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Cina: un paese senza “buon appetito” Mai avrei pensato di arrivare

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Cina: un paese senza “buon appetito” Mai avrei pensato di arrivare
Cina: un paese senza “buon appetito”
Mai avrei pensato di arrivare in Cina e trovare così amplificato uno dei valori portanti della mia cultura: il cibo.
Il cibo unisce le persone, le invita a sedersi allo stesso tavolo e a godere l’uno della compagnia dell’altro. La
differenza culturale – a cui pian piano mi sto abituando – ogni giorno di più fa notare a noi stranieri le
variazioni su questo tema
universale. Una delle poche
somiglianze la troviamo nella
divisione dei pasti: colazione,
pranzo intorno alle undici e
cena circa alle sei. Ma non
bisogna stupirsi se si trovano
persone
che
mangiano
indistintamente di giorno e di
notte, sedute o camminando:
l’importante è mangiare!
Pur vivendo in Cina da oltre
due mesi, non posso dare una
panoramica della cucina di
questo enorme paese proprio
per
questa
ragione:
la
grandezza del paese non solo
ha
fortificato
tradizioni
linguistiche
differenti,
ma
anche – e sopratutto – quelle
culinarie. Dal dolce al salato al
piccante, dal fritto al cotto a
vapore: con la cucina cinese
ce n’è per tutti i gusti, garantito al cento percento.
Nel Jiangsu, la regione dove si trova la mia città, la cucina prevalente è quella dolce, anche se temo di
vivere in una famiglia atipica: tutto mi sembra così piccante che ogni sera mi alzo da tavola coi lacrimoni agli
occhi, sebbene soddisfatto e con la pancia piena.
Colazione – 早饭
I cinesi non fanno molto caso a ciò che mangiano a colazione, basta immagazzinare energie sufficienti per
arrivare vivi all’ora di pranzo; si svegliano molto presto e, soprattutto gli studenti, essendo messi sono una
fortissima pressione, hanno bisogno di carica. Quindi, è normalissimo vedere le persone che banchettano a
partire dalle sei del mattino: riso, spaghetti, carne, verdure e immancabilmente uova.
Per il primo mese, ogni mattina, la mia host-mum mi metteva nella scodella due uova fritte e riso bianco; ora
ho deciso di sostituirle con la frutta, che la mia host-mum mi avvolge in un tovagliolo, così da poterla
mangiare mentre mi avvio
alla fermata dell’autobus.
Se vi state domandando
che fine hanno fatto i dolci
o il caffè, beh, quelli sono
un sogno!
Pranzo – 午饭
Durante la settimana,
poiché la scuola copre
tutta la durata della
giornata, il pranzo si
consuma alla mensa: al
self-service ognuno può
scegliere ciò che più
preferisce: riso, spaghetti,
carne o verdure. Ogni
studente dispone di una
carta, che la scuola ogni
mese carica, con la quale
può comprare il pranzo.
Avendo queste i dormitori,
è comune il supermercato all’interno della scuola, dove chi ci vive può comprare i beni di prima necessità o
servirsi della rosticceria. Il mio pranzo tipico consiste in riso con carne e verdure, e pollo fritto. Non essendo
potabile l’acqua dei rubinetti, in ogni stanza è presente un distributore di acqua fredda e calda che viene
frequentemente usata per il tè, bevanda immancabile e simbolo della cultura cinese.
Cena – 晚饭
La cena è il momento più importante della giornata, per le famiglie cinesi: ci si raduna tutti per mangiare
insieme e raccontarsi la propria giornata, un po’ come accade a casa mia in Italia a pranzo. La grande
differenza è che spesso, in Cina, il tavolo non è quello di casa. Già, i cinesi hanno un’irrefrenabile passione
per i ristoranti; in questi due mesi sono stato al ristorante quasi tutte le sere. Spesso sono piccole stanze con
due tavoli, un
menù esiguo e
una rumorosa
cucina
nella
stanza
accanto:
questi sono i
posti,
a
conduzione
familiare, dove
si
possono
provare
i
migliori piatti
della
cucina
cinese. Sotto
casa mia si
trova
uno
sgabuzzino
adibito
a
ristorante con
un’insegna
che
recita
“piccola cucina
del Sichuan”.
La prima volta
che lo vidi pensavo che avrei preso qualche malattia solo ad entrarci. Ora, ogni sera quando torno a casa,
spero che la mia host-mum abbia ordinato cucina sichuanese take away.
Ringrazio il cielo che il cibo italiano mi manchi poco, essendoci migliaia di sapori nuovi da provare. Ciò che
mangio più volentieri, insieme con la cucina sichuanese, sono i Jiaozi, i ravioli cotti al vapore conditi con la
salsa di soia: ad ogni angolo si può trovare una persona ai fornelli, pronta a vendere una porzione di questa
delizia per soli trenta centesimi. Non mancano, tuttavia, le pietanze completamente diverse (anche solo per
cottura) di cui ancora oggi mi stupisco. Un esempio che mi torna immediatamente alla memoria sono le
zampe;
i
cinesi
amano
soprattutto quelle dei volatili e le
cucinano in mille modi diversi:
fritte, in brodo, rosolate e chi ne
ha più ne metta. Ricordo
sorridendo la prima sera nel
primo ristorante di Changzhou...
zampe zampe e zampe!
Tuttavia, a mio avviso, non
hanno il primato del cibo più
stravagante.
Vedere
le
tartarughe al banco del pesce è
stato
sicuramente
più
impressionante
di
vedere
animali interi appesi al banco
della carne.
I cinesi hanno la concezione
secondo la quale il cibo
dev’essere cucinato da animali
vivi, perché vivo significa sano; quindi non è raro vedere al mercato i pesci che nuotano nelle vasche e le
vecchiette che li pescano a mani nude per esaminarli.
Un’altra differenza riguarda il bere: i cinesi amano bere birra (e non si fermano alla prima!), però nessuno
compra le bevande all’interno del ristorante; ci si ferma al supermercato e si arriva al ristorante con la
sportina piena di bottiglie. E i camerieri non dicono nulla, tanto che la prima sera al ristorante ero così
confuso da questa cosa che non ho bevuto nemmeno un goccio di coca-cola pensando che fosse personale.
Sono sicuro che senza questa millenaria tradizione culinaria, la Cina, la mia Cina, quella che vivo ogni
giorno intensamente, non sarebbe la stessa.
Manuel Giardino
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