire 66.000 per gli iscritti alla Cgil); estero lire 260.000, ccp n. 42445007, intestato a: Rassegna Sindacale, Via dei Frentani, 43 00185 ^ o m a Sped. in abb. post. (ir. II/70. Iscritto al n. 13101 del registro delle pubblicazioni perindiche del Tribunale di Roma il 28 novembre 1969 Pubblicità Agenzia Poster-Pubblicità e Pubbliche relazioni, via Caio Mario 8, 00192 Roma Tei. 06/318788-3241669 Telefax 06/318788 Composizione e stampa Stabilimento Grafico Editoriale Fratelli Spada Spa V. L. Romana, 60 - Ciampino - Roma chiuso in tipografìa giovedì 23 luglio Associato all'USPl Unione Stampa Periodica Italiana 22 La vicenda Iritecna/Dopo il rinvio a settembre del confronto con i sindacati. Il colosso d'argilla dì Roberto Greco 24 Meccanici. Contrattazione avviata per 200.000 lavoratori di Marina Iacovelli 25 Roma/Un prò memoria per Carraro. Capitale trasparente di Alessandro Valentini 26 Legge sull'amianto/A due mesi dal varo. Il rischio burocrazia di Loredana Taddei 28 Vertenza mense/Le proposte della Fiom di Brescia. Per tutti e di qualità di Gianfranco Casale 31 Abruzzo/Inchiesta sugli appalti Cogefar di Antonio Peduzzi EUROPA 33 Francia/Firmati gli accordi di «mensualisation». La resa dei dockers di Fulvio Farinelli 34 Cronologia di una lotta. Un braccio di l'erro lungo dieci mesi di F. F. INTERNAZIONALE 36 Ecuador/Il programma del nuovo presidente. Sixto: privatizzare di Guido Chini DOCUMENTAZIONE 42 Roma, 13-14 luglio 1992. I documenti del Comitato direttivo Cgil 42 La manovra del governo 43 La vertenza sul costo del lavoro 44 L'ordine del giorno presentato da Sai 45 II sindacato e la questione morale RUBRICHE 14 Dal Parlamento di Roberto Giachetti 27 Spazio aperto intervengono Renzo Penna e Bruno Pesce 29 Spazio aperto interviene Antonio Verona 32 Telex Sindacato 35 Telex Europa a cura di Fulvio Farinelli 37 Osservatorio internazionale a cura di Stefano Poscia 38 Cultura e libri. Un libro coraggioso sulla soluzione possibile del conflitto israelopalestinese. Un po' di presente per un po' di futuro di Umberto de Giovannangeli 40 Libri a cura di Alessandro Piccioni 47 Commissioni parlamentari a curo di Roberto Giachetti Nuova Rassegna Sindacale n. 30 del 3 agosto IRCAC PROTAGONISTA DELLA COOPERAZIONE IN SICILIA Lo sviluppo dell'economia regionale è legato, in tutti i settori economici, all'espansione e al rafforzamento delle Cooperative e dei loro Consorzi. Da oltre 25 anni, l'IRCAC è al fianco della cooperazione siciliana con le più ampie e personalizzate forme di assistenza finanziaria: crediti e leasing a tassi agevolati. L'esperienza acquisita e un rapporto fiduciario con i cooperatori hanno fatto deirtRCAC un protagonista dello sviluppo di una cooperazione che cresce. ISTITUTO MOIONALI nm IL CMDITO ALLA COOPCRAZIONI 90144 Palermo Via Ausonia. 83 Telefono 091/209111 Ttltx 910227 IRCAC I Fax 091/209247 E CULTURA DIAGNOSTICA GRUPPO IRI FINMECCANICA ESAOTE Biomedica s.p.a. 16153 Genova - Via Siffredi, 58 Tei. 010/60091 - Tlx 272068 - Fax 010/6009275 50127 Firenze - Via di Cacwlle, 15 Questo annuncio vi aiuterà a vederci più chiaro. Specialmente se lo leggerete sotto la luce giusta. Ogni anno in Italia si spendono per l'illuminazione domestica 500 miliardi di lire di troppo. Ridurre questo spreco non è solo opportuno e conveniente, ma anche facilissimo. Basta utilizzare l'energia elettrica in modo razionale. Ad esempio, evitando i lampadari a molte luci: una sola lampada da 100 watt fornisce lo stesso flusso luminoso di sei lampade da 25 watt, e consuma il 33% in meno. 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Rabbia per l'ennesima strage maliosa, ancora una sfida allo Stato, al comune senso di giustizia, alla convivenza civile: Palermo nel sangue, la Sicilia in uno stato d'occupazione. Chi avrebbe mai potuto immaginare questa Italia degli anni novanta: il Sud — buona parte — sotto il tallone di poteri criminali. Il Nord in fuga, incapace di offrire una prospettiva nuova, nuove classi dirigenti che non siano il sottoprodotto di una cultura da fumetto. Il tempo stringe, le rendite politiche sono finite per tutti, incalzano scelte decisive che toccheranno l'esistenza (juotidiana della gente, la possibilità di mantenere i livelli di vita raggiunti, il posto di lavoro, la possibilità stessa di un lavoro. La questione morale si è ridotta a questione penale e in fondo l'azione dei magistrati non è che l'intervento tardivo — di una delle istituzioni dello Stato sul corpo di una democrazia malata. non abbiamo compreso bene gli effetti a Ovest. Quali valori sono sepolti sotto il muro e quali sono da ricostruire? U Non è così? Chiediamo a Ottaviano Del Turco, segretario generale aggiunto della Cgil: non è finito il tempo delle vecchie formule, dei manuali della spartizione del potere, dei congressi spettacolari e, purtroppo, dei centenari da celebrare? Fare politica oggi non significa ricostruire la democrazia a partire dalla riconquista del territorio e della fiducia dei cittadini? Per fare questo non sono necessari nuovi protagonisti e una nuova classe dirigente? Del Turco: In questo periodo ho fatto uno strano giro d'Italia, il più singolare della mia vita di sindacalista, un viaggio nell'universo socialista per capire se la vicenda delle tan- R S : (riti, quali e per fare cosa? Del Turco: Rinnovare la politica, ricostruire la democrazia sono obiettivi importanti. Ma la questione è che c'è una generazione di militanti che è troppo (tragicamente) affezionata all'idea del vecchio partito e non riesce a immaginarne uno nuovo. E c'è una classe dirigente politica che crede di poter risolvere una questione così complessa nel modo tradizionale. Questa è la realtà: un corpo di militanti disorientati e una leadership fatta di gente che, come sotto le armi, propina la stessa pillola per tutti i mali. Ottavlano Del Turco genti ha indotto qualche cambiamento nel modo in cui i militanti socialisti leggono i fatti della politica. Al termine di questo viaggio avverto sempre più fortemente il bisogno di capire come si possa rinnovare la politica, i partiti, gli strumenti della democrazia. In molti abbiamo pensato che l'8o, avesse portato via come un ciclone valori, miti, speranze, illusioni e anche ossessioni. Ci siamo sbagliati. Abbiamo pensato che il crollo dell'Est mettesse l'Occidente nella condizione di poter sognare una nuova primavera della democrazia ma, come sempre accade, quando crolla un muro le macerie finiscono ovunque. Sappiamo cosa significa questo per l'Est, o per lo meno ci illudiamo di capirlo, ma la cosa più grave è che Nuova Rassegna Sindacalo n. ;^o del 3 agosto it)9H R S : La Cgil ha fatto dell'autonomia dal sistema dei partiti un cardine del suo programma al Congresso di Rimini, dove SÌ è concluso anche il processo di abolizione delle «componenti». Oggi la situazione sembra ribaltata: i partiti sono sotto accusa. Che significa autonomia, non rischia di essere solo un modo per tenersi fuori dalla bufera? Del Turco: Credo che dovremmo tornare a Rimini. Penso sia utile spostare in quella città la prevista assemblea dei delegati e farla coincidere con la scadenza di un anno dal Congresso. Spero che si possa discutere nel Comitato direttivo della Cgil di questa ipotesi che formulo per la prima volta. Non per fare un congresso straordinario, ma per una verifica straordinaria su quanto è accaduto dal Congresso a oggi. A Rimini abbiamo pensato di fare un'operazione di totale cesura rispetto a una cultura dell'organizzazione come prodotto ATTUALITÀ' del rapporto storico con le forze tradizionali della sinistra. In questo senso la decisione di Bruno Trentin di sciogliere la componente comunista un anno prima e la decisione congressuale dei socialisti sembravano suggellare un percorso. Propongo di rifare Rimini non per dire clic abbiamo sbagliato, al contrario, per dire che dobbiamo tracciare la seconda tappa di questo processo: siamo tanto forti sul piano dell'autonomia che possiamo «sporcarci le mani» di nuovo con la politica. R S : (ioti quale obiettivo? un problema di ripensamento della strategia politica. Penso alla Cisl. Il quadro che avt-va di fronte fino al voto del 5 aprile era quello di un'organizzazione che occupava uno spazio tra il governo e il sociale e regolava questo rapporto con operazioni anche complesse e intelligenti... R S : La Del Turco: Credo che ci siano esperienze irripetibili: quella di Forze nuove è un'esperienza intelligente, ma peculiare della De. Mi sono affannato in tutti i miei incontri a dire che l'ultima cosa da pensare è quella di creare una corrente di sindacalisti. Il pericolo c'è. Qualcuno pensa che sia sufficiente alzare la bandiera del sindacato per dichiarare l'estraneità a ogni fenomeno di corruzione. Si riproporrebbero così nel dibattito interno gli stessi vizi del passato. Penso che non solo per i socialisti ma per la Cgil, per tutto il sindacato c'è R S : (ihe cosa intendi dire? Del Turco: Voglio dire che un partito che voglia davvero rinnovarsi per interpretare anche i bisogni e le sensibilità del mondo del lavoro ha certamente la necessità di affidare una parte della propria struttura al popolo degli eletti, ai parlamentari, agli amministratori, ai sindaci. I rappresentanti degli elettori sono una parte importante in tutti i partiti, ma l'altra parte non può limitarsi al popolo degli iscritti, che troppo spesso non esistono o sono tessere morte o esistono solo negli albi delle sezioni. È qui che si produce e autoriproduce il fenomeno delle tangenti: le tangenti servono per creare tessere e le tessere morte alimentano il sistema delle tangenti. Penso che un ruolo fondamentale lo debbano avere i sindacalisti come parte della società civile che con la loro autonomia e il loro pezzo di rappresentanza devono intervenire nella vita di partito. «concertazione»... Del Turco: Certo, la concertazione. Oggi mi chiedo se può essere ancora questo il quadro entro il quale vuole operare la Cisl. Non c'è un problema di ripensamento anche per loro? In che misura il rapporto tra la lotta sociale e la politica, la concertazione, il tema dei diritti civili devono riproporsi oggi oltre le bandiere di ogni singola organizzazione? Se non c'è un ripensamento da parte di tutti, davvero si corre il rischio che la crisi del sistema dei partiti si trasformi anche in una crisi della rappresentanza sindacale. Noi non siamo la Croce rossa che deve soccorrere i partiti terremotati. Nel cratere ci siamo anche noi. Del Turco: Per impegnarci in una operazione di ricostruzione. Va diboscata questa specie di orto botanico che è diventata la sinistra italiana: il garofano, l'edera, la quercia... Insomma un'operazione di rinnovamento che porti alla nascita di una grande forza della democrazia italiana. Mi piace immaginare una Cgil che possa offrire a se stessa, alle altre confederazioni e a un mondo molto vasto della politica uno dei momenti di coesione per ridefinire le regole democratiche. R S : Nuove regole per cambiare si dice, La democrazia italiana corre dei ri- forse da troppo tempo, ma si pensa sopratschi molto grandi, oggi è possibile tutto alla riforma del sistema elettorale. uno sbocco autoritario e di destra e Da quanto hai detto, il sindacato è più innon, come avevamo immaginato ie- teressato a un modo nuovo di stabilire rapri, un salto della democrazia. porti trasparenti tra partito politico e R S : // rischio è quello di essere assimilati e travolti dalle crìtiche che investono il sistema dei partiti. Hai ricordato il tuo viaggio nel Psi. Non c'è anche il rischio che quando un dirigente sindacale parla come uomo di partito finisca per oscurare questo ruolo nuovo del sindacato e accelerare invece un processo di subordinazione (lo abbiamo visto anche nelle recenti elezioni) che porta a una generalizzazione dell'esperienza democristiana della «corrente sindacale»? rivissuto oggi alla luce di quanto accade, sembra appartenere a un altro secolo, alla preistoria del sindacalismo. gruppi parlamentari, tra partito politico e referenti sociali, tra partiti e società civile. Del Turco: Credo che innanzitutto vadano riformati i partiti: non c'è riforma elettorale che possa da sola rinnovare la politica, il costume, la moralità. Per quanto riguarda la legge elettorale credo che debba essere impedita qualsiasi soluzione che induca comportamenti anomali nella formazione delle coalizioni con la perpetuazione del ruolo di un partito, la De, oltre il peso dei consensi che raccoglie. Per quanto riguarda la sinistra, deve finire il vizio antico di amare quella riforma elettorale che restituisce artificialmente una egemonia che non c'è più. E un tema che riguarda anche il sindacato, ci deve essere la massima trasparenza possibile nei processi elettorali che conducono all'identificazione dei dirigenti: dal posto di lavoro alla segreteria nazionale della Cgil. Dobbiamo anche ripensare il concetto di «incompatibilità» che, Nuova Rassegna Sindacale R S : Perché non si discute dì questo, perché il sindacato, la Cgil, non trova una sede per affrontare questi temi? Del Turco: Penso che proprio a Rimini, se la mia proposta sarà accolta, potremmo invitare lo stato maggiore delle forze della democrazia per un confronto. R S : Palermo, Milano, la crisi dei partiti. I tempi stringono... Del Turco: Capisco. In genere vengo accusato per la mia fretta e mi è capitato di comportarmi in modo ansioso, tanto da essere indotto a qualche errore del quale ho dovuto chiedere scusa. Sono d'accordo, sento l'urgenza della situazione in modo particolare. Da qui nasce la mia proposta. R S : Eppure già ci .sono iniziative come quel/a del «manifesto per la sinistra». Del Turco: I contenuti del manifesto sono importanti, ma l'iniziativa è promossa da due minoranze dei partiti della sinistra. Questo è il diletto. Credo che sia una giusta ambizione della Cgil ciucila di poter parlare all'insieme della sinistra. R S : Allora una nuora Rimini? Del Turco: Sì, una nuova Rimini. • n. 30 del 3 agosto 1992 Qui e nella pagina seguente due immagini del funerali degli agenti di scorta di Borsellino Palermo/La rabbia dopo la strage PAGHINO I RESPONSABILI di D a u i e l a (liralli La Cgil: via i vertici della procura. Il senato accademico: si muore come in Bosnia, ma tutti restano al loro posto P alermo. K un clima di grande incertezza quello che si respira in città dopo la strage di via D'Amclio. Incerte di sicuro appaiono molte poltrone, delle quali si chiede a gran voce l'avvicendamento. Incerto appare lo stato d'animo di chi vuole continuare a sperare e lottare mentre ancora echeggiano le parole di sconforto «è finito tutto» pronunciate dopo la strage, ma poi con straordinaria forza rinnegate, da Antonino Caponnetto. «L'assassinio del giudice Borsellino commenta Filippo Panarcllo, segretario generale aggiunto della Cgil siciliana — ha avuto certamente un effetto devastante sulla fiducia di tanti nella possibilità di sconfiggere la mafia». Ma la gente di Palermo si ribella. Urla la propria rabbia quando viene tenuta indebitamente a distanza dai propri morti, durante i funerali dei cinque agenti, in una cattedrale divenuta anch'essa blindata. Urla e chiede la testa di chi non ha saputo prevenire l'ennesima tragedia: un assassinio annunciato, come si dice quasi sempre in questi casi tra i tam tam delle indiscrezioni riportate dalla stampa, delle ipotesi più o meno supportate da fatti, o del semplice buonsenso. Anche la Cgil ha ritenuto di scendere in campo, chiedendo in un conciso documento delle segreterie nazio- Nuova Rassegna Sindacale n. ;{u del ai>osiu nale, siciliana e palermitana, oltre a provvedimenti legislativi clic «vadano ben oltre gli argomenti trattati nel decreto che è in discussione in Parlamento», la rimozione dei vertici della procura di Palermo e delle forze dell'ordine. Per «riportare la serenità in un luogo assai delicato della lotta alla mafia, la procura, attraversato da pesanti lacerazioni». Per «interrompere quel vuoto di potere che si è creato e che aiuta la strategia di attacco della mafia». Per tornare, in definitiva, a far valere un principio che è apparso finora assai trascurato: quello della responsabilità. Un concetto chiave, quest'ultimo, di n\i)2 ATTUALITÀ' un documento stilato, in una città che ribolle, dal senato accademico. Anche questa una presa di posizione inedita che suona come un «o noi o loro». «Da dieci anni dice Gianni Puglisi, preside della facoltà di Magistero a Palermo e segretario nazionale del sindacato università della Cgil la gente muore peggio che in Bosnia, ma tutti restano al loro posto, non paga nessuno». Il mondo univer- ze politiche hanno a loro volta redatto un altro documento, nel quale, oltre a parlare di «inellicienza amministrativo-organizzativa e impreparazione tecnica dei vertici preposti alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica», si sostiene che «se la malìa alza il tiro al livello bellico, non è escluso in partenza che uno Stato possa ricorrere a mezzi di difesa estrema, col miniino sacrifìcio a carico dei ISTITUZIONI sitario non ci sta più e pretende un'immediata «assunzione di rcsponsabililà a tutti i livelli e per ciascuna delle competenze in qualche modo coinvolte, anche fino alle dimissioni o destituzioni dei vertici proposti all'ordine pubblico e all'amministrazione della giustizia, ivi compresi i ministri interessati». Altrimenti, specificano il rettore Ignazio Malisenda Giambertoni, per gli undici presidi della facoltà, e il direttore amministrativo dell'ateneo palermitano, sarebbe impossibile proseguire «una convivenza ormai insopportabile». Sarebbero le dimissioni. E così, dice Gianni Puglisi, che l'università vuole farsi espressione di un senso di rivolta morale, di ribellione culturale, mostrando ai giovani cosa è giusto fare, dove è giusto andare e insegnando loro «la cultura della responsabilità, alla quale è strettamente connesso il concetto della sanzione». Le facoltà di Giurisprudenza e Scien- comuni cittadini». In piazza Gastelnuovo, dove si tennero il 27 giugno i comizi dei leader sindacali, è anche in atto, mentre scriviamo, uno sciopero della fame da parte di un gruppo di donne. Pure i giovani industriali hanno chiesto l'allontanamento del procuratore Giammanco e del prefetto Mario Jovine. Ma questi ultimi, ad oggi siamo al 23 luglio, restano ancora al loro posto, mentre il solo questore è stato destituito e trasferito. Nel clima arroventato dell'ennesima estate palermitana, questa volta ripetutamente listata a lutto, sembra un po' troppo poco per placare gli animi. Che a Palermo si voglia di più, e ben oltre alcune teste, lo mostra «l'albero Falcone», sempre pieno di nuovi messaggi, lo mostrano le iniziative che fioriscono in ogni angolo di una città martoriata, pur nell'indifferenza che continua a toccarsi con mano in parecchi quartieri. Sindacale 10 n. ;^n del •] agosto Ma non facciamoci illusioni, avverte il giudice Giuseppe Di Lello, che assieme a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ha condiviso l'esperienza del pool antimafia: «Non ci sono formule magiche per risolvere un problema lasciato incancrenire per decenni». «E smettiamola aggiunge di lanciare parole d'ordine vuote: cosa significa, ad esempio, controllo del territorio in un territorio devastato da problemi immensi, a partire da quello della disoccupazione?». Ma, gli chiediamo, cosa si può lare, allora? «Occorre affrontare le questioni vere — afferma Di Lello : quella di una spesa pubblica clientelare e corrotta, in un Mezzogiorno dove la clientela è anche violenza; e quella dell'accumulazione illecita favorita dall'attuale struttura economica». «Oggi prosegue ci troviamo di fronte a un sistema finanziario occulto sul quale non abbiamo alcun controllo e l'unione monetaria aggraverà la situazione». Nodi strutturali, quindi, da sciogliere. «È evidente continua il magistrato che questo Stato, così com'è organizzato e con questa classe politica, è funzionale alla malìa. E che la corruzione, il sistema delle Ungenti e la mafia sono tasselli di uno stesso mosaico». Sta proprio cjui, per Di Lello, la radice della rabbia della gente di Sicilia contro le «autorità»: «Nell'aver compreso le enormi responsabilità, rispetto a questo stato di cose, che ricadono sulla classe politica». Proteste, incertezze, attese, speranze si intrecciano, quindi, a Palermo in questi giorni. «Non dimentichiamo — sostiene Salvatore Zinna — il 27 giugno e la grande manifestazione antimafia. La mafia oggi si scontra con tutta un'Italia che è parte civile e certamente, dopo l'ultima strage, non disposta a retrocedere». 11 sindacato in Sicilia non si fermerà, questo il senso delle parole di Zinna, «punterà a battere latitanze, ritardi, resistenze, ormai non più tollerabili». E aggiunge Panarello: «Perché lo Stato non comincia a dimostrare concretamente che la cattura dei grandi latitanti, la confìsca dei beni ai mafiosi, la rottura delle collusioni tra politica e malìa non sono obiettivi irrealizzabili? Sarebbe un modo per mostrare la volontà concreta di riportare l'isola sotto la propria giurisdizione». • ATTUALITÀ' Palermo vista da Napoli/Parla il giudice Roberti ARMATI DELLA LEGGE di Marilisa Monaco Intervenire, con misure concrete, sui rapporti tra mafia e politica. Cosa accade in Campania o Stato, finora, si è sempre tenuto sulla difensiva. Non ha L mai progettato una strategia d'attacco. Neanche sul piano militare». È il commento di Franco Roberti, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli, da anni impegnato in processi contro la camorra, agli ultimi, tragici fatti di Palermo. «Ora assistiamo a un'aggressione della mafia senza precedenti. Bisogna reagire con violenza, ma con la violenza della legge». «La mafia è un fenomeno che affonda nel sociale prosegue —, ha rapporti con la politica, dispone di un apparato militare. Nell'immediato bisogna agire proprio sul fronte politico e su quello militare». R S : Ma quali sono gli strumenti di cui dispone la magistratura e quali i limiti della sua azione? possibile intervenire, perché per questi comportamenti manca qualsiasi sanzione penale. In alternativa alla riformulazione del 416 bis si può pensare di intervenire sul piano preventivo: si deve poter procedere nei confronti dei politici di cui si sono accertati i rapporti di frequentazione con ambienti malavitosi. Si deve poter indagare sui loro patrimoni e sulla loro condotta. R S : Ma che tipo di rapporti intercorrono tra il mondo criminale della Sicilia e quello della Campania? In qualche modo è possibile che la mafia faccia scuola alla camorra? Roberti: I contatti tra le due organizzazioni risalgono agli anni settanta, quando alcuni maliosi lurono Roberti: Le armi di cui dispone la magistratura sono le leggi. La risposta all'attacco del potere criminale deve essere decisa. Con le modifiche apportate al decreto antimafia e approvate dal Consiglio dei ministri siamo sulla buona strada. Ma il potere della magistratura viene meno quando si verifica l'impossibilità di intervenire sui legami tra mafia e politica. Quando parlo di legami intendo dire che da tempo, nelle regioni a rischio, le organizzazioni criminali controllano fette molto consistenti del consenso elettorale. I politici, quindi, sono costretti a scendere a patti con la mafia. Sarebbe opportuna una riformulazione dell'articolo 416 bis, quello che prevede il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Tantissime volte mi sono trovato di fronte a comprovati rapporti tra politici e mafiosi, ma non mi è stato trasferiti in Campania. Da allora si è determinata una trasformazione dell'organizzazione camorrista: ha fatto il suo ingresso il modello familiare. La cosa ha riguardato soprattutto gli afiiliati della Nuova famiglia e in particolare i Zaza, i Mazzarella e i Nuvoletta. Queste famiglie hanno tuttora stretti legami con la mafia, soprattutto per quanto riguarda il traffico di stupefacenti. In modo del tutto analogo a quanto avvenuto con la cupola maliosa, in Campania si è favorito un cartello di alcune famiglie egemoni sul territorio. È un fenomeno in embrione, non è ancora l'applicazione integrale del modello mafioso, ma è l'inizio di un processo. R S : Che fare? Roberti: Ci si sta muovendo verso un doppio regime del processo penale, ma si dovrà vedere come sarà articolato. In ogni caso il controllo del territorio riguarda in gran misura l'attività imprenditoriale, quindi una riforma degli appalti è urgente e indifferibile. Si deve sottrarre poi ai mafiosi il controllo di carceri come Poggioreale e Ucciardone, di fatto diventate centri nevralgici dell'esercizio del loro potere sul territorio. Manca inoltre un regolamento sulla legge dei pentiti, bisogna completare il quadro normativo che riguarda i collaboratori della giustizia. K poi riattivare le misure di prevenzione, che hanno funzionato bene nei primi quattro-cinque anni e (he ora languono. Bisogna fare pulizia dentro i parliti, le pubbliche amministrazioni. I tempi certo non sono brevi, ma le riforme istituzionali, a parlire da quella elettorale, e la riIbrma degli appalti possono avere un effetto immediato perché sarebbero un argine alle infiltrazioni mafiose nel sistema delle pubbliche amministrazioni. R S : Per protesta una parte della magistratura palermitana ha reagito all'ultima strage con le dimissioni. Che ne pensa? Roberti: Non sono certo un segno di debolezza, queste dimissioni si inscrivono in uno stato d'animo comprensibile. Ma mi auguro che vengano ritirate, altrimenti sarebbero l'ultimo atto della tragedia. • Palermo: Via d'Amelio dopo la strage Nuova Rassegna Sindacale n. 30 del 3 agosto IO.9U ATTUALITÀ' tenga cari, però». Ci riBorsellino e i giovani a mafia domina sentiamo dopo per teledove il silenzio regna». All'insefono per scambiarci dei gna di questo slogan noi commenti mentre io giovani siciliani abstesso lo invito a essere biamo «alzato il tiro», presente a S. Cipirrello per riscattare la nostra per presentare il mio sedignità. Accanto a noi condo libro. di Nicola Mannino si sono schierati, in queOggi non resta che ricorsti anni, gente semplice, magistrati puliti che dare. Sfoglio i suoi appunti scritti con inchiostro hanno tentato di sfidare con le armi della legalità verde su quella carta intestata «Procura della Rela criminalità organizzata. Uno di questi era pro- pubblica di Marsala», e penso. prio il giudice Paolo Borsellino. E alla riflessione si arrompagna la ferrea volontà Ho avuto la fortuna di non mollare, di conoscerlo, di appoiché Borsellino e prezzarne la semplitanti con lui hanno cità e il coraggio. Il seminato certezze primo incontro fu in questa terra di circa due anni fa alSicilia. Siamo stanl'Istituto tecnico per chi sì, è vero, ma il turismo di Panon sconfitti. lermo dove parlò a La gente torna a milletrecento giolanciare slogan menvani sul tema «Una tre le bare vanno via coscienza più forte tra lacrime e inper una scuola più censo. La gente si unita: oltre il fenodispera, ma vuole meno mafioso». fare sul serio. Lui entra e cerca il Chiede verità e giuprofessor Nicola stizia. E il cardinale Mannino, si meraviPappalardo tuona: glia che un giovane «Alzati Palermo». insegnante possa Ma i palermitani portare i suoi allievi ancora sono svegli, a trattare temi così non sono andati a «forti». Nell'aula dormire dopo l'emagna iniziano susplosione di domebito le prime donica i <) luglio. mande. Borsellino Vorremmo che il incoraggia i giovani sipario non calasse a non cedere. «Siete su questa orribile voi la paura della tragedia. mafia — dice — e proprio voi giovani Vorremmo non andovete far nascere dare a letto per riun'alba nuova, ditornare a gridare la versa, più limpida». abbia che sta naSaltuariamente scosta dentro il legge i suoi appunti. cuore di ogni gioAl termine gli apvane siciliano, di plausi, ci congeogni cittadino che diamo augurandoci attende gente nuoun buon lavoro. Ma va che non abbia un Borsellino, sapendo prezzo, che non si che operiamo in mapossa né comprare niera attiva nel soT) ubblichiamo la lestimoné vendere. ST nianza di un giovane proTorniamo a rilegciale, ci fa un regalo: fessore di Palermo impegnato gere gli appunti di «Professor Man- sul difficile fronte dell'educaun giudice che lotnino, le lascio i miei zione nelle aree più degradate della città. È la testimonianza non solo dell'im- tava pur sapendo appunti così lei avrà pegno di tanti giovani contro la mafia ma di un rapporto con il giudice Borsel- che la mafia aveva del materiale sul lino che ne rivela, come per il suo amico Falcone, le forti radici democratiche, già acquistato il triquale lavorare. Li ben oltre i limiti di una «professione» anche quando la professione di un buon tolo per lui. # L UN GIUDICE A SCUOLA magistrato è più che sufficiente per finire nel mirino dei criminali mafiosi. Ninna Rassegna Sindacale i del ;j agosto NOVITÀ «Questo volume coglie una questione essenziale che tocca le società occidentali dopo i mutamenti intervenuti dal 1989 sulla scena del mondo. E la novità è consegnata anzitutto nel titolo. Un nuovo contratto sociale, che esprime l'esigenza di rivedere le fonti dell'obbligazione politica e i tratti essenziali della convivenza... È tutto un mondo e un'ispirazione che si vanno esaurendo. Si vanno assottigliando il senso e il significato del vecchio «contratto sociale» , o compromesso democratico /ascab///EDIESSE che aveva al suo centro la grande interventi fabbrica massificata, il sindacato operaio, i partiti Walter Cerfeda di massa, lo Stato parte Un nuovo e mediatore di questa società. contratto sociale La direzione che prenderanno la sinistra e le forze socialiste Prefazione di Biagio De Giovanni è tutta legata alla possibilità di ritrovare, dopo il tramonto di quel mondo, la tensione di una domanda rivolta alla riforma della società». (dalla prefazione di Biagio De Giovanni) Walter Cerfeda UN NUOVO CONTRATTO SOCIALE pagg. 96, lire 16.000 ISBN 88-230-0084-X I libri dell'Ediesse si acquistano nelle migliori librerie o per corrispondenza richiedendoli telefonicamente o per iscritto a: Ediesse - Ufficio ordini - Via dei Frentani, 4a - 00185 Roma tei. (06) 44481325 - fax (06) 4469007 DAL PARLAMENTO Strage di Palermo. Scalfaro: «E' l'ora della responsabilità» ONDA D'URTO NELLE ISTITUZIONI D ella bomba che domenica 19 luglio ha fatto saltare in aria a Palermo il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta, molte schegge sono arrivate direttamente nelle istituzioni e in particolare in quello che ne è il cuore: il Parlamento. Il clima che si viveva lunedì nel Transatlantico di Montecitorio non era molto diverso da quello che si è potuto vedere dai servizi televisivi su Palermo. Amarezza, indignazione e sconforto si intrecciavano sui volti dei deputati presenti alla Camera. Un ennesimo attentato, da tutti però vissuto come un fatto straordinario, com'è facile intuire anche dalle parole del capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro, subito dopo la strage. Un pressante monito nel quale avvertiva che «è tempo di meditazione, ma è tempo di azione coerente e forte», indicando subito una strada, un percorso al quale non è possibile sottrarsi: «E l'ora della responsabilità di tutti, a cominciare da me stesso e dai vertici dello Stato. Guai a noi, davanti alla nostra coscienza e alla nostra storia, se non saremo capaci di essere forti, uniti e di reagire per quella immensa parte del popolo italiano che è pulita, per bene». La straordinarietà del momento che il nostro paese sta vivendo, il presidente della Repubblica ha voluto testimoniarla anche con la sua presenza nelle tribune di Montecitorio e Palazzo Madama (fatto senza precedenti), mentre si commemoravano le vittime della strage. Il presidente della Camera, ha avuto parole molto decise, affermando che il dovere del Parlamento non può esaurirsi «in questo riconoscimento e tributo di gratitudine». «Consentitemi — ha aggiunto Giorgio Napolitano - - un richiamo al ruolo che spetta al Parlamento in un momento di crisi così acuta del sistema politico democratico». Più pesanti le parole del presidente del Senato: «Questo antiStato è tanto più pericoloso quanto maggiori sono al suo interno i contraccolpi di una sorda lotta tra fazioni, in una fase in cui gli equilibri di forze stanno probabilmente cambiando. Mentre noi chiediamo al paese — ha proseguito Spadolini — di seguire il proprio governo e i propri rappresentanti in Parlamento nella battaglia per sconfiggere questi criminali, noi dobbiamo prima di tutto chiedere a noi stessi di essere coerenti: consapevoli che il prezzo potrebbe essere anche la nostra vita. Guai a mostrarci divisi in queste ore tanto drammatiche. Anzi, fin d'ora, in concordia di intenti, noi dobbiamo dire "no"a chi crede di poter sostituire le tavole del diritto con la dinamite». La reazione è stata immediata. Al Senato è subito ini- ziato l'esame del decreto antimafia, al quale il governo ha deciso di presentare un maxiemendamento con una modifica ai poteri del superprocuratore e la riapertura dei termini per la presentazione delle candidature per questa carica. Alla Camera, invece, la commissione Giustizia ha accolto la proposta del Pds e del Pii per l'immediata ricostituzione della commissione Antimafia. I drammatici eventi siciliani sono stati al centro del dibattito parlamentare insieme alla manovra economica. Mentre il governo è al lavoro per mettere a punto il documento di programmazione economica e finanziaria per i prossimi tre anni, che doveva essere presentato entro il 15 maggio (il governo era allora dimissionario), alla Camera vi sono state molte audizioni nelle varie commissioni. Mercoledì 22 luglio il sottosegretario al Tesoro, Sacconi, ha spiegato alla commissione Lavoro le linee del governo. La stessa commissione il giorno prima aveva ascoltato il ministro del Lavoro, Cristofori, per la parte di propria competenza della manovra. Alla commissione Affari sociali si è discusso invece di spesa sanitaria: di particolare interesse l'audizione dei rappresentanti delle Regioni, secondo i quali la spesa sanitaria 1991 è stata di circa 11 mila miliardi maggiore di quella stimata dal governo, che ha già ripianato 5.600 miliardi. Intanto le commissioni riunite Finanze e Bilancio della Camera hanno concluso l'esame del decreto di finanza pubblica che questa settimana sarà discusso dall'Aula di Montecitorio. I lavori di Aula, sia alla Camera che al Senato, hanno riguardato prevalentemente il dibattito su mozioni. A Palazzo Madama si è discusso sulla situazione occupazionale di Fiat e Pirelli. In entrambi i rami del Parlamento, inoltre, sono state discusse le mozioni sulle riforme istituzionali e in particolare sull'istituzione della commissione bicamerale (per la presidenza della quale è sempre più favorito Ciriaco De Mita) che dovrà formulare le proposte di riforme costituzionali. Passa invece al Senato la parola sulla riforma dell'immunità parlamentare, approvata alla Camera mercoledì 22 luglio con il voto favorevole, oltre che dei partiti della maggioranza, anche del Pri, del Pds e di Rifondazione comunista. Procede spedito a Montecitorio anche il dibattito in commissione Affari costituzionali sulle proposte di legge sull'elezione diretta del sindaco, che da questa settimana dovrebbero passare all'esame dell'Aula. di Roberto Giachettì Nuova Rassegna Simlaialr 14 ì del ATTUALITÀ' Politica economica/Gli clìetti della guerra dei lassi MANOVRA IN FUMO di Antonio Giancanc e Savcria Sechi Ogni punto in più brucia 12 mila miliardi. E c'è chi dice che Bankitalia, sconfitta la speculazione, svaluterà a sorpresa ussurri e grida. Raggelati i mercati dalla barbara esecuzioS ne di Palermo, la manovra finanziaria di Amato continua a muoversi all'interno di un quadro sempre più complesso e rischioso. L'ha segnalato lo stesso governatore della Banca d'Italia, chiedendo al governo il varo immediato della legge finanziaria, per giocare d'anticipo. L'avvio della manovra, infatti, pur apprezzato, non è servito a rassicurare i mercati, né ha attenuato le pressioni sulla lira. Proprio la situazione valutaria costituisce in realtà il terreno decisivo per comprendere i possibili esiti della manovra di politica economica appena avviata. Trentamila miliardi di riserve in fumo. E interessi alle stelle per fronteggiare la speculazione, mentre ogni punto in più sui tassi produce un aggravio sui conti pubblici di 12.000 miliardi. Si cominciano a tirare le somme della strenua difesa della lira, e a valutare quale futuro attenda la nostra economia. Secondo le previsioni degli analisti, la tempesta vaUn'immagine della manifestazione lutaria è destinata a durare ancora a sindacale del 18 luglio a Caracalla lungo, vista la politica di Bonn e i deludenti esiti del Misure fiscali del governo recente vertice del 1987 a (gettito in miliardi) Monaco. Le conseguenze 1992 1993 sono negative per tutti. La ripresa economica monPatrimoniale (fabbricati) 5.760 diale è rinviata a data da Patrimoniale (dep. bancari) 5.700 destinarsi. E mentre in Condono edilizio 1.000 Francia la produzione inCondono Tv 50 dustriale ristagna e si annunciano segnali di vera e Aumento imposte di bollo 800 1.580 propria crisi, nella stessa Tassa conces. governative 1.900 1.100 Germania il rialzo del coRiduzione tassa società -600 sto del denaro, secondo il Aumento canone Sip 100 direttore della Dresdner Bank, Klaus Friedrich, Detassazione investimenti -140 provocherà un rallentaAumento contributi 1.257 3.156 Totale Nuova Rassegna Sindacale 16.467 15 5.196 del mento della crescita economica. D'altra parte, speculazione o no, cominciano a delincarsi le spine di Maastricht: se ci fosse stata la moneta unica, la Germania non avrebbe dovuto decidere da sola. E le scelte sarebbero spettate ai governi e non alle banche centrali. Ma l'attuale situazione presenta altri aspetti di novità. Per la prima volta Bankitalia ha dovuto affrontare una crisi valutaria in un regime di libera circolazione dei capitali, dunque senza le reti di sicurezza che nell'85 e nell'87 avevano attutilo i contraccolpi delle turbolenze dei mercati. G'è inoltre da notare che il nostro paese, dal 1991 in regime di banda stretta, continua a mandare segnali contraddittori ai mercati tenendo a livelli elevatissimi i propri tassi. Esplicitamente ammettendo cioè che all'investitore va riconosciuto un rischio di cambio altrettanto elevato. Alla luce di quanto è avvenuto negli ultimi tre mesi, sono ormai in molti. Ira gli osservatori più autorevoli, ad ammettere che la guerra dei tassi ci vede comunque perdenti. I molivi sono noti. La finanza pubblica arranca. 1/impatlo della difesa della lira sul deficit è addirittura pari alla stessa manovra appena avviata. Come dire, i sacrifìci ser1994 vono soltanto a rimediare alle conseguenze delle scelte monetarie, l'ale circostanza viene in qualche modo occultata dalla necessità di combattere la 1.300 speculazione contro la no1.500 stra divisa. Resta però il fatto che la nuova legge fi-600 nanziaria, finché perdura 100 tale situazione, non si -200 può credibilmente impo3.364 5.464 ATTUALITÀ' Intervista a Paolo Leon UN CIRCOLO VIZIOSO Paolo Leon è docente all'Università La Sapienza di Roma e presiede Fistiluto di ricerca Cles. R S : Qiiando bisognava svalutare? Leon: Ai primi segnali di inversione del ciclo, cioè alla fine dell'89 o nei primi mesi del '90. (l'era stata anche un'occasione qualche tempo prima, quando la Germania era disposta a rivalutare, ma la cosa andò in fumo a causa dell'opposizione della Francia. R S : Ma noi, invece di svalutare, siamo entrati nella «banda stretta»... Leon: È stata una scelta non di carattere economico, bensì politico. Le autorità monetarie hanno ritenuto di poter ricondurre a disciplina la finanza pubblica utilizzando l'ingresso nella banda stretta dello Snie come una variabile esogena, cogente nei confronti di governo e Parlamento. un effetto di tipo Pigou. cioè la gente cercherà di ristabilire il proprio livello di liquidità, perché ne ha bisogno, sottraendo tali risorse da altri impieghi. È anche possibile una disintermediazione bancaria, però verso attività altrettanto liquide. E ciò non mi sembra molto positivo. La mia impressione è tuttavia che l'imposizione sui depositi non influenzerà più di tanto i comportamenti. Credo inoltre che in Parlamento dovranno essere apportati dei correttivi, perché è incostituzionale tassare i conti correnti con casuale riferimento a un solo giorno di giacenza. R S : Le privatizzozioni costituiscono l'altro asse della manovra del governo. Chi. come, dove e quando comprerà le aziende pubbliche? Leon: Nessuno lo può dire, neanche il governo. Penso che il governo abbia Leon: Con il doppio aumento del tas- fatto una cosa essenziale: so di sconto e dei lassi d'interesse sono bruciare sul nascere le forstate già bruciate tutte le risorse dal ti ostilità alle privatizzalato delle entrate. Le misure dal lato zioni presenti nella magdelle spese sono in mente dei. Siamo gioranza, e tendenti a diquasi a bocce ferme. Ovviamente non fendere le lottizzazioni e è detto che tale stalo di cose perman- l'approvvigionamento delga nel tempo. Se si hit ravvedesse la le casse dei partiti attrapossibilità di una prossima riduzione verso le aziende pubdei tassi, il peso sarebbe più sopporta- bliche. La scelta dello bile. Ma se la situazione tedesca per- strumento del decreto è mane, e non c'è ragione per pensare quindi da giudicare positiche si modifichi, allora questi aumenti vamente. Se questo piano porti ridel tasso d'interesse sono destinati a sorse al Tesoro, non lo so. Perché non è stata ancora decisa la cosa foncontinuare. damentale... R S : Ora la difesa della lira rischia di compromettere gli stessi effetti della manovra fiscale appena avviata. Che ne pensa? R S : Qitindi andiamo ad «avvitarci» ancora di più attorno a questa crisi monetaria. Come se ne esce? Leon: Così non se ne esce. Non c'è ammontare di riduzione della spesa pubblica o di aumento di pressione fiscale che possa superare questo circolo vizioso. Poiché gli stessi rimedi fiscali e di riduzione della domanda tendono a comprimere il Pii, queste manovre restrittive producono effetti negativi sul gettito tributario. K benché il generilo tenti di realizzare una manovra meno inflattiva, c'è anche il rischio di traslazione parziale sui prezzi. R S : Esiste la possibilità di aumento dei consumi, a seguito della tassazione dei depositi bancari? Leon: Si verificherà probabilmente RS: Cioè? Leon: Se si va verso un sistema tedesco o anglosassone. Se insomma decidiamo di potenziare la Borsa, o decidiamo di utilizzare le banche come se fossero la Borsa. Poiché secondo il decreto le azioni verranno cedute dalle holding a un consorzio di banche, a loro volta possedute dalle holding, siamo di fronte a un sistema «autoreferenziale». A parte questo aspetto, si è comunque reciso un legame importante: il complesso politico-industriale. E l'iniziativa è ora in mano al Tesoro, anche se cjuesto non garantisce nulla dal punto di vista delia politica industriale, e si corre il rischio di regalare dei monopoli naturali al settore privato. A. G. e S. S. Nuova Rassegna Sii.d.ualc 16 ;o del stare. Il rialzo del costo del denaro mette inoltre alle corde l'intero sistema industriale. In tale quadro, pagano soprattutto le piccole imprese, che costituiscono gran parte dell'apparato produttivo italiano e che sono mediamente indebitate perii io per cento del loro fatturato. Gli stessi tassi di interesse, troppo elevati, finiscono per spingere in alto l'inflazione: nessuna impresa è in grado di remunerare un capitale di rischio prestato al •io",, e in più produrre utili. Inevitabile dunque un ricarico del costo sui listini. Lo scenario non è positivo anche sull'altro versante della politica economica del governo, ciucilo della politica dei redditi. Schiacciate dal cambio troppo elevato, e dal costo del denaro, le imprese tentano di comprimere i salali, individuando nel costo del lavoro l'unica «variabile indipendente» che può essere sacrificata. D'altra parte, l'aumento del saggio di sconto, con le conseguenze che reca sul bilancio, sta ostacolando la possibilità di avviare una politica «di tutti i redditi». Mainano infatti le risorse finanziarie per ridurre il peso di fisco e contributi sulla struttura del costo del lavoro e lo stesso aumento delle aliquote contributive, disposto nell'ultimo decretone, la dice lunga su\Y impasse nella quale si trova Amato. Di più, l'aumento dei tassi regala un incredibile premio alla rendita finanziaria dei titoli pubblici, peraltro esclusa, per ragioni di opportunità, dall'ultima patrimoniale. In altri termini, si sta ampliando a dismisura proprio quel diflerenziale di poteri economici che la politica dei redditi, anche attraverso la leva fiscale, dovrebbe invece ridurre. E diventa sempre più arduo ragionare di disinilazione o di riforma della spesa pubblica. Come andrà a fluirci* C'è chi giura che la Banca d'Italia, dopo aver piegato, ad altissimi costi, la speculazione, procederà a svalutare, magari quando nessuno se l'aspetta. Dopo il danno, la beila. • ATTUALITÀ' Privatizzazioni/Le contraddizioni del governo CARISSIME ENTRATE di A. G. e S. S. Lo Stato svende i suoi «gioielli». E por renderli appetibili offre incentivi che costano molto on un provvedimento-lampo (il decreto 333 varato 1' 1 1 luglio) e C una sequenza incalzante di decisioni, il cammino delle privatizzazioni all'italiana prosegue senza soste. Si vanno definendo la struttura e la composizione delle due holding che controlleranno i quattro colossi industriali (Iri, Eni, Enel, Ina) e i due enti creditizi, l'Imi e la Bnl, oggi trasformati in Spa. mentre si accavallano le voci sugli uomini «nuovi» crune assumeranno il comando. Nonostante le reiterale promesse del governo, la sfiducia sulla nuova iniziativa si allarga a macchia d'olio, soprattutto negli ambienti industriali. Che fanno sapere di non essere disposti a farsi coinvolgere nella proprietà delle due holding di prossima costituzione. La Confindustria ha le idee chiare a questo proposito e per bocca del suo presidente, Euigi Abete, detta le condizioni: cessione del ioo°(1 della proprietà delle imprese ai privati, trasparenza e oggettività nella valutazione dei beni e delle attività nel patrimonio; pari possibilità di accesso al capitale delle nuove società per tutti i potenziali investitori. E così il governo assume nuovi impegni e prospetta incentivi. Innanzitutto di ridurre in modo sensibile, nel tempo, la quota di proprietà pubblica. Poi di rendere appetibili ai potenziali investitori le nuove emissioni, per esempio attraverso l'offerta a prezzi particolarmente vantaggiosi. Così facendo però incorre in almeno due contraddizioni. Mentre «svende» le migliori risorse produttive del paese per rimpinguare le esangui casse dello Slato, ne riduce il prezzo, per renderle attraenti, e promette di provvedere alla loro ristrutturazione, sostenendo costi addizionali. S'impegna inoltre a concedere detrazioni fiscali ai sottoscrittori. Ri- Franco Nobili e Gabriele Cagliari duce così la possibilità di ottenere margini positivi per ripianare il deficit pubblico ed espande, per altro verso, la spesa per ristrutturazioni e sconti in termini di imposte e tasse. Ma c'è di più. Mentre, di fronte agli investitori nazionali, s'impegna a rendere sempre più «private» le nuove Spa, si vincola, dinnanzi ai creditori esteri che reclamano la restituzione dell'ingente debito accumulato, a mantenere il controllo, sia pure indiretto, dello Stato e il carattere di «entità» pubbliche alle nuove società. E già, perché dopo la vicenda dell'Agrifactoring e quella, più recente, dell'Elmi, le banche straniere sono entrate in allarme. Nel primo caso i debiti sono stati sospesi e le garanzie (che gravavano sullo Stato italiano) disattese; per i debiti dell'Efim, invece, proprio in questi giorni si è disposto il congelamento dei pagamenti dovuti nei confronti di creditori nazionali ed esteri. Considerando che il debito estero dell'Eli m (secondo stime ottimistiche) può essere valutato intorno ai 3.500 miliardi, parte dei quali costituiti da linee di credito a breve termine, l'impatto sui bilanci delle banche non è stato lieve. Anche perché si profila, per i credi- Nuova Ra^ct^iia Sindacale 17 n. in del { .n tori esteri, un'altra, concreta minaccia: la trasformazione della natura giuridica degli altri enti pubblici economici, avviati verso la privatizzazione e ora divenuti società per azioni. 11 problema riguarda soprattutto Tiri, su cui pesa un indebitamento lordo di 186.416 miliardi, la metà dei quali verso banche, istituti finanziari e titolari di prestito obbligazionario; ([nasi 21.000 miliardi, inoltre, prevedono il rimborso a breve termine. Ma se per l'indebitamento a breve in lire italiane non sono previste clausole di modifica degli accordi, quello in valuta estera dispone un adeguamento della «valutazione di affidabilità creditizia» (il «rating») quando il debitore non è più un ente di Slato. Viaggiare in seconda classe, anziché in prima, non e senza conseguenze: costerà di più, in futuro, indebitarsi presso banche estere, che chiederanno margini di remunerazione del rischio sui tassi di interesse sempre più elevali. E allora? Quale sarà la strategia delle nuove Spa? Sembra configurarsi una situazione molto simile a ciucila di alcuni paesi dell'America Latina, oberati dai debiti, che nella seconda metà degli anni 80 si sono trovati costretti a cedere la parte migliore della dotazione produttiva del paese per riscattare quote di debito estero non più rimborsabile. «Debi l'or equity swaps», «scambio debitoazioni», non è forse questa la soluzione proposta? Gli operatori italiani ed esteri hanno nel loro portafoglio consistenti pacchetti di titoli del debito pubblico; lo Stato ha bisogno di «ricapitalizzarsi» dismettendo attività (come i quattro «megaenti» di Stato) a basso rendimento e abbattendo le passività (l'enorme debito pubblico) ad alto costo. E così, in sostanza, si offre di sostituire i Bot con titoli rappresentativi della struttura produttiva nazionale: le grandi reti delle telecomunicazioni, dei trasporti, dell'energia, del gas. dell'acqua, delle grandi aziende bancarie, assicurative e manifatturiere pubbliche potrebbero, così molto presto, passare in proprietà a privati operatori, nazionali o esteri. Ma attenzione: offrire incentivi per indurre a sottoscrivere le nuove Spa in cambio dei Bot ad altissimo rendimento potrebbe essere molto, molto costoso. E non è detto che ne valga la pena. • Le polemiche sulle iniziative Fiat e Piaggio/Parla Patrizio Bianchi LA POLITICA CHE NON C'È' di (iiovamu Rispedì Contrapporre Nord e Sud non ha senso. Perche si può investire in Oriente. Il vero problema è eome governare il mutamento perta da tempo, la polemica sulle decisioni di investimento al Sud, e le speculari decisioni di disinvestimento nel nord del paese, si è l'atta di recente più accesa. A inasprirla, l'annuncio, da parte della Piaggio, dell'avvio di nuove attività in Campania. A farla più vivace, già qualche settimana prima, e mentre a San Nicola di Melli i lavori per il megaimpianto Fiat erano ormai a buon punto, la chiusura dello stabilimento I-ancia di Chivasso. Rassegna ha seguito da vicino sia A l'una che l'altra questione. Ritorniamo ora in queste pagine, con l'intento di avviare una discussione che non crediamo si smorzerà con la pausa d'agosto, sui temi che le due vicende hanno posto in evidenza. Cominciamo con alcune domande a Patrizio Bianchi, economista ed esperto di politica industriale, una scheda in cui si riassumono i dati sull'andamento dell'industria meridionale raccolti nell'ultimo rapporto Sviine/ e un intervento di Mario Sai, coordinatore del dipartimento Mezzogiorno della CRÌI. R S : Allora: Mei fi o Chivasso, Pisa o Avelluto (e Iìenevento). Molti, guardando a quel che sta accadendo, si .sono espressi in questo modo. Anche a sinistra qualcuno ha visto solo il proprio campanile. Ha un fondamento questa contrapposizione:' Bianchi: No, non ha nessun fondamento, è una trappola leghista. K errato, sbagliato proprio in radice dire: o in Piemonte o in Basilicata, o in Toscana o in Campania. Perché poi si può andare... in Ungheria. K magari conviene di più. Il problema è che fatichiamo a comprendere i fenomeni di delocalizza/ione e deindustrializzazione in atto, non sappiamo [lercio come governarli. Ma chiudersi nella difesa a oltranza dell'esistente non porta da nessuna parte. Tantomeno si può dire no al fatto che alcune produzioni vadano al Sud, in tenitori dove c'è un problema ancora irrisolto di industrializzazione, e dove, con il 20 per cento e oltre, la disoccupazione è a livelli insostenibili. R S : Ma le imprese non vanno nel Mezzogiorno per ragioni jilantropiche. Saccheggiano le casse dello Stalo e dietro di sé non hanno alcun disegno, pubblico, di politica industriale. Bianchi: Certo, la Fiat per parlare del caso più rilevante -- decide l'investimento nel Mezzogiorno perché lo Stato le olire condizioni di grande favore, e perché sa di trovare lì manodopera a buon mercato. Di Nella Piaggio di Pontedera più: può darsi che il melfese e la Basilicata non avessero alcun bisogno dell'auto, e che per ragioni ambientali, economiche, culturali meglio sarebbe stato un altro tipo di investimento. Tutte cose giustissime. Che però andrebbero dette prima, avendo la capacità di indicare soluzioni diverse. E che non possono giustificare, ripeto, la difesa a oltranza di questo o quello stabilimento del Nord. Anche qui bisogna muoversi un po' in anticipo. R S : Tuttavìa, a Chivasso, Pontedera o altrove ci sono pur sempre uomini in carne e ossa, che non possono essere spostati come birilli. Bianchi: E il sindacato cosa ha fatto, prima, per evitarlo? Cosa ha detto, proposto, immaginato, prima che si decidesse di chiudere, ad esempio, Chivasso? La Fiat, inutile ripeterlo, ha responsabilità gravissime, è arrivata a questo tornante impreparata, tenta sempre di far pagare agli altri, alla collettività, come si dice, errori antichi. Va bene. Ma il sindacato non può limitarsi ad aspettare sempre e solo le decisioni di Corso Marconi. Perché, al di là di come la vicenda poi si è conclusa, sul problema Chivasso bisognava giocare d'anticipo, interrogarsi sulle possibilità offerte dall'area piemontese, chiedersi fino a che punto fosse e sia sostenibile la monocultura dell'auto, cercare per tempo, di fronte all'evidente difficoltà di quell'insediamento, un futuro diverso per una manodopera con quelle caratteristiche professionali. Bisognerebbe entrare in quest'ottica, credo. Comprendere che occorre pensarci prima, che non si può star fermi ad aspettare le decisioni altrui. R S : Ma non basta. Se non c'è un'idea, seppur minima, di politica industriale, non si va molto lontano. Bianchi: È vero. Ed è questa, poi, una delle ragioni per cui ci troviamo schiacciati tra coloro che possono godere di un costo del lavoro enormemente più basso e coloro che meglio di noi sanno rispondere agli imperativi della qualità. La strada, a parer mio, può essere una sola: quella che porta verso l'alto, verso prodotti che abbiano un più ricco contenuto di conoscenza incorporata. Ma per questo occorrono delle politiche. Che riguardino la formazione, innanzitutto, sottraendola a una funzione da sempre assistenziale, l'innovazione tecnologica e che, più in generale, si ispirino a una diversa concezione del sostegno all'industria. In altre parole, occorrerebbe uscire, una volta per tutte, dal contenzioso con Leon Brittan sugli aiuti alle imprese, presentarsi al tavolo della Comunità con progetti precisi, piani integrati di area sia per il Mezzogiorno depresso che per le zone di declino industriale del Nord. Ecco, questo significherebbe partire con il piede giusto. • II cantiere della Fiat di Melfi Dietro i nuovi investimenti QUANDO LA FIAT SPOSA IL CEMENTO di Mario Sai L'alleanza tra i potentati del Nord e del Sud II rapporto 1992 della Svimez ci informa che l'Agenzia per il Mezzogiorno ha deciso l'anno scorso, in attesa del rifinanziamento della legge 64 per l'intervento straordinario, di impegnare le sue disponibilità di bilancio a favore delle iniziative industriali di minore dimensione, lasciando i contratti di programma senza copertura finanziaria. E il caso della Fiat a Melfi, come dell'Eni, dell'Ibm, della Snia e, più recentemente, della Barilla e della Piaggio. Per questi contratti non c'è una lira, mentre sono stati finanziati, ma senza erogazioni, quelli della Bull e dell'Italgrani. Hanno incassato i primi finanziamenti per impegni assunti nell'88-89 solo la Fiat per Cassino e Termoli, l'Olivetti per Pozzuoli, l'Italtel e la Texas Instruments in Abruzzo. Compromesso tra poteri. Dietro questa situazione, che spesso scatena forti tensioni tra lavoratori del Nord e del Sud, come recentemente è avvenuto per la Piaggio, ci sono quelle convenienze economiche e politiche che si sono venute rafforzando nell'ultimo decennio Nuova Rassegna Sindacale ^ %JQ TI. 30 del 3 agosto grazie al compromesso tra grande industria del Nord e poteri clientelari del Sud. Un crescente deficit pubblico ha permesso di finanziare sia i processi di riorganizzazione industriale (centrati prevalentemente sugli incre- strazione corrotta e criminalità organizzata. Anche un dato apparentemente in controtendenza (nel '91 l'industria ha perso 105 mila addetti al Centro-Nord, mentre ne ha guadagnati io mila al Sud) è conseguenza della debolezza dell'apparato industriale meridionale, meno esposto sui mercati internazionali e meno specializzato nelle produzioni tecnologicamente avanzate e competitive. Lo dimostrano il limitato ricorso ai finanziamenti delle leggi per la ricerca, per rinnovazione tecnologica, per l'acquisto di macchine utensili e il permanere di una dinamica negativa degli investimenti. Le necessità attuali. Ora però siamo arrivati a un punto di svolta, he grandi imprese italiane — dopo un decennio di grandi manovre finanziarie e di politiche industriali orientate più sul risparmio dei fattori eli costo, a cominciare dai salari, che sui processi di innovazione delle tecnologie e dei prodotti si trovano con un apparato industriale ridotto (è sceso nel periodo '81-91 al 22",, delle attività economiche e i suoi occupati sono calati del i6" (l ), incapace di reggere la cosiddetta competizione globale. Trasferire attività produttive dal Nord al Sud può essere per menti di produttività, sull'intensificazione del lavoro, sulla compressione della dinamica salariale e sugli incentivi e i sostegni pubblici alle imprese), sia il mantenimento di un'economia dipendente al Sud, alimentata da una spesa pubblica L'industria meridionale secondo la Sviine/. a sostegno dei consumi e dalla spesa straordinaria per opere pubbliche e assistenza a un sistema industriale gracile. Nel Mezzogiorno l'inter- Una produzione industriale relativamente favorevole, alcuni vento straordinario è servi- settori con buone performance, una certa tenuta dei livelli occupato per oltre il 65% a fisca- zionali, un discreto aumento della produttività: sono questi gli ullizzare gli oneri sociali, ab- timi dati, relativi al Mezzogiorno, forniti di recente dallo Sviine/., bassando il costo del lavoro nel consueto appuntamento annuale del Rapporto. Dati, è bene di un quarto. Sono, però, precisare, non ancora definitivi, elaborati su fonti Istat 1990 e 1991. diminuiti gli investimenti e Dati che, per quanto relativamente buoni, dimostrano ancora un il tasso di industrializzazio- forte ritardo rispetto al resto del paene è calato in dieci anni dal se: in termini di prodotto prò capite, 37,4 al 36,6%, nonostante i indice che registra ancora uno scarto nuovi insediamenti indu- del 43 per cento; di disoccupazione, striali concentrati tra tripla rispetto al Nord; di posti di laAbruzzo, Molise e, più re- voro nell'industria manifatturiera, centemente, in Basilicata. che sono 34 per mille abitanti, meno Sono, invece, andati al Sud di un terzo che nel Nord. Ma vediaquasi metà degli appalti mo in dettaglio cosa dice il Rapporto. pubblici, alimentando Per il 1991, l'indice Istat della proquell'economia «della cata- duzione industriale nazionale ha restrofe» e delle grandi infra- gistrato una flessione del 2 per cento, stnitture che ha devastato il causata dal rallentamento della doterritorio e non risolto il manda mondiale, da un lato, e dalla problema del degrado delle minore spesa per investimenti, dalcittà, ma ha reso forte il cir- l'altro. A fronte di questo risultato cuito che tiene insieme affa- nazionale, il Mezzogiorno sperimenrismo economico, clientele ta per il secondo anno consecutivo politiche, pubblica ammini- un andamento più favorevole della IL DIVARIO RESTA L'italsld Nuova Rassegna Sindacale 20 11. 30 del 3 agosto 1992 loro vantaggioso per l'abbondanza di forza lavoro giovane che vi si trova; la scarsa sindacalizzazione; le condizioni di miglior favore che si possono cumulare (dagli sconti contrattuali agli incentivi finanziari, che coprono più della metà dei nuovi investimenti). Contemporaneamente si sono esauriti in edilizia gli effetti del ciclo determinato dagli investimenti per la ricostruzione nelle aree terremotate ed è in calo la spesa per abitazioni e opere pubbliche. L'intervento straordinario continua più sul versante delle perizie suppletive e della revisione dei prezzi che su quello dei nuovi interventi. Il «partito del cemento» nel Sud ha, quindi, bisogno di nuove risorse. Ecco perché si chiede di rifinanziare l'intervento straordinario per altri 24 mila miliardi, mettendo in campo i potenti interessi anche delle grandi imprese del Nord, Fiat in testa. Cosi si spiega l'imbroglio dei contratti di programma (firmati senza nessuna copertura finanziaria) e si motiva, per quanto riguarda la Cgil, una ferma opposizione al decreto di rifìnanziamenu». Ad esso va sostituito un provvedimento per in- terventi mirati, già fuori dalle logiche straordinarie, che rafforzino e ampliilo la base industriale (a cominciare dalle aree più in crisi come la Calabria, la Sicilia, la Sardegna) e affrontino alla radice il problema del- la disoccupazione, che in questi anni non ha dato segni di significativi miglioramenti e, con un 42°O tra i giovani, rimane il triplo della media nazionale. • media. Se si esclude l'industria dei prodotti energetici, il cui dato è negativo (-1 % ), per la sola industria della trasformazione l'aumento del valore aggiunto in termini reali è stato del 2,7°,, (per il Centro-Nord si è verifìcato un decremento di circa un punto). Bisogna però dire che la miglior tenuta del settore manifatturiero meridionale è in gran parte conseguenza della minore correlazione con l'esportazione, penalizzata, come abbiamo appena detto, dalla caduta della domanda mondiale. Anche il rallentamento della domanda di investimento ha avuto minori effetti recessivi nel Mezzogiorno, mentre senz'altro buona è stata la performance dell'industria meccanica, il cui valore aggiunto è aumentato del 5)3% i n termini reali. Differenziali assai significativi a favore del Mezzogiorno si registrano, sempre per il 1991, in molti altri settori: quello dei mezzi di trasporto (in lieve crescita al Sud, in fortissimo calo al Nord: -9,1%), quello chimicofarmaceutico ( + 4,3 al Sud, -1,7 al Nord), o quello, composito, degli «altri prodotti industriali» (nel quale il Sud sopravanza di otto punti il buon + 4 % del Centro-Nord). Andamenti meno favorevoli si sono registrati invece nei settori della carta, nell'alimentare, Tarante Nuova Rassegna Sindacale nelle produzioni tessili, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature. La flessione generale dell'attività produttiva riscontrata a livello nazionale fa sapere ancora la Svimez — si è riflessa in un'ulteriore contrazione dell'utilizzazione degli impianti industriali e in una marcata diminuzione dei livelli occupazionali, ma quest'ultima è pressoché interamente dovuta al Centro-Nord. Ma anche in questo caso: la relativa miglior tenuta dell'occupazione meridionale è la risultante di andamenti settoriali fortemente differenziati, tra i quali spicca il dato sfavorevole del settore metallurgico, dell'industria chimico-farmaceutica, dei mezzi di trasporto e dei minerali non metalliferi. In linea con il miglior andamento della produzione, l'aumento degli interventi ordinari è stato nel Mezzogiorno minore che nel resto del paese. Su scala nazionale, l'intensità della caduta occupazionale dell'industria ha compensato la decelerazione del prodotto, per cui il dato relativo alla produttività è rimasto stazionario rispetto all'anno precedente. E nel Sud, dove alla stazionarietà sostanziale dell'occupazione ha corrisposto un andamento del valore aggiunto più favorevole che nel resto del paese, il tasso di crescita della produttività per l'industria di trasformazione è stato del 2,8%, di oltre un punto maggiore di quello registrato al Nord. L'industria meridionale di trasformazione registra un andamento positivo anche negli investimenti, che mostrano un netto + 4 , 1 % in termini reali (a fronte di un + 1 del Nord). Ma, avverte la Svimez, il recupero realizzato dal Mezzogiorno è ancora palesemente insufficiente a consentire una significativa riduzione del divario nell'industrializzazione. Giorgio Minnucci n. 30 del ;j agosto SINDACATO La vicenda Iritecna/Dopo il rinvio a settembre del confronto con i sindacati IL COLOSSO D'ARGILLA di Roberto Greco Sospese le procedure di cassa integrazione, resta incerto il futuro del gruppo. E gli sprechi interni sono troppi, denunciano i lavoratori a montagna ha partorito il to- subito con problemi pratici enormi e Su tutto T«all'aire» Iritecna grava da polino. Anzi, in questo caso uno schema organizzativo del tutto sempre lo spettro pesante della sparneanche quello. La vicenda insufficiente. «La fusione realizzata tizione. Ogni partito di governo è Iritecna registra un ulteriore nulla di — afferma Fausto Sabbatucci, del di- proporzionalmente rappresentato alfatto, dopo il negoziato tra l'azienda partimento Settori produttivi della l'interno dell'azienda e soprattutto e i sindacati delle scorse settimane, Cgil — si è tradotta in un aumento ogni corrente democristiana ha il suo conclusosi lo scorso 21 luglio con un delle poltrone, anziché in una razio- gruppo dirigente, tanto che i consigli accordo all'Intersind. Tutte le que- nalizzazione dei gruppi dirigenti, co- di amministrazione sono aumentati stioni sul tappeto sono state aggior- me logica conseguenza di qualsiasi dismisura. «Tutto il management nate a settembre, a cominciare dalla operazione di inglobamento di socie- sostiene Roberto Tonini, segretario cassa integrazione preventivata in tà. Assistiamo al continuo proliferare generale della Fillea Cgil — è stato modo unilaterale dalla società il mese di enti decisionali all'interno di una creato secondo la filosofia della lottizscorso per duemila dipendenti. Se ne struttura caotica e dispersiva, incapa- zazione politica. Si è creata una riparlerà dopo la pausa estiva, quan- ce di agire. Anziché quindi ottenere struttura clientelare e spendacciona, do accanto agli eventuali problemi di un'impresa integrata con un insieme capace solo di spartirsi l'ette di potere, organico verranno contestualmente di capacità di progettazione, costru- riuscendo a bloccare tutta l'attività e affrontati il piano di riorrischiando ora di far fallire ganizzazione e il futuro di tutto». E gli scandali non si tutto il gruppo, finora piutsono fatti attendere. La natosto incerto. scita di Iritecna avviane alitHWOPMNCm l'indomani del caso clamo«HIT , « • Ma l'iter dell'operazione è roso dei «vecchietti d'oro», stato travagliato fin dall'iche ha coinvolto Italsanità nizio: come si ricorderà, (si parla di oltre duemila dopo lunghe discussioni si miliardi) e sono recenti gli era arrivati nel gennaio '91 ordini di cattura e l'arresto alla nascita di Iritecna, di Alberto Zamorani, ex frutto della fusione fra Ital1 i»~ vicepresidente di Italstat, stat e Italimpianti, che nelimplicato nel giro di mazle finalità dell'Iri, l'azionizette per «Malpcnsa 2000» sta di maggioranza, dovecon l'accusa di corruzione va essere una grande holaggravata, nel quadro delding pubblica leader nei l'inchiesta milanese «Mani settori dell'impiantistica Una manifestazione di lavoratori Italstat, ora Iritecna pulite» condotta dal giudiindustriale e delle costruce Di Pietro. zioni civili. Un colosso, in teoria, in zione e gestione al suo interno, si è argrado di reggere la sfida sui mercati rivati a un ibrido tra un elefante e Come non hanno tardato ad arrivare internazionali con un fatturato da una giraffa. La funzione di «generai i problemi di natura finanziaria deridiecimila miliardi, e una miriade di contractor» preventivata dall'Iri e vanti dalla fusione. Il gruppo di Carpiccole e grandi società da know how che doveva essere svolta dal vertice lo Lavezzari e Mario Lupo si è subito tecnologico e ingegneristico molto della struttura, è stata invece inglo- ritrovato dopo pochi mesi di vita con avanzato. Questo sulla carta e in ba- bata in una delle sei divisioni esisten- un passivo ogni giorno più grosso, fise al primo piano industriale presen- ti: così, anziché una struttura in gra- no a chiudere il bilancio consolidato tato dodici mesi fa. do di sovrintendere alle operazioni, '91 con 750 miliardi di deficit. AtUn'idea positiva — secondo gli stessi ne è nata una orizzontale che non tualmente, secondo la denuncia di sindacati —, che però si è scontrata coordina nulla». Ernesto Schiano, l'amministratore L lì xttàSSL Nuova Rassegna Sindacale 22 11. 30 del 3 agosto 199*2 SINDACATO delegato di Iritecna, l'indebitamento sarebbe cresciuto di altri 500 miliardi nei primi cinque mesi di quest'anno. La situazione economica è tale, dicono i vertici aziendali, che non sono più permesse manovre di riequilibrio con strumenti ordinari. Non solo. L'Iri ha già bocciato la richiesta di ricapitalizzazione di mille miliardi avanzata da Iritecna. E a tutt'oggi ciò non sarebbe più possibile, dopo il decreto Amato del 13 luglio che elimina i fondi di dotazione Iri agli enti a partecipazione statale. Come trovare i soldi per sopravvivere, considerando che sul piano operativo dopo un anno e mezzo si è allo zero assoluto, a causa dei continui slittamenti nelle acquisizioni attese di grandi progetti (Venezuela, Abu Dhabi, Iran), e che l'unica commessa degna di questo nome è quella conclusa in Indonesia per un valore di dieci miliardi? La risposta si è avuta nel maggio scorso con la presentazione da parte dei responsabili del gruppo di un nuovo programma quadriennale 1992-95, diverso nei contenuti e ridimensionato negli obiettivi rispetto al precedente piano industriale. Soprattutto nel comparto delle costruzioni (nelle società ex Italstat, come Condotte, Italstrade, Rep-Garboli), per il quale si ipotizza un piano di dismissioni attraverso la cessione di una delle tre grandi imprese di costruzione e l'allargamento delle quote private nelle altre due, nonché la vendita separata delle imprese minori del settore, arrivando a toccare anche il «gioiello di famiglia», costituito dalla Società autostrade (di cui Tiri detiene il pacchetto di maggioranza), l'azienda più forte dal lato finanziario di tutto il gruppo. Tutti interventi realizzabili attraverso operazioni mirate, tra cui la riduzione degli organici. Da qui la conseguente richiesta di cassa integrazione per duemila dipendenti ( 1.300 da subito, gli altri nel '93, quasi tutti edili, individuabili tra le figure tecniche e impiegatizie delle società di costruzione), ora sospesa a seguito dell'intesa dei giorni scorsi. «In pratica si vorrebbe — spiega Tonini — lo smantellamento del polo pubblico delle costruzioni per lasciare spazio ai privati, sfruttando le grandi capacità tecnico-organizzative di queste società. E a pagare alla fine sono i lavoratori, con la cig o il licenziamento». A protestare, e lo hanno fatto con lo sciopero dell'8 luglio e con un presidio la settimana scorsa davanti al ministero dell'Industria e delle Partecipazioni statali, sono i diretti interessati, le migliaia di lavoratori del gruppo (36 mila, di cui 22 mila di Italstat). «Se c'è qualcuno che se ne deve andare sono propio loro — afferma Miria Guigiani, delegata Feneal Uil dell'Inuma di Roma , i nostri gruppi dirigenti, aumentati a dismisura, che in diciotto mesi non sono riusciti a fare niente, facendo andare in passivo anche società che godevano di buona salute». «Anziché sviluppare ulteriormente il nostro settore — aggiunge Francesco Stramaccioni, delegato Filca Cisl dell'Iritecna — secondo i piani iniziali, cioè attraverso una politica di fusioni, lo sviluppo di nuovi settori come quelli dei parcheggi, dell'acqua, dei beni culturali e ambientali, dov'erano previste società ad hoc in grado di sviluppare e assorbire eventuali eccedenze di personale di altre aziende in difficoltà, non è partito nulla e si mira ora ad affossare tutto ancor prima di cominciare». «L'organizzazione del lavoro è ridotta ai minimi termini denuncia Nella Russo, delegata Fillea dell'Iritecna —: basti pensare che l'azienda ha ritenuto di avviare le procedure di cassa integrazione straordinaria senza che ci fosse mai stata in un anno e mezzo la volontà di approntare un organigramma funzionale del personale che caratterizzasse le professionalità interne. E pochi giorni prima di tali provvedimenti in un'azienda del gruppo si era addirittura proceduto a delle assunzioni». Per non parlare poi, aggiungono i lavoratori, dei criteri molto discutibili adottati nella scelta dei cassintegrati: quasi lutti concentrati tra i «colletti bianchi» del settore edile (è la prima volta che accade in queste aziende), in particolare a Roma (il 90° 0 del totale, contro il io° o della sede di Genova). In alcune società, come Italimpa e Iritecna Corporate, si sarebbe arrivati a tagli di metà del personale. Ma la denuncia dei dipendenti Iritecna non si ferma qui. «I vertici aziendali afferma Miria Guigiani — non possono pensare di ristrutturare il gruppo riducendo i costi attraverso la cassa integrazione senza eliminare le spese eccessive. Se si devo- Nuova Rassegna Sindacale 23 n. ;jo del j aK"M<> no ra/.ionalizzare le risorse a disposizione si dovrebbe anche incidere sui tanti sprechi che siamo costretti a sopportare tutti i giorni». Qualche esempio? Il rinnovo del parco macchine per mezzo miliardo (Alfa 164 superaccessoriate), i costi smisurati di «facciata» sostenuti unicamente per rifare il «look» agli uIlici (moquette e scrivanie rinnovate di continuo a ogni cambio di stanza di questo o quel dirigente), i viaggi quotidiani in aerotaxi con staff enormi di collaboratori al seguito in ogni parte del mondo. L'ultima «chicca»: un viaggio a Rio dcjanciro per la Conferenza mondiale sull'ambiente per ben dieci persone, con un costo medio di 15 milioni a lesta, solo per pubblicizzare ima rivista (L\l. Iritecna Magatine) dal costo di 200 milioni a numero che non legge nessuno. Ma ci sono anche spese più rilevanti, se è vero, denunciano ancora i lavoratori, che le consulenze esterne e le collaborazioni incidono lino al 50",, e oltre sui bilanci delle singole società, mentre spesso le competenze interne sono inutilizzate. «Tutto questo deve finire dice Tonini calla ripresa del confronto chiederemo di verilicare i possibili esuberi azienda per azienda, avviando processi di mobilità, di formazione e riqualificazione del personale laddove ci siano eccedenze di personale. Ma nel contempo pretenderemo anche il controllo delle consulenze, esigendo il rientro all'interno di quelle non assolutamente necessarie». «Chiederemo più in generale allenila Gianipaolo Mali, della segreteria nazionale della Fiom Cgil — di conoscere il reale futuro di Iritecna, e, prima di pensare a possibili tagli del personale, cercheremo di riportare il confronto sulle politiche industriali, sulle ricadute operative dei programmi, sulle scelte che l'azienda intende portare avanti. Iritecna sta in piedi se procede per come è stata concepita, vale a dire se riesce a collocarsi sui mercati internazionali. E per farlo occorrono tanti soldi e una solida rete commerciale e finanziaria che oggi non ha. E Tiri su questo dovrà dare delle risposte certe. Senza dimenticare che dal '93 stare sul mercato sarà sempre più difficile, per via della fine dei cartelli interni di commesse pubbliche e l'apertura degli appalti a tutte le società straniere». • SINDACATO Meccanici/Contrattazione avviata per 200.000 lavoratori INTEGRATIVI SU MISURA di Marina Iacovelli Nella maggior parte delle piattaforme nuove problematiche e obiettivi di qualità l Nord è in corso una pericolosa riduzione dell'apparato A produttivo, come all'Olivetti e alì'Ansaldo, al Sud la crisi delle Partecipazioni statali e dei grandi gruppi ha un elleno di trascinamento su tutto il territorio: non è facile sviluppare la contrattazione in questa situazione di crisi». Chi parla è Cesare Damiano. segretario generale aggiunto della Fiom Cgil. che ha redatto un rapporto sullo stato della contrattazione articolata nella categoria al termine di un lungo giro di «ricognizione», non solo nelle zone dove è più consolidata la presenza delle industrie metalmcccaniche ma anche nelle situazioni più periferiche. La realtà «fotografata» da Damiano mostra situazioni «avanzate» e altre più «arretrate», ma, come sostiene lo stesso dirigente, «balza agli occhi una significativa estensione del fronte rivendicativo». Insomma, la stagione è aperta. A tre mesi dall'inaugurazione ufficiale della nuova tornata di rinnovi integrativi, tra accordi fatti, piattaforme presentate e in via di elaborazione, sono già quasi 200 mila i lavoratori interessati e circa 1.200 le aziende coinvolte dalla contrattazione. «Rispetto alla passata stagione 1987-88, che coinvolse oltre mezzo milione di lavoratori con più di 4 mila accordi — spiega Damiano —, siamo un po' indietro. Ma questa mi sembra la risposta più efficace che potevamo dare al tentativo della Contindustria di portarci via la contrattazione aziendale». In 219 aziende si sono già conclusi accordi che hanno coinvolto 28.460 lavoratori. Le piattaforme, inoltre, N11. sono già stale presentate in altre 595 unità locali, per un totale di 97.107 dipendenti, mentre sono in via di elaborazione le ipotesi rivendicative che riguarderanno (>|.")()-' addetti di 3)o fabbriche. A ottobre i metalmeccanici coinvolti dai rinnovi saranno più di 300 mila. La contrattazione integrativa dunque esiste, è viva e va estesa e gestita in modo che non risulti generica e priva di finalità. Dovrà invece essere costruita, come spiega Damiano, fabbrica per fabbrica, «su misura», rispetto alle differenti realtà aziendali. Dovrà intervenire quando c'è la crisi e anche quando c'è lo sviluppo. Un'impostazione ad ampio respiro ciucila di questa nuova stagione. I meccanici non si sono dati uno schema che pretende di dettare le «tavole della legge», ma nemmeno vogliono darsene uno che lasci fare a ciascuno quello che può. «Siamo di fronte sottolineano alla Fiom a una "semina" di nuove problematiche nella maggior parte delle piattaforme e più che nel passato l'attenzione è volta a perseguire obiettivi di qualità». C'è nelle ipotesi rivendicative fin qui realizzate maggior interesse a conseguire forme più avanzate di partecipazione dei lavoratori (comitati miRilS Situi.u.ilc 24 1 (lei sti o commissioni miste di codclermina/.ione sulle prospettive produttive delle imprese e le condizioni di lavoro), cosi come a definire nuovi profili professionali e inquadramenti sostitutivi. Richieste significative sulle questioni ambientali sono state avanzate nelle realtà più esposte. C'è anche un tentativo di collegare l'erogazione salariale- alle modiliche dell'organizzazione del lavoro e delle imprese e alla qualità del prodotto, sulla base di indicatori diversi a seconda delle aziende 1 tempi di attraversamento, rotazione dei magazzini, raggiungimento di obiettivi produttivi, jusl in lime, lime tt> market, e così via). Allo stesso modo in molle piattaforme 1 problemi della profes-, sionalità vengono collegali alla formazione permanente, anche con interventi, rome- si pensa di fare in Lmilia-Romagna. degli culi locali a sostegno delle imprese che impiegheranno risorse proprie. «Non siamo in una situazione in cui c'è solo una brutale richiesta di aumento salariale o di sanatoria dei punti di contingenza dice Damiano . anche se ci sono situazioni aziendali in cui l'elemento salariale tradizionale fa premio. Mediamente ci troviamo però di fronte a uno sforzo di elaborazione in cui l'elemento qualitativo è tenuto in debita considerazione». Resta lo scoglio dell'avvio della contrattazione articolata nei grandi gruppi, quelli che «fanno politica». Non si tratta in realtà di un black-out totale. Qualcosa si è mosso: alla Melloni, all'I lattei, alla Whirlpool, alla Abb, alla Bclleli, all'Aprilia, alla Riello, sia al Nord che al Sud. Inoltre l'accordo, concluso nei giorni scorsi alla Zanussi (il primo in un gruppo di rilevanza nazionale), là ben sperare. Ma non dissipa tutte le preoccupazioni: «A bloccarci in queste realtà sostiene (ìiorgio Cremaschi, leader nella Fiom della minoranza di "Kssere sindacalo" non è solo la crisi, ma anche i nostri problemi unitali e di rappresentanza. Per questo dopo l'estate dovremo prendere in considerazione l'ipotesi di avviare nelle grandi aziende una contrattazione su salali e condizioni di lavoro, articolata per stabilimenti e per grandi aree». • SINDACATO Roma/Un prò memoria por Carraio CAPITALE TRASPARENTE di Alessandro Yalentini Insieme, sindacati e imprenditori fanno proposte per lo sviluppo e la moralizzazione della città Roma. Su un versante sindacati e gran parte del mondo imprenditoriale. Sull'altro l'Acer (l'associa/ione dei costruttori romani) e la Federlazio (l'associazione delle piccole e medie imprese). Motivo della spaccatura il documento sottoscritto unitariamente da Cgil, Cisl e t.'il di Roma, Unione industriali, Gonfc.ommercio, Confesercenti, Confartigianato, Unione provinciale agricoltori. Una ventina di pagine di suggerimenti e indicazioni di priorità per il programma del futuro sindaco e della costituenda giunta comunale. «Per la prima volta in questa città sottolinea Pierluigi Albini, segretario generale aggiunto della Camera del lavoro di Roma organizzazioni dei lavoratori e una parte anche ampia dell'imprenditoria si sono espresse in modo esplicito e con precise proposte a fax-ore dello sxiluppo degli investimenti produttix'i». Ma perché Acer e Federlazio si sono dimostrate recalcitranti e alla fine hanno optato per documenti alternativi? Il punto che ha determinato la frattura nel mondo imprenditoriale è quello riguardante la trasparenza negli appalti e nelle forniture. Sindacali e imprenditori mirano innanzitutto a privilcgiare il ricorso ai bandi di gara rovesciando l'andazzo attuale che nel Lazio vede oltre il (io per cento delle opere affidato alla trattativa privata. Per eliminare il fenomeno della revisione dei prezzi l'indicazione è di respingere progetti di massima e di accettare solo quelli esecutix-i «chiavi in mano»: la proposta, se approvata, vedrebbe diminuire di molto il meccanismo perx-erso, già ampiamente sperimentato a Roma in occasione dei Mondiali, della liexitazionc dei costi per perizie suppletive e revisioni in corso d'opera. Il ricorso alle varianti dovrebbe essere circoscritti) solo ai casi di nuoxe esigenze della pubblica amministrazione, stabilendo l'obbligo di indire nuove gare quando le variazioni superino una percentuale prefissata. Sempre ai fini della trasparenza sindacati e imprenditori ritengono debba essere privilegiato il criterio dell'esecuzione diretta delle opere, favorendo quindi i raggruppamenti temporanei di imprese, specie di tipo verticale (cioè in grado di assicurare la totalità del ciclo produttix-o, ndr) per eliminare il ricorso generale al subappalto e alla fornitura in opera. In questo modo il committente avrebbe la possibilità di conoscere direttamente i soggetti affidatari delle opere e di tutelare la sicurezza nei cantieri. Sicurezza che dovrebbe essere raggiunta anche individuando criteri di certificazione che premino, in sede di gara, le imprese in grado di dimostrare un basso tasso di infortuni nei propri cantieri. In questo senso rorienta- lavori di copertura dello Stadio Olimpico mento è di istituire un albo sulla base dei codici Inaii, escludendo direttamente dai concorsi le ditte poco affidabili. Per la Federlazio è necessario modificare la legislazione in materia. Sotto tiro i regolamenti dei bandi di gara, la legge 687 sulle associazioni di imprese e la 55 sulla certificazione antimafia. «Quest'ultimo provvedimento •- sostiene (ìherardi ha prodotto la degenerazione del sistema delle imprese. Nell'arco di tre anni si sono iscritte all'albo costruttori 15 mila nuoxe aziende, per la maggior parte piccoli subappaltatori, con un sovraffollamento che impedisce i controlli». Ma più che per questioni di merito la rottura con sindacati e Unione industriali sarebbe axxenuta, secondo (ìherardi, per questioni di metodo. Il riferimento è a una delibera approvata a giugno, subito prima delle dimissioni di Carraio. Si tratta di una modifica alle norme tecniche di attuazione dell'articolo i[], riguardante, il piano regolatore e la destinazione delle aree industriali. Viene richiesto al costruttore, o al richiedente, la concessione edilizia, l'obbligo di presentare contestualmente il contratto di acquisto da parte dell'imprenditore committente. Secondo la Federlazio e l'Acer, che ha presentato un ricorso al Coreco, si tratterebbe di una delibera illegittima e di una scorrettezza rispetto agli accordi che tutte le associazioni imprenditoriali e i sindacati axexano sottoscritto noxe mesi prima. Di dixerso axxiso Albini: «Nessuna scorrettezza, la delibera è il frutto di una decisione autonoma del consiglio comunale al quale non si può impedire di legiferare. La xerità è che non piace ai costruttori perché è un tentativo di colpire la rendita fondiaria e la speculazione che a Roma ha già messo pesantemente le mani sullo Sdo. 11 gioco è semplice, acquisire aree industriali e costruirci qualcosa di molto più remunerativo. come uffici o appartamenti. A questo punto vogliamo andare fino in fondo e, se il Coreco dox-cssc accogliere il ricorso, siamo pronti a mobilitare l'opinione pubblica e a chiedere un'inchiesta amministratixa». % SINDACATO ministero dell'Ambiente, che non ha ancora varato un accordo di pro-gramma con gli altri soggetti istituzionali (ministeri, Comunità montana, Comune) per il risanamento della miniera di Balangero, per il quale esiste già un finanziamento di 30 miliardi per il biennio di Loredana Taddci '92-93Per non parlare del Cipi, che doveva entro il 25 maggio stabilire le Lentezze e inadempienze ministeriali creano condizioni di ammissibilità e le problemi. Anche sul fronte dell'occupazione priorità di accesso ai contributi per le imprese, e del ministero dell'Ina legge c'è ed è importante. Ma dustria, che avrebbe dovuto definia vari mesi dall'approvazione re, entro il 25 giugno, le modalità e ci sono troppi ritardi nella sua attuai termini di presentazione delle dozione. È questa la denuncia dei sinmande per i contributi (sono didacati a proposito della «257», apsponibili 50 miliardi per il biennio provata il 5 marzo scorso dal Parla'92-93) ai programmi di investimento dopo un lungo e sofferto iter mento. legislativo: la normativa che mette I provvedimenti che favoriscono «fuori legge» l'amianto (vedi riquaper i lavoratori il superamento delle dro). Una legge importante, che per condizioni di incertezza occupaziola prima volta smantella un settore nale e soprattutto la fine dell'esposiindustriale che utilizza sostanze nozione al rischio sono affidati al micive: «La prima vera riconversione nistero del Lavoro, che dovrà gestiambientale, oltre che il risultato di re 600 prepensionamenti per coloro una grande battaglia di civiltà», coche abbiano almeno trent'anni di me sottolinea Anna Carli, segretaria contribuzione per la pensione di anconfederale della Cgil. Ma la vittozianità, con la conseguente selezioria in campo legislativo rischia di esne delle imprese interessate secondo sere vanificata dalle lentezze e dalle criteri definiti dal Cipe. inadempienze dei ministeri, che in Ed è importante per il sindacato, a Roma, 7 luglio, manifestazione alcuni casi non hanno neppure iniquesto proposito, impedire scelte che degli edili contro l'amianto ziato il percorso di atdisarticolino gli interventi tuazione della normativa. per settori e che ignorino CHE DICE LA LEGGE Recentissima è infatti l'istisituazioni di allontamento tuzione della commissione dal lavoro già avvenuto, di esperti del ministero del- La legge 275 prevede che, a un anno dall'entrata in senza nessuna garanzia, la Sanità per la valuta/io- vigore, scatti il blocco dell'amianto e definisce un pro- anche economica, per i lane dei problemi ambientali gramma che spazia su più punti. voratori. e dei rischi sanitari prope- • II divieto di estrazione, uso, commercializzazione, ma deutici ad altre decisioni. anche di importazione della materia e dei prodotti inter- In questo senso esiste già I.a presidenza del Consi- medi che verrebbero da paesi dove la competitivita dei un impegno del ministero glio, entro la fine di luglio, prezzi e la disponibilità dei prodotti derivano spesso dal del Lavoro che dopo un indeve invece emanare gli at- mancato rispetto delle norme di sicurezza più elementa- contro con Cgil, Cisl e Uil si è dichiarato disponibile a ti di indirizzo e di coordi- ri. gestire in tempi rapidi l'at• Interventi per il risanamento dei siti estrattivi e per lo namento delle attività delle tuazione della legge e a daRegioni che devono predi- smaltimento dei prodotti che contengono amianto. sporre piani di protezione • Percorsi di riqualificazione e ricollocazione dei lavo- re una corretta interpretaambientale, decontamina- ratori in altri lavori. Nonché meccanismi di prepensio- zione di quella parte relatizione di controllo delle namento e di valutazione maggiorata dell'anzianità la- va alle prestazioni pensionistiche che, con l'art. 13, condizioni di salubrità e di vorativa maturata con esposizione a rischio. riconosce ai lavoratori a ri• Attribuzione alle Regioni di compiti per l'adozione di sicurezza del lavoro, di censimento degli edifici, piani di protezione ambientale, decontaminazione, schio il conseguimento delprima di tutto pubblici, nei smaltimento e bonifica per la difesa dei pericoli dell'a- le prestazioni pensionistiquali siano presenti mate- mianto. Significativo a questo proposito è l'intervento che valutando ogni anno di riali contenenti amianto li- che è stato previsto per il risanamento della miniera di lavoro effettivamente prestato pari a un anno e mezbero o in matrice friabile. Balangero. Pesanti ritardi si registra- • Istituzione di un fondo speciale per l'innovazione e zo, per i lavoratori esposti no anche da parte del l'introduzione di tecnologie per la riconversione produt- all'amianto da almeno die• tiva e la produzione di materiali sostitutivi dell'amianto, ci anni. al quale possono accedere le imprese del settore. Logge sull'amianto/A due mesi dal varo IL RISCHIO BUROCRAZIA L Nuova Rassegna Sindacale 11. 30 del 3 agosto 1992 SPAZIO APERTO A novembre il processo contro i dirigenti dell'azienda ETERNIT IL LAVORO E LA STRAGE di Renzo Penna* e Bruno l'esce** li ex lavoratori della «Eternit Casale Monferrato Spa» e i familiari delle vittime hanno respinto la G proposta del curatore fallimentare che proponeva un risarcimento di cinque miliardi in cambio della rinuncia alla costituzione di parte civile, e hanno chiesto al tribunale di Casale di avviare con urgenza il processo. In questi giorni sembra (il condizionale è d'obbligo) che con la prevista e sollecitata assegnazione di un nuovo magistrato al tribunale di Casale, e la conseguente possibilità di costituire il collegio giudicante, sia possibile il prossimo 30 novembre tenere finalmente la prima udienza contro i dirigenti della fabbrica. Sono infatti trascorsi oltre quindici mesi da quando è stata depositata presso il tribunale di Casale Monferrato la sentenza di rinvio a giudizio per omicidio colposo plurimo a carico di tredici amministratori delegati e dirigenti dell'industria Eternit. Tutto questo mentre risulta ormai inconfutabile che Casale sia stata teatro della più grossa «strage sul lavoro» causata da un'attività industriale sita nel nostro paese in questo secolo, che ha coinvolto insieme ai lavoratori dell'Eternit anche la popolazione della città. Sono infatti circa 250 tra i lavoratori i «casi accertati» di morte da mesotelioma pleurico (un tumore ai polmoni indotto dalla fibra di amianto) e da altre patologie strettamente riconducibili a tale rischio e oltre il migliaio ( 1.240) i casi di asbestosi riconosciuti come malattie professionali da amianto. La vicenda sindacale della Eternit di Casale ha inizio, sui problemi ambientali, a metà degli anni 70 con decine di ore di sciopero per migliorare le pessime condizioni lavorative della fabbrica. Sino al 1965 l'amianto veniva lavorato nello stabilimento di Casale senza nessuna precauzione; dei lavoratori del reparto «materie prime» dove si «cardava» la Crocidolite, più tristemente nota come amianto blu, nessuno è ancora in vita. La verità sul «rischio amianto» comincia gradualmente a venire alla luce, nella sua drammatica dimensione, all'inizio degli anni 80 per iniziativa della Camera del Lavoro e dell'Inca, con decine di ricorsi in magistratura dove fu dimostrato il permanere nei reparti di produzione di condizioni a rischio per la salute, e con un'approfondita ed estesa azione medico-legale (dell'Inca) per ottenere il riconoscimento della malattia professionale a causa dell'amianto e i conseguenti diritti anche contro il parere dell'azienda e dell'Inaii. È il periodo delle testimonianze drammatiche tenute in tribunale dai lavoratori irreversibilmente condannati dalla malattia che scuotono l'intera città e portano alla luce una verità tragica, nascosta e celata per moltissimi anni. La certezza del rischio si afferma poi in tutta la sua crudezza attraverso i risultati dell'87 e nell'indagine epidemiologica disposta, dopo continue sollecitazioni sindacali, dalla Regione Piemonte e realizzata dalla locale Usi 76, che rileva un'incidenza altissima nella città di Nuova Rassegna Sindacale Casale (negli ultimi 35 anni) di decessi per asbestosi, mcsotclioma e altre forme di tumore polmonare, con oltre 200 morti in più di quelle «attese». Come conseguenza diretta di un'indagine specifica commissionata dalla locale procura della Repubblica vengono emesse comunicazioni giudiziarie nei confronti di dirigenti responsabili dell'Eternit per l'omicidio colposo di 183 lavoratori. Il processo Eternit, pur tra ritardi e resistenze, compie così un primo tratto di strada e oggi rappresenta, dopo quello famoso della Ipca di Ciriè, l'unico caso conosciuto, e con queste dimensioni, di intervento della magistratura, realizzato con la collaborazione attiva delle organizzazioni sindacali, che denuncia e rende pubbliche le responsabilità sui rischi di lavoro. Nel processo la Camera del lavoro di Casale e poi Uil e Cisl si sono costituite parte civile insieme a centinaia di ex lavoratori, all'Associazione dei familiari dei lavoratori Eternit deceduti (Afled) e all'amministrazione comunale. Questa battaglia in difesa della salute, che ha visto accanto e insieme al sindacato l'impegno di numerosi esperti di medicina del lavoro e un collegio di legali fortemente motivato, ha prodotto una crescente sensibilizzazione nell'opinione pubblica, nelle istituzioni e nelle forze politiche e ha già contribuito a conseguire importanti risultati con la chiusura a Torino, contro il parere di molti amministratori locali, delle cave di amianto di Balangero, e l'approvazione a marzo di quest'anno dal Parlamento della legge 275. Naturalmente solo la celebrazione del processo sulle responsabilità della dirigenza Eternit può far piena luce su tutti i punti della complessa vicenda, oltre che affermare quella giustizia che soprattutto i familiari delle vittime con dignità e forza rivendicano come il «risarcimento» più importante loro dovuto. Una recente indagine rivolta ai familiari dei lavoratori e in generale ai cittadini di Casale ha infatti accertato che l'incidenza dei tumori dell'apparato respiratorio risulta essere il doppio della media nazionale: il «rischio amianto» quindi riguarda anche chi non lavora direttamente il materiale, ma ne viene in qualche modo a contatto. Questo e un aspetto nuovo sul quale si dovrà meglio e di più indagare e che può assumere un interesse che va ben oltre la realtà di Casale. C'è infatti il problema della bonifica dei manufatti di amianto, quello della localizzazione e dello smaltimento dei rifiuti delle lavora/ioni, su cui si conosce ancora poco o nulla; quello della riconversione dei numerosi prodotti di amianto utilizzati nell'edilizia, nell'industria automobilistica o nelle ferrovie. Per questo il processo si presenta come un appuntamento importante e assume una valenza e un rilievo nazionali. • * Segretario generale aggiunto Cgìl Piemonte ** Segretario Cdlt Casale Monferrato 27 11. 30 del 3 agosto 199'^ SINDACATO Vertenza mense/Le proposte della Fiom di Brescia del servizio e la punibilità dei trasgressori. In stretta sintonia, dunque, come rileva lo stesso Greco, con la proposta bresciana. Si avvia, così, il conto alla rovescia per il decreto del governo Amato. Sessanta giorni perché venga convcrtito in legge. Così com'è. Ò, come premono i parlamentari del Pds, Fiom e Cgil di di Gianfranco Casale Brescia, con le modifiche ritenute necessarie. E, in attesa della prossiMa c'è chi dice che l'idea è demagogica ma sentenza, si aggiornano i conti del gigantesco risarcimento che si e che l'esito delle controversie non è scontato andrebbe accumulando nel frattemJ una partita a scacchi. Sì, una sposta a Brescia. Lì, Dino Greco, se- po: c'è chi parla di due milioni e partita a scacchi in piena re- gretario della Camera del lavoro, e mezzo a lavoratore, chi di un miliospiega angola, quella che passerà alla storia Maurizio Zipponi, numero uno del- ne. «Dipende dal fatto cora Greco che non tutte le sencome la «vertenza mense». Unica la Fiom, presentano in un convegno eccezione, i giocatori in campo. Che una loro proposta. Che viene incon- tenze fanno riferimento a casi non sono più di due. Imprevedibili. Co- tro al variegato cartello della prote- sempre omologatali. Le situazioni me quelle migliaia di lavoratori che sta autorganizzati, Cobas, ribelli variano da provincia a provincia, a suo tempo hanno fatto ricorso, Fiom, come li etichetta il Sole 24 Ore azienda per azienda». Nell'un caso o chiedendo che la mensa venisse con- —, ma soprattutto, nell'intenzione nell'altro, centinaia di miliardi per siderata retribuzione e non servizio. dei promotori, cerca di mettere ordi- le aziende. K presentando in cassa un conto re- ne per il passato e per il futuro all'in- Partita difficile, allora. Sempre più troattivo di cinque anni. Imprevedi- garbugliato quesito. «La nostra idea difficile. Perché c'è anche chi, da giobili ancora, come quei pretori che è molto semplice — spiega a Rasse- catore prudente, guarda più lontano, con le loro sentenze continuano a gna quello che viene un po' conside- alla mossa risolutiva, allo scacco finadar ragione a questi lavoratori, sca- rato il padre del documento, Dino le. «Pacta sunt servanda. I patti, invalcando bellamente imprenditori e Greco —: noi siamo d'accordo a co- somma, vanno rispettati •-• ammonisindacati, e i loro accordi aziendali. struire una situazione transativa per sce Bruno Cossu, avvocato e consuE prevedibili. Come le grandi azien- il passato che si collochi indicativa- lente della Fiom nazionale . Se si è de (gruppo Fiat e Iri) che hanno ri- mente a metà strada tra l'indennità pattuito tra associazioni sindacali e sposto a tutto questo con una con- convenzionale e il controvalore rea- impenditori un tot per le prestazioni tromossa che è un classico da ma- le, medio, del pasto. Questa, per noi, in natura, com'è appunto la mensa, nuale: decidendo, cioè, la chiusura deve essere la conclusione di una so- da questo non si può derogare finché delle mense a partire da] 5 ottobre. luzione legislativa che preveda la i soggetti interessati, o il legislatore, Partita difficile, dunque. Molto diffi- mensa come diritto, almeno nelle non ritengano di intervenire per cile. Fino a che, governo Andreotti aziende al di sopra dei 50 dipenden- adattare a una mutata situazione di agli sgoccioli, Franco Marini, con ti. Gratuita e qualitativa, con stan- mercato il valore convenzionalmente mossa trasversale da alfiere, presen- dard stabiliti dalle parti sociali. E stabilito. Ma questo, è ovvio, vale per ta un disegno di legge che considera con un insieme di incentivazioni at- il futuro, non per il passato. Quindi, la mensa come servizio e non retri- traverso detrazioni d'imposta, ma niente retroattività. In altre parole, buzione, ma con una «copertura» anche con misure punitive per le non darei per scontato che la Corte per il passato. In Parlamento il Pds aziende inadempienti. di Cassazione confermerà le sentenze si arrocca, appoggiando i ricorsi. Po- Con una premessa di questo tipo, la di questi giorni». «Altro problema chi giorni ancora e cambia il gover- nostra proposta di mediazione precisa Cossu la pretesa delle no. Come una torre, Amato fa una avrebbe un senso per gli interessati. manovra di sfondamento e con de- Sennò, non si capirebbe perché un aziende di chiudere le mense: nel nocreto legge vara, nell'ambito del lavoratore dovrebbe rinunciare a stro ordinamento alle parti non è pacchetto finanziario, un provvedi- quello che la sentenza di un pretore consentito disdettare solo una clausola di un accordo sindacale e, più in mento ad hoc. gli ha riconosciuto». A questo punto, la partita sembra generale, di un contratto». Sarebbe Non passano ventiquattr'ore, però, avviarsi verso lo stallo naturale del come dire, fa capire l'avvocato, che il che un'altra sentenza a Milano fa break estivo. Non per tutti, però. sindacato dal canto suo, una mattiringalluzzire il «fronte del ricorso». Una pattuglia di deputati pidiessini, na, potrebbe disdettare tutte quelle Un fronte che il tam tam della pro- guidata da Antonio Pizzinato e clausole degli accordi che stabiliscotesta ha continuato a infoltire, Giorgio Ghezzi, presenta sostanziali no obblighi per i lavoratori. Mantecreando preoccupazioni sull'entità emendamenti all'articolo 6 del de- nendo in piedi quelle che invece atdella posta in gioco. Col rischio che creto Amato. E chiede la radicale so- tribuiscono loro benefici. il gioco stesso diventi alla fine incon- stituzione del comma 3 con altri due Ma questo, si capisce, è un paradostrollabile. che puntano proprio sulla qualità so. Esattamente come nel caso precedente. • Nei giorni scorsi, poi, la partita si PER TUTTI E DI QUALITÀ' E Nuova Rassegna Sindacalr 28 11. 30 del 3 agosto SPAZIO APERTO Nel pubblico impiego vanno sperimentati nuovi modelli di contrattazione IL SINDACATO DELLE OPPORTUNITÀ' di Antonio Verona* N ei paesi dell'Occidente, e in Italia in particolare, sta prendendo corpo una questione che bisognerà affrontare prima che diventi un «nuovo fronte», ma soprattutto perché all'interno di ogni singolo paese già si vanno delineando scelte e strategie che non possono lasciarci indifferenti. Mi riferisco a quel «doppio mercato» che rischia di coinvolgere anche il mondo del lavoro e il sindacato, oltre che la finanza e l'imprenditoria, attraverso una linea di demarcazione che, passando dentro ciascun paese, divide il lavoro tra settori esposti alla concorrenza internazionale e attività che non subiscono tale pressione. È una separazione che non coincide più con quella tradizionale tra industria e pubblica amministrazione e forse nemmeno il terziario da solo, pubblico o privato, riesce ormai a delineare da solo quel pezzo dell'economia sottratto alla competizione internazionale, anche se basta a definire il problema vero che, a questo punto, non è più semplificabile tra i confini del «pubblico» e del «privato». È per questo che diventa ineludibile un nostro aggiornamento culturale e strategico. Serve per capire la vera ragione delle continue incursioni della Confindustria nelle politiche dell'impiego pubblico, ma ancor di più per comprendere le crescenti difficoltà nelle relazioni sindacali di tutto il settore dei trasporti, della finanza, delle assicurazioni e del credito. E poiché sono questi i settori nei quali la nostra rappresentanza è più fragile e la confederalità più precaria, è bene portare a conclusione il dibattito su questo tema prima che si smarrisca definitivamente la capacità di distinguere tra ciò che effettivamente impedisce lo sviluppo economico e occupazionale e quello che invece è pretestuoso e unicamente finalizzato al consolidamento dei rapporti di forza a noi sfavorevoli. Nonostante questa distinzione vada tenuta ferma e poiché credo che non vi sia dubbio sul fatto che non può reggere, oggi, un'economia fatta da un pezzo che deve stare al di sotto dell'inflazione europea, pur avendo a che fare con un altro pezzo che non ha questi vincoli, è bene confermare la nostra volontà che, se per un verso non vuole scaricare tutta la tensione economica sul costo del lavoro, ritiene tuttavia inaccettabile un processo di divisione tra i lavoratori dipendenti determinato da ragioni economiche, di mercato e di concorrenzialità internazionale. Cominciamo pure dal pubblico impiego e cominciamo a riscattarlo noi dai luoghi comuni, dalle inefficienze e dai fini elettorali delle sue politiche, rivendicando un modello di contrattazione per molti aspetti inconsueto anche se necessario a introdurre comportamenti tipici dell'autonomia privata e che provo a riassumere in ordine sparso. i) Va dichiarata in modo unilaterale, chiaro e inequivocabile la fine di ogni possibilità espansiva degli organici pubblici quale condizione per una riqualificazione vera Nuova Rassegna Sindacale del lavoro a cominciare da un trasferimento (incentivato) di risorse dalla struttura burocratica alle attività di servizio. Dentro questa prospettiva va introdotta una cultura, inedita per la tradizione del pubblico impiego, della valorizzazione delle risorse umane, quale unica possibilità di sviluppo della pubblica amministrazione dentro la quale, a differenza dell'industria, il fattore umano assume valore preminente. Bisognerà, di conseguenza, ricercare sul mercato del lavoro le migliori competenze capaci di valorizzare e sviluppare tale risorsa, consegnando loro strumenti e mezzi coerenti con questi fini, a cominciare dall'abrogazione del concetto di pianta organica che ha fin troppo resistito, con la sua ridicola obsolescenza, alle necessità e ai bisogni di questi ultimi anni. Sostituire la pianta organica con il concetto di (abbisogno, individuato e contrattato coerentemente con i bisogni dell'ente, diventa indispensabile per poter liberare energie, competenze, ma anche per togliere alibi e per palesare diletti e limiti di gestione. 2) È necessario introdurre un livello di concorrenzialità all'interno della pubblica amministrazione attribuendo responsabilità e autonomia agli amministratori, anche mediante una diversa politica finanziaria che premi le aziende che, per qualità dei loro servizi, efficacia ed economicità di gestione, sanno «stare sul mercato» meglio di altre. Questo concetto, sicuramente complesso nei servizi dello Stato, può essere importante, ad esempio, nella sanità a condizione che a ciò corrisponda una reale autonomia della politica del personale come strumento per l'esercizio della contrattazione aziendale e del superamento dell'attuale subalternità normativa che, il più delle volte, diventa subalternità culturale e alibi per le attuali disfunzioni e diseconomie. 3) Va introdotta, anche in via sperimentale, autonomia normativa e ordinamentale a partire dagli enti che possono meglio utilizzare questa opportunità e cioè gli enti regionali, le aree metropolitane e la sanità. Questa autonomia normativa, oltre che consentire una peculiare gestione finanziaria e di utilizzo delle risorse, può essere raccordata alla possibilità di costruire percorsi di carriera come opportunità di crescita professionale a tutti i livelli di competenza, consentendo oltretutto di anticipare gli accorpamenti proposti dalla piattaforma delle autonomie locali e prefigurando nel concreto l'esercizio vero dell'autonomia negoziale e della responsabilità amministrativa. 4) II senso di questi mutamenti trova ragione solo se inserito in un nuovo modello contrattuale che non pretenda di omogeneizzare ciò che è oggettivamente diverso. È il sindacato dei diritti che deve prendere corpo e questa può essere una buona occasione poiché si sta proponendo di attribuire autonomia normativa e negoziale a enti con parecchie migliaia di dipendenti collocati su diversi livelli di responsabilità e in diverse aree di attività. 29 u. 30 del 3 agosto SPAZIO APERTO Ci si può abbonare versando 120.000 lire (66.000 per gli iscritti Cgil) sul c.c. postale n. 42445007, intestato a Rassegna Sindacale Non è più possibile uniformare le condizioni e i trattamenti di tante figure professionali e allora deve essere l'opportunità al centro delle nostre rivendicazioni e delle nostre conquiste. Opportunità di conoscenza, di partecipazione, di crescita professionale, di carriera. Opportunità che vanno riferite alle diversità di condizione (di genere generazionale, professionale ecc.) e che affermano, nel concreto, una diversità di trattamenti dentro un quadro generale capace di sostenere la contrattazione di area, di genere e persino individuale se questo serve a dar vita a una contrattazione tangibile e capace di mutare sul serio le condizioni di vita e di lavoro della gente. Il pubblico impiego può essere il terreno di sperimentazione più adatto per la presenza di diversi livelli di responsabilità, di cultura e di bisogni presenti nello stesso ente, ma soprattutto perché è necessario rispondere sul serio alla crisi irreversibile dell'attuale modello contrattuale, per Io più costruito su un mix di consociativismo e di cultura industriale. Mi rendo conto di quanto tutto ciò possa essere dirompente per una prassi, una cultura e anche per un'azione sindacale che ha puntato molte delle proprie risorse alla conquista di spazi che stavano tutti «dentro» una logica e uno stato delle cose che alla fine ha prevalso sulla nostra stessa strategia e sulla nostra potenzialità. D'altra parte è necessario rompere una cultura e una prassi: altrimenti non si capisce la ragione per cui abbiamo fatto un congresso mirato alla ricerca di un «sindacato dei diritti», ci siamo divisi e contati, e poi andiamo a presentare piattaforme tutto sommato simili a quelle che avremmo potuto presentare tre o quattro anni fa. A me pare invece che ci sia più ambizione tra i lavoratori, forse non fra tutti, ma sicuramente tra quelli che più di altri abbiamo deciso di rappresentare; c'è ambizione e anche consapevolezza sul fatto che questo sistema, queste regole non potranno reggere a lungo, e allora delle due l'una: o ci facciamo raccontare la storiella dell'incompatibilità di questo terziario con un apparato industriale costretto a fare i conti con la concorrenza internazionale, e questa storiella, lo sappiamo, serve per lo più a giustificare un inaccettabile blocco della contrattazione, oppure proviamo noi a raccontare agli altri come stanno le cose e come vorremmo che fossero. Solo che bisogna avere più coraggio. Non mi appassiona tanto un dibattito tutto dentro il valore dell'attuale potere d'acquisto dei salari, magari disquisendo sulla differenza tra il tasso programmato e il tasso reale d'inflazione. E una discussione perdente, subalterna, perché tutta dentro una logica e una cultura ormai in via di estinzione e non solo in Italia ma anche nel resto d'Europa. La discussione è quindi aperta, il cambiamento è all'ordine del giorno anche perché determinalo da ragioni cconomichc inconciliabili con l'attuale stato dei servizi, del terziario e della pubblica amministrazione. E allora, proprio per evitare che tale inconciliabilità sia il motivo dell'abbattimento dello stato sociale, dobbiamo saper stare dentro questi mutamenti con tutte le nostre idee, il nostro entusiasmo, la nostra ambizione e, magari, con un po' di coraggio in più. • * Segretario generale Fp Lombardia 30 n. jo del 3 agosto SINDACATO Abruzzo/Inchiesta sugli appalti Cogefar QUEI PEDAGGI AUTOSTRADALI di Antonio Pcduzzi Dal traforo al laboratorio del Gran Sasso: vent'anni da chiarire. Manovre contro la Fillea Pescare. Prendersela con la Cgil: uno sport che ultimamente è venuto molto di moda, anche in Abruzzo. Nei giorni scorsi l'ingegner Alberto Rapagnà, costruttore edile della zona (fratello di Pio Rapagnà, eletto ad aprile deputato nella Lista Pannella), ha lanciato un'accusa pesante nei confronti della Fillea Cgil di Tcramo. E lo ha fatto pubblicamente e di fronte ai magistrati. «Dica tutto quello che sa», ha insinuato rivolto a Giampaolo Di Odoardo, dirigente sindacale della Fillea provinciale e da qualche mese segretario generale regionale della stessa categoria. Nel mirino di Rapagnà, gli appalti ottenuti dalla Cogefar in Abruzzo negli ultimi vent'anni: principalmente quello del traforo del Gran Sasso (un trafòro autostradale), su cui, appunto, la magistratura teramana ha aperto un'inchiesta. Con il lancio dell'invito a parlare, in sostanza, il fratello dell'onorevole si è liberato della necessità di dire le cose che egli stesso eventualmente sa in materia di mazzette e tangenti, girando il compito alla Fillea. E ottenendo, ovviamente, grande eco: anzitutto sulle pagine abruzzesi del quotidiano // Tempo, in cui è stato scritto che diversi sindacalisti sarebbero a conoscenza di fatti «degni di essere riferiti al giudice». Non è che la sortita di Rapagnà sia piaciuta troppo alla Fillea. «Si rischia che, alla fine, si faccia soltanto del polverone. Che in Abruzzo la Cogefar riesca a ricostruirsi un'immagine che in Italia non ha più». Questo il primo commento di Giampaolo Di Odoardo. Riguardo al megacantiere del traforo del Gran Sasso, le pagine locali de // Tempo hanno lanciato anche un'altra insinuazione velenosa: quella secondo cui la Cgil, in quel cantiere della Cogefar, avrebbe sempre avuto la mano leggera in materia di lotte e di scioperi, in sostanza un occhio di riguardo nei confronti del colosso specializzato in tunnel e dighe. «E la prima volta che sento un'idiozia così grossa commenta ancora il segretario della Fillea : in quel cantiere abbiamo fatto sei mesi di lotta e di occupazione della galleria. C'era l'azienda che agiva contro di noi, cercando di far cessare l'occupazione con la forza. Allora fummo accusati di essere i sabotatori del traforo, di essere agenti del Pci». Si tratta di vent'anni fa: il traforo del Gran Sasso era in costruzione. Era il periodo in cui l'autostrada e le sue infrastnitture venivano definite dal partito comunista «faraoniche», in polemica con la De abruzzese, che quell'autostrada aveva a tutti i costi voluto. «Il sindacato ricorda Di Odoardo ha sempre detto a chiare lettere, e scritto nero su bianco, il proprio punto di vista sui lavori Cogefar. Un'indagine seria sulla vicen- Nuova Rassegna Sindacale 31 3 agosto da del traforo andrebbe iniziata dalla posa della prima pietra». Già che ci siamo, però, l'indagine «dovrebbe riguardare anche il laboratorio». Di Odoardo si riferisce al laboratorio di fisica nucleare, che si trova anch'esso sotto il Gran Sasso, sempre realizzato dalla Cogefar. «Gli atti della commissione parlamentare sulla Cogefar in Abruzzo sono finiti nel nulla, e oggi vengono a chiamare in causa proprio noi. Siamo amareggiali e sbalorditi». Una buona fonte per l'inchiesta potrebbero essere atti, documenti, volantini e manifesti della Fillea: che ha sempre denunciato pubblicamente irregolarità e oscurità del colossale appalto del Gran Sasso. «Da indagare, inoltre è sempre il segretario clella Fillea a parlare —, vi sarebbero gli intrecci finanziari e azionali tra Sara, Bastogi, Cogefar». Nonché il profondo consenso che tali intrecci sembravano godere agli altissimi livelli del ministero dei Lavori pubblici. «Il sindacato queste cose le ha già dette a suo tempo. Perché il sindacato ciò che fa lo dice. È che allora non faceva notizia». Già, allora. Allora era un'epoca in cui centinaia di operai dell'edilizia erano rientrati dall'emigrazione, e vedevano nel traforo una certezza di lavoro. E il traforo, nel tempo, divenne una grande azienda, con centinaia di occupati. Nel 1972-73 il sindacato strappava alla Cogefar, al prezzo di lotte durissime, un'accordo integrativo aziendale che era il più avanzato d'Italia. Anche per questo, per le lotte che furono necessarie, la Fillea si attirò la critica di essere agitprop del Pci. «Per le nostre lotte decine e decine di operai e sindacalisti furono denunciati. Oggi non lo ricorda nessuno». E nessuno ricorda una proposta che venne lanciata nei primi anni settanta dalla stessa Fillea: «Noi dicevamo: facciamo una sola galleria, e con i soldi destinati alla seconda galleria facciamo le fabbriche in Val Vomano». La seconda galleria del Gran Sasso non si è fatta: all'epoca la commissione parlamentare, presieduta dal comunista Eugenio Peggio, disse che fare due gallerie era pericoloso. E la Val Vomano, nell'interno della provincia di Teramo, è rimasta una tipica zona «interna». • i<)()2 TELEX SINDACATO Lavoro domestico IL NUOVO CONTRATTO Firmato il nuovo contralto nazionale degli assistenti domiciliari privati e delle collaboratrici familiari. L'accordo (i cui contenuti Rassegna aveva anticipato nel n. 27 del '92), che per la parte retributiva decorre dal 1° luglio e interessa oltre un milione di lavoratori (in stragrande maggioranza donne e per una buona percentuale extracomunitari), prevede un aumento di 200 mila lire mensili sulla retribuzione minima delle cosiddette «conviventi» e un incremento sul minimo a ora di 700 lire per chi lavora a ore. Novità importanti anche per quanto riguarda ferie, malattia e assistenza notturna, che viene inserita per la prima volta nella normativa contrattuale. Per questo tipo di prestazione il contratto prevede minimi mensili di un milione e 100 mila lire per chi è in possesso di un attestato professionale, un milione per chi non ha attestato e 800 mila lire per chi ha una qualifica generica. • Cisl RESTELLI SEGRETARIA La prima volta di una donna nella segreteria confederale della Cisl. Si tratta di Augusta Restelli. 54 anni, di Saranno (Varese). Iscritta al sindacato di matrice cattolica sin dalla prima esperienza lavorativa. Restelli è eletta nel '74 nella segreteria provinciale varesina della Cisl con la responsabilità del settore industria e del coordinamento femminile: in questa veste fa parte della consulta femminile della Regione Lombardia e organizza il primo convegno nazionale delle donne Cisl. Nel "77 è eletta nella segreteria nazionale della Fiìta (i tessili Cisl) e nel 1985 ne diviene segretaria generale. Nel 1986 è vicepresidente dell'Internazionale tessile. Augusta Restclli subentra nella carica a Rino Caviglioli, che ha lasciato la conlcdcrazione di via Po ed è diventato presidente dello lasm, ente pubblico per lo sviluppo del Mezzogiorno. • Flai Cgil/11 2 agosto manifestazione nazionale ad Avcrsa IMMIGRATI: PIÙ7 DIRITTI PER GLI STAGIONALI I n a manifestazione nazionale ad A versa, in provincia di Caseina, per denunciare la grave situazione di violazione delle tutele contrattuali e legislative a danno di migliaia di lavoratori immigrati impegnati nelle operazioni di raccolta dei prodotti agricoli. L'ha indetta per il 2 agosto la Flai. Con questa iniziativa il sindacato degli agroaliincntaiisli della Cgil vuole denunciare i gravi fatti di intermediazione clandestina di manodopcra. di soltoremunerazione, di condizioni di lavoro «assolutamente inaccettabili» a cui vengono sottoposti migliaia di lavoratori extracomunitari. Situazione aggravata dalla presenza di numerosi immigrati sprovvisti di permesso di soggiorno. «Con la manifestazione del 2 agosto spiega Llisa Castellano, segretaria nazionale della Flai si vuole rivendicare nei confronti del governo la regolamentazione del permesso di soggiorno temporaneo (peraltro previsto dalla legge Martellii, per consentire così a migliaia di lavoratori di fuoriuscire dalla clandestinità. Ciò consentirebbe di far avanzare la condizione degli immigrati stagionali sul piano della tutela contrattuale e dei diritti alla prolezione sociale», (ìli altri obiettivi posti al centro della manifestazione, infatti, attengono proprio all'applicazione del contralto di lavoro in tutte le sue parti e pari condizioni nell'accesso alla protezione sociale e alle integrazioni al reddito, a partire dall'indennità di disoccupazione ordinaria. Di altrettanto rilievo è la richiesta che viene rivolta alle istituzioni locali allineile, utilizzando tutte le risorse disponibili, organizzino strutture di accoglienza. «È molto triste conclude Castellano : la maggior parte degli immigrati impegnati nei lavori stagionali, soprattutto clandestini, dorme sotto le stelle. I più fortunati in macchina». • Genova/Sindacati Edili ALLARME CIG A Genova la crisi si allarga, compiici i tagli previsti dal governo, dall'industria all'edilizia. L'allarme è lanciato dai sindacati confederali di categoria della città: secondo Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal UH c'è il pericolo che in autunno più di mille operai (tra i 9 mila del settore che operano nel capoluogo ligure) possano essere messi in cassa integrazione. «Per una parte di essi non è esclusa la lettera di licenziamento». «Abbiamo una serie di segnali negativi osservano i sindacalisti sia a livello nazionale che locale. Se i tagli del governo riguarderanno anche la legge sulle metropolitane, questo comporterà complessivamente il rinvio di lavori per 4 mila miliardi. Anche per Genova il sacrifìcio sarà notevole: almeno 350 miliardi». 0 ERRATA CORRIGE A pagina 4;} del numero 27 di Ra.yu'gna, nella rubrica Telex Sindacato, siamo incorsi in un errore. A proposito del rinnovo del contratto Sip abbiamo scritto che gli aumenti ottenuti sono comprensivi della scala mobili'. Non è così: gli scatti di contingenza andranno ad aggiungersi agli aumenti contrattuali al termine delle trattative sul costo del lavoro. Inoltre, la pre-ipotesi d'intesa, bocciala a maggio dei lavoratori, non era stata siglata dai sindacati di categoria. La firma dell'accordo, infatti, si è avuta al termine della definitiva consultazione tra gli addetti. EUROPA Francia/Firmati gli accordi di «mensualisation» LA RESA DEI DOCKERS di Fulvia Farinelli Dicci mesi di lotta e 33 scioperi nazionali. Poi, porto dopo porto, passano le proposte del governo. Ma c'è chi resiste trano epilogo per un conllitlo che dura da oltre dieci mesi e ha visto succedersi trentatré scioperi nazionali: porto dopo porto, i dockers francesi hanno firmato l'accordo di «mensualisation» con le imprese di manutenzione, rinnegando la legge del 6 settembre 1947. Lo statuto dei portuali d'Oltralpe, vecchio di quarantacinque anni, può dirsi ormai seppellito. Tanto che, nel corso di una conferenza stampa, il segretario di Stato per gli Affari marittimi Josseli 11 ha giudicato «estremamente positivo» il bilancio dei negoziati porto per porto avviati oltre un mese fa. Allo scadere del termine fissato dal governo (mercoledì 15 luglio a mezzanotte), su ventinove grandi porti del paese venticinque avevano firmato l'accordo di «mensualisation» (letteralmente, trasformazione di una retribuzione oraria in retribuzione mensile). Altri due accordi, a Nizza e Lorient, sono stati siglati tra venerdì notte e sabato mattina. Resistono i porti di Saint-Malo e Marsiglia, dove oltre duemila lavoratori sono scesi in sciopero affermando la loro determinazione ad «andare fino in fondo». Qui, infatti, l'intransigenza dei dockers ha portato alla sospensione degli incontri eon il padronato della manutenzione. «Non si tratta di una semplice rottura, ma della constatazione di un fallimento spiega a Rassegna Gilbert Natalini, segretario aggiunto della Cgt di Marsiglia —. Se la legge di riforma stabilisce che i lavoratori "intermittenti" possono oscillare dal io al 40",,, non è accettabile che il padronato decida unilateralmente per il 15%». Lo stesso Josselin tenterà S Nuova un'ultima mediazione, ma, come per i porti principali del paese (Le Havre, Marsiglia e Dunkerque) anche il governo non sembra disposto a concedere più del 20",,. Con la nuova legge (approvata a larga maggioranza sia dal governo che dall'opposizione) è stato completamente riformato lo statuto del 1947, integrando i dockers nelle imprese di manutenzione con un contratto a tempo indeterminato. È stato cioè rinnegato il principio dell'«intermittenza» in base al quale i portuali si presentavano all'Ufficio centrale della manodopera (Bcmo) di ogni porto due volte al giorno, stipulando il proprio contratto di lavoro sempre con un datore di lavoro diverso dal precedente. Per l'unica categoria che era riuscita a organizzarsi «senza padrone», poi, la disoccupazione (considerata, nei limiti fissati dalla legge, «non occupazione») veniva risarcita con un'indennità di garanzia gestita a livello nazionale. L'anno scorso ad esempio i dockers hanno lavorato in media 144 giorni, con 65 di inattività retribuita. A seguito di un processo di negoziati durato per oltre un mese da quando, cioè, la federazione dei portuali della Cgt ha accettato il principio della negoziazione locale e non nazionale V5 0() dockers, su un totale di 8.211, potranno conservare il loro impiego. La «mensualisation», che trasforma appunto i dockers da lavoratori intermittenti in normali salariali, riguarderà il 70",, dei portuali. Il numero (ancora provvisorio) dei lavoratori che potranno continuare a svolgere un'attività «intermittente» oscilla invece tra 1.600 e '^na Sindacale 33 del •{ a 2.200. Questi continueranno a dipendere dal Bcmo e verranno impiegati soltanto nel caso in cui un eccesso di traffico richieda della manodopera addizionale. Nelle prossime settimane saranno più di 2.800 i portuali ai quali verranno applicate le misure previste dal piano sociale predisposto dai poteri pubblici: prepensionamenti a cinquantanni, congedi di riqualificazione, premi di buonuscita, pensioni di invalidità. A Dunkerque, ad esempio, su 2.356 dockers 1.000 conserveranno il loro impiego, mentre i lavoratori con meno di cinquant'anni potranno lasciare la professione con una buonuscita di 235.000 franchi (con il franco a 220 lire si tratta di circa 52 milioni di lire), ai quali si aggiungerà il pagamento di 18 mesi di congedoriconversione (circa 200.000 franchi). 1 150 portuali con più di cinquant'anni. invece, potranno chiedere il pre-pcnsionamento con il (>•)",, del ioro salario attuale. Nel complesso, il piano sociale dovrebbe costare due miliardi di franchi, ripartiti tra lo Stato (che contribuirà con settecento milioni), le imprese e le collettività locali. Per quanto riguarda invece i porti che non sono riusciti a giungere a un accordo entro il termine stabilito, teoricamente i dockers non potrebbero più rivendicare i benefici sociali e finanziari previsti dal piano governativo. «Sono disponibile a prendere in considerazione l'eventualità di ulteriori negoziati soltanto se le parti sociali manifesteranno la loro volontà di giungere immediatamente a un accordo», ha precisalo Charles Josselin. Migliorare la competitivita del 35",, EUROPA resta l'obiettivo da raggiungere, e al governo sembrano lutti convinti che il successo della riforma dipenda soprattutto dall'attuazione di una nuova forma di organizzazione del lavoro, che si adatti alle specificità di perà ai negoziati «porto per porto» e ogni porto. Ma prima di essere approclama uno sciopero (il diciottesi- plicate, le misure previste dai singoli mo dal mese di ottobre) di 72 ore in- accordi dovranno essere sottoposte all'approvazione del governo, e ciò vece che di 48. 6 aprile. Il nuovo segretario di presuppone un lavoro di molti mesi Stato per gli Affari marittimi, per il segretariato agli Affari marittiCharles Josselin, ripropone il piano mi. Negli accordi, comunque, le del suo predecessore evidenziando parti sociali si sono impegnate a reatre obiettivi: realizzazione della lizzare almeno tre obiettivi fonda«mensualisation», modifica del con- mentali: accrescere sensibilmente la tributo padronale all'indennità di produttività entro il 1993, tradurne non-occupazione, eliminazione de- tale aumento in un calo delle tariffe e gli eflettivi in caso di disoccupazio- aumentare il numero di dockers che ne troppo elevata. Un piano sociale optano «volontariamente» per la cii due miliardi di franchi accompa- «mensualisation». «Delle misure indispensabili ha dichiarato Josselin gnerà le riforme. , dal momento che dall'inizio del 10 aprile. Riprende la guerra e la conflitto lo Stato ha subito una perdiCgt proclama il 25° sciopero dal ta di un miliardo di franchi, e che almese di ottobre: il sindacato non meno il 30",, del traffico marittimo è permetterà che, attraverso la «men- stato dirottato verso porti stranieri». sualisation», venga frazionata la co- Quanto ai negoziati sul futuro conmunità dei portuali. I dockers occu- tratto collettivo dei dockers, che anpano a maggio parte dei porti fran- drà a colmare 'entro il 31 dicembre cesi, paralizzando l'attività portua- 1993) il vuoto giuridico provocato le del Mediterraneo. Il costo globa- dalla scomparsa dello statuto del le del conflitto tocca gli 800 milioni 1947, le trattative inizieranno immedi franchi. diatamente «con la partecipazione di 28 aprile. La Federazione naziona- tutte le forze sindacali, e non solo con le Cgt dei porti decide di sospendere quella che esercita il quasi11 conflitto e presenta a Josselin degli monopolio», ha precisalo Josselin. emendamenti «preliminari» al pro- Sconsolato il commento di Natalini: getto di legge che riforma lo statuto «I dockers francesi sono tra i più dei dockers. qualificati in Europa, e fino all'anno 13 maggio. Più di diecimila doc- scorso il loro statuto ha permesso di kers manifestano a Marsiglia, Bor- conseguire dei formidabili incledeaux, Le Havre, Dunkerque. Re- menti di produttività nei porti. Ma a sta compatto il fronte dei porti che cosa è servito? La categoria ha perso si oppone all'abolizione dello sta- il 50°,, degli effettivi negli ultimi dietuto. Per il futuro la parola d'ordi- ci anni (nel 1980 i dockers erano ne è «riduzione dei tempi di aper- 14.500 invece degli attuali 8.300), e tura dei porti», tanto che il turno ora ci chiedono un ulteriore taglio di di notte viene soppresso quasi 4.000 lavoratori. Il governo sostiene ovuiu|ue. che il costo della manodopera è 26 maggio. Dopo la Camera, an- troppo oneroso, e ciò nuoce alla che il Senato adotta a larga mag- competitivita dei nostri porti. Ma il gioranza la legge che integra i doc- costo della manodopera incide per il kers nelle imprese come normali sa- 3% sul costo totale del trasporto, lariati, abrogando il regime di lavo- cioè niente. Di tutto il resto (politica ro intermittente. Si oppongono solo dei trasporti, rilancio dei settori v'itali dell'economia, concorrenzialità i comunisti. 19 giugno. È la resa: la federazio- con i porti stranieri) la legge non ne Cgt dei dockers annuncia la sua parla. Il piano di "modernizzaziointenzione di partecipare ai nego- ne"? Soltanto fumo negli occhi per ziati locali e nazionali proposti dal celare i propositi di privatizzazio# governo per modificare lo statuto ne». della professione. F. F. Cronologia di una lotta UN BRACCIO DI FERRO LUNGO DIECI MESI 18 settembre 1991. Jean Yves Le Drian, segretario di Stato per gli Affari marittimi, rende pubblico il suo «piano di modernizzazione della filiera portuale». Secondo la Cgt l'obiettivo è uno solo: silurare lo statuto del 1947, considerato la «bibbia» dei dockers. È previsto il dimezzamento dei portuali in servizio: da 8.300 a 4.000. 5 Ottobre. La Cgt, che da quarantacinque anni detiene quasi il monopolio tra i dockers, proclama scioperi a ripetizione di 48 ore ogni settimana, che paralizzano compietaniente il traffico marittimo. 28 novembre. Le Drian detta le sue condizioni: apertura dei negoziati tra le parti sociali, porto per porto, fino al 15 febbraio; poi, discussione del progetto di legge in Parlamento nella sessione primaverile, tenendo conto degli elementi emersi nel corso delle trattative. E se dal dialogo non emergerà nulla, la riforma passerà «di forza» sotto forma di legge. 4 dicembre. Dopo Roucn, manifestazione a Marsiglia. Il segretario generale della Federazione Cgt dei porti, Daniel Lelèvre, dichiara che «l'intransigenza del padronato e il contenuto negativo delle sue proposte, rendono impossibile qualsiasi trattativa». 13 febbraio 1992. Da' crumiri ad azionisti: i dockers Cgt di SaintNazaire, rimasti per quattro mesi al margine del conflitto, decidono di fondare una società anonima di manutenzione, l'Atlantique Estuaire, di cui saranno essi stessi azionisti. 15 febbraio. Scade il termine fissato da I-e Drian, entro il quale i dockers, porto per porto, potevano sedersi al tavolo dei negoziati e trattare la riforma del loro statuto. Gli scioperi, intanto, provocano un calo dell'attività del 15% a Bordeaux, del 9 a Marsiglia e del 25 a Dunkerque. 20 febbraio. Si indurisce il tono dello scontro tra i portuali da un lato e governo e padronato dall'altro. La federazione Cgt dei porti annuncia pubblicamente che non parteci- Nuova Rassodili) Sindacale 34 del TELEX EUROPA Gran Bretagna to delle direttive che tenParlamento europeo dono a uniformare gli standard tecnici e qualiNUOVA PACE PATENTE tativi dei servizi, oltre a SOCIALE? A PUNTI consentire l'accesso di una «Il governo britannico parte terza alle reti telefo- II Parlamento europeo ha non è più in guerra con i niche. Criticando il costo inoltrato formale richiesta sindacati e ritiene che que- eccessivo delle telefonate alla Commissione di Brusti possano svolgere un oltrefrontiera, il commis- xelles affinchè formuli delruolo determinante nella sario Cee alle telecomuni- le proposte per la creaziosocietà civile». È quanto cazioni Pandolfi ha riba- ne di una patente a punti ha affermato nel corso di dito l'intenzione della comune ai Dodici. Da qui una conferenza stampa il Commissione di liberaliz- alla realizzazione del pronuovo segretario di Stato zarne al più presto il ser- getto, l'Assemblea ha invibritannico per l'occupa- vizio. tato l'esecutivo comunitàzione, Gillian Shephard. Nel ribadire la sua intenJugoslavia zione di rivolgersi ai sindacati in modo «non ostile», CRISI DEI RIFUGIATI la signora Shephard ha dichiarato conclusa la batta- Secondo il rapporto dell'Unhcr (l'alto commissariato glia antisindacale avviata Onu per i rifugiati), all'interno della ex Jugoslavia vi saall'inizio degli anni ottan- rebbero attualmente quasi due milioni di profughi, oltre ta dal suo predecessore, a 500.000 rifugiati jugoslavi all'estero. Soltanto in Croazia avrebbero trovato ospitalità 580.000 persone, ma a Michael Howard. Tuttavia, per quanto ri- partire da questa settimana il governo croato ha deciso guarda il progetto di legge di chiudere le sue frontiere e di trasformare i campi di governativo che dovrebbe raccolta in centri di transito. «La Croazia è sull'orlo del introdurre numerose re- collasso sociale ed economico — ha commentato il prie non vi è abbastanza sostegno da strizioni per i sindacati (e mo ministro croato che verrà esaminato dal parte della comunità internazionale, che vorrebbe solParlamento in ottobre), la tanto trasformare la Croazia in un centro di raccolta Shephard pur avendo profughi». In realtà i rifugiati della guerra civile in Botemperato i lati più drasti- snia, sono distribuiti in Serbia, Slovenia, Croazia, Auci (limitazione del diritto stria e Ungheria, ma, a seguito della gravissima decisiodi sciopero e abolizione ne del governo croato, anche l'Ungheria (l'ultimo paese del prelievo automatico che ancora consentiva l'ingresso senza visto) ha deciso di degli oneri sindacali), introdurre le proprie restrizioni. sembra però intenzionata Rifugiati dell'ex Jugoslavia In Europa a modificare il progetto di (in migliaia) legge in base alle proprie priorità, inserendo nuove Germania J 275 000 e gravose restrizioni. Ungheria Cee Altri paesi II progetto della Commissione europea per la liberalizzazione dei servizi telefonici non verrà pubblicato prima della fine di settembre, a causa della «sensibilità» mostrata dai francesi sul problema. Nel mese di settembre, infatti, si terrà in Francia il referendum sul Trattato di Maastricht. La Commissione ha approvato intan- Profughi e rifugiati all'interno dell'ex Yugoslaviai % sul totale )* Austria Turchia Svizzera Olanda Norvegia Italia Danimarca Finlandia Belgio Francia 0E+0 10 30 20 40 50 60 70 Fonie: Unhcr 35 SCIOPERO EUROPEO 80 a cura di Fulvia Farinelli Ultime stime Nuova Rassegna Sindacale Ferrotranvieri I sindacati europei hanno dichiarato per la prima volta uno sciopero comune: il 27 ottobre i ferrovieri dei dodici paesi Cee, ai quali se ne aggiungeranno altri dell'Europa dell'Est, sospenderanno il lavoro per un'ora. E se la durata e le modalità di questo sciopero appaiono poco rilevanti, è la decisione stessa a ricoprire un'importanza storica fondamenta[ le. Per la prima volta, inj fatti, numerose organiz/.a| /.ioni sindacali di origini e concezioni differenti hanj no deciso di portare avanti le stesse rivendicazioni di categoria, oltre ad aver fissato gli stessi obiettivi riguardo alla difesa del servizio pubblico. Svezia TELEFONI LIBERI rio ad adottare delle misure «destinate a garantire che il sistema dei punti instaurato a livello nazionale sia applicato in modo equivalente ai conducenti della Comunità che circolano nello Stato in questione». Presentato dalle principali formazioni politiche (socialisti, democraticocristiani, liberali e verdi), il testo parlamentare richiede poi «con insistenza» che vengano risarcite le persone danneggiate dai blocchi stradali effettuati dai camionisti in Francia. I deputati dei Dodici hanno formulalo tali richieste nonostante Martin Bangemann, vicepresidente della Commissione, abbia ricordato prima dello scrutinio che la limitazione o il ritiro della patente riguarda soltanto la competenza nazionale. > del :i agosto 1992 INTERNAZIONALE Ecuador/Il programma del nuovo presidente SIXTO: PRIVATIZZARE di Guido Ghini II blocco conservatore guidato da Duran Ballen vuoi fare dell'iniziativa privata l'asse dello sviluppo on circa 600 mila voti di differenza sul suo antagonista del C partito socialcristiano, il candidato conservatore Sixto Duran Ballen si è imposto il 5 luglio scorso nelle elezioni per la presidenza della Repubblica dell'Ecuador. La coalizione formata dal Partito di unità repubblicana (Pur) e dal Partito conservatore (Pce) si è affermata in 19 delle 21 province del paese, relegando il partito socialcristiano e il suo candidato Jaime Nebot in una posizione subalterna anche nella maggioranza delle province della costa, da lungo tempo considerate loro roccaforti tradizionali. Tutto ciò è accaduto nonostante che i pronostici della vigilia accordassero al candidato vincitore un ristretto margine di vantaggio sul suo antagonista. In realtà, più che su una contrapposizione di programmi elettorali, l'affermazione di Sixto Duran Ballen è stata costruita sull'immagine e l'affidabilità del candidato, un architetto di 71 anni noto a tutti per il suo equilibrio e la sua onestà e da anni in corsa per la presidenza, nonché sul timore che un successo di Jaime Nebot, delfino dell'ex presidente della Repubblica Leon Febres Corderò, potesse condurre nuovamente il paese in un clima di autoritarismo politico. Quest'ultimo timore in particolare ha giocato un ruolo decisivo nel determinare il comportamento elettorale dell'ultima ora, facendo convergere sulla coalizione Pur-Pce anche i voti dell'Izquierda democratica, il partito socialdemocratico che ha governato il paese negli ultimi quattro anni. Sebbene il partito socialdemocratico e la sua linea di gradualismo politico ed economico escano sconfitti dal confronto elettorale, la vittoria di Sixto Duran Ballen ribadisce la su- premazia del punto di vista «serrano» su quello «costegno», così com'era accaduto nelle precedenti elezioni del 1988. La tradizionale contrapposizione tra province della dorsale andina e province costiere si mantiene infatti inalterata, tanto che i partiti non possono fare a meno di presentarsi agli elettori con candidature bilanciate tra esponenti politici appartenenti alle due aree geografiche e culturali del paese. Se la seconda, decisiva tornata elettorale ha visto il confronto tra candidati del partito socialcristiano e dell'alleanza PurPce, costringendo di fatto a scegliere tra due schieramenti di centro-destra e tra esponenti (più o meno qualificati) di ben definiti gruppi economici ecuadoriani, le elezioni del 17 di maggio avevano fatto registrare una forte avanzata del populismo di Abdalà Bucaram e una decisa sconfitta dei partiti di sinistra, compreso il partito socialdemocratico. Sebbene il giudizio sull'operato dell'Izquierda democratica nel corso della passata legislatura non sia del tutto negativo, il peso sempre più stringente della crisi economica all'interno e le pressioni del sistema finanziario internazionale per il pagamento del debito estero, nonché l'incapacità della sinistra ecuadoriana di esprimere una linea propositiva in campo economico e sociale, hanno generato un'ansia di cambiamento nell'elettorato, a prescindere dalle reali possibilità di alternativa. Il blocco conservatore guidato da Sixto Duran Ballen si propone una radicale inversione di tendenza, in campo economico e sociale, facendo dell'iniziativa privata Tasse centrale del futuro sviluppo del paese. Il programma di governo, non ancora esplicitato nei dettagli, prevede nelle linee generali una riduzione dell'in- Nuova Rassegna Snidatale 36 del tervento statale nell'economia, un drastico ridimensionamento del settore pubblico e la privatizzazione delle più importanti imprese pubbliche del paese. Alcune fonti parlano addirittura di progetti di privatizzazione del Iess, il servizio pubblico di assistenza e previdenza, nonché di altri istituti di prioritario interesse sociale. Parallelamente ampi settori del mondo imprenditoriale si attendono un deciso sostegno agli investimenti e misure a carattere finanziario e monetario capaci di attrarre i capitali stranieri e di sviluppare le esportazioni, sebbene la sconfitta dei socialcristiani stia a significare almeno una parziale battuta d'arresto per i più aggressivi gruppi agroesportatori. Sul versante della politica estera si profila invece un pressoché totale allineamento alle direttive del Fondo monetario internazionale, attraverso una rinegozia/.ione del debito estero e un probabile minor impegno in direzione della politica regionale, centrata sul Patto Andino. Un siffatto programma di governo richiede tuttavia un forte appoggio da parte del Congresso, dove la coalizione Pur-Pce può contare su soli 1 7 deputati su un totale di 77 seggi e dove il partito socialcristiano, forte dei suoi 21 rappresentanti, annuncia un'agguerrita opposizione. Tutto dipenderà quindi dalle alleanze che nei prossimi giorni i partiti vincitori riusciranno a stringere con le formazioni politiche a essi più vicine. Già si parla di un accordo con il Partito Roldosista ecuadoriano (Pre) e di una disponibilità della Democrazia popular (Dp) alla formazione di un blocco legislativo di maggioranza, ciò che garantirebbe al nuovo governo il sostegno di altri 21 deputati: 1 r, del Pre e'6 della Dp. Maggioranza parlamentare a parte, «El abuclito buono» il buon nonnino —, così com'è stato definito bonariamente dagli elettori l'anziano nuovo presidente, dovrà prima o poi mostrare la vera faccia della coalizione che capeggia e dei gruppi di potere che lo sostengono, creando le condizioni per uno scontro sociale di vaste proporzioni all'interno di un paese dove una crisi economica prolungata e un'inflazione del 50% hanno ridotto drasticamente i margini di manovra. • OSSERVATORIO INTERNAZIONALE Banca mondiale TERZO MONDO IN CERCA DI CREDITO Nel 1992 i prestiti accordati ai paesi del Terzo mondo dalla Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (Birs) e dall'Associazione internazionale per lo sviluppo (Ida), le due agenzie della Banca mondiale, ammonteranno complessivamente a 21,7 miliardi di dollari contro i 22,7 miliardi dello scorso anno. I prestiti che la Birs si è impegnata ad accordare ammontano a 15,7 miliardi di dollari, ripartiti fra 112 progetti, mentre quelli assicurati dall'Ida hanno un valore complessivo di 6,5 miliardi, suddivisi fra 1 io progetti. che attualmente colpisce l'Africa australe. Sempre per quanto riguarda l'Africa, è previsto un aumento dei prestiti destinati all'agricoltura e all'istruzione, così come di quelli da utilizzare per la riorganizzazione del settore idrico. Un incremento dei prestiti della Birs e dell'Ida è ugualmente previsto per i paesi del Sud-Est asiatico, che dovrebbero ricevere 8,1 miliardi di dollari contro i 7,5 del 1991, e dell'America Latina, ai quali sono destinati 5,7 miliardi di dollari contro i 5,2 dello scorso anno. Una diminuzione è invece prevista per i prestiti accordati ai paesi europei e dell'Asia centra- le che dovrebbero scendere dai 6 miliardi di dollari del 1991 a 2,1, così come a quelli mediorientali e maghrebini, per i quali è stata programmata una contrazione di 500 milioni di dollari rispetto ai 2 miliardi dello scorso anno. Nell'utilizzazione dei prestiti si registra d'altro canto un aumento delle somme destinate a finanziare i «programmi di aggiustamento strutturale» nei paesi del Terzo mondo. Nel 1992 questi programmi dovrebbero assorbire il 27°,, dei crediti complessivamente accordati da Birs e Ida, contro il 26",, dello scorso anno. Thailandia DOPO IL MASSACRO OSSERVAZIONE Nel 1991 Birs e Ida avevano concesso rispettivamente prestiti per 16,4 due mesi dalla sanguinosa repressione delle manifemiliardi di dollari (126 stazioni in favore della democrazia, l'economia progetti) e per 6,3 miliar- thailandese è sotto osservazione, mentre il nuovo goverdi (103 progetti). In base no del premier Anand Panyarachun cerca di assorbire il ai dati finora disponibili, contraccolpo provocato dal massacro di maggio a Banalla riduzione dei gkok. Alcuni osservatori ritenprestiti per un miliarL'andamento del Pii gono che l'effetto negativo deldo di dollari dola sanguinosa repressione si li(valori %) vrebbe tuttavia acmiterà a una riduzione di apcompagnarsi un legpena mezzo punto rispetto alle gero aumento degli previsioni di crescita precedenesborsi netti da parte temente formulate dal governo delle due agenzie del(8°o) o da enti privati come la Banca mondiale, l'Istituto di ricerca per lo svivalutato in 16,3 mite luppo thailandese (7%). m liardi di dollari conAltri prevedono invece che tro i 16 del 1991. Nell'economia thailandese risenla ripartizione geotirà più pesantemente dell'ongrafica dei loro predata di violenza, così come avstiti, Birs e Ida hanno venne in Ghia tre anni fa, dodeciso di accordare lio la strage della piazza Tien 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91*92 ' complessivamente 4 An Men. Per il momento, il •) Stime " ) Previsioni miliardi di dollari ai settore maggiormente in diffiFonte: «The Economist» paesi africani, con un coltà è quello turistico, dove si aumento di 600 milioni ri- calcola che il numero di presenze scenderà dai 5 miliospetto allo scorso anno. In ni dello scorso anno a un solo milione, con una corriparticolare, prestiti di ra- spondente contrazione delle entrate da 5 a un miliarpida concessione sono sta- do di dollari. Anche il settore immobiliare, che fino a ti accordati a Malawi, maggio faceva registrare vendite per circa io milioni Mozambico, Zambia e di dollari al giorno, è nel frattempo colpito da una Zimbabwe perché possa- grave crisi, che minaccia di trasformarsi in una vera e no far fronte alla siccità propria paralisi. A 1 /1 J \ T / V; } r Nuova Rassegna Sindacale "• 3° c ' e ' 3 agosto Australia UNA GIOVENTÙ' CHE CHIEDE DI LAVORARE Golpiti da un tasso di disoccupazione che sfiora il 36°,,, i giovani australiani hanno chiesto al governo di Canberra di dimostrare un «impegno reale», destinando 1,5 miliardi di dollari al finanziamento di programmi per la creazione di posti di lavoro. La richiesta è stata avanzata nei giorni scorsi dalla «Coalizione giovanile australiana per la politica e l'azione», che raggruppa migliaia di giovani di età compresa fra i 15 e i 19 anni e che ha proposto l'avvio di programmi a carattere infrastnitturale, come la riparazione e la costruzione di strade, a livello comunale. Un'analoga richiesta è stata avanzata anche dal «Consiglio dei sindacati australiani» che, alla vigilia di un apposito «vertice per l'occupazione giovanile», ha sollecitato un'«iniezionc» di 700 milioni di dollari nell'economia del paese, appena uscita da una grave recessione. Nonostante in giugno siano stati registrati i maggiori tassi di disoccupazione giovanile (35,8",,) e complessiva (1 I , I " O ) dopo la «grande depressione» degli anni trenta, il governo australiano non sembra però disposto ad accogliere queste richieste. Con un deficit statale in aumento (si prevede che passi da 7 a 7,8 miliardi di dollari), il ministro del Tesoro John Dawkins ha affermato che la spesa governativa per programmi occupazionali potrà essere «modesta» e che le autorità di Canberra intendono «mantenere i nervi saldi». a cura di Stefano Poscia CULTURA E LIBRI Un libro coraggioso sulla soluzione possibile del conflitto israelo-palestinese UN PO' DI PRESENTE PER UN PO' DI FUTURO di Umberto de Giovannangeli uello di Mark Heller e Sari Nusseibeh è qualcosa di Q più di uno dei tanti libri dedicati alla crisi mediorientale. È il coraggioso tentativo di delineare, fuori da ogni demagogia propagandistica, una soluzione ragionata e possibile del conflitto israelo-palestinese, che della crisi mediorientale è da sempre il punto focale (Israele e Palestina. Il piano per la pace tra due Stati sovrani, Valerio Levi editore, 1992, pp. 202, L. 30.000). Fuori da ogni astratta, e dunque sterile, rivendicazione di principio: lo sforzo di Heller e Nusseibeh è innanzitutto rivolto alle due comunità, l'israeliana e quella palestinese, affinchè il realismo del dialogo prevalga finalmente su vecchi e nuovi pregiudizi, alimentati dal fanatismo religioso e da sogni di grandezza nazionalista mai accantonati. Un invito tanto più importante per il momento in cui cade: dopo, cioè, il «terremoto» elettorale che ha sconvolto gli equilibri politici israeliani, riportando al potere le sinistre, dopo quindici anni di dominio del Likud e della destra oltranzista, e alla vigilia dei colloqui di pace di Roma, da molti ritenuti decisivi per rafforzare il processo di pace arabo-israeliano. D'altro canto, quello di Heller e Nusseibeh non è solo un saggio di politica mediorientale di estremo interesse, ma è anche una «testimonianza di vita» offerta dai due autori. In particolare da Sari Nusseibeh, docente all'Università di Bir Zeit (Cisgiordania), uno dei più autorevoli leader dei Territori occupati. Nusseibeh ha sofferto sulla propria pelle la brutalità del conflitto: aggredito da palestinesi estremisti nel 1986 per le sue posizioni «moderate», venne successivamente incarcerato in «detenzione amministrativa» senza processo, per tre mesi, dalle autorità israeliane durante la guerra del Golfo, con l'accusa, mai provata e provocatoria, di spionaggio a favore dell'Iraq. Il libro può essere letto come un originale, e approfondito, «studio di fattibilità», che delinea, spesso in termini volutamente «didascalici», gli elementi di una soluzione negoziale del conflitto, fondata sulla costituzione di uno Stato palestinese sovrano accanto a, e in rapporti pacifici con, lo Stato d'Israele, riconosciuto nei suoi confini definitivi e garantito nelle sue esigenze di integrità e di sicurezza. Sari Nusseibeh, nella sua Dichiarazione iniziale, ripercorre l'aspro dibattito, in campo palestinese, sul dialogo con gli israeliani e sul principio della soluzione a due Stati: dal «radicalismo» degli anni settanta fino alla dichiarazione d'indipendenza e di disponibilità al negoziato con Israele del novembre 1988, sancita nello storico Consiglio nazionale (il Parlamento palestinese in esilio) di Algeri. Riconoscere il diritto del «nemico» palestinese ali'autodetermina- zione: in questa sottolineatura del professor Heller — docente all'Università di Harvard e attualmente ordinario Nuova Rassesti'! Sindacale presso iljaffe ccnter l'or strategie studies dell'Università di Tei Aviv — non vi è nulla di «pacifista». Essa, infatti, è la logica conclusione di un ragionamento realista, che «pesa» costi e benefici di una coesistenza con il «nemico» palestinese. «La mia personale propensione a favore di concessioni territoriali per consentire la creazione di uno Stato palestinese afferma Heller nella sua Dichiarazione iniziale — non deriva da un imperativo morale, cioè dalla convinzione che ciò sia giusto, bensì dalla valutazione ragionata di un insieme di circostanze locali, regionali e internazionali: insomma, dalla convinzione che ciò sia saggio e prudente». Di una cosa gli autori si dicono certi, divergendo in questo dagli atteggiamenti che tuttora dettano l'azione dei governi del Medio Oriente: mantenere l'attuale statu quo è foriero di pericoli ben maggiori di ciucili insiti nella soluzione a due Stati e nel ritiro condizionato d'Israele dai Territori occupati. Perché, sostengono Nusseibeh ed Heller, prolunga lo stato di belligeranza, amplifica i rischi di guerra tra lo Stato ebraico e i paesi arabi, impone a Israele un costo crescente, materiale, politico e umano, per l'occupazione e la protesta palestinese, sottrae risorse all'integrazione degli immigrati (e questo è stato uno degli argomenti elettorali vincenti di Yitzhak Rabin, ndr), perpetua le violazioni dei diritti umani e il degrado delle condizioni di vita dei palestinesi. Il libro entra nel vivo con la messa a punto da parte dei due studiosi degli «ingredienti» essenziali per far «lievitare» la pace possibile. Elencarli serve anche per delineare, in sintesi, l'ampiezza delle problematiche che sottendono al negoziato in corso: 1 ) un pieno accordo di pace che nel delimitare i confini dei due Stati implichi la rinuncia esplicita e definitiva dei palestinesi a ulteriori rivendicazioni territoriali; 2) la sistemazione dei profughi palestinesi nel nascente Stato o in altri paesi arabi, eccetto alcuni casi individuali di ritorno e reinsediamento in Israele; indennizzi dovranno essere offerti ai profughi, così come agli ebrei fuggiti dai paesi arabi dalla fondazione d'Israele e le cui proprietà furono illegalmente confiscate; 3) per i coloni insediati nei Territori occupati potranno combinarsi incentivi economici per il loro «rimpatrio» in Israele e concessioni di autonomia municipale, sotto la giurisdizione palestinese, per coloro che decidessero di restare negli attuali luoghi di residenza; 4) i confini fra i due Stati saranno delimitati sulla base delle linee armistiziali del 1949 che hanno segnato le frontiere d'Israele fino al 1967 e che sono oggetto delle risoluzioni 242 e 338 delle Nazioni Unite. Talune rettifiche saranno opportune, avvertono Nusseibeh ed Heller. Soprattutto, i confini dovranno essere «permeabili» e permettere un'interdipendenza elevata nell'economia, nei trasporti, nell'uso li. 30 del 3 agosto ton/2 CULTURA E LIBRI dell'energia, nelle infrastnitture; 5) la cessione da parte tuttavia continua ancora Yehoshua questi avvenid'Israele di territori in cambio di pace non può essere un menti non ci hanno latto acquisire dei diritti morali. Il atto «unilaterale» di buona volontà, senza concrete con- loro unico fondamento è la mancanza di via d'uscita del tropartite. Per questo dovrà essere bilanciata da misure fuggitivo di fronte all'incendio che già esiste e che si può di sicurezza permanenti e credibili. Ciò comporterà per i sviluppare. Ma la base del diritto sta nel prendere una palestinesi, sottolineano gli autori, una «sovranità limi- parte. Se vogliamo uscire dalla nostra situazione di potata» nel dispositivo militare loro consentito e nell'accet- polo senza patria rendendo senza patria un altro popolo, tare una presenza militare dell'esercito di David entro il ogni nostro diritto andrebbe perduto. Se intendiamo salproprio territorio con compiti di pre-allarme, verifica, vaguardare davvero i princìpi di democrazia e di tolledifesa contro aggressioni esterne o terroristiche; 6) lo ranza che sono a fondamento dello Stato d'Israele e delsfruttamento equo e opportunamente coordinato delle l'ebraismo dobbiamo raggiungere la pace». È questo, in risorse idriche; 7) uno statuto per Gerusalemme che ne definitiva, il messaggio che emerge dalle riflessioni del preservi l'integrità e l'unità fisica, come capitale nel con- professor Heller. «Dobbiamo riconoscere il diritto all'etempo di Israele e della Palestina, con una complessa sistenza e alla sicurezza dello Stato ebraico, se un giorno configurazione di autonomie giurisdizionali per le zone vorremo veder realizzato il nostro diritto all'autodetera prevalente popolazione ebraica o araba; 8) un accordo minazione», aggiunge Sari Nusseibeh. Uno scambio che di pace globale tra Israele e gli Stati arabi che conduca a non trova concorde l'intero schieramento palestinese. normali relazioni economiche e politiche e alla drastica Non certo i fondamentalisti di Hamas, che inneggiano riduzione bilanciata degli armamenti; 9) l'accordo sarà alla guerra santa contro «lo Stato sionista», e che giudiattuato per tappe intermedie al fine di alimentare la fi- cano «traditori da sopprimere» i connazionali favorevoli ducia necessaria tra le parti e per consentire una conti- al negoziato. D'altra parte, solo comprendendo fino in fondo questo limite intrinseco.della condizione di Israele nua verifica del rispetto degli impegni. si comprende quanto grande sia il potere di contrattaQuella indicata da Mark Heller e Sari Nusseibeh non è zione dei palestinesi. «Molti fondamentalisti ammette certo la pace perfetta e romantica dell'utopia, ma quella però Nusseibeh non riescono a capire il limite dello dettata dalle necessità pragmatiche del compromesso, Stato ebraico e di conseguenza non capiscono la propria della spartizione di una terra contesa tra due diritti di stessa forza. Si limitano a considerare l'apparato bellico pari dignità. Una pace, è giustamente sottolineato nel- e concludono che a questo punto qualsiasi trattativa con l'introduzione, che discende «dalla consapevolezza che Israele sarebbe unilaterale, visto che quest'ultimo ha il soltanto la spartizione della Palestina storica fra due po- coltello dalla parte del manico. Invece prosegue poli che ne rivendicano il possesso e la rinuncia ai miti anche, se è vero che il rapporto di forze propende a faideologici della Grande Israele o Ae\Yintera Palestina, patria vore d'Israele, è anche vero che i palestinesi hanno in araba possono impedire il perpetuarsi di una guerra sen- mano un'arma contrattuale importante: quella della za fine tra israeliani e palestinesi». Ma la strada del com- loro esistenza». Fintantoché i palestinesi, e soprattutto promesso, rilevano i due autori, è densa di ostacoli, non quelli sotto occupazione israeliana, esistono, continuesolo di carattere politico, ma anche, e forse soprattutto, rà ad esistere anche il dilemma descritto, fra gli altri, di ordine storico-culturale. Le due comunità sono infatti da Yehoshafat Harkabi, ex capo dell'intelligence israe«aggrappate», in modo spesso ossessivo, alla propria liana: o garantire ai palestinesi pieni diritti politici nel identità, al culto della memoria storica da cui traggono sistema israeliano, trasformando così Israele in uno nuove ragioni di diffidenza e di chiusura. Così è stato per Stato non ebraico democratico, o negarglieli, trail popolo ebraico, oppresso, perseguitato, annientato sformandolo in uno Stato dall'antisemitismo euroebraico fondato su\YaparBibliografia minima peo sino agli orrori dello theid. Nell'ini caso come sterminio nazista, che, donell'altro, Israele cesserà po la tragedia dell'Olo- • M. Harsgor e M. Stroun, // rifiuto del passato, Baldini di essere uno Stato prevacausto, ha visto nella terra & Castoldi, 1991. lentemente ebraico. E d'Israele la Palestina l'u- • A. Oz, In terra d'Israele, Marietti, 1992. questo è un prezzo all'occupazione di Gaza e della nico luogo di rifugio e di • A. Gresh, Storia dell'Olp, Edizioni Associate, 1988. riscatto. «E il rischio della • W. Dahmash (a cura di), Voci palestinesi dell'Intifada, Cisgiordania che la maggioranza degli israeliani, sopravvivenza osserva Vecchio Faggio, 1989. A. B. Yehoshua, uno dei • A. Elon, Gerusalemme, città degli specchi, Rizzoli, 1990. come testimoniano i risulpiù insigni scrittori israe- • T. L. Friedman, Da Beirut a Gerusalemme, Mondadori tati del 2[) giugno, non è editore, 1990. più disposta a pagare. Da liani contemporanei qui la considerazione finache ci ha dato il diritto • B. Etienne, L'islamismo radicale, Rizzoli, 1988. morale di insediarci qui • D. Grossman, // vento giallo, Mondadori editore, 1988. le di Sari Nusseibeh, insiecon l'intenzione di pren- • P. Maltese, Nazionalismo arabo e nazionalismo ebraico, me un messaggio di speranza e una valutazione derci una parte della terra Mursia, 1992. politica: «Israele domina il presente, ma i palestinesi dod'Israele. In generale il movimento sionistico ha tentato di attenuare il dolore minano il futuro. Quindi serve uno scambio: qualcosa della popolazione che ha subito questa penetrazione. Fi- del futuro che i palestinesi hanno in mano contro qualno alla guerra non c'era un solo profugo palestinese in cosa del presente che è in mano agli israeliani. E questa • tutta la terra d'Israele; al contrario, con l'avvio del sio- la motivazione di qualsiasi negoziato». nismo sono arrivati degli abitanti dalle regioni vicine. E Nuova Rassegna Sindacale ^M %M 11. •$(> del 'i a^oslo CULTURA E LIBRI Artisti, mercato & società di Aldo Forbice Le Monnier pp. -J~/I, lire 40.000 Lo Stato italiano destina la risibile quota dello 0,24 per cento della spesa pubblica alla tutela dei nostri beni culturali. Lo ricorda Giorgio Benvenuto nella prelazione al libro di Forbice, che raccoglie ventuno interviste ad artisti pubblicate su Lavorosocietà, la rivista della Uil. Quella percentuale basterebbe a quantificare l'interesse che le istituzioni riservano a un patrimonio artistico e culturale che si distingue per la sua ineguagliabile ricchezza. Un patrimonio che languc tra pastoie burocratiche (il ministero per i Beni culturali, che molti vorrebbero abolire), insidie politiche (gli assessorati alla Cultura, spesso gestiti come serbatoi elettorali), carenze legislative (in primo luogo il mancato riconoscimento giuridico della professione artistica), diktat del mercato (case d'asta, galleristi, mercanti) e della critica (spesso asservita a lobby partitiche o economiche). Introdotto da una sezione dedicata al funzionamento del «sistema dell'arte», il libro documenta con dovizia di dati questo perverso intreccio di fattori che dell'arte soffocano le infinite potenzialità. Potenzialità che la libera circolazione delle opere prevista per il 1993 potrebbe rivitalizzare (grazie allo scambio e al confronto) o mettere a repentaglio (con la temuta impennata dell'esportazione clandestina). La frattura tra arte e società, che in un tempo non lontano (quello dell'«impegno» e dell'egemonia culturale della sinistra)" trovavano un punto di IL DIRITTO SINDACALE di Giorgio Ghczzi e Umberto Romagnoli ^anichelli pp. ì'III-'j()o. lire 40.000 1 libro è alla sua terza edizione e ciò dimostra la serie1condivida tà del suo impianto e l'interesse che può suscitare, si o meno qualche tesi. È destinato soprattutto allo studio universitario, ma può costituire un valido aiuto anche per chi, come il sindacalista, è costretto a trascinare gli aspetti dottrinali e le motivazioni più profonde della materia che costituisce l'oggetto del suo impegno quotidiano. Un moderno operatore sindacale deve munirsi di qualcosa di più dello spirito di missione e dell'entusiasmo, condizioni morali che, d'altronde, cominciano a scarseggiare. La trattazione è introdotta da un capitolo dedicalo a un sommario excursus storico, dal periodo precorporativo, quando il dogma giuridico dominante era che «il diritto o è espressione della volontà dello Stato-legislatore o non è» quindi inesistenza del «diritto operaio», come si diceva allora), lino ai nostri giorni: esperienza corporativa, intermezzo precostituzionale, fasi costituzionale e postcostituzionale. Lungo il filo storico-giuridico-doitrinario corre tutta la trattazione successiva, che spazia dall'esame, ampio e motivato, dei soggetti, delle finalità e delle caratteristiche dell'organizzazione sindacale, all'analisi allenta dei problemi, esasperati ai nostri giorni fino al dramma, delia rappresentanza e della rappresentatività. Capitoli a sé su contratto e contrattazione collettiva, conllitto e tutela giurisdizionale. K una grande attenzione al diritto di sciopero e ai problemi attuali in materia. La ricca appendice comprende sentenze della Corte Costituzionale, il testo dell'accordo trilaterale del 1983, la legge quadro sul pubblico impiego, la legge 146/1990, alcune pronunce della commissione di garanzia. Annalina Ferrante raccordo nelle appartenenze o affinità ideologiche, è oggi evidente. Lo testimoniano molti degli artisti intervistati, da Vespignani, che auspica «una sorta di Wwf per i pittori», a Vaccaroni, inviperito con i critici («mercanti d'arte che non fanno la dichiarazione dei redditi»), a Emilio Greco, polemico N in iva Rassegna Sindacale contro la vanità dei mercanti e la venalità degli artisti. Molte speranze di colmare questa frattura Forbice le ripone nel sindacato, chiamato a dare più voce a una delle categorie sociali meno tutelate quanto a trattamento economico, assistenziale e previdenziale. Benvenuto si spinge 40 del fino a suggerire che l'unità sindacale venga anticipata dagli artisti, anche al line di ridisegnare il rapporto tra sindacato e intellettuali, oggi incrinato dalla scomparsa dei vecchi cementi ideologici. Infine Ugo Attardi propone di avviare la saldatura tra arte e società «cominciando con l'abbellire le sedi dei sindacali». Una saldatura simboleggiata dal monumento «Alla libertà» che l'artista ha fatto collocare davanti alla sede romana della Uil. Giovanna Di Ciaula Crescita zero a cura di Rossella Palomba La .Vuora Italia pp. .\l'-2.fj, lire 2<).ooo Se la crescita zero della popolazione può essere considerata l'obiettivo auspicabile nel lungo periodo, occorre chiedersi quanto siano lontani dal raggiungerlo i paesi del Ferzo e Quarto mondo e quelli sviluppali. Kntrambe le categorie, infatti, si discoslano dalla media ideale di 2,05 figli per donna, necessaria a mantenere l'equilibrio demografico. Nei paesi poveri la media è pari a 3,9 (addirittura 6,2 in quelli con il reddito più basso), mentre nei paesi sviluppati la fecondità è in rapida discesa: 1,9 figli per donna è la media delle nazioni ricche, 1,() nella Comunità europea, addirittura 1,3 in Italia. Un calo demografico cosi veloce e consistente rischia di avere conseguenze assai negative per la società e l'economia e di mettere in crisi tutte le istituzioni sociali, dalla scuola al sistema pensionistico. Come si è giunti a questi livelli? Il quesito, sostengono i demografi, non ha risposte semplici: in Italia CULTURA E LIBRI una coppia con figli è economicamente penalizzata, ma è anche vero che nel nostro paese la legislazione sulla maternità è fra le più avanzate del mondo. All'inizio degli anni ottanta l'Istituto di ricerche sulla popolazione ha avviato una serie di indagini con lo scopo di sondare periodicamente la popolazione italiana e di far luce sugli atteggiamenti prevalenti nei confronti della situazione demografica in atto. Il libro curato da Palomba presenta i risultati della seconda inchiesta, svolta nel 1987-88. L'opinione dei ricercatori, spiega Antonio Colino nell'introduzione, è che livelli tanto bassi di fecondità sono determinati da «ragioni non facilmente visibili e non valutabili con gli abituali strumenti dell'analisi demografica, ragioni che vanno ricercate anche nella cultura generale della gente e nella specifica cultura procreativa della donna e della coppia». Per la prima volta viene analizzato fra le variabili del contesto demografico l'atteggiamento degli italiani nei confronti dell'immigrazione. Una sezione della ricerca è infine dedicata alle valutazioni della popolazione sulle politiche familiari. Di particolare interesse le sezioni dell'inchiesta dedicate agli svantaggi e ai vantaggi dell'avere figli, che confermano l'ipotesi di una peculiarità italiana: nel nostro paese i figli sono considerati centrali nell'esistenza degli individui molto più di quanto lo siano in altre nazioni sviluppate, perciò è opinione comune che la procreazione richieda alti investimenti di tempo, responsabilità e denaro. Alessandra Urbano Letteratura. Peter L. Berger e Robert Musil: uno dei più noti sociologi viventi rilegge un classico del Nove- Atlante storico di Georges Duby cento. Il saggio (Robert Musil e il salvataggio del sé, pp. 59, Società Editrice Internazionale pp. 314, lire 32.CXX) L. 12.000), con un ampio intervento di Paolo Jedlowski, è proposto dall'editore Rubbettino (viale dei Pini, 8 88049, Soveria Mannelli, Cz). È, contemporaneamente, una brillante introduzione al mondo di Musil e una sintetica esposizione del pensiero di Berger. Pacifismo. La campagna «Venti di pace» ha il suo manifesto programmatico, frutto del lavoro collettivo di una trentina di esperti (Edizioni Cultura della Pace, pp. 256, L. 20.000). L'analisi, rigorosa e documentata, evita ogni tentazione di imboccare scorciatoie illusone e prende in considerazione le possibilità di un reale Addio alle armi aperte dal radicale mutamento dello scenario internazionale. Le prospettive sono in una politica di sicurezza comune e di soluzione non violenta dei conflitti, nel controllo sulle esportazioni degli armamenti, nella riduzione della spesa militare e nella riconversione dell'industria bellica, in un corretto rapporto tra nord e sud del mondo e in uno sviluppo industriale compatibile con gli equilibri ecologici. Sport. Un libro per entrare nel clima e nel retroscena delle Olimpiadi, lasciandosi dietro le spalle moralismi e retorica: Karl-Wilhelm Weeber restituisce il quadro vero dei giochi antichi, demolendo — come promette il titolo: Olimpia e i suoi sponsor (Garzanti, pp. 187, L. 19.000) — consolidate leggende di nobiltà e disinteresse, purezza e sacralità. Dietro le gare: denaro e politica, interessi e ambizioni, corruzione e colpi bassi. Il mondo della Grecia classica non era poi così diverso dal nostro. A. P. India. Rapporto sulle violazioni dei diritti umani nel Punjab di Amnesty International Edizioni Sonda pp. go, lire 15.000 Dal 1983 a oggi migliaia di persone sono state arrestate nel Punjab, nell'India nordoccidentale, per la richiesta avanzata dai sikh (il sessanta per cento della popolazione) di creare uno Stato indipendente. Il libro di Amnesty fornisce un'ampia documentazione sulle violazioni dei diritti umani perpetrate in quella parte del subcontinente indiano. Le leggi di emergenza consentono l'arresto per mesi o per anni senza processo e la tortura è abitualmente praticata negli inNuova Rassegna Sindacale terrogatori: indagini ufiìciali lo hanno riconosciuto, anche se i colpevoli non sono stati puniti. Si sono verificati anche numerosi casi di sparizioni e di persone incarcerate ed «evase» di cui si sono perse le tracce. Alle brutalità delle forze dell'ordine si aggiungono le violenze dei gruppi armati sikh, responsabili delle uccisioni di centinaia di membri degli apparati di sicurezza, di politici e di civili. Con il suo rapporto Amnesty vuole sottoporre il problema all'attenzione delle autorità indiane e dell'opinione pubblica internazionale, affinchè cessino i crimini e si ripristini la legalità. Luciano Bertozzi "• 3<> del 3 agosto Gli atlanti storici, in genere, si presentano come una semplice raccolta di cartine da integrare necessariamente con un testo scritto. Georges Duby ha dimostrato che le carte possono essere spostate in primo piano, relegando il testo a semplice ausilio per la loro corretta lettura. L'elemento di novità è rappresentato dalla sistemazione. La prima parte del volume ha il tradizionale taglio cronologico e offre la visione complessiva del processo storico. La seconda parte è invece a tema e prende in esame singoli paesi o continenti cogliendone i momenti e le vicende più importanti. Emerge la storia del lungo periodo, dei processi secolari e dei cambiamenti lenti. Un aggiornamento al 1991, infine, descrive sommariamente le vicende politiche e le trasformazioni in corso nei paesi dell'Est europeo e dell'Asia. L'illustre medievalista francese restituisce insomma tutta la sua importanza alla geografia storica e individua nell'immagine lo strumento più efficace per rappresentare lo scorrere del tempo. Roberto Reali a cura di Alessandro Piccioni DOCUMENTAZIONE Roma, 13-14 luglio 1992 I DOCUMENTI DEL DIRETTIVO riguarda sia grandi punti di crisi del nostro tessuto delle grandi imprese ma che coinvolge e coinvolgerà sempre più l'intero apparato produttivo. È in gioco la sopravvivenza stessa di una prospettiva di sviluppo e di un vero apparato industriale, stretto tra l'incapacità di riconversione, i nuovi termini della competitivita internazionale LA MANOVRA e i danni della finanziarizzazione della nostra economia. DEL GOVERNO Il venir meno di un ruolo attivo della domanda pubbli1 Comitato direttivo della Cgil approva la relazione ca e degli investimenti pubblici, stretti tra limiti di bidi Ottaviano Del Turco sui provvedimenti economici lancio e gestione e normative su appalti e opere pubblidel governo e ne conferma il giudizio critico ribadendo che, terreno e causa di clientelismo, corruzione e inllale valutazioni complessive che hanno dato le segreterie zione, aggrava la situazione, pretende una riforma immediata. Cgil, Cisl e Uil. La manovra economica varata dal governo in quanto In questo quadro la valutazione della Cgil sulla macollocata al di fuori di un'iniziativa davvero all'altezza novra resta critica. La manovra è, su alcuni aspetti, della gravita della situazione economica rischia di essere inaccettabile, poiché compromette ciucila politica di inefficace anche per gli obiettivi di risanamento finan- svolta indicata come necessità anche nelle dichiarazioni ziario che essa vuole determinare. Senza una scelta espli- programmatiche del presidente del Consiglio Amato. cita di rilancio della crescita economica, senza un inter- La Cgil, pure in questo giudizio critico, valuta con intevento organico sull'emergenza occupazionale, senza un resse e attenzione significativi segnali di innovazione sul immediato intervento di politica industriale e del lavoro terreno delle entrate, che vedranno l'appoggio della Cgil in grado di invertire la deriva della deindustrializzazio- per uno scontro riformatore contro l'emergere di lobbies ne sia nel Nord che nel Mezzogiorno, senza misure forti e interessi conservatori. L'avvio di un'imposizione sulla di intervento sul tasso di inflazione, ogni risanamento ricchezza finanziaria che grava sui ceti più abbienti, il puramente finanziario dei conti pubblici è destinato a ri- non ricorso all'addizionale sull'Irpef. una prima risposta velarsi non solo parziale, ma inefficace, in quanto i costi ai problemi posti da Cgil, Cisl e Uil sull'emergenza ocdella crisi reale della nostra struttura produttiva ed eco- cupazione con la costruzione di un punto di raccordo a nomica, il rallentamento del reddito e delle retribuzioni, Palazzo Chigi sulle emergenze, la decisione di non opele rincorse inflazionistiche determinate dai redditi di in- rare interventi stralcio sulle materie connesse agli eletermediazione e di rendita si scaricheranno di nuovo sul menti portanti dello stato sociale (in particolare sanità e deficit pubblico compromettendo ogni sforzo di risana- previdenza) e di presentare leggi delega su cui avviare mento. Il rialzo del tasso di sconto è al tempo stesso effet- un confronto con il sindacato rappresentano significatito e causa di un deterioramento economico e finanziario ve acquisizioni dell'azione unitaria di Cgil, Cisl e Uil. gravissimo, che si scaricherà in termini crescenti su inve- Critico è il giudizio sull'assenza di un confronto sulle castimenti e occupazione. Solo un intervento forte di poli- ratteristiche delle leggi delega sulle quali il Comitato ditica economica e dei redditi in grado di abbassare il tas- rettivo si riserva di esprimere un giudizio non appena so di inflazione e di avviare una strategia di disinflazione conosciuti i termini esatti del provvedimento. competitiva può sciogliere il cappio costituito da un tas- Per quanto riguarda i singoli punti del provvediso di cambio sopravvalutato a causa di un premio alla mento e della manovra: rendita e al parassitismo finanziario che l'economia italiana e il suo sistema produttivo sono costretti a pagare. • Prelit'vo contributivo 0,8"„• Inaccettabile e da eliminare I guasti che la Cgil ha denunciato in modo chiaro più è il prelievo contributivo dello o,8°o sulle retribuzioni, volte lo scorso anno, di una gestione sconsiderata della che è in aperta contraddizione con la dichiarazione del finanza pubblica che ha prodotto un deficit incontrolla- governo di non intervenire sulle materie soggette a delebile, occultato da responsabilità precise dei ministri che ga con interventi d'emergenza, e che non solo è regressidovevano attuare le politiche di rigore, fanno precipita- vo e aumenta il divario tra costo del lavoro e salario netre la situazione finanziaria ed economica del paese in to, ma che contribuirebbe a ridurre ulteriormente le remodo gravissimo. La perdita di credibilità internaziona- tribuzioni reali già due punti sotto il tasso di inflazione a le e il ricatto costituito da un debito pubblico ostaggio di causa della mancata erogazione della scala mobile. potentati interni e internazionali che con la speculazione • Imposizione immobiliare. L'imposizione sul patrimonio puntano a rendere sempre più alto il loro potere di con- immobiliare, seppure corrisponde ai criteri di equità getrollo sono responsabilità gravi della politica economica nerali indicati dal sindacato, deve essere articolata in degli ultimi anni. Per questo la Cgil segnala la gravita modo progressivo salvaguardando cioè una fascia di vadell'assenza completa dell'apertura di una riflessione e lore patrimoniale tale da annullare o ridurre il prelievo di una discussione vera e di conseguenti provvedimenti sulla prima casa di abitazione. sulla gravita della crisi industriale del nostro paese, che In questo ambito la modifica della normativa permanente sull'equo canone, al di fuori di un disegno organiPubblichiamo di seguito i due documenti (approvati) sui due punti in discussione, l'ordine del giorno presentato da Mario Sai (non approvato), l'ordine del giorno sulla questione morale (approvato all'unanimità) 1 N u o v a R;issfyn;i SÌIKIÌH.IIC 42 n. '{i> del ì agosto DOCUMENTAZIONE co di riforma del mercato delle abitazioni, rappresenta una misura non solo non necessaria ma soprattutto con conseguenze negative. • Imposizione sul patrimonio finanziario. La Cgil sottolinea con forza come sia caduto un tabù del sistema fiscale italiano: quello rappresentato dall'intangibilità della ricchezza patrimoniale accumulata che consente di iniziare a definire un nuovo criterio di capacità contributiva, non legata solo, com'è oggi, al reddito e al lavoro dipendente, ma al possesso di patrimoni e di ricchezze. Ma tale provvedimento, che va difeso dagli strumentali attacchi di chi considera ancora un tabù fiscale la ricchezza, va però collocato in un quadro di imposizione ordinaria e non una tantum della ricchezza, che ribadisca un forte elemento di progressività nell'imposizione. La Cgil ribadisce le proposte già formulate al governo in relazione alla possibilità di identificare alternative im- vato già previste, sia il congelamento dei fondi di incentivazione che potrebbero costituire l'elemento di novità di rapporto tra retribuzioni e risultati del lavoro. La decisione sulle privatizzazioni e sulle holding è utile e può andare nella direzione di una riforma ellelliva delle Partecipazioni statali. L'articolazione specifica dell'intervento deve però avere al centro non operazioni di sola ingegneria finanziaria che consolidano vecchi assetti di potere, ma il punto discriminante sono le scelte di politica industriale, di settore, di politica tariffaria, di valore strategico delle produzioni e della presenza pubblica. Per questo vanno rifiutate ipotesi generalizzate che, a prescindere dalle specificità tendenti a uniformare tutte le aziende pubbliche, identificano, le forme, giuridiche e organizzative più adatte allo svolgimento di l'unzioni nevralgiche per l'apparato economico e produttivo del nostro paese, come nel caso della produzione e distrimediate di gettito sia di avviare riforme delle entra- buzione dell'energia elettrica. te in grado di modificare strutturalmente il nostro siste- La Cgil considera le modifiche ai provvedimenti e l'atma fiscale: tuazione di un progetto adeguato di politica economica • Anonimato e rendite finanziarie. Un'imposizione equa ed e industriale come il quadro di riferimento di una politiefficace sul patrimonio deve essere accompagnata dall'e- ca dei redditi che, mediante una redistribuzione equa e liminazione dell'anonimato su tutte le rendite finanzia- forte dei redditi riesca a ridurre il tasso di inflazione corie, compresi i titoli del debito pubblico, che consenti- me strumento cardine per la riduzione del deficit pubrebbe di eliminare la ritenuta alla fonte attualmente in blico e per la difesa del potere d'acquisto delle retribuessere, per inserire invece (con opportune modulazioni zioni. Solo un quadro di equità, di rigore e di crescita per salvaguardare il piccolo risparmio) le rendite finan- può costruire quel quadro di riferimento indispensabile ziarie senza nessuna esclusione nella base imponibile perché risulti efficace e praticabile la riforma della condell'Irpef. La permanenza dell'anonimato su una ric- trattazione, per la cui attuazione la Cgil indica la neceschezza così ampia diventa la copertura statale del rici- sità di definire al più presto una piattaforma unitaria. claggio di enormi fortune spesso costruite sull'illegalità Sull'insieme della proposta del sindacato, sulle modififiscale o sulla criminalità organizzata. L'inclusione pro- che da ottenere, sulla svolta complessiva della politica gressiva delle rendite finanziarie nell'Irpef va program- economica e distributiva la Cgil indica la necessità di mata sin da ora, graduandone la realizzazione. una forte stagione di iniziativa sindacale, di confronto • Agevolazionifiscali.Un recupero consistente di gettito con i lavoratori e di lotta. Per questo l'iniziativa unitaria eluso può essere operato mediante un intervento sulla ri- di sabato 18 a Roma, preceduta e seguita da una camduzione e sospensione parziale delle forme di agevolazio- pagna di informazione e discussione nei posti di lavoro ni fiscali, sulle quali è già predisposto un decreto delega- con assemblee, alla quale il Comitato direttivo impegna to, e la cui attuazione consentirebbe un gettito molto su- tutte le strutture, vuole essere un primo appuntamento periore a quello del contributo previdenziale. di iniziativa per rilanciare le proposte del sindacato su • Reddito presuntivo. L'assenza di provvedimenti immedia-questi obiettivi e per costruire un'iniziativa che conduca ti ed efficaci contro l'evasione rappresenta una forte ini- alla convoca/ione dei Consigli generali unitari nel mese quità e una rinuncia a recuperare un gettito consistente di settembre al fine di continuare e stringere il confronto anche nel breve periodo. Per questo occorre introdurre con governo e gruppi parlamentali. L'assemblea dei un sistema di determinazione dei redditi non da lavoro Consigli generali unitari di settembre sarà la sede nella dipendente mediante coefficienti presuntivi e redditome- quale, partendo dalla valutazione dei risultati raggiunti tro estesi a tutti, in grado di realizzare una tassazione mi- nei confronti con il governo e il Parlamento, verificare la nima presuntiva sulla quale anticipare l'imposta. necessità di una grande iniziativa di lotta in grado di soAltrettanto critica è la valutazione sulle norme legate al stenere l'insieme della piattaforma del sindacato. contenimento della spesa pubblica. In particolare il Comitato direttivo ritiene grave l'introduzione della liLA VERTENZA mitazione al tasso programmato degli aumenti delle SUL COSTO DEL LAVORO pensioni legate alla perequazione automatica che determinerebbe una riduzione reale e ne chiede l'abrogazione 1 direttivo della Cgil esprime apprezzamento per il o la radicale modifica secondo le proposte unitarie dei raggiungimento di ipotesi unitarie in materia di polisindacati dei pensionati. tica industriale e del lavoro, di sanità e previdenza, di Inaccettabile è il blocco di fatto dei contratti che il go- pubblico impiego, di riforma del prelievo fiscale e paraverno opera per il '92 con la posticipazione dell'autoriz- fiscale. Le scelte di politica dei redditi definite unitariazazione della firma dei contratti subordinando a una ve- mente dovranno caratterizzare il confronto con il goverrifica degli aumenti da effettuarsi il 31-12-92. Preoccupa no sulla legge finanziaria per il 1993, in un quadro di altresì sia il blocco indiscriminato delle assunzioni, che politica economica, fondata sul rilancio degli investirischia di arrestare iniziative di mobilità dal settore pri- menti e di adeguate politiche di sostegno all'occupazio- 1 Nuova Rassegna Sindacale 43 n. 30 del 3 a g o s t o i<><)*2 DOCUMENTAZIONE ne, sulla riduzione del debito pubblico, sul controllo e ri- • i Ceni contratteranno cifre globali di incremento, duzione dell'inflazione attraverso una politica di conte- comprensive degli effetti del meccanismo di indicizzazionimento dei prezzi e delle tariffe, sull'equità fiscale. ne, nel rispetto degli obiettivi di mantenimento del poteIn particolare, i temi della politica industriale e del lavo- re d'acquisto delle retribuzioni. ro sono finalizzati a un confronto immediato con il go- Per quanto attiene alla contrattazione decentrata in verno per fronteggiare la crisi e la destrutturazione del- azienda o nel territorio, il direttivo della Cgil concorda l'apparato industriale del paese in funzione anticiclica e che a questo livello negoziale debba essere affidato il di contenimento urgente. A questo scopo il direttivo del- compito di redistribuire una quota della produttività la Cgil sottolinea la necessità di rivendicare, in sede di realizzata dalle imprese, sulla base di parametri certi politica centrale del governo, non disgiunta da una che riconoscano e premino la professionalità e un'orgamaggiore autonomia e possibilità di intervento decen- nizzazione del lavoro più ricca e autonoma. In ambito trato da parte delle Regioni: aziendale, senza confonderle con i percorsi negoziali, • l'accelerazione dei progetti di ammodernamento delle dovranno essere attivate delle procedure partecipative di consultazione sulle strategie delle imprese (parere reti infrastrutturali; • l'incremento dei fondi per la ricerca e l'innovazione a obbligatorio non vincolante), di codeterminazione delle scelte quotidiane in materia di riqualificazione del fronte di programmi realizzati; • il rifìnanziamento della legge per le piccole imprese; lavoro, ambiente e diritti attraverso la costituzione di • provvedimenti legislativi urgenti per attivare e finan- commissioni miste, di autoregolazione del lavoro nelle aree integrate di produzione. ziare percorsi formativi; • una riforma degli ammortizzatori per tutelare i lavo- Il recente accordo interconfederale del settore artigiaratori delle imprese e dei servizi con meno di 15 dipen- no, infine, per cui Cgil, Cisl e Uil sollecitano l'intervendenti, contestuale alla definizione dei criteri per una cor- to del ministro del Lavoro allo scopo di giungere al più retta applicazione della legge 223; presto a una sua ratifica formale, dimostra con tutta • il rifinanziamento della legge n. 64 per i soli contratti evidenza che non solo è possibile una soddisfacente sodi programma già approvati dal Cipi. luzione unitaria della struttura contrattuale e retribuIn questo ambito va avviato anche il confronto con il go- tiva, ma che anche con il settore più debole dell'appaverno sulle procedure di trasformazione in Spa delle rato industriale e dei servizi è possibile definire regole aziende a partecipazione statale, degli enti pubblici e nuove che rendano i percorsi contrattuali e partecipatidegli enti pubblici economici, a partire dalla definizione vi più certi e funzionali al rafforzamento dell'apparato dei progetti industriali, dalle strategie delle aziende e produttivo e della professionalità del lavoro. • dalle politiche tariffarie. In merito alle differenze che ancora permangono tra L'ORDINE DEL GIORNO Cgil, Cisl e Uil, in materia di struttura della contrattaPRESENTATO DA SAI zione e della retribuzione, il direttivo della Cgil da mandato alla segreteria di produrre ulteriori sforzi per giun1 decreto del governo per il risanamento della finanza gere a un'ipotesi unitaria, precisando che: pubblica si pone in una linea di continuità con le po• è possibile l'istituzione di una sede annua di confronto litiche dei passati governi che hanno fatto precipitare sugli obiettivi anche pluriennali di politica economica e la situazione economica e finanziaria del paese. Si è dei redditi secondo procedure di confronto tra l'esecuti- alle soglie della fase finale dell'integrazione europea vo e le parti sociali che avvengano sulla base di docu- mentre permane una separazione tra il Sud e il Nord menti, in cui sia chiara e formalizzata la responsabilità del paese. delle scelte del governo e il grado di consenso e dissenso È in crisi il senso di una comune appartenenza ed è vedelle parti sociali, di fronte al Parlamento; nuta meno la disponibilità dei cittadini a rinnovare con• i livelli contrattuali, senza scissione tra contenuti nor- senso e credito ai governanti se essi non propongono mativi e retributivi, sono due (uno nazionale e uno de- scelte profondamente innovative. centrato) di durata triennale o quadriennale, senza ripe- La questione da cui partire è quella dell'occupazione, tizione allo stesso titolo delle materie trattate (le norma- assumendo provvedimenti urgenti per fermare i processi tive generali afferenti ai diritti del lavoro vanno progres- di crisi e di declino dell'apparato industriale, a cominsivamente assunte a livello interconfederale e di legge); ciare dalle regioni dove essi sono più drammatici. Al • il livello nazionale dovrà acquisire efficacia erga omnes contrario, lo stesso modo con cui si intende «privatizzae, in questa fase di riequilibrio dei conti economici del re» le aziende pubbliche aggraverà la situazione occupaese, garantire il mantenimento del potere d'acquisto pazionale a tutto vantaggio di una ripresa di manovre fidelle retribuzioni, sulla base della contrattazione degli nanziarie. incrementi dei minimi e del funzionamento di un mecca- Il governo colpisce duramente salari, stipendi e pensioni nismo automatico, significativo e universale di parziale con l'innalzamento dei contributi previdenziali; l'aboliindicizzazione del salario; zione di fatto della scala mobile sulle pensioni; l'imposi• tale meccanismo di indicizzazione potrà far riferimen- zione di vincoli che rendano nulla la contrattazione dei to alla totale copertura di una parte della retribuzione lavoratori pubblici. In prospettiva il governo progetta la sulla base dell'inflazione programmata, facendo agire di reintroduzione delle gabbie salariali tra Nord e Sud. Soconverso un riallineamento annuo della differenza tra no scelte che risultano in sintonia con le richieste della inflazione programmata a priori e inflazione effettiva a Confindustria in materia di abolizione di ogni indicizzazione, di blocco della contrattazione e dei salari. Si creaposteriori; 1 Nuova Rassegna Sindacale "• 3° del 3 agosto 1992 DOCUMENTAZIONE no tutte le condizioni perché nella ripresa di confronto fra governo, Confìndustria e sindacato, quest'ultimo parta da condizioni ancor più svantaggiose. Gli interventi sulla ricchezza finanziaria e sulla casa per le loro caratteristiche episodiche e di nessuna progressività non costituiscono elemento di una riforma fiscale fondata sulla lotta prioritaria all'elusione e all'evasione e sulla creazione di un rapporto diretto tra raccolta di risorse e decisioni di spesa, che è aspetto fondamentale per la riforma della pubblica amministrazione. Tagliare le spese sugli investimenti e concedere ai Comuni un'addizionale sull'Irpef è una scelta inaccettabile, che porterà al peggioramento di molti servizi. In questo quadro l'abolizione di fatto dell'equo canone crea un diffuso allarme sociale, al quale occorre rispondere con una mobilitazione congiunta con i sindacati inquilini. È altresì inaccettabile che — anche dopo gli impegni assunti nella lotta alla criminalità organizzata e in seguito agli scandali sulle tangenti •— non si consideri prioritaria per il contenimento della spesa pubblica la riforma degli appalti e del sistema di programmazione delle opere pubbliche, mentre si insiste con provvedimenti scoordinati e ingiusti, che mantengono situazioni di grave sperequazione nel campo della spesa sociale per sanità e pensioni, a cominciare dall'aumento a venti anni del minimo di pensionamento. Occorre dare alla protesta e al disagio diffusi nel paese una chiara indicazione: che è possibile, con un impegno collettivo di mobilitazione V di lotta, influenzare positivamente la discussione parlamentare, anche sulla critica nell'uso della decretazione d'urgenza e dei decreti delegati, e ottenere risultati significativi nella riscrittura del decreto e nella conquista della legge per il pagamento degli scatti di scala mobile, che ha ottenuto dal voto in commissione la procedura d'urgenza. Per questo il Comitato direttivo della Cgil propone alle segreterie di Cisl e Uil che la manifestazione a Roma del 18 luglio — che deve segnare un forte avvio di una consultazione di massa e di un movimento di iniziative articolate — sia l'occasione per annunciare la proclamazione dello sciopero generale per la prima decade di settembre. • no processuale. È decisivo per il risanamento del paese che il sistema della corruzione delle tangenti venga estirpato e in questo senso la Cgil, che rappresenta quei lavoratori che pagano oggi anche per i danni inflitti all'economia da questo sistema, conferma di volersi battere sino in fondo perché sia fatta piena giustizia. La Cgil è comunque impegnata a sostenere quei necessari processi di riforma della politica e della pubblica amministrazione, del sistema degli appalti e delle regole del mercato, per superare il quadro di degrado attuale. Nello stesso tempo vanno respinte le campagne contro la politica e i partiti in quanto tali, nella consapevolezza che lo sviluppo della democrazia richiede l'organizzazione e la partecipazione attiva dei cittadini. Il sistema delle imprese e i potentati economici non possono certo chiamarsi giudici di un sistema degradato, che in molte parti d'Italia essi stessi hanno contribuito a edificare. Trasparenza, pulizia, onestà sono battaglie fondamentali per un sindacato dei diritti quale vuole essere la Cgil e richiedono quindi la mobilitazione dei lavoratori. A tale scopo la Cgil promuoverà urgentemente in tutta Italia attivi provinciali di massa per discutere iniziative e proposte sulla questione morale. Il direttivo nazionale della Cgil esprime la propria solidarietà e sostegno al «coraggio civile» di Rosetta Cervinara. Pur sottoposta a ricatti e minacce di ogni tipo, pur vivendo da mesi «sotto protezione» delle forze dell'ordine, di fronte all'infamia di un assassinio crudele come quello compiuto il 4 gennaio scorso a Lamezia Terme nei confronti dell'ispettore Aversa e di sua moglie, ha riconfermato nel processo in corso la sua deposizione indicando gli esecutori materiali. Il direttivo della Cgil, nel rendere onore a tale scelta coraggiosa e civile, intende anche esprimere il proprio sostegno a quella parte del Sud che concretamente lotta la criminalità e lotta per un nuovo sviluppo economico e democratico. • IL SINDACATO E LA QUESTIONE MORALE 1 Comitato direttivo della Cgil ritiene che le indagini sulle tangenti a Milano o in altre città d'Italia rap1presentino un elemento fondamentale del rinnovamento del paese ed esprime quindi pieno sostegno alla magistratura nelle inchieste. È necessario che sia fatta piena luce sui fenomeni della corruzione politica, colpendo a tutti i livelli le responsabilità penali ovunque esse si annidino, a livello politico, amministrativo e nelle imprese. La Cgil fa appello a tutti i suoi iscritti e militanti perché ovunque collaborino con le autorità giudiziarie e perché sostengano una mobilitazione democratica contro la malversazione nella pubblica amministrazione. Alla stessa si chiede di costituirsi parte civile negli eventuali procedimenti giudiziari, ai quali la Cgil e i suoi militanti daranno il proprio contributo e sostegno, anche sul piaNuova Rassegna Sindacale 45 n. 30 del 3 agosto 1992 Mi manca qualcosa... Certo, noìdonne! Con il numero di luglio-agosto legendaria libri estate e, in regalo, «215 la legge tiravolata»: un fascicolo sull'imprenditoria femminile MENSILE DI ATTUALITÀ, POLITICA, CULTURA. IN EDICOLA I PRIMI DEL MESE. COMMISSIONI PARLAMENTARI Tutte le commissioni, sia della Camera che del Senato, hanno provveduto alla loro costituzione tramite le designazioni dei diversi gruppi e all'elezione dei propri presidenti e relativi uffici di presidenza Camera Affari costituzionali. In sede referente ha iniziato la discussione sulle proposte di legge per l'elezione diretta del sindaco. Giustizia. In sede referente ha concluso l'esame del decreto legge recante spese per il funzionamento del ministero di Grazia e giustizia e ha avviato la discussione sulle modifiche al decreto che riguarda le modalità di traduzione dei detenuti. Ha inoltre iniziato l'esame dei sette schemi di decreti legge delegati concernenti il nuovo ordinamento penitenziario, sui quali deve fornire il proprio parere al governo. Esteri. In sede referente ha iniziato l'esame del decreto legge recante misure urgenti in materia di rapporti internazionali, di italiani all'estero, mentre ha concluso quello del decreto che reca provvedimenti urgenti in ordine alla situazione determinatasi nelle repubbliche di Serbia e Montenegro. Infine ha approvato una risoluzione contro le condanne a morte del tribunale militare di Belgrado nei confronti dei soldati croati difensori di Vukovar. Difesa. Nell'ambito delle procedure informative ha ascoltato il neoministro della Difesa, Salvo Andò, sul complesso dei problemi del suo dicastero. In sede referente ha concluso l'esame della proposta di legge recante nuove norme in materia di obiezione di coscienza e del decreto legge recante norme in materia di trattamento economico e di potenziamento dei mezzi delle forze armate, nonché di spese connesse alla crisi del Golfo Persico. Bilancio. Nell'ambito delle procedure informative ha ascoltato il ministro del Bilancio, della programmazione economica e per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, Franco Reviglio, sugli obiettivi e sui risultati della contrattazione programmata nel Mezzogiorno, con particolare riferimento al recente contratto di programma relativo alla società Piaggio. Finanze. Ha espresso il proprio parere favorevole sullo schema di decreto ministeriale concernente le lotterie nazionali per l'anno 1993. Cultura. Ha ascoltato nell'ambito delle procedure informative il proiessor Giuseppe Santaniello, garante per la radiodiffusione e l'editoria, sullo stato di attuazione della normativa concernente il sistema radiotelevisivo e l'editoria. Mentre sugli indirizzi del governo in relazione alla disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato ha ascoltato il ministro delle Poste e telecomunicazioni, Maurizio Pagani. Ambiente e lavori pubblici. Ha deliberato un'indagine conoscitiva in materia di esecuzione di opere pubbliche. Trasporti, poste e telecomunicazioni. In sede referente ha concluso l'esame del decreto legge recante copertura dei disavanzi nel settore dei trasporti pubblici locali. Ha inoltre ascoltato il ministro delle Poste, Maurizio Pagani, sugli orientamenti programmatici del governo nel settore delle poste e telecomunicazioni. Attività produttive. Ha ascoltato il ministro dell'Industria e, ad interini, delle Partecipazioni statali, Giuseppe Guarino, sulle linee della politica del suo dicastero. Lavoro pubblico e privato. Ha ascoltato il ministro del Lavoro, Nino Cristofori, sulla politica del lavoro e sulla riforma previdenziale. Ha inoltre deliberato un'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della legge che disciplina il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali. Affari sociali. Ha ascoltato il ministro della Sanità, Francesco De Lorenzo, e il direttore generale della programmazione sanitaria, Nicola Falcitelli, in ordine alla situazione del Servizio sanitario nazionale, in particolare per quanto riguarda l'evoluzione della spesa sanitaria e sulle iniziative che il governo intende prendere al riguardo. Riunite Bilancio e Finanze. In sede referente hanno iniziato la discussione del decreto legge recante misure urgenti per il risanamento della finanza pubblica italiana. Senato Affari costituzionali. In sede referente ha iniziato l'esame del decreto legge recante interventi a favore degli sfollati delle repubbliche sorte nei territori della ex Jugoslavia. Giustizia. Ha iniziato in sede referente l'esame del dec reto legge recante modifiche urgenti al nuovo codice di procedura penale e provvedimenti di contrasto della criminalità maliosa. Finanze. Ha esaminato in sede referente il decreto legge recante disposizioni concernenti l'estinzione dei crediti di imposta e la soppressione della ritenuta sugli interessi, premi e altri frutti derivanti da depositi e conti correnti interbancari, agevolazioni tributarie per incentivare l'abbattimento delle emissioni inquinanti l'atmosfera, la gestione del gioco del lotto. Lavori pubblici. Ha deliberato un'indagine conoscitiva sugli appalli di lavori pubblici. Ha espresso il proprio parere sulla trasformazione in Spa dell'ente ferrovie dello Stato. Industria. Ha deliberato un'indagine conoscitiva sullo stato di crisi di talune imprese assicurative. Lavoro. Ha iniziato in sede referente l'esame dei disegni di legge in materia di sicurezza del lavoro e di quello che prevede norme per il diritto al lavoro dei disabili. GIUGNO LUGLIO Nuova Rassegna Sindacale a cura di Roberto Giachetti T1 - 3° del 3 agosto NOVITÀ Milioni di italiani hanno dovuto o dovranno prima o poi avventurarsi nell'universo del sistema pensionistico, rischiando di restare intrappolati negli interminabili corridoi di un oscuro labirinto. Questo manuale si offre di accompagnarli nel viaggio tra pensioni d'annata e d'anzianità, complementari o integrative, di reversibilità o d'invalidità; un mondo misterioso e a volte infido, descritto fin negli anfratti più Giuliano Cazzola remoti con un linguaggio concreto e ironico sostenuto da un'ampia documentazione. LA FABBRICA Un dossier sulla situazione DELLE PENSIONI negli altri paesi, una ricca esposizione dei progetti di riforma annunciati e mai realizzati e un glossario dei termini tecnici aiuteranno il lettore a svelare molti degli con un doukr di inesplicabili enigmi del nostro Francesco Gerace sistema pensionistico. La previdenza nel mondo e altri scritti Giuliano Cazzola LA FABBRICA DELLE PENSIONI Con un dossier di Francesco Gerace La previdenza nel mondo e altri scritti pagg. 288, lire 29.000 ISBN 88-230-0088-2 ' I libri dell'Ediesse si acquistano nelle migliori librerie o per corrispondenza richiedendoli telefonicamente o per Iscritto a: t I Ediesse - Ufficio ordini - Via dei Frentani, 4a - 00185 Roma ^ ^ K tei. (06) 44481325 - fax (06) 4469007