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“I soliti sospetti” di Bryan Singer
Con il patrocinio del Comune di Bologna – Quartiere Savena Approfondimento bibliografico a cura della Biblioteca “Ginzburg” Oratorio Don Bosco via B. M. Del Monte, 12 40139 BOLOGNA C.G.S. “Vincenzo Cimatti” Progetto CINEMAINSIEME in collaborazione col circolo ARCI Benassi “Rassegna in giallo” Dal delitto alla riflessione etica sul male nell’uomo. 1. martedì 8 ottobre 2013 2. martedì 15 ottobre 2013 3. martedì 22 ottobre 2013 “I soliti sospetti” “Match Point” “La giusta distanza” di Bryan Singer di Woody Allen di Carlo Mazzacurati 1 martedì 8 ottobre 2013 ore 20:45 verrà proiettato, in sala audiovisivi dell’oratorio, il film “I soliti sospetti” di Bryan Singer SCHEDA titolo I soliti sospetti (tit. orig.: The Usual Suspects) distribuito da Lucky Red Stephen Baldwin (Michael McManus) [dopp. da Vittorio Guerrieri], Gabriel Byrne (Dean Keaton) [dopp. da Fabrizio Pucci], Benicio Del Toro (Fred Fenster) [dopp. da Loris Loddi], Kevin Pollak (Todd Hockney) [dopp. da Massimo Rossi], Kevin Spacey (Roger 'Verbal' Kint) [dopp. da Roberto Pedicini], Chazz Palminteri (Dave Kujan) [dopp. da Stefano De Sando], Pete Postlethwaite (Kobayashi) [dopp. da Michele Kalamera], Giancarlo Esposito (Jack Baer dell'FBI) [dopp. da Massimo Corvo], interpreti Suzy Amis (Edie Finneran) [dopp. da Laura Boccanera], Dan Hedaya (serg. Jeffrey 'Jeff' Rabin) [dopp. da Saverio Moriones], Paul Bartel (Smuggler), Carl Bressler (Saul Berg), Phillip Simon (Fortier), Jack Shearer (Renault), Christine Estabrook (dott. Plummer), Clark Gregg (dott. Walters), Louis Lombardi (Strausz), Frank Medrano (Rizzi), Vito D'Ambrosio (agente che esegue l'arresto), Castulo Guerra (Arturro Marquez), Peter Greene (Redfoot) [dopp. da Angelo Maggi]. fotografia Newton Thomas Sigel musiche John Ottman sceneggiatura Christopher McQuarrie regia Bryan Singer produzione USA/Germania, 1995 Drammatico/ gen. thriller durata 1h 46' In California, una nave esplode sul molo di San Pedro: un noto criminale, Dean Keaton, viene ucciso da un ignoto nella stiva dove ha appiccato il fuoco mentre l'equipaggio è stato sterminato. L'unico sopravvissuto alla strage, un delinquente di mezza tacca, lo storpio Verbal Kint, viene interrogato da trama David Kujan, poliziotto doganale. Verbal rivela che sei settimane prima si era trovato inspiegabilmente in un confronto all'americana con quattro noti criminali: Dean Keaton, ex poliziotto corrotto; il violento McManus col socio di rapine Fenster; lo specialista in esplosivi Todd Hockney ... Concorsi e premi Questo film, al 26° posto nella Top250 di IMDb, ha partecipato a: • • 21 edizione Académie des arts et techniques du cinéma (César) (1996) concorrendo nell* categori* miglior film straniero (a Bryan Singer); 68 edizione Academy of Motion Picture Arts and Sciences Awards (premio Oscar) (1996) vincendo nell* categori* migliore attore non protagonista (a Kevin Spacey), migliore sceneggiatura originale (a Christopher McQuarrie); Pag. 2 di 6 • • • • 49 edizione British Academy of Film and Television Arts (1996) concorrendo nell* categori* miglior film (a Bryan Singer, Michael McDonnell) e vincendo nell* categori* per il montaggio (a John Ottman), sceneggiatura originale (a Christopher McQuarrie); 2 edizione Chlotrudis Awards (1996) vincendo nell* categori* miglior attore non protagonista (a Kevin Spacey); 53 edizione Golden Globe Awards (1996) concorrendo nell* categori* migliore attore non protagonista (a Kevin Spacey); 64 edizione National Board of Review (1995) vincendo nell* categori* migliore attore non protagonista (a Kevin Spacey), migliori dieci film. Recensioni. ACEC Soggetto: In California, una nave esplode sul molo di San Pedro: un noto criminale, Dean Keaton, viene ucciso nella stiva da un ignoto dove ha appiccato il fuoco mentre l'equipaggio è stato sterminato. L'unico sopravvissuto alla strage, un delinquente di mezza tacca, lo storpio Verbal Kint, viene interrogato da David Kujan, poliziotto doganale. Verbal rivela che sei settimane prima si era trovato inspiegabilmente in un confronto all'americana con quattro noti criminali: Dean Keaton, ex poliziotto corrotto; il violento McManus col socio di rapine Fenster; lo specialista in esplosivi Todd Hockney. Dall'incontro era nata l'idea di tendere una trappola ad un gruppo di poliziotti corrotti che servendosi di automobili della polizia permettevano a trafficanti di droga e smeraldi di consegnare merce e ritirare soldi. Il colpo riesce e l'organizzazione smantellata. Poi il ricettatore a Los Angeles dà loro un'altra indicazione per rapinare gli smeraldi di un texano. Ma tre uomini restano uccisi e sui quattro criminali si allunga l'ombra di un fantomatico boss, che li ricatta tramite il suo avvocato Kobayashi. Fenster, che vuole dileguarsi, viene trovato morto. I loro dossier sono nelle mani del misterioso Keyser Soze, che tramite l'avvocato ordina loro di uccidere l'equipaggio di una nave di trafficanti rivali argentini, eliminare il carico di droga e tenersi il denaro. Invano Keaton cerca di eliminare Kobayashi: costui conosce fatti e misfatti di ciascuno, ed ha ingaggiato l'amante di Keaton, avvocato, per ottenere la sua naturalizzazione e minaccia di ucciderla. L'impresa viene compiuta, ma dopo aver fatto fuori l'equipaggio, e perso Todd, ucciso da un ignoto killer, McManus e Keaton si accorgono che non c'è droga a bordo. Valutazione Pastorale: Il coro di elogi tributati a questo giallo lascia perplessi. È vero, gli attori sono molto bravi, la fotografia è livida e l'azione tesa e serrata. Ma il palese e sfacciato depistaggio fino alla fine, con flash back che mescolano subdolamente fatti reali e riferiti per non far comprendere l’arzigogolata soluzione, non è corretto. Inutilmente si cerca poi di camuffare con la suspense evidenti forzature nella trama. Ma l'assurdità più macroscopica (ma senza la quale il film non esisterrebbe) è il motivo per cui un boss tanto potente e ignoto, per eliminare l'unico testimone che può incastrarlo, abbia bisogno, per ucciderlo, di organizzare una incredibile serie di rischiose e violente operazioni delinquenziali, coinvolgendo le forze dell'ordine e pericolosi criminali senza alcuna matematica certezza che tutto andrà a buon fine. Morandini 2010 Riuniti in un commissariato per un'identificazione, cinque malfattori si mettono d'accordo per un colpo grosso. Riuscita l'impresa continuano, ma si accorgono di essere manipolati a distanza da Pag. 3 di 6 Kayser Söze, potente genio del crimine che nessuno ha mai visto. Con inganni a ripetizione _ voce narrante fuori campo, flashback, perfino immagini menzognere _ si arriva al finale. Scioglimento dell'enigma con due colpi di scena. Thriller di azione violenta che sembra talvolta in bilico tra la parodia e il fantastico. Recitazione di squadra con K. Spacey claudicante _ che prese l'Oscar come miglior attore non protagonista con Christopher McQuarrie per la sceneggiatura _ sopra tutti. Mereghetti 2011 Sospettati di aver rubato un camion, Dean Keaton (Gabriel Byrne), “Verbal” Kint (Kevin Spacey), McManus (Stephen Baldwin), Fenster (Benicio del Toro) e Hockney ( Kevin Pollak) si incontrano casualmente durante un confronto all’americana e decidono di fare un colpo insieme. Il colpo riesce, ma i cinque scoprono di essere vittime di una trappola organizzata da Keyser Soze, misterioso genio criminale. Folgorante opera seconda di un indipendente americano (erroneamente scambiato per un emulo di Tarantino), che è quasi un remake – aggiornato – di “Rapporto confidenziale” di Welles: la figura dell’investigatore “classico” è sostituita da una delle “vittime” (la vicenda è raccontata da “Verbal”, interrogato dall’agente Kujan (Palminteri), e lo spettatore è coinvolto senza mediazioni nell’ambiguità del Male incarnata dal misterioso Keyser Soze che, come Mister Arkadin nel film di Welles, non si può conoscere e non si può evitare. Ottimamente congegnata la sceneggiatura di Christopher McQuarrie, tesa e vibrante la regia di Singer. Musiche e montaggio di John Ottman. Oscar come migliore attore non protagonista a Kevin Spacey ed alla sceneggiatura. Irene Bignardi (“La Repubblica”, 3 dicembre 1995) Mi dicono che chi non è del tutto impreparato ai trucchi del genere indovini ben presto, in base all'aureo principio della massima improbabilità (o della banalità del male), l'identità del terrificante Keyser Soze. Nonostante qualche familiarità con i misteryes devo confessare che la scoperta mi ha colta impreparata ma forse semplicemente perché trovo il film nel complesso un'esercitazione non proprio eccitante e generalmente forzata. Quasi che il giovane Singer indubbiamente dotato di talento - avesse voluto strafare rimpinzando il film di trappole, inganni, figure retoriche, "ralenti", falsi flashback. Così che I soliti sospetti finisce per rasentare la parodia senza averne il coraggio, e ci lascia con una Sagrada Familia senza pinnacoli e con la sensazione di essere stati un po' presi in giro. Tullio Kezich (“Il Corriere della Sera”, 7 dicembre 1995) Non vi dico altro, tranne che pur apprezzando il piglio autoriale di Singer rilutto ad entusiasmarmi per un film che negli Usa sta diventando un piccolo fenomeno di culto. Neppure gli interpreti si sottraggono all'ipoteca manieristica impegnati come sono con personaggi senza qualità. Alessandra Levatesi (“La Stampa”, 11 dicembre 1995) Scritto da Christopher McQuarrie nella intrigante ma lambiccata struttura narrativa esposta, I soliti sospetti è un thriller che incuriosisce senza mai appassionare; e questo a dispetto del buon gioco corale degli interpreti, fra i quali spiccano il dolente Byrne e l'enigmatico Spacey, e di certe Pag. 4 di 6 suggestioni di regia. Il problema è che pur ispirandosi ai migliori modelli del "noir", dai classici Anni 40 a Tarantino e ai fratelli Coen di Il crocevia della morte, il ventottenne Bryan Singer resta troppo schiavo della sua cinefilia per riuscire a dar vita e respiro ai personaggi e alla storia. Ciò non toglie che questo suo secondo film lo collochi nella lista dei cineasti da tener d'occhio. Alberto Cassani (www.cinefile.biz, 20 dicembre 1995) Cinque criminali che si trovano a passare la notte nella stessa cella vengono ingaggiati da uno sconosciuto per fare un grande colpo. Quattro muoiono, uno si salva e viene interrogato dalla polizia. Chi è la mente dietro il colpo? Chi è Keiser Soze? «Hanno ucciso il Maggiore Strasser. Arresta i soliti sospetti» dice il Cap. Renault interpretato da Claude Rains verso la fine di Casablanca. E Bryan Singer ce li mette in fila qui, i soliti sospetti: persone che non hanno nulla a che fare l’uno con gli altri, che non hanno niente in comune se non la fedina penale sporca e che per questo sono sempre i primi cui la polizia pensa quando non ha idea di che pista seguire per risolvere un caso. “I soliti sospetti” è una pellicola la cui sceneggiatura si basa esclusivamente sui dialoghi. L’azione è praticamente inesistente, e l’idea di raccontarci la storia così come la evocano le parole di “Verbal” Kint porta il ritmo ad essere piuttosto lento. Ma proprio grazie a questa scelta il film risulta quasi ipnotico nel modo in cui cattura lo spettatore e lo stringe sempre più stretto nell’atmosfera voluta, con un gioco di incastri assolutamente perfetto. La sceneggiatura di Christopher McQuarrie è probabilmente una delle più intriganti degli ultimi anni, ma alla riuscita della pellicola non sono certo estranei gli ottimi attori. Kevin Spacey, che interpreta proprio Verbal, si dimostra bravissimo in ogni momento. Non gli è in realtà da meno Chazz Palminteri, l’agente di polizia cui Verbal racconta la storia e con il quale dialoga per tutto il film. Gli altri – gli altri soliti sospetti – si dimostrano ben più che corpi anonimi in un confronto all’americana, dando vita e carattere ai loro personaggi. Christopher McQuarrie aveva esordito nel 1993 scrivendo (insieme con il regista e con Michael Fest Douglas) l’interessante opera d’esordio di Bryan Singer, Pubblic Access, ma è con questa sceneggiatura che esce dall’anonimato e dimostra tutto il suo genio. Un genio splendidamente sostenuto dallo stesso Singer, regista che non strafà e che permette al meccanismo ad orologeria ideato dall’amico di procedere senza intoppi. Anzi, riesce a esaltarlo senza dare mai l’impressione di voler giocare sporco. Uno dei film più interessanti, e importanti, degli anni Novanta. Elena Da Prato (www.movieplayer.it , 7 marzo 2003) Cinque delinquenti si ritrovano insieme durante un confronto all'americana. Scopriranno che sono diventati marionette nelle mani di una figura mitica, Keyser Soze, e dovranno combattere per scoprire la verità e per tentare di salvarsi. Cinque individui, cinque delinquenti, si ritrovano insieme per un confronto all'americana. E' lo splendido inizio de “I soliti sospetti”, meraviglioso exploit di Bryan Singer. Questo film si pone come un giallo, ma lo scopo della storia non è far conoscere l'identità dell'assassino, quanto la verità stessa. In un continuo passaggio fra il presente di un interrogatorio della polizia e un passato raccontato dall'unico sopravvissuto, Verbal Kint (Kevin Spacey, vincitore di un premio oscar), al pubblico è posto un quesito: dove sta la verità? E soprattutto: chi è Keyser Soze? Tutta la trama ruota intorno a questa figura sconosciuta, persa a metà fra il mito e la leggenda, l'uomo nero dei malfattori, più crudele e più freddo di chiunque, il diavolo fatto carne. E così lo spettatore deve scegliere; credere a Verbal, con la sua storia piena di buchi logici, raccontata (e rappresentata da Synger) con i toni di una favola quasi surreale, o alla logica stringente del poliziotto Kujan (Chazz Palminteri). La scelta non è facile. La sceneggiatura di Chris McQuarrie ci fornisce indizi, e ci disillude scompigliando le carte ogni volta Pag. 5 di 6 che ci sembra di aver raggiunto delle certezze. La ricerca della verità del pubblico corre insieme ai 5 malviventi, impegnati anche loro a scoprire cosa sta realmente succedendo e soprattutto se riusciranno a salvarsi dalla loro nemesi. Ma in questo thriller costruito con la precisione di un orologio non c'è niente di telefonato e tutti sapremo la verità solo quando, e solo in quel momento, ci vorrà essere mostrata. “I soliti sospetti” è il più bel giallo degli ultimi 10 anni, grazie ad una precisione svizzera dei suoi ingranaggi, ad una caratterizzazione dei personaggi ottima (così come ottima è anche la prova degli attori, tutti in stato di grazia) e ad una regia meticolosa, ma allo stesso tempo al servizio della storia. Ma soprattutto questo film rimarrà nella memoria per aver creato una nuova figura di cattivo, terrore anche per i più violenti e cinici fuorilegge, perchè, come dice Verbal: “Io credo in Dio, e l'unica cosa di cui ho paura è Keyser Soze”. Alcune note filmografiche di Cinemainsieme Abbiamo già incontrato nelle nostre proiezioni: - Chazz Palminteri : quando, nel ciclo “Genitori e figli” di marzo 2011, abbiamo visto “Bronx” di Robert De Niro. Il regista Foto di scena Arrivederci a martedì 15 ottobre, per vedere “Match Point” di Woody Allen. ________________________________________________________________________________ C.G.S. “Vincenzo Cimatti” – presso Oratorio San Giovanni Bosco via Bartolomeo M. dal Monte 14, 40139 Bologna tel.051467939 sito web: http://www.donbosco-bo.net e-mail: [email protected]