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L`Olimpo non è il cielo: Esegesi antica nel papiro di Derveni, in
L'Olimpo non è il cielo: Esegesi antica nel papiro di Derveni, in Aristarco e in Leagora di
Siracusa
Author(s): Francesca Schironi
Source: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik, Bd. 136 (2001), pp. 11-21
Published by: Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn (Germany)
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20190870
Accessed: 27/11/2009 10:55
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to Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik.
http://www.jstor.org
11
NON ? IL CIELO: ESEGESI ANTICA NEL PAPIRO DI DeRVENI,
e in Leagora
di Siracusa*
Aristarco
L'OlIMPO
Nella
dodicesima
verso
della
del papiro di Derveni,
11. 1-16,1 l'anonimo
commentatore,
orfica, si occupa di una questione
riguardante l'Olimpo:2
colonna
teogonia
IN
un
analizzando
Kal ?cf)g[...],3T?
co? a..[..4Ka]T?
e]ijog
8'?xope[voy
<S8'exei
KaX?v ?So? yi^oeyTo?'OXuiiTToij.
t? airr?y.
ol 8? SoKoOvTe?
"OXupTTfos" Kal xlpovo?
"OXupTr[oyKal] oupav?v [T]airr? elvai ??apap
?tl
o? yJiyuXTKoyTes'
Tav[oua].L[v5
o?pav?v
ot?v
o?x
je
paK[p?]T?pov f\ e?pirre[po]y etvai, xp?vov 8? |iaKp?v
et tl? [?yop]aCo[t] ouk g [y ??a]|aapTayor ? 8? ?ttou p?y
o?pav?v 0?[Xoi X?yeiy, Tip] TrpoaOf|Kr|y
e?pw
?ttou
??ToetTo,
ovS?i?OTe,
[8?
evpv\i
"OXu|iiToy,6 To]yygyT?oy,
8?. vi^o\eyja
8? $r)oas
|ia[Kp?y
\i?v
elygi
Tfji [8]uyapet e[ ?14
]i ytc()6Tci)8e7
?14
[...] yuJ>eTG?[8
X]euK?y e[]
[...]Xapij[p
]ijoXL?y 8a[..].
Kal Ta.[
].ia
]... T9?e[
Il verso
commentato
? ??
KaX?y ?8os* yt^oeyTo?
in
a..[..ra]T?
'OX?>|ittou, di cui si prendono
e
i?.
"OXupTros* poi Paggettivo
vi<\>0
con il cielo
nega l'identificazione
riguarda il primo lemma, il commentatore
delPOlimpo
il nome
considerazione
Per quanto
(o?payo?).8 Piuttosto l'Olimpo ? da identif?carsi con il tempo ( "OXi41tt[os'Kal x]p?vo? t? a?rr?y).
Per dimostrare
il commentatore
tale assunto,
si basa sul principio
secondo il quale due elementi
sono da
i
un
tratta
medesimi
Si
attributi.
di
criterio
utilizzato
da
applicare
identif?carsi, quando ad essi si possono
in Top. 7.1. 152a 33, in cui il filosofo
Aristotele
sostiene che due cose sono identiche se ogni accidente
che appartiene alPuna, appartiene anche alPaltra.9 Cosi il commentatore
del papiro di Derveni
asserisce
con
che sbagliano
coloro che sostengono
Pidentit?
il
cielo, perch? il cielo, al contrario
delPOlimpo
*
L. Battezzato,
Ringrazio
e R.
F. Ferrari
Janko
per aver
letto queste
pagine
e aver
con me
discusso
alcuni
offren
punti,
domi utili consigli; M. S. Funghi per le indicazioni bibliografiche; A. Petrucci e E. Stagni per la consulenza paleografica.
1 Secondo
la numerazione
seguita
on
in Studies
the Derveni
Papyrus,
ed. by A.
Laks
and G. W.
tratta invece della colonna VIII dell'edizione an?nima inZPE 47, 1982.
2
Riporto la ricostruzione del testo (ripresa per le 11. 11-15 da K. Tsantsanoglou)
Column
XII
of the Derveni
Papyrus,
on
in Studies
the Derveni
cit.,
Papyrus,
149-165,
Oxford
Most,
1997.
Si
offerta da L. Brisson, Chronos in
151-152.
sono
In nota
segnalate
le
integrazioni differenti proposte da R. Janko (comunicatemi a voce).
3 Janko:
?<|>a['ipeiv].
4 Janko:
?px[f|L.
5
Janko:
Ta[voix7]i
senzav
efelcistico,
poich?
lo scriba
del papiro
sarebbe
s?lito
ometterlo.
6 Janko:
[?? xp?yw
7 Janko:
vi(|>eTC?8ei[.
8 La
ritorna
questione
in due
papiri
pi?
tardi analizzati
da M.S.
auu,?e?r|Ke,
?? TL to?tcjv
Kal
?aT?pcu
?Lac()a)ve?,
?e?
Kal
ov\i?e?rjKevai,
o? Ta?Ta.
?fjXov ?tl
Ji?
G?Tepov
P. Brux.
Funghi,
discussioni suOlimpo, PP 38, 1983, 11-19.
9
Top. 152a 33: ?Ti ?k twv to?tol? auu.?e?r|KOT?)v Kal d?
rama
a?T?v
inv. E.
7162
e P. Med.
inv. 71.82,
due
au|i?e?TjKev ?maKOTTe?v ?aa y?p Qar?pi?
crufi?e?riKe,
Kal
?aTepov
?e?
auu.?e?r)Kevai.
el
12
F. Schironi
non pu? essere
delPOlimpo,
iiaKpo?, ma piuttosto
detto
evpvg,
qualit?
a sua volta
estranea
alPOlimpo
Kal] o?pay?y [T]a?T? elyai ??apap|Tay[oua]i[y o? yJiyokrKoyT??
(oi 8? SoKOWTe? |"OXu|JLTr[oy
?tl o?pay?y o?x ot?v je |paK[p?]iepoy f\ eup?nre[po]y elyai). Invece Pidentif?cazione Olimpo
tempo (xp?yo?) ? corretta, perch? entrambi possono essere def?niti (laKpo?(xp?yoy 8? |iaKp?y | el
Tic [oyo[i]?Co[i] QVKa [y e?a]|iapTayoi). Ribadisce inf?neancora la sostanziale diversit? delPOlimpo
dal cielo,
sostenendo
se Pepiteto
che,
? evpvs,
delPo?pay?c
proprio
quello
? iiaKp?s*. Ne
delPOlimpo
consegue che i due concetti non sono identif?cabili (? 8e ?ttou \i?v \ovpavbv 6?[Xot X?yeiy, Tf]|i]
evpv\i \ikv |o?8?TTOTe, |ia[Kpoy 8?).
TTpoa0f|KT|y eupw
|eTToe?TO, ?ttou [8?vOXu|iTToy, To]yyayTLoy,
si
ritrovano
tratti dal commento
scoli
omerici
identiche
sui segni critici
Queste
negli
argomentazioni
sec.
sosteneva
da
aristarchei compilato
Aristonico
infatti che l'Olimpo fosse sempli
(I
a.C). Aristarco
e non fosse affatto possibile
con il cielo, almeno
cemente
il monte
della Macedonia
identificarlo
in
tale
Omero;10
era invece
identificazione
sostegno della sua idea; innanzitutto
della terra12 e distinto
dal cielo.13
stata fatta dai yeojTepoi.11
Aristarco
prove a
portava molte
come parte
25 e O 193 l'Olimpo era definito esplicitamente
in 6
sul principio
aristot?lico
prove si basavano
degli
e che non
infatti una serie di attributi che erano propri delPOlimpo
elencava
Aristarco
accidenti;
affatto andar? bene se riferiti al cielo, come ayayyi^o?,
potevano
'coperto da molta nev?',14 yic^eis*,
'nevoso',15
TToXUTrTuxos', 'dalle molte gole',16 TroXu8eip?s'5 'dalle molte vette'.17 L'Olimpo
possedeva
Molte
delle
10Cfr. K.
Lehrs, De Aristarchi studiis Homericis, Leipzig 18823, 163-168. Per un'analisi approfondita della questione
sulla base degli scoli omerici, cfr.M. Schmidt, Die Erkl?rungen zum Weltbild Homers und zurKultur der Heroenzeit in den
bT-Scholien zur Ilias, M?nchen 1976, 81-87. Le discussioni sul problema dell'identificazione in Omero dell'Olimpo con
l'o?payos-
continuano
ancora
oggi;
a riguardo
cfr. A.
B. Cook,
A Study
Zeus,
in Ancient
Religion,
Cambridge
1914,
vol.
I,
113-117; M. J. Luch, TheHomeric Olympus, Bethlehem Pennsylvania 1925;M. P. Nilsson, TheMycenaean Origin of Greek
1932, 228-237; J. Schmidt, s.v. Olympos, inRE 18.1, Stuttgart 1939, 273-310,
Mythology, Berkeley-Los Angeles-London
W.
Homeric
Merritt
Sale,
277-279;
Olympus and its Formulae, AJPh 105, 1984, 1-28.
11
L'Olimpo, sede degli dei, rimane ilmonte della Macedonia anche negli InniOmerici (Merc. 322. 325. 505; Cer. 449;
Here. 7; cfr. anche Ap. 216) e in Esiodo (ad es. Th. 42. 62. 113. 118. 632-633. 689. 794. 953), fino al VI sec; ma dal V sec.
inizia a essere identificato con il cielo, a cominciare dai filosofi presocratici, soprattutto pitagorici (a riguardo, cfr. infra); ad
esempio in Pindaro (Nem. 10, 84-88; Isth. 4, 55; cfr. anche Pae. 6, 92) e in Eschilo (Prom. 149) ? possibile intendere
l'Olimpo corne riferentesi aU'o?pavos", identificazione che diventa sicura in Sofocle (OC 1655; Ant. 758; e forse anche Ai.
1389;Ant. 609; fr. 492, 3) e in Euripide (Phoen. 1184; fr. 114; e anche Hipp. 67-71) e poi nei poeti successivi, greci e latini.
Solo una voluta ripresa di Omero porta alcuni poeti tardi come Nonno (25, 563; 33, 64; 42, 473) e Quinto Smirneo (6, 422;
12, 196) a usare per l'Olimpo aggettivi che rimandano a un monte; tipico in tal senso il caso di Apollonio Rodio, che talvolta
la concezione
riprende
omerica
dell'Olimpo-monte
in 3, 1358, il cui
ad esempio
nella
di questi
concetti
sviluppo
dell'Olimpo-cielo,
un quadro dello
cit.,
1099;
3,
113),
altre
volte
si adatta
invece
e?TTev op-OLco? toT?
veorr?pois'
nota:"OXujittov
s.v. Olympos,
letteratura
greca e latina, cfr. R. Mackrodt,
und r?mischen Mythologie,
Ausf?hrliches Lexicon der griechischen
Olympos,
1, 504.
(cfr.
scolio
Leipzig
1897-1902,
all'idea
moderna
Per
o?pavov.
inW. H. Roscher,
t?v
III 1, 847-858;
Schmidt, s.v.
279-289.
12 InO 25 Zeus ordina
agli dei di non andar? a combattere per iGreci o i Troiani; in caso contrario, infatti, potrebbe
sollevare
la terra e il mare
questo
26); per Aristarco
Nel
ad 9
19 (Arist?n.).
con
una
commento
corda
attaccata
mostrava
quindicesimo
alla
che
canto,
Zeus,
e Ta 8? k' a?rre
TT?vTa y?voiTo
|ierr|opa
(v.
dell'Olimpo
e anche Sch. A
non era ueT?upos":
cfr. Sch. T ad B 26 (Arist?n.)
a
di Era, manda
essersi
accorto
Iris da Poseidone
dell'inganno
cima
l'Olimpo
dopo
intimargli di ritirarsi dalla battaglia e di ritornare con gli altri dei; Poseidone per? si rifiuta di obbedire; Zeus non pu?
impartirgli
Poseidone,
?uvf|
yfj
non
perch?
era toccato
il mare,
ordini,
tt?Vtc?v
o"OXu[j.tto?
Kal
? a lui superiore.
il regno
ad Ade
|aaKp?s,"OXu[rn-os'.
...*ei
?b? ?v opo?
Aristarco
y?p
Infatti
? a?TO?
tw
era
l'universo
inferi
degli
in Sch. A
e a Zeus
ad O
o?pavto
stato
il vasto
equamente
cielo;
193 a (Arist?n.)
f|
\i?po?
commenta:
??Toup?viov,
a lui,
tra i tre figli di Crono:
?' eTi
rimasti
invece ya?a
r\ ?iTTXfj 8?, ?tl
avva<?)r\c
rf\
?XX'
o?k t\v kolvo?,
lSios* to?
diviso
comuni
erano
?i??. Cfr. anche Sch. AT ad T 58 (Arist?n.).
13Cfr. Sch. A ad H 174 a1-2
(Arist?n.); Sch. A ad O 46 a (Arist?n.); Sch. A ad TT364 a (Arist?n.).
14Cfr. Sch. A ad 2 186
(Arist?n.); Sch. A ad A 420 b (Arist?n.); Ap. Soph. 116, 33 (cfr. anche ibid. 5, 31).
15 Cfr. Sch. A ad N 754 a
(Arist?n.); L. Friedl?nder, Aristonici ITepi OT)\ieiuv 'IXia?o? reliquiae emendatiores,
616.
ad
Z
290,
1853,
G?ttingen
16Cfr. Sch. A ad T 5 a
(Arist?n.). A riguardo, cfr.M. Van der Valk, Researches on the Text and Scholia of the Iliad, I,
Leiden 1963,454.
17Cfr. Sch. A ad 0 3
(Arist?n.); cfr. anche Sch. A ad E 754 (Arist?n.).
L 'Olimponon ? il cielo
13
e p?a, 'vette'.19 Tutte queste caratteristiche mostravano
inoltre Kapr|ya, 'cime',18
e nella tradizione omerica20
l'Olimpo ? un monte e non il cielo.21
chiaramente
ehe per
Omero
In particolare
liaKpo?,22 il cielo
Un monte,
chiamare
Aristarco
proprio
e che tali aggettivi
Sch. A
ad A 402
(Arist?n.)
T?y
o?pay?y
evpvv
8?
infatti poteva
opo?,
evpv,
?tl
<paKp?y vOXupTToy:>
(cf. T 364 al.).
essere
definito
per cui, mentre
essere scambiati:
non potevano
paKp?y,
\iaKpbv
'alto', mentre
assai
? detto
l'Olimpo
T?y "OXuprroy
diff?cilmente
?>? ?pos"
lo si poteva
'esteso':
Sch. A
?tl
la circostanza
sottolineava
? detto evpvg23
ad B 48 a (Arist?n.)
?pos* ?
Sch. Aad6
"OXuihtoc-
Kal
TTpoae?f|a?To
|iaKp?y"OXu|iTToy>:...KaL
|iaKp?s\
?tl
199c(Ariston.)<|iaKp?yvOXu|JLTToy:>
ad O 21 c (Arist?n.)
Sch. A
[i?v pa <0e?
fleas'
8l?
<KaTa
paKp?y
|jLaKp?ywOXu|iTroy ?>? opo?.
?tl
"OXu|rrroy:>
? "OXu^-uoc
paKp??
(h?
opo?.24
Il medesimo
valeva
ragionamento
per il cielo,
inversamente
n? tantomento
anche quest'ultimo
alirt?,
'alto', 'scosceso';
non alPo?payo?.25
aveva criticato Zenodoto,
Cos? Aristarco
aveva
letto alTru?; a tale lezione Aristarco
scorrette:
identif?cazioni
Sch. A
ad T 364
X?yoLTo,
evpv?-
sostituito
?tl
evpvv:
(Arist?n.)
? 8? ovpavb?
aveva
che andava
e non
evpv?
|iaKpo?,
era infatti un ep?teto adatto a un monte, ma
che in due passi in cui si parlava del cielo
rischi di
sempre evpvg, che non presentava
Zt\v?8otoc
TTapf|KeL y?p
definito
tt)
yp?c|>eL
"al-rr?y".
o?t?v
8?
opo?
?v
yf).
18Cfr. Sch. A ad A 44 a
(Arist?n.); Sch. A ad B 167 a (Arist?n.); Sch. A ad A 74 (Arist?n.).
19Cfr. Sch. A ad E 154 a
(Arist?n.); Sch. A ad E 225 a (Arist?n.); Sch. A ad T 114 (Arist?n.); a riguardo cfr. Schmidt,
op.
cit.,
82, n. 36.
20 Cfr. Sch.
EQ ad C 42 (Arist?n.) e Schmidt, op. cit., 84, n. 54.
21
Occorre
tuttavia
notare
che
tale ragionamento
si adatta meglio
all'Iliade
che non
all'Odissea,
dove
non
l'Olimpo
? mai
definito ay?vvL?fx)?, vi<j>oei?, ttoX?tttuxo? o TToXu8eip?s\ Inoltre in ? 41-46 l'Olimpo ? descritto inmaniera tale da far
pensare piuttosto al cielo (e infatti lo pseudoaristotelico Mu. 400a 7 richiama proprio questo passo per convalidare
l'identificazione Olimpo-cielo; a riguardo cfr. infra, n. 31). L'Olimpo qui non ? infatti squassato dai venti, n? bagnato dalla
n? vi cade la neve, ma
l'aria ? priva di nubi e una luce bianca
vi scorre
o?t'
TivaaaeTaL
pioggia,
(vv. 43-45):
?v?[ioioi
ttot'
o?Te
oirre
?XX? u.?X' a?0pr| /TreTrraTai
8'
?u.?pa) / ?e?eTai
xl<^v ?mmXvaTai,
?vv?fyeXo?,
XeuKT)
?m8?8poLiev
Aristarco
sostenendo
che qui Omero
solo la sommit?
descrivesse
del monte,
che si
passo
atyXT). Tuttavia
questo
spiegava
trovava
ed era in una condizione
in quanto
diff?rente
cfr. Sch. BHPQT
ad C 44 (Arist?n.);
Sch.
sopra le nuvole
?Troupavios':
EPQV ad C 45 (Arist?n.). Inoltre anche nell'Odissea gli dei, quando dovevano calare sulla terra, non scendevano diretti dal
cielo, ma passavano sempre per regioni vicine alla Macedonia: cfr. Sch. HP ad e 50 (Arist?n.); Sch. PQ ad e 55 (Arist?n.);
cfr. anche Sch. A ad A 593 a1 (Arist?n.); Sch. A ad E 226 a (Arist?n.).
22 InA 402. B 48. E 398.9 199.410.0 21.79.193. I 142. Q 468.694. k 307. o
43. v 73. co351.
23 In T 364. E 867. H 178.201. 9 74. O 36.192. T 257. T 299. 4>267.272.522. a 67.8
378.479. e 169.184.303. C 150.243.
n 209. 0 74. X 133. u 73.344. v 55. tt 183.200.211. t 40.108. x 39. tff280.
24
Cfr.
anche
Sch.
bT
ad O
21 d (ex.,
ex Arist?n.)
KaTa
u.aKp?v
"OXul?ttov:
LiaKp?v,
?tl
opo?.
t?v
8?
o?pavov
"e?p?v" (r 364. E 867 al.) c^aiv.
25
Inversamente, al cielo sono attribuite in Omero caratteristiche inconciliabili con quanto il poeta dice dell'Olimpo,
come
l'epiteto
xaXKeo?,
adatto
al cielo,
ma
non
all'Olimpo;
cfr. Sch. A
ad P 425
a (Arist?n.).
Inoltre
le stelle
e il sole
stanno
nel cielo, non nell'Olimpo: cfr. Sch. A ad 6 46 a (Arist?n.); Sch. A ad 9 68 (Arist?n.); Sch. A ad 9 555 a (Arist?n.?); come
anche la notte cala dal cielo, non dall'Olimpo: cfr. Sch. HT ad e 294 (Arist?n.); Sch. H ad i 69 (Arist?n.); cfr. anche Sch. A
ad 9 16 a (Arist?n.).
14
F. Schironi
A
Sch.
ad 0
192
(Arist?n.)
?tl
<eup?y;>
"almn/'.
ZT|y?8oT09
to?to
8e
?poug*
eTTL?eToy.
Con
questa pol?mica Aristarco,
anche un altro obiettivo;
aveva
oltre
a combatiere
idee proprie dei yecoTepoL, ma estranee a Omero,
con il monte
identificando
della Macedonia,
si
l'Olimpo
infatti,
che leggevano Omero
e identificavano
in maniera
allegorica
quindi
Tra costoro va probabilmente
annoverato
come si ricava dalle
anche Cratete,
opponeva
esplicitamente
con il cielo.26
l'Olimpo
note esegetiche
ad A 291.
a coloro
In questi versi Efesto cerca di consolare Era, adirata con Zeus, e la invita a
il padre degli dei, perch? lui, Efesto, non potrebbe aiutarla;
irritare ulteriormente
portare pazienza,
una
aveva
tentato
volta
infatti
di
contro il padre, che nella sua ira P aveva scaraventato
difenderla
gi?
era
aTT? ?r|Xo? OeaTTeoLOLo. Per Aristarco
su cui vi era
?riXos*
la'soglia';
l'Olimpo era quindi ilmonte
senza
il palazzo degli dei, dalla cui 'soglia' Efesto era stato buttato gi?. Cratete
invece glossava
?fjXoc come
'cielo' e la riteneva parola caldaica;27 Efesto, dunque, che stava sull'Olimpo,
era stato scaraventato
gi?
=
con cui Aristarco
'dal cielo'
combatte Pequazione
cielo
si
(fr. 2 M.).28 L'insistenza
Olimpo
spiega
a Cratete, il suo nemico per eccellenza.
forse meglio
alia luce della sua opposizione
In ogni caso, ci? che preme sottolineare
in questa sede ? l'identit? di motivi
che troviamo nel papiro
e in Aristarco. Non va inoltre tralasciato che il secondo lemma analizzato dal commentatore
di Derveni
del papiro ? vify?eis;
in quali termini fosse
in considerazione
da Aristarco
del papiro non ci permette di capire cosa contenesse
e
corne
era
stato
osservato,
Tuttavia,
preso
l'aggettivo
vufyoei?
in riferimento
alla questione
infatti
definir?
dell'Olimpo;
lo stato lacunoso
purtroppo
strutturata
la glossa.
proprio
ancora una volta
un monte.
che per Omero esso era semplicemente
dunque quale sia la relazione tra le due analisi, che sono le testimonianze
pi? antiche di
Che
due
le
siano
Puna
mi
dall'altra
sembra
si
questo ?j|TT||ia.29
spiegazioni
indipendenti
improbabile;
un
e
tratta infatti di
non si
molto
il commentatore
Aristarco
di Derveni
particolare;
ragionamento
'nevoso'
dimostrava
l'Olimpo
Ci si chiede
a negare
con il cielo, ma forniscono
una spiegazione
solo che l'Olimpo
sia identificabile
e
che si basa sull'analisi
le proprie convinzioni
per sostenere
degli epiteti |iaKpo? ed evpvg;
complessa
cose
sono
se
adottato da Aristotele,
cui
due
ricorrono al principio
identiche
hanno in comune gli
per
limitano
non lo ? questo particolare
il principio
? aristot?lico,
assunto. Nell'opera
non
trova
si
nulla
nel
De
Mundo
di
di
assai discussa,30
autenticit?
si
infatti,
simile;
aristot?lica,
(400a),
o
con
?
il
sostiene
che l'Olimpo
identificabile
? parte di esso.31 La
cielo,
esplicitamente
meglio,
accidenti.
26 Sch D
Twy
se
Tuttavia
ad A
18 (Van
KaTa
6e ?v
8?
Thiel,
?XXriyop'iav
..."
8)
OXufiTros?oriv
"OXim-iio?
8?
6
KaTa
u.?v
o?pavo?.
"Ouripov
TTap? <to>
opo?
tt\?
MaKeSovia?
elvai.
?XoXau.TTf)9
Cfr.
ji?yicnrov,
iep?v
Sch. D ad A
anche
353 (Van Thiel, 44).
27 Cfr.
8?
Sch.
B ad A
consentiva
rrepicrnw
a Cratete
informa
infatti
M.)
greca
e religione
591
(ap. Erbse,
test, ad Sch.
ad A 591+
e?vai
tt)v
XaX8a?Kf|v
TTpcinT|v auXXa?fjv
come una grecizzazione
intendere
?fjXoc
i Babilonesi
di un tempio
dell'esistenza
presso
di
locale;
cfr. anche
Diod.
ed. Dindorf,
tt\v
vol.
X??iv
del dio
dedicato
III, 82,
?TTo8L8u)aiv.
caldaico
Bel,
a Zeus-BfjXos',
...
12) cht? ?T]Xou:
(fr. 22b
KpaTT]?
La ritrazione
dell'accento,
inoltre,
con Zeus
identificato
1, 181, ci
(Hdt.
tra religione
frutto del sincretismo
2, 8, 7).
28 Cfr. EM
? 129 L-L; Sch. bT ad O 23 b1"2 (ex.); Eust. 1003, 38 (ad O 23); e anche Sch. AbT ad A 591 c (ex.); Eust.
156, 35 (ad A 591); Schmidt, op. cit., 86-87.
29
I papiri
studiati
inv. E.
(P. Brux.
escludere
ehe derivino
d.C.
in n. 8 risalgono
nell'articolo
citato
Funghi
sono quindi posteriori
al papiro
di Derveni
ora perdute).
da fonti pi? antiche,
al I sec.
dalla
infatti
7162);
e ad Aristarco
(P. Med.
a.C.
(anche
e al I sec.
inv. 71.82)
se, naturalmente,
non
si pu?
30 La
a quella
dell'autenticit?
di
? infatti pi? simile
stoica. Per un'analisi
della questione
presentata
nell'opera
teologia
a c. di G. Reale, Napoli
ritiene che l'op?ra
testo cfr. Aristotele,
sul cosmoper
Trattato
1974, 3-23
Alessandro,
(Reale
questo
von H. Strohm,
die Welt, ?bersetzt
cfr. ibid., 266; Aristoteles,
in esame
sul passo
sia autentica);
?ber
Meteorolog?a
(400a),
Berlin 1970, 347.
31 Mu. 400a 3 to?tov
ow
?xei
t?v
X?yov ? Oe?? ?v KOaux?, crw?xwv ttjv
t?v
?Xojv ?p|iov?av
Te Kal
?XX' ?Vco Ka?apos*
?v KaOapto x^W
outos*,
totto?
wv, ev0a
f] yf? Te Kai 6 ooXepoc
[i?oo?
Te Kai
roi)
t?v
8? o?ov
etvai
KaXo?u.ev
avw, "OXu|ittov
?pov
?XoXa|iTTfj
\i?v ?irb
o?pav?v
?e?r|KO)s\
Kai
8i?
aveuxov
o?a
oltc?ktou
TTayT?? ??(f>ou Kai
Kivr\[iaroc
?ia?,
yiveTai
TTap' f)ulv
x6LM-?y?S'
Kex?)piau.?vov,
/ ?u-M-evar
out'
o?l
aiei
?v?u.oiai
?
?So?
?a^aX?s*
waTfep
cf>aai Gewv
uO?Xu|ittov8'
e<f)T] Kai
TToirjTf|S"
awTTipiav,
TfXf|v oirre
?v ?T?|ia)?
L 'Olimpo non ? il cielo
15
=
corne Parmenide,32
in altri pensatori,
cielo
si ritrova anche
equivalenza
Olimpo
e
era
nello scritto pseudoplatonico
Filolao34
(977b).35 E, come osservato,
delVEpinomide
Empedocle,33
non si
e dai kpltlkol
In questo caso, dunque, Aristarco
stata fatta propria dallo stoicismo
di Pergamo.
ma
di
n?
altre
ad
correnti
avrebbe aderito a
sarebbe rifatto alla dottrina peripat?tica,
pensiero conosciute,
medesima
una diff?rente
minoritaria
posizione,
greci a partir? dal V sec.
a quella
rispetto
che possiamo
la communis
definir?
dei
opinio
Affinit? e divergenze
La stretta affinit?
tra quanto
IV sec.
impressionante.
? certo
estremamente
sopra riportati e nella XII color?na del papiro del
i problemi
inerenti a quest'ultimo
documento
rendono
Purtroppo
a
commentatore
tentativo di riportare le idee espresse
dall'an?nimo
scoli omerici
si legge negli
complesso
ogni
o a dottrine definite.
la fonte su cui siamo
Invece, per quanto riguarda gli scoli omerici,
nuove
tale
informati,
Innanzitutto, come hanno messo
importanti questioni.
maggiormente
parallelo apre
il papiro di Derveni
in evidenza vari studiosi,36
? un antecedente
dei commentari
alessandrini. Aristarco
personalit?
dunque non creava il genere
al Museo.
suoi predecessori
Gli
tra ev?,
cui rifarsi e non
dei modelli
non
comuni
nella
dall'ambiguit?
aveva
tra il papiro e gli scoli aristarchei
il commentatore
colonna XXVI37
discute
elementi
sull'Olimpo;
ex novo, ma
dell'?TTO|ivr||ia
si limitano
il problema
infatti
di e??
solo
tra i
alla discussione
che nasce
pr|Tpo?,
e ?os*, 'suo':38
'buono',
T&V?Xki?V
? N[o0]? 6C7TLV
|JT|[Tp]0? [i V ?TL |iX|TTlp
To?aSe
8?
Kal
?v
8?
?tl
e??
to?? ?Tre[aLv]
?ya?fj?. Sr|XoX
ttot'
o?Te
Tiv?aaeTai
o?Te
/ Se?eTai,
?|i?pip
?XX?
eTTimXvaTai,
xl&v
u.?X'
/ Tr?TTTaTai
a?0pr|
?v?^eXo?,
XeuKT)
8' ?m8?8pofiev atyXri" (C42-45).
32 Parm. fr.
8? Trepi tcov aia0T]Ttov ?p?aoOai <?>r\oiX?yeiv "ttgo?
11, 1 (ex Simpl., De Cael. 559, 20) TTapu.evt?TjS'
ya?a Kai f\\io? f|8? aeXf|vr| /al0f|p Te ?vvb? y?Xa t' o?paviov Kai ?Xuu.ttos' / eoxciTo? f|8' aaTpcov Qep\ibv
li?vo?
33
/ y'iyveaOai".
d)p|JLf|0r|aav
'
[i?v Eu.TreSoKX?ous'KaTayeXdTe ^aaKOVToc t?v
Emp. fr. 44 (ex Plut., de Pyth. or. 12 p. 400b) v\ie?? 8? to?
fjXiov
?vaKXaaei
Trepi yfjv
((xjotoc
aTap?f|T0LOL
3^
PhiloL,
TTpOOCOTTOLS1".
eiXiKpiveiav
e?vai
TiXavriTa?
to Ta tt\s
16 (ex Aet.
fr.
|ie0'
r?v
f]Xtou
2,1,1
Kai
1, 22,
Stob.,
aToixeitov,
Id):
ko
TeTaxOai,
... t?
ovv
?tto
8?
t?
u.ov,
'?vTauye?v
u.?v
Ta
KaXe?,
?Xu|iTrov
oeXTivri?
auGi?
yev?u.evov
o?paviou
8'
?tto
to?tol?
yeveaetos",
37, n. 44; 282,
concludendo:
in origin".
Su queste
Pythagorean
35
?m
977b ??v
ltj ti?
y?p
Getop?av
Epin.
Tto X?yeiv,
u.?v...
Cfr. W. Burkert,
Xey?Tto
f]8ovfj
op0f]v
op. cit.,
to?
e'?Te
To?8e,
rr\v
245,
of Esoteric
ii?pos*
to?
?X?|ittou
on
in Studies
Commentary,
the Derveni
K?au.ov
di Emp.,
that the
et Te "OXuu.ttov
fr. 44,
di Parm.,
was
expression
e?Te
?v
o?pavov
n. 36.
36 Cfr. M. L.
West, The Orphie Poems, Oxford 1983, 80; id., Hocus-Pocus
Tradition
TTp?s,"OXuu.TTov
to ttjv
?v
Trepi?xovTos\
to to??
Tr?vTe
<j>op?v, ?v
Te Kai
?v
?TToa?Xr|vov
Trepiyeiov
uipo?,
Lore and Science
in Ancient
Pythagoreanism,
?vcoTaTto
tt\v
"?vTauye?
A riguardo
cfr. W. Burkert,
o?pavov.
n. 25; spec. 244, n. 31, in cui Burkert
cita le testimonianze
"These
three testimonia
add up to a certain
probability
testimonianze
cfr. anche Schmidt,
op. cit., 283-285.
presocratiche,
<f>LXo[ieTa?oXou
Mass.,
1972,
Cambridge,
fr. 11, 1, e di Hebd.
2,
...TrpoaoOTTois"'.
Papyrus,
cit.,
in East andWest: Theogony, Ritual, and the
85; M.
81-90,
Henry,
The Derveni
Commentator
as Literary Critic, TAPhA 116, 1986, 149-164; e soprattutto A. Lamedica, La terminolog?a critico-letteraria dal Papiro di
Derveni ai Corpora scoliografici, inLessici Tecnici Greci e Latini, Atti del I Seminario di Studi, Messina, 8-10 marzo 1990,
a c. di P. Radici
Colace
e M.
Caccamo
'Accademia
Caltabrano,
Peloritana
dei Pericolanti',
Cl. Lett.
Filos.
66,
1991,
Suppl.
1,
83-91; id., Il Papiro di Derveni come commentario. Problemi formali, m Proceedings oftheXIXth International Congress of
Papyrology (Cairo 2-9 September 1989), Cairo 1992, vol. I, 325-333.
37 Secondo
dell'edizione
la numerazione
seguita
in Studies
on
the Derveni
Papyrus,
cit.,
149-165.
Si tratta
invece
della
colonna
XXII
an?nima in ZPE 47, 1982, 12, di cui seguo il testo. A riguardo, cfr. anche R. Merkelbach, Der orphische
von Derveni,
ZPE
Papyrus
38 Su
questo
problema
Linguistics, G?ttingen
1, 1967,
21-32,
linguistico,
1998, 85-159.
31-32.
cfr.
il recente
studio
di A.
J. Nussbaum,
Two
Studies
in Greek
and Homeric
F. Schironi
16
?tl
or\\iaivei.
ul?
ayaOfiv
MaLaSo?
"fEp|ifj
?acov"
S?Top
SLaKTope
(cf. 0 335).39
8r|Xo? 8? Kal ?v T[?]L8e*
of?eL
y?p Te ttlOol KaTajcfjaTaL ?v Al??
KaK?v, ?Tepo? 8? t'?acov"
(cf. Q 527-528).40
8a)pcav ola 8l8o0ol,
ou
Sokowlv
etvaL
t?
ol 8?
ppni?a
yLVuicjKOVTe?
"SoloI
liriTp?s'kavrov' ? 8' e?Trep fi?eXev ?airroO |ir|Tpo?
?\i ^lX?ttvtl ?TTo8ei?aL0?XovTa iiix?qvai t?v
TrapaKXlvavTa
?^f\v auT?L ypapiiaTa
av
outco y[?]p
'?airroy'
6|jr|Tp?? ?o?o' 6?Trep]v
06?v,
yivoLTO
ktX.
nel senso di aya?fis" pr^po? e non di ?auToi) px|Tp?s\41
il
che ??? significa qui 'buona' e non 'sua', cita due passi omerici, nei quali si verifica
Per dimostrare
e
Q
di
cio?
caso:
definito
0 335, in cui Hermes
?
medesimo
527-528,
b?ni',
?acov,
8?Top
'dispensatore
a raK?v.
in cui il genitivo plurale ?acov ? contrapposto
aveva trattato la questione,
in riferimento proprio a
? assai interessante
scoprire che anche Aristarco
intende
L'anonimo
Q 528, e aveva
propos
soluzione:
lamedesima
suggerito
ad Q 528 a
Sch. A
??cov dorn to?
Achille,
e??
l'espressione
(Arist?n.)
Kal t?
?ya0(3v
dyvoLav
? Zr|v?8oToc
per consolare
Priamo,
ota
8c?po)v
8l8?xtl,
8?
<KaKGov, eTepo?
e?cov>:
"utos ?floc" (O 138. Z 138 al.) dya0o?.
?tl
t?
8La 8?
yp?cf>eL "?o?o".42
racconta
dei vasi
stanno
che
sulla
soglia
uno
di Zeus,
pieno
di mali
(KaK?v), Paltro di beni (??cov), e dai quali il dio distribuisce agli uomini gioie e dolori. Aristarco
e?oov con ?ya0?v43
utos*
e, sulla base di questo passo, riteneva che anche nell'espressione
senso
e
Criticava
'nobile'.
di
nel
inteso
andasse quindi
'buono',
quindi
efjos*, ?fjo? d?rivasse da eus44
il significato di efjoc, in questi e simili passi aveva preferito
che invece, non avendo compreso
Zenodoto
al suo
che Aristarco
?o?o.45 Le critiche
corne
il pronome
lezione
adottare
rivolge
possessivo
glossava
che
di Zenodoto,
di Derveni.
usate dal commentatore
ricalcano
L'dyvoLa
espressioni
predecessore
accusano
o?
t?
8?
in
o?
a
cui
si
scriveva ?o?o, ? il parallelo
ppf||ia
yivcikr
quanto si legge nel papiro,
stato
invece
senso
sarebbe
?auTO?
di
avevano
nel
i
inteso
e?g
(che
K0VT6S-,
priTpo?
pr|Tpo?
quali
propos*
?o?o).
Sarebbe
azzardato
Sicuramente
che andava
per? si pu? pensare
al di l? delle'Opfipou
a una fonte
avuto
comune;
nel
ati?state
yX?TTaL
il nostro commentario.
di fronte proprio
IV sec. si era dunque sviluppata un'esegesi
il V sec.46 Si trattava di un'analisi
ling?istica
avesse
che Aristarco
concludere
per
39 8
335:'Ep|ie?a, A?o? ule, Sic?KTope, 8?Top ??cov.
40 Q 527-528:8otoi
y?p Te m0oi KaTaKe?aTai ?v Alo? ou8ei / 8t?pa)v ola 8t8toaL KaKtov, ?Tepo? 8? ??ojv.
(secondo la ricostruzione proposta daM. L. West, The Orphic
4*Zeusf)0eXe uxiTpos" ??? pixorjpcvai ?v <f>iX?TT|Ti
Poems,
cit.,
115, v. 47).
Intendere
'con
la nobile
madre'
e non
'con
sua madre'
evitava
il sospetto
di
incesto.
42 Cfr. anche Sch. AT ad O 138 b
(Arist?n.); Sch. T ad Q 292 b2 (Did.); Ap. Soph. 61,21.
43 Cfr.
Lehrs,
op.
cit.,
115.
44 Lo
218 (cito da J. La Roche, Die homerische Text
spirito aspro di e?? da ?v? ? spiegato cosi nel Lex. De Spir., 215.
kritik imAlterthum, Leipzig 1866, 234): t? e Trp?to? o Saa?veTai, o?ov e?v t? l8iov Kai t? ?ya0ov, <h?t? "0eol
Cfr. anche Sch. B ad 0 325.
Sornpes' ?acov" (0 325). t? e Trp?to? t\ 8aa?veTai, olov efjos* to? ?ya0o? Kal irpooTivo?s1.
45 Cfr. anche Sch. A ad A 393 c
(Arist?n.); Sch. A ad T 342 c (Arist?n.); Sch. A ad Q 550 (Arist?n.). A riguardo, cfr. La
Roche,
London
op.
cit.,
233-234;
1900-19022,1
46 Cfr.
W.
Leaf,
562; Nussbaum,
The
Iliad,
op.
edited
cit.,
Aristoph., Banchettanti, fr. 233 PCG.
with
89-104.
apparatus
criticus,
prolegomena,
notes
and
appendices,
voll.
I?II,
L 'Olimpo non ? il cielo
17
e che forse era gi? organizzata
in commentari,
rigorosa, che non si limitava alla semplice "traduzione"
nostro
del
sul modello
sappiamo purtroppo dare un'identit?
papiro. Non
agli autori di questa prima
ancora
come
resta
tra
molte
d'altra
l'autore del papiro di
parte
ignoto (pur
"filolog?a",
proposte)
Derveni.47
la discussione
concludere
che
Tuttavia,
per quanto
riguarda
possiamo
suirOlimpo-oupav?c,
a
aveva
estranee
aile
lui
idee
correnti
di
che
Aristarco
maggiori
contemporanee,
pensiero
ripreso
con
il
cielo.
Sembra
identificavano
evitare
di
che,
per
l'Olimpo
quasi
generalmente
ogni pericolo
avesse
ad
altri
l'alessandrino
alla
cultura
dominante,
guardato
pensatori, marginali
allegorismo,
rispetto
ma
servir? al suo scopo. Infatti del ragionamento
avanzato
trattati, potevano
commentario
del papiro di Derveni
Aristarco
solo
quanto poteva
riprende
e cio? la pars destruens,
al suo obiettivo,
lasciando invece da parte Impars construens,
che, opportunamente
autore del
dalP an?nimo
essere
funzionale
l'avrebbe
che
di
condotto
nuovo
a una
lettura
Se
allegorica.
infatti
nel
la critica
papiro
all'identificazione dell'Olimpo con il cielo ? preliminare alla nuova interpretazione per cui l'Olimpo ?
invece da identif?carsi con il tempo (xp?voc), perch? entrambi sono definibili con l'aggettivo paKpo?,
contro l'identificazione
la pol?mica
per Aristarco
ad altre e stravaganti
interpretazioni.
con il cielo
dell'Olimpo
Leagora
? fine a se stessa
e non porta
di Siracusa
e gli scoli aristarchei,
occorre per? aggiungerne
il papiro di Derveni
una
A queste due testimonianze,
latino sui segni critici, il cosiddetto Anecdotum Parisinum,
contenuto nel
terza; si tratta di un compendio
Cod. Par. Lat. 7530 (dell'anno 780),48 che spiega cosi la dipl? aperistictos:
>
Homericis
versibus
ad
primus
Leagoras
Syracusanus
apposuit
a
eo
monte
ab
caelo, proprie Olympum
adnotans,
pro
nusquam
separationem
positum
Olympi
evpvv dicat et ??aicpov "OXuiit?ov, neque e contrario
pro c?elo, quod saepe ovpavbv
epitheta
autem tam ad montis significationes
quam ad caeli, utrimque manifestatur
permutet, ponebat
voluntas
simile
eius.
nota
La medesima
assai
aperisticton
diplen
ritorna
a quello
>
di Siviglia, Et. 1,20, che probabilmente
del Par. Lat. 7530 e che ha abbreviato:
ne pi
Diple
separationem
47 Per un
quadro
in Isidoro
gt?xov.
Olympi
complessivo
delle
Hancpri[m]us
a caelo. 49
proposte
av?nzate
Leogoras
per
identificare
Syracusanus
l'autore
aveva
di fronte
posuit Homericis
del papiro
di Derveni,
un testo
versibus
cfr. R.
Janko,
ad
The
physicist as hierophant: Aristophanes, Socrates and the authorship of theDerveni Papyrus, ZPE 118, 1997, 61-94, spec. 70
94.
48 Per una
descrizione
completa
di questo
c?dice,
contenente
soprattutto
testi
grammaticali
e retorici
in latino,
cfr. L.
Holtz, Le Parisinus Latinus 7530, synth?se cassinienne des arts lib?raux, StudMed 16, 1975, 97-152; in particolare sulla
sezione dedicata ai segni diacritici, cfr. H. D. Jocelyn, The annotations of M. Valerius Probus (II), CQ 35, 1985, 149-161. II
passo in questione ? edito in: C. Svetoni Tranquilli Reliquiae, ed. A. Reifferscheid, Leipzig 1860, 137-141, 139; Lexicon
Vindobonense, ed. A. Nauck, St. Petersburg 1867 (rist.Hildesheim 1965), 278-282, 280; Scholia Graeca inHomeri Iliadem,
I, ed. G. Dindorf, Oxford 1875, xlvi-1, xlviii; Grammatici Latini VII, ed. H. Keil, Leipzig 1880, 533-536, 535; Grammaticae
Romanae Fragmenta, ed. G. Funaioli, Leipzig 1907, 54-56, 55 (che lo attribuisce a Elio Stilone).
49
Riporto il testo come edito daW. M. Lindsay (OCT 1911); ma a riguardo cfr. infra. Sui rapporti tra la discussione sui
segni critici nel c?dice parigino e in Isidoro di Siviglia, cfr. J. Fontaine, Isidore de Seville et la culture classique dans
l'Espagne wisigothique, Paris 19832, 74-80, e Jocelyn, art. cit., 152-159, secondo il quale Isidoro e il compilatore del
compendio nel Par. Lat. 7530 avrebbero tratto queste note non dal TTepi t?v ?v to?? ?i?Xioic cn)pe?o)v come voleva
= Kleine
Bergk (primo editore delYAnecdotum Parisinum in Zeitschrift f?r die Alterthumswissenschaft 3, 1845, 85-88
ma
un
trattato
Halle
da
dedicato
alia
semi?tica
I,
1884, 585-588),
piuttosto
philologische Schriften,
(cfr. ibid., 152-153.
159).
F. Schironi
18
I due
come
testi presentano
significative
mentre
il c?dice
Leogoras,
Innanzitutto
differenze.
Isidoro
tramanda
il nome
del grammatico
? l'ultima quella
Tra le due varianti,
forse
parigino ha Leagoras.
? detto essere di Siracusa,
citt? appartenente
Infatti questo grammatico
all'area d?rica; ora
invece Aeayopas*,
(-r\?) ? nome attestato in ?mbito attico e i?nico (Ceo), ma non d?rico;51
Aecoyopa?
? attestato a Rodi, zona di lingua d?rica.52 La forma
i?nica Aeayopri?,
oltre che a Taso nella variante
corretta.50
sarebbe dunque pi? consona all'origine
Leagoras
non ? per noi che un nome.53 Usener
lo riteneva
siracusana
gli ultimi anni di Aristofane
di Aristarco.55
Si tratta per? di speculazioni,
durante
svolta
allievo
di questo personaggio,
ehe, ad ogni modo,
di Aristarco,
la cui attivit? si sarebbe
un predecessore
di Bisanzio
(inizi
perch?
II sec. a.C.);54 Gudemann,
invece, un
in effetti niente altro ci resta su questo
personaggio.
Ci? che si ricava dalla testimonianza di questi testi latini ? che Leagora di Siracusa fu il primo ad
usare un particolare
ai versi omerici
segno critico (sul tipo di segno si ritorner? pi? avanti), apponendolo
e
tra
il
cielo.
La
che
dava
? id?ntica a
la
distinzione
evidenziare
per
Leagora
spiegazione
l'Olimpo
e negli scoli aristarchei. Notava
infatti che l'Olimpo
che si legge nel papiro di Derveni
e
non
erano
e
il
che
due
cielo
evpv?
interscambiabili,
sempre
sempre paKpo?
questi
epiteti
erano funzionali a evitare ogni identificazione.
quella
strano che solo fonti
essere
lasciato
ma
anzi
di questo grammatico,
che,
addirittura fatto parte negli
stando aile notizie, dovrebbe
Pensare a un errore nella tradizione,
di Bisanzio.
abbia
anni di Aristofane
per cui il nome originario
non
un
si ha alcuna notizia
di
? ipotesi possibile;
subito corruttele,
purtroppo
per?
grammatico
di
Siracusa.56
originario
? molto
latine ci abbiano
era detto
alla scuola
vicino
testimonianza
o averne
alessandrina
50 Contrariamente a H.
Usener, Kleine Schriften, Berlin 1914, III, 1-3 (= RhM 20, 1865, 131-133) e aA. Gudemann, s.v.
in
RE
12.2, Stuttgart 1925, 2000, e anche id., s.v. kritische Zeichen, in RE 22. 2, Stuttgart 1922, 1919, che
Leogoras (3),
la forma Leogora.
scelgono
51 Cfr. P. M. FraserA Lexicon
E. Matthews,
of Greek
A Lexicon
Personal
Greek
S. G. Byrne,
Osborne
Names,
of
52 Cfr.
lemma
a?yXr|
54 Secondo
testimonianza
(Kal
ttottc?vou
art. cit.,
l'analisi
vol.
Names,
II, Oxford
vol.
1994,
1987, 286,
I, Oxford
282, s.v. Aewyopas".
s.v. Aewy?pri?;
M.
J.
s.w.
di un Leagora
et?o?
?rjXo?, Kal
altra
Usener,
cit., 284,
op.
Fraser-Matthews,
53 L'unica
Personal
? in Su.
Gua?av,
di Leagora
ai
64,
gj? ^rjai
che
cita
questo
come
personaggio
fonte
di una
glossa
al
Aeayopa?).
l'int?resse
presupporrebbe
per
le X??ei?,
che
nasce
con Aristofane
di
Bisanzio. Un altro terminepost quem sarebbe l'edizione delle Argonautiche di Apollonio Rodio; infattiApollonio usa qui il
come
sia nel senso di monte
nome"OXupTTos'
non
che Apollonio
pro verebbe
questo
conosceva
sia con il valore
di o?pavo?
Omero,
a tal proposito;
l'analisi
di Leagora
come
tale
i veo?nrepoi
argomentazione
n. 11) e
(cfr. supra,
? chiaramente
debole.
55
56
Gudemann,
s.v. Leogoras
soluzione
Una
avanzata
Pattribuzione
il commentario
tanto
(3), cit.,
id., s.v. kritische
quanto
(purtroppo)
da Janko (in The physicist
all'ambiente
terni comuni
recentemente
del papiro
suo maestro,
e anche
affascinante
riprende
aveva
adottato
Zeichen,
cit.,
1919.
in considerazione
di riprendere
sarebbe
as hierophant,
di Derveni.
Secondo
Janko,
cit.) per il papiro
un allievo
di Anassagora
di Apollonia,
di Diogene
che, a
commentatore
del
P an?nimo
Janko
In particolare
identifica
indimostrabile
il m?todo
allegorico.
imisteri
eleusini.
nel 415/414
con
di
condannato
per aver pubblicamente
per empi?ta,
Mel?,
oltraggiato
poeta
Diagora
papiro
alie Rane
di
di uno
scolio
estremamente
la testimonianza
a questa
interessante
risulta
di Janko,
In relazione
proposta
Al verso
320 della
un
e prova
di Diagora
da parte di Aristarco.
la conoscenza
testuale
che analizza
Aristofane,
problema
differenza
del
commendia il coro degli iniziati invita a cantare laceo cosi: q?ouai
yo?v
t?v "IaKxov ?vrrep AI AIDPAZ,
con
in cui la
cfr.
oppure Aiayopa?,
personaggio:
va oaip?via
u.eX?)v TroiTrrf|S\ ?0eos\
<h?
b? mi
eioriye?To,
Aiay?pas*
vvv
"a&ovTo?"
b: ? u.ev ApLaTapxo?
Qeov?
a?rro?),
Kal Zc?Kp?TTj?.
o?>x &?
<$>r\o?, rov?
|ivr||iove?eiv
Aiay?pou
Lo scoliasta,
che legge ovi?ep
to?
toD
?vii
Keiuivou
?XX'
?v elpcaveia
"??opxoup?vou".
"x^6l,aCovTo?",
X?you,
non corne
ricordava
Aristofane
secondo
taie
il
condivideva
cita
Aristarco,
lezione;
qui Diagora
Aristarco,
quale
Aiay?pas",
tou
ma
il
ir?nico
discorso
rendere
cantore
dei
w?
"aSovTos*"
Keipivou
Qeob?
per
(?v
elpcovetg
a?To?),
o?x
(to??
degli
Si
to?
scherzava
che Diagora
nel senso
"??opxou[i?vou").
"x^^Co^tos*",
(czvtI
sugli dei e li sbeffeggiava
X?you),
e
ne
avesse
avesse
di
Aristarco
conosciuto
con
del
tutte
che
le
cautele
allora
caso,
Diagora
Topera
ipotizzare,
potrebbe
continua
scriptio
Sch. in Aristoph.
si poteva
Ran.
320
leggere
a ?Vuep
'
8i'
?yop??,
'per la piazza',
riferimento
al nostro
Aiayopa?:
riutilizzato la dottrina (almeno in parte) e le argomentazioni per cui YOlimpo non ? da identif?carsi con il cielo, perch? il
di
primo ? definito jiaKpo?, il secondo invece evpv?. Tale spiegazione deriverebbe dunque da Diagora, trascritto nel papiro
L 'Olimponon ? il cielo
dalla
e pi? notevole
differenza
la
?
dipl? aperistictos,
parigino
In Isidoro,
filologia posteriore.
dipl?
con un solo punto
tra le due
L'altra
c?dice
cio?
19
nel
riguarda il segno critico discusso;
e
"classico" utilizzato
da Aristarco
testimonianze
la dipl?
segno
semplice,
? citato per spiegare la dipl?
invece, Leogora
(*>), a giudicare dal disegno che compare nel testo. Conviene
cjt?xov, una
dunque analizzare
Trepl
con pi? attenzione le due possibilit?.
Iniziamo
aristarcheo,
Gli scoli derivati
cio? la dipl? semplice,
? segno
parigino. La dipl? aperistictos,
su
aveva
notare
i
fare
versi
cui
da
osservazioni
di
vario
per
genere.
tra gli altri, Tuso di questo
notano,
segno e ne
or\\ie?(uv di Aristonico
del c?dice
lezione
dalla
usato
dalPalessandrino
dal TIepi
e
tra Olimpo
sulla distinzione
tutti gli scoli riguardanti la discussione
le
ragioni. In particolare,
spiegano
non si fa alcun accenno
brevi note scoliastiche
al tipo di segno
Nelle
ad Aristonico.
cielo risalgono
ma il c?dice Venetus A, che porta ancora molti
dei segni critici
critico che si sta commentando,
il quadro. Infatti in A 402, 6 199, O 21.192
? apposta una dipl?.51 Aristarco
aristarchei,
completa
con
come
aveva
il
anche le note di
evidenziato
confermano
questo segno diacr?tico,
problema
dunque
il Cod. Par. Lat. 7530, tuttavia, Leagora sarebbe stato il primo ad apporre la dipl?
Aristonico.
Secondo
e cielo. Per accordare queste due testimonianze
tra Olimpo
stabilire
la
differenza
Tunica soluzione
per
avesse preceduto Aristarco.
di supporre che Leagora
Tuttavia
ad accettare
sorgono difficolt?
tale cronolog?a relativa; innanzitutto si pone il problema del Trp?Tos* eiipeTfis* della dipl?. Le fonti non
se non ne fu l'inventore,
son? chiare in proposito, ma pare assodato che Aristarco,
di sicuro Tuso pi?
sarebbe
degli altri e la diffuse.58 Risulta quindi difficile da comprendere come in questi compendi sui segni
che Aristarco,
cui ? legata la fama e la diffusione
della dipl?, sia ricordato un Leagora
usata
che
?
Tanto
la
sempre
per segnalare gen?ricamente
dipl?
pi?
ignoto.
passi in cui vi siano
ma
un
non ha
o
da fare,
la dipl? periestigmene
osservazioni
(come ad esempio
significato
specifico
invece
diacritici,
altrimenti
critica
in Aristarco,
n?
Yobelos)
ristretto
in maniera
n? nelle
assai
specifica
testimonianze
Tuso
avrebbe
successive.59
papiracee
Leagora
dunque
un
era
tra i pi? comuni e generici della
di
segno, che invece
letteraria antica.60
di Isidoro, che forse ci permette
di risolvere
alia testimonianza
la questione
di
come
testo
di
interessante.
Nel
di
?
si
si
Isidoro,
visto,
proporre un'ipotesi
Leagora
legge
Che senso ha pero parlare di una dipl? 'intorno',
'vicino' al verso? L'espressione
diple nepl ot?xov.
del segno, ma non si tratta certo di una nota distintiva
indica si la posizione
rispetto agli altri segni
o
essere
ad altro genere di diplai, che per loro stessa natura dovevano
critici
posti 'vicino' al verso cui si
Passiamo
quindi
o, almeno,
critico del testo delle Etymologiae,
pero, mostra che almeno parte dei manoscritti
L'apparato
e
variae lectiones,
si discostano
da questa lettura
in T
sempre come parola ?nica: peristicon
presentano
sec.
sec.
B1
in
Matritensis
15.
in
C
8,
101,
(Toletanus
VIII-IX),
persticon
(Bernensis
lX-X),plecticon
riferivano.
Derveni
e ripreso
da Aristarco.
La
testimonianza
del Par. Lat.
7530
essere
potrebbe
letta alia
luce di
tale
identificazione;
si
potrebbe infatti pensare a un errore damaiuscola e di iotacismo per cui F originario AI ATOPA sarebbe diventato AEATOPA
(sulla
Milano
sempre
tra i e e, cfr. F. T. Gignac,
A Grammar
and Byzantine
vol.
Periods,
of the Greek Papyri
of the Roman
se non fosse per il fatto che ai due personaggi
senz'altro
sarebbe
251-252;
affascinante,
330). La soluzione
e questa
una determinazione
e Siracusa
loro origine
della
? totalmente
diversa, Mel?
per Diagora
per Leagora.
confusione
I,
1976,
?
unita
57 Che manca
192; cfr. Erbse,
dunque solo in B 48. In Y 364, invece, ? apposta una dipl? periestigmene
ad Sch. A
58 Cfr.
Gudemann,
it. a c. di M. Gigante,
ad O
192), dal momento
s.v. kritische
Zeichen,
cit.,
che
l'obiettivo
1918-1920;
pol?mico
R. Pfeiffer,
di Aristarco
(che dovrebbe esserci anche inO
era specificamente
Zenodoto.
Storia
1973, 284-285;
340; F. Montanari,
L'erudizione,
a c. di G. Cambiano,
L. Canfora,
D. Lanza,
vol.
letterario
della Grecia
antica,
in Der Neue Pauly,
3, Stuttgart-Weimar
1997, 682; id., s.v. kritische
Zeichen,
Napoli
classica
della filolog?a
(Oxford
1968), ed.
e la grammatica,
la filologia
in Lo spazio
I, 2, Roma
1993, 235-281,
271; id., s.v. dipl?,
in Der Neue Pauly,
6, Stuttgart-Weimar
1999,
853-854.
5^ Cfr. K.
McNamee, Marginalia and Commentaries in Greek Literary Papyri, Diss. Duke University 1977, 106-109;
id., Sigla and Select Marginalia inGreek Liter ay Papyri, Bruxelles 1992, 16-17.
60 I
problemi posti dalla testimonianza del c?dice parigino relativi a Leagora e al suo uso della dipl? aperistictos erano
gi?
stati notati
da Lehrs,
op.
cit.,
332,
n. 240,
che per?,
senza
tentare
testimoniis, quale illud [i. e. Anecdotum Parisinum] non uti ratio est".
soluzioni
alternative,
concludeva
(ibid.,
333):
"Talibus
F. Schironi
20
ex praesticon
in K (Karolinus Wolfenbuettelanus,
Lat. F. 74, sec. IX-X), persticon
sec.
e
sec.
in L (Vat. Lat. 5763,
in A (Ambrosianus
L 99
64,
VIII)
Weissenburg.
VIII),per{perf!)stincon
sec.
testo
nel
che
Si
allora
la
fosse
sup.,
diversa; proporrei
VIII).61
ipotizzare
pu?
originario
parola
Voss.
(Leidensis,
e deriva da tt?plcttlC?),
alla ?LTrX-q
significa
'punteggiato'
an?logamente
-on impone per? di intendere questo aggettivo
a due uscite, concordato
con
corne un accusativo;
non
un
nel testo di Isidoro quindi
si ha
lemma al nominativo
TTepLcmKTov, che
L'uscita
-nepieoTiyii?vT).62
quindi
il femminile
(che sarebbe
dipl?,
dovuto
essere
posuit:
diplenp?risticton
nel
c?dice parigino:
legge
dalla medesima
fonte.63
e non diple peristictori),
diple peristictos
[hanc] pri[m]us
diplen
Leogoras
aperisticton
ma
Syracusanusposuit
primus
Leagoras
all'accusativo
retto dal verbo
..., an?logamente
a quanto si
..., che dipende
Syracusanus
apposuit
Si spiegherebbero cosi anche meglio le lezioni dei codici isidoriani sopra riportati, che offrono tutti
a un -kov e non a un -xov greco (per cui ci si aspetterebbe
in -con che corrisponde
invece
la
lezione
la
si
in due
adottata
Per
tlxov
dall'editore,
-nrepl
quanto riguarda
pu? spiegare
-chon).64
nesso
et
essa
il
attestata
si
che
?
nella tradizione manoscritta,65
di peristicton
si sia
modi. Se
pu? pensare
corrotto in ch66 e abbia quindi prodotto la v.l. p?ris tichon, da cui peri stichon. Se invece la lezione ne pi
in alcun manoscritto,
di
Lindsay pu? averia semplicemente
aT?xov non ? presente
ripresa dall'edizione
un'uscita
che forse aveva voluto
F. Arevalo
(Roma 1797-1803),
PL LXXXII, 97).67 In tal caso le lezioni dei manoscritti
con la caduta della t ?uYo?gimno
peristicton.
emendare
uscenti
cosi un passo non del tutto chiaro (cfr.
in -con si spiegherebbero
semplicemente
al disegno dei codici isidoriani, che
Questa otTrXfj Trepicn-LKTo?, inoltre, corrisponde
perfettamente
un segno di questo tipo: >. Si tratterebbe dunque di un nuovo tipo di dipl?, con un solo punto,
mostrano
e anche al resto della tradizione.
un segno estraneo alla filolog?a alessandrina
Infatti non ? mai attestato,
se non in un papiro della Teogonia
Il segno, una dipl? con
di Esiodo
(PSI XI 1191, col. I, II sec. d.C).
61 F. W.
Otto, editore di Isidoro nel Corpus Grammaticorum Latinorum di Lindemann (vol. III, Leipzig 1833) aveva
tentato di sanare il passo, emendando in diple irepl ony\iT)v, lettura seguita anche da Reifferscheid, inC. Svetoni Tranquilli
cit.,
Reliquiae,
62 A
mente
139, e da Gudemann,
s.v. kritische
Zeichen,
cit.,
1919.
'con due punti ai lati', ma semplice
Trep?oTiKTOS' non significa
TrepLeaTtyii?vos',
Taggettivo
un serpente
in Nie,
Ther.
che descrive
l'occorrenza
del termine
dalle
dimostra
464,
squame
ov
re
0)
X?ovra
/aloXov
463-464:...
a??a?avro,
?oXixov
TrepicrriKTov
<j>o\i8eaai)
T?pa?,
KeYXpi.V
a membra
di sangue
'macchiate'
in riferimento
227,
\ie\eeooi).
(Xco?nToXaL TrepiaTiKTOS'
differenza
'punteggiato',
*maculate'(Ther.
e in Triphiod.,
63 Se la
proposta
del
simile
corne
ora avanzata
? corretta,
allora
occorre
supporre
che
anche
il c?dice
parigino
abbia
depauperato
la sua
fonte, dal momento che l'originale diplen peris ticton sarebbe diventata una normale diplen aperis ticton. Ci? si pu? spiegare
a chi copiava
avessero
e la rarit? di questo
il testo originario,
fatto difficolt?
la novit?
che proprio
segno critico
ipotizzando
con una lectio facilior,
accanto
che il puntino
alla dipl? poteva
anche dalla circostanza
forse suggerita
cosi da correggerlo
a una classica
o essere
il segno
del tutto simile
rendendo
f?cilmente
svanire
omesso,
Questo
aperistictos.
quindi
dipl?
i
il c?dice
della dipl?,
secondo
la nota su Leagora,
anche dal fatto che, dopo
sarebbe
spiega anche Tuso aristarcheo
provato
e YAnecdotum
corne VAnecdotum
et
Romanum
Venetum
critici
altri
sui
anche
moduli
segni
repertori
negli
presenti
Bodleianum
(editi,
tra gli
altri,
da Nauck,
Lexicon
Vindobonense,
cit.,
271-276,
e recentemente,
per
quanto
riguarda
VAnecdotum Romanum, da F. Montanari, Studi di filolog?a omerica antica I, Pisa 1979, 65-71, spec. 69). Non ? invece
possibile che la lezione originaria in Isidoro fosse diplen aperis ticton, cio? dipl? semplice, dal momento che Isidoro, prima
del
segno
>
in discussione,
parla
anche
della
dipl?
normale.
Anzi,
secondo
la ricostruzione
proposta,
si troverebbero
cosi
di
seguito tre tipi di diplai, una semplice (>), l'altra con un solo punto (*>) e l'altra con due punti (>:), in una sequenza del tutto
l?gica.
64 I codici
sopra menzionati appartengono a tutte e tre le famiglie della tradizione manoscritta delle Etymologiae di
Isidoro e ne sono anzi i rappresentanti pi? antichi; in particolare A, B, C appartengono alla prima famiglia (Francica), K e L
alla seconda {It?lica) e T alla terza {Hisp?nica).
65
L'apparato di Lindsay ? in forma negativa e non ? quindi possibile ricavare maggiori informazioni a riguardo.
Tuttavia, dalla prefazione, sembra di capire che P editore non abbia consultato altri codici oltre a quelli riportati neirapparato
del passo
in questione.
66 La confusione tra ctech?
possibile in onciale e in semionciale; meno in visig?tica (in cui ? scritto il c?dice T).
67 Nella
sua
edizione
alla
(p. vi) Lindsay ammette infatti di aver seguito l'edizione di Arevalo piuttosto che
prefazione
Otto.
di
quella
L 'Olimponon ? il cielo
21
un piccolo punto al suo interno, ? scritto nell'interlinea
del v. 578 ed ? ripreso
sopra l'aggettivo xpw?r|v
e
uno
una glossa (si legge
di
del
nel
destro
scolio, probabilmente
seguito ?di?incipit
papiro
margine
poi
>
solo:
per? non ? chiaro;
av[).68 ? questo T?nico caso di dipl? con un punto solo.69 Il suo significato
non si parla dell'Olimpo
e del cielo. Forse si pu? spiegare
con la
nel passo esiodeo
sicuramente
e
con questa dipl? ne compare un altro, segnalato dalla dipl? semplice
solo un sigma); purtroppo manca
la dipl? di richiamo nel testo; tuttavia,
lacunoso (? visibile
altrettanto
se si trovava nelle vicinanze
dell'altra o addirittura sullo stesso verso, la differenziazione
di graf?a tra i
circostanza
che
sotto
lo scolio
a evitare confusioni
tra lemmata e glossemi.70
due segni poteva essere fimzionale
la dipl? con un punto solo, dawero
Si pu? allora ipotizzare che forse la dipl? peristictos,
fosse stata
si era a tal punto interessato alla questione
inventata da Leagora di Siracusa, che evidentemente
della
e
con
un
e
non
tra Olimpo
in maniera
differenza
cielo da volerla evidenziare
segno cosi
particolare
? corretto, allora Leagora va situato in et? posteriore
la dipl?. Se il ragionamento
ad
aveva
corne
con
trattato
il
in
maniera
invece
tanti altri
che
Aristarco,
problema
pi? cursoria, segnandolo
era
tomato
vi
la dipl? aperistictos.
forse
interessato
da
che
su,
questo ?j|Tr||ia,
Leagora
implicava anche
una discussione
come
di
sulla questione
Omero,
prova l'interessamento
dell'interpretazione
allegorica
come
gen?rico
di Cratete
al problema.
A quanto pare, tuttavia, gli studi di Leagora
non ? mai
momento
che questo
grammatico
delPidentificazione
aveva
a riguardo
ricordato
non avevano
dalle
fonti
avuto
dal
grande successo,
trattano del problema
la dipl? con un punto solo,
che
con
il cielo. Neppure
la sua "invenzione",
i posteri e non fu pi? utilizzata dai vari diorthotai,
dell'Olimpo
trovato
che pure nei secoli
presso
accoglienza
cosi spesso a far ricorso ai diversi segni critici (tra cui soprattutto
continuarono
la dipl?) per
dei testi su cui stavano lavorando. Solo un compendio
latino,
punti interessanti o problematici
successivi
segnalare
a
il nome di Leagora,
ripreso da Isidoro di Siviglia e copiato poi nel Cod. Par. Lat. 7530, ha conservato
aveva portato qualche
un
questo grammatico
prova che, almeno nel campo dei or?ela,
innovazione,
un
non
con
assai
che
ebbe
fortuna
nella
tradizione
successiva.
segno nuovo,
per?
significato
specifico,
Scuola Normale
68 Cfr.
Pisa
Superiore,
Francesca
and Commentaries,
McNamee, Marginalia
cit., 107. Ho ricontrollato personalmente
Schironi
il papiro; ? senza dubbio
e non quella
la lettura ( >) fatta da Bartoletti
sia nel margine,
della McNamee,
Marginalia
as >; in the photograph
the
cit.,
Commentaries,
106, n. 26. 6: "The editor of this text, V. Bartoletti,
prints
siglum
it appears
rather as > or >".
examined
sia nell'interlinea,
corretta,
and
I have
69 II
segno > bis dictum ritorna solo un'altra volta, nelle Notae Simplices deWAnecdotum Parisinum (assenti invece in
Isidoro), che derivano da una fonte diversa rispetto al compendio sui segni critici che le precede e in cui si nomina Leagora.
Queste Notae, uno stringato elenco di segni critici, mostrano infatti tutt'altro sistema di segni; descrivono probabilmente i
?rpela usati da Valerio Probo e si riferiscono all'ambito latino e non greco. In particolare, Tuso di > per indicare bis dictum
sembra
ponebatur,
corrispondere
cum eiusdem
a quello
sensus
che
nei
versus
aristarchei
segni
essent
duplices
era
la funzione
et dubitaretur
?q\Vantisigma
qui potius
legendi).
...
cum puncto
Par. s.v.:
(cfr. An.
art. cit.,
Cfr. Jocelyn,
153-154.
159-160, il quale osserva (ibid., 154): "The lists have undergone a great deal of corruption, especially the signs themselves,
but there is no way inwhich a coherent system of annotation attributable to one scholar can be extracted from the two lists.
They must be of quite different origins".
70 La
McNamee,
Sigla
and
Select
cit.,
Marginalia,
9, n. 6;
12, n.
12, elenca
anche
altri
casi
di diplai
eterodosse
(cfr.
anche ibid., Table 2. C); ad esempio POxy 770, ad II. 13,411 ha una dipl? di questo tipo: e>; in POxy 445, ad II. 6, 181. 186
si legge invece >*, che per? va probabilmente intesa come resto di una dipl? periestigmene (anche se nel Venetus A si ha la
che ? sicuramente
dipl?
pi? corretta;
semplice,
e avermi
il papiro
direttamente
cosi confremato
un obelo corto a forma di cuneo:
mene,
si troverebbe,
secondo
cfr. Grenfell-Hunt,
la lettura > anche
ad
al v.
loe);
L. Battezzato,
176, mi
che ringrazio
per aver controllato
una dipl? con
che al v. 178 compare
>; una dipl? con il punto pi? centrale (> ), anch'essa forse con il valore di dipl? periestig
la McNamee,
anche
in PHawara
24-28,
ad
II. 2,741;
inHomeri Iliadem (scholia vetera), vol. I, Berlin 1969, XI-LXXVIII,
papiro, parla di dipl? semplice.
Graeca
fa notare
tuttavia
H.
XXXIV-XXXV,
Erbse,
Praefatio
ad Scholia
nella sua descrizione del
Fly UP