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Misure rapide per far ripartire il lavoro
confcooperative 왗 LA DIFESA DEL POPOLO 23 giugno 2013 Nuove soluzioni creative, più aggregazioni e reti per andare oltre la crisi Le domande di credito sono sempre più negate per la carenza di liquidità da parte delle banche. Dunque, anche chi intende investire nell’innovazione non è in grado di farlo. Nelle ultime settimane sono stati presen왘 tati i primi dati 2013 sulla cooperazione a livello nazionale che, purtroppo, riflettono la situazione generale del paese: la fase recessiva si è allungata per la flessione della produzione e delle esportazioni e solo una cooperativa su dieci segnala un aumento della domanda e degli ordini, con un aumento dei ricavi solo per il venti per cento delle imprese associate a Confcooperative. Le notizie sono meno negative sul fronte occupazionale: otto cooperative su dieci resistono e non prevedono riduzioni di organico nei prossimi mesi. Un segnale importante, raccolto anche a livello padovano, ma questo mantenimento complessivo dei posti di lavoro è il frutto sostanzialmente dell’applicazione dei valori alla base del nostro modello: in un momento di crisi – e quello attuale ha ormai raggiunto durata quinquennale – i soci sono disposti a fare sacrifici che toccano gli utili e l’accantonamento di riserve, pur di non ricorrere a misure che riducano il numero di lavoratori. Se nel breve periodo questa soluzione è sicuramente quella che porta al miglior rapporto costibenefici, dopo un lungo momento recessivo anche le nostre realtà stanno iniziando a soffrire pesantemente. Gli utili messi a riserva negli anni di bilancio positivo sono ormai consumati, i soci hanno già ridotto i propri stipendi e in alcuni casi sono stati costretti a ricorrere alla cassa integrazione. Quali, dunque, le soluzioni per superare questo momento? Le nostre peculiarità, che finora si erano dimostrate anche la nostra forza, consentendoci di sopravvivere laddove altri avevano fallito, sono oggi una debolezza? Il modello da noi proposto in realtà continua a mantenersi valido, ma chiaramente dovremo essere in grado di trovare nuove soluzioni creative e compatibili con la nostra storia e il nostro dna: aumentare le aggregazioni, creare un network di imprese per rispondere in modo complessivo ai bisogni del territorio, continuare a dialogare con le altre realtà del sistema economico, valorizzare le competenze puntando anche allo sviluppo di piccole innovazioni. 왘Ugo Campagnaro presidente Confcooperative Padova 15 ACCESSO AL CREDITO Manca la liquidità e i ritardi cronici dei pagamenti delle Pa sono il problema più grave Misure rapide per far ripartire il lavoro Liquidità, capitalizzazione, accesso al cre왘dito e ritardi nei pagamenti: di fronte a una crisi economica che dura ormai da circa cinque anni, sembrano queste le principali preoccupazioni delle piccole e medie imprese locali, che oggi hanno sempre meno alternative alla chiusura. Finora il mondo delle cooperative, grazie alle caratteristiche proprie di questo tipo d’impresa, sembrava avere sostanzialmente retto alla congiuntura negativa, anche grazie alle rinunce dei soci. La fine del 2012 e i primi mesi del 2013, invece, hanno fatto emergere grosse difficoltà. I dati sul primo quadrimestre dell’anno e le previsioni per il secondo, contenute nella 24a indagine congiunturale sulle aderenti a Confcooperative, realizzata dal centro studi Elabora Confcooperative, rivelano che la liquidità è peggiorata per tre aziende su dieci e ha segnato un costante segno negativo per sei di esse. Sul fronte del credito bancario, le condizioni di offerta risultano sempre più rigide e selettive: nel primo quadrimestre hanno ripreso vigore le richieste di rientro da parte degli istituti di credito, mentre lo spread è in rialzo. «Una delle difficoltà maggiori per le imprese – spiega Giuseppe Battistello, direttore di Confcooperative Padova – è proprio la contrazione nella concessione dei finanziamenti bancari. Siamo entrati in un circolo vizioso dove le banche sono in seria crisi di liquidità, poiché continuano ad aumentare le famiglie e le aziende che non riescono a far fronte alle rate dei mutui. Gli istituti di credito si trovano allora a dover gestire immobili che non riescono a vendere o vendono a un prezzo non remunerativo. Di conseguenza, la liquidità prevista si è contratta e le banche, specie le più piccole, chiedono forti garanzie sul rientro. E così, piccole imprese nascenti, o realtà interessate a investire nell’innovazione, vedono rifiutata la propria domanda di credito». Di ciò risente l’intera filiera. In passato, di fronte a clienti morosi o ritardatari, le piccole e medie imprese generalmente chiedevano sostegno alle banche. Oggi, invece, sono a loro volta costrette a pagare in ritardo i fornitori, innestando un meccanismo per cui, sempre più spesso, uno degli anelli della catena è costretto a dichiarare fallimento e li- cenziare. «Le banche di credito cooperativo erano spesso le prime a dare fiducia alle realtà locali, grazie al rapporto diretto e alla volontà di creare un progressivo miglioramento delle condizioni del territorio. In questo momento, però, risentono in modo più profondo della contrazione creditizia». Da tempo il mondo della cooperazione denuncia un ulteriore problema: il cronico ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione. «Ci auguravamo che il nuovo governo agisse tempestivamente. Il problema è stato riconosciuto, ma finora non sono state prese misure capaci di dare reale sollievo alle imprese. E così, più che in passato, assistiamo a gare e appalti assegnati a realtà poco trasparenti che falsano ancor di più il mercato. Da parte nostra, crediamo che la “ricetta della cooperazione” – porre la persona al centro, rispondere ai bisogni del territorio, investire localmente – possa essere ancora il punto di partenza della ripresa. Oggi, però, essa non basta più: servono misure rapide che facciano ripartire occupazione e investimenti». 왘pagina di Piero Cioffredi SOCIALDENT Il consorzio impiega 250 medici e dipendenti in più regioni d’Italia Qui il dentista costa meno dei fenomeni più singolari prodotti dalla crisi economica di 왘 Uno questi anni è quello del “turismo dentale” nell’Europa dell’Est, con tanto di tour operator specializzati che organizzano partenze quotidiane per le mete del “sorriso a basso costo”. Sulla qualità di otturazioni e impianti circolano, com’è ovvio, le opinioni più disparate. Quel che è certo, è che avere il medico sotto casa per ogni evenienza, è tutta un’altra cosa. Non necessariamente, però, a scapito del portafoglio: anche da noi, infatti, i dentisti iniziano ad adeguarsi alla minore disponibilità economica di molte persone. Una delle più interessanti esperienze in proposito è, per la capacità di coniugare risparmio, qualità e remunerazione dell’odontoiatra, quella di Socialdent. Il consorzio, con sede a Padova, unico nel suo genere, è stato creato alla fine del 2011 da quattro giovani cooperative sociali odontoiatriche di Bassano del Grappa, Padova, Rovato (Brescia) e Verona. In pochi mesi se ne sono aggiunte altre a Stanghella e San Donà di Piave, in Liguria e in Lombardia; a breve Socialdent sbarcherà pure nelle Marche e, probabilmente, in Trentino. In tutto, 250 tra medici e dipendenti che hanno deciso di unire le proprie forze e superare quei particolarismi e personalismi che tipicamente caratterizzano il mondo delle professioni: «Un passo imposto dal mercato – spiega il presidente del consorzio Enrico Codogno – Storicamente le cure dentarie si sono caratterizzate per i prezzi alti e l’incapacità della sanità pubblica di soddisfare la domanda. Oggi, con la gente che non si cura più o paga in ritardo, anche i professionisti sono in difficoltà. Soprattutto i giovani, a meno che non proseguano un’attività di famiglia, per iniziare devono sostenere investimenti problematici. I piccoli studi sono destinati a chiudere, un po’ come sta avvenendo per i negozi di vicinato rispetto ai centri commerciali». Socialdent si è dato innanzi tutto la missione di rendere i prezzi più accessibili: «Per raggiungere questo obiettivo la nostra ricetta è semplice: mettere il professionista nelle condizioni di dover fare solo il suo mestiere, e di poterlo fare bene. Nei nostri ambulatori, il medico fa solo il medico. Di allestimento, burocrazia, promozione e approvvigionamenti si occupa il consorzio, sfruttando le economie di scala». Dal punto di vista commerciale, Socialdent ha stipulato convenzioni con grossi enti e organizzazioni – su tutti, i maggiori sindacati nazionali e l’esercito – che permettono ai pazienti di spuntare prezzi inferiori del 30-40 per cento rispetto ai normali listini: «Nel 2012 abbiamo curato circa 50 mila persone, peraltro senza attese particolarmente lunghe, vista la flessibilità delle nostre strutture. È anche perché lavoriamo su questi grandi numeri che possiamo tenere bassi i prezzi. Può rivolgersi a noi anche chi non beneficia di nessuna convenzione: bastano 25 euro una tantum per associare tutto il nucleo familiare, per sempre. Con questi soldi finanziamo azioni socialmente utili: a San Donà di Piave, ad esempio, abbiamo acquistato un pulmino per il trasporto di persone con disabilità. Proponiamo, inoltre, finanziamenti su misura che fino a 24 mesi sono a tasso zero: gli interessi li paghiamo noi». Codogno tiene a precisare un aspetto cruciale: «Le nostre non sono cliniche low cost. È vero che pratichiamo tariffe più basse, ma sono compensi equi. Non facciamo, insomma, una guerra dei prezzi a scapito della qualità. La cura dei denti è affidata a soli odontoiatri, tutti professionisti conosciuti, stimati e qualificati. Spesso i medici di riferimento di ogni ambulatorio sono ex primari ospedalieri in pensione. Magari mantengono anche un proprio studio, ma cerchiamo di fidelizzarli il più possibile. Di fatto, il paziente viene seguito sempre dallo stesso medico. I materiali che utilizziamo, poi, sono tutti certificati e garantiti. Infine, sottolineo come fiscalmente siamo in regola fino all’ultimo centesimo. D’altra parte, una realtà giovane come la nostra è oggetto di frequenti controlli: finora nessuno ha avuto nulla da eccepire». Ecco allora il segreto del successo di Socialdent: «Diversamente da altre catene odontoiatriche nate in questi anni, la nostra non ha un taglio commerciale, ma professionale. Per entrare nella cooperativa, i professionisti versano appena cento euro, non vendiamo quote societarie o un franchising. Le cooperative, a loro volta, pagano i servizi al consorzio, ma quest’ultimo non ha finalità di lucro. Il nostro unico scopo è fare lavorare bene i professionisti». Per il futuro, non mancano le idee: «Operiamo in un campo nuovo, con possibilità tutte da esplorare: si pensi solo a quali prospettive si aprirebbero stipulando convenzioni con le scuole». Per informazioni: www.socialdent.org