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Italiani, popolo di migranti
ITALIA, PAESE DI EMIGRAZIONE E PAESE DI IMMIGRAZIONE Si afferma solitamente che l’Italia, tradizionale paese di emigrazione, sia ora diventata paese di immigrazione. L’affermazione, all’apparenza ovvia, contiene un grave elemento di confusione, che consiste nell’assenza di un avverbio: di un “anche”. L’Italia infatti è divenuta negli ultimi decenni un paese di immigrazione, anzi un importante paese di immigrazione, mentre ha continuato a essere un paese di emigrazione, un importante paese di emigrazione. L’Italia è un crocevia migratorio dove lavoratori stranieri affluiscono e sempre più consolidano la loro presenza con i ricongiungimenti familiari mentre cittadini italiani, frequentemente giovani, lasciano il territorio italiano per motivi di studio e ricerca di un posto di lavoro. L’emigrazione e le sue varie fasi Fin da prima dell’Unità l’Italia ha svolto questo ruolo di crocevia per partenze e arrivi da paesi stranieri senza considerare le migrazioni tra i molteplici stati che componevano il paese. Dopo l’Unità, negli ultimi decenni dell’Ottocento, c’è stata una grande ondata migratoria verso i paesi transoceanici, in particolare quelli del continente americano. Il processo ha avuto inizio nelle regioni del Nord e si è poi esteso progressivamente alle regioni del Mezzogiorno, che nel periodo a cavallo tra Ottocento e Novecento hanno contribuito maggiormente a quella che sarà definita la Grande emigrazione.In queste regioni in quel periodo si verificò un esodo di tale portata che la popolazione diminuì in valori assoluti, nonostante i forti tassi di natalità (che danno la spinta alla crescita naturale). Questo grande flusso si riduce progressivamente a partir dagli anni venti del Novecento fino a esaurirsi completamente con la Seconda guerra mondale. A determinare questo esito contribuisce prima la politica restrittiva degli Stati Uniti che instaurano, con il Johnson Act, una politica restrittiva e discriminatoria nei confronti dei paesi dell’Europa mediterranea, sia la politica anti-migratoria del fascismo, sia infine la grande depressione degli anni Trenta che riduce l’attrazione verso quella che era stata, e continuerà a essere la meta più ambita: appunto gli Stati Uniti. CONSEGUENZE:Dal punto di vista sociale e dello sviluppo la Grande emigrazione riuscì a ridurre la pressione demografica sulla terra e perciò a innalzare il livello di vita dei contadini, ma certo non in maniera sufficiente. A parte i rari casi di grandi fortune, i contadini del sud con le rimesse degli emigrati riuscirono a comprare piccoli pezzi di l’Italia verso altri paesi soprattutto europei. FOTO DELLA MOSTRA SUGLI EMIGRANTI ITALIANI GITA A ROMA OTTOBRE 2016, ALTARE DELLA PATRIA I nuovi flussi postbellici Dopo la Seconda guerra mondiale molti canali migratori si chiusero e fu difficile trovare degli sbocchi per i potenziali emigranti. Dopo esperienze sfortunate, prima in America Latina (che nel frattempo aveva perso per motivi economici e politici la capacità attrattiva dei decenni precedenti) e in Belgio (culminata con la tragedia della miniera di Marcinelle), le grandi mete migratorie diventano la Francia e in seguito, in maniera assolutamente dominante, la Svizzera e la Germania. Queste sono le grandi migrazioni intraeuropee del secondo dopoguerra, trainate dallo sviluppo industriale, che hanno la loro massima intensità nel periodo compreso tra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta. I cittadini italiani all’estero Ma vediamo quante sono le persone partecipi in questo crocevia migratorio, gli emigrati, definiti “cittadini italiani residenti all’estero”. Esiste presso gli uffici consolari un apposito registro (Aire, Anagrafe degli italiani residenti all’estero) che ci permette di quantificarli. Fino a pochi anni addietro i dati erano assolutamente poco attendibili perché in molti paesi non venivano cancellate le persone defunte o che avevano cambiato nazionalità e molti residenti all’estero, soprattutto per periodi brevi, non si iscrivevano. Quando si parla di italiani all’estero, ci si riferisce a una entità vasta che comprende anche quegli italiani che hanno assunto anche un’altra cittadinanza o hanno rinunciato a quella italiana eppure continuano a sentirsi italiani come mostra la loro partecipazione alle associazioni di italiani sparse per il mondo. CLASSE 3 G