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Chi di slide continua a ferire

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Chi di slide continua a ferire
Anno V - Numero 45 - Martedì 23 febbraio 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Politica
Economia
Sport
Cercasi ‘fiducia’
pure sulla Cirinnà
Incubo deflazione,
altro che ripresa
Totti divide Roma
e intanto si allena
A pag 2
Colosimo a pag 4
Buonasorte a pag 12
AL REFERENDUM SU BREXIT SI AGGIUNGONO ALTRE AUTOREVOLI VOCI PER LA FINE DEL DOMINIO SULLE NAZIONI RIMASTE SENZA SOVRANITÀ
di Francesco Storace
l coraggio parla inglese, la lingua di
un’Europa che si sarebbe trovata meglio
con il latino. Ma contano i forzieri, chi ne detiene
le chiavi. Sono però di più
quelli che ne soffrono ed
escono finalmente allo scoperto. Come nel caso della
guerra aperta all’Europa dichiarata dal sindaco di Londra, Boris Johnson, che a
Bruxelles ha cominciato metaforicamente a far capire
che potrebbe persino sparire la lingua.
Se Londra se ne va, anche
se non sta nell’euro, la costruzione crolla. E finisce la
pagliacciata delle zucchine
più lunghe o corte a cui ci
dobbiamo adeguare per decisione degli euroburocrati,
una pericolosa categoria di
sadici cervelloni che non
sanno che inventarsi per rovinarci la vita. Decidono
persino sulle nostre spiagge, oltre che su una moneta
che fa più danni a noi che
agli inglesi.
Ecco, la botta inferta da Mister Boris all’eurocrazia è
di quelle destinate a fare
rumore e proseliti. Perché
certo in Italia non possiamo
restare indifferenti. E il 23
giugno, quando Londra deciderà il proprio destino nel
referendum Brexit, se sarò
stato eletto sindaco anche la città
di Roma avrà pieno titolo a schierarsi nel rifiuto di politiche asservite a poteri ostili ai popoli.
I
di immigrazione. Ma centra
con efficacia la questione
principale: chi decide cosa.
Dalle nostre parti, ad esempio, di fronte alla necessità
di rivoluzionare un sistema
di welfare che regala assistenza e case popolari agli
stranieri dimenticando gli
italiani, i soloni che inneggiano a Bruxelles ad ogni
pie’ sospinto ci rintuzzano
dicendo che l’Europa non
consente “discriminazioni”.
No, discriminati da una politica demagogica sono i
nostri connazionali, questa
Europa vada definitivamente al diavolo.
Matteo Salvini ha proposto
ai suoi alleati di questo curioso centrodestra in cui si
mischiano l’ammirazione
per Marine Le Pen e il vassallaggio ad Angela Merkel,
di sentire il parere degli italiani attraverso una consultazione con modalità da definire sulla permanenza in
Europa.
Se sarò sindaco, quel 23
giugno, offriremo anche
spazi pubblici per chiamare
i romani ad esprimersi sul
tema. E credo che mai come
in questo momento dovrebbero farlo tutte le amministrazioni. Si sta giocando la
partita della sovranità e dovremmo essere chiamati a
disputarla con onestà, senza
inseguire miti di cartone.
L’Europa che abbiamo sognato non è stata edificata, perché
conta più il denaro che i valori.
Noi non possiamo starci. Non vogliamo. Non dobbiamo.
SENZA LINGUA
Nell’Europa che parla inglese, Londra pronta all’uscita
Il coraggio del sindaco Boris Johnson. A Roma faremo votare
Cresce l’insofferenza verso l’Ue,
e noi non intendiamo restare indifferenti all’onda popolare che
finalmente si ribella al dominio
ANCHE DALL'AQUILA LO ATTACCANO
dei mercanti di denaro. Siamo il
Paese che più paga un risparmio
privato ormai agli sgoccioli, accanto al “pericolo reale di perdita
di controllo democratico” denunciato proprio da Boris Johnson.
Che pure è un conservatore con
idee diverse dalle nostre in tema
RENZI CHIEDE LA PRIORITÀ AGLI ITALIANI, CHE RISPONDONO IN CORO: CHE TU TE NE VADA
Chi di slide continua a ferire...
di Igor Traboni
no si alza di buon mattino,
deciso ad affrontare con
il piglio giusto la giornata
e la settimana che va ad iniziare;
oppure appena mette i piedi per
terra gli incubi sono uguali a
quelli della notte appena trascorsa: dove lo trovo un lavoro? E
se perdo quello che ho? E i soldi
per le tasse, e per mangiare,
visto che oramai siamo quasi
alla fine del mese? Insomma,
l’italiano medio (anche se la classe media l’hanno distrutta gli ultimi governi, per convenzione
continuiamo a chiamarla così)
tutto vorrebbe augurarsi al sorgere del sole,
fuorché trovare questo messaggio: "Buongiorno. Qui trovate #ventiquattro slide sui
primi #ventiquattro mesi di governo. Siamo
a metà del cammino, mancano ancora due
anni. Qual è per voi la priorità? Qual è secondo voi la riforma più urgente, adesso?".
Firmato: Matteo Renzi. Che di mestiere fa il
presidente del Consiglio. Ma anche il se-
U
MA BERTOLASO
NON SI VERGOGNA?
Vignola a pag 8
gretario del Pd. Oppure, cosa che gli riesce
davvero bene, l’imbonitore via tv (sempre
ai suoi ordini) e attraverso i social network.
Come nel caso del post qui sopra, lanciato
su facebook.
Un risultato comunque l’ex sindaco di Firenze
lo ha ottenuto: gli italiani hanno risposto in
massa, indicando varie priorità, tutte riassumibili con un solo termine: “Vattene”, ri-
ferito per l’appunto all’autore
del messaggino.
I più garbati hanno indicato anche la strada che Renzi dovrebbe
seguire per i prossimi 24 mesi,
e che in genere porta ad un
certo paese. I meno gentili,
sono andati giù con gli improperi. Ma supportati da dati di
fatto, che solo Renzi, il suo fido
Padoan e quelli del giglio magico
cercano di ribaltare: “Ventiquattro mesi fa almeno sapevo come
arrivare alla fine del mese, ora
neanche quello”, ha commentato
per tutti un utente su facebook.
Roba che, se fossimo in quei
panni che non vorremmo mai,
ovvero del Renzi in persona, ci sarebbe da
che disperarsi, visto che un paio d’anni fa
c’era Enrico Letta, appena succeduto a
Mario Monti, non proprio due fulgidi esempi
di buon governo. Il Renzi, insomma, è riuscito a far peggio dell’uno e dell’altro. Anzi,
addirittura dei due messi insieme. Che per
giunta non avevano neppure lo stracco di
una slide.
2
Martedì 23 febbraio 2016
ATTUALITA’
RENZI PRONTO A RICORRERE AL SOLITO ESCAMOTAGE ANCHE PER IL CONTESTATO DDL CIRINNÀ
Unioni civili vuol dire (voto di) fiducia
E c’è anche il contentino per Alfano: niente stepchild adoption, almeno per il momento
er il Pd, ma soprattutto per il
suo segretario Matteo Renzi,
l’unica strada per cercare di
portare a casa il ddl sulle unioni
civili è quello del maxiemendamento con la fiducia. E su questo verterà
l’assemblea del gruppo oggi in Senato
convocata alle ore 13 da Luigi Zanda. La
riunione, a cui parteciperà anche Matteo
Renzi, è stata anticipata rispetto alla convocazione delle 20.
Nel testo verrà probabilmente stralciata
la parte sulla stepchild adoption per le
coppie omosessuali. Via quindi l'articolo
5 sulle adozioni, ma anche ritocchi all'articolo 3, quello sui diritti e doveri derivanti
dall''unione civile tra persone dello stesso
sesso, che secondo alcuni senatori cattolici
aprirebbe comunque la strada alle adozioni
gay perché, nella versione originaria del
ddl Cirinnà, esclude solo le disposizioni
del Titolo II della legge 4 maggio 1983,
ma non il Titolo IV sulle adozioni in casi
particolari.
La fiducia dovrebbe così arrivare tra giovedì 25 febbraio e martedì 1 marzo.
Ma lo stralcio della stepchild provocherà
sicuramente malumori nella sinistra del
Pd e nella componente dei Giovani Turchi.
La strada dell'accordo con gli altri gruppi,
secondo le indiscrezioni raccolte ieri sera
dall’agenzia Dire, presenta ancora troppe
''zone grigie'' perché non dà certezza sui
tempi: anche con soli 500 emendamenti,
dopo il ritiro delle migliaia di proposte da
P
BATTAGLIA IN SALSA TOSCANA TRA I DEM
Rossi in campo: sfiderà Matteo
per la segreteria del partito
desso è ufficiale: Enrico
Rossi, governatore della
Toscana, sfiderà il corregionale Matteo Renzi per la
segreteria del Partito democratico. L’annuncio è arrivato da
Pontedera, città della Piaggio
e, per l’appunto, di Rossi:
"La mia sarà una candidatura
alternativa a Renzi -, - ma con
l'ambizione di superare la dinamica tra renziani e antirenziani. Per questo mi definisco
convintamente rossiano", ha
detto il governatore, per poi
aggiungere: “Quello che mi
sento di assicurare fin da ora è
che non farò danni al Pd, perché
penso che in un partito plurale
come il nostro si possa espri-
A
parte della Lega, se ogni senatore decidesse di intervenire su ogni emendamento
si ricreerebbe l'intoppo dell'ostruzionismo.
Il Pd mette quindi da parte l'ipotesi del
super-canguro di Andrea Marcucci, che
tra l'altro potrebbe essere giudicato inammissibile in aula dal presidente Pietro
Grasso, e punta dritto verso la fiducia.
Domani mercoledì 24 in aula si ripartirà
con il ddl unioni civili (domani c’è invece
l’esame del decreto Milleproroghe).
Sulla vicenda, Renzi torna a dare la colpa
ai grillini: "Tante polemiche, al solito, dopo
l'ennesimo dietrofront del Movimento Cinque Stelle che aveva assicurato il sostegno
all'emendamento Marcucci e poi ha cam-
biato idea venti minuti prima del voto decisivo. Mia opinione: non possiamo ritardare
ancora l'approvazione della legge. Sono
decenni che con tutte le scuse si rinvia, si
ritarda, si rimanda. Adesso è arrivato il
momento di decidere, anche a costo di
usare lo strumento della fiducia".
Gongola Alfano: “Noi siamo soddisfatti
del fatto che stia prevalendo il buon senso.
Si' ai diritti per le coppie anche omosessuali
ma non mettiamo di mezzo i bambini,
che hanno bisogno di un papà e una
mamma. E questo tema investe anche il
fatto del matrimonio, non può essere una
fotocopia del matrimonio, che è fra uomo
e donna".
mere le proprie opinioni anche
senza dover poi portare via il
pallone con il quale si gioca".
Come obiettivo della sua candidatura, Rossi si propone di
"uscire dagli schemi attuali dell'essere con Renzi o anti-Renzi
e di avere come interlocutore
la sinistra del partito pur riconoscendo la spinta innovativa
del premier. Dopo mesi di incontri e occasioni in cui ho
espresso le mie idee ho sentito
il dovere di candidarmi e di
provare a superare certe divisioni mettendo in campo una
proposta politica alternativa ma
che non è contro nessuno",
conclude il governatore della
Toscana.
IL CAPO DELLO STATO RINNOVA ANCHE L’IMPEGNO DELL’ITALIA CONTRO LA PENA DI MORTE
L’appello di Mattarella: carceri più umane
isogna "adeguare il sistema penale e carcerario ai principi di umanità, consentendo ai carcerati
una vita dignitosa durante la
B
pena e dando loro la possibilità di progettare un futuro
dopo aver effettivamente pagato per gli errori commessi".
Lo ha sottolineato il presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando ieri al Quirinale i partecipanti ad una
conferenza internazionale sul
tema dell'abolizione della
pena di morte.
A proposito di questo tema, il
Capo dello Stato ha sottolineato
come “l'Italia e l'Europa sono
in prima linea" per l'abolizione
mondiale della pena di morte,
e si tratta di "una battaglia di
portata storica". E questo, ha
aggiunto Mattarella, costituisce
per l'Italia "un dovere e un impegno culturale irrinunciabile".
L'abolizione della pena di morte "mira ad affermare il rispetto
della vita di ogni essere umano
e, dunque, la dignità della persona e il suo primato anche
all'interno degli stessi ordinamenti". Il capo dello Stato ha
ricordato come quella dell'abolizione della pena di morte
sia una battaglia non solo italiana ma da tempo europea:
"Chiunque voglia entrare nell'Unione europea sa di dover
cancellare la pena di morte
dalle proprie regole. Non si è
europei - ha precisato - se si
mette in discussione questo
principio. Non può essere Europa senza il rispetto della
vita". Secondo Mattarella bisogna inoltre "rafforzare la sensibilità non solo dei governi
ma anche dei giovani e di tutti
i cittadini". Questo anche perché, ha aggiunto Mattarella,
"non è sopito l'impulso di affidarsi alla pena di morte per
vincere paure e insicurezze".
Dopo aver ricordato che tutti i
dati dimostrano come la pena
di morte non sia un deterrente
contro i crimini, il capo dello
Stato ha ribadito che bisogna
"costruire un mondo libero dalla pena di morte".
Domenica scorsa, durante
l’Angelus, anche Papa Francesco aveva parlato del tema,
lanciando un appello perché
per il Giubileo si giunga a un
"consenso internazionale" sulla
"abolizione della pena di morte". E coloro che tra i "governanti" sono cattolici, compiano
un gesto esemplare e durante
LE ISCRIZIONI PER IL NUOVO ANNO
I Licei sempre in testa
alle scelte degli studenti
U
no studente su due (il 53,1% per l’esattezza) tra quelli che si sono iscritti
ad una classe prima di scuola superiore
per l’anno scolastico 2016/2017 ha scelto un
indirizzo liceale. Uno su tre, il 30,4%, ha optato
per l’istruzione tecnica. Solo il 16,5% ha scelto
un percorso professionale. Sono i primissimi
dati che emergono dalle iscrizioni al nuovo
anno scolastico, chiusesi ufficialmente ieri.
Confermato dunque il trend di crescita dei Licei, rispetto al 51,9% del 2015/2016. Stabili
gli iscritti al Classico: sono il 6,1% a fronte
del 6% dell’anno scorso. Lo Scientifico (fra
indirizzo “tradizionale”, opzione Scienze Applicate e sezione Sportiva) resta in testa alle
preferenze: è scelto dal 24,5% dei neo iscritti
(il 23,7% lo scorso anno). A registrare il maggior balzo in avanti è l’opzione Scienze Applicate con il 7,6% delle preferenze a fronte
del 6,9% del 2015/2016. Invariato l’indirizzo
scientifico “tradizionale” (15,5% delle scelte,
erano il 15,4% nel 2015/2016), così come l’in-
questo anno non eseguano
condanne a morte.
L'appello per l'abolizione della
pena capitale non è nuovo peraltro inedito per i papi e lo
stesso Francesco lo aveva lanciato con forza, nell'ottobre
2014, incontrando l'Associazione penale internazionale e
ancora lo scorso dicembre,
nel messaggio per la Giornata
mondiale della pace. La novità
è che papa Bergoglio sogna
una abolizione della pena capitale frutto per l’appunto dell’attuale periodo del giubileo.
Via Giovanni Paisiello n.40
00198 Roma
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
Fax 06 85357556
email: [email protected]
Direttore responsabile
Francesco Storace
dirizzo scientifico, sezione Sportiva, scelto
dall’1,4% dei ragazzi.
Stabili le preferenze per il Liceo linguistico
(9,2% contro il precedente 9,4%), per il Liceo
artistico (4,1% per il 2016/2017, 4% nel
2015/2016), così come gli indirizzi Tecnici con
il 30,4% delle iscrizioni al primo anno (30,5%
nel 2015/2016).
In flessione gli Istituti professionali con il
16,5% delle preferenze contro il 17,6% dello
scorso anno.. Il Lazio è la regione ad avere la
maggiore percentuale di iscritti agli indirizzi
Liceali con il 64,9% (l’anno scorso 63,3%).
Seguono Umbria (58,4%), Liguria (57,8%) e
Abruzzo (57,7%). Il Veneto chiude con il 44,9%,
ma apre la classifica regionale delle preferenze
per i Tecnici (con il 37,5%), davanti a Friuli
Venezia Giulia (36,4%) e Lombardia (35,4%).
Per i Professionali record alla Basilicata.
Amministratore
Roberto Buonasorte
Capo Redattore
Igor Traboni
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità
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Daniele Belli
tel. 335 6466624 - 06 37517187
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-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
3
Martedì 23 febbraio 2016
ATTUALITA’
IL GOVERNO SEMBRA ESSERSI DI NUOVO ALLINEATO AI DIKTAT DI BRUXELLES
Cara Europa ti scrivo... banalità
Nel “position paper” inviato a Bruxelles Renzi e Padoan spendono parole per Schengen, chiedono
gli eurobond per i migranti ma si dimenticano del bail-in che mina la fiducia dei risparmiatori
di Robert Vignola
arta, penna e calamaio, si sarebbe detto un tempo. Ma oggi
si fanno i “position
paper” e si mandano
per email, così non si deve
utilizzare un linguaggio, quello
della lettera, che riconduce
l’iniziativa di ieri del governo
ad una semplice corrispondenza tra Roma e le istituzioni
europee. Nasconde, il lessico
iper-tecnico e anglofilo, il contenuto di essa? Fino un certo
punto. Ed anzi è inevitabile
che all’occhio allenato dell’italiano che non s’è ancora assopito davanti alla noia mortale della scena politica nazionale salti immediatamente
l’assenza di un paio di punti
centrali nella scala delle priorità espressa dal paper. Nella
Proposta strategica dell'Italia
per il futuro dell’Unione Europea, oltre la cortina delle
vuote parole (“crescita, lavoro,
stabilità”) si scorgono infatti
continui riferimenti a Schengen da salvare, a integrazioni
da attuare ma nessuna sillaba
sui risparmiatori da tutelare,
tanto per dirne una. Al più, ci
si gira attorno: ma la retorica
del “ci vuole più Europa”
gronda praticamente da ogni
sillaba. Come con l’Esm da
C
trasformare in un Fondo monetario europeo e la parallela
creazione di un ministro delle
Finanze comune dell'eurozona, il cui valore aggiunto potrebbe essere quello di “eseguire una politica fiscale comune e assicurare una politica
di bilancio coerente ed equilibrata internamente, che sia
perseguita a livello aggregato.
A tal fine, sarebbe necessario
un bilancio della zona euro,
con risorse adeguate. Naturalmente, un tale ministro dovrebbe essere politicamente
capace di svolgere a pieno il
proprio ruolo”, si legge ancora nel documento.
Il capitolo immigrazione? Il pilastro è Schengen, che “deve
essere preservato e rafforzato”, cercando invece per la
gestione delle frontiere “diverse fonti di finanziamento”
che “giustificano il ricorso a
un meccanismo di finanziamento condiviso che può comprendere anche l’emissione
di bond comunitari”. Per i
greci no, per gli italiani neppure: l’emissione di obbligazioni comuni sarebbe insomma riservata solo alla gestione
della spinosa faccenda dei migranti, fermo restando che a
beccare la vil moneta (tre miliardi di euro all’anno per dieci
anni) continuerà ad essere Er-
dogan. E per le banche? Il
cruccio del governo Renzi è
l’unione bancaria “ancora incompleta”: vero è che il paper
punta presto alla creazione di
un Fondo europeo di garanzia
dei depositi che “rafforzerebbe
la fiducia, ingrediente chiave
per il successo del settore
bancario, e contribuirebbe a
ridurre i rischi”. Il che rappresenta un’eco lontana della
lezione imparata col salvabanche. Però qua ci si aspettava probabilmente l’esplicita
richiesta di una moratoria sul
bail-in, della quale persino
Bankitalia ha fatto nelle ultime
settimane una bandiera. Che
invece è caduta nel vuoto.
D’altronde, domandare è lecito e rispondere è cortesia:
tuttavia non sembra proprio
che Renzi, prossimo ad incontrare Juncker, e Padoan
abbiano voluto in questa occasione dare un segnale di
continuità e coerenza nella
battaglia ingaggiata con la
Commissione europea, che
infatti ieri ha risposto freddamente attraverso il suo portavoce con le solite parole di
circostanza: “Ogni contributo
per rafforzare l’Eurozona è
positivo”. L’irrilevanza italiana
rischia insomma di diventare
conclamata.
VENTI DI GUERRA
Via libera ad attacchi con droni
in Libia dalla base di Sigonella
a tinta “gialla” alla questione
l’aveva data un tweet di
Oscar Giannino, secondo il
quale l’utilizzo della base di Sigonella era stato negato dal governo Renzi lo scorso 19 febbraio. Fatto sta che negli stessi
minuti è stata un’autorevole
fonte, rigorosamente transoceanica, a dare la notizia che invece
l’Italia ha iniziato a concedere
"tranquillamente" a droni Usa
L
armati di decollare dalle basi
aeree presenti sul suo territorio
nell’ambito di missioni contro
l’Isis in Libia e Nord Africa. Un
particolare svelato dal Wall Street
Journal, che a sua volta cita
fonti statunitensi. Il quotidiano
finanziario scrive anche che l’Italia
ha autorizzato l’uso dei droni
Usa al solo scopo difensivo per
proteggere le forze che svolgono
operazioni speciali in Libia.
LORENZO TOMASSINI, MICHELE FACCI E DANIELE CARELLA DENUNCIANO UNA SITUAZIONE PREOCCUPANTE
“L’Arci a Bologna gioca d’azzardo”
Grazie alle slot fa soldi nei locali concessi dal Comune. Richiesta di accesso agli atti
da parte dei rappresentati istituzionali: “revocare immediatamente i benefici”
di Emma Moriconi
Molti circoli Arci di Bologna
'si sostengono approfittando
di una dipendenza', tanto che
'l'accostamento ai pusher è un po'
forte, ma ci sta tutto'".
Comincia così un comunicato dei
consiglieri comunali Lorenzo Tomassini, Michele Facci e Daniele
Carella (Uniti si vince): il tema è
il gioco d'azzardo e non è la prima
volta che se ne parla. È infatti risalente a mesi fa la polemiche tra
i consiglieri e l'Arci. "Al di là dei
'bellissimi principi' enunciati dal
Comune - scrive l’agenzia "Dire"
- il fenomeno del gioco d'azzardo
'è in crescita esponenziale' e dai
dati del Sert emerge una 'situazione veramente allarmante', dichiara in conferenza stampa Tomassini: piazza dei Martiri, ormai,
potrebbe essere ribattezzata 'piazza del Gioco d''azzardo'". L'attacco
all'Arci è diretto: secondo quanto
dice Tomassini (è ancora l'agenzia
Dire a comunicarlo), gli impegni
presi dal presidente Stefano Bu-
“
gnara si sono rivelati essere "tutta
fuffa". Sono parole testuali di Tomassini, impegnato in una "azione
etica e moralizzatrice" che dice
essere stata "avviata dal gruppo
consiliare" e che prevede "una
serie di richieste di accesso agli
atti per guardare i conti dei circoli
Arci". Però a quanto pare non è
così semplice: "abbiamo trovato
dei muri - dice il consigliere - sia
la Segreteria generale del Comune che Brugnara hanno risposto
picche. Abbiamo fatto ricorso al
Regolamento sulle Libere forme
associative - dice quindi ancora
Tomassini a "Dire" - che obbliga
chiunque riceva risorse pubbliche
a depositare i rendiconti". E questo
è il minimo sindacale, c'è da aggiungere: quando si ricevono fondi
pubblici - quindi soldi dei cittadini
- il minimo che si possa fare è
presentare i rendiconti, effettivamente, e non a caso la stessa legge
lo prevede. Il consigliere è ancora
in attesa dei dati dell'Arci Benassi,
"ma non deposita nulla", dice Tomassini, che però intanto è riuscito
a ottenere quelli dell'Arci Ippodromo e parla a questo proposito
di caso "veramente esemplificativo" e sciorina un po' di dati: su
250.000 euro di introiti annuali,
"circa un quinto deriva dal gioco
d'azzardo", parliamo insomma di
circa 4.500 euro al mese, rileva
ancora "Dire". E Tomassini gira il
coltello nella piaga: "ci si approfitta dei pensionati e dei malati
che tutti i giorni vanno lì e si giocano la pensione", denuncia il
consigliere. E ancora c'è il caso
dell'Arci Marchesini di Lavinio di
mezzo: "su circa 25.000 euro di
incassi annuali - cita l'agenzia intorno ai 18.000 arrivano dal 'noleggio di arredi e attrezzature'.
Per Uniti si vince questa voce nasconde lo spazio dato alle slot,
ma nei bilanci del circolo 'non si
dice nulla sul tipo di noleggio di
cui si parla', dichiara Tomassini,
perché nel mondo Arci il fenomeno del gioco 'viene occultato
tra le righe'. Una denuncia pesante, quella di Tomassini, che a
supporto di quanto dice racconta
di aver visitato personalmente il
circolo e di aver fotografato "un
cartello in cui si parla esplicitamente di slot". E spinge sull'acceleratore: "Brugnara ha sempre
fatto e fa tuttora ostruzionismo",
dice, e chiede di visionare i bilanci
del Benassi e della Sala Paradiso,
nel territorio di San Lazzaro. Siccome però i consiglieri promotori
dell'iniziativa ritengono che il
quadro sia già "ben chiaro", hanno
chiesto al sindaco Virginio Merola
di "revocare immediatamente" i
benefici concessi agli affiliati Arci:
"Chi ha le slot deve essere espulso dall’elenco delle Lfa", dice Tomassini - e così riporta l'agenzia
Dire -, perché fino ad oggi Merola
"su questi temi ha fatto solo chiacchiere ed ha protetto i suoi amici".
Poi arriva anche una proposta:
"creiamo centri giovanili per la
musica e la lettura", propone il
consigliere, al posto di questi circoli Arci che, secondo Carella,
servono a "sfruttare ignobilmente
una forma di malattia", cioè la
dedizione al gioco d'azzardo ap-
punto. È grave, sempre secondo
Carella, che "lo stesso ente da
un lato dice di voler contrastare
il fenomeno e poi dall'altro lo
ospita nelle proprie strutture".
Un tema che è "segnalato da tempo", e dunque il consigliere ritiene che vi sia, da parte del Comune, "connivenza e complicità
consapevole".
aggiunge Carella. Facci sottolinea
poi nuovamente come le Lfa siano
tenute per legge a presentare i
rendiconti e non farlo è "motivo
di decadenza", dice, e insiste: usano "immobili a prezzi non di mercato in funzione del valore sociale"
e infatti il canone dell''Ippodromo
"è zero". Certo che se in questi
locali poi il gioco d'azzardo è un
modello ormai entrato nella consuetudine, questo "avviene 'in barba ai principi di solidarietà e ai
protocolli che l'amministrazione
ha sottoscritto". Infine Facci pone
in capo al sindaco e all'assessore
Nadia Monti - che ha la delega
alla Legalità - la "responsabilità"
politica di quanto avviene.
4
Martedì 23 febbraio 2016
ATTUALITA’
ALTRO CHE RIPRESA: BRUTTISSIMI SEGNALI CONTINUANO AD ARRIVARE DAL FRONTE DELL’INFLAZIONE
L’Italia annaspa nelle sabbie mobili
In alcune grandi città prezzi fermi o addirittura con l’indice che volge verso la deflazione
QUOTAZIONI SOTTO I COSTI DI PRODUZIONE
E per il settore agricolo
siamo vicini all’ecatombe
rollano i prezzi nelle campagne
italiane, dal -60% per cento dei
pomodori al -30 % per il grano
duro fino al -21% per le arance rispetto
all'anno scorso. E' quanto emerge da
un'analisi della Coldiretti in occasione
della divulgazione dei dati Istat sull'inflazione. In controtendenza all'andamento
dei prezzi alimentari che fanno registrare
una crescita dello 0,6% nei freschi e
dello 0,3% nei trasformati, nelle campagne la discesa delle quotazioni al di
sotto dei costi di produzione - sottolinea
la Coldiretti - sta mettendo a rischio il
futuro della Fattoria Italia. L'effetto congiunto dell'andamento climatico anomalo
e le speculazioni e distorsioni lungo la
filiera - denuncia la Coldiretti - hanno
allargato la forbice dei prezzi dal campo
alla tavola.
La situazione dei prezzi in campagna continua la Coldiretti - sta assumendo
toni drammatici anche per gli allevamenti
con le quotazioni per i maiali nazionali
destinati ai circuiti a denominazione di
origine che ormai da giorni sono scesi
C
di Marcello Calvo
onostante gli annunci di
Renzi, l’Italia proprio non
riesce a chiamarsi fuori
(del tutto) da recessione
e deflazione. E anzi, continua a rimanere al palo. Galleggia,
annaspando, nelle paludi. Con dieci grandi città del nostro paese
che a gennaio mostrano un indice
dei prezzi che oscilla tra lo zero e
il segno meno.
Secondo le stime dell’Istat, i prezzi
sono fermi su base annua a Milano,
Firenze, Perugia, Palermo, Reggio
Calabria e Ravenna. Mentre si registrano flessioni tendenziali a Bari
(-0,3%), Potenza (-0,2%), Trieste
N
(-0,2%) e Verona (-0,1%).
Sul territorio restano dunque aree
con listini congelati o addirittura
negativi. Nonostante la situazione
regionale veda prezzi in aumento
rispetto a gennaio 2015 nella maggior parte dei casi con gli incrementi
maggiori per Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Marche (+0,6%).
Con la Puglia nota stonata (-0,3%)
mentre resistono le altre regioni del
Mezzogiorno. Nelle città, la Capitale
non può sorridere con un misero
+0,1% che non fa certo dormire
sonni tranquilli.
Difficile potersi accontentare di una
inflazione che segna a gennaio un
calo dello 0,2% mensile. Con i prezzi
che in dodici mesi sono cresciuti
soltanto dello 0,3%.
A preoccupare, pure la brusca frenata del carrello della spesa, che
passa dallo 0,9 allo 0,3%. Subiscono
un pesante stop anche i beni alimentari. Crollo pesante per frutta
e verdura, con un evidente rallentamento della crescita dei prezzi
delle bevande analcoliche. Battuta
d’arresto rilevante, come se già non
bastasse, per elettricità, combustibili
e acqua (-0,6%) per quel che riguarda le abitazioni.
Da segnalare, invece, un’accelerazione nel capitolo dedicato a “Ricreazione, spettacoli e cultura”
(+1,3% da +0,6). Crescono poi i
prezzi dei servizi (+0,7%).
L’Italia non riparte, nemmeno il 2016
sembra essere #lavoltabuona. Con
l’incubo deflazione sempre dietro
l’angolo. Per via di una economia
fragile e altalenante. Che ha come
cardine le banche. Quelle che sottraggono i risparmi di una vita ai risparmiatori - beffati dal decreto varato approvato lo scorso novembre
ben al disotto della linea di 1,25 centesimi
al chilo che copre appena i costi della
razione alimentare. Cosi come i bovini
da carne che sono pagati su valori che
si riscontravano 20 anni fa, per non
parlare del prezzo del latte che - precisa
la Coldiretti - con il venir meno degli accordi da marzo sarà ancora in balia delle
inique offerte dell'industria. In crisi anche
il grano a causa delle scelte poco lungimiranti fatte nel tempo da chi ha preferito
fare acquisti speculativi sui mercati esteri
di grano da "spacciare" come pasta o
pane Made in Italy.
dal Consiglio dei ministri – per salvare i propri istituti di credito dal
fallimento e continuano a investire
in titoli di Stato (grazie alle iniezioni
di denaro della Bce) anziché concedere finanziamenti alle imprese
per le ristrutturazioni e gli investimenti, condannandole alla resa.
LA SVOLTA DEI COLOSSI TEDESCHI, BRITANNICI E SVIZZERI DOPO LE LAMENTELE DEGLI INVESTITORI
Le banche europee limano le retribuzioni dei manager
Quelle di casa nostra restano a guardare
N
Parmalat investe
egli ultimi tre anni l’Europa
ha provato timidamente a
mettere un tetto alle retribuzioni dei banchieri. Con Parlamento e Consiglio dell’Ue che nonostante un accordo di massima
non sono mai riusciti a trovare la
quadra per regolamentare gli incentivi dei top manager sia alla
luce del grave quadro economico
sia per le gravi difficoltà in cui
versano gli istituti di credito. Sostenendo la giusta causa di come
non fosse certamente ammissibile
raddoppiare gli stipendi con i bonus, a meno che non lo decida il
consiglio d’amministrazione con
una maggioranza qualificata.
Ebbene, dopo 36 mesi di dibattiti,
importantissime banche europee
hanno deciso di prendere autonomamente l’iniziativa. Dagli svizzeri della Credit Suisse ai tedeschi
di Deutsche Bank passando per
l’Hsbc. Con i vertici del colosso
guidato dal Ceo Stuart Gulliver
che, come rivela la Stampa, messi
alle corde dagli investitori, hanno
deciso di dare un taglio sostanziale, partendo dagli assegni staccati al posto dei contributi per la
RILEVATI DA FONTERRA YOGURT E DESSERT AUSTRALIANI
per i brand Tamar Valley, Soleil,
CalciYum e Connoiseur (questi
ultimi due in licenza) e gli stabilimenti di Echuca, Victoria,
Tamar Valley e Tasmania.
A 13 anni dal gigantesco crac
che ha rappresentato il più
grande scandalo di bancarotta
fraudolenta e aggiotaggio perpetrato da una società privata
in Europa, con il fallimento
(scongiurato dal decreto “salva-imprese”) che è costato l’azzeramento del patrimonio azio-
nario ai piccoli azionisti (mentre
i risparmiatori che avevano investito in bond hanno ricevuto
solo un parziale risarcimento),
l’azienda italiana specializzata
nel latte, yogurt e panna alimentare, controllata (dal 2011)
per l’83,30% dalla francese
Lactalis, torna a far la voce
grossa anche all’estero. E vola
in Borsa. Con il mercato che a
fasi alterne scommette sul lancio di un’opa proprio da parte
dell’azionista di maggioranza
transalpino, con finalità il delisting (rimozione di un titolo
dalla quotazione su un mercato
regolamentato). Per la serie: a
M.Z.
volte ritornano.
scite milionarie.
I colossi europei provano a mettere fine a un’autentica vergogna
anche grazie al pressing degli
investitori. Che va a segno. Mentre
quello degli obbligazionisti italiani
non sembra minimamente intac-
care le coscienze dei vertici dei
nostri istituti di credito, tantomeno
quelle dei rappresentanti di Palazzo Chigi, che ancora non sono
riusciti a trovare i fondi per rimborsare gli azionisti ingannati.
Marco Zappa
nella terra dei canguri
er una volta non siamo
qui a raccontarvi una storia, reale, che narra del
grande e continuo saccheggio
delle aziende italiane da parte
dei colossi stranieri. Ma di realtà
italiane che tornano a investire
all’estero. E’ il caso di Parmalat
che fa shopping in Australia e
rileva da Fonterra (gruppo Nestlè) lo yogurt e i dessert a marchio Ski.
Il gruppo di Collecchio ha pagato
la bellezza di 16 milioni di euro
P
pensione dei dirigenti primissimo
piano. Stretta del 40%, con conseguente congelamento degli aumenti per tutti i dipendenti, che
a quanto pare non l’hanno presa
benissimo. Anche i principali istituti di credito britannici hanno
scelto di tagliare bonus e salari,
risparmiando almeno fino a 5
miliardi di lire.
Così fan tutti, verrebbe da dire.
Non l’Italia. Che al contrario approfitta dei decreti approvati dal
Consiglio dei ministri per beffare
i risparmiatori, sottraendogli tutti
i risparmi di una vita. Con poche
singole eccezioni di vertici che si
tagliano lo stipendio per provare
a limitare l’incredibile costo del
personale. Neanche le maxi-perdite di questi ultimi periodi sembrano aver scalfito i faraonici sti-
pendi dei top manager. Che percepiscono cifre da far girare la
testa, soprattutto se si confrontano con l’andamento dei risultati
di gestione degli istituti stessi. E
che quando passano da una
banca all’altra ottengono buonu-
5
Martedì 23 febbraio 2016
ESTERI
EUROSCETTICI ‘MADE IN ENGLAND’
Brexit: il sindaco di Londra contro l’Ue
di Cristina Di Giorgi
l sindaco di Londra Boris
Johnson ha dichiarato che
si impegnerà nella campagna elettorale a favore del
“si” nel referendum del 23
giugno, in cui gli elettori britannici
saranno chiamati a pronunciarsi sul
discusso argomento della “Brexit”.
“L'ultima cosa che avrei voluto fare
è schierarmi contro David Cameron
o il governo. Ma dopo un doloroso
conflitto interiore credo di non poter
fare altrimenti. Sosterrò la scelta di
uscire dalla Ue” ha detto Johnson.
All’indomani dell’annuncio della
data del voto, il primo cittadino
della capitale britannica ha dunque
rovinato la festa al premier Cameron, che sabato a Bruxelles era riuscito ad ottenere, dall’Ue, l’accoglimento di tutte le richieste presentate.
Ed aveva affermato, commentando
il risultato ottenuto, che la Gran Bretagna “sarà più sicura, più forte e
più prospera in un’Europa riformata” di quanto lo sarebbe fuori da
essa. Aggiungendo poi che dichiararsi favorevoli all’uscita dall’Ue
avrebbe potuto comportare conseguenze dannose per economia
e sicurezza.
Sono però non pochi, anche all’interno del partito del premier,
ad essere di parere diverso. Come
appunto Boris Johnson, secondo
cui nel progetto europeo “c'è il
pericolo reale di una perdita di
controllo democratico e sovranità”
da parte del Paese. Uscire dall’Ue
I
rappresenta dunque per il sindaco
di Londra un’occasione da non
perdere per realizzare un “cambiamento vero” nelle relazioni tra
Il principale leader dell’opposizione
ugandese Kizza Besigye è stato di
nuovo portato in carcere dalla polizia,
che lo ha fermato in queste ore
mentre cercava di lasciare la sua
casa (dove era agli arresti domiciliari)
per recarsi alla sede della commissione elettorale di Kampala per ottenere informazioni dettagliate sui risultati elettorali delle recenti consultazioni presidenziali. La stessa commissione aveva annunciato sabato
che era risultato vincitore, con il 60%
dei voti, il presidente uscente Museveni, mentre Besigye (che ha ripetutamente denunciato brogli) aveva ottenuto il 35% delle preferenze.
Tunisia: prorogato
di un mese lo stato
di emergenza
Il presidente della Repubblica tunisina
Beji Caid Essebsi ha annunciato che
lo stato di emergenza, proclamato su
tutto il territorio nazionale a fine novembre scorso successivamente all'attentato, nel centro della capitale,
ad un pullman di guardie presidenziali,
sarà prorogato, a partire dal 22 febbraio,
di un ulteriore mese. La decisione è
stata presa nel corso di un vertice con
le altre maggiori cariche dello Stato,
avente ad oggetto la sicurezza del
Paese e la situazione alle frontiere.
Corea del Nord: colloqui
di pace falliti a causa
del nucleare
Pyongyang aveva proposto agli
Stati Uniti una trattativa di pace
del leader conservatore (“ha giocato in modo fantastico la sua partita” a Bruxelles, anche se non si
può “realisticamente dire che l’ac-
GERMANIA
DAL MONDO
Uganda: ancora in manette
il capo dell’opposizione
Gran Bretagna ed Europa, che
l’intesa strappata da Cameron, a
suo dire, non garantisce affatto.
Pur riconoscendo il buon lavoro
cordo raggiunto costituisca una
riforma fondamentale” ha detto
Johnson) il sindaco della capitale
britannica farà dunque “campagna
per lasciare l’Unione perché voglio
un accordo migliore per la gente
del nostro Paese, voglio far risparmiare loro denaro e riprendere il controllo” ha dichiarato.
Dire no all’Ue per Johnson è dunque l’unico modo “di ottenere il
cambiamento vero di cui abbiamo
bisogno” anche perché “tutta storia dell’Ue dimostra che loro stanno a sentire un popolo soltanto
quando dice no”.
Conservatori divisi quindi: la presa
di posizione del sindaco di Londra
– che molti considerano come potenziale successore di Cameron a
Downing Street - si aggiunge infatti
a quella precedente di sei membri
del governo, che avevano già in
precedenza annunciato il loro disaccordo sul tema con il primo ministro (schierato per il “no”).
Sul comportamento di Johnson è
intervenuto, in Italia, Francesco Storace, candidato a sindaco di Roma
de La Destra: “Io darei molto risalto
a quello che ha proposto Boris Johnson: quando il sindaco della città
madrelingua dell'Europa annuncia
di volersi schierare per uscire dall’Ue, credo che dovremmo fare molta
attenzione e schierare Roma in prima
fila nella battaglia per la sovranità
nazionale”. Ed ha poi aggiunto:
“ogni volta che si propone qualcosa
e sento rispondere che l'Europa
non ce lo fa fare, penso che l'Europa
dovrebbe farsi gli affari suoi”.
per discutere la fine della guerra
di Corea. L'iniziativa è stata però
respinta dall'amministrazione Obama in quanto non prevedeva la
denuclearizzazione della penisola
(punto questo che avrebbe invece
dovuto far parte della discussione). Lo ha reso noto il portavoce
del Dipartimento di Stato americano John Kirby, in seguito alla
notizia, pubblicata in queste ore
sul Wall Street Journal, che la
Casa Bianca avrebbe segretamente
concordato colloqui con la Corea
del Nord appena prima del test
atomico del 6 gennaio. Che ha
messo dunque la parola fine al
tentativo statunitense.
Isole Fiji attraversate
dal ciclone Winston:
venti vittime
Il ciclone Winston (l’unico di categoria 5 ad aver mai colpito lo stato
insulare) ha attraversato in queste
ore l’arcipelago delle Fiji, nell’Oceano
Pacifico. Ed ha provocato ad ora
almeno 20 vittime (un bilancio che
risulta purtroppo ancora provvisorio). Nella notte tra sabato e domenica, con venti fino a 325 chilometri orari, Winston ha raso al
suolo numerose abitazioni, costringendo gli abitanti a nascondersi
nei centri di emergenza (sono circa
6000 gli sfollati). “Le immagini
giunte dalle valutazioni aeree elle
zone colpite fanno male al cuore –
ha dichiarato il coordinatore Onu
per le Figi Osnat Lubrani – e non
lasciano dubbi circa la ferocia di
questo ciclone”.
Fuoco al centro profughi.
E la gente blocca i pompieri
L’esasperazione della popolazione, che alla vista delle fiamme
applaude. La polizia: “gioia non dissimulata”
ella cittadina tedesca di
Bautzen, in Sassonia, un incendio ha distrutto un ex albergo in ristrutturazione, destinato
a divenire un centro profughi. Non
ci sono stati feriti in quanto la
struttura era ancora inutilizzata.
Al divampare delle fiamme, nelle
prime ore di domenica mattina,
la gente del quartiere ha iniziato
ad applaudire. E mentre i vigili
del fuoco tentavano di raggiungere
il luogo, i passanti hanno tentato
di bloccarli.
La polizia locale, che ha fatto sapere di aver effettuato tre arresti,
ha in proposito parlato di “gioia
non dissimulata” da parte dei presenti, aggiungendo che alcuni
avrebbero lanciato “grida disdicevoli”. Quanto alle cause, sono
in corso indagini per accertare
cosa abbia provocato l’incendio.
Che, stando ai primi rilievi, potrebbe essere stato doloro: gli investigatori affermano infatti di
aver rinvenuto, all’esterno dell’edificio, tracce di combustibile. Ad
ora comunque, l’unica cosa certa
N
è che si è trattato di un evento di
vaste proporzioni. I media riferiscono infatti che per domare le
fiamme sono dovuti intervenire
circa 60 pompieri.
E se qualcuno ha descritto l’episodio come sintomatico di grave
intolleranza etnica, va detto anche
che a quanto accaduto a Bautzen
vanno aggiunti gli incidenti di
Clausnitz (a sud di Dresda), dove
giovedì sera la folla ha tentato di
bloccare l’arrivo di un autobus
con a bordo una ventina di ri-
chiedenti asilo. E i centinaia di
attacchi, nel solo 2015, a strutture
per rifugiati. Fatti gravi certo. Che
però non possono essere liquidati
soltanto come “criminali”. Bisognerebbe infatti tener conto del
malcontento e del disagio alla
base delle proteste della gente.
Sempre più insofferente ad una
situazione che, con l’andare del
tempo (e l’aumento del numero
dei rifugiati) è destinata inevitabilmente a peggiorare.
CdG
6
Martedì 23 febbraio 2016
ESTERI
GUERRA IN SIRIA
Attentati e sangue. Ma si combatte ancora
L’Isis ha colpito duramente. L’esercito di Damasco non ferma la sua avanzata nel nord
di Cristina Di Giorgi
on si è ancora spento
l’eco di orrore della domenica di sangue in Siria, nel corso della quale
l’Isis ha colpito Homs e
Damasco provocando oltre 150 morti ed un numero imprecisato di feriti
(il bilancio non è ancora stato definitivamente ufficializzato). Attacchi
multipli che lo Stato Islamico ha rivendicato on line, arrivati nel giorno
in cui Stati Uniti e Russia hanno
reso noto di aver raggiunto un accordo per un cessate il fuoco temporaneo, che dovrebbe entrare in
vigore nei prossimi giorni.
Centinaia di morti dunque, per la
maggior parte civili, che vanno ad
aggiungersi agli oltre 250 mila siriani deceduti dall’inizio delle ostilità
ad oggi. Centinaia di vittime che,
per quanto riguarda i media internazionali, non sembrano aver avuto
il riconoscimento concesso in passato agli altri morti che l’odio del
Califfato ha fino ad oggi lasciato
sul terreno.
Un terreno sul quale comunque si
continua a combattere. Le truppe
siriane infatti hanno ingaggiato
ieri intensi scontri a fuoco con i jihadisti nei pressi di Aleppo, sull’arteria di comunicazione che unisce l’area al resto del Paese. Stando
a quanto riferito da alcune fonti
locali (rilanciate dalle agenzie internazionali), l’Isis ha attaccato a
sud est della città. Ma l’offensiva
dell’esercito di Damasco, appoggiata dall’aviazione russa, non si
è interrotta.
Nel frattempo, a livello diplomatico,
i vertici militari di oltre 30 Paesi
N
che compongono la coalizione occidentale anti-Isis si sono riuniti in
Kwait per discutere della strategia
per arginare i jihadisti. “Come leader militari – ha detto il generale
al-Kader, capo di Stato maggiore
dello Stato ospitante la riunione –
è nostra responsabilità raddoppiare
gli sforzi ed elaborare urgentemente piani per eliminare tutti i
gruppi terroristici che minacciano
i Paesi del mondo”. Accelerazione
della lotta dunque. Per lo meno a
parole. Perché sul campo i risultati
ottenuti non sembrano, quanto ai
Paesi dell’alleanza a guida Usa, altrettanto netti ed efficaci come le
dichiarazioni di intenti dei relativi
rappresentanti. Non quanto le azioni
sul campo dell’esercito siriano comunque.
Successi, quelli delle truppe fedeli
ad Assad, di cui chiunque dichiara
di voler sconfiggere il Califfato dovrebbe gioire. Sembra invece che
la preoccupazione maggiore sia la
pur importante (ma non fondamentale ai fini della vittoria finale contro
lo spettro del terrorismo) transizione
politica in Siria. A tal proposito l’opposizione al governo di Damasco,
appoggiata dall’Arabia Saudita, si
è riunita a Riad. Dove, stando a
quanto dichiarato da Monzer Makhous, portavoce dell’Alto Comitato
Negoziale (Hnc), si discuterà degli
sviluppi della situazione, anche in
vista della possibile ripresa dei negoziati di Ginevra, bruscamente interrotti dopo pochi giorni dall’avvio
degli stessi.
Quanto inoltre alla Turchia – le cui
mire, neanche troppo velate, riguardano più la caduta di Assad che la
sconfitta dell’Isis – il ministro degli
Esteri di Ankara ha dichiarato che
“solo gli attacchi aerei contro Daesh
non bastano. Ci vuole una strategia”
che comprenda anche “uno sforzo
di terra”. Cavusoglu, parlando alla
stampa in una conferenza congiunta
con il titolare della Farnesina (in
queste ore in visita ufficiale ad Ankara), ha precisato in merito che
“la Turchia non agirà da sola. Né
soltanto con l’Arabia Saudita. Ci
vuole una decisione comune” della
coalizione. Che al momento – ha
ricordato Gentiloni – non c’è, in
quanto “la coalizione e il gruppo
di supporto alla Siria scommettono
sul percorso diplomatico” volto ad
aprire “un processo di transizione”,
che costituisce “la via maestra da
seguire”. A tal fine l’intesa di principio raggiunta tra il segretario di
Stato americano John Kerry e il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov
su un cessate il fuoco in Siria, ha
concluso il ministro degli Esteri italiano “è incoraggiante: un'iniezione
di nuova speranza”.
E’ più che legittimo, a tal proposito,
chiedersi se la speranza, per il popolo siriano in primis ma anche
per il resto del mondo, non sia più
logico legarla al successo di chi si
impegna per dare una soluzione
definitiva alla minaccia terroristica.
Come Assad – odiato all’estero, ma
non dalla gran parte della gente
del suo Paese - o come i soldati siriani morti per difendere la loro
terra. Tra loro, solo per citarne due
(a simboleggiarli tutti), il tenente
Imam Yousef, uccisa ieri nel doppio
attentato dell’Isis a Homs. O come
Adonis Nasr, membro del SSNP caduto in combattimento sul fronte di
Latakia. Vale per tutti la frase pronunciata dalla madre del giovane
ai suoi funerali: “La Siria non si inginocchierà”.
LIBIA
Governo? A Tripoli
entro due settimane
Parla un colonnello fedele al generale Haftar: “L’esercito
è in grado di sovrintendere all’insediamento”
asteranno due settimane, a partire
dal voto favorevole del parlamento
di Tobruk, per consentire il trasferimento a Tripoli del governo di unità
nazionale. Ne è convinto il colonnello
Idris Madi, fedele al generale Haftar, che
guida in suo nome le truppe dislocate
attorno alla capitale libica: in un’intervista
al Daily Beast, rilanciata da askanews,
l’ufficiale dichiara che infatti che l’esercito
nazionale libico è perfettamente in grado
di gestire la delicata fase di passaggio.
I deputati dell’unica assemblea ad ora riconosciuta a livello internazionale dovrebbero esprimersi in queste ore sulla
proposta di esecutivo presentato dal Consiglio nazionale libico. Tra le incognite vi
sono la persona di Haftar (escluso dalla
lista dei ministri) e proprio la possibilità
dell’insediamento a Tripoli. Dove oggi
governa il Congresso nazionale generale,
a cui fanno riferimento le milizie islamiste
Fajir Libya.
In proposito i media locali hanno già da
qualche tempo riferito di un accordo con
gran parte dei gruppi armati attivi nella
regioe per garantire il trasferimento. Accordo dal quale sono state però escluse
B
le milizie. Secondo Madi il piano si basa
su “migliaia di soldati ancora fedeli alle
forze armate libiche, che tengono però
segreta tale fedeltà perché vivono in città
controllate dalle milizie islamiste”.
Di fronte ai dubbi espressi dal giornalista
che lo ha intervistato, relativi soprattutto
alla disponibilità dell’attuale leader di
Tripoli a lasciare il potere, Madi ha replicato
che secondo lui il passaggio avverrà in
modo pacifico: “non ci sarà una battaglia,
tranne piccoli combattimenti in alcune
zone”. E questo perché “ora c’è un’altra
minaccia, che è l’Isis”. Una minaccia
questa che “l’esercito libico è in grado di
affrontare sul campo, sconfiggendo i jihadisti non attraverso bombardamenti
aerei ma sul terreno. Abbiamo solo bisogno dell’aiuto internazionale per il moSt.Sp.
nitoraggio” e l’intelligence.
7
8
Martedì 23 febbraio 2016
STORIA
FATTI, DOCUMENTI, STORIA, REALTÀ SONO I PROTAGONISTI DI QUESTO MONUMENTALE LAVORO, CHE ABBATTE MITI CONSOLIDATI E FALSE EPOPEE
L’ultimo Fascismo nel capoluogo sabino
“Rieti repubblicana”, la nuova fatica editoriale di Cappellari: “Una riflessione pubblica su quel lontano periodo
storico, libera da quella sudditanza morale all’antifascismo di fantasia che ha distorto la storia”
di Emma Moriconi
con immensa soddisfazione che presento
questo studio decennale sulla Repubblica
Sociale Italiana a Rieti, un lavoro
che ha avuto una lunga gestazione
e che ha dovuto affrontare numerosi
problemi, tra cui il boicottaggio sistematico delle Amministrazioni
comunali di destra e di sinistra del
territorio che, di fronte ad un’opera
scientifica revisionista della storia
di questa provincia, si sono ritirate
in perfetto ordine”.
Con queste parole lo storico Pietro
Cappellari commenta su Campomarzio19.wordpress.com la prossima uscita del suo monumentale
lavoro dedicato alla Rieti repubblicana. "Nel 70° anniversario della
RSI - dice ancora - abbiamo quindi
deciso di 'metterci in proprio' e
promuovere – nonostante gli ostacoli frapposti dai politici locali –
una riflessione pubblica su quel
lontano periodo storico, una riflessione libera da quella sudditanza
morale all’antifascismo di fantasia
che ha distorto la storia ed inventato
fatti mai accaduti. Il Comitato così
costituito ci ha permesso di tornare
sul territorio e riscrivere la storia
di questa provincia tra il 1943 e il
1944".
Ben ottocento pagine raccontano
così cosa accadde nel Reatino durante la RSI, "come nessuno ha
mai fatto - sottolinea Cappellari per malafede, per cupidigia, per
mancanza di coraggio. E questo è
molto importante se si pensa che
per la maggior parte degli studiosi
la RSI in questa provincia non è
nemmeno mai esistita- denuncia
“È
ancora -. Ogni riferimento al Fascismo repubblicano è stato 'mutilato' dalla mancanza di conoscenza, dalla volontà di cancellare la
Repubblica Sociale Italiana come
Stato di fatto e di diritto". E la disamina che fa l'autore di questo
eccezionale lavoro di ricerca ed
elaborazione di quell'epoca difficile è puntuale e non fa sconti a
nessuno: "Si parla sempre genericamente di 'guerra', oppure si tirano in ballo i fascisti repubblicani
solo quando si tenta – maldestramente – di attribuire loro i più
svariati crimini, solo per sfruttare
politicamente tragici episodi verificatesi tra il 1943 e il 1944 in
queste contrade. Un modo di procedere macabro, quello di sfruttare
i morti per diffondere l’odio politico. Ebbene, questo studio – finalmente – supera questa impo-
stazione ideologica, riportando i
fatti, i documenti, la storia, la realtà,
in primo piano; abbattendo miti
consolidati, epopee false, glorie
inventate da pennivendoli che, nel
corso dei decenni, si sono tramutati
in romanzieri politici, anziché in
storici. E’ così che scopriamo come
la RSI, anche nel Reatino, fu uno
Stato efficiente, seppur con tutti i
suoi limiti dovuti ai drammi dell’8
Settembre, del tradimento monarchico-badogliano, dello squagliamento del Regno d’Italia e delle
sue Forze Armate, dell’occupazione
germanica e dell’avanzata inarrestabile del rullo compressore angloamericano". Insomma, dice
Cappellari, anche qui vi fu chi
scelse di continuare a combattere
arruolandosi nelle costituende formazioni repubblicane, "scrivendo
una delle pagine più belle del vo-
lontarismo di guerra italiano", dice
l'autore, che aggiunge: "Il loro sacrificio non teme confronti. Abbiamo calcolato in 73 i reatini caduti servendo la RSI (dato ovviamente riferito al minimo documentabile). Qualcosa di straordinario. Ma non solo. Per la prima
volta è stato possibile scrivere una
storia organica di quello che accadde in queste contrade, smascherando menzogne cristallizzatesi in decenni di propaganda politica antifascista". Un volume che
farà discutere, insomma, come
sempre accade quando vengono
fuori storie misconosciute o malconosciute, perché troppo spesso
le nostre vicende patrie sono state
riferite in maniera errata, mistificata, inzuppata di demagogia, ebbra di menzogna, avviluppata nelle
reti della falsità.
Quando si parla di revisionismo
c'è da riflettere sul termine, e il
lettore onesto intellettualmente ne
converrà. Cosa si intende per "revisionismo"? Revisionismo è un riesame critico di fatti storici sulla
base di nuove evidenze. Altra cosa
è, invece, la illegittima manipolazione della storia per fini politici.
Qui si parla di revisionismo, dunque:
qui non c'è "manipolazione", c'è
solo la verità dei fatti (verità documentata in maniera esatta, come è
abituato a fare Cappellari, e lo sappiamo da tempo), perché la manipolazione semmai l'hanno fatta altri,
e l'hanno fatta per lunghi decenni.
Arriverà il giorno in cui - c'è da
augurarselo almeno - costoro pagheranno il prezzo delle menzogne
diffuse, e lo faranno di fronte alla
Storia. Cappellari fornisce così ancora una volta il suo importantissimo
contributo per la verità: lo fa riscrivendo la storia della cosiddetta
battaglia di Poggio Bustone, dalla
quale - dice - "scaturì poi la reazione
italo-tedesca, contro il movimento
di guerriglia che si muoveva indisturbato sulle montagne. Una reazione che non solo liquidò in poche
ore le formazioni dei ribelli – la famosa Brigata “Gramsci” – senza
sparare un sol colpo, ma che provocò una serie di stragi impressionanti tra la popolazione civile, lasciata in abbandono da chi, fino al
giorno prima, si magnificava della
sua forza". Molto ci sarebbe ancora
da dire sul lavoro di Cappellari, di
certo parliamo di un libro che va
letto e di un progetto che va sostenuto, un lavoro che ci ricorda tanto
- e possiamo dirlo con una punta
di orgoglio - l'immane impegno di
un grande uomo e scrittore come
Giorgio Pisanò, che dedicò tutta la
sua vita alla ricerca della verità.
L’APPUNTAMENTO È PER SABATO 27 FEBBRAIO ALLE ORE 15, CON L’AUTRICE PAOLA BARBARA GOZI
“La polvere sopra”, a Piandimeleto
con un saggio dedicato a Giuliano Gozi
Cittadino e statista della Repubblica di San Marino,
è il protagonista dell’audiolibro su cui è imperniato l’evento
appuntamento è per sabato
27 febbraio alle ore 15, a
Piandimeleto (PU), presso
il Castello dei Conti Oliva. Un appuntamento con la letteratura e
con la storia, ma anche con la
multimedialità perché parliamo di
un audio libro, "La polvere sopra",
che si inquadra nell'ambito dell'illustrazione del saggio "Giuliano
Gozi, un Uomo una Patria", di
Paola Barbara Gozi, edizioni Carlo
Filippini. All'evento parteciperanno
il Sindaco Architetto Stefano Benedetti, il dott. Daniele Diotallevi,
già Funzionario Storico dell'Arte
Ministero dei beni e delle attività
culturali e del Turismo; il dott. Alfredo Leonardi, Vice presidente
dell'Istituto del Nastro Azzurro fra
combattenti decorati al Valor Mi-
L’
litare Federazione Provinciale di
Pesaro e Urbino, un rappresentante
dell'Associazione Nazionale Alpini
gruppo di Rimini, il Coro Stella
Alpina diretto dalla Maest5ra Anna
Tedaldi, l'attore sammarinese Fabrizio Raggi.
L'Audio Libro è stato registrato
presso Dreamroom Studio San
Marino e la voce narrante è proprio
quella di Raggi. Ci sono poi una
prima voce femminile interpretata
da Gilda Sancisi, una voce che
corrisponde alla madre, che è
quella di Ute Zimmerman mentre
la voce del padre è di Luigi Busignani. Ancora, il secondino e il
compagno di cella sono animati
dalla voce di Massimo Nicolini.
Ingegnere del suono e sonorizzazioni sono a cura di Andrea Trinchi.
Il materiale proviene tutto dall'archivio Gozi, si tratta della versione
integrale dell'omonimo racconto
vincitore del Concorso Letterario
"Ruledesigner - Fiera del Libro
Romagna" 2015, che traccia in
prima persona un pezzo di storia
vera che vede come protagonista
Giuliano Gozi, personaggio di spicco della realtà sammarinese e non
solo, che fu Statista e cittadino
della Repubblica di San Marino
dal 1915 al 1944. Ricoprì infatti
per venticinque anni l'incarico di
Segretario di Stato per gli Affari
Esteri ed Intrerni e dedicò così
tutta la sua vita al suo Paese.
Venne incarcerato nella Rocca di
San Marino, dove, appunto, nella
sofferenza della prigionia, fece il
punto sulla sua vita. Oggi 23 feb-
braio il lavoro viene presentato
agli Eccellentissimi Capitani Reggenti.
Il libro “ Giuliano Gozi. Un Uomo
una Patria" venne presentato nel
2015 in occasione del 60° anno
dalla scomparsa dello statista: la
pubblicazione svelava così per la
prima volta documenti che fanno
parte dell’Archivio familiare, l'evento venne patrocinato dalla Segreteria di Stato Affari Esteri e Segreteria di Stato Affari Interni. La
famiglia Gozi, e Paola Barbara in
prima persona, da anni è impegnata nel focus storico su questo
straordinario personaggio della
realtà del Novecento sammarinese,
tra le proposte culturali e storiche
di maggior rilievo ricordiamo la
mostra temporanea itinerante "Pa-
gine di memoria sammarinese.
La famiglia Gozi racconta", esposta
a Enego dal 26 luglio dello scorso
anno. In questa esposizione, unica
quanto a particolarità dei documenti e reperti inediti, Paola Barbara ha voluto condividere il patrimonio storico e culturale della
sua famiglia. Esposta nel Museo
di Enego - inaugurato poco prima
dell'avvio dell'esposizione, nel
maggio 2015, "con l'intento di
implementare la ricerca, di ricostruire e di diffondere i momenti
dalienti della storia sammarinese
attraverso fotografie d'epoca, do-
cumenti, reperti storici, il tutto di
provenienza locale e familiare - la
mostra nasce con "il proposito di
conservare la memoria della stessa
famiglia, tutelare e salvaguardare
l'archivio storico privato dal pericolo di dispersione, valorizzare la
storia locale, studiare la storia
sammarinese". Dodici i pannelli,
che tracciano un lungo periodo
storico della Repubblica: La Repubblica di San Marino, Antica
Terra della Libertà perpetua. Leggenda, storia, costituzione; La Repubblica di San Marino nelle Lotte
fra Guelfi e Ghibellini; Libertà sammarinese 1739-1740; Garibaldi a
San Marino; L’arte di San Marino;
Guerra 1915-1918. I sammarinesi
a fianco dei “fratelli italiani”; Lo
Statista, il Politico, l’Uomo Giuliano
Gozi; La Ferrovia elettrica RiminiSan Marino. Da sogno a realtà.
La storia che portò la costruzione
del trenino bianco-azzurro; San
Marino e l’epoca fascista; 31 marzo
1939. Convenzione di Amicizia e
Buon Vicinato con l’Italia e …
tuttora vigente; San Marino, terra
di accoglienza e libertà; Materiale
fotografico.
[email protected]
8
Martedì 23 febbraio 2016
DA RoMA E DAL LAzIo
VERSO IL VOTO: ORMAI SCOPPIA UN CASO AL GIORNO
L’Aquila a Bertolaso: vola basso…
L’aspirante sindaco nominato del centrodestra cita il sisma del 2009 e le associazioni del comune abruzzese
ripercorrono le difficoltà attraversate: “Ma non si vergogna? I romani diffidino di certi tecnici e bipartisan”
oma? Una città bombardata, anzi terremotata. Ma
il puntare su proprio profilo di disaster manager
non h potato fortuna, dal
punto di vista dialettico, a Guido
Bertolaso. Bersagliato in presa diretta
dai cittadini de L’Aquila, con la consapevolezza quindi di dover affrontare in piena campagna elettorale,
oltre alle scadenze giudiziarie, pure
l’anniversario del sisma del 2009.
Ancora una volta è stata un’intervista
ad una testata della galassia editoriale della sinistra italiana a non
portar bene al candidato tri-partito
del centrodestra, nel particolare a
Repubblica tv, che aveva organizzato
un video forum. Nel contesto del
quale l’ex capo della Protezione Civile ha detto queste parole. “Roma
è una città bombardata. Non si offendano i 'concittadini' de L'Aquila,
ma Roma è terremotata. Chi la ricostruisce? Salvini e i suoi partner? O
R
chi si è gettato nella mischia anche
in passato, pagando anche personalmente? Io lavoro per ricostruire
la città più bella del mondo e dove
la gente è disperata. Tutti a fare promesse, nessuno ha mantenuto gli
impegni. Io ho una grande colpa:
quando prendo un impegno lo porto
fino in fondo, anche a costo di pa-
garne le conseguenze”.
Ma tra le conseguenze, come detto,
c’è stata quella di far infuriare gli
aquilani. Una serie di associazioni
locali (come Comitato 3e32/Casematte, Appello per L’Aquila, Link
studenti Indipendenti, Unione degli
Studenti e Legambiente) hanno così
approfittato dell’occasione per scri-
vere una lettera aperta ai romani
partendo da “tutti i danni, le speculazioni e le ingiustizie che ha causato
Guido Bertolaso sul territorio”. Mandando a dire all’aspirante sindaco
della capitale: “Ma non ti vergogni
neanche un po’?”. Nella missiva si
parla, per capitoli, di “menzogne,
repressione, speculazione e ipocrisia”. Tra cui l’organizzazione all’Aquila, della Commissione grandi rischi, “per effetto della quale molte
persone sono rimaste serene nelle
proprie case la notte del terremoto”,
poi “la grottesca idea del G8” e “la
favola dalle tende alle case”.
“Fin da subito dopo il terremoto proseguono - Bertolaso, commissario
per l’emergenza, ha utilizzato i suoi
poteri per ostacolare in tutti i modi
la partecipazione e l’ autorganizzazione della popolazione, vietando
assemblee e volantinaggi nelle tendopoli, trasferendo metà della popolazione in altre regioni, e repri-
mendo ogni tipo di protesta, grazie
alla complicità del prefetto e vice
commissario Franco Gabrielli”. Uno
che ora a Roma fa il prefetto. Ma
tornando alla lettera, “con le palazzine del Progetto Case e le sue 19
“new town” - scrivono comitati e
associazioni - Bertolaso ha contribuito alla devastazione del territorio
aquilano, occupando 460 ettari fuori
città e favorendo, grazie alla deroga
sugli appalti dovuta all’ emergenza,
le imprese che hanno costruito tali
alloggi ad un costo intorno ai 3mila
euro a metro quadro. Dopo cinque
anni in alcune sono crollati i balconi
e senza che ci fosse bisogno di un
terremoto”.
La conclusione è quindi “un appello
ai romani (e a tutta Italia): questi
personaggi appartenenti alla classe
politica, che si definiscono “tecnici”
o “bipartisan” in realtà nascondono
la peggiore politica”.
Robert Vignola
LA CONSULTAZIONE PER VERIFICARE IL GRADIMENTO SUL CANDIDATO IN PROGRAMMA SABATO E DOMENICA
Arrivano i banchetti: frizione Salvini-Meloni
banchetti arrivano. L’ufficializzazione è arrivata ieri: si terrà
sabato 27 dalle 10 alle 18 e
domenica 28 dalle 10 alle 13 la
consultazione popolare voluta da
Matteo Salvini per ascoltare i pareri dei romani sul prossimo candidato sindaco. I punti di raccolta
delle schede, che daranno come
opzione di voto tutti i nomi finora
ipotizzati per il centrodestra, saranno almeno uno per ognuno
degli ex 19 municipi di Roma.
La nota che ha chiarito le modalità
di consultazione è firmata da
Barbara Mannucci e Fabio Sabbatani Schiuma, componenti del
coordinamento romano di Noi
I
con Salvini e delegati all’organizzazione della campagna elettorale e al coordinamento iniziative. A gestire le operazioni di
voto saranno i coordinatori municipali e i loro vice, il cui elenco
verrà reso noto in settimana dal
commissario romano di Ncs,
Gian Marco Centinaio. “Tutto il
lavoro verrà seguito in piena sintonia con i delegati all’organizzazione dei Municipi, Barbara
Saltamartini, Luciano Andreoni,
oltre allo stesso Schiuma”.
Una questione affrontata polemicamente anche da Giorgia Meloni, che ieri è stata incalzata in
merito dai conduttori della tra-
smissione radiofonica di Rai Radio2 Un Giorno da Pecora, Geppi
Cucciari e Giorgio Lauro. Salvini
“non si capisce bene cosa voglia
fare. ma le primarie sono un’altra
cosa. Ho detto a Salvini che ero
anche disponibile a fare in tutta
Italia ed insieme, è curioso che
li faccia solo a Roma e per di
più da solo. Se le primarie non
le vuole nessuno, perché quelli
che dicono di non volerle poi le
fanno?”. Alla domanda se è arrabbiata con Salvini, la leader di
Fdi ha poi risposto: “No, ma
sono disorientata. Non capisco
perché a Roma si stia perdendo
tempo, mentre in altre città non
è lo stesso. C’è un po’ di confusione in effetti, e non capisco
perché”.
Da una radio all’altra, alcune risposte (indirette) sono giunte
dalla voce di Matteo Salvini attraverso i microfoni de La Zanzara, la trasmissione di Radio
24. “Il candidato a Roma? Non
l’ho capito, non si sa, a me non
lo ordina il medico di appoggiare
uno che dice certe cose sui rom.
Io voglio abbattere i campi rom,
come fa Bertolaso ad amministrare con la Lega?”, si è chiesto
il leader leghista. Che a domanda
diretta ha rilanciato: “Sì, vanno
fatte le primarie. Così scelgono
LA CORSA DEI CINQUE STELLE
Fuori una: si ritira
Annalisa Bernabei
S
i assottiglia la scelta
dei pochi iscritti (di
eletti non si può parlare) a scegliere i candidati
a sindaco del M5S a Roma.
Ma a chiamarsi fuori dalla
competizione, poche ore
dopo che sul blog di Beppe
Grillo era stato dato il via al
“televoto” pentastellato, non
è stato Paolo Ferrara bensì
Annalisa Bernabei. “Cari
amici e amiche, innanzitutto
vi ringrazio nuovamente per
il sostegno che mi avete
dato in questi giorni. Non
avrei mai pensato a un risultato simile e credo di essere la chiara testimonianza
di quanto il modello M5S
non solo funzioni, ma rappresenti il futuro per il nostro
Paese: il cittadino che entra
nelle istituzioni e si fa Stato.
Ciononostante, ho riflettuto
molto sulla mia candidatura
a sindaco di Roma e credo
sia più corretto lasciare che
siano gli altri 5 portavoce
(Teresa, Enrico, Marcello,
Virginia e Paolo), visto il lavoro che hanno svolto finora
all’interno della macchina
amministrativa di Roma, a
contendersi la candidatura
a primo cittadino. Io continuerò a correre come candidato consigliere M5S, con
l’auspicio che insieme ai
cittadini romani questa volta
sapremo metterci alle spalle
lo scempio lasciato dai partiti, aprendo una nuova era
nella Capitale, quella di una
città che rinasce insieme
alla sua gente”. Nessuna
motivazione ufficiale se non
quella di non essere uscente
dal consiglio comunale: pare
tuttavia che a pesare sia stata la scarsa predisposizione
della candidata, una studen-
i romani. Altrove abbiamo trovato
una soluzione, a Roma chiediamo
aiuto ai cittadini per risolvere un
problema”. Mantenendo le riserve
già espresse su Bertolaso perché
“ha elogiato Rutelli, un giorno
ha detto che i rom sono vittime
e il terzo giorno ha parlato bene
pure del candidato del Pd, che
lo voterebbe. Adesso scelgano i
cittadini, i romani”, la conclusione
di Salvini.
R. V.
L’INTERVENTO
tessa ventisettenne, all’eloquio pubblico dimostrata
con la conferenza stampa
di presentazione, con tanto
di pressioni nei suoi confronti a farsi da parte. “Queste sono delle fantasie che
sono state inventate da chi
teme il M5S. Non ho subito
nessun tipo di pressione.
Come ho scritto, ho ritenuto
che fosse più corretto lasciar
concorrere gli altri cinque
portavoce che conoscete.
Comunque concorro come
consigliere”.
Tant’è: attesa dal Pd era invece la ritirata di Paolo Ferrara, accusato da un Matteo
Orfini col dente particolarmente avvelenato di aver
contrastato Libera (l’associazione contro le mafie)
con una denuncia, di essere
considerato vicino a stabilimenti “abusivi” e di aver
negato la solidarietà ad una
giornalista minacciata. Il diretto interessato le ha bollate come fandonie.
R. V.
Cochi: “Perché più attenzione alla Casa
della Fotografia che a Campo Testaccio?”
iclicamente si torna a parlare della sorte di Campo
Testaccio, oggi il Presidente
della Regione Lazio Nicola Zingaretti sarà in zona nella attigua
scuola media comunale Cattaneo
di Via Nicola Zabaglia, mentre il
Municipio, sollecitato dal Commissario Tronca, è stato chiamato
a mettere in sicurezza ex spogliatoi e segreteria. Sulla questione però si registra la presa
di posizione di Alessandro Cochi,
ex conigliere comunale indipendente di centrodestra. “Il perenne
abbandono del glorioso impianto,
sta provocando nel vicino asilo
nido "i Coccetti" pesanti infiltrazioni di acqua piovana e desta
anche non poca preoccupazione
l'occupazione, non si sa bene
da parte di chi, dei locali sottostanti al perimetro del Campo;
ma è doveroso evidenziare anche
il pericolo incendi e la presenza
di animali selvatici che, nelle
C
sempre più alte sterpaglie presenti nell'area, hanno trovato
purtroppo il loro habitat. Fotografati non molto tempo fa alcuni
serpenti e viste nei pressi addirittura delle galline! Ancora molto
e ingiustamente incerto è il destino del glorioso Campo dopo
le due sentenze, del Tar e del
Consiglio di Stato, il cui esito a
favore del Comune, dopo anni
di nostre battaglie e lavoro anche
trasversale, avrebbe dovuto portare a uno sblocco dell'incredibile
stallo che si perpetua purtroppo
da anni. Ma nulla si è mosso
ancora e perciò chiediamo al
Commissario Tronca e al Presidente Zingaretti "reduci" dalla recente presentazione olimpica di
"Roma 2024", qualcosa di importante riguardo l'intera area
in concessione e di proprietà di
Roma Capitale. Altrimenti la visita
di martedì rischia di essere solo
uno dei primi incontri, già dal
possibile sapore un pochino elettorale. Vorremmo davvero che
non fosse così, anche per dare
qualcosa di concreto alle pressanti richieste dai cittadini romani,
del XX rione, che dal 2006 sono
privati di quell'importante e storica area sportiva. Privazione
che purtroppo va ad aggiungersi
allo Stadio Flaminio, al Palapisana, ed altri impianti sportivi
fermi in questi ultimi tre anni. E
sempre su Testaccio chiediamo
al Commissario Tronca, al Sub
Commissario per l’Urbanistica,
e all’Ufficio Città Storica se sia il
caso di proseguire con la “Casa
della Fotografia” nell’Ex mattatoio
da sempre, dubbia opera come
utilità sociale, che sta costando
alcuni milioni di euro che potevano essere dirottati su un possibile centro di costo sempre
del bilancio comunale per riqualificare il Campo all’interno del
rione”, conclude Cochi. R. V.
9
Martedì 23 febbraio 2016
DALL’ITALIA
DOPO IL SUO RECLUTAMENTO AI FOREIGN FIGHTERS, ARRIVATA IN SIRIA, LA DICIANNOVENNE MAROCCHINA CHIEDE AIUTO
Meriem Rehaily: “Mi sono
pentita, voglio tornare a casa”
La giovane, che viveva a Padova, aveva pubblicato in rete contenuti inneggianti allo Stato Islamico
di Chantal Capasso
embra si sia pentita di Meriem Rehaily, 19enne di origine marocchine fuggita
da Arzegrande (Padova) a
luglio per arruolarsi nell'Isis. La donna avrebbe chiamato
un mese fa un suo familiare chiedendogli aiuto. Meriem era stata
reclutata tra i foreign fighters attraverso Internet.
La richiesta telefonica di aiuto della
giovane marocchina al suo familiare
è stata intercettata dagli investigatori
del Ros, tanto da far scattare il protocollo internazionale per proteggere Meriem e soprattutto la sua famiglia. Il timore degli investigatori
che il suo pentimento considerata
una sorta di “diserzione” è possa
indurre i militanti di Daesh a tentare
una ritorsione nei confronti degli
stessi parenti della giovane.
La sua vita sembrava quella di una
qualsiasi ragazza della sua età, scuola,
amici, shopping. Ma dietro a questi
interessi apparentemente innocui si
nascondeva quello morboso per lo
stato islamico. Per fuggire dall'Italia,
Meriem, che aveva dichiarato di essere diventata un "soldato dell'esercito informatico", si sarebbe imbarcata da Bologna su un aereo diretto
in Turchia e da qui avrebbe raggiunto
la Siria.
A rivelare la doppia natura di Meriem
è l’hard disk del suo computer, sequestrato dopo la sua sparizione nel
luglio scorso. Gli investigatori hanno
tratteggiato un profilo ben diverso
da quello della studentessa di quarta
superiore integrata da dieci anni
nella realtà italiana. I suoi segreti, le
passioni tenute nascoste agli stessi
genitori, spuntano dalla memoria
Jihad: l’“esercito” italiano
S
foreign fighters partono anche dall’Italia. Sono ben 93 i soggetti, secondo
l’ultimo dato di una statistica in continuo aggiornamento da parte di forze
di polizia e intelligence, che hanno lasciato
il Belpaese per unirsi alla jihad. Di loro
almeno dieci hanno passaporto italiano
o sono naturalizzati.
La grande maggioranza è costituita da
stranieri che sono partiti dall’Italia (oppure
hanno in qualche modo avuto a che fare
con il Paese) per raggiungere i teatri di
guerra.
Secondo le stime sarebbero ben 30mila
i soggetti provenienti da Pesi esteri che
sono andati a combattere in Siria, dove
evidentemente lo Stato islamico esercita
una forte attrattiva nei confronti dei
giovani radicalizzati pronti a morire per
la causa del Califfato.
Un “appeal” che coinvolge anche persone
partite dall’Italia quindi, dove tuttavia il
numero è marginale rispetto ad altri
Paesi, se si pensa che sono tra cinquemila
e settemila i combattenti europei.
E non si tratta, come si potrebbe pesare,
di soggetti disadattati ed emarginati
sociali, ma anche di persone ben integrate
nel tessuto occidentale.
A preoccupare in particolare è una diaspora, cioè del rientro dai teatri di guerra
iracheni, siriani, libici, dopo un addestramento militare ed un’ulteriore radi-
I
del pc e raccontano di ore e ore trascorse da ‘sorella Rim, soldato dell’esercito informatico’, come si era
ribattezzata sul web, davanti al video
a controllare i siti che inneggiano
alla jihad.
Tanto da aver addirittura trovato,
sospettano gli investigatori, il canale
giusto per progettare, farsi finanziare
e attuare la sua trasformazione in
foreign fighter. Anche i tabulati del
suo telefono testimoniano chiamate
sia in entrata che in uscita da un ripetitore che si trova negli Stati Uniti.
Mentre si trovava ancora nella sua
modesta casa di campagna a Pado-
va, sembra che qualcuno avrebbe
provveduto a rendere il suo smartphone immune a qualsiasi tipo di
intercettazione. Secondo gli investigatori Meriem, di giorno conduceva una vita ordinaria di una ragazza della sua età e fra i suoi progetti c’era anche una vacanza con
la famiglia in Marocco, ma di notte
pianificava attacchi informatici e
diffondeva messaggi di propaganda.
E’ nei mesi precedenti la sua sparizione avrebbe redatto una ‘killing
list’ jihadista, sia pure in parte errata,
con dati anagrafici, numeri di telefono e indirizzi di casa di dieci ap-
partenenti alle forze dell’ordine “da
uccidere”. Il dubbio degli investigatori è che Meriem possa aver
fornito al suo reclutatore i numeri
di telefono di coetanei della zona
da assoldare alla causa. Si spiegherebbe così la testimonianza di una
calizzazione.
Per quanto riguarda la rotta, a destare
maggiore preoccupazione, è quella balcanica (da lì sono partiti per la Siria 875
foreign fighters), mentre finora non ci
sono evidenze di rientri via mare mimetizzati tra i migranti.
Nell’elenco dei foreign fighters italiani
una quindicina sono i morti, mentre altri
sono stati arrestati. A perdere la vita fu,
ad esempio, Giuliano ‘Ibrahim’ Delnevo,
genovese convertitosi all’Islam, morto
in Siria dalle parti di Aleppo nel giugno
del 2013 a 23 anni.
A finire in manette, per citare l’ultimo
caso un mese fa, un marocchino di 25
anni, Hamil Mehdi, da anni residente a
Luzzi (Cosenza). Secondo gli investigatori
l’immigrato aveva una naturale propensione a “sposare la causa dell’Isis” ed
era pronto ad offrire la “propria vita per
la jihad”. Per questo motivo studiava i
filmati sull’addestramento dei terroristi.
Non mancano, poi, i latitanti come Maria
Giulia ‘Fatima’ Sergio, originaria di Torre
del Greco (Napoli) che si troverebbe in
Siria a combattere nelle fila dell’Isis insieme al marito albanese.
Preoccupano dunque i focolai dell’integralismo legato alla guerra santa, tutte
potenziali minacce del terrore, che potrebbero colpire l'Italia come avvenuto
a Parigi.
sua amica marocchina che ha raccontato di essere stata contattata via
whatsapp da una persona che le
avrebbe inviato una foto con un
uomo che baciava una bandiera
nera dell’Is e la frase ‘Gli alleati
sono diventati un Paese’.
REGGIO CALABRIA
SALERNO
Uccide la moglie a fucilate,
dopo la fuga si consegna
Il fidanzato ammazza il padre
Lei: “Ora non ho più nulla”
vrebbe imbracciato il fucile,
regolarmente detenuto, e
ucciso la moglie all’interno
dell’abitazione dove abitavano.
L’ennesimo dramma coniugale
arriva da Molochio, in provincia
di Reggio Calabria, dove Salvatore
Morabito, 65 anni ha ucciso Annamaria Luci, 55 anni.
Subito dopo l’assassinio l’uomo
ha fatto perdere le sue tracce,
salvo poi consegnarsi ai carabinieri.
Secondo una prima ricostruzione
fatta dei carabinieri, tra marito e
moglie ci sarebbe stato l’ennesimo litigio per questioni familiari.
Si trovavano ancora a tavola
quando poi, improvvisamente,
l’uomo si è alzato è andato nel
soggiorno, ha preso il fucile calibro 12 a pallini. Proprio con
quell’arma ha sparato alla moglie,
due volte, non lasciandole scam-
A
po. La donna sarebbe morta sul
colpo. Anna Maria Luci è stata
ferita mortalmente al torace e
alla testa.
Il dramma si è consumato tra le
mura domestiche di una palazzina
alla periferia del piccolo centro
dell'area pre-aspromontana a ridosso della Piana di Gioia Tauro,
dove i due vivevano.
Dopo il delitto il 65enne
si è allontanato. Sul posto sono intervenuti i
carabinieri di Molochio
e della Compagnia di
Taurianova che hanno
immediatamente avviato
la indagini.
Una fuga quella dell’omicida che comunque
non è durata molto. Probabilmente sentendosi
braccato dai militari
dell’arma, si è consegnato recandosi alla stazione di
Molochio.
Secondo quanto trapelato dai vicini comunque da tempo i rapporti
tra moglie e marito non erano
dei migliori. I due infatti litigavano
spesso. Nessuno però avrebbe
pensato che proprio al culmine
di uno di qui diverbi si fosse arB.F.
rivati alla tragedia.
a ucciso il padre della sua
fidanzata, il 60enne Eugenio
Tuda De Marco, dopo l’ennesima violenta lite. Luca Gentile,
21 anni, è stato arrestato e condotto in carcere, dopo aver confessato.
La tragedia è avvenuta sabato
sera nell’abitazione della vittima,
a Salerno.
Ad incastrare il giovane che, ascoltato dagli inquirenti, aveva dato
una ricostruzione dei fatti poco
convincente, sono state le tracce
ematiche, compatibili con l’omicidio. Una volta fermato è crollato
ammettendo le sue responsabilità.
Lo ha colpito al torace e alla
schiena con due fendenti. I carabinieri del Nucleo Radiomobile,
intervenuti sul posto, hanno trovato il 60enne a terra esanime,
vicino alla porta di ingresso del
soggiorno.
H
Secondo il ragazzo, l’omicidio è
maturato in seguito ad una lite
dovuta a forti contrasti personali
e caratteriali.
E ora, a urlare la sua rabbia su
Facebook, è proprio la figlia dell’uomo, Daniela, 23 anni, colei
che ha lanciato l’allarme preoccupata perché il padre non le rispondeva né al citofono né ai diversi messaggi. “Papà sarai sempre la nostra gioia nei cuori ti
amo, vita mia sempre – scrive
postando una foto del genitore –
Ora che ti ho perso sto capendo
di non avere più nulla”.
Scorrendo il profilo si trovano
anche post di amore con il reo
confesso. “Sarò il tuo sogno –
gli scriveva Luca – il tuo desiderio,
la tua fantasia, sarò la tua speranza, sarò il tuo amore, sarò
ogni cosa di cui tu possa aver
bisogno e ad ogni respiro ti amerò
sempre di più”. Il giorno prima
dell’omicidio poi si legge: “Non
ti lascerò per nessuna ragione.
Mi devono solo uccidere per perderti”. E lei rilancia allo stesso
modo: “Anche a me devono uccidere per non perderti mai, ora
che ti ho ritrovato”. Probabilmente
non poteva sapere che sarebbe
stato proprio lui, a poche ore da
quel messaggio, a togliere la vita
all’uomo più importante della sua
B.F.
vita: il papà.
10
Martedì 23 febbraio 2016
DALL’ITALIA
VALDAGNO – PADRE E FIGLIO SOSPETTATI DI UNA SERIE DI COLPI AVVENUTI IN BAITE E VILLETTE
Rubò da Mattielli: arrestato nomade recidivo
Cris Caris, 31 anni, venne coinvolto dalla sparatoria al deposito di rottami dell’artigiano che costò all’uomo
una condanna e la morte, oltre ad un cospicuo risarcimento. Soldi che dovrebbero finire in tasca al criminale
ra stato protagonista del
furto che costò una condanna e la morte di Ermes
Mattielli, nonché un cospicuo risarcimento in suo
favore. Soldi che dovrebbero dunque
finire proprio nelle tasche di Cris
Caris, 31enne, uno dei due nomadi
a cui l’artigiano aveva sparato contro
dopo averli trovati nella sua proprietà
di Scalini di Arsiero, mentre col buio
tentavano di portare via del ferro
vecchio.
Era il 13 giugno del 2006. A distanza
di quasi dieci anni il nomade però
non ha smesso di commettere furti.
Domenica notte il 31enne del campo
nomadi di Santorso (Vicenza) è stato
arrestato dai carabinieri per un colpo
in una baita di Nogarole Vicentino.
Insieme a lui in manette è finito
anche il padre, Enzo Caris, 56 anni.
Dopo la segnalazione di alcuni cittadini di Recoaro che avevano indicato ai militari l’auto dei sospettati, i
due sono stati pedinati dalle orze
dell’ordine che li hanno beccati sul
fatto: l’arresto è infatti scattata in fla-
E
granza di reato. Il 31enne recidivo e
pluripregiudicato e il genitore, entrambi nullafacenti, accusati di furto
aggravato sono stati trasferiti al carcere di San Pio X a Vicenza.
Secondo quanto ricostruito padre e
figlio erano dediti ai furti nelle case
di montagna, dalle quali asportavano
prevalentemente attrezzi di lavoro.
Domenica, dopo aver girovagato
per i comuni di Valdagno, Recoaro
e Trissino, si sono diretti a Nogarole.
A quel punto hanno parcheggiato
la Fiat Panda su cui viaggiavano e si
sono diretti verso la baita, di proprietà
di un imprenditore di Trissino, dove
sono entrati forzando la porta. Mentre
stavano cercando di allontanarsi con
una motofalciatrice del valore di
2mila euro, sono stati bloccati dai
carabinieri, che hanno trovato nella
loro auto arnesi da scasso, grimaldelli, un piccone, torce elettriche,
oltre all’abbigliamento usato dal
più giovane per travisarsi, riconducibile a diverse segnalazioni di
altri episodi simili nel Recoarese.
Il sospetto è infatti che la banda sia
protagonista anche di altri colpi
che si sono registrati nella zona
nelle ultime settimane. Sul caso
sono comunque ancora in corso le
indagini.
Da tempo infatti nell’alta valle dell’Agno si parla dei “misteriosi ladri”
della Fiat Panda Rossa 4×4, visti
girare nottetempo soprattutto nel
territorio di Recoaro, Trissino e Valdagno. Sono almeno 24 i furti portati
a termine in baite e villette della
zona ed i militari hanno concreti
elementi per ricondurli proprio alla
coppia di nomadi di Santorso, sia
per l’utilizzo della Panda rossa (che
è stata confiscata), sia per l’abbigliamento usato. Fondamentali nelle
indagini anche le fototrappole, installate da diversi proprietari dopo
l’escalation di furti. Il 31enne, infatti,
sarebbe coinvolto almeno in un’altra
effrazione: sarebbe stato immortalato
da una foto, mentre entrava in una
baita visitata dai ladri qualche mese
fa, a Recoaro. Addosso aveva lo
stesso piumino nero utilizzato nel
colpo di domenica sera.
Pare dunque che la carriera criminale del nomade non sia mai finita.
Eppure lui è riuscito perfino a passare da carnefice a vittima quando
rubò a casa di Ermes Mattielli. L’artigiano vicentino infatti sparò a lui e
al suo complice e, per quel’episodio,
fu condannato in primo grado a 5
anni e 4 mesi di carcere con risarcimento di 135 mila euro proprio per
il duplice tentato omicidio. Soldi destinati a Cris Caris, per l’appunto, e
al complice Blu Helt. Ora Ermes è
morto, e uno dei due banditi, pur
continuando la sua “attività” rischia
anche di impossessarsi di parte
dell’eredità della vittima. Quella vera.
Barbara Fruch
MILANO: AGGRESSIONE ALL’UNIVERSITÀ
Calci e pugni ad uno studente di destra
Il Gruppo Alpha denuncia l’accaduto. E la mistificazione
dei collettivi, che vorrebbero passare per vittime
tava studiando nella biblioteca dell’Ateneo milanese, nella sede di via Festa
del perdono. Ed è stato vigliaccamente aggredito da una ventina
di facinorosi, che lo hanno prima
insultato e poi preso a sputi,
calci e pugni. E’ accaduto ad un
militante della destra universitaria.
La denuncia arriva dai responsabili del Fronte Universitario e
Gruppo Alpha, che in una nota
hanno raccontato dell’attacco
“subito da un militante ad opera
dei soliti autoproclamati difensori
S
della democrazia, a cui non è
piaciuta la nostra manifestazione
in difesa dei martiri delle Foibe
dopo che l’Ateneo aveva deciso
di non concederci l’aula per la
commemorazione. Forti di questo
fatto e dell’impunità garantita
dall’Ateneo, tali soggetti si sono
sentiti in diritto di aggredire un
nostro militante”. Che è stato
soccorso dal personale dell’Ateneo. Per riportare la calma è
quindi intervenuta la polizia.
“Dopo che il nostro studente ha
chiamato per avvisare che era
costretto a rimanere in biblioteca,
per permettergli di tornare a casa
i nostri militanti e alcuni ragazzi
che lavorano in zona si sono recati all’Università. Vi sono stati
dei confronti verbali tra noi e gli
aggressori, ma non c’è stata
nessuna caccia all’uomo, se non
quella subita questa mattina davanti alla biblioteca”.
Già, perché i gruppi di sinistra
protagonisti dell’aggressione hanno fornito un’altra versione, completamente opposta e tendente
a far passare dalla parte del
torto, con l’aiuto anche di una
certa stampa compiacente, chi
ha invece tutte le ragioni. Si
legge infatti in un articolo on
line che “i collettivi universitari
sono stati aggrediti dai fascisti”.
Come racconta un rappresentante degli studenti di sinistra
“erano una quindicina e li abbiamo visti arrivare. Erano vestiti
di nero e hanno minacciato me
e una ragazza. Poi sono entrati
in biblioteca e hanno aggredito
tre studenti che si trovavano là
dentro. Erano organizzati, con
metodi da squadracce. Questo
episodio è inaccettabile, non perché mi coinvolge direttamente,
TORINO
Omicidio Rosboch:
fermi convalidati
onvalidati i fermi di Gabriele
Defilippi, Roberto Obert e
Caterina Abbatista, accusati
dell’omicidio di Gloria Rosboch,
la professoressa di Castellamonte
(Torino) scomparsa lo scorso
13 gennaio e ritrovata cadavere
in una vasca di scolo di una discarica a Rivara lo scorso venerdì.
Obert e Defilippi sono accusati
di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere,
mentre la madre di quest’ultimo,
Caterina Abbattista, deve rispondere di concorso in omicidio.
C
La decisione è stata presa dal
gip Marianna Tiseo dopo due
ore di camera di consiglio.
Secondo l’autopsia, eseguita
nella giornata di sabato, la donna
è stata strangolata con un laccio,
forse una sciarpa o un foulard
di tessuto leggero, che non ha
lasciato escoriazioni.
Un omicidio premeditato nei dettagli, secondo gli inquirenti, allo
scopo di ‘zittire’ le pretese di restituzione del denaro, 187mila
euro, che era stato sottratto alla
donna con una truffa e che era
già in gran parte sparito.
ma perché dimostra che i movimenti neofascisti stanno rialzando
la testa anche a Milano e non
solo in tutta Europa”.
Una mistificazione totale della
realtà. Che Gruppo Alpha e Fronte
universitario non hanno mancato
di sottolineare: “diciamo basta
alle menzogne di gente che predica contro la violenza, inneggiando alla libertà ed è poi la
prima a negare in concreto ciò
per cui dice di battersi. Siamo
esterrefatti dal fatto che, come
al solito, questi gruppuscoli cerano di falsare la realtà e chiediamo una presa di posizione
pubblica, chiara e netta da parte
delle istituzioni accademiche.
Non è più tollerabile questo clima
di totale impunità”.
Cristina Di Giorgi
VERCELLI
Al momento gli investigatori
sono in possesso delle confessioni di Gabriele e Roberto, i
quali però si sono accusati a vicenda dell’omicidio, mentre ha
negato ogni coinvolgimento nel
delitto Caterina Abbattista.
Secondo quanto ha riferito dal
legale Pier Franco Bertolino dell’ex allievo(che ha chiesto lui di
essere messo in isolamento),
“la personalità sarà da analizzare,
qualche problema ce l’ha. Non
so se chiederemo delle perizie
psicologiche – ha aggiunto il legale – certamente chiederemo
delle verifiche”.
Intanto, la Procura ha dato il
nulla osta ai funerali di Gloria
Rosboch. La cerimonia si svolgerà oggi, mercoledì, alle 15
nella chiesa SS Pietro e Paolo
di Castellamonte.
Rapinavano tir:
undici in manette
l loro obiettivo erano i tir
che trasportavano beni di
lusso da riciclare sul mercato nero. Sono undici i componenti della banda che sono
stati arrestati dalla polizia di
Vercelli: da tempo commetteva
rapine ai mezzi che viaggiavano sulle autostrade del Piemonte e della Lombardia.
Sono ritenuti responsabili di
3 rapine a mano armata con
sequestro di persona e di 2
rapine tentate, della ricettazione della merce sottratta,
del riciclaggio di alcuni veicoli
I
utilizzati per la commissione
dei reati.
L'indagine era scaturita dopo
il colpo, nel febbraio 2015, ai
danni di un autotrasportatore
francese che trasportava un
carico di profumi e cosmetici
per un valore di 5 milioni di
euro. Rapina in quel caso
sventata grazie al pronto intervento delle pattuglie della
polizia stradale che costrinsero
i malviventi alla fuga e all’abbandono del mezzo contenente la refurtiva.
Secondo quanti ricostruito era-
no almeno 5/6 persone a volto
coperto ed armate di pistola
che, viaggiando a bordo di
2/3 veicoli, costringevano gli
autisti a fermarsi utilizzando
un trattore stradale. Mentre
alcuni immobilizzavano l’autista con fascette di plastica
per cavi elettrici, il semirimorchio carico di merce veniva
sganciato dal mezzo rapinato
e riagganciato al trattore.
Nel corso delle perquisizioni
sono stati rinvenuti e sequestrati una decina di mezzi,
tutti di provenienza illecita,
utilizzati per commettere le
rapine. Tutti i mezzi rapinati
trasportavano prodotti di note
marchi di abbigliamento, profumi, occhiali e telefonia, per
un valore commerciale di circa
15 milioni di euro.
11
Martedì 23 febbraio 2016
CULTURA
DA PETRARCA E DANTE FINO AD OGGI, ANCHE I GATTI ISPIRANO LA LETTERATURA. E NON SOLO
Il mondo felino senza confini
Film, cartoni animati, libri: questi amici a quattro zampe sono i protagonisti di moltissime storie
di Marco Buonasorte
“Q
uando gioco con la
mia gatta, chi può dire
se si diverte più lei a
scherzare con me o io
a giocare con lei?" questo era quanto
scriveva Montaigne in alcuni dei
suoi saggi, ma ì il filosofo e letterato
francese non era il solo a provare
una certa simpatia per i gatti, difatti
anche Petrarca desiderava avere
sempre accanto la sua micia Dulcina;
lo stesso Dante, spesso e volentieri,
aveva sulle gambe un piccolo felino
nero a fargli compagnia; e lo scrittore
francese Alexandre Dumas espresse
la propria inclinazione nei confronti
dei felini scrivendo:“Il gatto è veramente aristocratico nelle fattezze e
nelle origini”.
Flaiano diceva ai suoi amici che il
proprio gatto faceva quello che lui
voleva facesse. È molto viva la presenza dei felini domestici all’interno
dei romanzi, per esempio “Gatto
ergo sum” di Federica Sgarbi, dei
racconti, come “Artigli e fusa, diciotto
racconti magici sui gatti”, a cura di
Jack Dann e Gardner Dozois. Ci
sono state poi anche molte poesie
dedicate a questi piccoli amici a
quattro zampe, scritte anche da autori famosi, come “La gatta” di Giovanni Pascoli.
Anche i cartoni animati hanno avuto
come protagonisti o come personaggi principali della storia, questi
piccoli animali così misteriosi ed
attraenti, come il famosissimo “Gatto
con gli stivali”. Poi, per esempio,
nel secondo, nel terzo e nel quarto
capitolo della quadrilogia animata
di “Shrek”; nel film “Il gatto con gli
stivali, che avrà poi un sequel intitolato “Il gatto con gli stivali 2: 9 vite e
40 ladroni”, che sarà ispirato alla
storia di “Alì Babà e i 40 ladroni”; il
gatto preferito dai bambini è stato
anche il protagonista, insieme ai tre
mici suoi figli, del cortometraggio
“Il gatto con gli stivali e i tre diablos”.
E, a proposito di cartoni animati,
come dimenticare il mitico Silvestro,
eterno nemico del canarino Titti, o
lo straordinario Tom, rivale di Jerry.
ROMA - TANTI I TURISTI PER IL GIUBILEO
Sepolcreto di via Ostiense:
raddoppiati i turni di visite
a Sovrintendenza Capitolina ai Beni
Culturali ha deciso di raddoppiare
le aperture straordinarie al Sepolcreto romano della via Ostiense, promosse in occasione del Grande Giubileo
della Misericordia. Saranno offerti non
più uno ma due turni di visite in cui cittadini romani e turisti potranno ammirare
l'importante area archeologica, notevole
testimonianza delle vaste necropoli che
sorgevano in età romana lungo la strada
che conduceva al porto della città e
dove, dopo il martirio, trovò sepoltura
l'apostolo Paolo.
La sua tomba, originariamente inserita
in un colombario pagano, costituì il
fulcro del primo luogo di culto e della
successiva basilica paleocristiana.
Questo il nuovo calendario delle visite
previste per il 2016, che saranno effettuate dagli archeologi della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali (le
L
Ma i gatti sono “andati oltre”, sono
anche i protagonisti del 90% degli
scritti di Luis Sepulveda, che da
poco è uscito in libreria con una
nuova favola dedicata ai personaggi
del mondo animale.
“I gatti portano sempre un che di
arcano percepito istintivamente da
chiunque li frequenti e sfruttato a
piene mani da scrittori e poeti”,
sostiene Mauro Bersani in quella
che è l’introduzione al libro “Gatti”,
prenotazioni saranno aperte 30 giorni
prima della visita): 12 marzo ore 10.30
e 11.30 (le prenotazioni per la visita
delle 10.30 apriranno domani, 23 febbraio, alle ore 09.00); 16 aprile ore
10.30 e 11.30 (le prenotazioni apriranno
il 17 marzo); 21 maggio ore 10.30 e
11.30 (le prenotazioni apriranno il 21
aprile); 18 giugno ore 10.30 e 11.30
(le prenotazioni apriranno il 19 maggio).
Luogo di ritrovo: viale Ostiense 195 Parco Schuster, all'altezza della Basilica
di San Paolo fuori le mura.
edito da Einaudi; i nostri piccoli
amici pelosi hanno ispirato non
poco quello che è il mondo letterario; anche lo scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino Jorge Francisco Isidoro Luis
Borges ha dedicato dei versi a questo particolare e curioso animale,
Borges scrive: “Tua la solitudine,
tuo il segreto. Stai in un altro tempo.
Sei il padrone /di uno spazio chiuso
come il sogno”.
LA ROMANA ALESSIA GIULIMONDI PUBBLICA UN LIBRO AD APPENA 16 ANNI. MA È UNA STORIA DA GRANDI…
“Sporcarsi” subito la vita con l’inchiostro
Due ragazzi e lo sfondo della Seconda guerra mondiale - Giovedì 25 la presentazione a Roma
niziare un romanzo a 10
anni, finirlo a 14 e pubblicarlo a 16 non avviene
tutti i giorni. E’ la storia di Alessia Giulimondi, studentessa
romana del liceo classico Bertrand Russel che il 25 febbraio,
alle 18, presenterà presso la
Biblioteca di via La Spezia a
Roma il suo romanzo “Inchiostro”, pubblicato da Prospettiva
Editrice.
È il racconto di due ragazzi,
lui orfano italiano e lei tedesca,
figlia di un personaggio “molto
speciale”, che cercano di fuggire dalla Berlino in fiamme
del 1944 verso Roma. L’espediente narrativo è quello di
una lettera che il giovane Nigel
trova in soffitta: appartiene al
padre da poco deceduto ed
è indirizzata a lui. Così si apre
la storia, che si dipana fra passato e presente e affronta il
perpetuo senso di colpa dei
due protagonisti, la loro - molto
contemporanea - paura di
amare, accanto alla paura molto lontana dalla nostra quotidianità - di sopravvivere a
una situazione catastrofica. Sul-
I
lo sfondo di tutta la vicenda,
la tragedia della Seconda guerra mondiale.
Nella sua introduzione Alessia
avverte il lettore: “So che manca l’approfondimento storico
e culturale, so che vi saranno
inverosimiglianze e semplicità
linguistiche, perché ero, e dopotutto sono tutt’ora, una bambina”. Al contrario, ciò che
colpisce soprattutto di “Inchiostro” è la capacità dell’autrice, appena adolescente,
di immaginare situazioni ed
epoche sideralmente lontane
dalla sua realtà, così come
lasciano esterrefatti la proprietà del linguaggio e la profondità dell’introspezione dei
personaggi.
Alessia, come è cominciata
la tua avventura con “Inchiostro”?
“Avevo dieci anni, la maestra
a scuola ci aveva dato, come
compito per le vacanze di Natale, quello di scrivere una storia che fosse ambientata durante l’ultima guerra. Così, in
cinque pagine, ebbi modo di
fissare l’intreccio della storia.
La correzione del compito,
poi, finì in un nulla di fatto,
poiché secondo la maestra,
qualcuno di noi si era “fatto
aiutare” un po’ troppo, a casa.
Ma io avevo scritto tutto da
sola. Fu durante l’estate che
decisi di riprendere in mano
il compito, per impostarlo
come un romanzo vero e proprio. Appassionata e onnivora
lettrice, fin da piccola ho sempre avuto il chiodo fisso di
scrivere un libro. A otto anni,
non a caso, avevo già scritto
un racconto fantastico. Il romanzo è stato comunque un
lavoro discontinuo, protrattosi
per quattro anni, dato che per
lunghi periodi lasciavo maturare le idee senza scrivere
nulla”.
Quanto c’è di te nei personaggi di cui racconti?
“Non amo parlare di me quando scrivo. Vado, piuttosto, a
cercare un altro mondo, un
universo parallelo nel quale
mi vado a rifugiare. Per me la
scrittura è creare dal nulla,
cose realistiche che mai potrebbero accadermi, una sorta
di viaggio fantastico. Mi piace
inventare personaggi lontani
da me. C’è sempre qualcosa
di autobiografico dell’autore,
in almeno un personaggio.
Forse anche in qualcuno dei
miei, ma questo avviene probabilmente a livello inconscio”.
A chi, per primo, hai fatto
leggere la bozza?
“I miei genitori sapevano che
stavo scrivendo questo romanzo, ma solo quando l’ho finito
mi sono decisa a farlo leggere
da loro. È stato un trauma, perché era stato fino ad allora
qualcosa di intimo e personale.
Sempre presente era, in me,
la coscienza di essere piccola
e la paura di scrivere banalità.
I miei rimasero invece molto
meravigliati dal mio scritto e
decisero di aiutarmi nel provare a mandarlo a qualche
casa editrice. Inaspettatamente
furono in tante a risponderci,
con delle proposte editoriali,
decidemmo così di affidare il
romanzo a Prospettiva Editrice,
che può contare su una distribuzione Mondadori”.
Una domanda irrinunciabile: cosa vorresti fare da
grande?
“Chiaramente mi piacerebbe
fare la scrittrice, anche se so
bene che è una professione
con cui difficilmente ci si può
mantenere. Per questo ho pensato a un piano b e a un piano
c. Certo è che mi piacerebbe
lavorare nel mondo dell’arte,
del teatro per esempio, dato
che è la cosa che sento mi
A.C.
riesce meglio”.
12
Martedì 23 febbraio 2016
SPORT
LA ROMA SPORTIVA SI SPACCA PRO E CONTRO IL CAPITANO. DECIDERÀ IL PRESIDENTE
Totti-Spalletti, la palla passa a Pallotta
di Marco Buonasorte
a piazza di Roma, si sa, è una tra le
più calde di tutte, ma i dissidi sono
sempre stati tra tifosi e dirigenti o allenatori o calciatori ritenuti “mercenari”. Questa volta la polemica scoppia
tra il capitano giallorosso e mister Luciano Spalletti,
dopo un’intervista rilasciata dallo stesso Totti al
TG1, nella quale Francesco si è lamentato pubblicamente per il suo poco impiego in campo
questa stagione, visto che fino allo scorso anno
si può dire abbia giocato da titolare inamovibile;
il numero dieci fa anche un accenno ad una
mancanza di rispetto, probabilmente riferita al
comportamento di Luciano Spalletti il quale ha
fatto entrare il capitano gli ultimi cinque minuti di
una partita che era già ormai decisa, quella con
il Real Madrid.
Probabilmente Totti ha ritenuto che Spalletti lo
avesse fatto entrare solamente per fargli un favore;
a questo punto il capitano ha ritenuto opportuno
rilasciare l’intervista, cogliendo l’occasione per
dire pubblicamente di sentirsi “escluso” dalla
squadra e poco rispettato.
Dal punto di vista umano, quel che ha fatto Totti è
comprensibile: parliamo di un giocatore che fino
alla stagione scorsa, vale a dire a 39 anni compiuti,
ancora giocava come se avesse 25 anni e che si
ritrova di colpo in panchina con il suo minutaggio
sensibilmente ridotto. Farebbe male a chiunque,
ma al numero 10 giallorosso fa male più che ad
altri, sia per quello che Totti ha dato alla Roma in
23 anni di onoratissima carriera, sia per quello
che la maglia rappresenta per lo stesso giocatore.
D’altra parte anche Spalletti ha i suoi motivi; il
numero 10, per quanta voglia di giocare ancora
si senta in corpo, o per quanto tenga alla maglia
- amore innegabile - a settembre compirà 40
anni ed il fisico non è più lo stesso, non può
E ieri la foto col
segno di “vittoria”
L
eri Francesco Totti, come peraltro avevano dichiarato sia lui che Spalletti, si è regolarmente
allenato a Trigoria, assieme agli altri compagni
che non hanno disputato la gara con il Palermo.
Intanto ieri mattina fuori i cancelli della curva
Sud, a sostegno di Totti e contro la società, è apparso uno striscione con la scritta: “Prima lo
stemma, poi le barriere, ora il capitano. Adesso
basta”.
La Roma ha invece pubblicato sul sito ufficiale
proprio le foto dell'allenamento di ieri, come ogni
giorno: copertina della fotogallery, probabilmente
non un caso, una foto di gruppo, con tutti i
giocatori intorno al capitano Francesco Totti, sorridente, con le dita a V in segno di vittoria.
I
reggere il ritmo di una squadra che, in media, ha
un’età di 25 anni circa; per cui, se il risultato è sul
2 a 0 a favore della Roma, o i giallorossi hanno la
possibilità di recuperare il risultato, capitan Totti
potrebbe entrare in campo, anche perché ancora
può fare la differenza (lo si è visto contro il Carpi,
la Roma era in parità, al 15’ del secondo tempo
entra il numero dieci e, giocando mezz’ora, fa un
assist a Dzeko per il vantaggio giallorosso ed un
minuto dopo è anche assist-man nei confronti di
Salah per il definitivo 3-1 giallorosso).
Andando avanti poi, moltissime figure importanti
si sono espresse, chi in favore di capitan Totti, chi
in favore di mister Spalletti; Carlo Mazzone è un
difensore del numero dieci, ha accusato Spalletti
di essere una persona che "cerca pubblicità di-
struggendo l’immagine di Totti”. Silvio Berlusconi
esprime il suo rispetto nei confronti del numero
10: “Fui tentato di acquistare Totti dalla Roma,
ma le bandiere non si acquistano”; non mancano
però anche i sostenitori del mister, tifosi che lo
hanno definito “finalmente un allenatore con gli
attributi”.
Anche Mauro Baldissoni, direttore generale
della AS Roma, ha voluto parlare del capitano
giallorosso, dopo la partita. Il dg ha dichiarato
che la società pensa a Francesco Totti ancora
come a un giocatore, e nella mattinata successiva
ha dichiarato che non è mai esistito un "caso
Totti"; poi le parole dello stesso mister rilasciate
a Premium Sport poco dopo la partita: “Totti?
Ho 7-8 maglie sue, mio figlio mi ha chiesto
perché ci avessi litigato. Se vorrà continuare a
giocare, lo sosterrò”.
Una situazione che, si spera, si risolverà presto;
i primi di marzo dovrebbe venire James Pallotta
a Roma per discutere di alcune faccende, tra i
principali impegni sulla sua agenda c’è anche
il capitano giallorosso e il suo contratto; Pallotta
ha già dichiarato in passato il suo pieno appoggio
nei confronti di Totti e la sua intenzione di rinnovargli il contratto nel momento in cui il
capitano mostrasse questa intenzione, di continuare a giocare. Nessuno scenario è da escludere fino al raggiungimento di un accordo tra
il presidente ed il numero 10, ma si spera
possa concludersi nella maniera più soddisfacente per tutti.
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