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Chi di slide continua a ferire
Anno V - Numero 45 - Martedì 23 febbraio 2016 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Politica Economia Sport Cercasi ‘fiducia’ pure sulla Cirinnà Incubo deflazione, altro che ripresa Totti divide Roma e intanto si allena A pag 2 Colosimo a pag 4 Buonasorte a pag 12 AL REFERENDUM SU BREXIT SI AGGIUNGONO ALTRE AUTOREVOLI VOCI PER LA FINE DEL DOMINIO SULLE NAZIONI RIMASTE SENZA SOVRANITÀ di Francesco Storace l coraggio parla inglese, la lingua di un’Europa che si sarebbe trovata meglio con il latino. Ma contano i forzieri, chi ne detiene le chiavi. Sono però di più quelli che ne soffrono ed escono finalmente allo scoperto. Come nel caso della guerra aperta all’Europa dichiarata dal sindaco di Londra, Boris Johnson, che a Bruxelles ha cominciato metaforicamente a far capire che potrebbe persino sparire la lingua. Se Londra se ne va, anche se non sta nell’euro, la costruzione crolla. E finisce la pagliacciata delle zucchine più lunghe o corte a cui ci dobbiamo adeguare per decisione degli euroburocrati, una pericolosa categoria di sadici cervelloni che non sanno che inventarsi per rovinarci la vita. Decidono persino sulle nostre spiagge, oltre che su una moneta che fa più danni a noi che agli inglesi. Ecco, la botta inferta da Mister Boris all’eurocrazia è di quelle destinate a fare rumore e proseliti. Perché certo in Italia non possiamo restare indifferenti. E il 23 giugno, quando Londra deciderà il proprio destino nel referendum Brexit, se sarò stato eletto sindaco anche la città di Roma avrà pieno titolo a schierarsi nel rifiuto di politiche asservite a poteri ostili ai popoli. I di immigrazione. Ma centra con efficacia la questione principale: chi decide cosa. Dalle nostre parti, ad esempio, di fronte alla necessità di rivoluzionare un sistema di welfare che regala assistenza e case popolari agli stranieri dimenticando gli italiani, i soloni che inneggiano a Bruxelles ad ogni pie’ sospinto ci rintuzzano dicendo che l’Europa non consente “discriminazioni”. No, discriminati da una politica demagogica sono i nostri connazionali, questa Europa vada definitivamente al diavolo. Matteo Salvini ha proposto ai suoi alleati di questo curioso centrodestra in cui si mischiano l’ammirazione per Marine Le Pen e il vassallaggio ad Angela Merkel, di sentire il parere degli italiani attraverso una consultazione con modalità da definire sulla permanenza in Europa. Se sarò sindaco, quel 23 giugno, offriremo anche spazi pubblici per chiamare i romani ad esprimersi sul tema. E credo che mai come in questo momento dovrebbero farlo tutte le amministrazioni. Si sta giocando la partita della sovranità e dovremmo essere chiamati a disputarla con onestà, senza inseguire miti di cartone. L’Europa che abbiamo sognato non è stata edificata, perché conta più il denaro che i valori. Noi non possiamo starci. Non vogliamo. Non dobbiamo. SENZA LINGUA Nell’Europa che parla inglese, Londra pronta all’uscita Il coraggio del sindaco Boris Johnson. A Roma faremo votare Cresce l’insofferenza verso l’Ue, e noi non intendiamo restare indifferenti all’onda popolare che finalmente si ribella al dominio ANCHE DALL'AQUILA LO ATTACCANO dei mercanti di denaro. Siamo il Paese che più paga un risparmio privato ormai agli sgoccioli, accanto al “pericolo reale di perdita di controllo democratico” denunciato proprio da Boris Johnson. Che pure è un conservatore con idee diverse dalle nostre in tema RENZI CHIEDE LA PRIORITÀ AGLI ITALIANI, CHE RISPONDONO IN CORO: CHE TU TE NE VADA Chi di slide continua a ferire... di Igor Traboni no si alza di buon mattino, deciso ad affrontare con il piglio giusto la giornata e la settimana che va ad iniziare; oppure appena mette i piedi per terra gli incubi sono uguali a quelli della notte appena trascorsa: dove lo trovo un lavoro? E se perdo quello che ho? E i soldi per le tasse, e per mangiare, visto che oramai siamo quasi alla fine del mese? Insomma, l’italiano medio (anche se la classe media l’hanno distrutta gli ultimi governi, per convenzione continuiamo a chiamarla così) tutto vorrebbe augurarsi al sorgere del sole, fuorché trovare questo messaggio: "Buongiorno. Qui trovate #ventiquattro slide sui primi #ventiquattro mesi di governo. Siamo a metà del cammino, mancano ancora due anni. Qual è per voi la priorità? Qual è secondo voi la riforma più urgente, adesso?". Firmato: Matteo Renzi. Che di mestiere fa il presidente del Consiglio. Ma anche il se- U MA BERTOLASO NON SI VERGOGNA? Vignola a pag 8 gretario del Pd. Oppure, cosa che gli riesce davvero bene, l’imbonitore via tv (sempre ai suoi ordini) e attraverso i social network. Come nel caso del post qui sopra, lanciato su facebook. Un risultato comunque l’ex sindaco di Firenze lo ha ottenuto: gli italiani hanno risposto in massa, indicando varie priorità, tutte riassumibili con un solo termine: “Vattene”, ri- ferito per l’appunto all’autore del messaggino. I più garbati hanno indicato anche la strada che Renzi dovrebbe seguire per i prossimi 24 mesi, e che in genere porta ad un certo paese. I meno gentili, sono andati giù con gli improperi. Ma supportati da dati di fatto, che solo Renzi, il suo fido Padoan e quelli del giglio magico cercano di ribaltare: “Ventiquattro mesi fa almeno sapevo come arrivare alla fine del mese, ora neanche quello”, ha commentato per tutti un utente su facebook. Roba che, se fossimo in quei panni che non vorremmo mai, ovvero del Renzi in persona, ci sarebbe da che disperarsi, visto che un paio d’anni fa c’era Enrico Letta, appena succeduto a Mario Monti, non proprio due fulgidi esempi di buon governo. Il Renzi, insomma, è riuscito a far peggio dell’uno e dell’altro. Anzi, addirittura dei due messi insieme. Che per giunta non avevano neppure lo stracco di una slide. 2 Martedì 23 febbraio 2016 ATTUALITA’ RENZI PRONTO A RICORRERE AL SOLITO ESCAMOTAGE ANCHE PER IL CONTESTATO DDL CIRINNÀ Unioni civili vuol dire (voto di) fiducia E c’è anche il contentino per Alfano: niente stepchild adoption, almeno per il momento er il Pd, ma soprattutto per il suo segretario Matteo Renzi, l’unica strada per cercare di portare a casa il ddl sulle unioni civili è quello del maxiemendamento con la fiducia. E su questo verterà l’assemblea del gruppo oggi in Senato convocata alle ore 13 da Luigi Zanda. La riunione, a cui parteciperà anche Matteo Renzi, è stata anticipata rispetto alla convocazione delle 20. Nel testo verrà probabilmente stralciata la parte sulla stepchild adoption per le coppie omosessuali. Via quindi l'articolo 5 sulle adozioni, ma anche ritocchi all'articolo 3, quello sui diritti e doveri derivanti dall''unione civile tra persone dello stesso sesso, che secondo alcuni senatori cattolici aprirebbe comunque la strada alle adozioni gay perché, nella versione originaria del ddl Cirinnà, esclude solo le disposizioni del Titolo II della legge 4 maggio 1983, ma non il Titolo IV sulle adozioni in casi particolari. La fiducia dovrebbe così arrivare tra giovedì 25 febbraio e martedì 1 marzo. Ma lo stralcio della stepchild provocherà sicuramente malumori nella sinistra del Pd e nella componente dei Giovani Turchi. La strada dell'accordo con gli altri gruppi, secondo le indiscrezioni raccolte ieri sera dall’agenzia Dire, presenta ancora troppe ''zone grigie'' perché non dà certezza sui tempi: anche con soli 500 emendamenti, dopo il ritiro delle migliaia di proposte da P BATTAGLIA IN SALSA TOSCANA TRA I DEM Rossi in campo: sfiderà Matteo per la segreteria del partito desso è ufficiale: Enrico Rossi, governatore della Toscana, sfiderà il corregionale Matteo Renzi per la segreteria del Partito democratico. L’annuncio è arrivato da Pontedera, città della Piaggio e, per l’appunto, di Rossi: "La mia sarà una candidatura alternativa a Renzi -, - ma con l'ambizione di superare la dinamica tra renziani e antirenziani. Per questo mi definisco convintamente rossiano", ha detto il governatore, per poi aggiungere: “Quello che mi sento di assicurare fin da ora è che non farò danni al Pd, perché penso che in un partito plurale come il nostro si possa espri- A parte della Lega, se ogni senatore decidesse di intervenire su ogni emendamento si ricreerebbe l'intoppo dell'ostruzionismo. Il Pd mette quindi da parte l'ipotesi del super-canguro di Andrea Marcucci, che tra l'altro potrebbe essere giudicato inammissibile in aula dal presidente Pietro Grasso, e punta dritto verso la fiducia. Domani mercoledì 24 in aula si ripartirà con il ddl unioni civili (domani c’è invece l’esame del decreto Milleproroghe). Sulla vicenda, Renzi torna a dare la colpa ai grillini: "Tante polemiche, al solito, dopo l'ennesimo dietrofront del Movimento Cinque Stelle che aveva assicurato il sostegno all'emendamento Marcucci e poi ha cam- biato idea venti minuti prima del voto decisivo. Mia opinione: non possiamo ritardare ancora l'approvazione della legge. Sono decenni che con tutte le scuse si rinvia, si ritarda, si rimanda. Adesso è arrivato il momento di decidere, anche a costo di usare lo strumento della fiducia". Gongola Alfano: “Noi siamo soddisfatti del fatto che stia prevalendo il buon senso. Si' ai diritti per le coppie anche omosessuali ma non mettiamo di mezzo i bambini, che hanno bisogno di un papà e una mamma. E questo tema investe anche il fatto del matrimonio, non può essere una fotocopia del matrimonio, che è fra uomo e donna". mere le proprie opinioni anche senza dover poi portare via il pallone con il quale si gioca". Come obiettivo della sua candidatura, Rossi si propone di "uscire dagli schemi attuali dell'essere con Renzi o anti-Renzi e di avere come interlocutore la sinistra del partito pur riconoscendo la spinta innovativa del premier. Dopo mesi di incontri e occasioni in cui ho espresso le mie idee ho sentito il dovere di candidarmi e di provare a superare certe divisioni mettendo in campo una proposta politica alternativa ma che non è contro nessuno", conclude il governatore della Toscana. IL CAPO DELLO STATO RINNOVA ANCHE L’IMPEGNO DELL’ITALIA CONTRO LA PENA DI MORTE L’appello di Mattarella: carceri più umane isogna "adeguare il sistema penale e carcerario ai principi di umanità, consentendo ai carcerati una vita dignitosa durante la B pena e dando loro la possibilità di progettare un futuro dopo aver effettivamente pagato per gli errori commessi". Lo ha sottolineato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando ieri al Quirinale i partecipanti ad una conferenza internazionale sul tema dell'abolizione della pena di morte. A proposito di questo tema, il Capo dello Stato ha sottolineato come “l'Italia e l'Europa sono in prima linea" per l'abolizione mondiale della pena di morte, e si tratta di "una battaglia di portata storica". E questo, ha aggiunto Mattarella, costituisce per l'Italia "un dovere e un impegno culturale irrinunciabile". L'abolizione della pena di morte "mira ad affermare il rispetto della vita di ogni essere umano e, dunque, la dignità della persona e il suo primato anche all'interno degli stessi ordinamenti". Il capo dello Stato ha ricordato come quella dell'abolizione della pena di morte sia una battaglia non solo italiana ma da tempo europea: "Chiunque voglia entrare nell'Unione europea sa di dover cancellare la pena di morte dalle proprie regole. Non si è europei - ha precisato - se si mette in discussione questo principio. Non può essere Europa senza il rispetto della vita". Secondo Mattarella bisogna inoltre "rafforzare la sensibilità non solo dei governi ma anche dei giovani e di tutti i cittadini". Questo anche perché, ha aggiunto Mattarella, "non è sopito l'impulso di affidarsi alla pena di morte per vincere paure e insicurezze". Dopo aver ricordato che tutti i dati dimostrano come la pena di morte non sia un deterrente contro i crimini, il capo dello Stato ha ribadito che bisogna "costruire un mondo libero dalla pena di morte". Domenica scorsa, durante l’Angelus, anche Papa Francesco aveva parlato del tema, lanciando un appello perché per il Giubileo si giunga a un "consenso internazionale" sulla "abolizione della pena di morte". E coloro che tra i "governanti" sono cattolici, compiano un gesto esemplare e durante LE ISCRIZIONI PER IL NUOVO ANNO I Licei sempre in testa alle scelte degli studenti U no studente su due (il 53,1% per l’esattezza) tra quelli che si sono iscritti ad una classe prima di scuola superiore per l’anno scolastico 2016/2017 ha scelto un indirizzo liceale. Uno su tre, il 30,4%, ha optato per l’istruzione tecnica. Solo il 16,5% ha scelto un percorso professionale. Sono i primissimi dati che emergono dalle iscrizioni al nuovo anno scolastico, chiusesi ufficialmente ieri. Confermato dunque il trend di crescita dei Licei, rispetto al 51,9% del 2015/2016. Stabili gli iscritti al Classico: sono il 6,1% a fronte del 6% dell’anno scorso. Lo Scientifico (fra indirizzo “tradizionale”, opzione Scienze Applicate e sezione Sportiva) resta in testa alle preferenze: è scelto dal 24,5% dei neo iscritti (il 23,7% lo scorso anno). A registrare il maggior balzo in avanti è l’opzione Scienze Applicate con il 7,6% delle preferenze a fronte del 6,9% del 2015/2016. Invariato l’indirizzo scientifico “tradizionale” (15,5% delle scelte, erano il 15,4% nel 2015/2016), così come l’in- questo anno non eseguano condanne a morte. L'appello per l'abolizione della pena capitale non è nuovo peraltro inedito per i papi e lo stesso Francesco lo aveva lanciato con forza, nell'ottobre 2014, incontrando l'Associazione penale internazionale e ancora lo scorso dicembre, nel messaggio per la Giornata mondiale della pace. La novità è che papa Bergoglio sogna una abolizione della pena capitale frutto per l’appunto dell’attuale periodo del giubileo. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace dirizzo scientifico, sezione Sportiva, scelto dall’1,4% dei ragazzi. Stabili le preferenze per il Liceo linguistico (9,2% contro il precedente 9,4%), per il Liceo artistico (4,1% per il 2016/2017, 4% nel 2015/2016), così come gli indirizzi Tecnici con il 30,4% delle iscrizioni al primo anno (30,5% nel 2015/2016). In flessione gli Istituti professionali con il 16,5% delle preferenze contro il 17,6% dello scorso anno.. Il Lazio è la regione ad avere la maggiore percentuale di iscritti agli indirizzi Liceali con il 64,9% (l’anno scorso 63,3%). Seguono Umbria (58,4%), Liguria (57,8%) e Abruzzo (57,7%). Il Veneto chiude con il 44,9%, ma apre la classifica regionale delle preferenze per i Tecnici (con il 37,5%), davanti a Friuli Venezia Giulia (36,4%) e Lombardia (35,4%). Per i Professionali record alla Basilicata. Amministratore Roberto Buonasorte Capo Redattore Igor Traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Martedì 23 febbraio 2016 ATTUALITA’ IL GOVERNO SEMBRA ESSERSI DI NUOVO ALLINEATO AI DIKTAT DI BRUXELLES Cara Europa ti scrivo... banalità Nel “position paper” inviato a Bruxelles Renzi e Padoan spendono parole per Schengen, chiedono gli eurobond per i migranti ma si dimenticano del bail-in che mina la fiducia dei risparmiatori di Robert Vignola arta, penna e calamaio, si sarebbe detto un tempo. Ma oggi si fanno i “position paper” e si mandano per email, così non si deve utilizzare un linguaggio, quello della lettera, che riconduce l’iniziativa di ieri del governo ad una semplice corrispondenza tra Roma e le istituzioni europee. Nasconde, il lessico iper-tecnico e anglofilo, il contenuto di essa? Fino un certo punto. Ed anzi è inevitabile che all’occhio allenato dell’italiano che non s’è ancora assopito davanti alla noia mortale della scena politica nazionale salti immediatamente l’assenza di un paio di punti centrali nella scala delle priorità espressa dal paper. Nella Proposta strategica dell'Italia per il futuro dell’Unione Europea, oltre la cortina delle vuote parole (“crescita, lavoro, stabilità”) si scorgono infatti continui riferimenti a Schengen da salvare, a integrazioni da attuare ma nessuna sillaba sui risparmiatori da tutelare, tanto per dirne una. Al più, ci si gira attorno: ma la retorica del “ci vuole più Europa” gronda praticamente da ogni sillaba. Come con l’Esm da C trasformare in un Fondo monetario europeo e la parallela creazione di un ministro delle Finanze comune dell'eurozona, il cui valore aggiunto potrebbe essere quello di “eseguire una politica fiscale comune e assicurare una politica di bilancio coerente ed equilibrata internamente, che sia perseguita a livello aggregato. A tal fine, sarebbe necessario un bilancio della zona euro, con risorse adeguate. Naturalmente, un tale ministro dovrebbe essere politicamente capace di svolgere a pieno il proprio ruolo”, si legge ancora nel documento. Il capitolo immigrazione? Il pilastro è Schengen, che “deve essere preservato e rafforzato”, cercando invece per la gestione delle frontiere “diverse fonti di finanziamento” che “giustificano il ricorso a un meccanismo di finanziamento condiviso che può comprendere anche l’emissione di bond comunitari”. Per i greci no, per gli italiani neppure: l’emissione di obbligazioni comuni sarebbe insomma riservata solo alla gestione della spinosa faccenda dei migranti, fermo restando che a beccare la vil moneta (tre miliardi di euro all’anno per dieci anni) continuerà ad essere Er- dogan. E per le banche? Il cruccio del governo Renzi è l’unione bancaria “ancora incompleta”: vero è che il paper punta presto alla creazione di un Fondo europeo di garanzia dei depositi che “rafforzerebbe la fiducia, ingrediente chiave per il successo del settore bancario, e contribuirebbe a ridurre i rischi”. Il che rappresenta un’eco lontana della lezione imparata col salvabanche. Però qua ci si aspettava probabilmente l’esplicita richiesta di una moratoria sul bail-in, della quale persino Bankitalia ha fatto nelle ultime settimane una bandiera. Che invece è caduta nel vuoto. D’altronde, domandare è lecito e rispondere è cortesia: tuttavia non sembra proprio che Renzi, prossimo ad incontrare Juncker, e Padoan abbiano voluto in questa occasione dare un segnale di continuità e coerenza nella battaglia ingaggiata con la Commissione europea, che infatti ieri ha risposto freddamente attraverso il suo portavoce con le solite parole di circostanza: “Ogni contributo per rafforzare l’Eurozona è positivo”. L’irrilevanza italiana rischia insomma di diventare conclamata. VENTI DI GUERRA Via libera ad attacchi con droni in Libia dalla base di Sigonella a tinta “gialla” alla questione l’aveva data un tweet di Oscar Giannino, secondo il quale l’utilizzo della base di Sigonella era stato negato dal governo Renzi lo scorso 19 febbraio. Fatto sta che negli stessi minuti è stata un’autorevole fonte, rigorosamente transoceanica, a dare la notizia che invece l’Italia ha iniziato a concedere "tranquillamente" a droni Usa L armati di decollare dalle basi aeree presenti sul suo territorio nell’ambito di missioni contro l’Isis in Libia e Nord Africa. Un particolare svelato dal Wall Street Journal, che a sua volta cita fonti statunitensi. Il quotidiano finanziario scrive anche che l’Italia ha autorizzato l’uso dei droni Usa al solo scopo difensivo per proteggere le forze che svolgono operazioni speciali in Libia. LORENZO TOMASSINI, MICHELE FACCI E DANIELE CARELLA DENUNCIANO UNA SITUAZIONE PREOCCUPANTE “L’Arci a Bologna gioca d’azzardo” Grazie alle slot fa soldi nei locali concessi dal Comune. Richiesta di accesso agli atti da parte dei rappresentati istituzionali: “revocare immediatamente i benefici” di Emma Moriconi Molti circoli Arci di Bologna 'si sostengono approfittando di una dipendenza', tanto che 'l'accostamento ai pusher è un po' forte, ma ci sta tutto'". Comincia così un comunicato dei consiglieri comunali Lorenzo Tomassini, Michele Facci e Daniele Carella (Uniti si vince): il tema è il gioco d'azzardo e non è la prima volta che se ne parla. È infatti risalente a mesi fa la polemiche tra i consiglieri e l'Arci. "Al di là dei 'bellissimi principi' enunciati dal Comune - scrive l’agenzia "Dire" - il fenomeno del gioco d'azzardo 'è in crescita esponenziale' e dai dati del Sert emerge una 'situazione veramente allarmante', dichiara in conferenza stampa Tomassini: piazza dei Martiri, ormai, potrebbe essere ribattezzata 'piazza del Gioco d''azzardo'". L'attacco all'Arci è diretto: secondo quanto dice Tomassini (è ancora l'agenzia Dire a comunicarlo), gli impegni presi dal presidente Stefano Bu- “ gnara si sono rivelati essere "tutta fuffa". Sono parole testuali di Tomassini, impegnato in una "azione etica e moralizzatrice" che dice essere stata "avviata dal gruppo consiliare" e che prevede "una serie di richieste di accesso agli atti per guardare i conti dei circoli Arci". Però a quanto pare non è così semplice: "abbiamo trovato dei muri - dice il consigliere - sia la Segreteria generale del Comune che Brugnara hanno risposto picche. Abbiamo fatto ricorso al Regolamento sulle Libere forme associative - dice quindi ancora Tomassini a "Dire" - che obbliga chiunque riceva risorse pubbliche a depositare i rendiconti". E questo è il minimo sindacale, c'è da aggiungere: quando si ricevono fondi pubblici - quindi soldi dei cittadini - il minimo che si possa fare è presentare i rendiconti, effettivamente, e non a caso la stessa legge lo prevede. Il consigliere è ancora in attesa dei dati dell'Arci Benassi, "ma non deposita nulla", dice Tomassini, che però intanto è riuscito a ottenere quelli dell'Arci Ippodromo e parla a questo proposito di caso "veramente esemplificativo" e sciorina un po' di dati: su 250.000 euro di introiti annuali, "circa un quinto deriva dal gioco d'azzardo", parliamo insomma di circa 4.500 euro al mese, rileva ancora "Dire". E Tomassini gira il coltello nella piaga: "ci si approfitta dei pensionati e dei malati che tutti i giorni vanno lì e si giocano la pensione", denuncia il consigliere. E ancora c'è il caso dell'Arci Marchesini di Lavinio di mezzo: "su circa 25.000 euro di incassi annuali - cita l'agenzia intorno ai 18.000 arrivano dal 'noleggio di arredi e attrezzature'. Per Uniti si vince questa voce nasconde lo spazio dato alle slot, ma nei bilanci del circolo 'non si dice nulla sul tipo di noleggio di cui si parla', dichiara Tomassini, perché nel mondo Arci il fenomeno del gioco 'viene occultato tra le righe'. Una denuncia pesante, quella di Tomassini, che a supporto di quanto dice racconta di aver visitato personalmente il circolo e di aver fotografato "un cartello in cui si parla esplicitamente di slot". E spinge sull'acceleratore: "Brugnara ha sempre fatto e fa tuttora ostruzionismo", dice, e chiede di visionare i bilanci del Benassi e della Sala Paradiso, nel territorio di San Lazzaro. Siccome però i consiglieri promotori dell'iniziativa ritengono che il quadro sia già "ben chiaro", hanno chiesto al sindaco Virginio Merola di "revocare immediatamente" i benefici concessi agli affiliati Arci: "Chi ha le slot deve essere espulso dall’elenco delle Lfa", dice Tomassini - e così riporta l'agenzia Dire -, perché fino ad oggi Merola "su questi temi ha fatto solo chiacchiere ed ha protetto i suoi amici". Poi arriva anche una proposta: "creiamo centri giovanili per la musica e la lettura", propone il consigliere, al posto di questi circoli Arci che, secondo Carella, servono a "sfruttare ignobilmente una forma di malattia", cioè la dedizione al gioco d'azzardo ap- punto. È grave, sempre secondo Carella, che "lo stesso ente da un lato dice di voler contrastare il fenomeno e poi dall'altro lo ospita nelle proprie strutture". Un tema che è "segnalato da tempo", e dunque il consigliere ritiene che vi sia, da parte del Comune, "connivenza e complicità consapevole". aggiunge Carella. Facci sottolinea poi nuovamente come le Lfa siano tenute per legge a presentare i rendiconti e non farlo è "motivo di decadenza", dice, e insiste: usano "immobili a prezzi non di mercato in funzione del valore sociale" e infatti il canone dell''Ippodromo "è zero". Certo che se in questi locali poi il gioco d'azzardo è un modello ormai entrato nella consuetudine, questo "avviene 'in barba ai principi di solidarietà e ai protocolli che l'amministrazione ha sottoscritto". Infine Facci pone in capo al sindaco e all'assessore Nadia Monti - che ha la delega alla Legalità - la "responsabilità" politica di quanto avviene. 4 Martedì 23 febbraio 2016 ATTUALITA’ ALTRO CHE RIPRESA: BRUTTISSIMI SEGNALI CONTINUANO AD ARRIVARE DAL FRONTE DELL’INFLAZIONE L’Italia annaspa nelle sabbie mobili In alcune grandi città prezzi fermi o addirittura con l’indice che volge verso la deflazione QUOTAZIONI SOTTO I COSTI DI PRODUZIONE E per il settore agricolo siamo vicini all’ecatombe rollano i prezzi nelle campagne italiane, dal -60% per cento dei pomodori al -30 % per il grano duro fino al -21% per le arance rispetto all'anno scorso. E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti in occasione della divulgazione dei dati Istat sull'inflazione. In controtendenza all'andamento dei prezzi alimentari che fanno registrare una crescita dello 0,6% nei freschi e dello 0,3% nei trasformati, nelle campagne la discesa delle quotazioni al di sotto dei costi di produzione - sottolinea la Coldiretti - sta mettendo a rischio il futuro della Fattoria Italia. L'effetto congiunto dell'andamento climatico anomalo e le speculazioni e distorsioni lungo la filiera - denuncia la Coldiretti - hanno allargato la forbice dei prezzi dal campo alla tavola. La situazione dei prezzi in campagna continua la Coldiretti - sta assumendo toni drammatici anche per gli allevamenti con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti a denominazione di origine che ormai da giorni sono scesi C di Marcello Calvo onostante gli annunci di Renzi, l’Italia proprio non riesce a chiamarsi fuori (del tutto) da recessione e deflazione. E anzi, continua a rimanere al palo. Galleggia, annaspando, nelle paludi. Con dieci grandi città del nostro paese che a gennaio mostrano un indice dei prezzi che oscilla tra lo zero e il segno meno. Secondo le stime dell’Istat, i prezzi sono fermi su base annua a Milano, Firenze, Perugia, Palermo, Reggio Calabria e Ravenna. Mentre si registrano flessioni tendenziali a Bari (-0,3%), Potenza (-0,2%), Trieste N (-0,2%) e Verona (-0,1%). Sul territorio restano dunque aree con listini congelati o addirittura negativi. Nonostante la situazione regionale veda prezzi in aumento rispetto a gennaio 2015 nella maggior parte dei casi con gli incrementi maggiori per Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Marche (+0,6%). Con la Puglia nota stonata (-0,3%) mentre resistono le altre regioni del Mezzogiorno. Nelle città, la Capitale non può sorridere con un misero +0,1% che non fa certo dormire sonni tranquilli. Difficile potersi accontentare di una inflazione che segna a gennaio un calo dello 0,2% mensile. Con i prezzi che in dodici mesi sono cresciuti soltanto dello 0,3%. A preoccupare, pure la brusca frenata del carrello della spesa, che passa dallo 0,9 allo 0,3%. Subiscono un pesante stop anche i beni alimentari. Crollo pesante per frutta e verdura, con un evidente rallentamento della crescita dei prezzi delle bevande analcoliche. Battuta d’arresto rilevante, come se già non bastasse, per elettricità, combustibili e acqua (-0,6%) per quel che riguarda le abitazioni. Da segnalare, invece, un’accelerazione nel capitolo dedicato a “Ricreazione, spettacoli e cultura” (+1,3% da +0,6). Crescono poi i prezzi dei servizi (+0,7%). L’Italia non riparte, nemmeno il 2016 sembra essere #lavoltabuona. Con l’incubo deflazione sempre dietro l’angolo. Per via di una economia fragile e altalenante. Che ha come cardine le banche. Quelle che sottraggono i risparmi di una vita ai risparmiatori - beffati dal decreto varato approvato lo scorso novembre ben al disotto della linea di 1,25 centesimi al chilo che copre appena i costi della razione alimentare. Cosi come i bovini da carne che sono pagati su valori che si riscontravano 20 anni fa, per non parlare del prezzo del latte che - precisa la Coldiretti - con il venir meno degli accordi da marzo sarà ancora in balia delle inique offerte dell'industria. In crisi anche il grano a causa delle scelte poco lungimiranti fatte nel tempo da chi ha preferito fare acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da "spacciare" come pasta o pane Made in Italy. dal Consiglio dei ministri – per salvare i propri istituti di credito dal fallimento e continuano a investire in titoli di Stato (grazie alle iniezioni di denaro della Bce) anziché concedere finanziamenti alle imprese per le ristrutturazioni e gli investimenti, condannandole alla resa. LA SVOLTA DEI COLOSSI TEDESCHI, BRITANNICI E SVIZZERI DOPO LE LAMENTELE DEGLI INVESTITORI Le banche europee limano le retribuzioni dei manager Quelle di casa nostra restano a guardare N Parmalat investe egli ultimi tre anni l’Europa ha provato timidamente a mettere un tetto alle retribuzioni dei banchieri. Con Parlamento e Consiglio dell’Ue che nonostante un accordo di massima non sono mai riusciti a trovare la quadra per regolamentare gli incentivi dei top manager sia alla luce del grave quadro economico sia per le gravi difficoltà in cui versano gli istituti di credito. Sostenendo la giusta causa di come non fosse certamente ammissibile raddoppiare gli stipendi con i bonus, a meno che non lo decida il consiglio d’amministrazione con una maggioranza qualificata. Ebbene, dopo 36 mesi di dibattiti, importantissime banche europee hanno deciso di prendere autonomamente l’iniziativa. Dagli svizzeri della Credit Suisse ai tedeschi di Deutsche Bank passando per l’Hsbc. Con i vertici del colosso guidato dal Ceo Stuart Gulliver che, come rivela la Stampa, messi alle corde dagli investitori, hanno deciso di dare un taglio sostanziale, partendo dagli assegni staccati al posto dei contributi per la RILEVATI DA FONTERRA YOGURT E DESSERT AUSTRALIANI per i brand Tamar Valley, Soleil, CalciYum e Connoiseur (questi ultimi due in licenza) e gli stabilimenti di Echuca, Victoria, Tamar Valley e Tasmania. A 13 anni dal gigantesco crac che ha rappresentato il più grande scandalo di bancarotta fraudolenta e aggiotaggio perpetrato da una società privata in Europa, con il fallimento (scongiurato dal decreto “salva-imprese”) che è costato l’azzeramento del patrimonio azio- nario ai piccoli azionisti (mentre i risparmiatori che avevano investito in bond hanno ricevuto solo un parziale risarcimento), l’azienda italiana specializzata nel latte, yogurt e panna alimentare, controllata (dal 2011) per l’83,30% dalla francese Lactalis, torna a far la voce grossa anche all’estero. E vola in Borsa. Con il mercato che a fasi alterne scommette sul lancio di un’opa proprio da parte dell’azionista di maggioranza transalpino, con finalità il delisting (rimozione di un titolo dalla quotazione su un mercato regolamentato). Per la serie: a M.Z. volte ritornano. scite milionarie. I colossi europei provano a mettere fine a un’autentica vergogna anche grazie al pressing degli investitori. Che va a segno. Mentre quello degli obbligazionisti italiani non sembra minimamente intac- care le coscienze dei vertici dei nostri istituti di credito, tantomeno quelle dei rappresentanti di Palazzo Chigi, che ancora non sono riusciti a trovare i fondi per rimborsare gli azionisti ingannati. Marco Zappa nella terra dei canguri er una volta non siamo qui a raccontarvi una storia, reale, che narra del grande e continuo saccheggio delle aziende italiane da parte dei colossi stranieri. Ma di realtà italiane che tornano a investire all’estero. E’ il caso di Parmalat che fa shopping in Australia e rileva da Fonterra (gruppo Nestlè) lo yogurt e i dessert a marchio Ski. Il gruppo di Collecchio ha pagato la bellezza di 16 milioni di euro P pensione dei dirigenti primissimo piano. Stretta del 40%, con conseguente congelamento degli aumenti per tutti i dipendenti, che a quanto pare non l’hanno presa benissimo. Anche i principali istituti di credito britannici hanno scelto di tagliare bonus e salari, risparmiando almeno fino a 5 miliardi di lire. Così fan tutti, verrebbe da dire. Non l’Italia. Che al contrario approfitta dei decreti approvati dal Consiglio dei ministri per beffare i risparmiatori, sottraendogli tutti i risparmi di una vita. Con poche singole eccezioni di vertici che si tagliano lo stipendio per provare a limitare l’incredibile costo del personale. Neanche le maxi-perdite di questi ultimi periodi sembrano aver scalfito i faraonici sti- pendi dei top manager. Che percepiscono cifre da far girare la testa, soprattutto se si confrontano con l’andamento dei risultati di gestione degli istituti stessi. E che quando passano da una banca all’altra ottengono buonu- 5 Martedì 23 febbraio 2016 ESTERI EUROSCETTICI ‘MADE IN ENGLAND’ Brexit: il sindaco di Londra contro l’Ue di Cristina Di Giorgi l sindaco di Londra Boris Johnson ha dichiarato che si impegnerà nella campagna elettorale a favore del “si” nel referendum del 23 giugno, in cui gli elettori britannici saranno chiamati a pronunciarsi sul discusso argomento della “Brexit”. “L'ultima cosa che avrei voluto fare è schierarmi contro David Cameron o il governo. Ma dopo un doloroso conflitto interiore credo di non poter fare altrimenti. Sosterrò la scelta di uscire dalla Ue” ha detto Johnson. All’indomani dell’annuncio della data del voto, il primo cittadino della capitale britannica ha dunque rovinato la festa al premier Cameron, che sabato a Bruxelles era riuscito ad ottenere, dall’Ue, l’accoglimento di tutte le richieste presentate. Ed aveva affermato, commentando il risultato ottenuto, che la Gran Bretagna “sarà più sicura, più forte e più prospera in un’Europa riformata” di quanto lo sarebbe fuori da essa. Aggiungendo poi che dichiararsi favorevoli all’uscita dall’Ue avrebbe potuto comportare conseguenze dannose per economia e sicurezza. Sono però non pochi, anche all’interno del partito del premier, ad essere di parere diverso. Come appunto Boris Johnson, secondo cui nel progetto europeo “c'è il pericolo reale di una perdita di controllo democratico e sovranità” da parte del Paese. Uscire dall’Ue I rappresenta dunque per il sindaco di Londra un’occasione da non perdere per realizzare un “cambiamento vero” nelle relazioni tra Il principale leader dell’opposizione ugandese Kizza Besigye è stato di nuovo portato in carcere dalla polizia, che lo ha fermato in queste ore mentre cercava di lasciare la sua casa (dove era agli arresti domiciliari) per recarsi alla sede della commissione elettorale di Kampala per ottenere informazioni dettagliate sui risultati elettorali delle recenti consultazioni presidenziali. La stessa commissione aveva annunciato sabato che era risultato vincitore, con il 60% dei voti, il presidente uscente Museveni, mentre Besigye (che ha ripetutamente denunciato brogli) aveva ottenuto il 35% delle preferenze. Tunisia: prorogato di un mese lo stato di emergenza Il presidente della Repubblica tunisina Beji Caid Essebsi ha annunciato che lo stato di emergenza, proclamato su tutto il territorio nazionale a fine novembre scorso successivamente all'attentato, nel centro della capitale, ad un pullman di guardie presidenziali, sarà prorogato, a partire dal 22 febbraio, di un ulteriore mese. La decisione è stata presa nel corso di un vertice con le altre maggiori cariche dello Stato, avente ad oggetto la sicurezza del Paese e la situazione alle frontiere. Corea del Nord: colloqui di pace falliti a causa del nucleare Pyongyang aveva proposto agli Stati Uniti una trattativa di pace del leader conservatore (“ha giocato in modo fantastico la sua partita” a Bruxelles, anche se non si può “realisticamente dire che l’ac- GERMANIA DAL MONDO Uganda: ancora in manette il capo dell’opposizione Gran Bretagna ed Europa, che l’intesa strappata da Cameron, a suo dire, non garantisce affatto. Pur riconoscendo il buon lavoro cordo raggiunto costituisca una riforma fondamentale” ha detto Johnson) il sindaco della capitale britannica farà dunque “campagna per lasciare l’Unione perché voglio un accordo migliore per la gente del nostro Paese, voglio far risparmiare loro denaro e riprendere il controllo” ha dichiarato. Dire no all’Ue per Johnson è dunque l’unico modo “di ottenere il cambiamento vero di cui abbiamo bisogno” anche perché “tutta storia dell’Ue dimostra che loro stanno a sentire un popolo soltanto quando dice no”. Conservatori divisi quindi: la presa di posizione del sindaco di Londra – che molti considerano come potenziale successore di Cameron a Downing Street - si aggiunge infatti a quella precedente di sei membri del governo, che avevano già in precedenza annunciato il loro disaccordo sul tema con il primo ministro (schierato per il “no”). Sul comportamento di Johnson è intervenuto, in Italia, Francesco Storace, candidato a sindaco di Roma de La Destra: “Io darei molto risalto a quello che ha proposto Boris Johnson: quando il sindaco della città madrelingua dell'Europa annuncia di volersi schierare per uscire dall’Ue, credo che dovremmo fare molta attenzione e schierare Roma in prima fila nella battaglia per la sovranità nazionale”. Ed ha poi aggiunto: “ogni volta che si propone qualcosa e sento rispondere che l'Europa non ce lo fa fare, penso che l'Europa dovrebbe farsi gli affari suoi”. per discutere la fine della guerra di Corea. L'iniziativa è stata però respinta dall'amministrazione Obama in quanto non prevedeva la denuclearizzazione della penisola (punto questo che avrebbe invece dovuto far parte della discussione). Lo ha reso noto il portavoce del Dipartimento di Stato americano John Kirby, in seguito alla notizia, pubblicata in queste ore sul Wall Street Journal, che la Casa Bianca avrebbe segretamente concordato colloqui con la Corea del Nord appena prima del test atomico del 6 gennaio. Che ha messo dunque la parola fine al tentativo statunitense. Isole Fiji attraversate dal ciclone Winston: venti vittime Il ciclone Winston (l’unico di categoria 5 ad aver mai colpito lo stato insulare) ha attraversato in queste ore l’arcipelago delle Fiji, nell’Oceano Pacifico. Ed ha provocato ad ora almeno 20 vittime (un bilancio che risulta purtroppo ancora provvisorio). Nella notte tra sabato e domenica, con venti fino a 325 chilometri orari, Winston ha raso al suolo numerose abitazioni, costringendo gli abitanti a nascondersi nei centri di emergenza (sono circa 6000 gli sfollati). “Le immagini giunte dalle valutazioni aeree elle zone colpite fanno male al cuore – ha dichiarato il coordinatore Onu per le Figi Osnat Lubrani – e non lasciano dubbi circa la ferocia di questo ciclone”. Fuoco al centro profughi. E la gente blocca i pompieri L’esasperazione della popolazione, che alla vista delle fiamme applaude. La polizia: “gioia non dissimulata” ella cittadina tedesca di Bautzen, in Sassonia, un incendio ha distrutto un ex albergo in ristrutturazione, destinato a divenire un centro profughi. Non ci sono stati feriti in quanto la struttura era ancora inutilizzata. Al divampare delle fiamme, nelle prime ore di domenica mattina, la gente del quartiere ha iniziato ad applaudire. E mentre i vigili del fuoco tentavano di raggiungere il luogo, i passanti hanno tentato di bloccarli. La polizia locale, che ha fatto sapere di aver effettuato tre arresti, ha in proposito parlato di “gioia non dissimulata” da parte dei presenti, aggiungendo che alcuni avrebbero lanciato “grida disdicevoli”. Quanto alle cause, sono in corso indagini per accertare cosa abbia provocato l’incendio. Che, stando ai primi rilievi, potrebbe essere stato doloro: gli investigatori affermano infatti di aver rinvenuto, all’esterno dell’edificio, tracce di combustibile. Ad ora comunque, l’unica cosa certa N è che si è trattato di un evento di vaste proporzioni. I media riferiscono infatti che per domare le fiamme sono dovuti intervenire circa 60 pompieri. E se qualcuno ha descritto l’episodio come sintomatico di grave intolleranza etnica, va detto anche che a quanto accaduto a Bautzen vanno aggiunti gli incidenti di Clausnitz (a sud di Dresda), dove giovedì sera la folla ha tentato di bloccare l’arrivo di un autobus con a bordo una ventina di ri- chiedenti asilo. E i centinaia di attacchi, nel solo 2015, a strutture per rifugiati. Fatti gravi certo. Che però non possono essere liquidati soltanto come “criminali”. Bisognerebbe infatti tener conto del malcontento e del disagio alla base delle proteste della gente. Sempre più insofferente ad una situazione che, con l’andare del tempo (e l’aumento del numero dei rifugiati) è destinata inevitabilmente a peggiorare. CdG 6 Martedì 23 febbraio 2016 ESTERI GUERRA IN SIRIA Attentati e sangue. Ma si combatte ancora L’Isis ha colpito duramente. L’esercito di Damasco non ferma la sua avanzata nel nord di Cristina Di Giorgi on si è ancora spento l’eco di orrore della domenica di sangue in Siria, nel corso della quale l’Isis ha colpito Homs e Damasco provocando oltre 150 morti ed un numero imprecisato di feriti (il bilancio non è ancora stato definitivamente ufficializzato). Attacchi multipli che lo Stato Islamico ha rivendicato on line, arrivati nel giorno in cui Stati Uniti e Russia hanno reso noto di aver raggiunto un accordo per un cessate il fuoco temporaneo, che dovrebbe entrare in vigore nei prossimi giorni. Centinaia di morti dunque, per la maggior parte civili, che vanno ad aggiungersi agli oltre 250 mila siriani deceduti dall’inizio delle ostilità ad oggi. Centinaia di vittime che, per quanto riguarda i media internazionali, non sembrano aver avuto il riconoscimento concesso in passato agli altri morti che l’odio del Califfato ha fino ad oggi lasciato sul terreno. Un terreno sul quale comunque si continua a combattere. Le truppe siriane infatti hanno ingaggiato ieri intensi scontri a fuoco con i jihadisti nei pressi di Aleppo, sull’arteria di comunicazione che unisce l’area al resto del Paese. Stando a quanto riferito da alcune fonti locali (rilanciate dalle agenzie internazionali), l’Isis ha attaccato a sud est della città. Ma l’offensiva dell’esercito di Damasco, appoggiata dall’aviazione russa, non si è interrotta. Nel frattempo, a livello diplomatico, i vertici militari di oltre 30 Paesi N che compongono la coalizione occidentale anti-Isis si sono riuniti in Kwait per discutere della strategia per arginare i jihadisti. “Come leader militari – ha detto il generale al-Kader, capo di Stato maggiore dello Stato ospitante la riunione – è nostra responsabilità raddoppiare gli sforzi ed elaborare urgentemente piani per eliminare tutti i gruppi terroristici che minacciano i Paesi del mondo”. Accelerazione della lotta dunque. Per lo meno a parole. Perché sul campo i risultati ottenuti non sembrano, quanto ai Paesi dell’alleanza a guida Usa, altrettanto netti ed efficaci come le dichiarazioni di intenti dei relativi rappresentanti. Non quanto le azioni sul campo dell’esercito siriano comunque. Successi, quelli delle truppe fedeli ad Assad, di cui chiunque dichiara di voler sconfiggere il Califfato dovrebbe gioire. Sembra invece che la preoccupazione maggiore sia la pur importante (ma non fondamentale ai fini della vittoria finale contro lo spettro del terrorismo) transizione politica in Siria. A tal proposito l’opposizione al governo di Damasco, appoggiata dall’Arabia Saudita, si è riunita a Riad. Dove, stando a quanto dichiarato da Monzer Makhous, portavoce dell’Alto Comitato Negoziale (Hnc), si discuterà degli sviluppi della situazione, anche in vista della possibile ripresa dei negoziati di Ginevra, bruscamente interrotti dopo pochi giorni dall’avvio degli stessi. Quanto inoltre alla Turchia – le cui mire, neanche troppo velate, riguardano più la caduta di Assad che la sconfitta dell’Isis – il ministro degli Esteri di Ankara ha dichiarato che “solo gli attacchi aerei contro Daesh non bastano. Ci vuole una strategia” che comprenda anche “uno sforzo di terra”. Cavusoglu, parlando alla stampa in una conferenza congiunta con il titolare della Farnesina (in queste ore in visita ufficiale ad Ankara), ha precisato in merito che “la Turchia non agirà da sola. Né soltanto con l’Arabia Saudita. Ci vuole una decisione comune” della coalizione. Che al momento – ha ricordato Gentiloni – non c’è, in quanto “la coalizione e il gruppo di supporto alla Siria scommettono sul percorso diplomatico” volto ad aprire “un processo di transizione”, che costituisce “la via maestra da seguire”. A tal fine l’intesa di principio raggiunta tra il segretario di Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov su un cessate il fuoco in Siria, ha concluso il ministro degli Esteri italiano “è incoraggiante: un'iniezione di nuova speranza”. E’ più che legittimo, a tal proposito, chiedersi se la speranza, per il popolo siriano in primis ma anche per il resto del mondo, non sia più logico legarla al successo di chi si impegna per dare una soluzione definitiva alla minaccia terroristica. Come Assad – odiato all’estero, ma non dalla gran parte della gente del suo Paese - o come i soldati siriani morti per difendere la loro terra. Tra loro, solo per citarne due (a simboleggiarli tutti), il tenente Imam Yousef, uccisa ieri nel doppio attentato dell’Isis a Homs. O come Adonis Nasr, membro del SSNP caduto in combattimento sul fronte di Latakia. Vale per tutti la frase pronunciata dalla madre del giovane ai suoi funerali: “La Siria non si inginocchierà”. LIBIA Governo? A Tripoli entro due settimane Parla un colonnello fedele al generale Haftar: “L’esercito è in grado di sovrintendere all’insediamento” asteranno due settimane, a partire dal voto favorevole del parlamento di Tobruk, per consentire il trasferimento a Tripoli del governo di unità nazionale. Ne è convinto il colonnello Idris Madi, fedele al generale Haftar, che guida in suo nome le truppe dislocate attorno alla capitale libica: in un’intervista al Daily Beast, rilanciata da askanews, l’ufficiale dichiara che infatti che l’esercito nazionale libico è perfettamente in grado di gestire la delicata fase di passaggio. I deputati dell’unica assemblea ad ora riconosciuta a livello internazionale dovrebbero esprimersi in queste ore sulla proposta di esecutivo presentato dal Consiglio nazionale libico. Tra le incognite vi sono la persona di Haftar (escluso dalla lista dei ministri) e proprio la possibilità dell’insediamento a Tripoli. Dove oggi governa il Congresso nazionale generale, a cui fanno riferimento le milizie islamiste Fajir Libya. In proposito i media locali hanno già da qualche tempo riferito di un accordo con gran parte dei gruppi armati attivi nella regioe per garantire il trasferimento. Accordo dal quale sono state però escluse B le milizie. Secondo Madi il piano si basa su “migliaia di soldati ancora fedeli alle forze armate libiche, che tengono però segreta tale fedeltà perché vivono in città controllate dalle milizie islamiste”. Di fronte ai dubbi espressi dal giornalista che lo ha intervistato, relativi soprattutto alla disponibilità dell’attuale leader di Tripoli a lasciare il potere, Madi ha replicato che secondo lui il passaggio avverrà in modo pacifico: “non ci sarà una battaglia, tranne piccoli combattimenti in alcune zone”. E questo perché “ora c’è un’altra minaccia, che è l’Isis”. Una minaccia questa che “l’esercito libico è in grado di affrontare sul campo, sconfiggendo i jihadisti non attraverso bombardamenti aerei ma sul terreno. Abbiamo solo bisogno dell’aiuto internazionale per il moSt.Sp. nitoraggio” e l’intelligence. 7 8 Martedì 23 febbraio 2016 STORIA FATTI, DOCUMENTI, STORIA, REALTÀ SONO I PROTAGONISTI DI QUESTO MONUMENTALE LAVORO, CHE ABBATTE MITI CONSOLIDATI E FALSE EPOPEE L’ultimo Fascismo nel capoluogo sabino “Rieti repubblicana”, la nuova fatica editoriale di Cappellari: “Una riflessione pubblica su quel lontano periodo storico, libera da quella sudditanza morale all’antifascismo di fantasia che ha distorto la storia” di Emma Moriconi con immensa soddisfazione che presento questo studio decennale sulla Repubblica Sociale Italiana a Rieti, un lavoro che ha avuto una lunga gestazione e che ha dovuto affrontare numerosi problemi, tra cui il boicottaggio sistematico delle Amministrazioni comunali di destra e di sinistra del territorio che, di fronte ad un’opera scientifica revisionista della storia di questa provincia, si sono ritirate in perfetto ordine”. Con queste parole lo storico Pietro Cappellari commenta su Campomarzio19.wordpress.com la prossima uscita del suo monumentale lavoro dedicato alla Rieti repubblicana. "Nel 70° anniversario della RSI - dice ancora - abbiamo quindi deciso di 'metterci in proprio' e promuovere – nonostante gli ostacoli frapposti dai politici locali – una riflessione pubblica su quel lontano periodo storico, una riflessione libera da quella sudditanza morale all’antifascismo di fantasia che ha distorto la storia ed inventato fatti mai accaduti. Il Comitato così costituito ci ha permesso di tornare sul territorio e riscrivere la storia di questa provincia tra il 1943 e il 1944". Ben ottocento pagine raccontano così cosa accadde nel Reatino durante la RSI, "come nessuno ha mai fatto - sottolinea Cappellari per malafede, per cupidigia, per mancanza di coraggio. E questo è molto importante se si pensa che per la maggior parte degli studiosi la RSI in questa provincia non è nemmeno mai esistita- denuncia “È ancora -. Ogni riferimento al Fascismo repubblicano è stato 'mutilato' dalla mancanza di conoscenza, dalla volontà di cancellare la Repubblica Sociale Italiana come Stato di fatto e di diritto". E la disamina che fa l'autore di questo eccezionale lavoro di ricerca ed elaborazione di quell'epoca difficile è puntuale e non fa sconti a nessuno: "Si parla sempre genericamente di 'guerra', oppure si tirano in ballo i fascisti repubblicani solo quando si tenta – maldestramente – di attribuire loro i più svariati crimini, solo per sfruttare politicamente tragici episodi verificatesi tra il 1943 e il 1944 in queste contrade. Un modo di procedere macabro, quello di sfruttare i morti per diffondere l’odio politico. Ebbene, questo studio – finalmente – supera questa impo- stazione ideologica, riportando i fatti, i documenti, la storia, la realtà, in primo piano; abbattendo miti consolidati, epopee false, glorie inventate da pennivendoli che, nel corso dei decenni, si sono tramutati in romanzieri politici, anziché in storici. E’ così che scopriamo come la RSI, anche nel Reatino, fu uno Stato efficiente, seppur con tutti i suoi limiti dovuti ai drammi dell’8 Settembre, del tradimento monarchico-badogliano, dello squagliamento del Regno d’Italia e delle sue Forze Armate, dell’occupazione germanica e dell’avanzata inarrestabile del rullo compressore angloamericano". Insomma, dice Cappellari, anche qui vi fu chi scelse di continuare a combattere arruolandosi nelle costituende formazioni repubblicane, "scrivendo una delle pagine più belle del vo- lontarismo di guerra italiano", dice l'autore, che aggiunge: "Il loro sacrificio non teme confronti. Abbiamo calcolato in 73 i reatini caduti servendo la RSI (dato ovviamente riferito al minimo documentabile). Qualcosa di straordinario. Ma non solo. Per la prima volta è stato possibile scrivere una storia organica di quello che accadde in queste contrade, smascherando menzogne cristallizzatesi in decenni di propaganda politica antifascista". Un volume che farà discutere, insomma, come sempre accade quando vengono fuori storie misconosciute o malconosciute, perché troppo spesso le nostre vicende patrie sono state riferite in maniera errata, mistificata, inzuppata di demagogia, ebbra di menzogna, avviluppata nelle reti della falsità. Quando si parla di revisionismo c'è da riflettere sul termine, e il lettore onesto intellettualmente ne converrà. Cosa si intende per "revisionismo"? Revisionismo è un riesame critico di fatti storici sulla base di nuove evidenze. Altra cosa è, invece, la illegittima manipolazione della storia per fini politici. Qui si parla di revisionismo, dunque: qui non c'è "manipolazione", c'è solo la verità dei fatti (verità documentata in maniera esatta, come è abituato a fare Cappellari, e lo sappiamo da tempo), perché la manipolazione semmai l'hanno fatta altri, e l'hanno fatta per lunghi decenni. Arriverà il giorno in cui - c'è da augurarselo almeno - costoro pagheranno il prezzo delle menzogne diffuse, e lo faranno di fronte alla Storia. Cappellari fornisce così ancora una volta il suo importantissimo contributo per la verità: lo fa riscrivendo la storia della cosiddetta battaglia di Poggio Bustone, dalla quale - dice - "scaturì poi la reazione italo-tedesca, contro il movimento di guerriglia che si muoveva indisturbato sulle montagne. Una reazione che non solo liquidò in poche ore le formazioni dei ribelli – la famosa Brigata “Gramsci” – senza sparare un sol colpo, ma che provocò una serie di stragi impressionanti tra la popolazione civile, lasciata in abbandono da chi, fino al giorno prima, si magnificava della sua forza". Molto ci sarebbe ancora da dire sul lavoro di Cappellari, di certo parliamo di un libro che va letto e di un progetto che va sostenuto, un lavoro che ci ricorda tanto - e possiamo dirlo con una punta di orgoglio - l'immane impegno di un grande uomo e scrittore come Giorgio Pisanò, che dedicò tutta la sua vita alla ricerca della verità. L’APPUNTAMENTO È PER SABATO 27 FEBBRAIO ALLE ORE 15, CON L’AUTRICE PAOLA BARBARA GOZI “La polvere sopra”, a Piandimeleto con un saggio dedicato a Giuliano Gozi Cittadino e statista della Repubblica di San Marino, è il protagonista dell’audiolibro su cui è imperniato l’evento appuntamento è per sabato 27 febbraio alle ore 15, a Piandimeleto (PU), presso il Castello dei Conti Oliva. Un appuntamento con la letteratura e con la storia, ma anche con la multimedialità perché parliamo di un audio libro, "La polvere sopra", che si inquadra nell'ambito dell'illustrazione del saggio "Giuliano Gozi, un Uomo una Patria", di Paola Barbara Gozi, edizioni Carlo Filippini. All'evento parteciperanno il Sindaco Architetto Stefano Benedetti, il dott. Daniele Diotallevi, già Funzionario Storico dell'Arte Ministero dei beni e delle attività culturali e del Turismo; il dott. Alfredo Leonardi, Vice presidente dell'Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al Valor Mi- L’ litare Federazione Provinciale di Pesaro e Urbino, un rappresentante dell'Associazione Nazionale Alpini gruppo di Rimini, il Coro Stella Alpina diretto dalla Maest5ra Anna Tedaldi, l'attore sammarinese Fabrizio Raggi. L'Audio Libro è stato registrato presso Dreamroom Studio San Marino e la voce narrante è proprio quella di Raggi. Ci sono poi una prima voce femminile interpretata da Gilda Sancisi, una voce che corrisponde alla madre, che è quella di Ute Zimmerman mentre la voce del padre è di Luigi Busignani. Ancora, il secondino e il compagno di cella sono animati dalla voce di Massimo Nicolini. Ingegnere del suono e sonorizzazioni sono a cura di Andrea Trinchi. Il materiale proviene tutto dall'archivio Gozi, si tratta della versione integrale dell'omonimo racconto vincitore del Concorso Letterario "Ruledesigner - Fiera del Libro Romagna" 2015, che traccia in prima persona un pezzo di storia vera che vede come protagonista Giuliano Gozi, personaggio di spicco della realtà sammarinese e non solo, che fu Statista e cittadino della Repubblica di San Marino dal 1915 al 1944. Ricoprì infatti per venticinque anni l'incarico di Segretario di Stato per gli Affari Esteri ed Intrerni e dedicò così tutta la sua vita al suo Paese. Venne incarcerato nella Rocca di San Marino, dove, appunto, nella sofferenza della prigionia, fece il punto sulla sua vita. Oggi 23 feb- braio il lavoro viene presentato agli Eccellentissimi Capitani Reggenti. Il libro “ Giuliano Gozi. Un Uomo una Patria" venne presentato nel 2015 in occasione del 60° anno dalla scomparsa dello statista: la pubblicazione svelava così per la prima volta documenti che fanno parte dell’Archivio familiare, l'evento venne patrocinato dalla Segreteria di Stato Affari Esteri e Segreteria di Stato Affari Interni. La famiglia Gozi, e Paola Barbara in prima persona, da anni è impegnata nel focus storico su questo straordinario personaggio della realtà del Novecento sammarinese, tra le proposte culturali e storiche di maggior rilievo ricordiamo la mostra temporanea itinerante "Pa- gine di memoria sammarinese. La famiglia Gozi racconta", esposta a Enego dal 26 luglio dello scorso anno. In questa esposizione, unica quanto a particolarità dei documenti e reperti inediti, Paola Barbara ha voluto condividere il patrimonio storico e culturale della sua famiglia. Esposta nel Museo di Enego - inaugurato poco prima dell'avvio dell'esposizione, nel maggio 2015, "con l'intento di implementare la ricerca, di ricostruire e di diffondere i momenti dalienti della storia sammarinese attraverso fotografie d'epoca, do- cumenti, reperti storici, il tutto di provenienza locale e familiare - la mostra nasce con "il proposito di conservare la memoria della stessa famiglia, tutelare e salvaguardare l'archivio storico privato dal pericolo di dispersione, valorizzare la storia locale, studiare la storia sammarinese". Dodici i pannelli, che tracciano un lungo periodo storico della Repubblica: La Repubblica di San Marino, Antica Terra della Libertà perpetua. Leggenda, storia, costituzione; La Repubblica di San Marino nelle Lotte fra Guelfi e Ghibellini; Libertà sammarinese 1739-1740; Garibaldi a San Marino; L’arte di San Marino; Guerra 1915-1918. I sammarinesi a fianco dei “fratelli italiani”; Lo Statista, il Politico, l’Uomo Giuliano Gozi; La Ferrovia elettrica RiminiSan Marino. Da sogno a realtà. La storia che portò la costruzione del trenino bianco-azzurro; San Marino e l’epoca fascista; 31 marzo 1939. Convenzione di Amicizia e Buon Vicinato con l’Italia e … tuttora vigente; San Marino, terra di accoglienza e libertà; Materiale fotografico. [email protected] 8 Martedì 23 febbraio 2016 DA RoMA E DAL LAzIo VERSO IL VOTO: ORMAI SCOPPIA UN CASO AL GIORNO L’Aquila a Bertolaso: vola basso… L’aspirante sindaco nominato del centrodestra cita il sisma del 2009 e le associazioni del comune abruzzese ripercorrono le difficoltà attraversate: “Ma non si vergogna? I romani diffidino di certi tecnici e bipartisan” oma? Una città bombardata, anzi terremotata. Ma il puntare su proprio profilo di disaster manager non h potato fortuna, dal punto di vista dialettico, a Guido Bertolaso. Bersagliato in presa diretta dai cittadini de L’Aquila, con la consapevolezza quindi di dover affrontare in piena campagna elettorale, oltre alle scadenze giudiziarie, pure l’anniversario del sisma del 2009. Ancora una volta è stata un’intervista ad una testata della galassia editoriale della sinistra italiana a non portar bene al candidato tri-partito del centrodestra, nel particolare a Repubblica tv, che aveva organizzato un video forum. Nel contesto del quale l’ex capo della Protezione Civile ha detto queste parole. “Roma è una città bombardata. Non si offendano i 'concittadini' de L'Aquila, ma Roma è terremotata. Chi la ricostruisce? Salvini e i suoi partner? O R chi si è gettato nella mischia anche in passato, pagando anche personalmente? Io lavoro per ricostruire la città più bella del mondo e dove la gente è disperata. Tutti a fare promesse, nessuno ha mantenuto gli impegni. Io ho una grande colpa: quando prendo un impegno lo porto fino in fondo, anche a costo di pa- garne le conseguenze”. Ma tra le conseguenze, come detto, c’è stata quella di far infuriare gli aquilani. Una serie di associazioni locali (come Comitato 3e32/Casematte, Appello per L’Aquila, Link studenti Indipendenti, Unione degli Studenti e Legambiente) hanno così approfittato dell’occasione per scri- vere una lettera aperta ai romani partendo da “tutti i danni, le speculazioni e le ingiustizie che ha causato Guido Bertolaso sul territorio”. Mandando a dire all’aspirante sindaco della capitale: “Ma non ti vergogni neanche un po’?”. Nella missiva si parla, per capitoli, di “menzogne, repressione, speculazione e ipocrisia”. Tra cui l’organizzazione all’Aquila, della Commissione grandi rischi, “per effetto della quale molte persone sono rimaste serene nelle proprie case la notte del terremoto”, poi “la grottesca idea del G8” e “la favola dalle tende alle case”. “Fin da subito dopo il terremoto proseguono - Bertolaso, commissario per l’emergenza, ha utilizzato i suoi poteri per ostacolare in tutti i modi la partecipazione e l’ autorganizzazione della popolazione, vietando assemblee e volantinaggi nelle tendopoli, trasferendo metà della popolazione in altre regioni, e repri- mendo ogni tipo di protesta, grazie alla complicità del prefetto e vice commissario Franco Gabrielli”. Uno che ora a Roma fa il prefetto. Ma tornando alla lettera, “con le palazzine del Progetto Case e le sue 19 “new town” - scrivono comitati e associazioni - Bertolaso ha contribuito alla devastazione del territorio aquilano, occupando 460 ettari fuori città e favorendo, grazie alla deroga sugli appalti dovuta all’ emergenza, le imprese che hanno costruito tali alloggi ad un costo intorno ai 3mila euro a metro quadro. Dopo cinque anni in alcune sono crollati i balconi e senza che ci fosse bisogno di un terremoto”. La conclusione è quindi “un appello ai romani (e a tutta Italia): questi personaggi appartenenti alla classe politica, che si definiscono “tecnici” o “bipartisan” in realtà nascondono la peggiore politica”. Robert Vignola LA CONSULTAZIONE PER VERIFICARE IL GRADIMENTO SUL CANDIDATO IN PROGRAMMA SABATO E DOMENICA Arrivano i banchetti: frizione Salvini-Meloni banchetti arrivano. L’ufficializzazione è arrivata ieri: si terrà sabato 27 dalle 10 alle 18 e domenica 28 dalle 10 alle 13 la consultazione popolare voluta da Matteo Salvini per ascoltare i pareri dei romani sul prossimo candidato sindaco. I punti di raccolta delle schede, che daranno come opzione di voto tutti i nomi finora ipotizzati per il centrodestra, saranno almeno uno per ognuno degli ex 19 municipi di Roma. La nota che ha chiarito le modalità di consultazione è firmata da Barbara Mannucci e Fabio Sabbatani Schiuma, componenti del coordinamento romano di Noi I con Salvini e delegati all’organizzazione della campagna elettorale e al coordinamento iniziative. A gestire le operazioni di voto saranno i coordinatori municipali e i loro vice, il cui elenco verrà reso noto in settimana dal commissario romano di Ncs, Gian Marco Centinaio. “Tutto il lavoro verrà seguito in piena sintonia con i delegati all’organizzazione dei Municipi, Barbara Saltamartini, Luciano Andreoni, oltre allo stesso Schiuma”. Una questione affrontata polemicamente anche da Giorgia Meloni, che ieri è stata incalzata in merito dai conduttori della tra- smissione radiofonica di Rai Radio2 Un Giorno da Pecora, Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. Salvini “non si capisce bene cosa voglia fare. ma le primarie sono un’altra cosa. Ho detto a Salvini che ero anche disponibile a fare in tutta Italia ed insieme, è curioso che li faccia solo a Roma e per di più da solo. Se le primarie non le vuole nessuno, perché quelli che dicono di non volerle poi le fanno?”. Alla domanda se è arrabbiata con Salvini, la leader di Fdi ha poi risposto: “No, ma sono disorientata. Non capisco perché a Roma si stia perdendo tempo, mentre in altre città non è lo stesso. C’è un po’ di confusione in effetti, e non capisco perché”. Da una radio all’altra, alcune risposte (indirette) sono giunte dalla voce di Matteo Salvini attraverso i microfoni de La Zanzara, la trasmissione di Radio 24. “Il candidato a Roma? Non l’ho capito, non si sa, a me non lo ordina il medico di appoggiare uno che dice certe cose sui rom. Io voglio abbattere i campi rom, come fa Bertolaso ad amministrare con la Lega?”, si è chiesto il leader leghista. Che a domanda diretta ha rilanciato: “Sì, vanno fatte le primarie. Così scelgono LA CORSA DEI CINQUE STELLE Fuori una: si ritira Annalisa Bernabei S i assottiglia la scelta dei pochi iscritti (di eletti non si può parlare) a scegliere i candidati a sindaco del M5S a Roma. Ma a chiamarsi fuori dalla competizione, poche ore dopo che sul blog di Beppe Grillo era stato dato il via al “televoto” pentastellato, non è stato Paolo Ferrara bensì Annalisa Bernabei. “Cari amici e amiche, innanzitutto vi ringrazio nuovamente per il sostegno che mi avete dato in questi giorni. Non avrei mai pensato a un risultato simile e credo di essere la chiara testimonianza di quanto il modello M5S non solo funzioni, ma rappresenti il futuro per il nostro Paese: il cittadino che entra nelle istituzioni e si fa Stato. Ciononostante, ho riflettuto molto sulla mia candidatura a sindaco di Roma e credo sia più corretto lasciare che siano gli altri 5 portavoce (Teresa, Enrico, Marcello, Virginia e Paolo), visto il lavoro che hanno svolto finora all’interno della macchina amministrativa di Roma, a contendersi la candidatura a primo cittadino. Io continuerò a correre come candidato consigliere M5S, con l’auspicio che insieme ai cittadini romani questa volta sapremo metterci alle spalle lo scempio lasciato dai partiti, aprendo una nuova era nella Capitale, quella di una città che rinasce insieme alla sua gente”. Nessuna motivazione ufficiale se non quella di non essere uscente dal consiglio comunale: pare tuttavia che a pesare sia stata la scarsa predisposizione della candidata, una studen- i romani. Altrove abbiamo trovato una soluzione, a Roma chiediamo aiuto ai cittadini per risolvere un problema”. Mantenendo le riserve già espresse su Bertolaso perché “ha elogiato Rutelli, un giorno ha detto che i rom sono vittime e il terzo giorno ha parlato bene pure del candidato del Pd, che lo voterebbe. Adesso scelgano i cittadini, i romani”, la conclusione di Salvini. R. V. L’INTERVENTO tessa ventisettenne, all’eloquio pubblico dimostrata con la conferenza stampa di presentazione, con tanto di pressioni nei suoi confronti a farsi da parte. “Queste sono delle fantasie che sono state inventate da chi teme il M5S. Non ho subito nessun tipo di pressione. Come ho scritto, ho ritenuto che fosse più corretto lasciar concorrere gli altri cinque portavoce che conoscete. Comunque concorro come consigliere”. Tant’è: attesa dal Pd era invece la ritirata di Paolo Ferrara, accusato da un Matteo Orfini col dente particolarmente avvelenato di aver contrastato Libera (l’associazione contro le mafie) con una denuncia, di essere considerato vicino a stabilimenti “abusivi” e di aver negato la solidarietà ad una giornalista minacciata. Il diretto interessato le ha bollate come fandonie. R. V. Cochi: “Perché più attenzione alla Casa della Fotografia che a Campo Testaccio?” iclicamente si torna a parlare della sorte di Campo Testaccio, oggi il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti sarà in zona nella attigua scuola media comunale Cattaneo di Via Nicola Zabaglia, mentre il Municipio, sollecitato dal Commissario Tronca, è stato chiamato a mettere in sicurezza ex spogliatoi e segreteria. Sulla questione però si registra la presa di posizione di Alessandro Cochi, ex conigliere comunale indipendente di centrodestra. “Il perenne abbandono del glorioso impianto, sta provocando nel vicino asilo nido "i Coccetti" pesanti infiltrazioni di acqua piovana e desta anche non poca preoccupazione l'occupazione, non si sa bene da parte di chi, dei locali sottostanti al perimetro del Campo; ma è doveroso evidenziare anche il pericolo incendi e la presenza di animali selvatici che, nelle C sempre più alte sterpaglie presenti nell'area, hanno trovato purtroppo il loro habitat. Fotografati non molto tempo fa alcuni serpenti e viste nei pressi addirittura delle galline! Ancora molto e ingiustamente incerto è il destino del glorioso Campo dopo le due sentenze, del Tar e del Consiglio di Stato, il cui esito a favore del Comune, dopo anni di nostre battaglie e lavoro anche trasversale, avrebbe dovuto portare a uno sblocco dell'incredibile stallo che si perpetua purtroppo da anni. Ma nulla si è mosso ancora e perciò chiediamo al Commissario Tronca e al Presidente Zingaretti "reduci" dalla recente presentazione olimpica di "Roma 2024", qualcosa di importante riguardo l'intera area in concessione e di proprietà di Roma Capitale. Altrimenti la visita di martedì rischia di essere solo uno dei primi incontri, già dal possibile sapore un pochino elettorale. Vorremmo davvero che non fosse così, anche per dare qualcosa di concreto alle pressanti richieste dai cittadini romani, del XX rione, che dal 2006 sono privati di quell'importante e storica area sportiva. Privazione che purtroppo va ad aggiungersi allo Stadio Flaminio, al Palapisana, ed altri impianti sportivi fermi in questi ultimi tre anni. E sempre su Testaccio chiediamo al Commissario Tronca, al Sub Commissario per l’Urbanistica, e all’Ufficio Città Storica se sia il caso di proseguire con la “Casa della Fotografia” nell’Ex mattatoio da sempre, dubbia opera come utilità sociale, che sta costando alcuni milioni di euro che potevano essere dirottati su un possibile centro di costo sempre del bilancio comunale per riqualificare il Campo all’interno del rione”, conclude Cochi. R. V. 9 Martedì 23 febbraio 2016 DALL’ITALIA DOPO IL SUO RECLUTAMENTO AI FOREIGN FIGHTERS, ARRIVATA IN SIRIA, LA DICIANNOVENNE MAROCCHINA CHIEDE AIUTO Meriem Rehaily: “Mi sono pentita, voglio tornare a casa” La giovane, che viveva a Padova, aveva pubblicato in rete contenuti inneggianti allo Stato Islamico di Chantal Capasso embra si sia pentita di Meriem Rehaily, 19enne di origine marocchine fuggita da Arzegrande (Padova) a luglio per arruolarsi nell'Isis. La donna avrebbe chiamato un mese fa un suo familiare chiedendogli aiuto. Meriem era stata reclutata tra i foreign fighters attraverso Internet. La richiesta telefonica di aiuto della giovane marocchina al suo familiare è stata intercettata dagli investigatori del Ros, tanto da far scattare il protocollo internazionale per proteggere Meriem e soprattutto la sua famiglia. Il timore degli investigatori che il suo pentimento considerata una sorta di “diserzione” è possa indurre i militanti di Daesh a tentare una ritorsione nei confronti degli stessi parenti della giovane. La sua vita sembrava quella di una qualsiasi ragazza della sua età, scuola, amici, shopping. Ma dietro a questi interessi apparentemente innocui si nascondeva quello morboso per lo stato islamico. Per fuggire dall'Italia, Meriem, che aveva dichiarato di essere diventata un "soldato dell'esercito informatico", si sarebbe imbarcata da Bologna su un aereo diretto in Turchia e da qui avrebbe raggiunto la Siria. A rivelare la doppia natura di Meriem è l’hard disk del suo computer, sequestrato dopo la sua sparizione nel luglio scorso. Gli investigatori hanno tratteggiato un profilo ben diverso da quello della studentessa di quarta superiore integrata da dieci anni nella realtà italiana. I suoi segreti, le passioni tenute nascoste agli stessi genitori, spuntano dalla memoria Jihad: l’“esercito” italiano S foreign fighters partono anche dall’Italia. Sono ben 93 i soggetti, secondo l’ultimo dato di una statistica in continuo aggiornamento da parte di forze di polizia e intelligence, che hanno lasciato il Belpaese per unirsi alla jihad. Di loro almeno dieci hanno passaporto italiano o sono naturalizzati. La grande maggioranza è costituita da stranieri che sono partiti dall’Italia (oppure hanno in qualche modo avuto a che fare con il Paese) per raggiungere i teatri di guerra. Secondo le stime sarebbero ben 30mila i soggetti provenienti da Pesi esteri che sono andati a combattere in Siria, dove evidentemente lo Stato islamico esercita una forte attrattiva nei confronti dei giovani radicalizzati pronti a morire per la causa del Califfato. Un “appeal” che coinvolge anche persone partite dall’Italia quindi, dove tuttavia il numero è marginale rispetto ad altri Paesi, se si pensa che sono tra cinquemila e settemila i combattenti europei. E non si tratta, come si potrebbe pesare, di soggetti disadattati ed emarginati sociali, ma anche di persone ben integrate nel tessuto occidentale. A preoccupare in particolare è una diaspora, cioè del rientro dai teatri di guerra iracheni, siriani, libici, dopo un addestramento militare ed un’ulteriore radi- I del pc e raccontano di ore e ore trascorse da ‘sorella Rim, soldato dell’esercito informatico’, come si era ribattezzata sul web, davanti al video a controllare i siti che inneggiano alla jihad. Tanto da aver addirittura trovato, sospettano gli investigatori, il canale giusto per progettare, farsi finanziare e attuare la sua trasformazione in foreign fighter. Anche i tabulati del suo telefono testimoniano chiamate sia in entrata che in uscita da un ripetitore che si trova negli Stati Uniti. Mentre si trovava ancora nella sua modesta casa di campagna a Pado- va, sembra che qualcuno avrebbe provveduto a rendere il suo smartphone immune a qualsiasi tipo di intercettazione. Secondo gli investigatori Meriem, di giorno conduceva una vita ordinaria di una ragazza della sua età e fra i suoi progetti c’era anche una vacanza con la famiglia in Marocco, ma di notte pianificava attacchi informatici e diffondeva messaggi di propaganda. E’ nei mesi precedenti la sua sparizione avrebbe redatto una ‘killing list’ jihadista, sia pure in parte errata, con dati anagrafici, numeri di telefono e indirizzi di casa di dieci ap- partenenti alle forze dell’ordine “da uccidere”. Il dubbio degli investigatori è che Meriem possa aver fornito al suo reclutatore i numeri di telefono di coetanei della zona da assoldare alla causa. Si spiegherebbe così la testimonianza di una calizzazione. Per quanto riguarda la rotta, a destare maggiore preoccupazione, è quella balcanica (da lì sono partiti per la Siria 875 foreign fighters), mentre finora non ci sono evidenze di rientri via mare mimetizzati tra i migranti. Nell’elenco dei foreign fighters italiani una quindicina sono i morti, mentre altri sono stati arrestati. A perdere la vita fu, ad esempio, Giuliano ‘Ibrahim’ Delnevo, genovese convertitosi all’Islam, morto in Siria dalle parti di Aleppo nel giugno del 2013 a 23 anni. A finire in manette, per citare l’ultimo caso un mese fa, un marocchino di 25 anni, Hamil Mehdi, da anni residente a Luzzi (Cosenza). Secondo gli investigatori l’immigrato aveva una naturale propensione a “sposare la causa dell’Isis” ed era pronto ad offrire la “propria vita per la jihad”. Per questo motivo studiava i filmati sull’addestramento dei terroristi. Non mancano, poi, i latitanti come Maria Giulia ‘Fatima’ Sergio, originaria di Torre del Greco (Napoli) che si troverebbe in Siria a combattere nelle fila dell’Isis insieme al marito albanese. Preoccupano dunque i focolai dell’integralismo legato alla guerra santa, tutte potenziali minacce del terrore, che potrebbero colpire l'Italia come avvenuto a Parigi. sua amica marocchina che ha raccontato di essere stata contattata via whatsapp da una persona che le avrebbe inviato una foto con un uomo che baciava una bandiera nera dell’Is e la frase ‘Gli alleati sono diventati un Paese’. REGGIO CALABRIA SALERNO Uccide la moglie a fucilate, dopo la fuga si consegna Il fidanzato ammazza il padre Lei: “Ora non ho più nulla” vrebbe imbracciato il fucile, regolarmente detenuto, e ucciso la moglie all’interno dell’abitazione dove abitavano. L’ennesimo dramma coniugale arriva da Molochio, in provincia di Reggio Calabria, dove Salvatore Morabito, 65 anni ha ucciso Annamaria Luci, 55 anni. Subito dopo l’assassinio l’uomo ha fatto perdere le sue tracce, salvo poi consegnarsi ai carabinieri. Secondo una prima ricostruzione fatta dei carabinieri, tra marito e moglie ci sarebbe stato l’ennesimo litigio per questioni familiari. Si trovavano ancora a tavola quando poi, improvvisamente, l’uomo si è alzato è andato nel soggiorno, ha preso il fucile calibro 12 a pallini. Proprio con quell’arma ha sparato alla moglie, due volte, non lasciandole scam- A po. La donna sarebbe morta sul colpo. Anna Maria Luci è stata ferita mortalmente al torace e alla testa. Il dramma si è consumato tra le mura domestiche di una palazzina alla periferia del piccolo centro dell'area pre-aspromontana a ridosso della Piana di Gioia Tauro, dove i due vivevano. Dopo il delitto il 65enne si è allontanato. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Molochio e della Compagnia di Taurianova che hanno immediatamente avviato la indagini. Una fuga quella dell’omicida che comunque non è durata molto. Probabilmente sentendosi braccato dai militari dell’arma, si è consegnato recandosi alla stazione di Molochio. Secondo quanto trapelato dai vicini comunque da tempo i rapporti tra moglie e marito non erano dei migliori. I due infatti litigavano spesso. Nessuno però avrebbe pensato che proprio al culmine di uno di qui diverbi si fosse arB.F. rivati alla tragedia. a ucciso il padre della sua fidanzata, il 60enne Eugenio Tuda De Marco, dopo l’ennesima violenta lite. Luca Gentile, 21 anni, è stato arrestato e condotto in carcere, dopo aver confessato. La tragedia è avvenuta sabato sera nell’abitazione della vittima, a Salerno. Ad incastrare il giovane che, ascoltato dagli inquirenti, aveva dato una ricostruzione dei fatti poco convincente, sono state le tracce ematiche, compatibili con l’omicidio. Una volta fermato è crollato ammettendo le sue responsabilità. Lo ha colpito al torace e alla schiena con due fendenti. I carabinieri del Nucleo Radiomobile, intervenuti sul posto, hanno trovato il 60enne a terra esanime, vicino alla porta di ingresso del soggiorno. H Secondo il ragazzo, l’omicidio è maturato in seguito ad una lite dovuta a forti contrasti personali e caratteriali. E ora, a urlare la sua rabbia su Facebook, è proprio la figlia dell’uomo, Daniela, 23 anni, colei che ha lanciato l’allarme preoccupata perché il padre non le rispondeva né al citofono né ai diversi messaggi. “Papà sarai sempre la nostra gioia nei cuori ti amo, vita mia sempre – scrive postando una foto del genitore – Ora che ti ho perso sto capendo di non avere più nulla”. Scorrendo il profilo si trovano anche post di amore con il reo confesso. “Sarò il tuo sogno – gli scriveva Luca – il tuo desiderio, la tua fantasia, sarò la tua speranza, sarò il tuo amore, sarò ogni cosa di cui tu possa aver bisogno e ad ogni respiro ti amerò sempre di più”. Il giorno prima dell’omicidio poi si legge: “Non ti lascerò per nessuna ragione. Mi devono solo uccidere per perderti”. E lei rilancia allo stesso modo: “Anche a me devono uccidere per non perderti mai, ora che ti ho ritrovato”. Probabilmente non poteva sapere che sarebbe stato proprio lui, a poche ore da quel messaggio, a togliere la vita all’uomo più importante della sua B.F. vita: il papà. 10 Martedì 23 febbraio 2016 DALL’ITALIA VALDAGNO – PADRE E FIGLIO SOSPETTATI DI UNA SERIE DI COLPI AVVENUTI IN BAITE E VILLETTE Rubò da Mattielli: arrestato nomade recidivo Cris Caris, 31 anni, venne coinvolto dalla sparatoria al deposito di rottami dell’artigiano che costò all’uomo una condanna e la morte, oltre ad un cospicuo risarcimento. Soldi che dovrebbero finire in tasca al criminale ra stato protagonista del furto che costò una condanna e la morte di Ermes Mattielli, nonché un cospicuo risarcimento in suo favore. Soldi che dovrebbero dunque finire proprio nelle tasche di Cris Caris, 31enne, uno dei due nomadi a cui l’artigiano aveva sparato contro dopo averli trovati nella sua proprietà di Scalini di Arsiero, mentre col buio tentavano di portare via del ferro vecchio. Era il 13 giugno del 2006. A distanza di quasi dieci anni il nomade però non ha smesso di commettere furti. Domenica notte il 31enne del campo nomadi di Santorso (Vicenza) è stato arrestato dai carabinieri per un colpo in una baita di Nogarole Vicentino. Insieme a lui in manette è finito anche il padre, Enzo Caris, 56 anni. Dopo la segnalazione di alcuni cittadini di Recoaro che avevano indicato ai militari l’auto dei sospettati, i due sono stati pedinati dalle orze dell’ordine che li hanno beccati sul fatto: l’arresto è infatti scattata in fla- E granza di reato. Il 31enne recidivo e pluripregiudicato e il genitore, entrambi nullafacenti, accusati di furto aggravato sono stati trasferiti al carcere di San Pio X a Vicenza. Secondo quanto ricostruito padre e figlio erano dediti ai furti nelle case di montagna, dalle quali asportavano prevalentemente attrezzi di lavoro. Domenica, dopo aver girovagato per i comuni di Valdagno, Recoaro e Trissino, si sono diretti a Nogarole. A quel punto hanno parcheggiato la Fiat Panda su cui viaggiavano e si sono diretti verso la baita, di proprietà di un imprenditore di Trissino, dove sono entrati forzando la porta. Mentre stavano cercando di allontanarsi con una motofalciatrice del valore di 2mila euro, sono stati bloccati dai carabinieri, che hanno trovato nella loro auto arnesi da scasso, grimaldelli, un piccone, torce elettriche, oltre all’abbigliamento usato dal più giovane per travisarsi, riconducibile a diverse segnalazioni di altri episodi simili nel Recoarese. Il sospetto è infatti che la banda sia protagonista anche di altri colpi che si sono registrati nella zona nelle ultime settimane. Sul caso sono comunque ancora in corso le indagini. Da tempo infatti nell’alta valle dell’Agno si parla dei “misteriosi ladri” della Fiat Panda Rossa 4×4, visti girare nottetempo soprattutto nel territorio di Recoaro, Trissino e Valdagno. Sono almeno 24 i furti portati a termine in baite e villette della zona ed i militari hanno concreti elementi per ricondurli proprio alla coppia di nomadi di Santorso, sia per l’utilizzo della Panda rossa (che è stata confiscata), sia per l’abbigliamento usato. Fondamentali nelle indagini anche le fototrappole, installate da diversi proprietari dopo l’escalation di furti. Il 31enne, infatti, sarebbe coinvolto almeno in un’altra effrazione: sarebbe stato immortalato da una foto, mentre entrava in una baita visitata dai ladri qualche mese fa, a Recoaro. Addosso aveva lo stesso piumino nero utilizzato nel colpo di domenica sera. Pare dunque che la carriera criminale del nomade non sia mai finita. Eppure lui è riuscito perfino a passare da carnefice a vittima quando rubò a casa di Ermes Mattielli. L’artigiano vicentino infatti sparò a lui e al suo complice e, per quel’episodio, fu condannato in primo grado a 5 anni e 4 mesi di carcere con risarcimento di 135 mila euro proprio per il duplice tentato omicidio. Soldi destinati a Cris Caris, per l’appunto, e al complice Blu Helt. Ora Ermes è morto, e uno dei due banditi, pur continuando la sua “attività” rischia anche di impossessarsi di parte dell’eredità della vittima. Quella vera. Barbara Fruch MILANO: AGGRESSIONE ALL’UNIVERSITÀ Calci e pugni ad uno studente di destra Il Gruppo Alpha denuncia l’accaduto. E la mistificazione dei collettivi, che vorrebbero passare per vittime tava studiando nella biblioteca dell’Ateneo milanese, nella sede di via Festa del perdono. Ed è stato vigliaccamente aggredito da una ventina di facinorosi, che lo hanno prima insultato e poi preso a sputi, calci e pugni. E’ accaduto ad un militante della destra universitaria. La denuncia arriva dai responsabili del Fronte Universitario e Gruppo Alpha, che in una nota hanno raccontato dell’attacco “subito da un militante ad opera dei soliti autoproclamati difensori S della democrazia, a cui non è piaciuta la nostra manifestazione in difesa dei martiri delle Foibe dopo che l’Ateneo aveva deciso di non concederci l’aula per la commemorazione. Forti di questo fatto e dell’impunità garantita dall’Ateneo, tali soggetti si sono sentiti in diritto di aggredire un nostro militante”. Che è stato soccorso dal personale dell’Ateneo. Per riportare la calma è quindi intervenuta la polizia. “Dopo che il nostro studente ha chiamato per avvisare che era costretto a rimanere in biblioteca, per permettergli di tornare a casa i nostri militanti e alcuni ragazzi che lavorano in zona si sono recati all’Università. Vi sono stati dei confronti verbali tra noi e gli aggressori, ma non c’è stata nessuna caccia all’uomo, se non quella subita questa mattina davanti alla biblioteca”. Già, perché i gruppi di sinistra protagonisti dell’aggressione hanno fornito un’altra versione, completamente opposta e tendente a far passare dalla parte del torto, con l’aiuto anche di una certa stampa compiacente, chi ha invece tutte le ragioni. Si legge infatti in un articolo on line che “i collettivi universitari sono stati aggrediti dai fascisti”. Come racconta un rappresentante degli studenti di sinistra “erano una quindicina e li abbiamo visti arrivare. Erano vestiti di nero e hanno minacciato me e una ragazza. Poi sono entrati in biblioteca e hanno aggredito tre studenti che si trovavano là dentro. Erano organizzati, con metodi da squadracce. Questo episodio è inaccettabile, non perché mi coinvolge direttamente, TORINO Omicidio Rosboch: fermi convalidati onvalidati i fermi di Gabriele Defilippi, Roberto Obert e Caterina Abbatista, accusati dell’omicidio di Gloria Rosboch, la professoressa di Castellamonte (Torino) scomparsa lo scorso 13 gennaio e ritrovata cadavere in una vasca di scolo di una discarica a Rivara lo scorso venerdì. Obert e Defilippi sono accusati di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere, mentre la madre di quest’ultimo, Caterina Abbattista, deve rispondere di concorso in omicidio. C La decisione è stata presa dal gip Marianna Tiseo dopo due ore di camera di consiglio. Secondo l’autopsia, eseguita nella giornata di sabato, la donna è stata strangolata con un laccio, forse una sciarpa o un foulard di tessuto leggero, che non ha lasciato escoriazioni. Un omicidio premeditato nei dettagli, secondo gli inquirenti, allo scopo di ‘zittire’ le pretese di restituzione del denaro, 187mila euro, che era stato sottratto alla donna con una truffa e che era già in gran parte sparito. ma perché dimostra che i movimenti neofascisti stanno rialzando la testa anche a Milano e non solo in tutta Europa”. Una mistificazione totale della realtà. Che Gruppo Alpha e Fronte universitario non hanno mancato di sottolineare: “diciamo basta alle menzogne di gente che predica contro la violenza, inneggiando alla libertà ed è poi la prima a negare in concreto ciò per cui dice di battersi. Siamo esterrefatti dal fatto che, come al solito, questi gruppuscoli cerano di falsare la realtà e chiediamo una presa di posizione pubblica, chiara e netta da parte delle istituzioni accademiche. Non è più tollerabile questo clima di totale impunità”. Cristina Di Giorgi VERCELLI Al momento gli investigatori sono in possesso delle confessioni di Gabriele e Roberto, i quali però si sono accusati a vicenda dell’omicidio, mentre ha negato ogni coinvolgimento nel delitto Caterina Abbattista. Secondo quanto ha riferito dal legale Pier Franco Bertolino dell’ex allievo(che ha chiesto lui di essere messo in isolamento), “la personalità sarà da analizzare, qualche problema ce l’ha. Non so se chiederemo delle perizie psicologiche – ha aggiunto il legale – certamente chiederemo delle verifiche”. Intanto, la Procura ha dato il nulla osta ai funerali di Gloria Rosboch. La cerimonia si svolgerà oggi, mercoledì, alle 15 nella chiesa SS Pietro e Paolo di Castellamonte. Rapinavano tir: undici in manette l loro obiettivo erano i tir che trasportavano beni di lusso da riciclare sul mercato nero. Sono undici i componenti della banda che sono stati arrestati dalla polizia di Vercelli: da tempo commetteva rapine ai mezzi che viaggiavano sulle autostrade del Piemonte e della Lombardia. Sono ritenuti responsabili di 3 rapine a mano armata con sequestro di persona e di 2 rapine tentate, della ricettazione della merce sottratta, del riciclaggio di alcuni veicoli I utilizzati per la commissione dei reati. L'indagine era scaturita dopo il colpo, nel febbraio 2015, ai danni di un autotrasportatore francese che trasportava un carico di profumi e cosmetici per un valore di 5 milioni di euro. Rapina in quel caso sventata grazie al pronto intervento delle pattuglie della polizia stradale che costrinsero i malviventi alla fuga e all’abbandono del mezzo contenente la refurtiva. Secondo quanti ricostruito era- no almeno 5/6 persone a volto coperto ed armate di pistola che, viaggiando a bordo di 2/3 veicoli, costringevano gli autisti a fermarsi utilizzando un trattore stradale. Mentre alcuni immobilizzavano l’autista con fascette di plastica per cavi elettrici, il semirimorchio carico di merce veniva sganciato dal mezzo rapinato e riagganciato al trattore. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti e sequestrati una decina di mezzi, tutti di provenienza illecita, utilizzati per commettere le rapine. Tutti i mezzi rapinati trasportavano prodotti di note marchi di abbigliamento, profumi, occhiali e telefonia, per un valore commerciale di circa 15 milioni di euro. 11 Martedì 23 febbraio 2016 CULTURA DA PETRARCA E DANTE FINO AD OGGI, ANCHE I GATTI ISPIRANO LA LETTERATURA. E NON SOLO Il mondo felino senza confini Film, cartoni animati, libri: questi amici a quattro zampe sono i protagonisti di moltissime storie di Marco Buonasorte “Q uando gioco con la mia gatta, chi può dire se si diverte più lei a scherzare con me o io a giocare con lei?" questo era quanto scriveva Montaigne in alcuni dei suoi saggi, ma ì il filosofo e letterato francese non era il solo a provare una certa simpatia per i gatti, difatti anche Petrarca desiderava avere sempre accanto la sua micia Dulcina; lo stesso Dante, spesso e volentieri, aveva sulle gambe un piccolo felino nero a fargli compagnia; e lo scrittore francese Alexandre Dumas espresse la propria inclinazione nei confronti dei felini scrivendo:“Il gatto è veramente aristocratico nelle fattezze e nelle origini”. Flaiano diceva ai suoi amici che il proprio gatto faceva quello che lui voleva facesse. È molto viva la presenza dei felini domestici all’interno dei romanzi, per esempio “Gatto ergo sum” di Federica Sgarbi, dei racconti, come “Artigli e fusa, diciotto racconti magici sui gatti”, a cura di Jack Dann e Gardner Dozois. Ci sono state poi anche molte poesie dedicate a questi piccoli amici a quattro zampe, scritte anche da autori famosi, come “La gatta” di Giovanni Pascoli. Anche i cartoni animati hanno avuto come protagonisti o come personaggi principali della storia, questi piccoli animali così misteriosi ed attraenti, come il famosissimo “Gatto con gli stivali”. Poi, per esempio, nel secondo, nel terzo e nel quarto capitolo della quadrilogia animata di “Shrek”; nel film “Il gatto con gli stivali, che avrà poi un sequel intitolato “Il gatto con gli stivali 2: 9 vite e 40 ladroni”, che sarà ispirato alla storia di “Alì Babà e i 40 ladroni”; il gatto preferito dai bambini è stato anche il protagonista, insieme ai tre mici suoi figli, del cortometraggio “Il gatto con gli stivali e i tre diablos”. E, a proposito di cartoni animati, come dimenticare il mitico Silvestro, eterno nemico del canarino Titti, o lo straordinario Tom, rivale di Jerry. ROMA - TANTI I TURISTI PER IL GIUBILEO Sepolcreto di via Ostiense: raddoppiati i turni di visite a Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali ha deciso di raddoppiare le aperture straordinarie al Sepolcreto romano della via Ostiense, promosse in occasione del Grande Giubileo della Misericordia. Saranno offerti non più uno ma due turni di visite in cui cittadini romani e turisti potranno ammirare l'importante area archeologica, notevole testimonianza delle vaste necropoli che sorgevano in età romana lungo la strada che conduceva al porto della città e dove, dopo il martirio, trovò sepoltura l'apostolo Paolo. La sua tomba, originariamente inserita in un colombario pagano, costituì il fulcro del primo luogo di culto e della successiva basilica paleocristiana. Questo il nuovo calendario delle visite previste per il 2016, che saranno effettuate dagli archeologi della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali (le L Ma i gatti sono “andati oltre”, sono anche i protagonisti del 90% degli scritti di Luis Sepulveda, che da poco è uscito in libreria con una nuova favola dedicata ai personaggi del mondo animale. “I gatti portano sempre un che di arcano percepito istintivamente da chiunque li frequenti e sfruttato a piene mani da scrittori e poeti”, sostiene Mauro Bersani in quella che è l’introduzione al libro “Gatti”, prenotazioni saranno aperte 30 giorni prima della visita): 12 marzo ore 10.30 e 11.30 (le prenotazioni per la visita delle 10.30 apriranno domani, 23 febbraio, alle ore 09.00); 16 aprile ore 10.30 e 11.30 (le prenotazioni apriranno il 17 marzo); 21 maggio ore 10.30 e 11.30 (le prenotazioni apriranno il 21 aprile); 18 giugno ore 10.30 e 11.30 (le prenotazioni apriranno il 19 maggio). Luogo di ritrovo: viale Ostiense 195 Parco Schuster, all'altezza della Basilica di San Paolo fuori le mura. edito da Einaudi; i nostri piccoli amici pelosi hanno ispirato non poco quello che è il mondo letterario; anche lo scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino Jorge Francisco Isidoro Luis Borges ha dedicato dei versi a questo particolare e curioso animale, Borges scrive: “Tua la solitudine, tuo il segreto. Stai in un altro tempo. Sei il padrone /di uno spazio chiuso come il sogno”. LA ROMANA ALESSIA GIULIMONDI PUBBLICA UN LIBRO AD APPENA 16 ANNI. MA È UNA STORIA DA GRANDI… “Sporcarsi” subito la vita con l’inchiostro Due ragazzi e lo sfondo della Seconda guerra mondiale - Giovedì 25 la presentazione a Roma niziare un romanzo a 10 anni, finirlo a 14 e pubblicarlo a 16 non avviene tutti i giorni. E’ la storia di Alessia Giulimondi, studentessa romana del liceo classico Bertrand Russel che il 25 febbraio, alle 18, presenterà presso la Biblioteca di via La Spezia a Roma il suo romanzo “Inchiostro”, pubblicato da Prospettiva Editrice. È il racconto di due ragazzi, lui orfano italiano e lei tedesca, figlia di un personaggio “molto speciale”, che cercano di fuggire dalla Berlino in fiamme del 1944 verso Roma. L’espediente narrativo è quello di una lettera che il giovane Nigel trova in soffitta: appartiene al padre da poco deceduto ed è indirizzata a lui. Così si apre la storia, che si dipana fra passato e presente e affronta il perpetuo senso di colpa dei due protagonisti, la loro - molto contemporanea - paura di amare, accanto alla paura molto lontana dalla nostra quotidianità - di sopravvivere a una situazione catastrofica. Sul- I lo sfondo di tutta la vicenda, la tragedia della Seconda guerra mondiale. Nella sua introduzione Alessia avverte il lettore: “So che manca l’approfondimento storico e culturale, so che vi saranno inverosimiglianze e semplicità linguistiche, perché ero, e dopotutto sono tutt’ora, una bambina”. Al contrario, ciò che colpisce soprattutto di “Inchiostro” è la capacità dell’autrice, appena adolescente, di immaginare situazioni ed epoche sideralmente lontane dalla sua realtà, così come lasciano esterrefatti la proprietà del linguaggio e la profondità dell’introspezione dei personaggi. Alessia, come è cominciata la tua avventura con “Inchiostro”? “Avevo dieci anni, la maestra a scuola ci aveva dato, come compito per le vacanze di Natale, quello di scrivere una storia che fosse ambientata durante l’ultima guerra. Così, in cinque pagine, ebbi modo di fissare l’intreccio della storia. La correzione del compito, poi, finì in un nulla di fatto, poiché secondo la maestra, qualcuno di noi si era “fatto aiutare” un po’ troppo, a casa. Ma io avevo scritto tutto da sola. Fu durante l’estate che decisi di riprendere in mano il compito, per impostarlo come un romanzo vero e proprio. Appassionata e onnivora lettrice, fin da piccola ho sempre avuto il chiodo fisso di scrivere un libro. A otto anni, non a caso, avevo già scritto un racconto fantastico. Il romanzo è stato comunque un lavoro discontinuo, protrattosi per quattro anni, dato che per lunghi periodi lasciavo maturare le idee senza scrivere nulla”. Quanto c’è di te nei personaggi di cui racconti? “Non amo parlare di me quando scrivo. Vado, piuttosto, a cercare un altro mondo, un universo parallelo nel quale mi vado a rifugiare. Per me la scrittura è creare dal nulla, cose realistiche che mai potrebbero accadermi, una sorta di viaggio fantastico. Mi piace inventare personaggi lontani da me. C’è sempre qualcosa di autobiografico dell’autore, in almeno un personaggio. Forse anche in qualcuno dei miei, ma questo avviene probabilmente a livello inconscio”. A chi, per primo, hai fatto leggere la bozza? “I miei genitori sapevano che stavo scrivendo questo romanzo, ma solo quando l’ho finito mi sono decisa a farlo leggere da loro. È stato un trauma, perché era stato fino ad allora qualcosa di intimo e personale. Sempre presente era, in me, la coscienza di essere piccola e la paura di scrivere banalità. I miei rimasero invece molto meravigliati dal mio scritto e decisero di aiutarmi nel provare a mandarlo a qualche casa editrice. Inaspettatamente furono in tante a risponderci, con delle proposte editoriali, decidemmo così di affidare il romanzo a Prospettiva Editrice, che può contare su una distribuzione Mondadori”. Una domanda irrinunciabile: cosa vorresti fare da grande? “Chiaramente mi piacerebbe fare la scrittrice, anche se so bene che è una professione con cui difficilmente ci si può mantenere. Per questo ho pensato a un piano b e a un piano c. Certo è che mi piacerebbe lavorare nel mondo dell’arte, del teatro per esempio, dato che è la cosa che sento mi A.C. riesce meglio”. 12 Martedì 23 febbraio 2016 SPORT LA ROMA SPORTIVA SI SPACCA PRO E CONTRO IL CAPITANO. DECIDERÀ IL PRESIDENTE Totti-Spalletti, la palla passa a Pallotta di Marco Buonasorte a piazza di Roma, si sa, è una tra le più calde di tutte, ma i dissidi sono sempre stati tra tifosi e dirigenti o allenatori o calciatori ritenuti “mercenari”. Questa volta la polemica scoppia tra il capitano giallorosso e mister Luciano Spalletti, dopo un’intervista rilasciata dallo stesso Totti al TG1, nella quale Francesco si è lamentato pubblicamente per il suo poco impiego in campo questa stagione, visto che fino allo scorso anno si può dire abbia giocato da titolare inamovibile; il numero dieci fa anche un accenno ad una mancanza di rispetto, probabilmente riferita al comportamento di Luciano Spalletti il quale ha fatto entrare il capitano gli ultimi cinque minuti di una partita che era già ormai decisa, quella con il Real Madrid. Probabilmente Totti ha ritenuto che Spalletti lo avesse fatto entrare solamente per fargli un favore; a questo punto il capitano ha ritenuto opportuno rilasciare l’intervista, cogliendo l’occasione per dire pubblicamente di sentirsi “escluso” dalla squadra e poco rispettato. Dal punto di vista umano, quel che ha fatto Totti è comprensibile: parliamo di un giocatore che fino alla stagione scorsa, vale a dire a 39 anni compiuti, ancora giocava come se avesse 25 anni e che si ritrova di colpo in panchina con il suo minutaggio sensibilmente ridotto. Farebbe male a chiunque, ma al numero 10 giallorosso fa male più che ad altri, sia per quello che Totti ha dato alla Roma in 23 anni di onoratissima carriera, sia per quello che la maglia rappresenta per lo stesso giocatore. D’altra parte anche Spalletti ha i suoi motivi; il numero 10, per quanta voglia di giocare ancora si senta in corpo, o per quanto tenga alla maglia - amore innegabile - a settembre compirà 40 anni ed il fisico non è più lo stesso, non può E ieri la foto col segno di “vittoria” L eri Francesco Totti, come peraltro avevano dichiarato sia lui che Spalletti, si è regolarmente allenato a Trigoria, assieme agli altri compagni che non hanno disputato la gara con il Palermo. Intanto ieri mattina fuori i cancelli della curva Sud, a sostegno di Totti e contro la società, è apparso uno striscione con la scritta: “Prima lo stemma, poi le barriere, ora il capitano. Adesso basta”. La Roma ha invece pubblicato sul sito ufficiale proprio le foto dell'allenamento di ieri, come ogni giorno: copertina della fotogallery, probabilmente non un caso, una foto di gruppo, con tutti i giocatori intorno al capitano Francesco Totti, sorridente, con le dita a V in segno di vittoria. I reggere il ritmo di una squadra che, in media, ha un’età di 25 anni circa; per cui, se il risultato è sul 2 a 0 a favore della Roma, o i giallorossi hanno la possibilità di recuperare il risultato, capitan Totti potrebbe entrare in campo, anche perché ancora può fare la differenza (lo si è visto contro il Carpi, la Roma era in parità, al 15’ del secondo tempo entra il numero dieci e, giocando mezz’ora, fa un assist a Dzeko per il vantaggio giallorosso ed un minuto dopo è anche assist-man nei confronti di Salah per il definitivo 3-1 giallorosso). Andando avanti poi, moltissime figure importanti si sono espresse, chi in favore di capitan Totti, chi in favore di mister Spalletti; Carlo Mazzone è un difensore del numero dieci, ha accusato Spalletti di essere una persona che "cerca pubblicità di- struggendo l’immagine di Totti”. Silvio Berlusconi esprime il suo rispetto nei confronti del numero 10: “Fui tentato di acquistare Totti dalla Roma, ma le bandiere non si acquistano”; non mancano però anche i sostenitori del mister, tifosi che lo hanno definito “finalmente un allenatore con gli attributi”. Anche Mauro Baldissoni, direttore generale della AS Roma, ha voluto parlare del capitano giallorosso, dopo la partita. Il dg ha dichiarato che la società pensa a Francesco Totti ancora come a un giocatore, e nella mattinata successiva ha dichiarato che non è mai esistito un "caso Totti"; poi le parole dello stesso mister rilasciate a Premium Sport poco dopo la partita: “Totti? Ho 7-8 maglie sue, mio figlio mi ha chiesto perché ci avessi litigato. Se vorrà continuare a giocare, lo sosterrò”. Una situazione che, si spera, si risolverà presto; i primi di marzo dovrebbe venire James Pallotta a Roma per discutere di alcune faccende, tra i principali impegni sulla sua agenda c’è anche il capitano giallorosso e il suo contratto; Pallotta ha già dichiarato in passato il suo pieno appoggio nei confronti di Totti e la sua intenzione di rinnovargli il contratto nel momento in cui il capitano mostrasse questa intenzione, di continuare a giocare. Nessuno scenario è da escludere fino al raggiungimento di un accordo tra il presidente ed il numero 10, ma si spera possa concludersi nella maniera più soddisfacente per tutti.