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Informazioni attuali sul materiale di propagazione e cloni viticoli

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Informazioni attuali sul materiale di propagazione e cloni viticoli
Informazioni attuali sul
materiale di propagazione
e cloni viticoli
Josef Terleth, Barbara Raifer,
Centro di Sperimentazione Agraria di Laimburg
Il successo di un impianto giovane viene garantito
dalla purezza dei cloni e dallo stato sanitario delle
barbatelle innestate.
I
Per la maggior parte dei vitigni ci sono a disposizione in commercio un vasto numero di cloni d’alta qualità. Eccezione fanno quelle
varietà, che non garantiscono una costanza nella produzione, come
per esempio il Moscato rosa e la Schiava grigia. I progetti in corso
del settore selezione clonale e prove di cloni sono finalizzati a migliorare il comportamento in campo delle varietà ottenendo una
migliore qualità di vino o almeno di mantenere il livello attuale.
l Centro di Sperimentazione Agraria di
Laimburg costituisce cloni propri solamente da varietà locali, con i requisiti
necessari per una selezione. Delle varietà internazionali molto diffuse dove
esiste già un’ampia scelta di cloni cerchiamo di individuare quei tipi che si
adattano molto bene alla nostra zona
viticola. Attualmente sono in corso, per
le varietà riportate in seguito, progetti
per la costituzione e confronto di nuovi
cloni.
po a grappolo corto ed uno a grappolo
lungo. Nel dicembre del 2007 è stata
inviata la richiesta d’iscrizione nel Catalogo Nazionale; ciò dovrebbe avvenire
in breve tempo. Probabilmente per la
primavera del 2011 ci dovrebbe essere materiale certificato in commercio.
Dopo l’omologazione ufficiale verrà
fatta una presentazione dettagliata dei
cloni.
Lagrein
L’offerta di cloni della Schiava grossa
attualmente in commercio comprende quelli di Laimburg, Lb 43, Lb 50, Lb
59, Lb 83 e Lb 100 e di San Michele
SMA 40 e SMA 43. La superficie vitata
di Schiava in Alto Adige è diminuita da
3.600 ha nel 1982 a 1.300 ha attuali. Negli anni ‘80 del secolo trascorso
è stata indotta un’ampia selezione di
presunti nuovi cloni. Diversi impianti
vecchi sono stati osservati con cura
per trovare biotipi interessanti che presentassero grappoli ed acini piccoli a
maturazione più precoce. Dopo i primi accertamenti e controlli fitosanita-
Di questa varietà autoctona altoatesina esistono tre cloni omologati dalla
Laimburg ed altri cinque cloni del costitutore Istituto Agrario di San Michele
all’Adige. Dato che parecchi impianti
vecchi erano stati estirpati, c’era la
necessità di individuare altri cloni per
mantenere una scelta più ampia di
biotipi differenti per il futuro. Partendo
da vecchi appezzamenti, nella zona
classica, passando per diversi livelli
di selezione sono stati individuati tre
nuovi cloni. Due cloni sono del bioti190
Schiava grossa
ri sono stati vinificati negli ultimi anni
20 cloni sperimentali. I cloni giudicati
complessivamente sopra la media
sono stati moltiplicati una seconda
volta e messi a dimora in un nuovo
campo sperimentale. Probabilmente
tra circa cinque anni avremmo dai 2 ai
4 cloni nuovi. Inoltre per richiesta del
consorzio di tutela di Santa Maddalena
è stato riesaminato un vecchio clone
di Schiava grossa della prima generazione. Questo clone si differenziava
per la produzione limitata e per l’alta
qualità. Per quanto riguarda la parte
fitosanitaria, questo clone risulta contaminato da virus ed il suo comportamento potrebbe essere influenzato da
questa circostanza. Un risanamento di
questo clone in istituti specializzati non
è ancora riuscito. Attualmente viene
esaminata la stabilità del suo comportamento in diversi anni.
Traminer aromatico
Nonostante la diffusione mondiale di
questa varietà, non esistono zone di
coltivazione così ampie come in Al-
4/2009
sazia ed in Alto Adige. Per questo la
disponibilità di cloni di Traminer aromatico è molto limitata. Idonei risultavano assieme ai cloni Laimburg Lb 14
e Lb 20 i cloni Alsaziani 47, 48 e 643.
Nuovi cloni francesi sono stati messi
in prova nel 2009. Già due decenni fa
il Centro di Sperimentazione Agraria
di Laimburg ha selezionato, da diversi
impianti, nuovi biotipi interessanti per
una nuova selezione. Ultimamente è
stato anche accertato la sanità di questi biotipi e nel 2009 sono stati moltiplicati e messi a dimora in un campo
sperimentale. L’obiettivo è di individuare dei cloni con grappoli non troppo
compatti, stabili nella produzione dai
quali si ottengono vini pregiati, corposi
e caratterizzati da aromi complessi.
Pinot bianco
Dalle prove finora svolte è noto, che
i diversi cloni di questa varietà variano pochissimo per quanto riguarda il
comportamento in campo e nella qualità del vino. Sia Pinot bianco che Pinot
grigio non presentano una variabilità
di biotipi rispetto a Pinot nero. Per i
problemi nella coltivazione di tutte le
varietà Pinot, a causa della struttura
compatta del grappolo, è stata indotta
una nuova selezione di Pinot bianco.
In vecchi impianti sono stati individuati
diversi ceppi singoli con grappoli meno
compatti e meno soggetti ad attacchi
da marciume. I prossimi passi prevedono il controllo della qualità del vino sui
cloni con caratteristiche agronomiche
ideali. Inoltre saranno esaminati nuovi
cloni stranieri di diverse provenienze
su queste caratteristiche.
Pinot nero
Negli ultimi anni sono stati testati ripetutamente cloni stranieri. I risultati
evidenziavano differenze sia nella coltivazione che nella qualità del vino. I
cloni che hanno dato una maggiore
qualità del vino, risultano, con poche
eccezioni più soggette al marciume.
Tale caratteristica negativa spiega la
scelta di esaminare il comportamento
in campo e la rispettiva qualità del vino
dei cloni classici più attuali con grappoli meno compatti. Il progetto include
il clone francese a grappolo “spargolo”
943 e il clone tedesco GM 20-13 con
acini misti in confronto al testimone
francese 828.
Sauvignon bianco
Un obiettivo di selezione nelle varietà Pinot è un
grappolo “spargolo”, per evitare botrite e marciume
acido.
I due cloni omologati nel
2003, Lb 36 e Lb 50 sono
molto richiesti. Questi hanno una struttura del grappolo poco compatta e quindi
sono meno suscettibili alla
botrite e al marciume acido,
caratteristica che rappresenta un grosso vantaggio per
questa varietà. È stato avviato un progetto che prevede
i due cloni Laimburg a confronto in due impianti, uno
precoce ed uno tardivo, assieme ad alcuni cloni italiani
ed uno standard francese.
L’aroma del Sauvignon è influenzato chiaramente dal
clima, quindi si cerca di individuare i cloni adatti per
zone più calde e cloni per
zone meno calde.
Anche dalla varietà Pinot bianco si esaminano cloni
con grappoli meno compatti.
Altre varietà
Merlot: di questa varietà vengono esaminati alcuni cloni standard su eventuali differenze nella qualità dei rispettivi vini.
Cabernet: diversi cloni di Cabernet
franc e Cabernet Sauvignon sono in
esame a riguardo alla loro qualità del
vino.
Schiava grigia: di tutte le varietà
Schiava, la Schiava grigia comporta
nel vino una maggiore pienezza ed
un’acidità più elevata. Questo fatto risulta interessante per la possibilità di
taglio con la Schiava grossa. I lavori di
selezione degli ultimi decenni hanno
portato a biotipi con rese più costanti. I
ceppi migliori saranno esaminati in un
nuovo impianto a confronto allevati a
spalliera.
Selezione di
mantenimento
Dopo i lavori di selezione clonale, per i
presunti nuovi cloni con i giusti requisiti
agronomici ed una qualità del vino superiore alla media, esenti dai maggiori
191
virus dannosi per la vite,
viene inviata la domanda
d’iscrizione. È necessario
presentare un dossier con
tutti i lavori effettuati ed i
risultati al Ministero per le
Politiche Agricole e Forestali. Dopo il giudizio positivo
da parte di una commissione nazionale c’è la pubblicazione sulla “Gazzetta
ufficiale” e l’iscrizione nel
Registro Nazionale delle
varietà. Questo fatto non
conclude i lavori di selezione del costitutore. Per
la possibile diffusione del
nuovo clone c’è bisogno
di materiale di propagazione. Materiale clonale della
categoria base serve per
mettere a dimora impianti dai quali i
vivaisti possono produrre gemme per
l’innesto di barbatelle innestate, certificate destinate ai viticoltori. L’obbligo
del costitutore sta nel fatto di garantire
le caratteristiche morfologiche e lo stato sanitario del clone, esente non solo
da virus ma anche da fitoplasmi come
i giallumi della vite. Per poter dare questa garanzia i cloni sono sempre sotto
stretta osservazione. Controlli sul comportamento in campo ed anche sulla
qualità del vino sono la regola. Lo stato
sanitario viene stabilito tramite controlli visivi e test in laboratorio. Materiale
delle categorie base e certificato rappresentano la maggiore garanzia per la
costanza di qualità e l’assenza da virus
dannosi per la vite.
Uso di materiale non
certificato
Il periodo fino all’omologazione di un
clone è lungo. L’obiettivo è di trovare
cloni nuovi che mantengono almeno
la media dei cloni affermati, ma per
alcune caratteristiche dovrebbero essere anche migliori. Dopo la presentazione del dossier passano dai tre fino a
quattro anni prima di trovare materiale
certificato con etichetta blu, che garantisce la purezza e lo stato sanitario del
clone. Ci sono casi dove questo mate192
riale sperimentale viene concesso per
prove di confronto a cloni affermati. Il
viticoltore interessato s’impegna a proprie spese che nessuna gemma venga utilizzata per la moltiplicazione. In
ogni caso ci deve essere l’accordo con
il tecnico responsabile del Centro di
Sperimentazione Agraria di Laimburg.
Clone – benedizione o
maledizione
Alcuni movimenti della viticoltura biologica non considerano in modo positivo il materiale clonale, perché questo
riduce la polivalenza di una varietà a
pochi genotipi. Effettivamente questo
fatto è lo svantaggio dell’uso di cloni.
La polivalenza di un vitigno, presente
in quei vigneti vecchi, che
da secoli si trovano in certe zone, oggi risulta molto
ristretta se non persa del
tutto. Risulta sicuramente
positivo, se attraverso le
selezioni massali nei vecchi
impianti vengono premoltiplicati i ceppi con caratteristiche buone. Innesti su
ordinazione con materiale
proprio sono fattibili e legittimi. L’intenzione è di ridurre il materiale standard, che
non dà una garanzia sullo
stato sanitario.
Consigliamo di effettuare
la selezione massale molto
accuratamente e per più
anni. L’esperienza insegna
che una selezione sistematica, ripetuta per diversi anni, porta
ad impianti prevalentemente sani e
costanti. Esiste anche la possibilità di
eseguire dei test Elisa per accertare
l’inquinamento da virus. Alcuni anni fa
esperti sostenevano l’opinione, che i
virus non erano proprio un problema,
anzi potevano essere anche favorevoli
per la qualità.
Quest’affermazione risulta oggi sbagliata. I virus dannosi per la vite riducono notevolmente la vigoria e la resa
produttiva. A parità di vigoria e di produzione, ceppi sani presentano una
qualità del vino superiore rispetto a
ceppi infetti. In casi estremi l’infezione
da virus può causare il decesso prematuro del ceppo.
Tradotto dagli Autori
Fly UP