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Quel Renzi è proprio un bell`ometto

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Quel Renzi è proprio un bell`ometto
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Giovedì 22 Novembre 2012
PRIMO PIANO
È così che la pensa Iva Zanicchi, eurodeputata pdl, che voleva votarlo ma è stata respinta
Quel Renzi è proprio un bell’ometto
Berlusconi invece ha buttato nel cesso il suo immenso talento
DI
GIORGIO PONZIANO
R
espinta. Un voto in meno
per Matteo Renzi. Ha
provato a iscriversi alle
primarie Pd ma è stata
bloccata. Troppo nota per passare
inosservata. Il segretario pidiessino reggiano è sobbalzato sulla sedia quando gli hanno comunicato
che Iva Zanicchi avrebbe voluto
recarsi al seggio. Proprio lei, conosciuta come berlusconiana di ferro
ed attualmente europarlamentare Pdl, con la scheda in mano per
votare il candidato presidente del
consiglio Pd? È vero che il suo entusiasmo per Silvio Berlusconi
si è afflosciato negli ultimi tempi,
ma da qui ad elettrice alle primarie pidiessine ce ne corre. Ripresosi dallo stupore, il segretario Pd,
Roberto Ferrari, spiega serafico:
«La sua carica elettiva e la collocazione nello schieramento avverso
fanno sì che lei non possa votare
per scegliere il candidato premier
del centrosinistra. O meglio: da
qui al giorno del voto ha davanti a sè due opzioni. O si dimette
dal parlamento europeo, oppure
resta a Strasburgo ma aderisce
ufficialmente al gruppo socialdemocratico. Una volta intrapresa
una delle due strade, nulla più le
vieterebbe di esprimere la propria
preferenza per un candidato alle
nostre primarie».
Lei ha risposto: «Ci penserò». E
mamma o una sorella
maggiore. Non lo posso
perdonare. Ha sprecato un talento personale
enorme, lo ha buttato
nel cesso. Perchè ha
fatto questi errori?
Forse per presunzione
o perchè attorniato da
persone sbagliate, da
yes men che gli hanno
sempre detto di sì. C’è
pure chi ha detto che
Vignetta di Claudio Cadei
è alto...».
aggiunge che l’esperienza di euroLa Zanicchi compirà 74 anni
parlamentare si sta concludendo:
a gennaio. È nata a Ligonchio,
«Finisco il mio mandato l’anno
da papà Zeffiro e da madre Elsa,
prossimo, poi smetto e torno in
elettori Pci. Nella biografia del
tv, alla Rai». Insomma potrebbe
sito del suo fan club è scritto che
anche rinunciare al parlamento
«fin da giovanissima sviluppa una
europeo per partecipare alle prigrande passione per il canto, tanto
marie Pd però ammette di sentirsi
che da piccola saliva sugli alberi
più centrodestrorsa che centrosia cantare». Il successo arriva nel
nistrorsa, anche se quel Renzi
1960, Mike Bongiorno (che sarà
lo vorrebbe proprio votare. «Ha
poi insieme a lei uno dei primi
una grande personalità», dice, «è
supporter di Berlusconi) porta
un bravo sindaco, sa parlare alla
Campanile sera vicino a Ligongente e anche un bell’ometto. Renchio, lei canta e vince. La consazi è un uomo di sicuro successo.
crazione tre anni dopo con SanreAlle primarie, se voteranno solo
mo. Nel 2004 la svolta, dalla Rai a
gli iscritti, vincerà Bersani, ma
Mediaset e poi le elezioni europee
se voteranno anche i non iscritti
(ma la prima volta non riesce ad
vincerà Renzi perchè piace alla
essere eletta) nella lista di Forza
gente». Iva Zanicchi convertita
Italia. Berlusconi la premia batsulla via di Firenze, che fa un cortezzandola opinionista e la manda
nino a Berlusconi? «Berlusconi?
prima in La Fattoria e poi in VerisSono profondamente delusa, ho
simo. Il flirt professional-politico
creduto in lui, ora sono nelle tecol Cavaliere si sta incrinando
nebre. Lo stimavo, quasi come una
soltanto ora. Aggiunge che in
quanto a sex-appeal, il Cavaliere
ha sempre avuto rivali a sinistra:
«Parecchi anni fa tutte le donne di
Forza Italia erano innamorate di
Bertinotti, ora tutte le donne del
Pdl amano Renzi».
Ma Iva Zanicchi ce l’ha pure col
Pdl: «Il partito mi ha lasciato sola
in questi giorni di trambusto: non
una telefonata, un sms, un segnale da parte, che so, di un coordinatore, di un delegato. Niente…».
Però salva Angelino Alfano. Impossibilitata a votare per Renzi, si
recherà alle urne del Pdl per appoggiare il segretario: «Del resto
chi dovrei votare? La Santanchè?
Samorì l’ho visto a Porta a Porta
e mi ha deluso». Inoltre è critica
sulle vicende che hanno coinvolto il Pdl, da quella di Roberto
Formigoni a quella di Nicole
Minetti. Potrebbe partecipare anche lei alle primarie del Pdl... «Me
lo hanno proposto e avrei potuto
anche dar fastidio ma, alla fine,
ho lasciato perdere, appoggerò
come posso Renzi da una parte
e Alfano dall’altra. Anche perché
Renzi ha bisogno di aiuto, lo stanno già rottamando, lui che voleva
rottamare gli altri». In ogni caso,
basta con Mario Monti: «È mister Camomilla, è un elogio in un
paese così litigioso, ha la capacità
di tranquillizzare e rasserenare. E
anche di far addormentare, meglio
cambiare».
© Riproduzione riservata
NESSUN CANCELLIERE CHE VOGLIA ESSERE ELETTO O RIELETTO PUÒ REGALARE SOLDI A QUEL PAESE
C’è anche chi vuole espellere la Grecia
DI
T
STEFANO CINGOLANI *
utto rinviato a lunedì, o forse a un
altro lunedì, di rinvio in rinvio, fino
alle elezioni tedesche? Anche JeanClaude Juncker, primo ministro
lussemburghese e capo dell’Eurogruppo, allarga le braccia: «Io non so quando ci sarà un
accordo sui 44 miliardi di euro». E il demone della Grecia torna di nuovo a consumare
un’Europa divisa da fratture a geometria
variabile, per usare una locuzione che tanto
piace ai burocrati anche se finora era stata
usata per indicare la possibilità di un nucleo
di paesi, le avanguardie, di aprire la strada agli altri. Adesso, è vero esattamente il
contrario. Sono divisi i grandi dell’eurozona,
è divisa la trojka che recita nella tragedia
greca (qui è il Fmi a mordere il freno), è divisa la Bce con la Bundesbank che non ha
affatto ammorbidito la sua posizione, è divisa
l’Unione sul bilancio con la Gran Bretagna
pronta a far saltare tutto. Ma andiamo con
ordine. Il Governo e il Parlamento di Atene
hanno approvato il nuovo pacchetto di austerità, in mezzo a uno stillicidio di proteste dominate da un senso di fatale rassegnazione
piuttosto che da uno spirito di rivolta. Tagli,
ancora tagli, decine di migliaia di dipendenti
pubblici licenziati (non subito, tra un anno,
ma tant’è) mentre il Fondo monetario internazionale dice che sono palliativi, dolorosi,
ma insufficienti. In ogni caso, gli accordi erano che, a fronte della nuova stangata, l’Ue
avrebbe concesso una nuova tranche di aiuti
e due anni in più per raggiungere l’avanzo
primario del 4,5%. Invece, niente da fare, la
Germania ha puntato i piedi.
Nein, nein, nein. No a nuovi prestiti, no alla
riduzione dei tassi, no all’ipotesi di un haircut
dei titoli greci, insomma un default controllato. «Non se ne parla nemmeno», ha dichiarato il ministero delle finanze tedesco; eppure
se ne parla eccome, soprattutto da parte del
Fmi, che vorrebbe prendere atto dell’inevitabile. Il debito pubblico greco è fuori controllo:
con una recessione del 4,5%, secondo le stime
per il prossimo anno, un debito in salita dal
179% al 189% del prodotto lordo. Come pensare che possa scendere di ben 70 punti in
sette anni? Il debito ammonta attualmente
a 355 miliardi di euro, dei quali 290 sono in
mano a paesi europei. Un taglio del valore
facciale dei titoli pari al 50%, come avvenne
in primavera per i creditori privati, significa
mettere nei bilanci degli altri paesi un costo
di 145 miliardi, distribuiti in funzione della
grandezza di ciascun membro dell’eurozona; quindi il peso maggiore ricadrebbe sulla
Germania, seguita dalla Francia e dall’Italia.
E i tedeschi non vogliono pagare ancora per
la Grecia. Nessun Cancelliere che intenda
essere rieletto può far loro ingoiare l’amara
medicina e Angela Merkel sta cercando di
temporeggiare tenendo sulla testa dei greci
la spada di Damocle. Questa divergenza di
fondo con Christine Lagarde che vorrebbe
una terapia choc, gestita poi più dal Fmi che
dall’Eurogruppo e dalla Bce, è la prima delle fratture variabili. La seconda riguarda la
cancelleria di Berlino e i governi che invece
preferiscono concedere ad Atene altri due
anni. In cima a tutti c’è Mario Monti, che
vuole evitare come la peste il precipitare di
una nuova crisi finanziaria attorno al catalizzatore ellenico. Lo stesso vale per Mariano
Rajoy, il quale sa che le condizioni imposte
oggi alla Grecia possono diventare il bench-
mark per concedere l’intervento del Fondo
salva-stati nel caso della Spagna. Quanto a
François Hollande, che ha appena perso
la tripla A da parte di Moody’s (Standard
& Poor’s gliel’aveva già tolta), minimizza. I
tassi di interesse sono ancora bassi, appena
il 2%. Ma la luna di miele con i mercati è
finita da tempo. «La Germania non vuole
dire la verità», innanzitutto a se stessa, ha
scritto Stefan Kaiser sullo Spiegel. Tirare
avanti così è pericolo, un haircut è inevitabile. Va ancora più in là il pugnace economista
Hans-Werner Sinn, capo fazione dei duri e
puri: «Una uscita temporanea della Grecia
dall’euro, stabilizzerebbe il Paese e l’intera
Europa». Dunque, ci risiamo. Si prepara uno
scenario simile a quello di giugno? Allora
Mario Draghi riuscì a evitare la catastrofe anche a costo di provocare una frattura
non sanata con la Bundesbank. Adesso le
parole non basteranno. Quanto agli atti concreti, sono impediti dalla Germania. Jens
Weidmann ha ripetuto anche recentemente
che lui non condivide non solo la terapia, ma
nemmeno l’analisi di Draghi. I meccanismi
tradizionali della politica monetaria funzionano, secondo il presidente della Buba; sono i
governi dei paesi meridionali che non hanno
fatto bene i compiti a casa e ciò crea sfiducia
nei mercati, i quali si comportano in modo
assolutamente razionale. Lo spread, insomma, è colpa dell’Italia, della Spagna per non
parlar della Grecia. Nessun intervento della
Bce può colmare il fossato. Nemmeno l’euro
è una priorità assoluta: la Bce deve badare
ai prezzi, la stabilità finanziaria viene dopo
e la moneta da questo punto di vista diventa
un fattore derivato.
* da www. Il Sussidario.net
LA LETTERA
Piccola rassegna
stampa: ma si può?
- Brianza: invece delle olgettine, sequestrati gli Spinelli;
raid di una squadra multietnica, discutibilmente
professionale, prontamente
ingabbiata grazie a delle inconfondibili Superga rosse
con lacci neri (viva Milan),
tracce biologiche su tappi di
spumantini e prenotazioni
di Ferrari spider doverosamente rosse.
- Caorso (Piacenza): la Dolores Ibarruri de’noantri,
la dirigente scolastica Manuela Bruschini, invece di
pensare a come eliminare
nelle centrale nucleare mai
entrata in funzione, i bidoni corrosi, grondanti residui
radioattivi, decide di eliminare il presepe dell’asilo.
Natale di chi? Di quel tale
che era in anticipo, come
sensibilità sociale, di oltre
1924 anni sul suo riferimento «religioso» che va di moda
oggi nel Pd.
- Sicilia: mastodontico ufficio stampa della Regione,
afflitto da appena 21 caporedattori, dovutamente
assunti senza concorso.
- Milano: SEA renderà, dice
il suo presidente, il doppio
dei Btp!
- Milano-Roma: Alitalia
sempre lì, inchiavardata su
questa rotta come monopolista.
- Alitalia-Airone: il comandante deve strisciare…la
propria carta di credito per
elemosinare il pieno di cherosene.
- Svizzera: regalo di Natale
agli italiani diversamente
indigenti grazie a condoni
tombali ed anonimi.
- Val Padana: rubato dispositivo antitaccheggio in un
Bricocenter!
- Val Padana: sentenza 11
mesi di carcere per furto di
cibi per l’importo di un euro
e cinquanta (era seguita
colluttazione e pertanto il
furto è stato rubricato come
rapina).
- Napoli: rambo di scorta al
Presidente tedesco, in passeggiata sul lungomare Caracciolo, rapinato del Rolex
falso. (Totò, ci manchi).
- Atlantico: due ore dopo il
decollo da Cuba, l’aereo incappa nel solito paradossale
«vuoto d’aria» ma il comandante decide stoicamente di
proseguire fino a destinazione (invece di ammarare
sull’Atlantico?)
- Birmania: imminenti scenate di Michelle vista la vibrante fisicità degli abbracci e baci di Obama inflitti a
miss Burma, Suu Kyi.
MA SI PUO’?
Ivan Ciollaro Milano
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