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“Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno

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“Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno
… I Miei Amati Poveri
1.3
“Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno preparato per voi fino dalla creazione
del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere,
ero straniero e mi avete accolto,
nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato,
ero in carcere e siete venuti a trovarmi.
Matteo 25,34-36
Gesù si identifica con gli affamati, gli assetati, i forestieri, i nudi, i malati e i carcerati. Il
nostro rapporto con il prossimo concerne la nostra relazione con Gesù Cristo, perché quello che
facciamo al prossimo lo facciamo a Cristo. L’amore a Dio si esprime necessariamente
nell’amore al prossimo.
Il messaggio di Gesù vorrebbe aprirci gli occhi su come far agire in tutto il mondo lo spirito della
misericordia e non quello dello sfruttamento, quello del rispetto e non quello del disprezzo.
Non basta però attribuire le opere di misericordia solo ai politici. Tutti devono mostrare
misericordia al fratello e alla sorella.
Misericordia è sentimento generato dalla compassione per la miseria altrui (morale o spirituale).
Deriva dal latino misericors (genitivo misericordis) e da misereor (ho pietà) e cor -cordis (cuore);
cfr. miserère: abbi misericordia. È una virtù morale tenuta in grande considerazione dall'etica
cristiana e si concreta in opere di pietà o, appunto, di misericordia.

In ebraico misericordia è khesed e ha le sue radici nell'alleanza tra due parti e nella
conseguente solidarietà di una parte verso quella in difficoltà. Nel Nuovo Testamento la
misericordia ha un diverso significato e si usano varie parole per definirlo.
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In greco eleos indica il sentimento di intima commozione, la compassione, la pietà, il
contrario dell'invidia per la fortuna del prossimo. Spesso si unisce al timore di essere colpito
dai medesimi mali.
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Nei Vangeli la richiesta di essere misericordiosi si trova bene sviluppata nella parabola del
Buon Samaritano (Luca 10, 37). Altri esempi in Luca 1, 58 (il Signore aveva manifestato
verso di lei (Elisabetta) la sua misericordia), e in Marco 10, 47-48 (il cieco di Gerico grida:
“Gesù, figlio di David, abbi pietà di me!). Gesù afferma anche “Beati i misericordiosi
perché otterranno misericordia!” (Matteo 5,7). È il soccorso dell'uomo verso il prossimo,
l'elemosina disinteressata. Gesù critica la ricerca della pubblica lode e della conferma di sé
nell'atto di fare elemosina (elemosinen, Matteo 6, 1-4). San Paolo vuole essere considerato
uno che ha ottenuto misericordia da Dio (I Timoteo 1.3.16).
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Un altro termine usato nel Nuovo Testamento è oiktirmòs che indica con una sfumatura
diversa il sentimento di compassione di fronte alle sventure del prossimo. “Dio Padre della
Misericordia”, in II Corinti 1,3.
Infine splanchna rappresenta la sede dei sentimenti: le viscere e il cuore, considerati il luogo delle
passioni istintuali: ira, desiderio, amore. Anche Gesù sente lo stringersi del cuore di fronte alla
miseria umana: “E Gesù, essendo mosso a compassione”, Marco 1,40, .... San Paolo in II Corinti 6,
12 scrive: “Ma è nel vostro cuore che siete alle strette”. “Chi ha compassione del povero fa un
prestito al Signore, e il Signore lo ricompenserà”. (Proverbi 19,17)
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La misericordia mira soprattutto al cuore: avere un cuore per quanto è povero e
orfano, per quanto misero e debole.
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Nella tradizione cristiana si sono sviluppate sette opere di misericordia corporali e sette di
misericordia spirituale. Esse sono un sacramento dell’agire.
Dar da Mangiare agli affamati …
2,8 miliardi di persone sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno e oltre un miliardo non ha
accesso all’acqua potabile. Il divario tra ricchi e poveri non è mai stato tanto profondo.
Il 12% della popolazione mondiale che vive in Nord America ed Europa occidentale monopolizza il
60% dei consumi privati totali, mentre al 33% degli abitanti del Pianeta, residenti in Asia ed Africa,
resta solo il 3,2%". E così l’europeo e l’americano "ricco" oggi consumano in media 25 volte più
energia dell'africano "povero".
ASCOLTIAMO LA PAROLA DI DIO
Lascerai qualcosa per i forestiero, per l’orfano e la vedova. Deut 24,17-22
Mai da solo ho mangiato il mio tozzo di pane, senza che ne mangiasse l’orfano. Giob 31,16-20
Dividi il pane con l’affamato. Is 58,6-11
I discepoli si accordarono per mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea. Atti 11,27-30
La vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza.
2 Cor 8,1-5.9-15
Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né con forza. 2 Corinzi
9,6-15
I poveri mangeranno e saranno saziati.
Ascolta, Signore, il grido dei poveri.
Sarà benedetto chi ha cura del povero
Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare
Voi stessi date loro da mangiare
Quando dai un banchetto invita i poveri
Vi era un mendicane di nome Lazzaro
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Sal 21
Sal 106
Sal 111
Mt 25,35
Mc 6,37
Lc 14,12
Lc 16,19
La richiesta di Gesù di dar da mangiare agli affamati è un pungolo che non dà pace ai
politici, affinché si impegnino per una giusta divisione dei beni. Ha senso dare denaro ad
altri paesi soltanto se fanno il loro dovere, lottare contro la corruzione e si impegnino i fondi
in maniera davvero efficace. Le nostre decisioni non devono però essere a svantaggio di
altri.
Non si esclude la dimensione politica delle opere di misericordia corporale, ma noi stessi
siamo chiamati in causa in prima persona con il nostro agire privato. Anche attorno a
noi ci sono degli affamati, ci sono molte famiglie che hanno difficoltà a comprare il
necessario per vivere, molte madri che crescono da sole i propri figli e vivono alla soglia
della povertà.
A queste persone riesce difficile mendicare. E anche noi con le nostre elemosine non
dobbiamo umiliarle. Quando diamo da mangiare ad un affamato, dobbiamo trattarlo come
un re, dargli la sensazione della sua dignità regale.
Accattonaggio: Non è facile decidere se do davvero da mangiare a un affamato o se mi
faccio imbrogliare da un trucco raffinato. Adempiere la Parola di Gesù non è sempre facile.
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Quando Gesù parla di fame, non intende soltanto lo stomaco che brontola, ma parla di una
fame più profonda. Parla della fame della giustizia. “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di
ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).
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Ognuno di noi incontra persone affamate di:
amore, affetto, conferma
possedere qualcosa che nutra la loro anima: parole di cui possono vivere
uno sguardo che le rialzi in piedi.
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Gesù ha compassione della folla e chiede ai discepoli: “Voi stessi date loro da mangiare”
Mt 14,16. Sono pecore senza pastore, stanche e sfinite, confuse e smarrite. La
moltiplicazione dei pani era sempre stata vista dalla Chiesa delle origini anche come
metafora dell’Eucaristia.
In ognuno esiste una fame tremenda di Dio, malgrado le apparenze. Gesù si è fatto pane di
vita per soddisfare questa fame, e per assicurarsi che comprendiamo quest'amore che lui
prova per noi. Lui ha anche fame del nostro amore. Lui si fa affamato. L'ha detto: “Ho
avuto fame e mi avete dato da mangiare ...".
CI IMPEGNAMO: UN NUOVO STILE DI VITA
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La fame è un grido che proclama, assolutamente e fuori di ogni dubbio, il bisogno
fondamentale, quello di mangiare per poter vivere. La risposta a questa necessità
primordiale è quella di ogni padre e di ogni madre, che fanno sempre due cose: nutrono il
figlio e gli insegnano a procurarsi il cibo. È evidente che la tragica questione di fondo,
quella del venti per cento degli uomini che si mangiano l’ottanta per cento della torta, è
la più grave questione politica del nostro tempo.
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Ma il cristiano non può aspettare che i responsabili della politica mondiale la risolvano, né
accontentarsi di aver appoggiato una certa proposta di legge o di aver militato per una giusta
soluzione del problema. Il fratello che ha fame ha bisogno di mangiare ora, subito.
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Ogni famiglia cristiana dovrebbe semplicemente aggiungere ogni giorno un posto a
tavola, cioè prevedere nel suo bilancio una bocca in più, staccando la cifra corrispondente
dalla somma delle sue entrate e destinandola a un fratello, a una sorella, vicina o lontana.
Altrimenti sarebbe ancora possibile pregare: «Padre nostro che sei nei cieli»?
Alcune proposte:
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fare attenzione a non sprecare nulla di quello che viene posto sulla tavola – sappiamo
mangiare anche il pane vecchio
organizziamo una “cena del povero” devolvendo il ricavato a qualche iniziativa per alleviare
la fame nel mondo
proponiamoci durante alcuni periodi giorni di digiuno (esempio il venerdì)
evitiamo tutto ciò che è superfluo
cerchiamo vie politiche per tradurre la divisione del pane in un atteggiamento di
condivisione in generale. Siamo chiamati in causa in prima persona a condividere con gli
altri la nostra vita, a dividere il nostro pane, la nostra forza, il nostro amore, le nostre risorse,
che abbiamo ricevuto dai nostri genitori e da Dio.
La prima opera di misericordia vuole aprirci gli occhi sulle situazioni in cui possiamo
condividere la nostra esistenza. Se la condividiamo, riceveremo a nostra volta un dono. La
condivisione, infatti, ci lascia anche partecipare dell’altro, della sua ricchezza, dei suoi doni, delle
sua capacità, del suo amore.
RIFLETTIAMO
Avevo fame e voi avete dato il mio cibo in foraggio al vostro bestiame d'allevamento.
Avevo fame e le vostre multinazionali per voi nelle mie terre hanno piantato i pomodori invernali.
Avevo fame e voi non avete voluto rinunciare alla bistecca importata dal Sud America.
Avevo fame, ma là dove avrebbe dovuto crescere il riso per il mio pasto quotidiano viene coltivato
the per voi.
Avevo fame, ma dalle nostre canne da zucchero e dalla manioca voi avete distillato carburante per
le vostre automobili.
Avevo fame, ma con il vostro denaro voi avete potuto comperare il cibo che io non potevo pagare.
Avevo fame, ma nella mia terra vengono piantati frutti esotici per i ghiottoni dei paesi ricchi, come
il vostro.
(Dichiarazione di Berna)
Ho fame,
ma la vostra coscienza si ribellerà all'ingiustizia dell'avere
e il cuore mutato farà germogliare
frutti nuovi di solidarietà
perché non abbia più fame.
P.S.
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