Costruzioni in c.a. – Progettazione e adeguamento delle strutture –
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Costruzioni in c.a. – Progettazione e adeguamento delle strutture –
Corso di formazione in INGEGNERIA SISMICA Verres, 11 Novembre – 16 Dicembre, 2011 Costruzioni in c.a. – Progettazione e adeguamento delle strutture – Alessandro P. Fantilli [email protected] Verres, 25 Novembre, 2011 Gli argomenti trattati 1. Il fattore di struttura 2. Risposta meccanica 3. Verifiche strutturali 2 Materiali, sezioni e strutture 3.1. Travi 3.2. Pilastri 3.3. Nodi 4. La zona 4 5. L’isolamento sismico 6. Esempi di adeguamento e risanamento (incamiciatura) Bibliografia Il fattore di struttura q 1. Il fattore di struttura q Serve a ridurre le sollecitazioni strutturali che normalmente si avrebbe in regime lineare elastico (assumendo uno spettro di risposta elastico) e renderle comparabili con quella che si realizzano in regime non lineare (dove la struttura si presenta duttile e dissipa energia) Secondo le NTC 2008 (§7.3.1) q q0 k R 1.5 3 q0= valore di riferimento che dipende dalla struttura kR= coefficiente che dipende dalla regolarità della struttura Nei ponti si assume il valore minimo (q=1) Il coefficiente q0 1. Il fattore di struttura q È il massimo valore di q È funzione della classe di duttilità (alta o bassa) È funzione del tipo di struttura (§7.4.3.1 NTC 2008) resistenza al taglio alla base è affidato ai telai, Equivalenti a pareti se 65% della resistenza a taglio alla base è affidata alle pareti). Deformabili torsionalmente A pendolo rovescio Dipende dal rapporto di sovraresistenza u/1 4 A telaio A parete Miste telaio-parete (Equivalenti a telai se 65% della u= moltiplicatore delle forze sismiche che produce collasso (i.e. la formazione di un meccanismo) 1= moltiplicatore delle forze sismiche che produce la prima cerniera plastica Calcolo di q0 1. Il fattore di struttura q 5 Sia EC8 che NTC 2008 suggeriscono: Il rapporto di sovraresistenza u/1 potrebbe essere calcolato con un’analisi pushover della struttura In mancanza di analisi non lineari, le norme suggeriscono opportuni valori nel caso di strutture regolari in pianta (§7.4.3.2 NTC 2008) Quelle irregolari in pianta rientrano nel gruppo di strutture deformabili torsionalmente Calcolo di q0 1. Il fattore di struttura q 6 q0 è tanto più alto quanto maggiore è la sovraresistenza della struttura, dovuta alla ridondanza degli elementi strutturali (iperstaticità) Rottura di una colonna a seguito di un evento sismico: il crollo non si è verificato grazie alla iperstaticità della struttura Calcolo di kR 1. Il fattore di struttura q Dipende dalla regolarità in altezza della costruzione: 7 kR=1 per strutture regolari in altezza (hanno una maggiore capacità dissipativa perché le cerniere investono zone sempre più estese della costruzione) kR=0.8 per strutture irregolari in altezza (hanno una minore capacità dissipativa perché le cerniere investono solo alcune zone della costruzione) Calcolo di kR Esempio di irregolarità in altezza nel piano pilotis 1. Il fattore di struttura q 8 Per effetto dell’azione sismica, in tali strutture la dissipazione energetica si concentra nel piano più basso Calcolo di kW 1. Il fattore di struttura q Per prevenire il collasso della struttura per rottura delle pareti, occorre moltiplicare q per il fattore correttivo kW (§7.4.3.2 NTC 2008): 1 0 0.5 kW 1 3 9 kW=1 per strutture a telaio e miste equivalenti a telai Per strutture a pareti, miste equivalenti a pareti, torsionalente deformabili: dove 0 è il valore assunto in prevalenza tra altezze e larghezze delle pareti Nel caso in cui gli 0 delle pareti non differiscano significativamente tra di loro, il valore di 0 per l’insieme delle pareti può essere calcolato assumendo come altezza la somma delle altezze delle singole pareti e come larghezza la somma delle larghezze. Osservazioni su q 1. Il fattore di struttura q elastico 10 Esempio su come q modifica lo spettro Il calcolo di q va fatto nelle due direzioni x e y (e può essere diverso nelle due direzioni) Se si hanno tipologie strutturali diverse da quelle descritte, occorre giustificare adeguatamente l’assunzione di q>1.5 Se si vuole una struttura non danneggiata dal sisma q=1 (tutto in campo lineare) Risposta meccanica 2. Risposta meccanica 11 La risposta meccanica di materiali e strutture si rappresenta con un diagramma F (grandezza statica) - s (grandezza cinematica). In tale diagramma si identificano: F F0 k 1 1 F0=resistenza= massimo valore di F kp Fase pre-picco (di deformabilità): s≤s0 nella quale la parte reversibile AF di s prevale su quella irreversibile s (k = rigidezza) su s0 Fase post-picco (di duttilità): s>s0 nella quale la parte irreversibile di s prevale su quella reversibile. La duttilità è la capacità di mantenere, in tale fase, elevati AF, quindi grandi F con grandi su: Se kp ∞ il comportamento è fragile; Se kp 0 il comportamento è duttile (plastico); Se kp <0 il comportamento è molto duttile (incrudente) Prestazioni richieste 2. Risposta meccanica Nella fase di SLE (stato limite di esercizio) si vuole una risposta il più possibile elastica e con minori s. Si deve quindi ridurre la presenza delle componenti irreversibili di s (rimanere nella fase pre-picco) ed avere elevati k. Nella fase di SLU (stato limite ultimo) si vuole mantenere elevato il valore di AF nel ramo postpicco, perché si vuole dissipare più energia (maggiore duttilità). In entrambi i casi si vuole massimizzare F0. Tali prestazioni sono richieste a: 12 Materiali (calcestruzzo e acciaio compressi e tesi) Sezioni di c.a. (sono generalmente pressoinflesse) Strutture (soggette alle azioni sismiche) Calcestruzzo compresso 2. Risposta meccanica fc Ec 1 Ec1 1 AF c1 u La curva tensioni deformazioni evidenzia: 13 fc= resistenza a compressione Il tratto 0-c1 è ben rappresentato dalla legge di Sargin (EC2). In tale tratto la deformabilità è descritta dal numero di plasticità k=Ec/Ec1. La deformabilità si riduce al crescere di k, e ciò accade con il crescere della resistenza e con la presenza di inerti di maggiori dimensioni nell’impasto AF= area del tratto post-picco Calcestruzzo compresso 2. Risposta meccanica Cls - 3=1MPa Cls - 3=0 14 FRC - 3=0 AF= misura della duttilità che cresce se diminuisce la resistenza del calcestruzzo, o aumenta la tensione di confinamento 3 , oppure in presenza di fibre. La presenza 3 =1 MPa (curva rossa) aumenta sia la resistenza che la duttilità. La presenza di fibre d’acciaio, in quantità pari a 70 kg per m3 di conglomerato (curva blu) , produce una variazione di duttilità AF (non considerata dalle norme), ma non di resistenza. Calcestruzzo compresso 2. Risposta meccanica Legge parabola rettangolo - EC2 15 Calcestruzzo teso Ec 2. Risposta meccanica fct 1 ct 1 kp ctu La curva tensioni deformazioni evidenzia: 16 fct= resietenza a trazione che è pari a 0.1 fc (cresce quindi con fc) Il tratto 0-ct è pressappoco lineare, pertanto la deformabilità è descritta dal modulo Ec , uguale a quello in compressione. kp= pendenza del ramo post-picco che diminuisce in presenza di fibre, che dunque possono aumentare notevolmente la duttilità in trazione. Nei calcoli a SLU si trascura la presenza di calcestruzzo teso. 2. Risposta meccanica Acciaio teso e compresso La curva tensioni deformazioni evidenzia: 17 fy= tensione di snervamento; fy= 450 MPa per gli acciai B450C ft= tensione di rottura; il secondo tratto è incrudente. k = (fy / ft)k (1.15 ≤ k ≤ 1.35 per gli acciai B450C). Il tratto 0-y è pressappoco lineare, pertanto la deformabilità è descritta dal modulo Es (=200 GPa). u= massima deformazione, o deformazione alla rottura; uk > 7.5% per gli acciai B450C. Risposta sezionale M dA (y) 2. Risposta meccanica (y) N O=G=C M y È definita dal legame momento curvatura: Tale legame si ottiene risolvendo il seguente sistema non lineare (perché non lineari sono le funzioni () dA y dA N A 18 Equilibrio traslazione A y dA y y dA M N e A A Equilibrio rotazione Condizione di congruenza (Planarità della deformazione) Risposta sezionale M M 2. Risposta meccanica My u In assenza di sforzo normale 19 y La forma del diagramma momento curvatura dipende dalla percentuale di armatura tesa =As/Ac. In condizioni ordinarie, min<<max , il diagramma momento curvatura può essere bilinearizzato (elasto-plastico): My = momento allo snervamento delle barre y = curvatura allo snervamento delle barre u = curvatura massima Risposta sezionale M 2. Risposta meccanica My y y u Nel caso di diagrammi M- elasto-plastici 20 y Nel regime non lineare le curvature si discostano dall’andamento triangolare in una piccola porzione di trave nell’intorno della mezzeria Se >y , nella sezione di mezzeria si suppone che M=My e che ci sia un incremento di rotazioni plastiche in tale zona (cerniera plastica di lunghezza Lp ) pari a: Lp y dz 0 2. Risposta meccanica Risposta sezionale Rotazioni e curvature 21 Il rapporto u /y misura la duttilità, in termini di curvature, di una sezione di c.a. Il corrispondente valore della rotazione plastica indica la duttilità della cerniera plastica generata dalla sezione di c.a. Nelle travature iperstatiche (e.g., le travi continue), maggiore è il valore di e maggiore sarà la capacità portante della struttura (legata alla ridistribuzione) a parità di My Le massime rotazioni pl,d delle sezioni di c.a. sono stabilite dalle norme in funzione della classe di calcestruzzo, del tipo di acciaio e del rapporto x/d a SLU (§5.6.3 EC2) 2. Risposta meccanica Risposta della struttura È legata ai materiali ed alle sezioni 22 Se più resistenti e più rigidi sono i materiali, più resistenti e più rigide saranno le strutture La stessa cosa non vale per la duttilità. Ci sono materiali duttili come l’acciaio, che in alcuni contesti strutturali hanno dato luogo a rotture estremamente fragili (vedi il caso delle rotture fragili delle navi Liberty). Viceversa materiali estremamente fragili (murature) che anche a larga scala danno luogo a rotture duttili (e.g. ponti in muratura). Risposta della struttura 2. Risposta meccanica (a) (b) Nelle strutture in zona sismica (azioni orizzontali): 23 I telai di tipo (a), che hanno un meccanismo di rottura cosiddetto piano soffice, hanno un comportamento molto fragile, perché le cerniere plastiche nei pilastri si formano prima che nelle travi. Il cinematismo si forma prima, pur essendo le sezioni ed i materiali duttili. I telai di tipo (b), che hanno un meccanismo di rottura colonna forte trave debole, hanno un comportamento molto duttile, perché le cerniere plastiche si formano prima nelle travi e poi nei pilastri. La formazione del cinematismo è ritardata. Devo creare una gerarchia delle resistenze per avere duttilità strutt. Verifiche strutturali Le verifiche strutturali riguardano Gli stati limite ultimi (SLU), che comprendono: 3. Verifiche strutturali Stato Limite di salvaguardia della Vita (SLV): a seguito del terremoto la costruzione subisce rotture e crolli dei componenti non strutturali e significativi danni dei componenti strutturali. Stato Limite di prevenzione del Collasso (SLC): a seguito del terremoto la costruzione subisce gravi rotture e crolli dei componenti non strutturali ed impiantistici e danni molto gravi dei componenti strutturali. Gli stati limite di esercizio (SLE), che comprendono: 24 (§3.2.1 NTC2008): Stato Limite di Operatività (SLO): a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso (strutture, finiture e impianti), non deve subire danni ed interruzioni d'uso significativi. Stato Limite di Danno (SLD): a seguito del terremoto la costruzione nel suo complesso (strutture, finiture e impianti), subisce danni tali da non mettere a rischio gli utenti e da non compromettere la capacità di resistenza. Verifiche strutturali 3. Verifiche strutturali 25 Per ogni stato limite, le norme forniscono la probabilità di superamento dell’accelerazione al solo ag nel periodo di vita utile VN della costruzione. In tal modo, in base alla classe della costruzione, è possibile calcolare il periodo di ritorno TR del sisma e quindi l’accelerazione ag da prendere in conto nella definizione dello spettro. Per tale ragione, ad ognuno dei quattro stati limite corrisponde uno spettro di riposta differente con cui eseguire le verifiche. Verifiche a SLU 3. Verifiche strutturali Le verifiche di sicurezza a SLU sono riepilogate in Tab. C7.1.I (NTC 2008) 26 Verifiche a SLU 3. Verifiche strutturali 27 In sintesi, le verifiche a SLU sono tre: Verifiche di resistenza a SLU 3. Verifiche strutturali 28 In termini di resistenza, in ogni sezione della struttura occorre verificare: dove: S d Rd Sd = sollecitazione di progetto calcolata con i metodi di analisi visti in precedenza e con lo spettro di risposta definito per la salvaguardia della vita (SLV) Rd = resistenza di progetto da valutare in accordo le regole utilizzate anche per le zone non sismiche. In questi casi si adottano coefficienti parziali di sicurezza dei materiali unitari s=c=1 (situazioni di carico eccezionale). Tuttavia per tenere in conto il degrado ciclico dei materiali, si mantengono s=1.15 e c=1.5 (c7.4.4 NTC2008). Verifiche di duttilità a SLU 3. Verifiche strutturali 29 In termini di duttilità, nelle zone dove si forma una cerniera plastica, qualora non si esegua un’analisi non lineare, occorre verificare che la duttilità in curvatura sia (§7.4.4 NTC 2008): 2q0 1 u y 1 2 q0 1 TC / T1 (1) Tuttavia, l’applicazione sistematica delle regole di progetto e di gerarchia delle resistenze indicate per ogni elemento costruttivo (travi, pilastri, nodi, solai, pareti) garantisce implicitamente il soddisfacimento della (1) (§7.3.6.2 e §C7.4.4 NTC2008). Altre verifiche a SLU 3. Verifiche strutturali 30 Per gli elementi non strutturali occorre evitare la loro espulsione per azione della forza Fa. Gli impianti e gli elementi strutturali che li compongono devono sopportare la forza Fa (§7.2.3 NTC 2008). S a Wa Fa qa dove Sa = accelerazione massima riferita alla gravità (condizioni di SLV), Wa= peso dell’elemento, qa = fattore di struttura Verifiche a SLE 3. Verifiche strutturali Le verifiche di sicurezza a SLE sono riepilogate in Tab. C7.1.I (NTC 2008) 31 Verifiche a SLE 3. Verifiche strutturali 32 In sintesi, anche le verifiche a SLE sono tre: Verifiche di resistenza a SLE 3. Verifiche strutturali 33 Per tutti gli elementi strutturali delle costruzioni di Classe III e IV, inclusi nodi e connessioni tra elementi, deve essere verificato: S d Rd Sd = sollecitazione di progetto calcolata con i metodi di analisi visti in precedenza e con lo spettro di risposta definito per lo stato limite di danno SLD ( = 2/3) Rd = resistenza di progetto da valutare in accordo le regole utilizzate anche per le zone non sismiche. In questi casi si adottano coefficienti parziali di sicurezza dei materiali unitari s=c=1 (situazioni di carico eccezionale) (7.3.7.1 NTC2008). Contenimento del danno a SLE Per costruzioni di classe I e II 3. Verifiche strutturali 34 L’azione sismica di progetto calcolata per lo stato limite di danno SLD produce degli spostamenti di interpiano dr inferiori ai valori di seguito indicati: dr<0.0005 h per tamponamenti collegati rigidamente alla struttura che interferiscono con la deformabilità della stessa (h = altezza del piano) dr< drp <0.01 h per tamponamenti progettai in modo da non subire danni a seguito di spostamenti di interpiano drp Per costruzioni di classe III e IV le verifiche sono soddisfatte quando gli spostamenti di interpiano dr ottenuti dall’azione sismica di progetto relativa allo stato limite di operatività SLO sono inferiori ai 2/3 dei limiti dr delle classi I e II (7.3.7.2 NTC2008). Verifica degli impianti a SLE 3. Verifiche strutturali 35 Per le classi di costruzioni di classe III e IV si deve verificare che gli spostamenti strutturali e le accelerazioni prodotti dalle azioni relative allo SLO non siano tali da produrre interruzioni nell’uso del impianti stessi (7.3.7.2 NTC2008). L’appendice C8.A.9 delle NTC 2008 fornisce indicazioni aggiuntive per gli elementi non strutturali e per gli impianti soggetti ad azioni sismiche. Il terremoto del 06/04/2009 dell’Aquila ha provocato danni notevoli non solo alle strutture ma anche agli elementi non strutturali (tamponature, controsoffittature, etc.), al punto che la maggior parte delle inagibilità sono da addebitarsi proprio al danneggiamento di tali componenti. Travi di c.a. Materiali: 3.1 Travi di c.a. 36 Calcestruzzo di classe superiore a C20/25 Acciaio B450C (in alcuni casi è concesso l’uso di acciaio B450A) Verifiche a flessione semplice Il momento flettente va calcolato come in condizioni non sismiche con le effettive armature longitudinali presenti, incluse quelle presenti nella parte di soletta collaborante, se ancorate al di fuori della campata in esame. Si riportano i casi di soletta collaborante. Travi di c.a. Sollecitazioni di taglio Nel rispetto della gerarchia delle resistenze la rottura a taglio di una trave deve essere preceduta da quella a flessione 3.1 Travi di c.a. 37 Il taglio di progetto non è quello che discende dall’analisi strutturale, ma il massimo possibile. Travi di c.a. Sulla trave agiscono i momenti di plasticizzazione delle sezioni estreme della trave (MA e MB) ed il carico q. Pertanto il taglio massimo (reazioni vincolari) va calcolato in due casi: 3.1 Travi di c.a. q G1 G2 j 2, j Q2, j q MAa VA VB Rd q MAb 38 MBa MBb VB Rd M Aa M Ba q ltrave ltrave 2 M Ab M Bb q ltrave ltrave 2 Rd = fattore di sovraresistenza (= 1 per strutture in classe di duttilità B, =1.2 per strutture in classe di duttilità A) Quando i momenti di plasticizzazione dei pilastri in A e B sono inferiori a quelli delle travi, occorre mettere agli estremi della trave i momenti di plasticizzazione dei pilastri. Travi di c.a. Verifiche a taglio 3.1 Travi di c.a. 39 Si eseguono come nel caso di assenza di sisma per strutture in classe di duttilità B. Per strutture in classe di duttilità A si assume cot =1 nelle sezioni critiche (si riduce il contributo resistente offerto dal calcestruzzo). Per effetto del cambio di segno della sollecitazione durante il sisma, può essere necessario disporre due ordini di armature diagonali inclinati, rispettivamente, di -45° e 45° rispetto all’asse della trave. Ciò accade quando il taglio massimo Tmax e quello minimo Tmin delle zona critiche risulta inferiore a -0.5 (cambia di segno ed è in valore assoluto molto simile), oppure quando il maggiore dei due (in valore assoluto) supera la quantità Tmin 2 Tmax f cd b h in tali casi, la resistenza al taglio è affidata per metà alle staffe e per metà ai due ordini di armature inclinate Travi di c.a. Dettagli costruttivi (§7.4.6.1, 7.4.6.2.1 NTC 2008) 3.1 Travi di c.a. 40 Lunghezza della zona critica lcr (da un lato e dall’altro delle possibili cerniere plastiche) h= altezza trave Larghezza b della trave bc= larghezza pilastro in direzione ortogonale all’asse della trave Travi di c.a. Limitazioni di armature longitudinali 3.1 Travi di c.a. 41 , comp = % geometrica di armatura in zona tesa e compressa Travi di c.a. 3.1 Travi di c.a. 42 Limitazione di armature trasversali Travi di c.a. 3.1 Travi di c.a. 43 Ancoraggi delle barre longitudinali Pilastri di c.a. Materiali: 3.2 Pilastri di c.a. 44 Calcestruzzo di classe superiore a C20/25 Acciaio B450C (in alcuni casi è concesso l’uso di acciaio B450A) Verifiche a presso-flessione Occorre evitare la formazione di un meccanismo plastico di piano debole 2 . Pertanto, nel rispetto delle gerarchia delle resistenze, in ciascun nodo la plasticizzazione deve aver luogo prima nelle travi e successivamente nei pilastri 1 . Pilastri di c.a. (§7.4.4.2 NTC2008) 3.2 Pilastri di c.a. Il rispetto di tali condizioni impone che, per ogni nodo trave-pilastro e per ogni verso dell’azione sismica, la resistenza complessiva dei pilastri risulti maggiore della resistenza complessiva delle travi M C , Rd Rd M b, Rd MC,Rd= momento resistente del generico pilastro convergente nel nodo, calcolato per i livelli di sollecitazione assiale presenti nelle combinazioni sismiche delle azioni Mb,Rd= momento resistente della generica trave convergente nel nodo Rd= 1.3 per strutture in classe A; Rd= 1.1 per strutture in classe B. Nel fare il calcolo, il nodo deve essere in equilibrio. La condizione (*) si può raggiungere in diversi modi. Tra questi, la circolare suggerisce di amplificare i momenti flettenti di calcolo derivanti dalle analisi, attraverso il coefficiente moltiplicativo Rd 45 (*) M b , Rd M C , Sd MC,Sd= momento di calcolo del generico pilastro convergente nel nodo. Pilastri di c.a. 3.2 Pilastri di c.a. Esempio Rd Se i momenti di calcolo sono di verso discorde, si mette al denominare il solo valore maggiore, mentre quello minore va sommato ai momenti resistenti delle travi. M p 2 M p1 46 M Rt1 M Rt 2 M p1 M p 2 Rd M Rt1 M Rt 2 M p1 M p2 Pilastri di c.a. 3.2 Pilastri di c.a. 47 Per la sezione di base dei pilastri del piano terreno si adotta come momento di calcolo il maggiore tra il momento risultante dall’analisi ed il momento MC,Rd della sezione di sommità del pilastro. Il criterio di gerarchia delle resistenze non si applica alle sezioni di sommità dei pilastri dell’ultimo piano. Definite le sollecitazioni di progetto, si effettua la verifica a pressoflessione con i diagrammi di interazione Mx-My-N. Sono possibili delle semplificazioni Il carico assiale deve essere limitato ai seguenti valori Pilastri di c.a. Sollecitazioni di taglio 3.2 Pilastri di c.a. 48 Come nelle travi, nel rispetto della gerarchia delle resistenze, la rottura a taglio di un pilastro deve essere preceduta da quella a flessione. Il taglio massimo da applicare si calcola come nel caso delle travi, con la sola differenza che il carico distribuito q=0 La lunghezza del pilastro deve includere anche l’ingombro delle travi in esso confluenti Nei casi i momenti di plasticizzazione delle travi agli estremi del pilastro è inferiore a quello degli estremi del pilastro, occorre mettere agli estremi della pilastro i momenti di plasticizzazione delle travi Verifiche a taglio Si eseguono come nel caso di assenza di sisma per tutte le classi. Pilastri di c.a. Dettagli costruttivi (§7.4.6.1.2, 7.4.6.2.2 NTC 2008) 3.2 Pilastri di c.a. hc= altezza della sezione; lc= lunghezza della colonna 49 Lunghezza della zona critica lcr (a partire dalle facce dei nodi trave pilastro) Larghezza bc ed altezza hc della trave dr= spostamento di interpiano; V= forza orizzontale al piano h= maggiore delle distanze dal punto in cui si annulla il momento e le estremità Pilastri di c.a. 3.2 Pilastri di c.a. 50 Limitazioni di armature longitudinali Pilastri di c.a. 3.2 Pilastri di c.a. 51 Limitazioni di armature trasversali Nodi di c.a. Definizioni 3.3 Nodi di c.a. 52 Il nodo è la zona di pilastro che si incrocia con le travi ad essa confluenti. Il nodo è interamente confinato quando ognuna delle quattro facce si innesta una trave e soddisfa le condizioni geometriche in figura. In tutti gli altri casi si hanno nodi non confinati. Nei nodi non confinati si può manifestare una rottura per mancanza o carenza di confinamento. Nodi di c.a. Verifiche 3.3 Nodi di c.a. Il pannello di nodo deve essere verificato per le sole strutture in classe di duttilità A (§7.4.4.3.1 NTC2008). Tali verifiche consistono nella limitazione delle tensioni di trazione e compressione che si realizzano nello stesso pannello per effetto dello sforzo normale Nc e del taglio Vjbd. NC Per i nodi interni V jbd Rd As1 As 2 f yd VC Per i nodi esterni V jbd Rd As1 f yd VC 53 Vjbd As1 Vjbd Vjbd As2 Vjbd NC dove, Rd= 1.2; As1 ed As2 sono rispettivamente l’area dell’armatura superiore ed inferiore della trave; VC è la forza di taglio nel pilastro al di sopra del nodo, derivante dall’analisi in condizioni sismiche. Nodi di c.a. La sezione resistente di nodo sarà soggetta alle seguenti tensioni 3.3 Nodi di c.a. NC b j h jc V jbd b j h jc La tensione principale di compressione indotta da tali tensioni deve essere inferiore a fcd , dove è coefficiente riduttivo pari a: f ck j 1 250 j = 0.6 per nodi interni e 0.48 per nodi esterni. Tale condizione è verificata se: V jbd f cd b j h jc 54 NC 1 b j h jc Nodi di c.a. La tensione principale di trazione deve essere inferiore a fctd Ciò si verifica quando è presente un opportuno confinamento. A tal fine si possono disporre staffe orizzontali di diametro non inferiore a 6 mm in modo che: 2 3.3 Nodi di c.a. Ash f ywd b j h jw f ctd f ctd Ash= area totale della sezione di staffe; hjw= distanza tra le giaciture di armature superiori ed inferiori della trave. In alternativa, l’integrità del nodo a seguito della fessurazione diagonale può essere garantita integralmente dalle staffe orizzontali se: Ash f ywd Rd As1 As 2 f yd 1 0.8 d Per i nodi interni Ash f ywd Rd As 2 f yd 1 0.8 d 55 Per i nodi esterni dove Rd vale 1.20, d è la forza assiale normalizzata agente al di sopra del nodo, per i nodi interni, al di sotto del nodo, per i nodi esterni. Nodi di c.a. 3.3 Nodi di c.a. 56 Dettagli costruttivi Nodi di c.a. Particolari costruttivi di nodi interno non interamente confinato con travi emergenti e a spessore 3.3 Nodi di c.a. 57 Tratto da: AA.VV., Dettagli Costruttivi di strutture in c.a., AICAP, 2011 Nodi di c.a. Particolari costruttivi di nodi esterno non interamente confinato con travi di bordo emergenti 3.3 Nodi di c.a. 58 Tratto da: AA.VV., Dettagli Costruttivi di strutture in c.a., AICAP, 2011 Nodi di c.a. Particolari costruttivi di nodi d’angolo non interamente confinato con travi di bordo emergenti 3.3 Nodi di c.a. 59 Tratto da: AA.VV., Dettagli Costruttivi di strutture in c.a., AICAP, 2011 Nodi di c.a. Particolari costruttivi di nodi d’angolo interamente confinato con travi di bordo a spessore 3.3 Nodi di c.a. 60 Tratto da: AA.VV., Dettagli Costruttivi di strutture in c.a., AICAP, 2011 Nodi di c.a. Particolari costruttivi di nodi d’angolo interamente confinato con travi di bordo emergenti 3.3 Nodi di c.a. 61 Tratto da: AA.VV., Dettagli Costruttivi di strutture in c.a., AICAP, 2011 Edifici in zona 4 Nelle strutture in zona sismica 4 (§ 7, NTC 2008): 4. Edifici in zona 4 Il grado di sismicità S=5 È possibile, per costruzioni di tipo 1 e 2 e classe d’uso I e II, utilizzare i metodi di verifica delle tensioni ammissibili. Negli altri casi si eseguono le verifiche a SLU (e non a SLE) in modo indipendente in due direzioni ortogonali. Il sistema di forze orizzontali, da combinarsi con quelle verticali e da Wi zi applicare in ogni direzione, è definito da: Fi Fh n Wj z j j 1 dove i simboli sono quelli utilizzati nel caso dell’analisi statica lineare, ad eccezione del taglio alla base, che non è calcolato con uno spettro di risposta ma imponendo che l’accelerazione sismica sia 0.07 g Fh 0.07 W 62 Occorre tuttavia verificare che i solai rispettino le condizioni del §7.2.1 NTC 2008 e che siano rispettate le limitazioni geometriche e di armatura minima per la classe di duttilità “B”. 4. Edifici in zona 4 Edifici in zona 4 Se si inserisce 0.07g nello spettro si nota che: 63 Nel caso di strutture capaci di dissipare (i.e., con q elevato), si sovrastimano le accelerazioni e dunque le forze sismiche In tali casi è preferibile adottare la normale procedura di analisi sismica (che può sempre applicarsi) valida per le altre zone. L’isolamento sismico Se si vogliono ridurre gli effetti del sisma 5. Isolamento sismico 64 Si possono adottare tecniche di controllo attivo o passivo che consentono di ridurre gli effetti delle vibrazioni sulle costruzioni (sollecitazioni inferiori a quelle che possono danneggiare la struttura) L’isolamento alla base è una tecnica di controllo passivo ammessa anche dalle NTC 2008 (§7.10). Esso consiste nell’interposizione tra la struttura di fondazione e la sovrastruttura di dispositivi in grado di disaccoppiare il moto della struttura da quello del terreno (nel solo piano orizzontale). Tali dispositivi consentono di ridurre le sollecitazioni nella sovrastruttura senza incrementare la sua rigidezza, duttilità e resistenza, bensì: Incrementando il periodo di vibrazione della struttura portandolo nella parte di spettro con minori accelerazioni Limitando gli spostamenti relativi tra i piani (spostamenti di interpiano). Isolatori elastomerici F 5. Isolamento sismico u F ke u umax 65 1 Sono costituiti da un’alternanza di strati di materiale elastomerico e lamierini d’acciaio, solidarizzati mediante un processo di vulcanizzazione, contenuti tra due flange metalliche di estremità Alle azioni orizzontali l’isolatore risponde con una legge F-u, dove lo spostamento u è legato alla deformazione tangenziale degli strati di materiale elastomerico. Tale legge è lineare se u<umax Nell’ambito della risposta lineare, ke rappresenta la rigidezza orizzontale equivalente dell’isolatore 5. Isolamento sismico Isolatori Fip F u F 1 Consideriamo l’isolatore SI-S 300/52 con umax =100 mm e ke=0.54 kN/mm ke 66 u umax Analisi modale con isolatori 67 3.2m 2 Isolatori SI-S 300/52 nel pilastro 0-1 Solai infinitamente rigidi nel piano e a flessione (shear type) Modulo cls Ec = 30 GPa Masse solai 3.2m 1 piano 1 2 3 0 5.0 m 5.0 m 5. Isolamento sismico 3.2m 3 y x 2 (kg/m ) 1200 1200 800 Pilastri lati pilastri 0–1 1–2 2–3 Bx (m) 0.4 0.35 0.3 By (m) 0.3 0.3 0.3 Analisi modale con isolatori 5. Isolamento sismico Si può condurre l’analisi dinamica lineare ipotizzando che il pilastro 0-1 sia sempre di altezza 3.2 m e sezione 300*400 mm, ma che sia formato da un materiale che abbia modulo di elasticità E*, ottenuto dall’equivalenza: T F u F u l E 922 MPa * 1 30 volte inferiore ad Ec!! ke u umax 68 12 E * J T u F ke u 3 l Nuova matrice [K] 5. Isolamento sismico 12 EJ 01 12 EJ12 7 k11 2 3 2.43 10 N m 3 l12 l01 k11 k K 21 k31 k12 k22 k32 k13 k23 k33 [K] è simmetrica: kij = kji (teoremi di reciprocità) 12 EJ12 k12 k21 2 3 2.36 107 N m l12 12 EJ12 12 EJ 23 7 k22 2 3 3.84 10 N m 3 l23 l12 12 EJ 23 k23 k32 2 3 1.48 107 N m l23 k13 k31 0 69 12 EJ 23 k33 2 3 1.48 107 N m l23 Calcolo dei modi di vibrare 5. Isolamento sismico 70 La matrice delle masse [M] è la stessa I nuovi modi di vibrare vettori { } { } { } componenti T1 =1.49 sec 0.0049 0.0051 0.0041 T2 =0.16 sec 0.005 0.0003 -0.0064 T3 =0.09 sec 0.0051 -0.007797 0.0036 I vecchi modi di vibrare vettori T1 =0.3 sec {} {} {} componenti 0.002 0.004 0.006 T2 =0.13 sec 0.005 0.004 -0.005 T3 =0.1 sec 0.007 -0.007 0.002 L’isolamento sismico ha reso il primo modo di vibrare una traslazione delle masse pressappoco uguale ai vari piani. Il primo periodo è più elevato ed è maggiore di TC Gli altri periodi di vibrazione sono circa uguali ai precedenti 1 2 3 1 2 3 1 2 3 1 2 3 Calcolo dei modi di vibrare Nuovo vettore di partecipazione modale e masse partecipanti e cumulate 2 5. Isolamento sismico g1 = 39994 kg 2 g2 = 5.6 kg 2 g3 = 0.7 kg 71 MM 100% MMA 100% 2 0% 100% 3 0% 100% Vecchio vettore di partecipazione modale e masse partecipanti e cumulate 2 g1 = 33850 kg 2 g2 = 4170 kg 2 g3 = 1980 kg modo di vibrare 1 modo di vibrare 1 MM 85% MMA 85% 2 10% 95% 3 5% 100% Il primo periodo di vibrazione riveste un ruolo fondamentale nella risposta della struttura. Gli altri periodi sono di fatto ininfluenti. Spettro di risposta elastico T1 (con isolatori) 1.2 T1 (senza isolatori) 1 Sa/g 5. Isolamento sismico 0.8 0.4 0.2 0 0 72 0.6 0.5 Nuovi spostamenti Vecchi spostamenti periodo (s) 1 1.5 spostamenti u1 (m) u2 (m) u3 (m) 0.190795 0.194509 0.196885 spostamenti u1 (m) u2 (m) 0.010068 0.020027 u3 (m) 0.034 2 1.2 1 Sa/g 5. Isolamento sismico 0.8 0.4 0.2 0 0 0.5 1 1.5 2 periodo (s) Tagli 73 0.6 T1 (con isolatori) T1 (senza isolatori) Spettro di progetto Nuove sollecitazioni Vecchie sollecitazioni T1 (kN) T2 (kN) 4.922866 3.128709 Tagli Momenti T3 (kN) 1.2815 M1 (kNm) M2 (kNm) M3 (kNm) 7.876576 4.9908208 2.0108898 Momenti T1 (kN) T2 (kN) T3 (kN) M1 (kNm) M2 (kNm) M3 (kNm) 35.36815 28.49942 14.74634 56.50671 45.618224 23.518614 Osservazioni 5. Isolamento sismico 74 Con gli isolatori si riducono drasticamente le sollecitazioni ai vari piani. Gli spostamenti sono decisamente più grandi (quasi 20 volte), anche se costanti ai vari piani (si muove solo l’isolatore). Occorre avere, intorno alla struttura, lo spazio sufficiente per sviluppare spostamenti orizzontali così elevati. Lo spostamento dell’isolatore deve essere reversibile. In questo caso si supera umax=100 mm, quindi occorre cambiare le caratteristiche dell’isolatore per evitare la presenza di spostamenti irreversibili. Generalmente il valore di TC=0.5 s, pertanto periodi T1>TC ricadono nello spettro delle basse accelerazioni. Alcuni siti hanno TC più elevati, ed in tali zone l’isolatore non riduce le forze sismiche ma le amplifica (da non usare). Osservazioni 5. Isolamento sismico 75 Vi sono anche altri tipi di isolatori, come ad esempio gli isolatori a scorrimento. Vi sono anche altri sistemi di controllo passivo delle vibrazioni come i dissipatori supplementari di energia. Sono dispositivi costosi, da utilizzarsi solo quando l’extra costo è compensato dai vantaggi (riduzione del danneggiamento della struttura e mantenimento della sua operatività anche in presenza di forti sismi). Si utilizzano molto in costruzioni che, nel corso di un evento sismico, sono ritenute vitali (ospedali, caserme centri operativi, infrastrutture di trasporto, etc.) o presentano un elevato rischio connesso al loro funzionamento (centrali nucleari, impianti industriali etc.). Interventi su strutture di c.a. 6. Interventi su strutture di c.a. 76 Le NTC 2008 (§8.4) regolamenta gli interventi sulle costruzioni, classificandoli come Interventi di adeguamento, atti a conseguire i livelli di sicurezza previsti dalle norme. Interventi di miglioramento atti ad aumentare la sicurezza strutturale esistente, pur senza necessariamente raggiungere i livelli richiesti dalle norme riparazioni o interventi locali che interessino elementi isolati, e che comunque comportino un miglioramento delle condizioni di sicurezza preesistenti L’incamiciatura delle travi e dei pilastri di telai in c.a. è una tecnica che può essere utilizzata tanto negli interventi di adeguamento o miglioramento delle strutture in zona sismica, quanto nella riparazione dei danni prodotti dal sisma. Incamiciatura Consente di incrementare la rigidezza, la capacità portante e la duttilità delle strutture di c.a. grazie ad un aumento della sezione resistente. Consiste nell’avvolgere la sezione originaria con una nuova sezione (cava) che collabora con la prima a portare gli incrementi di sollecitazione insorti dopo la congruenza tra le parti. Momento (kNm) 6. Interventi su strutture di c.a. 77 Curvatura (1/m) Incamiciatura di travi 6. Interventi su strutture di c.a. 78 Si puntella il solaio che interessa la trave Si demolisce il copriferro che interessa la trave Si eseguono i fori per il passaggio staffe aggiuntive Si posizionano le staffe ed i ferri longitudinali Si costruisce la cassaforma e si esegue il getto aggiuntivo con betoncino a ritiro compensato dai fori del solaio Scasseratura e rimozione dei puntelli 6. Interventi su strutture di c.a. Incamiciatura di pilastri 79 Si puntella il solaio e le travi che interessano il pilastro Si demolisce il copriferro del pilastro e parte dei tramezzi confinanti Eventuali fessure vanno sigillate con resine epossidiche Si correggono i difetti nelle armature (instabilità dei ferri longitudinali) Si posizionano le staffe ed i ferri longitudinali Si costruisce la cassaforma e si esegue il getto aggiuntivo con betoncino Scasseratura e rimozione dei puntelli 6. Interventi su strutture di c.a. Incamiciatura di pilastri 80 Osservazioni 6. Interventi su strutture di c.a. 81 Il momento flettente di travi e pilastri agisce spesso alle estremità (nodi), dove per essere trasmesso è necessario che l’armatura aggiuntiva sia passante e venga giuntata con collegamenti meccanici che ne garantiscano continuità. L’armatura deve essere adeguatamente ancorata alle fondazioni (di solito con ancoraggi chimici) Le superfici di contatto devono essere pulite e trattate in modo da avere sufficiente scabrezza per l’aggrappaggio del nuovo calcestruzzo. Sul costo globale dell’intervento incide solo in minima parte il costo dei materiali Più costosa è la manodopera legata alla demolizione, posizionamento e piegatura dei ferri, casseratura etc. 6. Interventi su strutture di c.a. Compositi ad alte prestazioni 82 Con compositi cementizi ad alte prestazioni è possibile: Aumentare la sezione resistente senza aggiungere armature Eliminare la casseratura (il nuovo conglomerato è spruzzato) Lasciare le vecchie armature anche se sono danneggiate Aumentare significativamente resistenza, rigidezza, e duttilità dell’elemento incamiciato Compositi ad alte prestazioni 6. Interventi su strutture di c.a. 83 Si tratta di conglomerati con: Elevata resistenza a compressione (150÷180 MPa) Elevata rigidezza (Ec= 50÷60 MPa) Elevata resistenza a trazione (10÷15 MPa) Elevata duttilità a trazione e compressione per la presenza di fibre Il comportamento a trazione è incrudente (kp<0) e la deformazione ctu > 5% (syd = 0.2%) Ec fct 1 1 kp Grey Ductal®-FM Formulae 3GM2.0 ct ctu Compositi ad alte prestazioni 6. Interventi su strutture di c.a. 84 Tali compositi non sono esplicitamente previsti dalle NTC2008 Gli interventi sulle strutture esistenti devono essere effettuati con i materiali previsti dalle NTC 2008; possono altresì essere utilizzati materiali non tradizionali purché nel rispetto di normative e documenti di comprovata validità, ovvero quelli elencati al cap.12 (§8.6 NTC 2008). In mancanza di specifiche indicazioni, a integrazione delle NTC 2008, si possono utilizzare le Istruzioni e documenti tecnici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.) (§12 NTC 2008). Le linee-Guida CNR-DT 204-2006, che regolamentano l’uso di compositi fibrorinforzati ordinari e ad alte prestazioni, possono integrare le NTC 2008. Le prestazioni strutturali 6. Interventi su strutture di c.a. Si possono misurare su pilastri soggetti a carichi ciclici orizzontali F, su cui sono applicati sforzi normali costanti N 85 Kunieda et al. (2011) Le prestazioni strutturali 6. Interventi su strutture di c.a. 86 Risultati di due provini Kunieda et al. (2011) Le prestazioni strutturali 6. Interventi su strutture di c.a. Primo pilastro riparato con conglomerato ordinario e soggetto ad un successivo ciclo di carico 87 Secondo pilastro riparato con conglomerato ad alte prestazioni e soggetto ad un successivo ciclo di carico Nel caso di conglomerati ad alte prestazioni, il secondo ciclo di carico manifesta maggiore resistenza e duttilità del pilastro (superiori a quelle della struttura non danneggiata) Applicazione in Giappone 6. Interventi su strutture di c.a. Kunieda et al. (2011) 88 Terremoto 11/3/2011 Magnitudo: M=9.0 Epicentro Linea ferroviaria Tohoku Expressway (parte in rosso danneggiata dal sisma) 6. Interventi su strutture di c.a. Applicazione in Giappone 89 6. Interventi su strutture di c.a. Applicazione in Giappone 90 Pila di un ponte ferroviario danneggiata dal sisma Pila incamiciata con calcestruzzi ad alte prestazioni Kunieda et al. (2011) Applicazione in Giappone 6. Interventi su strutture di c.a. Kunieda et al. (2011) 91 L’intera linea ferroviaria Tohoku Expressway è stata riparata in appena 2 settimane Bibliografia ENV 1992-1-1. Eurocodice 8 - Progettazione delle strutture per la resistenza sismica. Parte 1-1: Regole generali, azioni sismiche e regole per gli edifici. NTC2008 - Norme tecniche per le costruzioni - D.M. 14 Gennaio 2008. ENV 1992-1-1 Eurocodice 2 – Progettazione delle strutture in calcestruzzo. Parte 1-1: Regole generali e regole per gli edifici CNR_DT204_2006. Istruzioni per la Progettazione, l’Esecuzione ed il Controllo di Strutture di Calcestruzzo Fibrorinforzato. Mezzina, Raffaele, Uva, Marano. Progettazione sismo-resistente di edifici in cemento armato. Edizioni Città Studi, 2011. Petrini, Pinho, Calvi. Criteri di Progettazione Antisismica degli Edifici. IUSS Press, 2004. Castellani, Faccioli. Costruzioni in zona sismica. Hoepli, 2008. Cosenza, Maddaloni, Magliulo, Pecce, Ramasco. Progetto Antisismico di Edifici in Cemento Armato. IUSS Press, 2004. Pisani. Consolidamento delle strutture. Hoepli, 2008. 92 92 Kunieda, Umeda, Ueda, Nakamura. Rapid jacketing technique by using UHPSHCC for damaged RC column under seismic loading. High Performance Fiber Reinforced Cement Composites 6, Springer, 2011