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Chi difende i difensori 2001
NELLA NOSTRA AUTONOMIA LA VOSTRA LIBERTA’ SEDE PROVINCIALE C.so Acqui, 402 1510 Alessandria Tel. 0131 - 314266 Fax 0131 – 240013 [email protected] 24 settembre 2001 Dal 25 settembre 2001, il Sindacato Autonomo di Polizia, in linea con le forti iniziative poste in essere già dall’autunno dello scorso anno, rilancia il tema della precarietà e della vulnerabilità in cui continua a versare l’apparato preposto a garantire la sicurezza del Paese. La campagna di sensibilizzazione pubblica è ancora una volta imperniata sulle immutate condizioni di difficoltà patite dai poliziotti e da tutte le Forze dell’Ordine, nel complesso scenario della politica della sicurezza del nostro Paese. Come si intuisce dalle immagini shock che vengono riproposte e come purtroppo i recenti drammatici fatti hanno ancor più evidenziato, permangono le difficoltà nel quotidiano impegno degli operatori di Polizia, i quali continuano a non essere supportate da quelle misure che invece sono indispensabili per affrontare l’emergenza sicurezza. La Polizia di un Paese civile e democratico non deve essere lasciata ad operare da sola, ma deve avere la tutela dello Stato, dell’ordinamento e delle Istituzioni rappresentative. Gli atti di vera e propria guerriglia urbana, i disordini e l’appoggio palese e velato sempre più frequentemente assicurato alle frange estremiste in occasione del recente summit del G8, hanno dimostrato che oggi non è così, mentre sembra vada consolidandosi in taluni strati dell’opinione pubblica lo strano e pericoloso concetto secondo cui attaccare coloro che difendono le Istituzioni democratiche non sia più da considerarsi atto vile ed illegittimo, ma meritoria azione ideologica sottesa ad affermare posizioni di principio nell’ambito dello scontro in atto tra opposti schieramenti politici. Rimane il fatto che, al di là delle dichiarazioni di solidarietà, spesse volte di sola facciata, l’apparato che opera per la sicurezza è la prima vittima della violenza criminale, costretto finanche a subire, senza alcuna garanzia, iniziative giurisdizionali poste in essere con tempestività e rigore soltanto nei suoi confronti, mentre, più in generale, risultano amplificate le crepe e le inefficienze dell’attuale sistema penale, (incertezza della pena, ampi benefici per rei e condannati, incapacità di contrasto alla clandestinità, ai fenomeni della criminalità ed alle nuove mafie). 1 La perdurante arretratezza nella dotazione dei mezzi (uffici, auto, computer, testi di legge, armi, munizioni, addestramento, finanche le divise) e le lacune di incredibile gravità nella formazione professionale e nell’aggiornamento, costituiscono poi le principali cause dell’endemica debolezza a cui sono involontariamente condannate le Forze di Polizia. Ugualmente inaccettabile è poi il “vergognoso trattamento” previsto per i decessi in servizio, le lesioni e le malattie professionali, i ritardi, i dinieghi ed anche le umiliazioni che si accompagnano al dolore di chi ha sacrificato se stesso per questa missione. A parere del SAP, occorre che la parte sana della società civile, a cominciare dall’associazionismo cattolico e per finire ai movimenti antiglobalizzatori pacifici, facciano fronte comune perché venga garantito il ripristino della legalità, unica condizione capace di restituire serenità ai cittadini e fiducia nelle Istituzioni da parte di tutti. Per ottenere ciò, è prioritario assicurare che coloro i quali hanno deciso di abbracciare la professione di operatori delle Forze dell’Ordine: • siano messi concretamente in grado di svolgere con efficacia il loro compito; • abbiano un trattamento ed una tutela adatte alla loro peculiare professione. La società civile pretende difensori seri, sereni e professionali. Le Forze dell’ordine vogliono essere tali: pienamente all’altezza del loro compito e sempre in linea con le giuste aspettative dei cittadini che devono tutelare. Nel quadro delle iniziative intraprese dai vertici nazionali 300.000 manifesti, 500.000 cartoline che hanno per destinatario il Presidente della Repubblica, un camper speciale, fornito di uno schermo gigante sul quale sarà proiettato il video realizzato dal SAP sulle violenze di Genova, che girerà per un mese tutta l’Italia per illustrare i messaggi ed i temi della campagna “Chi difende i difensori ?” - ad Alessandria è previsto, nel mese di ottobre, un sitin a Piazzetta della Lega Lombarda, per focalizzare l’attenzione dei cittadini sulle difficoltà in cui operano i colleghi in ambito provinciale. Pur apprezzando, al riguardo, dopo la recente ennesima nostra mobilitazione sindacale con presidio permanente e con l’arrivo del nuovo Questore, una graduale ed incisiva inversione di tendenza in termini di coordinamento, efficienza ed organizzazione del lavoro - diventa non più procrastinabile, per poter assicurare sul territorio una presenza sempre più visibile e capillare, risolvere radicalmente il problema dell’organico, che vede Alessandria in testa alla “lista nera” fra le città su scala nazionale. IL SEGRETARIO PROVINCIALE Felice RIZZO 2 NELLA NOSTRA AUTONOMIA LA VOSTRA LIBERTA’ SEGRETERIA PROVINCIALE C.so Acqui, 402 15100 Alessandria Tel. 0131 - 314266 Fax 0131 – 240013 [email protected] CHI DIFENDE I DIFENSORI ? Il Sap porta in piazza il disagio dei cittadini poliziotti Piazzetta della Lega Lombarda, 16 novembre, 15.30-20.30 La sagoma di un poliziotto disegnata con il gesso sull’asfalto è l’immagine shock affissa sui muri delle nostre città, ancora una volta, per focalizzare l’attenzione dei cittadini, dei mass media e della classe politica sul delicatissimo impegno di Chi, giornalmente, con sacrificio ed abnegazione - troppo spesso vittima di un destino avverso che ne ha segnato amaramente il cammino e segnerà per sempre quello dei familiari – opera su strada per garantire sicurezza e legalità, fra mille difficoltà e disagi. La partecipazione solidale della gente, ovunque, giorno dopo giorno, è stata per noi di sprone per aggiungere nuove date alla campagna di sensibilizzazione avviata il 25 settembre u.s., nella piena convinzione che la Polizia possa far bene il proprio mestiere solo lavorando fianco a fianco con i cittadini, godendo della loro fiducia e del loro apprezzamento. Sono stati migliaia coloro i quali hanno sottoscritto le cartoline di adesione alla campagna indirizzate al Presidente della Repubblica e le petizioni popolari lanciate dal Sap: istituzione di un memory day per ricordare chi ha perso la vita per servizio, creazione di un organismo di controllo per una maggiore trasparenza nelle nomine di Prefetti e Questori, modifica dei criteri di nomina dei rappresentanti del C.N.E.L. accanto ad una maggiore tutela giudiziaria per gli operatori di Polizia. Oggi, sarà il Sap alessandrino a portare in piazza il disagio dei cittadini poliziotti con un sit-in - dalle ore 15.30 alle ore 20.30 - in Piazzetta della Lega Lombarda, ove, per tutta la durata della manifestazione, il camper allestito per divulgare ed illustrare in tutta Italia i temi della campagna Chi difende i difensori ? proietterà su uno schermo gigante retrospettivo di dimensioni 3m x 3m il video realizzato dal SAP sugli avvenimenti del G8 che - di fronte a parzialità, distorsioni ed accuse di routine - ristabilisce la verità sulla matrice delle violenze scatenate nel capoluogo ligure: di cileno noi abbiamo solo gli stipendi. Ti aspettiamo: la Tua presenza è la nostra forza. Alessandria, 16 novembre 2001 IL SEGRETARIO PROVINCIALE (Felice RIZZO) Fotocopiato in proprio – Segr. Prov.le Sap – C.so Acqui 402 – 15100 Alessandria POLIZIOTTO ALLO SPECCHIO Indro Montanelli da “Il Giornale” dell’agosto 1985 Una volta, quando ero alle mie prime armi e giornalista in America, mi mandarono a fare la cronaca dell’inaugurazione di un corso per allievi poliziotti. Parlarono il comandante della scuola e il Chief Justice – che corrisponde pressappoco al nostro Procuratore della Repubblica -, ma non ricordo cosa dissero. E se non lo ricordo, è certamente perché dissero le solite cose che si dicono in queste cerimonie: Dovere, Legge, ed altre maiuscole. Poi salì in cattedra l’istruttore, un uomo sulla cinquantina, di cui invece ricordo anche il nome – Jefferson, si chiamava – ma soprattutto le parole. “Ragazzi – disse -, fin qui avete sentito quello che la nostra professione dovrebbe essere. Ora, lasciatevi dire quello che in realtà è e vi offre. Uno stipendio da fame, vi offre, e una carriera lenta, al termine della quale, se vi va bene, finirete con una pensione che vi consentirà di occupare le panchine dei giardini pubblici, ma raramente il sedile di un bar. Vostra moglie, se avete avuto la fortuna di sceglierne una beneducata, non vi rinfaccerà la vita di ansie e di stenti che le avete imposto, ma voi glielo leggerete sul viso e i vostri figli, sui banchi di scuola, si vergogneranno di essere figli di un piedipiatti. Solo le persone rispettabili avranno rispetto di voi. Ma le persone rispettabili sono poche, e di solito poco coraggiose: per cui, se qualche volta vi sorrideranno, lo faranno di nascosto, quando nessuno le vede. La cosiddetta società vi affida il compito di frugare nelle fogne ma non ammette che vi ci sporchiate le mani. O per meglio dire non ammette che la sporcizia si veda. Essa esige che i delitti vengano scoperti e i delinquenti riconosciuti. Se non ci riuscite, sarete considerati dei buoni a nulla, se non addirittura dei venduti ai farabutti: Se ci riuscite, sarete accusati, o almeno sospettati di avere usato mezzi illeciti e violenti. E ricordatevi che mentre qualunque criminale, anche il più efferato, avrà sempre dalla sua torme di intellettuali, attori, scrittori, giornalisti; il poliziotto non può contare su nessuno, nemmeno sui suoi superiori. I quali, nel migliore dei casi, gli faranno da scudo finchè possono, ma possono poco contro le pressioni della pubblica opinione e della politica. Perché voi, agli occhi di chi fa la pubblica opinione e la politica rappresentate l’arroganza ed il sopruso del Potere, sebbene non ne avrete mai nemmeno quanto basta per ottenere un trasferimento. Nessuno vi obbliga a fare i poliziotti. Ma se lo fate, dovete rinunciare anzitutto al diritto di protestare. Anche se vi ammazzano, non aspettate che vi ringrazino perché questo fa parte dei rischi del mestiere. Solo cinque minuti di soddisfazione vi riserva la giornata: quelli in cui, guardandovi nello specchio per farvi la barba, potrete dire: “Eccolo qui, il piedipiatti. Eccolo qui lo sbirro, lo spione, la carogna che si prepara a rischiare anche oggi la pelle per difendere quella degli altri e il loro diritto a chiamarlo sbirro, spione e carogna. Senza di lui, senza questo figlio di puttana, i figli di papà e mammà si sentirebbero persi e non oserebbero nemmeno uscire di casa”. Questo è l’unico compenso che potete aspettarvi dal nostro mestiere che nessuno vi obbliga a fare. A me è bastato, e seguita a bastarmi. Ma tengo a dirvi che non ne ho mai avuti altri, né mai mi si è riconosciuto il diritto di chiederne altri” .. .. però questo discorsino, cosa avrei dato per sentirlo in Italia. E mi chiedo se i poliziotti non darebbero qualcosa per sentirselo fare.