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Ballata della speranza
Ballata della speranza Tempo del primo avvento (1) tempo del secondo avvento (2) sempre tempo d'avvento: esistenza, condizione d'esilio e di rimpianto (3). Anche il grano attende anche l'albero attende attendono anche le pietre tutta la creazione attende. Tempo del concepimento di un Dio che ha sempre da' nascere. (4) (Quando per la donna è giunta la sua ora è in grande pressura (5) ma poi tutta la sua tristezza si muterà in gaudio perché è nato al mondo un uomo.) 'Questo è il vero lungo inverno del mondo: Avvento, tempo del desiderio tempo di nostalgia e ricordi (paradiso lontano e impossibile!). Avvento, tempo di solitudine e tenerezza e speranza. (6) Oh, se sperassimo tutti insieme tutti la stessa speranza e intensamente ferocemente sperassimo sperassimo con le pietre e gli alberi e il grano sotto la neve e gridassimo con la carne e il sangue con gli occhi e le mani e il sangue; sperassimo con tutte le viscere con tutta la mente e il cuore ' Lui solo sperassimo; oh se sperassimo tutti insieme con tutte le cose sperassimo Lui solamente desiderio dell'intera creazione; e sperassimo con tutti i disperati con tutti i carcerati come i minatori quando escono dalle viscere della terra, sperassimo con la forza cieca del morente che non vuol morire, come l'innocente dopo il processo in attesa della sentenza, oppure con. il condannato avanti il plotone d'esecuzione sicuro che i fucili non spareranno; se sperassimo come l'amante che ha l'amore lontano e tutti insieme sperassimo, a un punto solo tutta la terra uomini e ogni essere vivente sperasse con noi e foreste e fiumi e oceani, la terra fosse un solo oceano di speranza e la speranza avesse una voce sola un boato come quello del mare, e tutti i fanciulli e quanti non hanno favella per prodigio a un punto convenuto tutti insieme affamati malati disperati, e quanti non hanno fede ma ugualmente abbiano speranza e con noi gridassero astri e pietre, (7) purché di nuovo un silenzio altissimo -il silenzio delle origini - (8) prima fasci la terra intera e la notte sia al suo vertice; quando ormai ogni motore riposi e sia ucciso ogni rumore 'ogni parola uccisa -finito questo vaniloquio! - (9) e un silenzio mai prima udito (anche il vento faccia silenzio anche il mare abbia un attimo di silenzio, un attimo che sarà la sospensione del mondo), quando si farà questo disperato silenzio e stringerà il cuore della terra e noi finalmente in quell'attimo dicessimo quest'unica parola perché delusi di ogni altra attesa disperati di ogni altra speranza, quando appunto così disperati sperassimo e urlassimo (ma tutti insieme e a quel punto convenuti) certi che non vale chiedere più nulla ma solo quella cosa allora appunto urlassimo in nome di tutto il creato (ma tutti insieme e a quel punto) VIENI VIENI VIENI, Signore (10) vieni da qualunque parte del cielo degli abissi della terra dalle profondità di noi stessi (ciò non importa) ma vieni, urlassimo solo: VIENI! Allora come il lampo guizza dall'oriente fino all'occidente così sarà la sua venuta e cavalcherà sulle nubi; e il mare uscirà dai suoi confini e il sole più non darà la sua luce né la luna il suo chiarore e le stelle cadranno fulminate saranno scosse le potenze dei cieli. (11) E lo Spirito e la sposa dicano: Vieni! (12) e chi ascolta dica: vieni! e chi ha sete venga chi vuole attinga acqua di vita (13) per bagnarsi le labbra e continuare a gridare: vieni! Allora Egli non avrà neppure da dire eccomi, vengo - perché già viene. E così! Vieni Signore Gesù, vieni nella nostra notte, questa altissima notte la lunga invincibile notte, e questo silenzio del mondo dove solo questa parola sia udita; e neppure un fratello conosce il volto del fratello tanta è fitta la tenebra; ma solo questa voce quest'unica voce questa sola voce si oda: VIENI VIENI VIENI, Signore! e la terra di prima non sono più e non ci sarà più né lutto né grido di dolore perché le cose di prima passarono e sarà tersa ogni lacrima dai nostri occhi perché anche la morte non sarà più. E una nuova città scenderà dal cielo (14) bella come una sposa per la notte d'amore (non più questi termitai non più catene dolomitiche di grattacieli non più urli di sirene non più guardie a presiedere le porte non più selve di ciminiere). - Allora il nostro stesso desiderio avrà bruciato tutte le cose di prima e la terra arderà dentro un unico incendio e anche i cieli bruceranno in quest'unico incendio e anche noi, gli uomini, saremo in quest'unico incendio e invece di incenerire usciremo nuovi come zaffiri e avremo occhi di topazio: quando appunto Egli dirà «ecco, già nuove sono fatte tutte le cose» allora canteremo allora ameremo allora allora ... (15) - .Allora tutto si riaccenderà alla sua luce e il cielo di prima DAVID MARIA TUROLDO, O sensi miei... Poesie 1948-1988, Milano /Rizzoli) 2002. (1) Qui l'autore intente la prima venuta di Dio nella storia. Ovvero la nascita di Gesù. (2) Questa è invece la seconda e definitiva venuta/avvento di Cristo alla fine dei tempi, quando (come dice il “credo”) “di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti” (3) La condizione umana, dice il poeta, è quella di un'attesa corale, costante. L'uomo sempre attende e, dicono i versi successivi, anche tutta la creazione attende con lui. (4) La nascita di Dio è un fatto che avviene nel tempo ma che non appartiene al tempo. (5) I tempi “maturi” fanno pressione (pressura) perché in qualche modo, pur nel dolore del travaglio, deve compiersi il miracolo della nascita della vita. (6) Il tempo dell'attesa della venuta è definito da Turoldo “inverno del mondo”. Tempo di “nostalgia e ricordi” di “solitudine, tenerezza e speranza. Si tratta di un crescendo retorico che si muove dall'immagine invernale, fredda e solitaria, a quella calda della speranza collettiva indicata nel versetto successivo. (7) Come prima l'attesa ora la speranza, frutto dell'attesa, di universale e raccoglie tutto il creato, ma soprattutto le creature più umanamente prostrate, ma rocciosamente legate alla speranza. (8) E la speranza di raggrumi in un silenzio profondo, dove non siamo più ripetute parole a vuoto, sciocchezze circolari e stanchi. Ma si prepari lo spazio ed il cuore a ciò che solo vale la pena di dire. (9) Vaniloquio: ovvero parlare a vuoto. (10) 1Cor 16,22 “Marana tha: vieni, o Signore”, E' una delle più antiche preghiere a Cristo che si conoscano. (Cfr. anche Ap. 22,20) (11) La potenza dei segni è simbolo della saldatura di volontà di salvezza che s'inarca tra cielo e terra. (12) Ap. 22,17 Qui il poeta/frate comincia ad echeggiare l'Apocalisse. Il libro della “rivelazione” nel quale Dio stesso mostra all'umanità la realizzazione del Suo piano di salvezza per l'umanità che passa attraverso la morte e risurrezione del Suo unigenito figlio, ma poi viene affidata alla chiesa perché la porti a compimento nella fedeltà: come una sposa verso il suo sposo. (13) Ap. 22,17. (14) Si continua a richiamare il capitolo 22 dell'Apocalisse di Giovanni. (15) Culmine di questa esplosione cosmica di attesa, richiamo e venuta è l'espansione universale dell'amore. Unico vero senso dell'attesa. -------------------------Per lavorare sul testo 1) Il testo della poesia parla innanzitutto di un tempo di attesa. Metti in luce con l'evidenziatore giallo questa parte. 2) Quindi passa a descrivere il momento dell'invocazione. Sottolinea questa parte con un altro colore. 3) Infine vi è la parte della risposta all'invocazione “vieni”. Evidenzia pure questa. 4) Gli ultimi versi del testo cantano gli effetti della venuta. Identificali e sottolineali. 5) Prova ora a riassumere in un titolo ciascuna di queste quattro parti ed interrogati: tu cosa attendi, cosa invochi, quando e come ti rendi conto della venuta di un tempo straordinario (o perché pensi che un tale tempo non possa esistere), in cosa riconosci (o riconosceresti) gli effetti di un cambiamento vero di mentalità, di stile di vita, del modo di vivere insieme con gli altri? 5) Leggi insieme al professore di religione il capitolo 22 dell'Apocalisse e commentatelo insieme. Al di là di tutte le leggende metropolitane su questo libro descritto come un coacervo di violenze, tragedie e ire di Dio il punto di arrivo è straordinariamente consolante. Nella Gerusalemme che scende dal cielo: dono di Dio per stare insieme con lui ogni uomo, di ogni razza, di ogni tempo è chiamato ad una comunione nella quale il male, le lacrime, io travagli non esistono più che come memoria del bene compiuto. 6) Vai alla ricerca delle immagini di sofferenza e tensione umana delineate nella poesia: es. “quando per la donna è giunta la sua ora”, “i minatori quando escono dalle viscere della terra”, “l'amante che ha l'amore lontano”. Sono tutte situazioni concrete nelle quali la sofferenza presente apre ad una speranza più ampia e più ferma. Così si può dire che si attende ciò che si spera. Cosa t'induce a riflettere questa affermazione. 7) Dello stesso tenore sono le parole che Papa Benedetto XVI ha pronunciato nell'angelus di domenica 28 novembre 2010, all'inizio dell'Avvento. “L’attesa, l’attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare e sociale. L’attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo. Pensiamo, tra queste, all’attesa di un figlio da parte di due sposi; a quella di un parente o di un amico che viene a visitarci da lontano; pensiamo, per un giovane, all’attesa dell’esito di un esame decisivo, o di un colloquio di lavoro; nelle relazioni affettive, all’attesa dell’incontro con la persona amata, della risposta ad una lettera, o dell’accoglimento di un perdono… Si potrebbe dire che l’uomo è vivo finché attende, finché nel suo cuore è viva la speranza. E dalle sue attese l’uomo si riconosce: la nostra “statura” morale e spirituale si può misurare da ciò che attendiamo, da ciò in cui speriamo”. Cosa pensi di queste parole? Che prospettiva aprono? Si può vivere senza speranza o con una speranza banale? 8) Discutete di questi versi rivolti a Dio del teologo Dietrich Bonhoeffer scritti mentre era in carcere per opposizione al nazismo. Mettili in relazione a quanto s'è detto sulla speranza. Luce In me è buio, ma da te c’è luce, io sono solo, ma tu non mi lasci son pauroso, ma da te c’è aiuto sono irrequieto, ma da te c’è pace in me c’è amarezza, ma da te pazienza le tue vie non comprendo, ma tu conosci la retta via per me.