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Ylenia aveva scambiato i rituali saluti mattinieri con i ragazzi del bar

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Ylenia aveva scambiato i rituali saluti mattinieri con i ragazzi del bar
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Ylenia aveva scambiato i rituali saluti mattinieri con i ragazzi del bar, una volta
entrata nell'androne del palazzo che ospitava la Holematch. Si era anche affacciata
all'agenzia di Rhose e Beagy, trovando la prima intenta a smistare corrispondenza
in uscita e in ingresso.
“Beagy è dal parrucchiere per riprendersi un po” le aveva comunicato Rhose
frettolosamente, senza distogliere l'attenzione da quello che faceva.
“Lei si che riesce a godersi la vita!” aveva esclamato con enfasi Ylenia prima di
avviarsi verso gli ascensori.
Stava quasi per entrare in uno pronto per la salita, quando venne raggiunta da
uno dei portieri che le porse una busta: “L'ha lasciata Lara per lei, ieri sera tardi” le
disse consegnandogliela.
Ylenia l'aprì salendo. Conteneva una chiave e un biglietto con poche righe: 'Ieri
sera abbiamo fatto tardi, arriverò per ora di pranzo. Questa è la chiave dell'ufficio.
A dopo.'
Floyd e Lara erano rimasti circa altre tre ore dopo la visita di Waldo, per finire di
controllare gli ultimi due mesi rimasti dei rapporti della Decrypt sugli accessi al
data base, ma senza rilevare nulla di particolare.
Una volta uscita al piano dagli ascensori, arrivata davanti all'ufficio buio, Ylenia
aprì la porta inserendo la chiave nella toppa e dando due mandate; una volta
entrata accese le luci; l'ufficio confinava con altri e non aveva una propria finestra
sull'esterno che lo potesse illuminare. Il ricambio dell'aria era assicurato da
apposite ventole, oltre ad essere supportate da un sistema di climatizzazione
regolabile tramite un apposito telecomando fissato al muro con un proprio
sostegno. Il telecomando poteva essere asportato dal supporto ed usato in
qualsiasi punto della stanza. A fine giornata lo si riponeva nella sua custodia
murale che, ricaricandolo, gli consentiva l'indomani l'autonomia necessaria al
funzionamento, evitando le normali batterie 'usa e getta'.”
Sulla sua scrivania trovò un secondo messaggio poggiato su un plico: 'Ylenia per
favore, incarica un paio di facchini di recuperare le nostre pratiche della Decrypt
dall'ufficio di Floyd, e metti a posto i rapporti di questa cartella.
Ylenia prese il telefono per chiamare i facchini, intanto sfogliò distrattamente le
carte contenute nella cartella.
Impiegò più di tre ore, insieme ai facchini arrivati poco dopo la sua chiamata, per
ripristinare l'archivio allo stato iniziale, prima del 'grande tornado', come ormai
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aveva preso a chiamare quell'evento straordinario che aveva scompaginato la
normale routine.
I ragazzi erano andati via da alcuni minuti e lei si era seduta distrutta sulla sedia
alla scrivania di Lara per rilassarsi alcuni istanti quando rivide la cartella che la
stessa Lara le aveva lasciato con sopra la memoria di riporlo. Sbuffando si alzò e
prese l'ultima cartella Decrypt: “metto a posto anche questi, e per il momento ho
finito” disse a se stessa per darsi coraggio.
Cominciò a sfogliare i documenti presenti per mettere gli altri in ordine
cronologico quando un qualcosa di non definito la fermò costringendola a
guardare meglio i rapporti. Alcuni avevano la stessa data ma avevano contenuti
decisamente diversi. “Ci deve essere un errore”, disse a se stessa sparpagliandolo
sulla scrivania per osservarli meglio.
Dopo una mezz'ora non ebbe più dubbi. C'erano documenti riportanti la stessa
data, ma il contenuto differiva concretamente per orari di accessi e nominativi di
chi li aveva effettuati.
Con alcune graffette raccolse i documenti di contenuto discordante per data. Li
pose nella vaschetta dei documenti in arrivo di Lara sapendo che li avrebbe
guardati non appena arrivata in ufficio, ed essendo arrivato l'orario della pausa,
scese al bar per mangiare qualcosa.
Angel era davanti al monitor del suo computer in redazione, quando il cellulare
poggiato sulla scrivania cominciò a vibrare. Per una norma non scritta, essendo la
redazione
un'unica
grande
stanza
dove
lavoravano
molte
persone,
tutti
disattivavano la normale suoneria lasciando che solo la vibrazione avvisasse di
chiamate o messaggi.
Stava finendo di leggere alcune informazioni riportate dal maggior quotidiano
nazionale, e lasciò trillare per altri secondi il cellulare senza nemmeno guardarlo.
Rispose quasi al decimo squillo.
“Ciao Lara, finalmente! Come stai?”
“Ciao Angel. Scusami per l'altro giorno, ma in questo periodo sono stata molto
indaffarata.”
“Non ti preoccupare, sono cose che capitano.”
“Per scusarmi posso offrirti un aperitivo oggi?”
“Ma certo, accetto ben volentieri.”
Conosci il bar nel palazzo della Holematch?
“Certo, posso arrivarci in circa un quarto d'ora.”
“Io ci arrivo fra cinque minuti. Ci vediamo li?”
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“Splendido, a fra poco allora!”
“Ok, a dopo.”
Lara percorse le ultime centinaia di metri passando attraverso il porticato del viale
per difendersi dalle fredde folate di vento che tiravano nonostante fosse una bella
mattinata assolata. Entrò nel bar e notò subito Ylenia che seduta ad un tavolino
finiva una brioche salata guardando distrattamente fuori dalla vetrina la gente che
passava in strada chiusa in cappotti, sciarpe e cappelli.
“Proprio una giornata gelida” disse Lara sedendosi accanto ad Ylenia.
“Ma ciao!” rispose lei: “Dormito bene?”
“Si grazie. Ieri sera io e Floyd siamo rimasti in ufficio quasi fino alle tre per
controllare i rapporti, ma senza cavarne un ragno dal buco.”
“A proposito dei rapporti, come mai quelli che mi hai messo in cartella sono
differenti da quelli che avevamo?”
“In che senso?”
“Nel senso che le date sono le stesse, ma i contenuti no.”
“Bè davvero non ne ho idea. Ma sei sicura di quello che dici?”
“Al cento per cento, comunque dopo controlliamo insieme”
“Posso accomodarmi con voi o devo prendere un altro tavolo?”
La voce irridente di Angel risuonò alle spalle delle due donne che si voltarono
contemporaneamente.
“Ciao Angel!” esclamò Lara con un radioso sorriso. “Accomodati pure, non stiamo
facendo ne discorsi 'da donne' ne parlando di segreti militari, quindi non ci sono
motivi per escluderti.”
“Grazie, davvero molto gentile da parte vostra, ma... non mi presenti la tua
amica?”
Ylenia, che fino a quel momento si era limitata ad ammirare il bell'esemplare
maschile rappresentato da Angel, senza alzarsi allungò la mano tesa sfoderando
un sorriso radioso: “ io sono Ylenia, e il mio 'capo' forse è troppo geloso per
condividere con me le sue conoscenze maschili!”
“Sei sempre la solita sciocchina!” esclamò Lara ridendo. “Lui è Angel, il principe
della notizia che ho conosciuto l'altra sera in discoteca. Lei è la mia alter ego”
disse invece rivolgendosi ad Angel. “Senza di lei sarei davvero persa.”
“Mi sa che stavolta ci perdiamo tutte e due insieme, con quei rapporti” rispose
Ylenia.
“Vi serve una carta stradale?” disse Angel ridendo. “Al massimo posso fornirvi un
navigatore satellitare!”
“Spiritosone!” disse Lara sempre sorridendo, “ma pare che i guai non vengano mai
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da soli, e siamo, pare, nel pieno di una crisi” aggiunse pensierosa.
Li interruppe brevemente il cameriere che prese le loro ordinazioni, li servì
velocemente.
“Perché, che vi affligge?” chiese Angel riprendendo il discorso.
Lara gli raccontò velocemente della sparizione di alcuni documenti dall'ufficio,
senza ovviamente scendere nei particolari, aggiungendo infine sia i 'ritrovamenti'
di Waldo che le attuali perplessità di Ylenia sulla disparità di contenuti rilevata con
quelli ricevuti in un primo momento tramite e-mail.
“Sembrano le basi di un romanzo poliziesco” disse Angel dopo aver ascoltato le
parole di Lara.
“Secondo me c'è solo un gran casino nell'archivio” rispose Lara. “Mi ci vorrà
almeno tutto il pomeriggio per rimetterlo a posto.”
“Spero che questo però non ti impedisca di accettare un invito a cena.”
“Credo di potermelo permettere stasera, dopo la tirata di ieri.”
“Ylenia posso invitare anche te ?” disse Angel.
“Accetterei volentieri, se non avessi già un altro appuntamento” rispose lei
strizzando l'occhio. “Vi lascio soli, mi avvio in ufficio. Ormai l'ora della pausa mi è
finita. E' stato un vero piacere conoscerti Angel, a presto. Lara ci vediamo su, fai
pure con calma.”
“Ti raggiungo fra pochi minuti. A dopo”
“Spero di incontrarti ancora” disse Angel alzandosi per salutare Ylenia.
“Sicuramente ci saranno altre occasioni. A presto” rispose Ylenia. Raccolse i suoi
oggetti personali riponendoli nella borsa e uscì dal locale.
“E' davvero una ragazza d'oro” disse Lara guardandola attraverso le vetrine
raggiungere gli ascensori.
“Cosa vuoi mangiare stasera?” disse Angel una volta che lo sguardo di Lara ebbe
abbandonato la figura di Ylenia che andava via.
“Mi piacerebbe un ristorante italiano, che ne dici?”
“Perfetto” rispose lui. “Per le 20:30 ti va bene?”
“Ottimo” rispose con entusiasmo. “Ci vediamo qui?”
“Benissimo. Aperitivo e poi si va.”
“Daccordo. Ora raggiungo la piccola fiammiferaia prima che scleri da sola in
ufficio.”
“Va bene, sarò puntuale. Meglio che vada anche io prima che in redazione
chiamino la polizia e mi diano per disperso.”
“In effetti la cosa è molto strana” esclamò Lara guardando i rapporti messigli
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davanti.
“Le date sono effettivamente le stesse, ma i contenuti completamente diversi.
Credo che sia importante parlarne con Floyd prima di sera” disse raccogliendo le
carte per riporle nella cartella. “E credo che la cosi interessi anche Waldo.”
Seguita a passo veloce da Ylenia, le due ragazze percorsero a passi veloci e decisi
i pochi metri che separavano i due uffici.
“Un semplice eseguibile. Uno di quei file con l'estensione punto exe. Non so
ancora come e da chi introdotto nel sistema, ma è stato lui a 'mascherare' alcuni
dati durante i backup e quindi ad impedirli di riversarsi.”
Waldo stava spiegando a Floyd quello che era riuscito a ricostruire in merito ala
sparizione dei dati dall'archivio telematico.
“Lo abbiamo ritrovato in una cartella auto scompattata. Qualcuno l'ha introdotto e
gli ha dato il via, non c'è altra spiegazione. L'eseguibile conteneva un particolare
filtro preprogrammato, attraverso il quale ha sistematicamente escluso dai backup
del sistema i rapporti Decrypt di un determinato periodo. Contavano sulla loro
irrecuperabilità basandosi sul fatto che non ce ne saremmo accorti in tempo e
avessimo riscritto i nostri dischi rigidi, auto cancellandoci dei dati che in realtà
erano ancora disponibili. La tua riunione, richiedendo i documenti a me e Lara, ha
malauguratamente fatto fallire l'operazione, permettendoci in tempo di recuperare
l'errore. Se ce ne fossimo accorti solo tre mesi più tardi, o non ce ne fossimo
accorti mai, avremmo perso tutto e l'operazione di sabotaggio, perché questo
credo che sia stata, avrebbe avuto pieno successo.”
“Entra Lara. Richiudi la porta e siediti” disse Floyd, quando la bionda figura
femminile irruppe con impeto nell'ufficio spalancando la porta.
“Anzi, accomodatevi” aggiunse quando Ylenia sbucò dietro Lara alla stessa sua
velocità.
“Queste sono chiaramente intrusioni !”
“Concordo anche io” rispose Olmord
“Ne ha rintracciato le origini?” chiese Luglom.
“Non per il momento. L'attacco è venuto attraverso le classiche triangolazioni su
vari server locati in diverse nazioni, e ci vorrà un po di tempo prima di scovarne i
nodi singoli. Per adesso abbiamo tracce che portano ad un server della Nuova
Zelanda, ma sicuramente non è il nodo principale.”
“Di che tipo è stata l'intrusione?
“Di due tipi. In primo luogo hanno scaricato una gran mole di file, e inoltre sono
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riusciti, come sappiamo per averlo provato sulla nostra pelle, ad inoculare un
virus per cancellarne le tracce.”
“Che tipo di file hanno scaricato?”
“Questo ancora non lo sappiamo, i file hanno dei nomi in codice che non fa
riferimento al contenuto. L'unico modo sarà di accedere a nostra volta all'archivio
della Holematch e scaricare gli stessi file per vederne il contenuto, ma sapendo di
cosa si occupa l'azienda possiamo certamente supporne la natura.”
“Armi e tecnologia applicata, e la faccenda non mi piace” disse Luglom pensoso.
“Mi faccia avere al più presto il resto delle informazioni: credo sia il caso di
scomodare qualcuno al piano di sopra.”
Mentre prendeva il soprabito pregò Kelly, la sua segretaria di avvisare l'autista
della sua auto. Prese l'ascensore privato e scese direttamente al livello del garage.
Quando le porte si aprirono trovò Thomas che lo aspettava con la portiera aperta.
“Thomas, andiamo al palazzo Freetthelm, per favore”
Salita sulla serie di rampe che portavano fuori dal garage, la grossa auto beige si
immise lentamente nel traffico cittadino.
Raggiunse la meta in pochi minuti: era un pomeriggio freddo e le strade erano
semi deserte. Palazzo Freetthelm era un anonimo palazzo grigio che non vedeva
una mano di vernice da parecchi anni. Le mura striate dall'acqua piovana, i suoi
vetri non scintillavano come quelli delle società importanti, ed a qualche piano se
ne intravedeva qualcuno rotto.
La macchina si fermò davanti l'ingresso, Thomas ne scese e fece il giro ad aprire
la portiera a Luglom che gli disse: “Non credo ci metterò molto, se puoi resta qui
davanti.”
“Certo signore.”
Luglom si infilò nell'atrio poco illuminato, prese l'unico ascensore presente e salì
al settimo piano. Due delle tre porte che davano sul pianerottolo erano inchiodate
con assi, come fossero disabitate. D'altra parte quello era il piano con i vetri rotti.
L'ultima porta rimasta aveva la vernice scrostata, nessuna targa e una grossa
macchia di sporco che contornava il campanello. Luglom si avvicinò, e appena
pose piede sullo zerbino la porta si aprì automaticamente e silenziosamente.
Una volta entrato in una saletta desolante come l'esterno, la porta, sempre
automaticamente si richiuse nell'assoluto silenzio.
I muri della sala disadorna mostravano alcune lacerazioni ai parati, anche questi
con vistose macchie di sporco e umidità, un paio di sedie di legno in un angolo e
un'unica porta oltre quella d'ingresso. Ci era stato ormai tante volte, ma quello
spettacolo lo disarmava ogni volta. Riconobbe che era stato fatto davvero un
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lavoro da professionisti.
Avvicinatosi all'uscio, anche questo si apri da solo.
Il contrasto era sempre molto forte, anche a questo non si era ancora abituato. La
porta si era aperta su un corridoio ben illuminato dai faretti incassati nella bianca
e linda contro soffittatura, le pareti in beige e nocciola che si sposavano alla base
con una fitta moquette marrone sulla quale scivolavano impiegati silenziosi che
entravano e uscivano dai vari uffici.
“Buonasera signor Luglom, l'abbiamo vista arrivare” gli disse Roger Haljast
prendendogli il soprabito e affidandolo ad una segretaria.
Il palazzo, per quanto dall'aspetto malconcio era protetto da una serie di
microcamere di sicurezza e un sistema di cellule fotoelettriche che rilevavano il
minimo movimento.
“Buonasera a lei Roger. Mi dispiace non aver avvisato, ma la questione è urgente
ed importante”
“Lo abbiamo immaginato, non si è mai presentato all'improvviso. Comunque
venga, la sta aspettando.”
Percorsero tutto il corridoio che in fondo piegò ad angolo rivelandone un altro
lungo il doppio del precedente, e come questo, con porte su ambo i lati, era un
viavai di impiegati.
Dovettero percorrerlo tutto per arrivare alla porta in fondo, che si diversificava e
distingueva dalle altre unicamente per il doppio battente. Roger non bussò ed
entrò direttamente facendo accomodare Luglom.
“Dottor Luglom, immagino non sia una visita di piacere”.
“Lei sa che la vedo sempre con immenso piacere, ma.... no, non è una visita di
piacere.”
Lilian Silmery era una donna sulla quarantina. Non molto alta ma di una bellezza
orientale stupefacente. I capelli neri incorniciavano un viso aggraziato nel quale
risaltavano gli occhi verde chiaro che scintillavano e si illuminavano sempre di una
viva intelligenza. La sobrietà e l'eleganza nel vestire non riusciva a nascondere la
sinuosità e proporzione dello splendido corpo. Non si poteva non rimanere
incantati guardandola.
Oltre ad essere una donna splendida, era una donna estremamente potente.
Il gruppo del quale era a capo, l'HMS aveva molteplici attività in tutti i settori
industriali e non, e non c'era paese dove l'organizzazione non fosse ben radicata.
Una delle attività era proprio la Decrypt, che dietro al paravento della sicurezza
informatica, che comunque portava alle casse del gruppo notevoli guadagni, in
realtà celava un immenso centro di raccolta di ogni tipo di informazione.
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Luglom sapeva che le informazioni più 'sensibili' sarebbero servite anche per
'ammorbidire' alcuni affari o 'convincere' alcune persone a prendere determinate
decisioni a favore dell'HMS, specie se si trattava di politici. Era parte del gioco, e la
cosa non lo infastidiva più di tanto, se non per nulla.
Anche Lilian Silmery non amava intrattenersi in convenevoli, per cui Luglom venne
subito al nocciolo della questione: “Abbiamo subito uno strano attacco al nostro
archivio che ha cancellato alcuni dati riguardanti un nostro cliente, che anch'esso
è stato a sua volta attaccato. Anche alcuni dati dell'azienda sono stati cancellati,
tant'è che ne hanno richiesto copia a noi. Quello che ancora l'azienda non sa è che
dal suo database sono stati copiati molti file. “
“Chi è il cliente?”
“La Holematch.”
“Come ha gestito la loro richiesta delle copie?”
“Ho fatto mandare loro copie di un periodo similare, e intanto abbiamo recuperato
dal database privato i documenti cancellati sul nostro server pubblico. Se la
Holematch se ne accorgesse a breve potremo eventualmente parlare di un banale
errore di invio.”
“Ottimo lavoro. E noi invece cosa sappiamo?”
“In realtà per il momento ben poco. Presuppongo si tratti di progetti relativi ad
armamenti e ce ne stiamo accertando, ma già per il momento è chiaro che
l'attacco è di per se molto pericoloso. Siamo al lavoro per rintracciarne la fonte,
ma ci vorrà del tempo.”
“Mi faccia avere la lista dei file il prima possibile, la prego” disse Lilian Silmery
alzandosi per accompagnare Luglom alla porta, e aggiunse “e sono molto
interessata anche ai dati di provenienza degli attacchi, Non appena può, mi faccia
avere anche quelli.” Con un sorriso radioso lo congedò: “La ringrazio Dottor
Luglom, lei è un uomo molto importante per me!”
“La ringrazio Signora Silmery, buonanotte.”
Quando aprì la porta trovò Roger Haljast che, come all'andata, lo scortò per il
lungo corridoio fino all'uscita dove la segretaria gli rese il soprabito.
“A presto signor Luglom, buona serata” disse cordialmente Roger mentre apriva la
porta.
“Arrivederla Roger, grazie” rispose uscendo. La porta si richiuse leggera alle sue
spalle e si ritrovò nello squallido ingresso che attraversò sempre con lo stesso
disagio. La porta automatica si aprì e Luglom prese l'ascensore. Uscito dal palazzo
trovò Thomas ad aspettarlo, che non appena lo vide si affrettò ad aprirgli lo
sportello.”
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“Hai avuto noie Thomas ?” chiese mentre saliva
“No signore, tutto tranquillo.”
“Bene, torniamo in ufficio per favore.”
L'autista richiuse lo sportello, salì in auto a sua volta e partì per ritornare nel
garage della Decrypt.
“Floyd c'è una cosa che dovresti vedere, e anche tu Waldo” disse Lara mentre
Ylenia chiudeva la porta dell'ufficio.
“Che succede Lara?” disse Floyd appoggiandosi allo schienale della poltrona.
“C'è qualcosa che non quadra con i rapporti Decrypt” esordì Lara.
“Ancora? Non era chiusa la faccenda?”
“Non credo Floyd. Ho trovato, anzi, Ylenia ha trovato delle differenze in documenti
con la stessa data.”
“Cosa significa?”
Significa che il contenuto dei rapporti avuti in copia dalla Decrypt non
corrispondono con quelli recuperati da Waldo.”
“Impossibile!” disse quest'ultimo saltando sulla sedia.
“E invece si Waldo. Guarda” disse porgendogli la cartellina.
Floyd si alzò ponendosi alle spalle di Waldo mentre questi affiancava le varie
coppie di documenti per confrontarle.
“E' vero, Lara ha ragione” disse Floyd dopo qualche minuto. “Come te lo spieghi
tu, Waldo?”
“Non me lo spiego. Semplicemente. Lo trovo assurdo.”
“Sei sicuro di quello che i tuoi uomini hanno recuperato?” chiese Lara.
“Assolutamente si. Ho sovrinteso tutte le parti del lavoro e non ho il minimo
dubbio in merito.”
“Forse sarebbe bene chiedere spiegazioni alla Decrypt” disse timidamente Ylenia.
“Hai ragione” le rispose Floyd, “ma a quest'ora sono già tutti via. Non potremo
avere una risposta prima di domani.”
“Possiamo ipotizzare errori da parte della Decrypt?” suggerì ancora Ylenia.
“Certo, un errore è una cosa che può accadere a tutti” rispose Waldo, “ma sarebbe
davvero la prima volta, e certo non sarebbe un precedente edificante per loro.”
“Se c'è stato un errore sarebbe veramente grave” interloquì Floyd. “Certamente me
ne dovrebbero rendere conto, e sicuramente la cosa avrebbe delle serie
conseguenze.”
Rimasero un minuto tutti e quattro pensosi, finché Floyd alzandosi disse: “è
inutile rimanere qui a fare supposizioni. Andiamo a casa e domani mattina
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cercheremo di scoprire cosa succede.”
“Hai ragione” rispose Waldo. “Ora non possiamo fare niente. Vi auguro una buona
notte”.
“Andiamo a chiudere anche noi” disse Ylenia a Lara. “Devi correre a casa a
prepararti” soggiunse facendole l'occhiolino.
“Un incontro galante?” chiese Floyd sorridendo.
“Solo un amico” rispose Lara uscendo. Si era voltata perché Floyd non vedesse il
lieve rossore che sentiva salirgli al viso.
“Ok, buonanotte a tutte e due allora. Ci vediamo domani mattina.
“Notte Floyd” risposero le due ragazze quasi in coro.
“Cosa ti porto?” chiese il barista ad Angel che si era appena accomodato nel bar
del palazzo Holematch.
“Niente ancora, se non ti spiace. Aspetto un'amica ma sono in leggero anticipo.”
“Non ti preoccupare, intanto riprendi calore, la serata è veramente gelida.”
“Grazie” rispose Angel. Si tolse il giaccone che appese alla spalliera della sedia e si
predispose ad aspettare per almeno i quindici minuti che aveva d'anticipo
guardando le immagini di un video musicale nel monitor del bar.
Erano trascorsi circa una decina di minuti quando una folata di vento freddo entrò
dalla porta aperta da una Lara chiusa nel suo lungo cappotto, con una sciarpa
avvolta attorno al collo ma alta fino a proteggere la bocca.
“Sono in ritardo?” chiese mentre svolgeva la sciarpa.
“Hai anche cinque minuti d'anticipo!” rispose sorridendo Angel. “Stupefacente per
una donna” soggiunse sornione.
“Sei qui da molto?” disse Lara appendendo il cappotto e sedendosi.
“No, una decina di minuti. Temevo la neve e mi sono anticipato un poco. Cosa
bevi?”
“Con questo freddo un punch al rum ci sta bene, che ne dici?”
“Ottima scelta” rispose Angel per poi avvicinarsi al bancone ed ordinare.
“Siete venute a capo del vostro mistero?” chiese Angel una volta che ebbe
appoggiato i punch sul tavolino.
“Macché! Anzi, pare che la cosa sia un po complicata, ma la verificheremo domani
mattina” glissò Lara. “E a te come va il lavoro?”
“Un po monotono” disse Angel sorridendo. “In questa zona succede poco o nulla
che possa interessare davvero giornalisticamente. Al massimo becchiamo la
moglie del macellaio che se la intende con il garzone. Non sono proprio 'servizi'
esaltanti.”
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“Meno male che non venga implicato un certo giornalista, con la moglie del
macellaio. Ho idea che lo vedremmo inseguito per tutta la cittadina dal macellaio
inviperito con una mannaia in mano.”
“Allora i colleghi di 'quel' giornalista avrebbero qualcosa da scrivere!”
“Credo che la cosa darebbe lavoro anche all'ospedale!” disse Lara ridendo. “La
faccenda avrebbe diversi risvolti positivi.”
“Vero, ma non tutti per il giornalista, esclusa la moglie del macellaio.”
“Certo che è un po egoista quel giornalista. Pensa solo a se stesso.”
“Credo che egoisticamente il tizio cerchi semplicemente di restare vivo. Essere
inseguiti da un macellaio incazzato non credo sia divertente.”
Allora casomai incontrassi 'quel' giornalista gli consiglierei di girare al largo delle
macellerie e i suoi 'derivati'.”
Esplosero entrambi in una risata allegra. Nei movimenti provocati dall'ilarità Angel
poggiò la sua mano su quella di Lara e la prese con dolcezza. Lei ricambiò la
stretta e rimasero così, guardandosi, mentre finivano di bere il loro punch.
“Ho fame” disse Lara dolcemente. “Dove andiamo?”
“Mi pare che avevamo stabilito di andare ad un ristorante italiano. Ti è venuta
qualche altra idea?”
“No. Se a te va bene, sono ancora di quel parere.”
“Allora andiamo” rispose Angel prendendo il cappotto di Lara ed aiutandola ad
indossarlo.
Angel pagò, e dopo essersi imbacuccati tutti e due uscirono al freddo per arrivare
al parcheggio dove Angel aveva lasciato la macchina.
Il ristorante scelto da Angel di chiamava 'Amalfi', come una nota cittadina italiana.
Una volta entrati un cameriere tarchiato e poco alto, con un sottile baffetto e il
capello impomatato fece accomodare la coppia ad un tavolo verso il fondo del
ristorante. Il locale era grande, illuminato tenuemente da molteplici candelabri
con candele colorate. Il soffitto non molto alto rendeva l'ambiente più raccolto, e
dava l'idea di potersi nascondere o celare nei giochi di luce creati dalle candele. I
tavoli erano divisi l'uno dall'altro da separé di tessuto stampato con immagini
raffiguranti le meraviglie paesaggistiche di Amalfi e dintorni. C'era già molta
gente, ma tutti parlavano a voce bassa e l'atmosfera era calma e rilassante.
Si erano appena accomodati quando il cameriere che li aveva indirizzati al tavolo
arrivò da loro con i menù e due calici di vino bianco.
“Questo è un vino speciale! E' lui che fa sposare le cozze con gli scogli!” disse
sorridendo. “Mi chiamo Luigi. Appena avrete scelto fatemi un cenno e sarò da voi.”
“Grazie Luigi” disse Lara sorridendo.
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“Simpatico ometto!” commentò non appena Luigi si fu allontanato.
Finito il vino decisero di ordinare cose diverse l'uno dall'altra in modo da poter
assaggiare insieme diverse specialità. Scelsero quindi un antipasto di cacciagione
e un altro di formaggi. Come primi chiesero degli spaghetti 'alla Carbonara' e
maccheroncini 'alla Norma', mentre per secondo scelsero un misto di carni alla
brace e un misto di verdure ripiene o grigliate condite con olio toscano. Il vino lo
fecero scegliere a Luigi che portò un rosso corposo e dal gusto deciso. Sia Angel
che Lara gli fecero i complimenti per la scelta.
Luigi si avvicinò al tavolo solo per servire le varie portate o ritirare i piatti vuoti,
così i due chiacchierarono allegramente per tutta la cena, estraniati dagli altri,
aiutati dai separé e dalla tenue luce delle candele.
Quando vide che i due avevano finito l'ultimo bicchiere di vino, Luigi si avvicinò
con discrezione portando un piattino di 'delizie al limone' e un altro di 'pastiera',
accompagnandoli con un liquore alle noci e uno al limone.
“Questi li offro io” disse garbatamente con un sorriso.
Lara ed Angel non ebbero il coraggio di rifiutare, anche se si sentivano pieni come
uova.
Passarono un'altra mezz'oretta parlando e centellinando i liquori, che Angel trovò
buonissimi.
Lara insistette per pagare il conto a metà contro la ferma opposizione di Angel,
che però venne sconfitto dalla perentorietà della ragazza. Dopo aver lasciato una
mancia per Luigi uscirono al freddo della notte.
Il pasto li aveva rinfrancati ed Angel propose: “ti va di fare quattro passi?”
“Certo, aiuteranno anche a smaltire la fantastica cena” rispose lei.
Angel le prese la mano con la stessa dolcezza che aveva usato al bar e si
avviarono lentamente verso il lungo fiume.
Camminarono silenziosamente per una quindicina di minuti, guardando il fumo
provocato dal loro respiro e scambiandosi ogni tanto qualche fugace occhiata.
Arrivarono ad una terrazza posta nel punto in cui il fiume faceva un ripida svolta,
si fermarono ad ammirare il lento scorrere del fiume. Dopo un minuto Angel fece
voltare Lara verso di se, la strinse con leggerezza e la baciò.
Lara non oppose nessuna resistenza e si abbandonò tra le forti braccia di Angel
ricambiando il bacio.
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