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A 4 - 1 L`ABBIGLIAMENTO NELL`ANTICO EGITTO
A4-1 MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DELLA TOSCANA SEZIONE DIDATTICA L’ABBIGLIAMENTO NELL’ANTICO EGITTO Attraverso i reperti, le rappresentazioni e le descrizioni degli scrittori antichi conosciamo abbastanza bene gli abiti degli egiziani antichi e possiamo così seguire l’evoluzione della moda che, nonostante la tradizionale staticità di questo Paese, subì cambiamenti importanti nel corso del tempo. Per quanto riguarda le rappresentazioni occorre considerare che gli artisti egiziani disegnavano gli abiti dei loro soggetti in maniera tale da rendere più interessanti le proprie pitture e non necessariamente come i capi di abbigliamento si presentavano nella realtà; quindi assai spesso manca una corrispondenza fra rappresentazioni e abiti a noi pervenuti: sappiamo ad esempio che alcuni capi di vestiario continuavano ad essere rappresentati, per usi cerimoniali o religiosi, quando il loro uso ef fettivo era da tempo terminato. Tutti gli abiti che ci sono giunti sono sempre di lino, filato e tessuto in modi diversi secondo l’uso e la classe cui apparteneva il possessore; la lana che pure era conosciuta, non fu mai amata dagli Egiziani, probabilmente per ragioni di tipo religioso. Il capo di abbigliamento principale consisteva in un gonnellino più o meno lungo per gli uomini ed in una lunga tunica per le donne. La moda delle vesti femminili variò assai poco fino al Nuovo Regno (1552-1070 a. C.), consistendo in una lunga veste aderente, che si fermava sotto il petto ed era sostenuta da due larghe bretelle; in genere il colore del lino era bianco ma se ne conoscono anche esempi di colore rosso, giallo o verde. L’abito femminile è il più delle volte di stoffa liscia, decorato raramente da frange colorate ed è lungo fino alle caviglie, ma in qualche caso si conoscono anche abiti fittamente pieghettati. Durante il Nuovo Regno l’abito pieghettato diventa il più comune per la donna e spesso viene coperto da un lungo mantello con ampie maniche di lino tessuto così finemente da essere quasi trasparente. L’abito maschile, assai ridotto in origine, consistendo in un semplice pezzo di stoffa che copriva la parte inguinale, subì nel corso del tempo grandi modifiche che lo portarono a divenire da un semplice perizoma ad una lunga gonna doppia nel Nuovo Regno. Per tutto il periodo più antico il gonnellino è formato di solito da un unico pezzo di stoffa annodato sul davanti, i cui lembi sporgenti formano il caratteristico davantino trapezoidale anteriore che poteva anche essere inamidato nelle vesti più raffinate. Dal Nuovo Regno in poi diventa comune la lunga gonna pieghettata, semitrasparente in quanto di tessuto fine, con ampia svasatura, sovrapposta ad un gonnellino corto sopra il ginocchio, pieghettato e fortemente aderente, di stoffa molto più pesante. Attorno alla vita diviene di uso comune portare uno scialle frangiato annodato come di cintura. Il popolo indossa di solito unicamente il gonnellino ed i contadini che lavorano nelle zone paludose e che fanno molto movimento portano solo una cintura frangiata in vita oppure, più spesso, sono nudi. I giovani rimangono in genere nudi fino all’adolescenza. Complemento indispensabile della persona ben vestita sono i braccialetti di perle di vetro colorate, ai polsi per gli uomini e ai polsi e caviglie per le donne; la collana larga di perle di vetro colorato o di faience, è usata tanto dagli uomini come dalle donne. Per quanto riguarda l’acconciatura dei capelli, sembra che fino alla fine del Periodo Predinastico (5000-3000 a. C. circa), fosse piuttosto trascurata da uomini e donne che si limitavano ad usare pettini e fermagli di vario tipo per tenere a posto la capigliatura. L’uso della parrucca sia maschile che femminile, sembra risalire all’Antico Regno (2660-2180 a. C. circa): questo non significa che gli Egiziani si radessero necessariamente i capelli a zero. Se si hanno infatti rappresentazioni di uomini e donne perfettamente rasati, si conoscono anche raffigurazioni in cui si vede molto chiaramente che da sotto la parrucca escono i capelli naturali. I sacerdoti si radevano la testa in segno di purezza, in particolar modo nel Nuovo Regno. Anche i capelli veri erano però oggetto di cure e ci sono infatti giunte ricette su papiro, ad uso dei barbieri, di molti trattamenti destinati a rinforzare ed aumentare la crescita della capigliatura. I giovani portavano la testa in parte rasata e sul lato destro un ciuffo di capelli lunghi raccolti in una treccia che ricadeva sulla spalla, denominata treccia della giovinezza, che veniva portata fino all’ingresso nell’età puberale. La parrucca è stata uno degli elementi del costume egizio più soggetto ai mutamenti della moda e se ne conoscono una varietà enorme, per gli uomini e per le donne, differenti sia per lunghezza e sia per acconciatura. Le parrucche erano fatte di solito di capelli naturali, ma talvolta quelle più modeste potevano essere anche di fibre vegetali, di colore nero, anche se dalle raf figurazioni tombali se ne conoscono alcune che sono inequivocabilmente bionde. Ornamenti della parrucca erano per le donne gioielli e nastri colorati; uomini e donne, specialmente nei banchetti, profumavano accuratamente la propria parrucca, ponendosi in capo dei coni di grasso profumati che, a contatto col calore della testa, si scioglievano lentamente, intridendo così la capigliatura. L’abbigliamento attraverso le stele del Museo N. inv. 7582 Provenienza: Akhmin, acquisto Schiaparelli, 1891. Datazione: fine dell’Antico Regno La donna indossa qui la lunga veste attillata, lunga fin quasi alle caviglie e sostenuta da due ampie bretelle che è caratteristica delle epoche più antiche. Questo tipo di tunica sembra che lasciasse scoperti i seni, terminando immediatamente al di sotto di essi. La donna porta anche una lunga parrucca a treccine, le sue orecchie escono da sotto la parrucca, ma è difficile dire se ciò corrisponda alla realtà o piuttosto ad un voluto modo di disegnare. N. inv. 7590 Provenienza: Luxor, acquisto Schiaparelli, 1891 Datazione: I Periodo Intermedio, 2180-2040 a. C. circa. Un uomo ed una donna sono raf figurati gradienti verso destra, l’uomo nell’atto di odorare un grande fiore di loto, la donna nell’atto di cingergli affettuosamente le spalle. L’uomo indossa un gonnellino di lino bianco piuttosto lungo con la parte anteriore inamidata e terminante a punta; sulla testa porta una calotta liscia che nasconde la capigliatura. La donna porta una gonna corta sostenuta da due lunghe bretelle, con la parte davanti inamidata e terminante a punta come quella dell’uomo; sulla testa una parrucca liscia. N. inv. 6364 Provenienza: Edfu, acquisto Schiaparelli, 1885 Datazione: XI Dinastia, 2100-1955 a. C. circa. Grande raffigurazione di una coppia rivolta verso destra, con la donna che cinge con la mano sinistra la spalla del marito. L’uomo indossa un gonnellino corto sopra il ginocchio, la cui parte anteriore termina con una punta rigida; indossa inoltre la collana larga, composta di quattro giri di elementi e braccialetti ai polsi. Sulla testa ha una parrucca corta composta di elementi disposti in file verticali, che lascia scoperte le orecchie. La donna porta una lunga tunica attillata sorretta apparentemente da una sola bretella; questo è uno di quei casi in cui non si ha assoluta certezza sul tipo di vestito: infatti potrebbe trattarsi anche di una tunica che in realtà è sorretta da due bretelle, ma che il pittore ha voluto rappresentare con una sola. La donna porta anche la collana lar ga ed i braccialetti identici a quelli del marito, ed ha una parrucca striata, lunga. N. inv. 2591 Provenienza: Collezione Ricci. Datazione: XIX Dinastia, 1295-1190 a. C. circa. A partire dall’inizio del Nuovo Regno (1552-1070 a. C. circa) la moda maschile e femminile diviene assai più elaborata, con vestiti estremamente complessi, in special modo per le donne, come possiamo ben osservare in questa stele per una musicista di Amon, il sommo fra gli dei. Infatti mentre le due dee, Iside e Nephtis, rappresentate dietro ad Osiride in trono, continuano ad essere raffigurate con gli abiti attillati tipici del periodo precedente, in quanto non era concepibile rappresentare gli dei in maniera diversa da quella canonica, la musicista viene invece rappresentata con gli abiti contemporanei. Essa infatti porta una lunghissima tunica plissettata ed aperta sul davanti, con le maniche molto ampie e scampanate, che ricadono lateralmente. Sotto la tunica si intravvede la veste attillata che continuerà ad essere utilizzata per gran parte della storia egiziana. La donna porta anche una parrucca lunga fino alla vita, formata da lunghe trecce con andamento a zig zag, sormontata da un cono unguentario, da un fiore di loto e cinta da un diadema all’altezza della nuca. N. inv. 2567 Provenienza: Saqqara, Collezione Nizzoli. Datazione: Amenophis III -IV 1405-1352 a. C. In questa grande stele, di poco precedente a quella appena esaminata sono rappresentate due figure maschili, padre e figlio, affrontate in modo simmetrico, sedute sopra sgabelli a gambe leonine e vestite in maniera identica. Anche per gli uomini in questo periodo l’abbigliamento muta in maniera assai sensibile, infatti i due personaggi indossano una tunica leggera, fittamente pieghettata, con maniche corte svasate ed anch’esse pieghettate; sotto la tunica portano un gonnellino molto più lungo di quello delle epoche precedenti e con davantino non più rigido o a punta ma anch’esso completamente pieghettato. Al collo si vede una collana larga formata da quattro giri di elementi a disco; la parrucca lunga fino alle spalle è del tipo a striature verticali piuttosto fitte. Entrambe le figure sono rappresentate con un corto pizzetto sotto il mento, simbolo della loro condizione nobiliare. Nella mano dalla parte di chi osserva, i due uomini impugnano un flabello e stendono l’altra mano verso le fette di pane disposte sul tavolo, in ordine decrescente. N. inv. 2522 Provenienza: Tebe, Collezione Nizzoli. Datazione: XIX Dinastia, 1295 - 1190 a. C. circa. Nella XIX Dinastia assistiamo ad un cambiamento molto più deciso nell’abbigliamento sia maschile che femminile: infatti in questo periodo trova compimento quella tendenza ad utilizzare sempre in maggior misura le pieghettature nelle vesti, ed è a questo momento che appartiene lo strumento da lavandaio n. inv . 2590 della Sala VIII (vedi oltre). Nella scena superiore un uomo ed una donna sono in atto di adorazione di fronte a Osiride in trono, seguito da Iside e Nephtis, mentre in quella inferiore due coppie banchettano assistiti da un servo ed una serva. Gli uomini sono sempre raffigurati con la testa perfettamente rasata e a torso nudo, con le sole spalle coperte dalla collana larga. E’ interessante notare come la mancanza di copertura del torace sia ampiamente compensata dal lunghissimo gonnellino fittamente pieghettato, dall’ampia falda anteriore in forma triangolare. Per la prima volta si nota in questa stele l’uso dei sandali che, in papiro od in cuoio, sono adesso largamente usati dalle persone di un determinato rango. Le donne invece indossano una lunga tunica pieghettata che viene annodata sopra il seno sinistro, in modo tale da coprire la spalla e parte dell’avambraccio sinistro e lasciare invece scoperti avambraccio e spalla destra. Sotto la grande tunica viene indossata una veste attillata, anch’essa pieghettata, che si vede bene nel registro inferiore, osservando le donne sedute, con la tunica leggermente aperta. La parrucca è molto lunga, del tipo striato con piccole treccine; al di sopra si trova sempre un diadema, un fiore di loto ed il cono unguentario. Al contrario degli uomini le donne sono raffigurate sempre prive di sandali. N. inv. 2489 Provenienza: Collezione Nizzoli. Datazione: Bassa Epoca, 1070-343 a. C. In questa stele funeraria a più registri la parte che maggiormente ci interessa è costituita dal terzo registro in cui una donna è raffigurata in atto di adorare Osiride, Iside, Nephtis e Horus, mostrati di profilo, seduti e con corpo mummiforme. L’abbigliamento della donna, anche se si ricollega alle vesti precedenti come tipo, ha in realtà una serie di caratteristiche decisamente peculiari che sono una eloquentetestimonianza dei cambiamenti di gusto che sono nel frattempo avvenuti. Si tratta infatti di una tunica piuttosto ampia e dalle maniche scampanate, rea lizzate con stoffa piuttosto pesante e decorata da una frangia lunga che sarebbe stata impensabile nel Nuovo Regno; sotto la tunica la donna porta una ampia veste molto svasata in basso.La parrucca è ancora del tipo lungo, ma è difficile dire se sia a treccine o meno; alla sommità vi è un cono unguentario. Utensili Strumento per pieghettatura N.inv.2691 Dimensioni: lungh. cm 81,5; largh. cm 9,5; spess. cm 2,4 Provenienza: Rosellini, Spedizione Franco Toscana 1828-29 Stato di conservazione: integra Descrizione: lunga asse lignea, realizzata forse con legno diIuniperus Lycia, provvista di un corto manico ad una estremità, con una faccia intagliata “a scaletta”. Sembra che possa trattarsi di uno strumento usato dai lavandai quando dovevano realizzare le pieghettature che caratterizzano sempre gli abiti egiziani, in particolar modo dal Nuovo Regno in poi, quando non solo il gonnellino ma tutto quanto il vestito è pieghettato fittamente. Pare che il vestito, bagnato e impregnato di sostanze apprettanti fosse passato su questo strumento, pressandolo, in modo tale che ne ricevesse l’impronta. In Egitto, soprattutto dove l’eccessiva distanza dal fiume e la difficoltà nell’approvvigionarsi d’acqua non permettevano alle singole persone di lavare in casa era comune il ricorrere a lavandai professionisti che si occupavano sia del lavaggio come della stiratura delle vesti. Specchio con custodia lignea N.inv.3086 a, b Dimensioni: alt. cm 25,5; diam. cm 12,1; astuccio alt. cm 29 Necropoli di Qurnah. Acquisto Rosellini, Spedizione Franco Toscana 1828-29 Stato di conservazione: integro lo specchio, mancante dell’originario rivestimento di tela la custodia. Descrizione: specchio in bronzo dorato di forma non perfettamente circolare, con lungo manico in cedro o mogano in forma di colonna papiriforme. Conserva ancora la sua custodia lignea imboiaccata, di legno dolce, che ha la stessa forma dello specchio. Lo specchio apparteneva alla nutrice della figlia del faraone Taharqa della XXV Dinastia (690-664 a.C.), la cui tomba ancora intatta fu scoperta da Rosellini nel 1829 a Qurnah, presso Luxor. Lo specchio è anche raf figurato nel quadro dell’Angelelli posto sullo scalone principale del Museo, fra gli oggetti rinvenuti a Luxor, in basso a destra. Pettini Dimensioni: 5255: cm 6X6,4; 6866: cm 5,2X8; 8277: cm 2,8X4; 8639: cm 7,5x6 Provenienza: 8639: acquisto Palazzi; 5255, 6866, 8277: sconosciuta. Fra gli oggetti concernenti la toilette sono presenti a Firenze diversi ettini, realizzati sempre in legno dolce oppure in osso; le forme e le dimensioni variano alquanto, dal piccolissimo pettine (n.inv.8277) in osso a forma di semicerchio con numerosi denti disposti fittamente, fino al grande pettine doppio (n.inv.8639), in legno, di forma quasi rettangolare, in cui da una parte sono stati ricavati dei denti piuttosto lar ghi, mentre dalla parte opposta i denti sono disposti molto più fitti. E’ presente anche un pettine (n.inv.6866) probabilmente del Nuovo Regno (1552-1070 a.C.), con la parte superiore decorata da un motivo a semiluna sdraiata ripetuto tre volte e separato dalla parte dentata da tre linee incise orizzontalmente.