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I delinquenti stranieri vengono tutti qui da noi

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I delinquenti stranieri vengono tutti qui da noi
Sabato 16 aprile 2016
IL FATTO 3
il Giornale
LA BOMBA IMMIGRAZIONE Dietro le sbarre
il fenomeno
di Fausto Biloslavo
L
e carceri italiane scoppiano con 3950 detenuti privi di un posto letto degno
di questo nome, su un totale di
53.495 reclusi. E la percentuale
di ospiti stranieri dietro le sbarre, 33,4%, è ben più alta rispetto
alla media europea del 21%. Battiamo Francia, Inghilterra e Germania nonostante il numero degli immigrati a casa loro sia nettamente superiore rispetto
all’Italia. Come se non bastasse
200 detenuti islamici sono monitorati costantemente perché
considerati ad alto rischio jihadista. I più pericolosi, in carcere
per terrorismo, sono 32, compre-
I delinquenti stranieri
vengono tutti qui da noi
Il nostro Paese sembra attirare il peggio dell’immigrazione:
abbiamo la percentuale di detenuti «importati» più alta d’Europa
so il nocciolo duro dei 19 rinchiusi a Rossano, che conta pure degli ex di Guantanamo.
L’Associazione Antigone ha
presentato ieri i dati aggiornati
del rapporto annuale sulle «Ga-
lere d’Italia», dove il problema
maggiore è il sovraffollamento
del 108%. Oltre ai circa 4mila
I numeri del rapporto di «Antigone»
33,4
È la percentuale di detenuti
stranieri nelle carceri italiane
Ben più alta di quella media
europea, che è del 21%
3.950
Sono i detenuti nelle carceri
italiane che non hanno un letto. E sono 9.000 quelli con meno di 4 mq a disposizione
11.000
Sono i detenuti di religione
musulmana nelle carceri
italiane. Di loro, circa 7.400
si dichiarano praticanti
SONO TROPPI
Detenuti
stranieri
dietro
le sbarre
del carcere
milanese
di San Vittore
Anche se in
progressivo
calo rispetto
agli scorsi
anni, la
percentuale
di reclusi
stranieri
(esattamente
uno su tre)
è nettamente
la più alta
d’Europa: un
dato che fa
sospettare
che un certo
lassismo
italico attiri
nel nostro
Paese molti
delinquenti
il caso
La Spezia, si era trovato una famiglia marocchina nell’appartamento
Torna a casa lo «sfrattato» dagli immigrati
Un mese per restituire a un disabile il tetto a cui aveva diritto
Stefano Zurlo
Quattro giorni di stallo.
Poi, ieri mattina finalmente la
magistratura toglie i sigilli
all’appartamento e Roberto
Bolleri può tornare a casa. Felicissimo. Nell’abitazione che
una famiglia marocchina gli
aveva portato via, approfittando della sua assenza. Una storia che va oltre La Spezia e racconta quel che purtroppo può
accadere nell’Italia profonda:
se il padrone di casa si assenta
per qualche giorno, qualcuno
proverà a forzare la serratura
e a sistemarsi in casa sua. È
successo a Milano, al Giambellino e a Lorenteggio, è accaduto al quartiere Umbertino della Spezia, zona centrale ad alta densità di immigrati.
Bolleri, un disabile con più
di un problema, non sta bene
e per qualche tempo va a vive-
re da un cugino. La casa è vuota e una famiglia marocchina
non perde tempo: sfonda ed
entra. Bolleri si accorge del disastro e corre a fare denuncia.
Il caso, sollevato da Luigi De
Luca di Area popolare, arriva
anche in consiglio comunale,
ma non basta. E Bolleri s’infila, senza saperlo, nel labirinto
delle istituzioni, fra cavilli,
buonismo e rimpalli. Ci vorrà
un mese per tornare nell’appartamento in cui viveva regolarmente, un’abitazione popolare di proprietà del Comune.
Per qualche giorno nessuno
interviene, poi il caso esplode
sui giornali e in tv e allora le
istituzioni corrono ai ripari,
ma ci vuole pazienza. E poi ci
sono di mezzo i tre bambini
marocchini che avevano trovato rifugio, con la mamma, fra
«SONO
FELICE»
Roberto
Bolleri
espone una
bandiera
italiana per
manifestare
la sua gioia:
dopo un mese
è potuto
rientrare
a casa sua
quelle mura. Nessuno vuole
scaraventarli in strada; la giunta di centrosinistra si muove
lentamente e prova un’impossibile mediazione. Bolleri scalpita, ma il Comune prende
tempo, lo tratta con una certa
freddezza, gli contesta il mancato pagamento di alcune rate
del canone.
Una situazione incredibile.
Bolleri inizia lo sciopero della
fame. Fino al crollo: lo portano in ospedale, lo rimettono
in sesto. Intanto, in un clima
surreale, la signora marocchina prova a dettare le condizioni della sua uscita: vuole un’altra casa equivalente, dove possa abitare anche il convivente
siciliano. Lunedì finalmente
l’intervento della magistratura: gli abusivi vengono allontanati, ma la storia non è ancora
finita. Bolleri resta fuori. Fino
a ieri. Quando varca la soglia,
fra i flash dei fotografi, ed emozionato ripete solo due parole:
«Sono felice».
senza letto ci sono 9mila reclusi
che vivono in meno di 4 metri
quadri pro-capite, standard minimo previsto dal Consiglio
d'Europa.
Sugli oltre 53mila detenuti
complessivi, 17.920 sono stranieri. In diminuzione rispetto ai
quasi 25mila del 2010, ma rimane il fatto che un detenuto su tre
non è italiano. Significa che nonostante i numeri minori di immigrati rispetto ad altri Paesi europei, a casa nostra arriva una
bella fetta di delinquenza straniera. In termini percentuali registriamo 12 punti in
più rispetto alle
media europea.
In Francia su oltre 66mila detenuti, gli stranieri sono 13.860, il
21,7%. Nel 2015 i
reclusi stranieri
nel Regno Unito
erano circa 11mila, appena il
12,7% della popolazione carceraria. La Germania
si avvicina a noi
con 16.668 detenuti stranieri, ma
la popolazione tedesca supera gli
80 milioni.
La maggioranza dei reclusi stranieri in Italia è
composta da marocchini (16,9%) seguiti dai romeni (15,9%), albanesi (13,8%),
tunisini (11%), nigeriani (3,9%)
ed egiziani (3,4%). Undicimila
sono i musulmani, ma i praticanti risultano, secondo il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, circa 7400. Agli stranieri sono stati contestati 8192
reati contro il patrimonio, dai
furti alle rapine, 6.226 violazioni
della legge sulle droghe, 6559
reati contro la persona, 95 casi
di associazione di stampo mafioso e 1372 violazioni della legge
sull’immigrazione.
Il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, a margine della
presentazione del rapporto, getta acqua sul fuoco sul rischio di
radicalizzazione jihadista. «Duecento sono gli islamici attenzionati, magari perché si tratta di
ferventi religiosi, ma non è detto
che siano radicalizzati» sostiene
il rappresentante dell’Onlus. In
realtà il numero totale fra monitorati con il controllo di telefonate e colloqui, attenzioni e segnalati arriva a 400 reclusi. Una cinquantina sarebbero i minori a rischio proselitismo dietro le sbarre. «Abbiamo denunciato per
tempo la radicalizzazione di
molti criminali comuni, special-
PERICOLO JIHAD
Circa 400 reclusi
vengono monitorati
per rischio terrorismo
mente di origine nordafricana.
Pur non avendo manifestato nessuna particolare inclinazione religiosa al momento dell’entrata
in carcere, si sono trasformati
gradualmente in estremisti sotto l’influenza di altri detenuti
già radicali», sostiene Donato
Capece, segretario generale del
Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).
Dopo gli attentati di Bruxelles
una decina di reclusi hanno applaudito e urlato Allah o akbar
(Dio è grande) alzando il volume della tv, che trasmetteva le
immagini del terrore nella capitale belga. In occasione della carneficina di Parigi di novembre
erano un’ottantina. Poi sono diminuiti per non farsi identificare. Secondo il Sappe i festeggiamenti per gli attentati di Bruxelles sono avvenuti in due momenti distinti soprattutto a Rossano.
A Biella, in gennaio, un islamico
che inneggiava alla guerra santa
è stato trasferito in un carcere di
massima sicurezza. Lo scorso
giugno a Padova altre scene da
invasato jihadista per un recluso, che ha sfasciato la cella. In
alcuni casi sono state trovate nelle celle foto della guerra santa e
addirittura bandierine nere del
Califfo.
«La polizia penitenziaria monitora costantemente la situazione - spiega Capece -. Ma servono fondi per la formazione, l’aggiornamento professionale e
nuovi agenti. La legge di stabilità ha bocciato un emendamento, che avrebbe permesso l'assunzione di almeno 800 uomini».
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