Comments
Transcript
Un Pac come antidoto all`ansia Quando il crollo è un
Storia di copertina PLUS24 1 Il Sole 24 Ore Sabato 27 Agosto 2011 Volatilità azionaria Due mesi vissuti al cardiopalma per piccoli e grandi investitori. Le Borse internazionali sono entrate in un’area di grande volatilità. Difficile prevedere quando terminerà il tourbillon di vendite sui principali indici azionari. Intanto c’è ancora il divieto di short selling Senza stress Come fare a ridurre l’ansia da crollo dei mercati? A parte le sedute di psicoterapia, c’è uno strumento (il pac) che consente di entrare sui listini azionari senza stress. Anzi, quando il listino perde colpi, il pac permette di comprare un maggior numero di titoli. L’uovo di Colombo Market timing Il listino ha raggiunto i minimi o no? È la classica domanda che si fa l’investitore principiante allettato dai cali azionari. Ma la strategia del market timing è meglio lasciarla ai trader professionisti. Spesso è una trappola. Meglio affidarsi a un esperto. Un Pac come antidoto all’ansia Quando il crollo è un’opportunità Sono strumenti per entrare sul listino in modo graduale. Occhio alle spese occulte C hi non ha visto la foto dell’operatore di Borsa con le mani nei capelli? È la sintesi di quanto sta accadendo in questi giorni sui mercati. Due le mosse da riflesso condizionato: vendere per paura o entrare «perché più basso di così non può andare». Sono i due errori che il piccolo risparmiatore deve evitare. Vendere ora è il classico regalo agli speculatori: prima di fare una tale scelta fatevi consigliare da un consulente (meglio se in assenza di conflitti di interessi). La seconda mossa è altrettanto errata: la strategia di market timing è propria di un esperto che passa il giorno davanti al computer. Il rischio è che il pavimento di Borsa sia ancora più in basso. sformare i crolli dei listini in opportunità. Una sorta di antidoto allo stress da Borsa. È il piano di accumulo (pac) che consiste in un investimento a rate: in sostanza ogni mese (o in base alla periodicità desiderata, anche trimestrale) si versano piccole somme di denaro per acquistare quote di fondi comuni o Etf. Si evita così l’ansia da mercato visto che, in caso di ribassi, il pac funziona al contrario: con 50 o 100 euro mensili si comprano più azioni se la Borsa scende. Inoltre si evita il rischio timing tipico degli investimenti realizzati in un’unica soluzione. Obiettivi ed età Entrare oggi sul mercato attraverso un pac è quindi molto vantaggioso: si compra tanto, a prezzi bassi e con una relativa diversificazione. Il piano di accumulo viene consigliato a chi ha un orizzonte temporale di mediolungo periodo non inferiore ai cinque anni. Finanziare gli studi universitari è uno degli obiettivi più comuni: sono i genitori in questo caso che I vantaggi lo avviano per consentire ai C’è però un mezzo per sfrut- figli un determinato corso o tare queste situazioni e tra- master. Oppure è lo stesso giovane che avvia il pac con l’obiettivo di integrare il prezzo per l’acquisto della prima casa o per fini previdenziali. Alla fine la rata può essere vista anche come una specie di risparmio forzoso. Occhio a spese e liquidità È noto che nel risparmio gestito non sono tutte rose e fiori. Le commissioni da pagare sono sempre dietro l’angolo e i pac non si sottraggono alla regola aurea di «occhio alle spese». Il piano di accumulo può essere fatto in casa, con l’aiuto di un consulente/promotore o acquistando dei pacchetti già pronti. Gli Etf sono preferibili ai fondi perché le commissioni sono più basse (non ci sono gestori da pagare!). Allo stesso tempo però vi è da mettere in guardia i risparmiatori su Etf troppo specializzati o settoriali, con pochi scambi: il rischio è di avere una differenza elevata tra domanda e offerta (e dunque dispendiosa). Meglio puntare su Etf molto liquidi che replicano noti indici come il Dax tedesco, il Cac 40 francese o il Ftse-Mib italiano. «Inoltre meglio effettuare versamenti trimestrali – ricorda Ida Pagnottella consulente indipen- dente di Cfi advisors –. Per ciascun conferimento infatti ci sono spese fisse da pagare LA PAROLA che possono incidere in moCHIAVE do pesante se il versamento è molto piccolo». Infine attenzione al momento del Pac e Pic conferimento: ci sono case d’investimento che chiedono fino 12 versamenti (o 4 se trimestrali) anticipati. La 7 Difficile districarsi tra gli acronimi scelta va indirizzata lì dove del risparmio gestito. Il piano di l’anticipo non c’è o è di poaccumulo (pac) è uno di quelli più che rate. c facili da tenere in mente. Un po’ meno il pic (piano di investimento di capitale) che viene realizzato attraverso l’acquisto di quote di un fondo di investimento in un’unica soluzione. Il pac invece è tipico di chi vuole investire un poco alla volta (50-100 euro al mese); una sorta di risparmio forzoso che in passato (ma anche oggi) veniva realizzato attraverso i tradizionali libretti postali. I pac vengono proposti dalle banche soprattutto alla clientela più giovane, che vuole costituirsi gradualmente un capitale. Il piano di accumulo può essere realizzato acquistando sia quote in fondi comuni sia in Etf. Può essere sospeso o estinto in qualsiasi momento. Tuttavia l’estinzione anticipata comporta un’incidenza maggiore dei costi rispetto all’ammontare investito. Occhio inoltre alle spese fisse al momento dei versamenti e agli anticipi delle «rate» che possono arrivare a volte anche a 12: un anno di investimento anticipato! 5 Dove investire? Stabilito il come, c’è da capire dove puntare in questo momento. Il coro è unanime: paesi emergenti. «Di certo nel pac oggi vi deve essere una quota di fondi emergenti – spiega Paolo Calandro, promotore finanziario di Ubi Banca –. Fra i paesi sviluppati, ai miei clienti sto poi suggerendo la Germania». Ancora più radicale Gabriele Turissini, private banker di Banca Fideuram: «In un pac a 5-10 anni, oltre che su Cina, India e Brasile, punterei una quota anche su fondi esposti in paesi come il Vietnam». Della serie investimenti di lungo periodo. Vitaliano D’Angerio [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalla prima In banca prima i clienti «L a politica dei dividendi dipende dagli azionisti - ha detto l’amministratore delegato di UniCredit, Federico Ghizzoni -. Avere un adeguato patrimonio è comunque una priorità». La solidità dei mezzi propri è giustamente il leit motiv bancario, non solo italiano. Intesa Sanpaolo promette di distribuire complessivamente nel triennio 5,3 miliardi di dividendi. Così come altri istituti che hanno rafforzato il capitale e che, in qualche modo, restituiscono cassa ai soci. Collegamento diretto che il direttore generale della Banca Popolare di Milano, Enzo Chiesa, vuole evitare alla vigilia di un’impegnativa richiesta di risorse ai soci. «La distribuzione ordinaria di dividendi non dipende dall'importo dell'aumento di capitale. Qualunque sarà l'importo effettivo avremo comunque un payout tra il 40% e il 50% previsto dal piano industriale». Cosa emergerà da questo incontro-scontro fra esigenze diverse (solidità istituzionale, appeal per gli investitori, voglia di rilancio) non è facilmente ipotizza-