L`Olimpo non è il cielo: Esegesi antica nel papiro di Derveni, in
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L`Olimpo non è il cielo: Esegesi antica nel papiro di Derveni, in
L'Olimpo non è il cielo: Esegesi antica nel papiro di Derveni, in Aristarco e in Leagora di Siracusa Author(s): Francesca Schironi Source: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, Bd. 136 (2001), pp. 11-21 Published by: Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn (Germany) Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20190870 Accessed: 27/11/2009 10:55 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of JSTOR's Terms and Conditions of Use, available at http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp. JSTOR's Terms and Conditions of Use provides, in part, that unless you have obtained prior permission, you may not download an entire issue of a journal or multiple copies of articles, and you may use content in the JSTOR archive only for your personal, non-commercial use. Please contact the publisher regarding any further use of this work. Publisher contact information may be obtained at http://www.jstor.org/action/showPublisher?publisherCode=habelt. 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IL CIELO: ESEGESI ANTICA NEL PAPIRO DI DeRVENI, e in Leagora di Siracusa* Aristarco L'OlIMPO Nella dodicesima verso della del papiro di Derveni, 11. 1-16,1 l'anonimo commentatore, orfica, si occupa di una questione riguardante l'Olimpo:2 colonna teogonia IN un analizzando Kal ?cf)g[...],3T? co? a..[..4Ka]T? e]ijog 8'?xope[voy <S8'exei KaX?v ?So? yi^oeyTo?'OXuiiTToij. t? airr?y. ol 8? SoKoOvTe? "OXupTTfos" Kal xlpovo? "OXupTr[oyKal] oupav?v [T]airr? elvai ??apap ?tl o? yJiyuXTKoyTes' Tav[oua].L[v5 o?pav?v ot?v o?x je paK[p?]T?pov f\ e?pirre[po]y etvai, xp?vov 8? |iaKp?v et tl? [?yop]aCo[t] ouk g [y ??a]|aapTayor ? 8? ?ttou p?y o?pav?v 0?[Xoi X?yeiy, Tip] TrpoaOf|Kr|y e?pw ?ttou ??ToetTo, ovS?i?OTe, [8? evpv\i "OXu|iiToy,6 To]yygyT?oy, 8?. vi^o\eyja 8? $r)oas |ia[Kp?y \i?v elygi Tfji [8]uyapet e[ ?14 ]i ytc()6Tci)8e7 ?14 [...] yuJ>eTG?[8 X]euK?y e[] [...]Xapij[p ]ijoXL?y 8a[..]. Kal Ta.[ ].ia ]... T9?e[ Il verso commentato ? ?? KaX?y ?8os* yt^oeyTo? in a..[..ra]T? 'OX?>|ittou, di cui si prendono e i?. "OXupTros* poi Paggettivo vi<\>0 con il cielo nega l'identificazione riguarda il primo lemma, il commentatore delPOlimpo il nome considerazione Per quanto (o?payo?).8 Piuttosto l'Olimpo ? da identif?carsi con il tempo ( "OXi41tt[os'Kal x]p?vo? t? a?rr?y). Per dimostrare il commentatore tale assunto, si basa sul principio secondo il quale due elementi sono da i un tratta medesimi Si attributi. di criterio utilizzato da applicare identif?carsi, quando ad essi si possono in Top. 7.1. 152a 33, in cui il filosofo Aristotele sostiene che due cose sono identiche se ogni accidente che appartiene alPuna, appartiene anche alPaltra.9 Cosi il commentatore del papiro di Derveni asserisce con che sbagliano coloro che sostengono Pidentit? il cielo, perch? il cielo, al contrario delPOlimpo * L. Battezzato, Ringrazio e R. F. Ferrari Janko per aver letto queste pagine e aver con me discusso alcuni offren punti, domi utili consigli; M. S. Funghi per le indicazioni bibliografiche; A. Petrucci e E. Stagni per la consulenza paleografica. 1 Secondo la numerazione seguita on in Studies the Derveni Papyrus, ed. by A. Laks and G. W. tratta invece della colonna VIII dell'edizione an?nima inZPE 47, 1982. 2 Riporto la ricostruzione del testo (ripresa per le 11. 11-15 da K. Tsantsanoglou) Column XII of the Derveni Papyrus, on in Studies the Derveni cit., Papyrus, 149-165, Oxford Most, 1997. Si offerta da L. Brisson, Chronos in 151-152. sono In nota segnalate le integrazioni differenti proposte da R. Janko (comunicatemi a voce). 3 Janko: ?<|>a['ipeiv]. 4 Janko: ?px[f|L. 5 Janko: Ta[voix7]i senzav efelcistico, poich? lo scriba del papiro sarebbe s?lito ometterlo. 6 Janko: [?? xp?yw 7 Janko: vi(|>eTC?8ei[. 8 La ritorna questione in due papiri pi? tardi analizzati da M.S. auu,?e?r|Ke, ?? TL to?tcjv Kal ?aT?pcu ?Lac()a)ve?, ?e? Kal ov\i?e?rjKevai, o? Ta?Ta. ?fjXov ?tl Ji? G?Tepov P. Brux. Funghi, discussioni suOlimpo, PP 38, 1983, 11-19. 9 Top. 152a 33: ?Ti ?k twv to?tol? auu.?e?r|KOT?)v Kal d? rama a?T?v inv. E. 7162 e P. Med. inv. 71.82, due au|i?e?TjKev ?maKOTTe?v ?aa y?p Qar?pi? crufi?e?riKe, Kal ?aTepov ?e? auu.?e?r)Kevai. el 12 F. Schironi non pu? essere delPOlimpo, iiaKpo?, ma piuttosto detto evpvg, qualit? a sua volta estranea alPOlimpo Kal] o?pay?y [T]a?T? elyai ??apap|Tay[oua]i[y o? yJiyokrKoyT?? (oi 8? SoKOWTe? |"OXu|JLTr[oy ?tl o?pay?y o?x ot?v je |paK[p?]iepoy f\ eup?nre[po]y elyai). Invece Pidentif?cazione Olimpo tempo (xp?yo?) ? corretta, perch? entrambi possono essere def?niti (laKpo?(xp?yoy 8? |iaKp?y | el Tic [oyo[i]?Co[i] QVKa [y e?a]|iapTayoi). Ribadisce inf?neancora la sostanziale diversit? delPOlimpo dal cielo, sostenendo se Pepiteto che, ? evpvs, delPo?pay?c proprio quello ? iiaKp?s*. Ne delPOlimpo consegue che i due concetti non sono identif?cabili (? 8e ?ttou \i?v \ovpavbv 6?[Xot X?yeiy, Tf]|i] evpv\i \ikv |o?8?TTOTe, |ia[Kpoy 8?). TTpoa0f|KT|y eupw |eTToe?TO, ?ttou [8?vOXu|iTToy, To]yyayTLoy, si ritrovano tratti dal commento scoli omerici identiche sui segni critici Queste negli argomentazioni sec. sosteneva da aristarchei compilato Aristonico infatti che l'Olimpo fosse sempli (I a.C). Aristarco e non fosse affatto possibile con il cielo, almeno cemente il monte della Macedonia identificarlo in tale Omero;10 era invece identificazione sostegno della sua idea; innanzitutto della terra12 e distinto dal cielo.13 stata fatta dai yeojTepoi.11 Aristarco prove a portava molte come parte 25 e O 193 l'Olimpo era definito esplicitamente in 6 sul principio aristot?lico prove si basavano degli e che non infatti una serie di attributi che erano propri delPOlimpo elencava Aristarco accidenti; affatto andar? bene se riferiti al cielo, come ayayyi^o?, potevano 'coperto da molta nev?',14 yic^eis*, 'nevoso',15 TToXUTrTuxos', 'dalle molte gole',16 TroXu8eip?s'5 'dalle molte vette'.17 L'Olimpo possedeva Molte delle 10Cfr. K. Lehrs, De Aristarchi studiis Homericis, Leipzig 18823, 163-168. Per un'analisi approfondita della questione sulla base degli scoli omerici, cfr.M. Schmidt, Die Erkl?rungen zum Weltbild Homers und zurKultur der Heroenzeit in den bT-Scholien zur Ilias, M?nchen 1976, 81-87. Le discussioni sul problema dell'identificazione in Omero dell'Olimpo con l'o?payos- continuano ancora oggi; a riguardo cfr. A. B. Cook, A Study Zeus, in Ancient Religion, Cambridge 1914, vol. I, 113-117; M. J. Luch, TheHomeric Olympus, Bethlehem Pennsylvania 1925;M. P. Nilsson, TheMycenaean Origin of Greek 1932, 228-237; J. Schmidt, s.v. Olympos, inRE 18.1, Stuttgart 1939, 273-310, Mythology, Berkeley-Los Angeles-London W. Homeric Merritt Sale, 277-279; Olympus and its Formulae, AJPh 105, 1984, 1-28. 11 L'Olimpo, sede degli dei, rimane ilmonte della Macedonia anche negli InniOmerici (Merc. 322. 325. 505; Cer. 449; Here. 7; cfr. anche Ap. 216) e in Esiodo (ad es. Th. 42. 62. 113. 118. 632-633. 689. 794. 953), fino al VI sec; ma dal V sec. inizia a essere identificato con il cielo, a cominciare dai filosofi presocratici, soprattutto pitagorici (a riguardo, cfr. infra); ad esempio in Pindaro (Nem. 10, 84-88; Isth. 4, 55; cfr. anche Pae. 6, 92) e in Eschilo (Prom. 149) ? possibile intendere l'Olimpo corne riferentesi aU'o?pavos", identificazione che diventa sicura in Sofocle (OC 1655; Ant. 758; e forse anche Ai. 1389;Ant. 609; fr. 492, 3) e in Euripide (Phoen. 1184; fr. 114; e anche Hipp. 67-71) e poi nei poeti successivi, greci e latini. Solo una voluta ripresa di Omero porta alcuni poeti tardi come Nonno (25, 563; 33, 64; 42, 473) e Quinto Smirneo (6, 422; 12, 196) a usare per l'Olimpo aggettivi che rimandano a un monte; tipico in tal senso il caso di Apollonio Rodio, che talvolta la concezione riprende omerica dell'Olimpo-monte in 3, 1358, il cui ad esempio nella di questi concetti sviluppo dell'Olimpo-cielo, un quadro dello cit., 1099; 3, 113), altre volte si adatta invece e?TTev op-OLco? toT? veorr?pois' nota:"OXujittov s.v. Olympos, letteratura greca e latina, cfr. R. Mackrodt, und r?mischen Mythologie, Ausf?hrliches Lexicon der griechischen Olympos, 1, 504. (cfr. scolio Leipzig 1897-1902, all'idea moderna Per o?pavov. inW. H. Roscher, t?v III 1, 847-858; Schmidt, s.v. 279-289. 12 InO 25 Zeus ordina agli dei di non andar? a combattere per iGreci o i Troiani; in caso contrario, infatti, potrebbe sollevare la terra e il mare questo 26); per Aristarco Nel ad 9 19 (Arist?n.). con una commento corda attaccata mostrava quindicesimo alla che canto, Zeus, e Ta 8? k' a?rre TT?vTa y?voiTo |ierr|opa (v. dell'Olimpo e anche Sch. A non era ueT?upos": cfr. Sch. T ad B 26 (Arist?n.) a di Era, manda essersi accorto Iris da Poseidone dell'inganno cima l'Olimpo dopo intimargli di ritirarsi dalla battaglia e di ritornare con gli altri dei; Poseidone per? si rifiuta di obbedire; Zeus non pu? impartirgli Poseidone, ?uvf| yfj non perch? era toccato il mare, ordini, tt?Vtc?v o"OXu[j.tto? Kal ? a lui superiore. il regno ad Ade |aaKp?s,"OXu[rn-os'. ...*ei ?b? ?v opo? Aristarco y?p Infatti ? a?TO? tw era l'universo inferi degli in Sch. A e a Zeus ad O o?pavto stato il vasto equamente cielo; 193 a (Arist?n.) f| \i?po? commenta: ??Toup?viov, a lui, tra i tre figli di Crono: ?' eTi rimasti invece ya?a r\ ?iTTXfj 8?, ?tl avva<?)r\c rf\ ?XX' o?k t\v kolvo?, lSios* to? diviso comuni erano ?i??. Cfr. anche Sch. AT ad T 58 (Arist?n.). 13Cfr. Sch. A ad H 174 a1-2 (Arist?n.); Sch. A ad O 46 a (Arist?n.); Sch. A ad TT364 a (Arist?n.). 14Cfr. Sch. A ad 2 186 (Arist?n.); Sch. A ad A 420 b (Arist?n.); Ap. Soph. 116, 33 (cfr. anche ibid. 5, 31). 15 Cfr. Sch. A ad N 754 a (Arist?n.); L. Friedl?nder, Aristonici ITepi OT)\ieiuv 'IXia?o? reliquiae emendatiores, 616. ad Z 290, 1853, G?ttingen 16Cfr. Sch. A ad T 5 a (Arist?n.). A riguardo, cfr.M. Van der Valk, Researches on the Text and Scholia of the Iliad, I, Leiden 1963,454. 17Cfr. Sch. A ad 0 3 (Arist?n.); cfr. anche Sch. A ad E 754 (Arist?n.). L 'Olimponon ? il cielo 13 e p?a, 'vette'.19 Tutte queste caratteristiche mostravano inoltre Kapr|ya, 'cime',18 e nella tradizione omerica20 l'Olimpo ? un monte e non il cielo.21 chiaramente ehe per Omero In particolare liaKpo?,22 il cielo Un monte, chiamare Aristarco proprio e che tali aggettivi Sch. A ad A 402 (Arist?n.) T?y o?pay?y evpvv 8? infatti poteva opo?, evpv, ?tl <paKp?y vOXupTToy:> (cf. T 364 al.). essere definito per cui, mentre essere scambiati: non potevano paKp?y, \iaKpbv 'alto', mentre assai ? detto l'Olimpo T?y "OXuprroy diff?cilmente ?>? ?pos" lo si poteva 'esteso': Sch. A ?tl la circostanza sottolineava ? detto evpvg23 ad B 48 a (Arist?n.) ?pos* ? Sch. Aad6 "OXuihtoc- Kal TTpoae?f|a?To |iaKp?y"OXu|iTToy>:...KaL |iaKp?s\ ?tl 199c(Ariston.)<|iaKp?yvOXu|JLTToy:> ad O 21 c (Arist?n.) Sch. A [i?v pa <0e? fleas' 8l? <KaTa paKp?y |jLaKp?ywOXu|iTroy ?>? opo?. ?tl "OXu|rrroy:> ? "OXu^-uoc paKp?? (h? opo?.24 Il medesimo valeva ragionamento per il cielo, inversamente n? tantomento anche quest'ultimo alirt?, 'alto', 'scosceso'; non alPo?payo?.25 aveva criticato Zenodoto, Cos? Aristarco aveva letto alTru?; a tale lezione Aristarco scorrette: identif?cazioni Sch. A ad T 364 X?yoLTo, evpv?- sostituito ?tl evpvv: (Arist?n.) ? 8? ovpavb? aveva che andava e non evpv? |iaKpo?, era infatti un ep?teto adatto a un monte, ma che in due passi in cui si parlava del cielo rischi di sempre evpvg, che non presentava Zt\v?8otoc TTapf|KeL y?p definito tt) yp?c|>eL "al-rr?y". o?t?v 8? opo? ?v yf). 18Cfr. Sch. A ad A 44 a (Arist?n.); Sch. A ad B 167 a (Arist?n.); Sch. A ad A 74 (Arist?n.). 19Cfr. Sch. A ad E 154 a (Arist?n.); Sch. A ad E 225 a (Arist?n.); Sch. A ad T 114 (Arist?n.); a riguardo cfr. Schmidt, op. cit., 82, n. 36. 20 Cfr. Sch. EQ ad C 42 (Arist?n.) e Schmidt, op. cit., 84, n. 54. 21 Occorre tuttavia notare che tale ragionamento si adatta meglio all'Iliade che non all'Odissea, dove non l'Olimpo ? mai definito ay?vvL?fx)?, vi<j>oei?, ttoX?tttuxo? o TToXu8eip?s\ Inoltre in ? 41-46 l'Olimpo ? descritto inmaniera tale da far pensare piuttosto al cielo (e infatti lo pseudoaristotelico Mu. 400a 7 richiama proprio questo passo per convalidare l'identificazione Olimpo-cielo; a riguardo cfr. infra, n. 31). L'Olimpo qui non ? infatti squassato dai venti, n? bagnato dalla n? vi cade la neve, ma l'aria ? priva di nubi e una luce bianca vi scorre o?t' TivaaaeTaL pioggia, (vv. 43-45): ?v?[ioioi ttot' o?Te oirre ?XX? u.?X' a?0pr| /TreTrraTai 8' ?u.?pa) / ?e?eTai xl<^v ?mmXvaTai, ?vv?fyeXo?, XeuKT) ?m8?8poLiev Aristarco sostenendo che qui Omero solo la sommit? descrivesse del monte, che si passo atyXT). Tuttavia questo spiegava trovava ed era in una condizione in quanto diff?rente cfr. Sch. BHPQT ad C 44 (Arist?n.); Sch. sopra le nuvole ?Troupavios': EPQV ad C 45 (Arist?n.). Inoltre anche nell'Odissea gli dei, quando dovevano calare sulla terra, non scendevano diretti dal cielo, ma passavano sempre per regioni vicine alla Macedonia: cfr. Sch. HP ad e 50 (Arist?n.); Sch. PQ ad e 55 (Arist?n.); cfr. anche Sch. A ad A 593 a1 (Arist?n.); Sch. A ad E 226 a (Arist?n.). 22 InA 402. B 48. E 398.9 199.410.0 21.79.193. I 142. Q 468.694. k 307. o 43. v 73. co351. 23 In T 364. E 867. H 178.201. 9 74. O 36.192. T 257. T 299. 4>267.272.522. a 67.8 378.479. e 169.184.303. C 150.243. n 209. 0 74. X 133. u 73.344. v 55. tt 183.200.211. t 40.108. x 39. tff280. 24 Cfr. anche Sch. bT ad O 21 d (ex., ex Arist?n.) KaTa u.aKp?v "OXul?ttov: LiaKp?v, ?tl opo?. t?v 8? o?pavov "e?p?v" (r 364. E 867 al.) c^aiv. 25 Inversamente, al cielo sono attribuite in Omero caratteristiche inconciliabili con quanto il poeta dice dell'Olimpo, come l'epiteto xaXKeo?, adatto al cielo, ma non all'Olimpo; cfr. Sch. A ad P 425 a (Arist?n.). Inoltre le stelle e il sole stanno nel cielo, non nell'Olimpo: cfr. Sch. A ad 6 46 a (Arist?n.); Sch. A ad 9 68 (Arist?n.); Sch. A ad 9 555 a (Arist?n.?); come anche la notte cala dal cielo, non dall'Olimpo: cfr. Sch. HT ad e 294 (Arist?n.); Sch. H ad i 69 (Arist?n.); cfr. anche Sch. A ad 9 16 a (Arist?n.). 14 F. Schironi A Sch. ad 0 192 (Arist?n.) ?tl <eup?y;> "almn/'. ZT|y?8oT09 to?to 8e ?poug* eTTL?eToy. Con questa pol?mica Aristarco, anche un altro obiettivo; aveva oltre a combatiere idee proprie dei yecoTepoL, ma estranee a Omero, con il monte identificando della Macedonia, si l'Olimpo infatti, che leggevano Omero e identificavano in maniera allegorica quindi Tra costoro va probabilmente annoverato come si ricava dalle anche Cratete, opponeva esplicitamente con il cielo.26 l'Olimpo note esegetiche ad A 291. a coloro In questi versi Efesto cerca di consolare Era, adirata con Zeus, e la invita a il padre degli dei, perch? lui, Efesto, non potrebbe aiutarla; irritare ulteriormente portare pazienza, una aveva tentato volta infatti di contro il padre, che nella sua ira P aveva scaraventato difenderla gi? era aTT? ?r|Xo? OeaTTeoLOLo. Per Aristarco su cui vi era ?riXos* la'soglia'; l'Olimpo era quindi ilmonte senza il palazzo degli dei, dalla cui 'soglia' Efesto era stato buttato gi?. Cratete invece glossava ?fjXoc come 'cielo' e la riteneva parola caldaica;27 Efesto, dunque, che stava sull'Olimpo, era stato scaraventato gi? = con cui Aristarco 'dal cielo' combatte Pequazione cielo si (fr. 2 M.).28 L'insistenza Olimpo spiega a Cratete, il suo nemico per eccellenza. forse meglio alia luce della sua opposizione In ogni caso, ci? che preme sottolineare in questa sede ? l'identit? di motivi che troviamo nel papiro e in Aristarco. Non va inoltre tralasciato che il secondo lemma analizzato dal commentatore di Derveni del papiro ? vify?eis; in quali termini fosse in considerazione da Aristarco del papiro non ci permette di capire cosa contenesse e corne era stato osservato, Tuttavia, preso l'aggettivo vufyoei? in riferimento alla questione infatti definir? dell'Olimpo; lo stato lacunoso purtroppo strutturata la glossa. proprio ancora una volta un monte. che per Omero esso era semplicemente dunque quale sia la relazione tra le due analisi, che sono le testimonianze pi? antiche di Che due le siano Puna mi dall'altra sembra si questo ?j|TT||ia.29 spiegazioni indipendenti improbabile; un e tratta infatti di non si molto il commentatore Aristarco di Derveni particolare; ragionamento 'nevoso' dimostrava l'Olimpo Ci si chiede a negare con il cielo, ma forniscono una spiegazione solo che l'Olimpo sia identificabile e che si basa sull'analisi le proprie convinzioni per sostenere degli epiteti |iaKpo? ed evpvg; complessa cose sono se adottato da Aristotele, cui due ricorrono al principio identiche hanno in comune gli per limitano non lo ? questo particolare il principio ? aristot?lico, assunto. Nell'opera non trova si nulla nel De Mundo di di assai discussa,30 autenticit? si infatti, simile; aristot?lica, (400a), o con ? il sostiene che l'Olimpo identificabile ? parte di esso.31 La cielo, esplicitamente meglio, accidenti. 26 Sch D Twy se Tuttavia ad A 18 (Van KaTa 6e ?v 8? Thiel, ?XXriyop'iav ..." 8) OXufiTros?oriv "OXim-iio? 8? 6 KaTa u.?v o?pavo?. "Ouripov TTap? <to> opo? tt\? MaKeSovia? elvai. ?XoXau.TTf)9 Cfr. ji?yicnrov, iep?v Sch. D ad A anche 353 (Van Thiel, 44). 27 Cfr. 8? Sch. B ad A consentiva rrepicrnw a Cratete informa infatti M.) greca e religione 591 (ap. Erbse, test, ad Sch. ad A 591+ e?vai tt)v XaX8a?Kf|v TTpcinT|v auXXa?fjv come una grecizzazione intendere ?fjXoc i Babilonesi di un tempio dell'esistenza presso di locale; cfr. anche Diod. ed. Dindorf, tt\v vol. X??iv del dio dedicato III, 82, ?TTo8L8u)aiv. caldaico Bel, a Zeus-BfjXos', ... 12) cht? ?T]Xou: (fr. 22b KpaTT]? La ritrazione dell'accento, inoltre, con Zeus identificato 1, 181, ci (Hdt. tra religione frutto del sincretismo 2, 8, 7). 28 Cfr. EM ? 129 L-L; Sch. bT ad O 23 b1"2 (ex.); Eust. 1003, 38 (ad O 23); e anche Sch. AbT ad A 591 c (ex.); Eust. 156, 35 (ad A 591); Schmidt, op. cit., 86-87. 29 I papiri studiati inv. E. (P. Brux. escludere ehe derivino d.C. in n. 8 risalgono nell'articolo citato Funghi sono quindi posteriori al papiro di Derveni ora perdute). da fonti pi? antiche, al I sec. dalla infatti 7162); e ad Aristarco (P. Med. a.C. (anche e al I sec. inv. 71.82) se, naturalmente, non si pu? 30 La a quella dell'autenticit? di ? infatti pi? simile stoica. Per un'analisi della questione presentata nell'opera teologia a c. di G. Reale, Napoli ritiene che l'op?ra testo cfr. Aristotele, sul cosmoper Trattato 1974, 3-23 Alessandro, (Reale questo von H. Strohm, die Welt, ?bersetzt cfr. ibid., 266; Aristoteles, in esame sul passo sia autentica); ?ber Meteorolog?a (400a), Berlin 1970, 347. 31 Mu. 400a 3 to?tov ow ?xei t?v X?yov ? Oe?? ?v KOaux?, crw?xwv ttjv t?v ?Xojv ?p|iov?av Te Kal ?XX' ?Vco Ka?apos* ?v KaOapto x^W outos*, totto? wv, ev0a f] yf? Te Kai 6 ooXepoc [i?oo? Te Kai roi) t?v 8? o?ov etvai KaXo?u.ev avw, "OXu|ittov ?pov ?XoXa|iTTfj \i?v ?irb o?pav?v ?e?r|KO)s\ Kai 8i? aveuxov o?a oltc?ktou TTayT?? ??(f>ou Kai Kivr\[iaroc ?ia?, yiveTai TTap' f)ulv x6LM-?y?S' Kex?)piau.?vov, / ?u-M-evar out' o?l aiei ?v?u.oiai ? ?So? ?a^aX?s* waTfep cf>aai Gewv uO?Xu|ittov8' e<f)T] Kai TToirjTf|S" awTTipiav, TfXf|v oirre ?v ?T?|ia)? L 'Olimpo non ? il cielo 15 = corne Parmenide,32 in altri pensatori, cielo si ritrova anche equivalenza Olimpo e era nello scritto pseudoplatonico Filolao34 (977b).35 E, come osservato, delVEpinomide Empedocle,33 non si e dai kpltlkol In questo caso, dunque, Aristarco stata fatta propria dallo stoicismo di Pergamo. ma di n? altre ad correnti avrebbe aderito a sarebbe rifatto alla dottrina peripat?tica, pensiero conosciute, medesima una diff?rente minoritaria posizione, greci a partir? dal V sec. a quella rispetto che possiamo la communis definir? dei opinio Affinit? e divergenze La stretta affinit? tra quanto IV sec. impressionante. ? certo estremamente sopra riportati e nella XII color?na del papiro del i problemi inerenti a quest'ultimo documento rendono Purtroppo a commentatore tentativo di riportare le idee espresse dall'an?nimo scoli omerici si legge negli complesso ogni o a dottrine definite. la fonte su cui siamo Invece, per quanto riguarda gli scoli omerici, nuove tale informati, Innanzitutto, come hanno messo importanti questioni. maggiormente parallelo apre il papiro di Derveni in evidenza vari studiosi,36 ? un antecedente dei commentari alessandrini. Aristarco personalit? dunque non creava il genere al Museo. suoi predecessori Gli tra ev?, cui rifarsi e non dei modelli non comuni nella dall'ambiguit? aveva tra il papiro e gli scoli aristarchei il commentatore colonna XXVI37 discute elementi sull'Olimpo; ex novo, ma dell'?TTO|ivr||ia si limitano il problema infatti di e?? solo tra i alla discussione che nasce pr|Tpo?, e ?os*, 'suo':38 'buono', T&V?Xki?V ? N[o0]? 6C7TLV |JT|[Tp]0? [i V ?TL |iX|TTlp To?aSe 8? Kal ?v 8? ?tl e?? to?? ?Tre[aLv] ?ya?fj?. Sr|XoX ttot' o?Te Tiv?aaeTai o?Te / Se?eTai, ?|i?pip ?XX? eTTimXvaTai, xl&v u.?X' / Tr?TTTaTai a?0pr| ?v?^eXo?, XeuKT) 8' ?m8?8pofiev atyXri" (C42-45). 32 Parm. fr. 8? Trepi tcov aia0T]Ttov ?p?aoOai <?>r\oiX?yeiv "ttgo? 11, 1 (ex Simpl., De Cael. 559, 20) TTapu.evt?TjS' ya?a Kai f\\io? f|8? aeXf|vr| /al0f|p Te ?vvb? y?Xa t' o?paviov Kai ?Xuu.ttos' / eoxciTo? f|8' aaTpcov Qep\ibv li?vo? 33 / y'iyveaOai". d)p|JLf|0r|aav ' [i?v Eu.TreSoKX?ous'KaTayeXdTe ^aaKOVToc t?v Emp. fr. 44 (ex Plut., de Pyth. or. 12 p. 400b) v\ie?? 8? to? fjXiov ?vaKXaaei Trepi yfjv ((xjotoc aTap?f|T0LOL 3^ PhiloL, TTpOOCOTTOLS1". eiXiKpiveiav e?vai TiXavriTa? to Ta tt\s 16 (ex Aet. fr. |ie0' r?v f]Xtou 2,1,1 Kai 1, 22, Stob., aToixeitov, Id): ko TeTaxOai, ... t? ovv ?tto 8? t? u.ov, '?vTauye?v u.?v Ta KaXe?, ?Xu|iTrov oeXTivri? auGi? yev?u.evov o?paviou 8' ?tto to?tol? yeveaetos", 37, n. 44; 282, concludendo: in origin". Su queste Pythagorean 35 ?m 977b ??v ltj ti? y?p Getop?av Epin. Tto X?yeiv, u.?v... Cfr. W. Burkert, Xey?Tto f]8ovfj op0f]v op. cit., to? e'?Te To?8e, rr\v 245, of Esoteric ii?pos* to? ?X?|ittou on in Studies Commentary, the Derveni K?au.ov di Emp., that the et Te "OXuu.ttov fr. 44, di Parm., was expression e?Te ?v o?pavov n. 36. 36 Cfr. M. L. West, The Orphie Poems, Oxford 1983, 80; id., Hocus-Pocus Tradition TTp?s,"OXuu.TTov to ttjv ?v Trepi?xovTos\ to to?? Tr?vTe <j>op?v, ?v Te Kai ?v ?TToa?Xr|vov Trepiyeiov uipo?, Lore and Science in Ancient Pythagoreanism, ?vcoTaTto tt\v "?vTauye? A riguardo cfr. W. Burkert, o?pavov. n. 25; spec. 244, n. 31, in cui Burkert cita le testimonianze "These three testimonia add up to a certain probability testimonianze cfr. anche Schmidt, op. cit., 283-285. presocratiche, <f>LXo[ieTa?oXou Mass., 1972, Cambridge, fr. 11, 1, e di Hebd. 2, ...TrpoaoOTTois"'. Papyrus, cit., in East andWest: Theogony, Ritual, and the 85; M. 81-90, Henry, The Derveni Commentator as Literary Critic, TAPhA 116, 1986, 149-164; e soprattutto A. Lamedica, La terminolog?a critico-letteraria dal Papiro di Derveni ai Corpora scoliografici, inLessici Tecnici Greci e Latini, Atti del I Seminario di Studi, Messina, 8-10 marzo 1990, a c. di P. Radici Colace e M. Caccamo 'Accademia Caltabrano, Peloritana dei Pericolanti', Cl. Lett. Filos. 66, 1991, Suppl. 1, 83-91; id., Il Papiro di Derveni come commentario. Problemi formali, m Proceedings oftheXIXth International Congress of Papyrology (Cairo 2-9 September 1989), Cairo 1992, vol. I, 325-333. 37 Secondo dell'edizione la numerazione seguita in Studies on the Derveni Papyrus, cit., 149-165. Si tratta invece della colonna XXII an?nima in ZPE 47, 1982, 12, di cui seguo il testo. A riguardo, cfr. anche R. Merkelbach, Der orphische von Derveni, ZPE Papyrus 38 Su questo problema Linguistics, G?ttingen 1, 1967, 21-32, linguistico, 1998, 85-159. 31-32. cfr. il recente studio di A. J. Nussbaum, Two Studies in Greek and Homeric F. Schironi 16 ?tl or\\iaivei. ul? ayaOfiv MaLaSo? "fEp|ifj ?acov" S?Top SLaKTope (cf. 0 335).39 8r|Xo? 8? Kal ?v T[?]L8e* of?eL y?p Te ttlOol KaTajcfjaTaL ?v Al?? KaK?v, ?Tepo? 8? t'?acov" (cf. Q 527-528).40 8a)pcav ola 8l8o0ol, ou Sokowlv etvaL t? ol 8? ppni?a yLVuicjKOVTe? "SoloI liriTp?s'kavrov' ? 8' e?Trep fi?eXev ?airroO |ir|Tpo? ?\i ^lX?ttvtl ?TTo8ei?aL0?XovTa iiix?qvai t?v TrapaKXlvavTa ?^f\v auT?L ypapiiaTa av outco y[?]p '?airroy' 6|jr|Tp?? ?o?o' 6?Trep]v 06?v, yivoLTO ktX. nel senso di aya?fis" pr^po? e non di ?auToi) px|Tp?s\41 il che ??? significa qui 'buona' e non 'sua', cita due passi omerici, nei quali si verifica Per dimostrare e Q di cio? caso: definito 0 335, in cui Hermes ? medesimo 527-528, b?ni', ?acov, 8?Top 'dispensatore a raK?v. in cui il genitivo plurale ?acov ? contrapposto aveva trattato la questione, in riferimento proprio a ? assai interessante scoprire che anche Aristarco intende L'anonimo Q 528, e aveva propos soluzione: lamedesima suggerito ad Q 528 a Sch. A ??cov dorn to? Achille, e?? l'espressione (Arist?n.) Kal t? ?ya0(3v dyvoLav ? Zr|v?8oToc per consolare Priamo, ota 8c?po)v 8l8?xtl, 8? <KaKGov, eTepo? e?cov>: "utos ?floc" (O 138. Z 138 al.) dya0o?. ?tl t? 8La 8? yp?cf>eL "?o?o".42 racconta dei vasi stanno che sulla soglia uno di Zeus, pieno di mali (KaK?v), Paltro di beni (??cov), e dai quali il dio distribuisce agli uomini gioie e dolori. Aristarco e?oov con ?ya0?v43 utos* e, sulla base di questo passo, riteneva che anche nell'espressione senso e Criticava 'nobile'. di nel inteso andasse quindi 'buono', quindi efjos*, ?fjo? d?rivasse da eus44 il significato di efjoc, in questi e simili passi aveva preferito che invece, non avendo compreso Zenodoto al suo che Aristarco ?o?o.45 Le critiche corne il pronome lezione adottare rivolge possessivo glossava che di Zenodoto, di Derveni. usate dal commentatore ricalcano L'dyvoLa espressioni predecessore accusano o? t? 8? in o? a cui si scriveva ?o?o, ? il parallelo ppf||ia yivcikr quanto si legge nel papiro, stato invece senso sarebbe ?auTO? di avevano nel i inteso e?g (che K0VT6S-, priTpo? pr|Tpo? quali propos* ?o?o). Sarebbe azzardato Sicuramente che andava per? si pu? pensare al di l? delle'Opfipou a una fonte avuto comune; nel ati?state yX?TTaL il nostro commentario. di fronte proprio IV sec. si era dunque sviluppata un'esegesi il V sec.46 Si trattava di un'analisi ling?istica avesse che Aristarco concludere per 39 8 335:'Ep|ie?a, A?o? ule, Sic?KTope, 8?Top ??cov. 40 Q 527-528:8otoi y?p Te m0oi KaTaKe?aTai ?v Alo? ou8ei / 8t?pa)v ola 8t8toaL KaKtov, ?Tepo? 8? ??ojv. (secondo la ricostruzione proposta daM. L. West, The Orphic 4*Zeusf)0eXe uxiTpos" ??? pixorjpcvai ?v <f>iX?TT|Ti Poems, cit., 115, v. 47). Intendere 'con la nobile madre' e non 'con sua madre' evitava il sospetto di incesto. 42 Cfr. anche Sch. AT ad O 138 b (Arist?n.); Sch. T ad Q 292 b2 (Did.); Ap. Soph. 61,21. 43 Cfr. Lehrs, op. cit., 115. 44 Lo 218 (cito da J. La Roche, Die homerische Text spirito aspro di e?? da ?v? ? spiegato cosi nel Lex. De Spir., 215. kritik imAlterthum, Leipzig 1866, 234): t? e Trp?to? o Saa?veTai, o?ov e?v t? l8iov Kai t? ?ya0ov, <h?t? "0eol Cfr. anche Sch. B ad 0 325. Sornpes' ?acov" (0 325). t? e Trp?to? t\ 8aa?veTai, olov efjos* to? ?ya0o? Kal irpooTivo?s1. 45 Cfr. anche Sch. A ad A 393 c (Arist?n.); Sch. A ad T 342 c (Arist?n.); Sch. A ad Q 550 (Arist?n.). A riguardo, cfr. La Roche, London op. cit., 233-234; 1900-19022,1 46 Cfr. W. Leaf, 562; Nussbaum, The Iliad, op. edited cit., Aristoph., Banchettanti, fr. 233 PCG. with 89-104. apparatus criticus, prolegomena, notes and appendices, voll. I?II, L 'Olimpo non ? il cielo 17 e che forse era gi? organizzata in commentari, rigorosa, che non si limitava alla semplice "traduzione" nostro del sul modello sappiamo purtroppo dare un'identit? papiro. Non agli autori di questa prima ancora come resta tra molte d'altra l'autore del papiro di parte ignoto (pur "filolog?a", proposte) Derveni.47 la discussione concludere che Tuttavia, per quanto riguarda possiamo suirOlimpo-oupav?c, a aveva estranee aile lui idee correnti di che Aristarco maggiori contemporanee, pensiero ripreso con il cielo. Sembra identificavano evitare di che, per l'Olimpo quasi generalmente ogni pericolo avesse ad altri l'alessandrino alla cultura dominante, guardato pensatori, marginali allegorismo, rispetto ma servir? al suo scopo. Infatti del ragionamento avanzato trattati, potevano commentario del papiro di Derveni Aristarco solo quanto poteva riprende e cio? la pars destruens, al suo obiettivo, lasciando invece da parte Impars construens, che, opportunamente autore del dalP an?nimo essere funzionale l'avrebbe che di condotto nuovo a una lettura Se allegorica. infatti nel la critica papiro all'identificazione dell'Olimpo con il cielo ? preliminare alla nuova interpretazione per cui l'Olimpo ? invece da identif?carsi con il tempo (xp?voc), perch? entrambi sono definibili con l'aggettivo paKpo?, contro l'identificazione la pol?mica per Aristarco ad altre e stravaganti interpretazioni. con il cielo dell'Olimpo Leagora ? fine a se stessa e non porta di Siracusa e gli scoli aristarchei, occorre per? aggiungerne il papiro di Derveni una A queste due testimonianze, latino sui segni critici, il cosiddetto Anecdotum Parisinum, contenuto nel terza; si tratta di un compendio Cod. Par. Lat. 7530 (dell'anno 780),48 che spiega cosi la dipl? aperistictos: > Homericis versibus ad primus Leagoras Syracusanus apposuit a eo monte ab caelo, proprie Olympum adnotans, pro nusquam separationem positum Olympi evpvv dicat et ??aicpov "OXuiit?ov, neque e contrario pro c?elo, quod saepe ovpavbv epitheta autem tam ad montis significationes quam ad caeli, utrimque manifestatur permutet, ponebat voluntas simile eius. nota La medesima assai aperisticton diplen ritorna a quello > di Siviglia, Et. 1,20, che probabilmente del Par. Lat. 7530 e che ha abbreviato: ne pi Diple separationem 47 Per un quadro in Isidoro gt?xov. Olympi complessivo delle Hancpri[m]us a caelo. 49 proposte av?nzate Leogoras per identificare Syracusanus l'autore aveva di fronte posuit Homericis del papiro di Derveni, un testo versibus cfr. R. Janko, ad The physicist as hierophant: Aristophanes, Socrates and the authorship of theDerveni Papyrus, ZPE 118, 1997, 61-94, spec. 70 94. 48 Per una descrizione completa di questo c?dice, contenente soprattutto testi grammaticali e retorici in latino, cfr. L. Holtz, Le Parisinus Latinus 7530, synth?se cassinienne des arts lib?raux, StudMed 16, 1975, 97-152; in particolare sulla sezione dedicata ai segni diacritici, cfr. H. D. Jocelyn, The annotations of M. Valerius Probus (II), CQ 35, 1985, 149-161. II passo in questione ? edito in: C. Svetoni Tranquilli Reliquiae, ed. A. Reifferscheid, Leipzig 1860, 137-141, 139; Lexicon Vindobonense, ed. A. Nauck, St. Petersburg 1867 (rist.Hildesheim 1965), 278-282, 280; Scholia Graeca inHomeri Iliadem, I, ed. G. Dindorf, Oxford 1875, xlvi-1, xlviii; Grammatici Latini VII, ed. H. Keil, Leipzig 1880, 533-536, 535; Grammaticae Romanae Fragmenta, ed. G. Funaioli, Leipzig 1907, 54-56, 55 (che lo attribuisce a Elio Stilone). 49 Riporto il testo come edito daW. M. Lindsay (OCT 1911); ma a riguardo cfr. infra. Sui rapporti tra la discussione sui segni critici nel c?dice parigino e in Isidoro di Siviglia, cfr. J. Fontaine, Isidore de Seville et la culture classique dans l'Espagne wisigothique, Paris 19832, 74-80, e Jocelyn, art. cit., 152-159, secondo il quale Isidoro e il compilatore del compendio nel Par. Lat. 7530 avrebbero tratto queste note non dal TTepi t?v ?v to?? ?i?Xioic cn)pe?o)v come voleva = Kleine Bergk (primo editore delYAnecdotum Parisinum in Zeitschrift f?r die Alterthumswissenschaft 3, 1845, 85-88 ma un trattato Halle da dedicato alia semi?tica I, 1884, 585-588), piuttosto philologische Schriften, (cfr. ibid., 152-153. 159). F. Schironi 18 I due come testi presentano significative mentre il c?dice Leogoras, Innanzitutto differenze. Isidoro tramanda il nome del grammatico ? l'ultima quella Tra le due varianti, forse parigino ha Leagoras. ? detto essere di Siracusa, citt? appartenente Infatti questo grammatico all'area d?rica; ora invece Aeayopas*, (-r\?) ? nome attestato in ?mbito attico e i?nico (Ceo), ma non d?rico;51 Aecoyopa? ? attestato a Rodi, zona di lingua d?rica.52 La forma i?nica Aeayopri?, oltre che a Taso nella variante corretta.50 sarebbe dunque pi? consona all'origine Leagoras non ? per noi che un nome.53 Usener lo riteneva siracusana gli ultimi anni di Aristofane di Aristarco.55 Si tratta per? di speculazioni, durante svolta allievo di questo personaggio, ehe, ad ogni modo, di Aristarco, la cui attivit? si sarebbe un predecessore di Bisanzio (inizi perch? II sec. a.C.);54 Gudemann, invece, un in effetti niente altro ci resta su questo personaggio. Ci? che si ricava dalla testimonianza di questi testi latini ? che Leagora di Siracusa fu il primo ad usare un particolare ai versi omerici segno critico (sul tipo di segno si ritorner? pi? avanti), apponendolo e tra il cielo. La che dava ? id?ntica a la distinzione evidenziare per Leagora spiegazione l'Olimpo e negli scoli aristarchei. Notava infatti che l'Olimpo che si legge nel papiro di Derveni e non erano e il che due cielo evpv? interscambiabili, sempre sempre paKpo? questi epiteti erano funzionali a evitare ogni identificazione. quella strano che solo fonti essere lasciato ma anzi di questo grammatico, che, addirittura fatto parte negli stando aile notizie, dovrebbe Pensare a un errore nella tradizione, di Bisanzio. abbia anni di Aristofane per cui il nome originario non un si ha alcuna notizia di ? ipotesi possibile; subito corruttele, purtroppo per? grammatico di Siracusa.56 originario ? molto latine ci abbiano era detto alla scuola vicino testimonianza o averne alessandrina 50 Contrariamente a H. Usener, Kleine Schriften, Berlin 1914, III, 1-3 (= RhM 20, 1865, 131-133) e aA. Gudemann, s.v. in RE 12.2, Stuttgart 1925, 2000, e anche id., s.v. kritische Zeichen, in RE 22. 2, Stuttgart 1922, 1919, che Leogoras (3), la forma Leogora. scelgono 51 Cfr. P. M. FraserA Lexicon E. Matthews, of Greek A Lexicon Personal Greek S. G. Byrne, Osborne Names, of 52 Cfr. lemma a?yXr| 54 Secondo testimonianza (Kal ttottc?vou art. cit., l'analisi vol. Names, II, Oxford vol. 1994, 1987, 286, I, Oxford 282, s.v. Aewyopas". s.v. Aewy?pri?; M. J. s.w. di un Leagora et?o? ?rjXo?, Kal altra Usener, cit., 284, op. Fraser-Matthews, 53 L'unica Personal ? in Su. Gua?av, di Leagora ai 64, gj? ^rjai che cita questo come personaggio fonte di una glossa al Aeayopa?). l'int?resse presupporrebbe per le X??ei?, che nasce con Aristofane di Bisanzio. Un altro terminepost quem sarebbe l'edizione delle Argonautiche di Apollonio Rodio; infattiApollonio usa qui il come sia nel senso di monte nome"OXupTTos' non che Apollonio pro verebbe questo conosceva sia con il valore di o?pavo? Omero, a tal proposito; l'analisi di Leagora come tale i veo?nrepoi argomentazione n. 11) e (cfr. supra, ? chiaramente debole. 55 56 Gudemann, s.v. Leogoras soluzione Una avanzata Pattribuzione il commentario tanto (3), cit., id., s.v. kritische quanto (purtroppo) da Janko (in The physicist all'ambiente terni comuni recentemente del papiro suo maestro, e anche affascinante riprende aveva adottato Zeichen, cit., 1919. in considerazione di riprendere sarebbe as hierophant, di Derveni. Secondo Janko, cit.) per il papiro un allievo di Anassagora di Apollonia, di Diogene che, a commentatore del P an?nimo Janko In particolare identifica indimostrabile il m?todo allegorico. imisteri eleusini. nel 415/414 con di condannato per aver pubblicamente per empi?ta, Mel?, oltraggiato poeta Diagora papiro alie Rane di di uno scolio estremamente la testimonianza a questa interessante risulta di Janko, In relazione proposta Al verso 320 della un e prova di Diagora da parte di Aristarco. la conoscenza testuale che analizza Aristofane, problema differenza del commendia il coro degli iniziati invita a cantare laceo cosi: q?ouai yo?v t?v "IaKxov ?vrrep AI AIDPAZ, con in cui la cfr. oppure Aiayopa?, personaggio: va oaip?via u.eX?)v TroiTrrf|S\ ?0eos\ <h? b? mi eioriye?To, Aiay?pas* vvv "a&ovTo?" b: ? u.ev ApLaTapxo? Qeov? a?rro?), Kal Zc?Kp?TTj?. o?>x &? <$>r\o?, rov? |ivr||iove?eiv Aiay?pou Lo scoliasta, che legge ovi?ep to? toD ?vii Keiuivou ?XX' ?v elpcaveia "??opxoup?vou". "x^6l,aCovTo?", X?you, non corne ricordava Aristofane secondo taie il condivideva cita Aristarco, lezione; qui Diagora Aristarco, quale Aiay?pas", tou ma il ir?nico discorso rendere cantore dei w? "aSovTos*" Keipivou Qeob? per (?v elpcovetg a?To?), o?x (to?? degli Si to? scherzava che Diagora nel senso "??opxou[i?vou"). "x^^Co^tos*", (czvtI sugli dei e li sbeffeggiava X?you), e ne avesse avesse di Aristarco conosciuto con del tutte che le cautele allora caso, Diagora Topera ipotizzare, potrebbe continua scriptio Sch. in Aristoph. si poteva Ran. 320 leggere a ?Vuep ' 8i' ?yop??, 'per la piazza', riferimento al nostro Aiayopa?: riutilizzato la dottrina (almeno in parte) e le argomentazioni per cui YOlimpo non ? da identif?carsi con il cielo, perch? il di primo ? definito jiaKpo?, il secondo invece evpv?. Tale spiegazione deriverebbe dunque da Diagora, trascritto nel papiro L 'Olimponon ? il cielo dalla e pi? notevole differenza la ? dipl? aperistictos, parigino In Isidoro, filologia posteriore. dipl? con un solo punto tra le due L'altra c?dice cio? 19 nel riguarda il segno critico discusso; e "classico" utilizzato da Aristarco testimonianze la dipl? segno semplice, ? citato per spiegare la dipl? invece, Leogora (*>), a giudicare dal disegno che compare nel testo. Conviene cjt?xov, una dunque analizzare Trepl con pi? attenzione le due possibilit?. Iniziamo aristarcheo, Gli scoli derivati cio? la dipl? semplice, ? segno parigino. La dipl? aperistictos, su aveva notare i fare versi cui da osservazioni di vario per genere. tra gli altri, Tuso di questo notano, segno e ne or\\ie?(uv di Aristonico del c?dice lezione dalla usato dalPalessandrino dal TIepi e tra Olimpo sulla distinzione tutti gli scoli riguardanti la discussione le ragioni. In particolare, spiegano non si fa alcun accenno brevi note scoliastiche al tipo di segno Nelle ad Aristonico. cielo risalgono ma il c?dice Venetus A, che porta ancora molti dei segni critici critico che si sta commentando, il quadro. Infatti in A 402, 6 199, O 21.192 ? apposta una dipl?.51 Aristarco aristarchei, completa con come aveva il anche le note di evidenziato confermano questo segno diacr?tico, problema dunque il Cod. Par. Lat. 7530, tuttavia, Leagora sarebbe stato il primo ad apporre la dipl? Aristonico. Secondo e cielo. Per accordare queste due testimonianze tra Olimpo stabilire la differenza Tunica soluzione per avesse preceduto Aristarco. di supporre che Leagora Tuttavia ad accettare sorgono difficolt? tale cronolog?a relativa; innanzitutto si pone il problema del Trp?Tos* eiipeTfis* della dipl?. Le fonti non se non ne fu l'inventore, son? chiare in proposito, ma pare assodato che Aristarco, di sicuro Tuso pi? sarebbe degli altri e la diffuse.58 Risulta quindi difficile da comprendere come in questi compendi sui segni che Aristarco, cui ? legata la fama e la diffusione della dipl?, sia ricordato un Leagora usata che ? Tanto la sempre per segnalare gen?ricamente dipl? pi? ignoto. passi in cui vi siano ma un non ha o da fare, la dipl? periestigmene osservazioni (come ad esempio significato specifico invece diacritici, altrimenti critica in Aristarco, n? Yobelos) ristretto in maniera n? nelle assai specifica testimonianze Tuso avrebbe successive.59 papiracee Leagora dunque un era tra i pi? comuni e generici della di segno, che invece letteraria antica.60 di Isidoro, che forse ci permette di risolvere alia testimonianza la questione di come testo di interessante. Nel di ? si si Isidoro, visto, proporre un'ipotesi Leagora legge Che senso ha pero parlare di una dipl? 'intorno', 'vicino' al verso? L'espressione diple nepl ot?xov. del segno, ma non si tratta certo di una nota distintiva indica si la posizione rispetto agli altri segni o essere ad altro genere di diplai, che per loro stessa natura dovevano critici posti 'vicino' al verso cui si Passiamo quindi o, almeno, critico del testo delle Etymologiae, pero, mostra che almeno parte dei manoscritti L'apparato e variae lectiones, si discostano da questa lettura in T sempre come parola ?nica: peristicon presentano sec. sec. B1 in Matritensis 15. in C 8, 101, (Toletanus VIII-IX), persticon (Bernensis lX-X),plecticon riferivano. Derveni e ripreso da Aristarco. La testimonianza del Par. Lat. 7530 essere potrebbe letta alia luce di tale identificazione; si potrebbe infatti pensare a un errore damaiuscola e di iotacismo per cui F originario AI ATOPA sarebbe diventato AEATOPA (sulla Milano sempre tra i e e, cfr. F. T. Gignac, A Grammar and Byzantine vol. Periods, of the Greek Papyri of the Roman se non fosse per il fatto che ai due personaggi senz'altro sarebbe 251-252; affascinante, 330). La soluzione e questa una determinazione e Siracusa loro origine della ? totalmente diversa, Mel? per Diagora per Leagora. confusione I, 1976, ? unita 57 Che manca 192; cfr. Erbse, dunque solo in B 48. In Y 364, invece, ? apposta una dipl? periestigmene ad Sch. A 58 Cfr. Gudemann, it. a c. di M. Gigante, ad O 192), dal momento s.v. kritische Zeichen, cit., che l'obiettivo 1918-1920; pol?mico R. Pfeiffer, di Aristarco (che dovrebbe esserci anche inO era specificamente Zenodoto. Storia 1973, 284-285; 340; F. Montanari, L'erudizione, a c. di G. Cambiano, L. Canfora, D. Lanza, vol. letterario della Grecia antica, in Der Neue Pauly, 3, Stuttgart-Weimar 1997, 682; id., s.v. kritische Zeichen, Napoli classica della filolog?a (Oxford 1968), ed. e la grammatica, la filologia in Lo spazio I, 2, Roma 1993, 235-281, 271; id., s.v. dipl?, in Der Neue Pauly, 6, Stuttgart-Weimar 1999, 853-854. 5^ Cfr. K. McNamee, Marginalia and Commentaries in Greek Literary Papyri, Diss. Duke University 1977, 106-109; id., Sigla and Select Marginalia inGreek Liter ay Papyri, Bruxelles 1992, 16-17. 60 I problemi posti dalla testimonianza del c?dice parigino relativi a Leagora e al suo uso della dipl? aperistictos erano gi? stati notati da Lehrs, op. cit., 332, n. 240, che per?, senza tentare testimoniis, quale illud [i. e. Anecdotum Parisinum] non uti ratio est". soluzioni alternative, concludeva (ibid., 333): "Talibus F. Schironi 20 ex praesticon in K (Karolinus Wolfenbuettelanus, Lat. F. 74, sec. IX-X), persticon sec. e sec. in L (Vat. Lat. 5763, in A (Ambrosianus L 99 64, VIII) Weissenburg. VIII),per{perf!)stincon sec. testo nel che Si allora la fosse sup., diversa; proporrei VIII).61 ipotizzare pu? originario parola Voss. (Leidensis, e deriva da tt?plcttlC?), alla ?LTrX-q significa 'punteggiato' an?logamente -on impone per? di intendere questo aggettivo a due uscite, concordato con corne un accusativo; non un nel testo di Isidoro quindi si ha lemma al nominativo TTepLcmKTov, che L'uscita -nepieoTiyii?vT).62 quindi il femminile (che sarebbe dipl?, dovuto essere posuit: diplenp?risticton nel c?dice parigino: legge dalla medesima fonte.63 e non diple peristictori), diple peristictos [hanc] pri[m]us diplen Leogoras aperisticton ma Syracusanusposuit primus Leagoras all'accusativo retto dal verbo ..., an?logamente a quanto si ..., che dipende Syracusanus apposuit Si spiegherebbero cosi anche meglio le lezioni dei codici isidoriani sopra riportati, che offrono tutti a un -kov e non a un -xov greco (per cui ci si aspetterebbe in -con che corrisponde invece la lezione la si in due adottata Per tlxov dall'editore, -nrepl quanto riguarda pu? spiegare -chon).64 nesso et essa il attestata si che ? nella tradizione manoscritta,65 di peristicton si sia modi. Se pu? pensare corrotto in ch66 e abbia quindi prodotto la v.l. p?ris tichon, da cui peri stichon. Se invece la lezione ne pi in alcun manoscritto, di Lindsay pu? averia semplicemente aT?xov non ? presente ripresa dall'edizione un'uscita che forse aveva voluto F. Arevalo (Roma 1797-1803), PL LXXXII, 97).67 In tal caso le lezioni dei manoscritti con la caduta della t ?uYo?gimno peristicton. emendare uscenti cosi un passo non del tutto chiaro (cfr. in -con si spiegherebbero semplicemente al disegno dei codici isidoriani, che Questa otTrXfj Trepicn-LKTo?, inoltre, corrisponde perfettamente un segno di questo tipo: >. Si tratterebbe dunque di un nuovo tipo di dipl?, con un solo punto, mostrano e anche al resto della tradizione. un segno estraneo alla filolog?a alessandrina Infatti non ? mai attestato, se non in un papiro della Teogonia Il segno, una dipl? con di Esiodo (PSI XI 1191, col. I, II sec. d.C). 61 F. W. Otto, editore di Isidoro nel Corpus Grammaticorum Latinorum di Lindemann (vol. III, Leipzig 1833) aveva tentato di sanare il passo, emendando in diple irepl ony\iT)v, lettura seguita anche da Reifferscheid, inC. Svetoni Tranquilli cit., Reliquiae, 62 A mente 139, e da Gudemann, s.v. kritische Zeichen, cit., 1919. 'con due punti ai lati', ma semplice Trep?oTiKTOS' non significa TrepLeaTtyii?vos', Taggettivo un serpente in Nie, Ther. che descrive l'occorrenza del termine dalle dimostra 464, squame ov re 0) X?ovra /aloXov 463-464:... a??a?avro, ?oXixov TrepicrriKTov <j>o\i8eaai) T?pa?, KeYXpi.V a membra di sangue 'macchiate' in riferimento 227, \ie\eeooi). (Xco?nToXaL TrepiaTiKTOS' differenza 'punteggiato', *maculate'(Ther. e in Triphiod., 63 Se la proposta del simile corne ora avanzata ? corretta, allora occorre supporre che anche il c?dice parigino abbia depauperato la sua fonte, dal momento che l'originale diplen peris ticton sarebbe diventata una normale diplen aperis ticton. Ci? si pu? spiegare a chi copiava avessero e la rarit? di questo il testo originario, fatto difficolt? la novit? che proprio segno critico ipotizzando con una lectio facilior, accanto che il puntino alla dipl? poteva anche dalla circostanza forse suggerita cosi da correggerlo a una classica o essere il segno del tutto simile rendendo f?cilmente svanire omesso, Questo aperistictos. quindi dipl? i il c?dice della dipl?, secondo la nota su Leagora, anche dal fatto che, dopo sarebbe spiega anche Tuso aristarcheo provato e YAnecdotum corne VAnecdotum et Romanum Venetum critici altri sui anche moduli segni repertori negli presenti Bodleianum (editi, tra gli altri, da Nauck, Lexicon Vindobonense, cit., 271-276, e recentemente, per quanto riguarda VAnecdotum Romanum, da F. Montanari, Studi di filolog?a omerica antica I, Pisa 1979, 65-71, spec. 69). Non ? invece possibile che la lezione originaria in Isidoro fosse diplen aperis ticton, cio? dipl? semplice, dal momento che Isidoro, prima del segno > in discussione, parla anche della dipl? normale. Anzi, secondo la ricostruzione proposta, si troverebbero cosi di seguito tre tipi di diplai, una semplice (>), l'altra con un solo punto (*>) e l'altra con due punti (>:), in una sequenza del tutto l?gica. 64 I codici sopra menzionati appartengono a tutte e tre le famiglie della tradizione manoscritta delle Etymologiae di Isidoro e ne sono anzi i rappresentanti pi? antichi; in particolare A, B, C appartengono alla prima famiglia (Francica), K e L alla seconda {It?lica) e T alla terza {Hisp?nica). 65 L'apparato di Lindsay ? in forma negativa e non ? quindi possibile ricavare maggiori informazioni a riguardo. Tuttavia, dalla prefazione, sembra di capire che P editore non abbia consultato altri codici oltre a quelli riportati neirapparato del passo in questione. 66 La confusione tra ctech? possibile in onciale e in semionciale; meno in visig?tica (in cui ? scritto il c?dice T). 67 Nella sua edizione alla (p. vi) Lindsay ammette infatti di aver seguito l'edizione di Arevalo piuttosto che prefazione Otto. di quella L 'Olimponon ? il cielo 21 un piccolo punto al suo interno, ? scritto nell'interlinea del v. 578 ed ? ripreso sopra l'aggettivo xpw?r|v e uno una glossa (si legge di del nel destro scolio, probabilmente seguito ?di?incipit papiro margine poi > solo: per? non ? chiaro; av[).68 ? questo T?nico caso di dipl? con un punto solo.69 Il suo significato non si parla dell'Olimpo e del cielo. Forse si pu? spiegare con la nel passo esiodeo sicuramente e con questa dipl? ne compare un altro, segnalato dalla dipl? semplice solo un sigma); purtroppo manca la dipl? di richiamo nel testo; tuttavia, lacunoso (? visibile altrettanto se si trovava nelle vicinanze dell'altra o addirittura sullo stesso verso, la differenziazione di graf?a tra i circostanza che sotto lo scolio a evitare confusioni tra lemmata e glossemi.70 due segni poteva essere fimzionale la dipl? con un punto solo, dawero Si pu? allora ipotizzare che forse la dipl? peristictos, fosse stata si era a tal punto interessato alla questione inventata da Leagora di Siracusa, che evidentemente della e con un e non tra Olimpo in maniera differenza cielo da volerla evidenziare segno cosi particolare ? corretto, allora Leagora va situato in et? posteriore la dipl?. Se il ragionamento ad aveva corne con trattato il in maniera invece tanti altri che Aristarco, problema pi? cursoria, segnandolo era tomato vi la dipl? aperistictos. forse interessato da che su, questo ?j|Tr||ia, Leagora implicava anche una discussione come di sulla questione Omero, prova l'interessamento dell'interpretazione allegorica come gen?rico di Cratete al problema. A quanto pare, tuttavia, gli studi di Leagora non ? mai momento che questo grammatico delPidentificazione aveva a riguardo ricordato non avevano dalle fonti avuto dal grande successo, trattano del problema la dipl? con un punto solo, che con il cielo. Neppure la sua "invenzione", i posteri e non fu pi? utilizzata dai vari diorthotai, dell'Olimpo trovato che pure nei secoli presso accoglienza cosi spesso a far ricorso ai diversi segni critici (tra cui soprattutto continuarono la dipl?) per dei testi su cui stavano lavorando. Solo un compendio latino, punti interessanti o problematici successivi segnalare a il nome di Leagora, ripreso da Isidoro di Siviglia e copiato poi nel Cod. Par. Lat. 7530, ha conservato aveva portato qualche un questo grammatico prova che, almeno nel campo dei or?ela, innovazione, un non con assai che ebbe fortuna nella tradizione successiva. segno nuovo, per? significato specifico, Scuola Normale 68 Cfr. Pisa Superiore, Francesca and Commentaries, McNamee, Marginalia cit., 107. Ho ricontrollato personalmente Schironi il papiro; ? senza dubbio e non quella la lettura ( >) fatta da Bartoletti sia nel margine, della McNamee, Marginalia as >; in the photograph the cit., Commentaries, 106, n. 26. 6: "The editor of this text, V. Bartoletti, prints siglum it appears rather as > or >". examined sia nell'interlinea, corretta, and I have 69 II segno > bis dictum ritorna solo un'altra volta, nelle Notae Simplices deWAnecdotum Parisinum (assenti invece in Isidoro), che derivano da una fonte diversa rispetto al compendio sui segni critici che le precede e in cui si nomina Leagora. Queste Notae, uno stringato elenco di segni critici, mostrano infatti tutt'altro sistema di segni; descrivono probabilmente i ?rpela usati da Valerio Probo e si riferiscono all'ambito latino e non greco. In particolare, Tuso di > per indicare bis dictum sembra ponebatur, corrispondere cum eiusdem a quello sensus che nei versus aristarchei segni essent duplices era la funzione et dubitaretur ?q\Vantisigma qui potius legendi). ... cum puncto Par. s.v.: (cfr. An. art. cit., Cfr. Jocelyn, 153-154. 159-160, il quale osserva (ibid., 154): "The lists have undergone a great deal of corruption, especially the signs themselves, but there is no way inwhich a coherent system of annotation attributable to one scholar can be extracted from the two lists. They must be of quite different origins". 70 La McNamee, Sigla and Select cit., Marginalia, 9, n. 6; 12, n. 12, elenca anche altri casi di diplai eterodosse (cfr. anche ibid., Table 2. C); ad esempio POxy 770, ad II. 13,411 ha una dipl? di questo tipo: e>; in POxy 445, ad II. 6, 181. 186 si legge invece >*, che per? va probabilmente intesa come resto di una dipl? periestigmene (anche se nel Venetus A si ha la che ? sicuramente dipl? pi? corretta; semplice, e avermi il papiro direttamente cosi confremato un obelo corto a forma di cuneo: mene, si troverebbe, secondo cfr. Grenfell-Hunt, la lettura > anche ad al v. loe); L. Battezzato, 176, mi che ringrazio per aver controllato una dipl? con che al v. 178 compare >; una dipl? con il punto pi? centrale (> ), anch'essa forse con il valore di dipl? periestig la McNamee, anche in PHawara 24-28, ad II. 2,741; inHomeri Iliadem (scholia vetera), vol. I, Berlin 1969, XI-LXXVIII, papiro, parla di dipl? semplice. Graeca fa notare tuttavia H. XXXIV-XXXV, Erbse, Praefatio ad Scholia nella sua descrizione del