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Quel Renzi è proprio un bell`ometto
14 Giovedì 22 Novembre 2012 PRIMO PIANO È così che la pensa Iva Zanicchi, eurodeputata pdl, che voleva votarlo ma è stata respinta Quel Renzi è proprio un bell’ometto Berlusconi invece ha buttato nel cesso il suo immenso talento DI GIORGIO PONZIANO R espinta. Un voto in meno per Matteo Renzi. Ha provato a iscriversi alle primarie Pd ma è stata bloccata. Troppo nota per passare inosservata. Il segretario pidiessino reggiano è sobbalzato sulla sedia quando gli hanno comunicato che Iva Zanicchi avrebbe voluto recarsi al seggio. Proprio lei, conosciuta come berlusconiana di ferro ed attualmente europarlamentare Pdl, con la scheda in mano per votare il candidato presidente del consiglio Pd? È vero che il suo entusiasmo per Silvio Berlusconi si è afflosciato negli ultimi tempi, ma da qui ad elettrice alle primarie pidiessine ce ne corre. Ripresosi dallo stupore, il segretario Pd, Roberto Ferrari, spiega serafico: «La sua carica elettiva e la collocazione nello schieramento avverso fanno sì che lei non possa votare per scegliere il candidato premier del centrosinistra. O meglio: da qui al giorno del voto ha davanti a sè due opzioni. O si dimette dal parlamento europeo, oppure resta a Strasburgo ma aderisce ufficialmente al gruppo socialdemocratico. Una volta intrapresa una delle due strade, nulla più le vieterebbe di esprimere la propria preferenza per un candidato alle nostre primarie». Lei ha risposto: «Ci penserò». E mamma o una sorella maggiore. Non lo posso perdonare. Ha sprecato un talento personale enorme, lo ha buttato nel cesso. Perchè ha fatto questi errori? Forse per presunzione o perchè attorniato da persone sbagliate, da yes men che gli hanno sempre detto di sì. C’è pure chi ha detto che Vignetta di Claudio Cadei è alto...». aggiunge che l’esperienza di euroLa Zanicchi compirà 74 anni parlamentare si sta concludendo: a gennaio. È nata a Ligonchio, «Finisco il mio mandato l’anno da papà Zeffiro e da madre Elsa, prossimo, poi smetto e torno in elettori Pci. Nella biografia del tv, alla Rai». Insomma potrebbe sito del suo fan club è scritto che anche rinunciare al parlamento «fin da giovanissima sviluppa una europeo per partecipare alle prigrande passione per il canto, tanto marie Pd però ammette di sentirsi che da piccola saliva sugli alberi più centrodestrorsa che centrosia cantare». Il successo arriva nel nistrorsa, anche se quel Renzi 1960, Mike Bongiorno (che sarà lo vorrebbe proprio votare. «Ha poi insieme a lei uno dei primi una grande personalità», dice, «è supporter di Berlusconi) porta un bravo sindaco, sa parlare alla Campanile sera vicino a Ligongente e anche un bell’ometto. Renchio, lei canta e vince. La consazi è un uomo di sicuro successo. crazione tre anni dopo con SanreAlle primarie, se voteranno solo mo. Nel 2004 la svolta, dalla Rai a gli iscritti, vincerà Bersani, ma Mediaset e poi le elezioni europee se voteranno anche i non iscritti (ma la prima volta non riesce ad vincerà Renzi perchè piace alla essere eletta) nella lista di Forza gente». Iva Zanicchi convertita Italia. Berlusconi la premia batsulla via di Firenze, che fa un cortezzandola opinionista e la manda nino a Berlusconi? «Berlusconi? prima in La Fattoria e poi in VerisSono profondamente delusa, ho simo. Il flirt professional-politico creduto in lui, ora sono nelle tecol Cavaliere si sta incrinando nebre. Lo stimavo, quasi come una soltanto ora. Aggiunge che in quanto a sex-appeal, il Cavaliere ha sempre avuto rivali a sinistra: «Parecchi anni fa tutte le donne di Forza Italia erano innamorate di Bertinotti, ora tutte le donne del Pdl amano Renzi». Ma Iva Zanicchi ce l’ha pure col Pdl: «Il partito mi ha lasciato sola in questi giorni di trambusto: non una telefonata, un sms, un segnale da parte, che so, di un coordinatore, di un delegato. Niente…». Però salva Angelino Alfano. Impossibilitata a votare per Renzi, si recherà alle urne del Pdl per appoggiare il segretario: «Del resto chi dovrei votare? La Santanchè? Samorì l’ho visto a Porta a Porta e mi ha deluso». Inoltre è critica sulle vicende che hanno coinvolto il Pdl, da quella di Roberto Formigoni a quella di Nicole Minetti. Potrebbe partecipare anche lei alle primarie del Pdl... «Me lo hanno proposto e avrei potuto anche dar fastidio ma, alla fine, ho lasciato perdere, appoggerò come posso Renzi da una parte e Alfano dall’altra. Anche perché Renzi ha bisogno di aiuto, lo stanno già rottamando, lui che voleva rottamare gli altri». In ogni caso, basta con Mario Monti: «È mister Camomilla, è un elogio in un paese così litigioso, ha la capacità di tranquillizzare e rasserenare. E anche di far addormentare, meglio cambiare». © Riproduzione riservata NESSUN CANCELLIERE CHE VOGLIA ESSERE ELETTO O RIELETTO PUÒ REGALARE SOLDI A QUEL PAESE C’è anche chi vuole espellere la Grecia DI T STEFANO CINGOLANI * utto rinviato a lunedì, o forse a un altro lunedì, di rinvio in rinvio, fino alle elezioni tedesche? Anche JeanClaude Juncker, primo ministro lussemburghese e capo dell’Eurogruppo, allarga le braccia: «Io non so quando ci sarà un accordo sui 44 miliardi di euro». E il demone della Grecia torna di nuovo a consumare un’Europa divisa da fratture a geometria variabile, per usare una locuzione che tanto piace ai burocrati anche se finora era stata usata per indicare la possibilità di un nucleo di paesi, le avanguardie, di aprire la strada agli altri. Adesso, è vero esattamente il contrario. Sono divisi i grandi dell’eurozona, è divisa la trojka che recita nella tragedia greca (qui è il Fmi a mordere il freno), è divisa la Bce con la Bundesbank che non ha affatto ammorbidito la sua posizione, è divisa l’Unione sul bilancio con la Gran Bretagna pronta a far saltare tutto. Ma andiamo con ordine. Il Governo e il Parlamento di Atene hanno approvato il nuovo pacchetto di austerità, in mezzo a uno stillicidio di proteste dominate da un senso di fatale rassegnazione piuttosto che da uno spirito di rivolta. Tagli, ancora tagli, decine di migliaia di dipendenti pubblici licenziati (non subito, tra un anno, ma tant’è) mentre il Fondo monetario internazionale dice che sono palliativi, dolorosi, ma insufficienti. In ogni caso, gli accordi erano che, a fronte della nuova stangata, l’Ue avrebbe concesso una nuova tranche di aiuti e due anni in più per raggiungere l’avanzo primario del 4,5%. Invece, niente da fare, la Germania ha puntato i piedi. Nein, nein, nein. No a nuovi prestiti, no alla riduzione dei tassi, no all’ipotesi di un haircut dei titoli greci, insomma un default controllato. «Non se ne parla nemmeno», ha dichiarato il ministero delle finanze tedesco; eppure se ne parla eccome, soprattutto da parte del Fmi, che vorrebbe prendere atto dell’inevitabile. Il debito pubblico greco è fuori controllo: con una recessione del 4,5%, secondo le stime per il prossimo anno, un debito in salita dal 179% al 189% del prodotto lordo. Come pensare che possa scendere di ben 70 punti in sette anni? Il debito ammonta attualmente a 355 miliardi di euro, dei quali 290 sono in mano a paesi europei. Un taglio del valore facciale dei titoli pari al 50%, come avvenne in primavera per i creditori privati, significa mettere nei bilanci degli altri paesi un costo di 145 miliardi, distribuiti in funzione della grandezza di ciascun membro dell’eurozona; quindi il peso maggiore ricadrebbe sulla Germania, seguita dalla Francia e dall’Italia. E i tedeschi non vogliono pagare ancora per la Grecia. Nessun Cancelliere che intenda essere rieletto può far loro ingoiare l’amara medicina e Angela Merkel sta cercando di temporeggiare tenendo sulla testa dei greci la spada di Damocle. Questa divergenza di fondo con Christine Lagarde che vorrebbe una terapia choc, gestita poi più dal Fmi che dall’Eurogruppo e dalla Bce, è la prima delle fratture variabili. La seconda riguarda la cancelleria di Berlino e i governi che invece preferiscono concedere ad Atene altri due anni. In cima a tutti c’è Mario Monti, che vuole evitare come la peste il precipitare di una nuova crisi finanziaria attorno al catalizzatore ellenico. Lo stesso vale per Mariano Rajoy, il quale sa che le condizioni imposte oggi alla Grecia possono diventare il bench- mark per concedere l’intervento del Fondo salva-stati nel caso della Spagna. Quanto a François Hollande, che ha appena perso la tripla A da parte di Moody’s (Standard & Poor’s gliel’aveva già tolta), minimizza. I tassi di interesse sono ancora bassi, appena il 2%. Ma la luna di miele con i mercati è finita da tempo. «La Germania non vuole dire la verità», innanzitutto a se stessa, ha scritto Stefan Kaiser sullo Spiegel. Tirare avanti così è pericolo, un haircut è inevitabile. Va ancora più in là il pugnace economista Hans-Werner Sinn, capo fazione dei duri e puri: «Una uscita temporanea della Grecia dall’euro, stabilizzerebbe il Paese e l’intera Europa». Dunque, ci risiamo. Si prepara uno scenario simile a quello di giugno? Allora Mario Draghi riuscì a evitare la catastrofe anche a costo di provocare una frattura non sanata con la Bundesbank. Adesso le parole non basteranno. Quanto agli atti concreti, sono impediti dalla Germania. Jens Weidmann ha ripetuto anche recentemente che lui non condivide non solo la terapia, ma nemmeno l’analisi di Draghi. I meccanismi tradizionali della politica monetaria funzionano, secondo il presidente della Buba; sono i governi dei paesi meridionali che non hanno fatto bene i compiti a casa e ciò crea sfiducia nei mercati, i quali si comportano in modo assolutamente razionale. Lo spread, insomma, è colpa dell’Italia, della Spagna per non parlar della Grecia. Nessun intervento della Bce può colmare il fossato. Nemmeno l’euro è una priorità assoluta: la Bce deve badare ai prezzi, la stabilità finanziaria viene dopo e la moneta da questo punto di vista diventa un fattore derivato. * da www. Il Sussidario.net LA LETTERA Piccola rassegna stampa: ma si può? - Brianza: invece delle olgettine, sequestrati gli Spinelli; raid di una squadra multietnica, discutibilmente professionale, prontamente ingabbiata grazie a delle inconfondibili Superga rosse con lacci neri (viva Milan), tracce biologiche su tappi di spumantini e prenotazioni di Ferrari spider doverosamente rosse. - Caorso (Piacenza): la Dolores Ibarruri de’noantri, la dirigente scolastica Manuela Bruschini, invece di pensare a come eliminare nelle centrale nucleare mai entrata in funzione, i bidoni corrosi, grondanti residui radioattivi, decide di eliminare il presepe dell’asilo. Natale di chi? Di quel tale che era in anticipo, come sensibilità sociale, di oltre 1924 anni sul suo riferimento «religioso» che va di moda oggi nel Pd. - Sicilia: mastodontico ufficio stampa della Regione, afflitto da appena 21 caporedattori, dovutamente assunti senza concorso. - Milano: SEA renderà, dice il suo presidente, il doppio dei Btp! - Milano-Roma: Alitalia sempre lì, inchiavardata su questa rotta come monopolista. - Alitalia-Airone: il comandante deve strisciare…la propria carta di credito per elemosinare il pieno di cherosene. - Svizzera: regalo di Natale agli italiani diversamente indigenti grazie a condoni tombali ed anonimi. - Val Padana: rubato dispositivo antitaccheggio in un Bricocenter! - Val Padana: sentenza 11 mesi di carcere per furto di cibi per l’importo di un euro e cinquanta (era seguita colluttazione e pertanto il furto è stato rubricato come rapina). - Napoli: rambo di scorta al Presidente tedesco, in passeggiata sul lungomare Caracciolo, rapinato del Rolex falso. (Totò, ci manchi). - Atlantico: due ore dopo il decollo da Cuba, l’aereo incappa nel solito paradossale «vuoto d’aria» ma il comandante decide stoicamente di proseguire fino a destinazione (invece di ammarare sull’Atlantico?) - Birmania: imminenti scenate di Michelle vista la vibrante fisicità degli abbracci e baci di Obama inflitti a miss Burma, Suu Kyi. MA SI PUO’? Ivan Ciollaro Milano