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AFFARE MESE AFFARE MESE
E
R
l’AFFA
del
MESE
KEF
SISTEMA DI ALTOPARLANTI
Q 300
62
Costruttore: KEF
Distributore per l’Italia: Eurosell, Via Nazionale 33/4, 33040 Pramadano
(UD). Tel. 0432 670605 - www.eurosell.it
Prezzo: Euro 690,00 la coppia
CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
Tipo: bass reflex da stand. Potenza consigliata: 15-120 watt rms. Potenza
massima applicabile: 75 watt rms. Sensibilità: 87 dB con 2,83 V ad 1
metro. Massima pressione SPL: 110 dB. Risposta in frequenza: 4240.000 Hz ±3 dB. Impedenza: 8 ohm. Numero delle vie: due. Frequenza
di incrocio: 2500 Hz, secondo ordine elettrico. Tweeter: cupola da 25 millimetri in alluminio. Woofer: da 165 mm in alluminio. Dimensioni (LxAxP):
210x335x302 mm. Peso: 7,7 kg
K
EF è sempre stato un costruttore serio, di quelli che a colpi di rigore, ricerca e innovazione hanno scritto la storia
dell’alta fedeltà negli anni d’oro. La fama, la distribuzione mondiale ed un consenso notevole da parte del pubblico sono
cose che non si improvvisano e scaturiscono da un impegno non
comune. Oggi la realtà operativa e di ricerca della KEF si è spostata in Cina e qui viene ora sviluppata anche la ricerca e la sperimentazione. Chi scrive ha avuto la fortuna di poter visitare sia lo
stabilimento storico a Maidstone in Inghilterra sia il nuovo e modernissimo centro cinese, diametralmente opposto come approccio aziendale e come parco uomini. Ho conosciuto sia Richard
Small che il suo successore Julian Wright, ed entrambi mi hanno
mostrato il livello e l’evoluzione del loro approccio al disegno dei
diffusori. La cosa che mi colpì di più di Richard Small fu certamente la modestia, il volersi confrontare costruttivamente e senza alcun tipo di preconcetto con tutti, pronto a rimettersi in discussione specialmente in termini di sensazioni di ascolto. Grande sala d’ascolto quella della KEF a Maidstone, ottimizzata senza
grossi interventi visibili ma dotata di una scena incredibilmente
stabile. Anche in Cina oggi, venticinque anni dopo, non scherzano affatto, con un reparto di ricerca attrezzato ed una serie quasi
AUDIOREVIEW n. 322 maggio 2011
sconfinata di ingegneri giovani ed estremamente dinamici. È vero, non si sente
nell’aria quell’odore di passione e di leggenda che si percepiva in Gran Bretagna,
l’ufficio marketing è grande dieci volte
quello della progettazione ed infine la sala
di ascolto non è paragonabile nemmeno
lontanamente a quella inglese, ma l’efficienza raggiunge livelli stratosferici, livelli che
nelle nostre lande nemmeno ci sogniamo.
Da questo mostro di efficienza che si riscatta con un incredibile rispetto per la natura e
per l’uomo, oggi ci viene proposto un modello economico, senza eccessive pretese,
ma che come vedremo dice la sua in un territorio, quello dei diffusori di primo livello,
dove non si scherza affatto.
La costruzione
Il diffusore in prova è costituito da un solo
driver Uni-Q. Questo tipo di driver costituisce in qualche modo il vessillo del costruttore, anche se la storia ci dice che è nato per
usi molto lontani da quelli della riproduzione ad alta fedeltà. Questa configurazione
vide la luce all’inizio degli anni ’80 durante
la realizzazione di un ambizioso progetto
denominato “Eureka” che prevedeva l’uti-
lizzo di una serie di sorgenti che simulavano le riflessioni delle pareti. Dalla necessità
di un diffusore coerente e bene esteso in frequenza nacque l’Uni-Q che è stato portato
avanti fino ai giorni nostri con una costanza
ed una determinazione che trova pochi riscontri. Certamente l’unità coassiale odierna è profondamente diversa da quella a forma di palla che ho visto e sentito nella
“stanza delle sorgenti virtuali” in Inghilterra. Un notevole progresso nelle prestazioni
del coassiale è stato dato da Julian Wright,
che con la sua innovativa interferometria laser nei primi anni ’90 fu in grado di ricostruire la porzione più critica dell’altoparlante, ovvero il punto di collegamento tra
emissione del piccolo tweeter coassiale e la
membrana del midwoofer. Ancora oggi il
piccolo driver per le note alte emette nella
gola di forma particolare messa a punto da
Wright. Certamente i nuovi progettisti non
se ne sono stati con le mani in mano, avendo usufruito di un lavoro già funzionale ed
evoluto. La nuova unità che ho trovato su
questo diffusore ha un nuovo tipo di sospensione abbastanza innovativa, costituita
da un anello esterno piuttosto squadrato ed
irrigidito con delle tacche radiali che dovrebbero evitare movimenti scomposti late-
ralmente riducendo notevolmente l’onda di
ritorno del suono che si propaga nella
membrana stessa. Come potete vedere dalle
foto si tratta di una creazione originale che
alla fine, e cioè al doppio esame delle misure e dell’ascolto, produce risultati notevoli.
Intanto nella distorsione appare molto ridotta la terza armonica e poi la risposta in
aria libera senza alcun tipo di filtro crossover appare molto estesa anche se non estremamente lineare. Probabilmente ad una risposta appena in salita e con dei notevoli
break-up alle altissime frequenze dà una
poderosa mano anche l’utilizzo dell’alluminio con cui è realizzata la membrana, ma
questo non saprei dirlo con certezza granitica. Il tweeter è stato rivisto e dotato di una
sorta di accordo reflex posteriore che limita
la distorsione nelle vicinanze della frequenza di risonanza abbassando drasticamente
l’escursione della membrana. Il punto più
critico del trasduttore, ovvero la legatura
tra emissione anteriore e la membrana del
tweeter, è stato svincolato dalle probabili
esitazioni ed interferenze con una guida
d’onda metallica, leggermente svasata, che
è abbastanza lunga da coprire completamente il punto di attacco della membrana
del midwoofer sul supporto della bobina
Il filtro crossover è sistemato sul lato posteriore della morsettiera.
Notate l’induttanza avvolta spira per spira ed il condensatore in
poliestere.
La morsettiera posteriore: notare i quattro morsetti senza
connessioni. I due pomelli sistemati tra i morsetti uniscono
o separano i poli positivi e quelli negativi, rendendo
disponibile il doppio cablaggio e la doppia amplificazione.
AUDIOREVIEW n. 322 maggio 2011
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K EF
EF Q
Q 300
300
Sistema di altoparlanti KEF Q 300
Sensibilità: 86,9 dB
CARATTERISTICHE RILEVATE
Risposta in
frequenza con
2,83 V / 1 m
Distorsione di 2a,
3a, 4a, 5a armonica
ed alterazione
dinamica a 100 dB
spl
Modulo ed
argomento
dell'impedenza
MOL - livello
massimo di uscita:
(per distorsione di
intermodulazione
totale non
superiore al 5%)
La risposta in frequenza della KEF Q 300 ci mostra il risultato in gamma bassa delle
scelte operate dal progettista circa il carico delle basse frequenze. Si sono spesi in
questi anni fiumi di parole e di inchiostro sulle differenze tra cassa chiusa e bass reflex. Potremmo indovinare, guardando soltanto la misura della risposta a bassa frequenza, di che si tratta? Sì, certo, ma con difficoltà, perché la pendenza di questo
bass reflex è talmente incollata a quella di una sospensione pneumatica da potersi
confondere, visto che tra trenta e sessanta Hertz misuriamo solo 14 decibel per ottava, alla stregua di una cassa chiusa. Ad una gamma bassa particolare poi segue
una gamma media abbastanza regolare, mentre la gamma medioalta e quella alta
seguono gli andamenti spesso verificati sui diffusori coassiali con filtro semplice
semplice, come questo. Notiamo infatti un dislivello di cinque decibel tra i 2500 ed i
7000 Hz abbastanza evidente e caratterizzante, visibile anche nella ripresa fuori asse. Possiamo indagare ulteriormente sulle modalità di carico adottate dai progettisti
dando uno sguardo al modulo dell’impedenza. Attenzione al primo picco caratteristico del bass reflex, molto più basso del secondo, a testimonianza di un accordo
distante dal rarissimo B4, osannato da molti ma praticamente inesistente nella produzione mondiale. Anche le modalità di posa in opera del materiale assorbente,
molto vicino al condotto di accordo, contribuisce ad abbassare il primo picco caratteristico così come in teoria farebbe anche un condotto di dimensioni contenute. A
differenza dell’incrocio acustico, sostanzialmente corretto, l’incrocio elettrico è abbastanza largo tra i due trasduttori. Ciò genera un picco di impedenza in gamma
media, a cui segue una brusca rotazione di fase che potrebbe diventare critica per
l’elettronica di potenza. Non è però il caso della KEF, la cui massima condizione di
carico è stata trovata a 125,5 Hz ed è equivalente ad una resistenza pura di 3,3
ohm, un carico non ostico per qualunque amplificatore. Al banco delle misure dinamobile. Questo dispositivo è completato da
un rifasatore anteriore denominato “tangerne” attentamente disegnato e distanziato
che condiziona con precisione l’emissione
della cupola in alluminio e riduce drasticamente le interferenze con la membrana del
midwoofer. In questo particolare disegno
ha contribuito moltissimo l’interferometria
messa a punto da Wright con i primi laser
disponibili in commercio che abbisognavano di una camera tenuta a bassissima temperatura e che poi, grazie allo sviluppo tecnologico, è stata realizzata dallo stesso progettista in un piccolo locale tenuto a temperatura ambiente. Lo stesso Wright spiegò,
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miche notiamo come a 90 decibel di pressione media la distorsione armonica sia
prevalentemente di seconda armonica, specialmente alle basse frequenze ove la
curva blu parte da valori estremamente elevati per scendere oltre i 100 Hz a valori
inferiori all’uno per cento. La terza armonica, certamente meno simpatica da ascoltare, appare mediamente contenuta appena oltre i 550 Hz, ed in gamma media non
raggiunge i -50 decibel. Proprio in gamma media però notiamo come la quinta armonica si sollevi nettamente dal fondo del grafico imitando l’andamento della terza
armonica. In gamma altissima la terza armonica sale a valori prossimi all’uno per
cento, un valore certamente abbastanza elevato per un ascolto, magari a pressioni
molto elevate, privo di una colorazione fredda. Alla pressione media di 90 decibel la
compressione dinamica è praticamente nulla. Ricordo che in questa misura è compresa anche la paventata compressione che molti ritengono che un condotto di accordo debba necessariamente possedere e che, almeno in questo caso come in
moltissimi altri, non c’è. Infine notiamo la curva della MOL che potrebbe apparire
abbastanza contenuta in bassa frequenza. In effetti la misura fino a 630 Hz è stata
limitata solo ed esclusivamente dalla seconda armonica che ferma la misura quando la distorsione per differenza di frequenze e la distorsione armonica salgono oltre
il valore del 5%. Con un leggero incremento di tale non linearità, peraltro poco udibile alle basse frequenze, si sarebbe potuto salire a livelli che in gamma bassa sarebbero stati migliori di almeno un paio di decibel. Comunque sia i 100 decibel vengono superati a 125 Hz mentre i 110 decibel sono superati oltre gli 800 Hz, frequenza oltre la quale iniziano a prevalere le armoniche dispari del segnale di ingresso. In gamma alta la pressione sale di altri quattro o cinque decibel confermando la
veridicità dei dati dichiarati dal costruttore.
G.P. Matarazzo
con un certo orgoglio, di essersi accorto solo in questo modo dei problemi generati
dall’emissione del tweeter che risultava
spesso nasale e chiuso in gamma media. Il
box del diffusore ha un volume interno di
circa quindici litri, con un robusto rinforzo
anulare realizzato con un impasto truciolare di media densità. Il materiale assorbente
interno è l’acrilico leggermente più “ovattoso” di quello che si utilizza di solito. Di
fronte all’imbocco interno del condotto da
56 millimetri di diametro, è sistemato
dell’assorbente che ricopre anche la basetta
del filtro crossover, fissata al retro della vaschetta portacontatti. La vicinanza dell’as-
sorbente al condotto lascia ipotizzare una
certa riduzione dell’emissione del condotto
stesso, utilizzata per ottenere con tutta probabilità una risposta estesa ma al tempo
stesso ben smorzata. Il crossover, visibile
anche nelle foto è molto semplice, con una
sola induttanza in serie al midwoofer ed
una combinazione condensatore-resistenza
in serie al tweeter. L’opportunità del doppio cablaggio mi ha consentito di rilevare
anche le risposte filtrate dei due trasduttori.
Il woofer in verità mostra una risposta abbastanza irregolare ma che si estende fino a
circa 10 kHz, mentre la filtratura del tweeter eseguita nelle vicinanze del suo passa-
AUDIOREVIEW n. 322 maggio 2011
Il trasduttore coassiale denominato Uni-Q, vero e proprio vessillo del costruttore anglo-cinese. Notate l’aerodinamica del cestello in pressofusione e lo
spazio al di sotto del centratore. La nuova sospensione Z-flex proposta dai ricercatori della KEF riduce, a detta del costruttore, le alterazioni della risposta
dovute al suono che si propaga nella membrana tra la bobina mobile e l’anello esterno. Noi abbiamo verificato anche un drastico crollo delle armoniche
dispari della distorsione.
alto naturale dona alla risposta una doppia
pendenza assimilabile in zona d’incrocio ad
un primo ordine. I quattro contatti posteriori non sono ponticellati con due barrette
metalliche o con due spezzoni di filo come
di consueto. In realtà i due poli positivi ed i
due rispettivi negativi sono collegati tra loro internamente a meno di due pomelli a
vite che una volta rimossi impediscono il
passaggio del segnale. In questo modo se si
vuol far ricorso alla multiamplificazione o
al doppio cablaggio è possibile rimuovere i
due pomelli che sembrano due portafusibili
ed il contatto viene interrotto rendendo i
quattro morsetti indipendenti. Si tratta di
un escamotage già utilizzato dal costruttore
inglese per variare leggermente la risposta
delle celle di filtro crossover e per evitare
l’utilizzo di ponticelli o deviatori esterni.
Personalmente avrei preferito ad un prezzo
minore una rete di compensazione sul passa-basso del woofer in modo da guadagnare un filo di dettaglio in gamma media,
piuttosto che dotare di questa opportunità
la morsettiera, opportunità che su un diffusore economico in realtà è probabile che resti inusata e considerata alla stregua di un
simpatico gadget. Sempre sul pannello posteriore il costruttore ha previsto una staffa
metallica forata, per consentire il fissaggio a
parete dei due diffusori in un probabile utilizzo multicanale.
Conclusioni
Un diffusore dal prezzo contenuto va da un
lato sempre salutato con una certa enfasi
specialmente con un mercato inflazionato
da prodotti top di gamma. Dall’altro lato
occorre un’analisi molto accurata per notare
e portare alla luce la non sottile differenza
tra un ammazza-giganti solo sulla carta ed
un diffusore costruito con impegno ed attenzione. Il componente in prova questo
mese nella sezione “Affare del mese” vale i
soldi che costa e propone una prestazione
onestissima. Certo non si può considerare
alla stregua di un diffusore costosissimo,
ma in verità non ne ha la pretesa. Si tratta di
un modello che utilizza tecniche costruttive
originali e funzionali che vengono fuori da
ricerca ed applicazione. Appunto, un affare
del mese.
Gian Piero Matarazzo
L’ASCOLTO
Dopo qualche anno passato a provare, misurare e descrivere le
prestazioni dei diffusori acustici si entra in una sorta di assuefazione da novità e si è molto poco tendenti alla meraviglia. Probabilmente in questo modo si perde un po’ dal punto di vista emotivo
ma ci si guadagna in termini di freddezza e di lucidità di fronte
alle novità continue che il mercato propone. Con le due KEF sotto
il braccio mi avvio verso la sala d’ascolto e le posiziono sui supporti pesanti appena liberati dal lungo test delle Gamut. Collego
i cavi ai connettori inferiori e mi assicuro che i due pomelli per il
monocablaggio siano serrati ben bene. Collego l’amplificatore e
cerco tra le mie cose qualche traccia energica ma non sensazionalista, in linea con l’umore del momento. La reazione dei diffusori inglesi è coerente con le aspettative che ho del trasduttore coassiale, con un filo di basso in più rispetto a quello che ritenevo
“standard” per il costruttore inglese. La suddivisione in bande di
frequenza vede un basso abbastanza smorzato anche se spesso
poco incisivo, una caratteristica che non ha a che fare con il
“quanto” ma con il “come”. Insomma il diffusore scende e timbricamente è pure ben bilanciato, ma è come se fosse poco aggressivo nei momenti che reputo incisivi nelle tracce che sto ascoltando. Il mediobasso gira bene, ben legato col basso più profondo
e mediamente collegato alla gamma media che in molti passaggi
è risultata leggermente sotto tono, appena chiusa nella riproduzione degli strumenti a fiato, almeno nelle fondamentali, come se i
fiati ed anche un po’ le chitarre fossero dotati di armoniche maggiormente enfatizzate. La gamma altissima è leggermente fredda,
senza accenni ad enfasi pericolose sulle consonanti ma priva di
calore e di estensione. Probabilmente sono io che non mi abituerò mai al suono delle cupole rigide o, cosa ancora più probabile, i diffusori sono nuovissimi e si stanno rodando. Col passare
del tempo in effetti la gamma altissima, pur mostrando sempre
una vena non calda, perde la sua indipendenza dalla gamma
media e diventa un tutt’uno con la timbrica che ci guadagna in
estensione pur con un bilanciamento tendente ad enfatizzare ancora le altissime. Per i generi moderni e per la musica rock questa
leggera enfasi va benissimo, così come sulle voci femminili che a
differenza di quelle maschili sono disposte dove ti aspetti sullo stage senza arretramenti e velature particolari. La scena appare comunque mediamente corretta, con una buona disposizione degli
esecutori sul palco ed una discreta definizione dei confini di quest’ultimo. Il contrasto e la resa dei particolari di basso livello è discreta, non ti fa gridare al miracolo ma fa il suo dovere esattamente come ti aspetti da un diffusore di questa fascia commerciale. La leggera arretratezza della gamma media sembra celare
qualche particolare di bassissimo livello, ma durante l’ascolto mi
sono reso conto che magari con un filtro meno ridotto all’osso si
poteva ottenere un risultato migliore. In buona sostanza, sempre
secondo le mie impressioni, è il woofer a potersi esprimere meglio visto che, se fatto suonare da solo, sembra un largabanda
che si estende ben oltre la gamma di frequenze che ci si aspetta
da un trasduttore che lavora in combutta con un tweeter. La carenza di microdettaglio probabilmente è dovuta proprio a questa
scelta costruttiva e, sempre secondo me, eccessivamente sparagnina. Sarebbe bastata probabilmente una rete di compensazione in parallelo al woofer per levare non poca roba nella gamma
compresa tra i 4000 ed i 10.000 Hz. Va comunque sottolineata
ancora la prestazione scenica, con uno stage largo, ben proporzionato e credibile. L’aspetto secondario a questa prestazione è
costituito, a mio parere, da un posizionamento estremamente facile nell’ambiente di ascolto, un particolare non da poco e da tenere nella giusta considerazione.
G.P.M.
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