Tre volte Patroclo si scagliò, simile ad Ares violento,
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Tre volte Patroclo si scagliò, simile ad Ares violento,
Omero La morte di Patroclo (prima parte) - Parafrasi (Iliade, libro XVI, vv. 784-821) TESTO ORIGINALE PARAFRASI Tre volte Patroclo si scagliò, simile ad Ares violento, / gridando terribilmente, e per tre volte / uccise nove uomini. Patroclò attaccò [i troiani] per tre volte, simile al violento Ares, urlando per terrorizzare i nemici, e ogni volta uccise nove guerrieri. Ma quando la quarta volta si slanciò simile / a un dio, allora, Patroclo, apparve la fine della tua vita. Ma quando attaccò per la quarta volta, simile a un dio, allora, o Patroclo, apparve la tua morte. Gli venne incontro Febo, in mezzo alla violenta battaglia / terribile, e lui, nel tumulto, non lo vide venire; In mezzo alla violenta battaglia gli si avvicinò Apollo, terrificante, e Patroclo nella confusione [del combattimento] non lo vide venire; gli si fece incontro avvolto da una gran nebbia, / e stando di dietro gli colpì la schiena e le spalle / con il palmo della mano, e gli si stravolsero gli occhi. [Apollo] si avvicinò a Patroclo nascosto da una fitta nebbia, e rimanendogli dietro gli colpì la schiena e le spalle con il palmo della mano, e Patroclo si sentì venir meno. Gli gettò l’elmo giù dalla testa il dio Febo Apollo, / e 1’elmo rotolò rimbombando sotto gli zoccoli / dei cavalli, e i pennacchi si sporcarono di sangue e polvere. Il dio Apollo gli fece cadere l’elmo dalla testa, e l’elmo rotolò a terra facendo un grande rumore sotto gli zoccoli dei cavalli, mentre i pennacchi [che lo ornavano] si sporcarono di sangue e polvere. Prima, non sarebbe mai stato possibile che si sporcasse / di polvere l’elmo coi crini di cavallo, giacché proteggeva / la testa e la nobile fronte di un uomo divino, / Achille, ma allora Zeus lo diede ad Ettore / che lo portasse in testa, quando la morte gli era vicina. Prima non sarebbe stato possibile che si sporcasse di polvere quell’elmo dai crini di cavallo, poiché proteggeva la testa e la fronte del divino [e invincibile] Achille, ma quel giorno Zeus lo diede da portare a Ettore, la cui morte era ormai vicina. Gli si ruppe in mano la lunghissima lancia / grande, pesante, con la punta di bronzo, e dalle spalle / cadde a terra lo scudo con la cinghia di cuoio; / gli sciolse la corazza il figlio di Zeus, Febo Apollo. A Patroclo si spezzò tra le mani la lancia – lunghissima, grande, pesante, dalla punta di bronzo – e lo scudo, che era fissato alla schiena da una cinghia di cuoio, cadde a terra; il figlio di Zeus, Apollo, gli slegò la corazza [lasciandolo disarmato]. L’accecamento gli prese il cuore, e si sciolsero le belle membra. Patroclo non riusciva a comprendere ciò che stava accadendo, e le forze lo abbandonavano. Si fermò stupito, e da dietro gli colpì la schiena con la lancia acuta / in mezzo alle spalle da vicino un Troiano, / Euforbo, figlio di Pantoo, Si fermò, sorpreso, e un troiano lo colpì alle spalle con la lancia appuntita: [era] Euforbo, figlio di Pantoo, che brillava tra i suoi coetanei / per l’abilità nella lancia e nel guidare i cavalli, / e per la corsa veloce; il migliore tra i ragazzi della sua età nell’uso della lancia, nell’andare a cavallo e nella velocità; già venti uomini aveva gettato dal carro / la prima volta che venne ad apprendere il combattimento. era la prima volta che combatteva, ma aveva già ucciso venti uomini. Questi fu il primo che scagliò l’arma su di te, Patroclo, / e non t’uccise; corse via e si mescolò nella calca: / dopo avere strappato dal corpo l’asta di frassino, / non resse alla vista di Patroclo, anche senz’armi, nella battaglia. Euforbo fu il primo a ferirti con un’arma, o Patroclo, ma non ti uccise; scappò e si mescolò agli altri guerrieri, [perché] dopo aver estratto la lancia di frassino, fu preso dal panico vedendo di aver attaccato Patroclo, anche se questi era disarmato. Patroclo, colpito dalla mano del dio e dalla lancia, / riparò tra i suoi compagni, sfuggendo al destino di morte. Patroclo, colpito dalla mano del dio [Apollo] e dalla lancia [di Euforbo], cercò riparo tra i suoi compagni, per sfuggire alla morte. Allora Ettore, quando vide il magnanimo Patroclo / ripiegare ferito dal ferro acuto, gli venne vicino / attraverso le file, e lo ferì con la lancia /al basso ventre, e lo trapassò con il ferro. Allora Ettore, quando vide il grande Patroclo ritirarsi, ferito dalle armi nemiche, gli si avvicinò tra le schiere dei soldati e lo ferì alla pancia con la lancia, passandolo da parte a parte. Parafrasi completa Patroclò attaccò [i troiani] per tre volte, simile al violento Ares, urlando per terrorizzare i nemici, e ogni volta uccise nove guerrieri. Ma quando attaccò per la quarta volta, simile a un dio, allora, o Patroclo, apparve la tua morte. In mezzo alla violenta battaglia gli si avvicinò Apollo, terrificante, e Patroclo nella confusione [del combattimento] non lo vide venire; [Apollo] si avvicinò a Patroclo nascosto da una fitta nebbia, e rimanendogli dietro gli colpì la schiena e le spalle con il palmo della mano, e Patroclo si sentì venir meno. Il dio Apollo gli fece cadere l’elmo dalla testa, e l’elmo rotolò a terra facendo un grande rumore sotto gli zoccoli dei cavalli, mentre i pennacchi [che lo ornavano] si sporcarono di sangue e polvere. Prima non sarebbe stato possibile che si sporcasse di polvere quell’elmo dai crini di cavallo, poiché proteggeva la testa e la fronte del divino [e invincibile] Achille, ma quel giorno Zeus lo diede da portare a Ettore, la cui morte era ormai vicina. A Patroclo si spezzò tra le mani la lancia – lunghissima, grande, pesante, dalla punta di bronzo – e lo scudo, che era fissato alla schiena da una cinghia di cuoio, cadde a terra; il figlio di Zeus, Apollo, gli slegò la corazza [lasciandolo disarmato]. Patroclo non riusciva a comprendere ciò che stava accadendo, e le forze lo abbandonavano. Si fermò, sorpreso, e un troiano lo colpì alle spalle con la lancia appuntita: [era] Euforbo, figlio di Pantoo, il migliore tra i ragazzi della sua età nell’uso della lancia, nell’andare a cavallo e nella velocità; era la prima volta che combatteva, ma aveva già ucciso venti uomini. Euforbo fu il primo a ferirti con un’arma, o Patroclo, ma non ti uccise; scappò e si mescolò agli altri guerrieri, [perché] dopo aver estratto la lancia di frassino, fu preso dal panico vedendo di aver attaccato Patroclo, anche se questi era disarmato. Patroclo, colpito dalla mano del dio [Apollo] e dalla lancia [di Euforbo], cercò riparo tra i suoi compagni, per sfuggire alla morte. Allora Ettore, quando vide il grande Patroclo ritirarsi, ferito dalle armi nemiche, gli si avvicinò tra le schiere dei soldati e lo ferì alla pancia con la lancia, passandolo da parte a parte.