Quando sei nato non puoi più nasconderti Regia:Marco Tullio
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Quando sei nato non puoi più nasconderti Regia:Marco Tullio
Quando sei nato non puoi più nasconderti Regia:Marco Tullio Giordana anno: 2005 interpreti: Alessio Boni,Michela Cescon, Rodolfo Corsato, Andrea Tidona, Adriana Asti, Ester Hazan, Vlad Alexandru Toma, Matteo Gadola Affrontando il dramma dell'immigrazione clandestina attraverso gli occhi di un benestante ragazzino bresciano, il regista Marco Tullio Giordana continua con coerenza il suo itinerario di acuto osservatore della società italiana. E' una costante della sua carriera, fin dall'esordio nell'80 con “Maledetti vi amerò” ed è diventata ancor più incisiva, dopo “La caduta degli angeli ribelli” e “Appuntamento a Liverpool”, con gli ultimi: “Pasolini, un delitto italiano”, il premiatissimo “I cento passi” e il corale “La meglio gioventù”. Mentre tutti questi film, in particolare quelli ispirati a personaggi ed eventi reali, Giordana li ha girati con un certo scarto temporale, stavolta ha affrontato un argomento di immediata e urgente attualità. La fonte è il romanzo “Quando sei nato non puoi più nasconderti” di Maria Pace Ottieri, sceneggiato dai fidati Sandro Petraglia e Stefano Rulli, che propone una singolare inversione di ruoli, assai significativa in una terra – come l'Italia – che per decenni ha sfornato dolorosamente emigrati e solo negli ultimi tempi è destinata a ricevere immigrati. Il ragazzino protagonista, Sandro, è figlio di un industrialotto di Brescia, che è diventato ricco onestamente lavorando sodo nella propria azienda con al fianco la moglie. Sandro può, insomma, definirsi fortunato: non gli manca nulla e sogna una bella moto (anche se ancora non ha l'età per guidarla), così come il papà sogna per sé una lussuosa macchina. Però, pur confusamente, Sandro comincia a osservare le contraddizioni della società multietnica che ormai si è radicata in Italia, imbattendosi casualmente in un povero extracomunitario per strada, oppure parlando con gli operai di colore di suo padre. Si crea, in sostanza, una certa insoddisfazione in Sandro che solo parzialmente è lenita dalla prospettiva di un'allettante gita in barca a vela in Grecia, assieme al padre e a un amico di famiglia. Un'escursione da “veri uomini” nella quale il ragazzino si diverte sì, ma senza nascondere un pizzico di disagio interiore. Senza dubbio, però, Sandro ha un ottimo rapporto col padre, gli vuol bene ed è ricambiato, e lo ammira al punto che vuol ripetere – affettuosamente – la bravata del genitore che ha fatto pipì fuori bordo. Però, maldestramente, lo fa di notte mentre gli altri dormono e un rollio lo fa cadere in mare aperto. La sorte del bambino sembra segnata: nessuno può ascoltare le sue grida d'aiuto e le forze lo abbandonano. Ma provvidenzialmente viene tratto in salvo da una di quelle “carrette” che solcano il mare per portare clandestini sulle nostre sponde. Anche se gli hanno salvato la vita, gli scafisti sono ovviamente brutti ceffi e Sandro ha l'intuizione di farsi scambiare per extracomunitario, aiutato da due giovanissimi clandestini, Alina e Radu, che dicono di essere fratello e sorella. Fingono di essere curdi, sperando in una maggiore benevolenza, ma in realtà sono romeni. Lei ha più o meno l'età di Sandro, lui è più grande ma dice di essere minorenne. La navigazione su quella carretta è tremenda e Sandro deve vedere cose che mai avrebbe immaginato. Finalmente i clandestini vengono recuperati dalle autorità italiane e condotti in un centro di accoglienza; Sandro può riabbracciare i genitori che hanno passato giorni di disperazione ma non può dimenticare il legame che ormai ha stretto con Alina e Radu. Anche i suoi genitori vogliono ricompensarli. Ma non tutto è come sembra: Sandro sarà costretto ad affrontare altre situazioni, forse a ricredersi su alcune certezze, diventando prematuramente e definitivamente adulto. Il film di Giordana ha la bella intuizione di affidare tematiche così complesse a un finale aperto, sulle note stridenti di una canzone di Eros Ramazzotti, che fa da contraltare al brano di Tom Waits sui titoli iniziali. Il regista, opportunamente, non vuole né una conclusione drastica né un inopportuno lieto fine. L'efficacia concettuale non trova però stavolta un'adeguata rispondenza sul piano visivo. Ed è questa la ragione per cui il film – pur trattando argomenti nobili e importanti – non è stato preso in considerazione dalla giuria del Festival di Cannes dove era in concorso. I suoi collaboratori tecnici sono di riconosciuta qualità (il fotografo Roberto Forza, il montatore Roberto Missiroli, lo scenografo Giancarlo Basili) però le immagini del dramma epocale dell'immigrazione appartengono troppo al presente, vengono quotidianamente trasmesse nei telegiornali, e nella loro trasposizione sul grande schermo sembrano perdere efficacia. Nulla va tolto, tuttavia, allo stile asciutto di Giordana che non enfatizza la vicenda di Sandro che facilmente – strizzando l'occhio allo spettatore – avrebbe potuto essere trattata nella dimensione epica da grandi romanzi dell'800 come “Il principe e il povero” di Twain o “Capitani coraggiosi” di Kipling. Giordana vuol far riflettere sulla realtà odierna, dove allo stato di fatto nessuno ha una soluzione vincente e il suo film alimenta un ormai cospicuo filone che annovera titoli come “Lamerica” di Amelio, “Tornado a casa” di Marra, “Lettere al vento” di Budina, “Saimir” di Munzi, “Cose di questo mondo” di Winterbottom. In ogni caso Giordana si conferma eccellente nella direzione degli attori, amalgamando bravi professionisti, come Alessio Boni e Michela Cescon (i genitori di Sandro), Rodolfo Corsato (l'amico di famiglia), Andrea Tidona (il prete del centro d'accoglienza) e l'ospite d'onore Adriana Asti (il giudice minorile) assieme ai tre convincenti giovanissimi debuttanti: Ester Hazan e Vlad Alexandru Toma (i clandestini) e il protagonista Matteo Gadola dallo sguardo espressivo. • • • • • Spunti di riflessione Crescere significa acquisire consapevolezza del mondo che ci circonda. Come si articola il percorso di crescita di Alina e Sandro? Nei confronti degli immigrati convivono accoglienza e sfruttamento. Qual è l’atteggiamento di Sandro e quale quello degli adulti? Esistono differenze tra l’esperienza vissuta da Sandro e i racconti che i media fanno dell’immigrazione? Perché, a tuo parere, il regista usa nel film due canzoni tanto diverse come quelle di Tom Waits all’inizio e di Eros Ramazzotti nel finale? Lingue e culture trasformano le città così come gli immigrati e gli italiani stessi: rigidità, curiosità, accoglienza, paura di perdere la propria identità sono atteggiamenti ugualmente presenti. Esistono valori o comportamenti attraverso i quali sia possibile conciliare le differenze? E’ possibile fare della differenza un valore e non uno spazio di incomprensioni e pregiudizi?