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Cambiare il mondo distruggendo le radici di quello che c`era prima

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Cambiare il mondo distruggendo le radici di quello che c`era prima
Copertina
nascita di un’idea inquietante
Copertina
nascita di un’idea inquietante
Nuovo Ordi ne Mondiale
Un progetto che viene da lontano
Cambiare il mondo distruggendo le radici
di quello che c’era prima: un sogno che
dura da almeno cinque secoli e che nasce,
per certi versi, nell’Inghilterra dei Tudor in
polemica con la Chiesa di Roma. Alla Riforma
Protestante si uniranno poi, nel corso dei
secoli, altre forze, tutte tese a dar vita ad
ogni costo ad una «società perfetta» senza
religioni e confini. Un progetto che si è incarnato
nelle grandi organizzazioni sovranazionali del XX
secolo a cominciare dall’ONU. Come racconta il
libro «Governo Globale. La storia segreta
del Nuovo Ordine Mondiale» di cui
anticipiamo un estratto
di Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta
G
li antichi popoli credevano che ogni
terra possedesse un cuore, un centro fondante, dov’è l’anima stessa di
un luogo: forse anche il più grande
sovrano della dinastia dei Tudor,
Enrico VIII, colui che ha plasmato
l’Inghilterra nel modo in cui la conosciamo oggi, doveva credere a questa tradizione quando, con un atto
senza precedenti, decise di sradicare il simbolo stesso
del passato della sua nazione: l’Abbazia di Glastonbury nel Somerset, il cuore della Britannia. Glastonbury
Hill, la collina che i Celti chiamavano Inis Vitril (l’Isola
Trasparente), era il luogo in cui la tradizione pagana e
quella cristiana si erano incontrate e in cui la leggenda
poneva la tomba di re Artù, il mitico artefice di questa
straordinaria sintesi fra due mondi. Le ossa di Arthur
Pendragon e quelle della sua regina vennero rubate e
disperse, Glastonbury fu rasa al suolo e il suo ultimo
abate, Richard Withing, fu condannato a morte. Queste
erano le misure volute dal potente sovrano, per distruggere fin nelle radici il vecchio ordine e potere così inserire in quella terra ricca di storia i germi del suo Nuovo
Ordine. Il progetto di Enrico VIII, che nel XVI secolo
portò alla progressiva appropriazione da parte della Co-
rona di proprietà e poteri fino a quel momento appannaggio dei monasteri inglesi, gallesi e scozzesi, tuttavia,
non costituisce un caso isolato, nell’Europa dell’epoca.
La Riforma Protestante rappresenta la chiave di lettura per comprendere la svolta, che il mondo occidentale
ha conosciuto a cavallo dell’Età Moderna e costituisce,
inoltre, un elemento fondamentale per capire come si
sia sviluppata, nel corso dei secoli successivi, l’idea di
un Nuovo Ordine Mondiale da imporre a tutti i popoli.
Ben al di là delle intenzioni di Martin Lutero, infatti, la
rivoluzione iniziata con la Riforma rappresenta un vero
e proprio punto di non ritorno per la civiltà cristiana.
Con la sua rottura e la demonizzazione di Roma e del
Cattolicesimo, Lutero mette di fatto fine all’era medievale, ovvero a un’intera civiltà, fiorita dall’incontro tra
la rivelazione cristiana e la tradizione classica e arricchitasi, nel corso dei secoli, dei contributi delle più svariate culture. Il crollo della civiltà medievale e l’insorgere e il diffondersi della Riforma Protestante, peraltro,
avranno il risultato di mettere in moto tutta una serie di
energie e di tendenze culturali e spirituali, che erano rimaste, fino a quel tempo, sopite. Il gesto di ribellione di
Lutero, infatti, assume anche il significato simbolico del
Piovre intorno al mondo: in alto l’immagine allegorica sul
frontespizio del volume «Das englische Raubtier» (la belva
inglese) di Paul Reichsgrafen von und zu Hoensbroech (1919)
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