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quando sei nato non puoi più nasconderti
QUANDO SEI NATO NON PUOI PIÙ NASCONDERTI RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA Editore S.A.S. Via Bonomelli, 13 - 24122 BERGAMO Tel. 035.320.828 - Fax 035.320.843 - Email: [email protected] 1 Regia: Marco Tullio Giordana Interpreti: Alessio Boni (Bruno), Michela Cescon (Lucia), Rodolfo Corsato (Popi), Matteo Gadola (Sandro), Ester Hazan (Alina), Vlad Alexandru Toma (Radu), Marcello Prayer (Tore), Giovanni Martorana (Barracano), Andrea Tidona (Padre Celso), Adriana Asti, Lola Peploe (Nigella), Simonetta Solder (Maura), Fuschia Katherine Sumner (Diana), Paolo Bonanni (Carabiniere), Walter Da Pozzo (Guardacoste), Emmanuel Dabone (Soki) Genere: Drammatico/Avventura - Origine: Italia/Francia - Anno: 2005 - Soggetto: Maria Pace Ottieri - Sceneggiatura: Marco Tullio Giordana, Sandro Petraglia, Stefano Rulli - Fotografia: Roberto Forza - Musica: non accreditata - Montaggio: Roberto Missiroli - Durata: 115' - Produzione: Riccardo Tozzi, Marco Chimenz, Giovanni Stabilini Per Cattleya, Raicinema, Babe, Once You Are Born Films - Distribuzione: 01 Distribution (2005) 'Non ci sono più buoni e cattivi, eroi e vigliacchi, colti ed ignoranti, non bisogna vedere il mondo con il paraocchi politico per cui tutto sta da una parte o dall'altra'. Marco Tullio Giordana si sfoga due volte, come uomo e regista che non può più nascondersi e sta per affrontare il Festival di Cannes con "Quando sei nato non puoi più nasconderti", nelle sale dal 13 maggio, 200 copie. Nel bene e nel male, dice, siamo tutti nella stessa barca. Cioè il barcone dei clandestini che nella storia scritta da Rulli e Petraglia e ispirata al romanzo di Maria Pace Ottieri, salvano dalle acque un dodicenne borghese bresciano con playstation: radicato, come si dice, nel territorio, sguardi obliqui e dialetto largo come nelle parodie di 'Zelig'. Vediamo tutto con i suoi occhi, come fosse Truffaut. 'Da tempo ero lontano dal mio Nord. L'ho ritrovato con un misto di nostalgia e insofferenza. L'importante è non semplificare mai le cose, che sono sempre più complicate ma si capiscono solo così. Brescia, la prima città multietnica, nel film, è insieme generosa, ottusa, energica, piccina, gretta, sensibile, volgare, solidale. Tutto'. A Cannes dunque il film propone la versione italiana di un problema mondiale. 'Ogni film ha due bandiere, la sua e quella del mondo: il cinema è la Repubblica di Platone'. Intanto il 9 anteprima naturalmente a Brescia, che ha ospitato il set, partito poi per le acque azzurre della Grecia. Giordana, offre due soldi di speranza? 'Non è un film a tesi sul problema multietnico, voglio capire le ragioni dei singoli. Onesti o truffatori, egoisti o volonterosi, morali o amorali, bisogna conoscere l'epopea di questa gente, ascoltare quello che vogliono raccontarci e pensare che un giorno saranno loro a raccontare noi. Togliamoci le maschere, siamo un Paese che nel '900 ha avuto 60 milioni di emigranti'. Rimossi i 'suoi' anni '70, rivoltati come calzini fra angeli ribelli, Pasolini, i "Cento passi" di mafia e "La meglio gioventù" compromessa col terrorismo, ora cult anche in Usa, Giordana si sporca le mani nel presente, si assume le responsabilità, guarda l'Italia dove trillano i telefonini. 'E' un film sull'ambivalenza dei rapporti, familiari e sociali. Mi piace ricreare l'illusione della vita, cascarci dentro, il cinema non deve lasciar traccia. Non sarà mica buonista? Aborro la parola, ma non mi accontento dei luoghi comuni: infine si parla di solitudini parallele, chi sta nella Porsche e chi sta sui barconi'. Però, gli optional sono ben diversi anche se il concetto rimane: rompete le righe. 'Se i valori ufficiali, metti informazione e giustizia sono ridotti male, scelgo i riflessi personali. Parlo di un salto di classe sociale e morale di un ragazzino della piccola, industriosa borghesia bresciana col papà che lo adora e magari ha anche la tavernetta nel sottoscala. Ne conosco di gente così: ma il teen ager, che casca in mare durante una crociera nella barca a vela del Popi, viene salvato dagli extracomunitari, da quel mondo estraneo che riscalderà la sua vita, con due fratelli rumeni della sua età di cui diventerà amico: per lui saltano tutti i riferimenti'. Finale aperto? 'Forse il giovane Sandro, scappato nella periferia milanese per ritrovare la ragazza, chiamerà al cellulare la madre. Ho annullato il finale tragico didascalico: egli rilancia la palla a noi, intanto è cresciuto. Io al suo posto avrei fatto uguale'. Politica, addio. Solo nelle ultime immagini si vede un poster di Forza Italia e i manifesti di Berlusconi. 'Il primo stava alla stazione, era periodo elettorale, non c'entro; i secondi parlano del 40% in meno di immigrati, mi sembrava la decorazione giusta dell'Italia di oggi'. Che fare? 'Le dico cosa non fare: non vivere il mondo nella semplificazione manichea, degli slogan politici, ma nella sua complessità, tra l'altro più avvincente e stimolante. Dietro ogni definizione c'è una persona'. Così si sfugge anche alla fiction omologata della tv. 'Infatti la tv va avanti a frasi e immagini fatte, eppure è lei che ha il compito di raccontare la vita, con molti linguaggi: invece vedo solo simulazioni del reale, reclame di partiti, contrabbando di ideologie anni '50, falsa coscienza sepolta. Il mondo vero lo si capisce nella letteratura, nel teatro, nella musica, nel cinema: è là che bisogna cercare. Ma io non ho snobismi, se viene l'idea giusta e la accettano, ci lavoro volentieri in video, l'ho già fatto. Dico sempre che si tratta di galateo: chi fa la tv è come se entrasse in casa d'altri non invitato, mentre col cinema si scelgono gli ospiti: forse è il momento di parlare con tutti'. Il Corriere della Sera - 06/05/05 Maurizio Porro L'estate di Sandro comincia su una barca da sogno e finisce su una carretta dei mari carica di lingue, di etnìe, di mise- ria. Comincia fra i riti rassicuranti del consumismo, nel silenzio protetto di una famiglia benestante, e prosegue in un crescendo di scoperte e di incontri destabilizzanti, di quelli senza alternative. Capire o morire, crescere o soccombere. E Sandro sarà costretto a crescere. Non sa nemmeno lui quanto. Chiariamolo subito, il nuovo film di Giordana parla di noi, gli italiani, non di loro, i migranti. Sembra realistico e invece è una fiaba, un racconto iniziatico, un'avventura notturna e crudele irta di simboli rubati alla cronaca. Quando Sandro cade dalla barca del padre, in piena notte, il mare non lo porta in un altro mondo ma semplicemente più in fondo. In fondo a se stesso, se vogliamo. Gli apre gli occhi e li apre anche a noi, spalancando di colpo un'altra prospettiva. Ora Sandro non è più il figlio unico, coccolato e viziato. E' uno come tanti, in lotta per la vita. Non può nemmeno parlare italiano, i due negrieri un po' grotteschi che guidano la carretta carica di clandestini potrebbero rapirlo. Deve soffrire la fame, la sete, la paura, emozioni antiche finora confinate nell'immaginario. E soprattutto affrontare una serie di misteri che hanno cominciato a manifestarsi già a casa sua, a Brescia. Cosa c'è dietro quelle facce così diverse, quelle lingue impenetrabili? Che cosa ripeteva l'africano impazzito per strada, pochi giorni prima? E perché la piccola rumena Alina, la coetanea Alina, la dolce Alina, lascia che quel negriero ripugnante le si strusci addosso con la scusa di affidarle il timone? Sandro ha 13 anni, non è stupido né ingenuo. Gli immigrati li conosce, a Brescia ce ne sono tanti, nella fabbrichetta di papà qualcuno è anche suo amico. Ma ora tutto è diverso e quando tornerà a casa le cose cambieranno ancora. Ora anche i genitori (gli efficacissimi Alessio Boni e Michela Cescon, tutti energia e ingenuità) sanno. Hanno visto il centro di accoglienza, giù in Puglia, gestito con mano ferma da Padre Celso (Andrea Tidona). Intuiscono che il figlio non è più lo stesso, che bisogna fare qualcosa anche per gli altri, magari adottare Alina e suo fratello Radu, così generosi con Sandro, in fondo salvare due vite è già un gesto immenso e invece no, non è vero niente, le cose sono sempre più complicate o più ambigue. Non basta un bel gesto a scaricarsi la coscienza, la pietà è un'arma a doppio taglio, i regali non possono colmare una distanza così immensa. E l'unico momento di felicità di questo film discontinuo e spiazzante, disteso nella forma ma duro nel fondo, è forse il sorriso dell'africano che svela il titolo, un sorriso che non chiede nulla in cambio, davvero venuto da un altro mondo. Peccato solo che Giordana non abbia calcato ancor più la dimensione "in soggettiva" del racconto, lasciando che lo sguardo del piccolo Sandro (sobrio, toccante Matteo Gadola) coincidesse interamente col nostro. Il Messaggero - 06/05/05 Fabio Ferzetti Niente si sa, E niente si deve sapere fino a data da destinarsi. Mistero e silenzio (solo le riprese siciliane del Padrino furono così inavvicinabili) hanno avvolto uno dei set più blindati dei cinema italiano: quello del nuovo film di Marco Tullio Giordana, Quando sei nato non puoi più nasconderti, terminato di girare il 21 dicembre, fra Gallipoli, l'isola greca di Igoumenitsa e Brescia. Tanta segretezza è figlia del successo di La meglio gioventù, nato nei 2003 per la televisione, finito nei cinema fra polemiche e accuse di censura politica, e diventato un caso europeo. Ma è anche effetto del tema trattato dal nuovo film, l'immigrazione. Giordana si ispira all'omonimo libro-inchiesta della scrittrice e giornalista Maria Pace Ottieri, intrecciandolo a Capitani coraggiosi di Rudyard Kipling, storia ottocentesca di un quindicenne che finisce in mare rischiando di annegare. Film letterario? Nella mani dei regista milanese, da sempre attratto dal sociale e dalle grandi questioni ideologiche (Pasolini, I cento passi), i due romanzi si colorano di attualità politica. Giordana racconta la difficile vita dei clandestini in Italia, Protagonista è il tredicenne Sandro (Matteo Gadola), figlio unico di un ricco imprenditore bresciano, Nella ditta dei padre il ragazzino entra in contatto con gli operai extracomunitari, passa con loro parte della giornata, impara qualche parola nelle loro strane lingue. E vive come un giovane normale in una normale e opulenta cittadina di provincia, Finché, durante una gita in barca, cade in piena notte in acqua. All'ultimo respiro, mentre le forze lo stanno lasciando, una nera mano nel buio lo afferra e lo porta in salvo trascinandolo in un nuovo, sconosciuto mondo. Perché Sandro è stato ripescato da una zattera di clandestini in rotta verso il miraggio di una vita migliore in Italia, Nella barca dei disperati, ci sono anche due fratelli iracheni: i tre adolescenti fanno amicizia, riescono persino a vivere momenti sereni, Che finiscono quando si arriva a terra: il dramma dei centri di accoglienza, dei rimpatrii forzati, della violenza e dello squallore. Proprio in uno di questi centri, ripreso dalle telecamere dei telegiornali, Sandro sarà riconosciuto e rintracciato dai genitori. Un altro film scomodo, impegnato, che non a caso porta la firma, come sceneggiatori, di Stefano Rulli e Sandro Petraglia (La Piovra, Il muro di gomma) già in squadra per La meglio gioventù). Giordana ha chiamato anche Alessio Boni, che interpretò l'inquieto Matteo nell'ultimo suo film, Al fianco dell'attore bergamasco, Michela Cescon, volto di Primo amore di Matteo Garrone, Quando sei nato non puoi più nasconderti rischia di diventare un altro film caso che, scavando nelle viscere di un Paese con i suoi bubboni infetti, apre polemiche e dibattiti. Si parla di una probabile candidatura in concorso al prossimo Festival di Cannes. E dopo essere stato sulla Croisette, il film uscirà nelle sale italiane. Censura permettendo. Panorama - 13/01/05 Anna Boiardi