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INVIDIA: la «passione triste del XXI secolo» | Cultura | www.avvenire.it

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INVIDIA: la «passione triste del XXI secolo» | Cultura | www.avvenire.it
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Cultura
1 luglio 2012
VIZI CAPITALI 3
INVIDIA: la «passione triste del XXI sec
«Perché lui si e io no?» È l’interrogativo che acce
Non nasce dall’amore per l’uguaglianza, come a p
potrebbe sembrare. Può essere anche vero infatt
più giusta offra meno occasioni all’invidia di attecc
dell’uomo. Nietzsche, ad esempio, lo suggerisce.
livellamento tra gli esseri umani può favorire «que
che nello stato di natura sarebbe difficilmente com
l’invidia» (Umano, troppo umano). A mio avviso, t
come tutte le passioni, più che da fattori esterni a
primariamente dal cuore dell’uomo e dove l’uomo
tesoro. Gesù lo ha detto ai suoi discepoli: «Dal cu
propositi malvagi, omicidi, adulteri, impurità, furti,
testimonianze, calunnie» (Mt15,19). Chi pone al c
proprio “io” è spinto alla tristezza per il bene degli
Tommaso, che riporta l’affermazione del Damasc
qualifica l’invidia come «la tristezza dei beni altrui
a.1), rimarca l’assurdità di questa passione. Ment
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tristezza sorga per il male proprio, con l’invidia ac
contrario: il bene altrui è creduto un male proprio
possa sminuire «la propria gloria o la propria ecce
questo l’aquinate afferma che «è sempre una cos
sostiene che è un peccato mortale perché “si opp
alla misericordia… e alla carità”.
C’è una generale concordia nella severità di giudi
La bella sintesi di Elena Pulcini, nel volume
triste, che spazia dalla cultura greca sino ai nostri
riassumersi nell’affermazione dello scrittore statun
Epstein che considera l’invidia «il più insidioso de
potremmo aggiungere, anche il più meschino, tan
se ne vanta come fa rilevare il duca Francois La R
«Molti sono disposti a esibire i propri vizi, ma nes
vantarsi della propria invidia». L’invidia resta segr
anche dolorosa, perché è un vero e proprio auto a
dell’anima: non solo non riesce a sopportare il be
trova soddisfazione solo nella disgrazia dell’altro.
Cappella degli Scrovegni, la raffigura come una v
mani rapaci, avvolta dal tormento di un fuoco che
vesti e con un serpente che esce dalla sua bocca
contro iniettandole negli occhi il veleno mortale. D
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Hannah Arendt: l’invidia «è il peggior vizio dell’um
(L’umanità nei tempi oscuri).
Dicevo che l’invidia non nasce fuori dell’uomo, ma
cuore. È l’amor sui la molla che la fa scattare, che
guardare malevolmente gli altri, soprattutto il loro
cuore trova complice l’occhio che porta a stabilire
l’altro. Dante pone nell’occhio malevolo il centro d
canto XIII del Purgatorio impone agli invidiosi un s
castigo: a loro vengono cuciti gli occhi con il fil di
alli orbi non approda il sole, / così all’om¬bre quiv
ora / luce del ciel di se largir non vole; / ch’a tutti u
cigli fora / e cuce sì, come a sparvier selvaggio / s
questo non dimora». E’ una punizione molto dura
dire: nulla da “invi¬diare” alle pene dell’inferno. C
voleva sottolineare la malvagità di questa passion
anzitutto contro se stessi, appunto, non riuscire a
bene degli altri per gioire solo della loro rovina.
Ma come l’invidia s’insedia nel cuore degli uomini
analisi sono state fatte nel corso dei secoli per sc
l’animo umano e cogliere la ragioni di questa pas
Tutte vanno tenute presenti e considerate con att
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che tuttavia mi pare la più profonda è indicata nel
ebraico-cristiane. E potremmo dire che tutto inizia
l’angelo “portatore di luce” che dopo essersi ribell
volendo essere simile a Lui, è stato scaraventato
in una condizione di definitiva e incolmabile separ
Nella seconda Lettera di Pietro, a proposito di que
si scrive: «Dio non risparmiò gli angeli che avevan
precipitò in abissi tenebrosi, tenendoli prigionieri p
(2,4). Lucifero, imprigionato in questa lontananza
tollera però coloro che sono in comunione con Di
conversare sereno di Adamo ed Eva con Dio. Ne
invidia. E decide di rovinarli iniettando nel loro cuo
veleno dell’orgoglio: se mangiano il frutto dell’albe
saranno come Dio. I due si lasciano tentare. E ac
consiglio. Le conseguenze sono drammatiche: sc
l’armonia con Dio e quella tra loro e con il creato.
peccato, quello “originale”, prototipo di ogni pecca
Sapienza commenta: «Sì, Dio ha creato l'uomo p
lo fece a immagine della propria natura. Ma la mo
mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperie
gli appartengono» (2,23-24). È a causa dell’invidi
il male e la morte fanno il loro ingresso nel mondo
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La successiva vicenda umana si snoda nel contin
l’hybris luciferina che spinge l’uomo sino al cielo e
debolezza della creatura. La colpa originaria segn
umana. Alcuni racconti biblici sono emblematici. L
potremmo dire, dopo aver preso possesso dell’an
mette subito all’opera. Ed ecco Caino che prova i
suo fratello, sino ad ucciderlo. Nella sua forza arc
peccato di Caino è denso di implicazioni simbolic
cattivo, ma l’invidia verso il fratello lo acceca. Cai
che Dio ami Abele in maniera particolare. Abele n
di Caino, ma più debole (abel significa soffio
questo Dio gli era più vicino. Caino è accecato da
giunge sino al fratricidio. L’invidia danneggia chi n
colui verso il quale si dirige.
Per questo Gesù svela la crudeltà insita nei vizi e
discepoli all’altezza dell’amore. «Avete inteso che
antichi: non ucciderai… ma io vi dico: chiunque si
proprio fratello dovrà essere posto a giudizio» (M
Gesù ai discepoli. E’ la misura alta della perfezion
dei suoi sentimenti. Il Nuovo Testamento non può
condannare senza appello l’invidia, appunto perc
precetto dell’amore, inquina e lede il rapporto con
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stesso cadde vittima dell’invidia dei sommi sacerd
consegnarono a Pilato, preferendogli Barabba, e
crocifissione. L’astio e il risentimento verso Gesù
accecanti e ossessivi. «Crocifiggilo!», gridavano t
Eppure Pilato «sapeva bene che glielo avevano c
invidia» anche se continuava a chiedere quali fos
Gesù (Mc 15,10; Mt 27,18). Ma l’invidia non sente
in croce” l’unico giusto. L’invidia, infatti, disgrega
pacifica e uccide l’amore. Essa può nutrirsi solo d
dell’altro e può unire in maniera perversa, come a
sotto la croce. Ma l’amore risorge e vince le forze
esse l’invidia. Il Vangelo non lascia dubbi su ciò c
sconfiggere la discordia, il conflitto e la malevolen
gratuito di Dio. È questo amore, caritatevole, gen
appassionato, gratuito, senza limiti, l’unico che ha
rompere la logica delle passioni e la forza dei vizi
questo fece appello il cristianesimo delle origini, c
Atti degli Apostoli, appare quanto mai consapevo
di disgregazione che insidiano la neonata comuni
L’invidia è sempre presente negli elenchi dei vizi
nelle sue Lettere mette ripetutamente in guardia i
scongiurarne divisioni e rivalità e proteg¬gere qui
che è il fondamento stesso della vita della comun
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Solo l’amore, come canta il celebre inno alla carit
Lettera ai Corinzi (13,4), può opporsi alle passion
garantire la concordia unendo tutti in un corpo un
carità è paziente, è benigna la carità; non è invidi
si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non
interesse, non tiene conto del male ricevuto, non
dell'ingiustizia ma si compiace della verità».
La preoccupazione di Paolo permane nei Padri de
che, ispirandosi al messaggio paolino, nel III seco
dedica un vero e proprio trattato, De zelo et livore
dell’invidia, riconducen¬done l’origine all’opera de
indicando nell’umiltà («gli ultimi saranno i primi»)
all’orgoglio e alla superbia da cui l’invidia scaturis
si tolgono i pungiglioni ai vizi capitali i quali, essen
capitali, ossia “in capite”, se non bloccati distrugg
lascia liberi di agire sia chi ne è oggetto. I vizi cap
un numero pieno di simbolismo – ed anche coesi
Gregorio Magno, tra i primi nella letteratura cristia
maniera sistematica, scrive: «i vizi capitali sono c
loro che nascono l’uno dall’altro. Infatti, la prima f
superbia è la vanagloria, che non appena ha corr
subito partorisce l’invidia: poiché nel desiderare la
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gran nome, si duole al pensiero che un altro poss
Questo grande papa mette subito in guardia dalla
dall’orgoglio, da cui nascono numerosi figli dei qu
l’invidia. Quest’ultima, a sua volta, è molto prolific
traccia un elenco: la mormorazione, la detrazione
dell’altro, il risentimento, la gioia per la loro rovina
sino all’omicidio. Come si può dedurre, l’invidia –
per gli altri vizi capitali – non è rinchiusa in se stes
resta circoscritta nel recinto del cuore dell’uomo.
passivo. Al contrario, è una passione che avvelen
potrebbe dire che diventa anche un “vizio sociale
sua forza avvelenata corrode in profondità i rappo
sino a scardinare la stessa convivenza.
Gli avvertimenti di Gregorio Magno andrebbero m
attenzione anche oggi. E particolare attenzione va
perché è una passione umbratile, segreta, involut
Essa sembra sottrarsi più di tutti gli altri vizi al pre
di parlare del peccato, di denunciare il male, di fa
colpa. È vero che è un “tarlo dell’anima”, come di
Cipriano, che porta l’invidioso a tormentarsi e a so
questo fa parte della banalità e della stupidità del
in effetti è un superbo frustrato, offuscato nel prop
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uno smisurato amore di sé che gli fa vedere un be
dell’altro) come un male (per sé), poiché questo lo
sua brama di gloria e di riconoscimento. Si può co
vuole compiere un gesto emulativo teso a conqui
che altri possiedono; e ancor più chi s’indigna di f
possesso immeritato di un bene. Ma non può ess
per l’invidia che anela solo ad affermare la propria
sull’altro e che per questo mette in atto una sorta
del proprio giudizio. È un vizio da combattere con
Se è vero che tutti i vizi capitali sono anche “socia
un riflesso sulla vita associata, l’invidia vanta il pr
per lo sgretolamento e la dissoluzione dei rapport
infatti alimenta quel clima di reciproca diffidenza c
proliferare di lotte e conflitti tra individui e fazioni,
radice ogni sentimento di solidarietà. Tutto ciò è r
epoca della storia, ma in questo tempo, ossia in u
sociale ove l’individualismo sembra approfondirsi
l’invidia pone un’accelerazione pericolosissima al
della società. Gli uomini e le donne sono certame
libere ma tutti comunque più soli. L’io sta soppian
più il noi. In tale contesto il confronto diventa più f
più lacerante e più frustrante. Insomma, l’invidia,
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passione che ha la strada in discesa. E forse prop
ancora più triste. Qualcuno, non a caso, parla dei
come de L’epoca delle passioni tristi.
Come combattere questa passione triste? Come
chi ne è schiavo? E come deve fronteggiarla chi è
ha paura di essere oggetto di sguardi malevoli? C
“malocchio”? Molti autori si sono dilungati sul mod
i vizi e, in questo caso, l’invidia. Vari intellettuali, n
secoli, hanno affrontato tale questione. Ci sono co
suggeriscono di trasformare l’invidia in un atteggi
competizione, oppure in uno sforzo di emulazione
nell’impegno a vivere con autenticità la propria es
avviso – pur considerando valido tutto ciò – la via
sola, quella dell’amore.
Certo, parlo dell’amore evangelico, quello di Gesù
tutto straordinario. Quello che spinse gli autori de
Testamento, quando dovettero parlarne, a sceglie
nuovo, agape, una parola praticamente non usata
greca che preferiva eros e philia. Con il termine
del Nuovo Testamento introducevano una nuova
concezione dell’amore: un amore che non si nutre
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mancanza dell’altro (eros) e che nemmeno semp
rallegra della presenza dell’altro (philia), ma un am
concepibile dagli uomini, che trova appunto il suo
culminante in Gesù: un amore disinteressato, gra
ingiustificato, perché continua ad agire – ed è il m
possa dire – al di fuori di ogni reciprocità. È solo c
amore – e ne basta anche una sola goccia – che
sconfiggere l’invidia. E tutto questo può accadere
uomini. Anzi, è nel cuore degli uomini che si gioca
dell’umanità anche in questo inizio di millennio. U
amava ripetere che per sconfiggere in sé e negli a
via più efficace è pregare per coloro che ti invidia
dell’amore. E si gioca tutta nel cuore. Aveva ragio
ebreo che affermava: «Se vuoi cambiare il mondo
cambiare il tuo cuore».
Bene hanno fatto gli organizzatori a mettere a tem
Bene facciamo noi a riflettere su di essi. L’augurio
svuotare almeno un poco i cuori – a partire da qu
di noi - da queste passioni malvage e, in particola
che avvelena i cuori e distrugge la convivenza. M
forte.
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Vincenzo Paglia
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